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“TRUMAN”: QUANDO UN AMICO È PER SEMPRE

di Elisa Pedini – Dal 21 aprile sarà nelle sale italiane “Truman” del regista catalano Cesc Gay. La particolarità della sua regia è proprio quella di mettere in risalto, in modo molto naturale e realistico, le sfumature e l’introspezione dei rapporti umani con delicatezza e humour. Già in “Una pistola en cada mano” del 2012, dove peraltro ritroviamo la triade Gay-Darin-Cámara, questo regista s’era fatto apprezzare proprio per la sua grande capacità di descrivere plurime realtà attraverso la molteplicità delle relazioni umane. “Truman” è una pellicola intelligente, toccante, profonda. Una perla di maestria, sia dal punto di vista della regia che dell’esecuzione, pronta a ribaltare l’anima anche del pubblico più esigente e duro. Amo definire questo regista un “impressionista del grande schermo” perché  riproduce le sensazioni e le percezioni umane, con tocchi veloci e delicati, ma precisi come un bisturi, “disegnando” una tela perfetta giocata tra i contrasti di luci e ombre dei colori puri, forti e vividi dell’anima umana. Cesc Gay analizza i fili che reggono le relazioni umane, proponendo dialoghi e situazioni molto reali sia nelle parole, che nelle dinamiche, che nella gestione delle inquadrature. Ogni dettaglio non è casuale, ma riproduce, esattamente, le conversazioni tra congiunti, amici o parenti che siano: i timori, il detto e il non-detto, i silenzi, gli sguardi, le sospensioni: ovvero, quegli istanti in cui si sta parlando con una persona cui si tiene, ma l’emozione blocca le parole in gola, ma l’altro, che ci conosce, capisce comunque. Nella regia di Cesc Gay, persino i pensieri parlano. La sua telecamera è una mano delicata e rispettosa che raccoglie il cuore dei protagonisti per metterne a nudo l’anima. È delicata come cristallo la materia che manipola e proprio per questo non tralascia mai la levità, l’ironia e lo humour. D’altronde, nei rapporti umani è così: mai e poi mai si vorrebbe far del male a chi si ama e allora si cerca di dire le cose, anche le più dure, in modo sincero, ma dolce e gentile. Si entra in punta di piedi dentro l’anima di qualcuno. Proprio questa è la delicatezza che usa Cesc Gay e che ritroviamo in modo potente in questo film. La trama di “Truman” è impegnativa: tocca tasti gravi come la malattia e la morte; ma, sopra tutto e tutti, resta la capacità umana di provare emozioni, resta la forza dell’amicizia, resta il rispetto profondo per l’anima umana. Julián è un affermato attore argentino che vive a Madrid: estroso, bohémien, separato, con un figlio che studia ad Amsterdam. Vive la sua vita da single “Don Giovanni” in compagnia del suo amatissimo Truman: un bullmastiff che lui considera il suo secondo figlio. Qualcosa, però, cambia nella vita patinata di Julián: un verdetto nefando e un futuro che svanisce. Sua cugina Paula ne avvisa il migliore amico di Julián, Tomas, professore madrileno che si è trasferito a vivere in Canada. Posato, responsabile, pragmatico, Tomás ha formato la sua famiglia, solida e stabile, e insegna all’università. Non esita a volare dall’amico. Nel suo cuore cova la speranza che la sua vicinanza possa cambiare la situazione, ma, ben presto, comprende che tutto è, invece, segnato. Tutto è deciso. Il grande cruccio di Julián è trovare una famiglia che si prenda cura di Truman, con amore e dedizione, quando lui non ci sarà più. Non vi dico altro sulla trama, perché è un film da vedere, da vivere e da gustare. Aggiungo solo che i due amici passano quattro intensi giorni insieme vivendo tante situazioni e incontrando le possibili famiglie adottive per Truman. I dialoghi sono la vera chiave portante. La comunicazione è un dono squisitamente umano ed è proprio comunicando che le persone attivano le interrelazioni tra loro, scambiandosi emozioni, idee, intese, disaccordi. In particolare, fra battute, scherni, scambi d’opinione, silenzi d’una profondità sconcertante, lo spettatore viene portato dentro l’anima dei protagonisti. Non si sfugge alla regia di Cesc Gay. Mi sono ritrovata a sentire dentro le vibrazioni delle paure, degli abissi, dei protagonisti, anche quando le medesime venivano solo sottintese e non esplicitate. Senza neppure accorgermene, mentre ridevo delle battute che normalmente si scambiano due grandi amici, le lacrime mi scendevano. Potevo sentire, attraverso quei dialoghi e quegli sguardi, i sentimenti interiori dei protagonisti, i loro diversi modi di vedere e d’approcciare la drammaticità degli eventi. La delicatezza e il rispetto tipici della regia di Cesc Gay, in “Truman” trovano il loro compimento perfetto. Pellicola preziosa, intensa, significativa che tiene lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo fino all’ultimo secondo. Fino all’ultimo struggente saluto all’amico Truman. Magistrale e penetrante l’interpretazione di due colossi della cinematografia spagnola come Ricardo Darin, che interpreta, con incredibile naturalezza, la drammaticità del personaggio di Julián e Javier Cámara, nel ruolo del grande amico Tomás. Non per altro, entrambi vincitori del premio Goya per “migliore attore”. Parlando d’interpretazione magistrale non posso certo non menzionare un attore davvero speciale: Troilo, lo splendido bullmastiff nella ineguagliabile parte di Truman, che da il nome al film.

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Gianni Oliva: Šiauliai. Attimi di sospensione sulla Collina delle Croci

In occasione di Photofestival 2016, lo spazio Made4Art di Milano presenta Šiauliai, personale dell’artista e fotografo Gianni Oliva (Torino, 1964) a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni, una mostra con il Patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Lituania nella Repubblica Italiana.

In esposizione una serie di scatti realizzati nel 2007 alla Collina delle Croci (Kryžių Kalnas), nei pressi della città lituana di Šiauliai, compresa l’opera vincitrice del primo premio al Photissima Art Prize Torino 2015.

Luogo di pellegrinaggio e meta turistica, la piccola altura su cui si ergono decine di migliaia di croci piantate dai fedeli, secondo una tradizione popolare che dura da secoli, è diventata nel corso del tempo simbolo religioso e dell’identità nazionale lituana.

Gianni Oliva ha ritratto la Collina delle Croci in una gelida giornata autunnale, realizzando con paziente attesa scatti di intensa poesia e di grande forza evocativa, dove l’infinita distesa di croci e le piccole figure che talvolta appaiono nei loro abiti colorati emergono da un paesaggio reso indistinto dalla neve. Attesa, momento di sospensione per cogliere l’istante giusto, che si rivela essere una delle componenti fondamentali della produzione artistica di Oliva, “uno dei momenti più eccitanti e creativi dell’arte fotografica. Spesso immaginiamo una fotografia e improvvisamente questa prende vita davanti ai nostri occhi componendosi”.

In mostra presso Made4Art di Milano una selezione delle 14 immagini fotografiche della serie Hill of Crosses, scattate in un’unica giornata nell’ottobre del 2007. Šiauliai, con data di inaugurazione mercoledì 20 aprile, rimarrà aperta al pubblico fino al 9 maggio.

Gianni Oliva. Šiauliai

a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni
M4A – MADE4ART | Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura

Via Voghera 14 – ingresso da Via Cerano, 20144 Milano

20 aprile – 9 maggio 2016

Inaugurazione mercoledì 20 aprile, ore 18.30

La mostra non sarà aperta al pubblico nei giorni 25, 28, 29 aprile e 2 maggio

Lunedì ore 16 – 19, martedì – venerdì ore 10 – 13 / 16 – 19 
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872

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Londra, Amsterdam e Pontedera: tre week-end per tre compleanni reali

Week-end  superstar per fine aprile. Gli eventi che celebrano la primavera si susseguono su tutto il terrirono e anche fuori dai confini della Penisola. L’importante è saper scegliere. Ecco tre idee per tre differenti week-end che a loro modo celebrano tre diversi e compleanni: quello della regina Elisabetta d’Inghilterra, quello di Willem-Alexander, re dell’Olanda e quello della Vespa, regina della Dolce Vita italiana.

1-Londra compleanno reale, Shakespeare e  St George’s Day. Il 21 aprile la regina Elisabetta compie i suoi primi 90 anni e, anche se le celebrazioni ufficiali sono generalmente posticipate a giugno a causa degli acquazzoni che nella capitale inglese, ad aprile, sono ancora più frequenti del solito, non ci sarà pub a Londra e dintorni in cui l’evento non sia celebrato con un brindisi. Meglio ancora con due brindisi, o anche qualcuno di più.  Per chi si può fermare per il week-end lungo, il  23 aprile si potrà assistere alle celebrazioni per  il St George’s Day e per i 400 anni dalla morte di Shakespeare, tra Trafalgar Square e South Bank. Le iniziative, anche gratuite, sono numerose e interesseranno il pieno centro della City. Un’occasione unica per volare a Londra e unirsi ai festeggiamenti, completamente laici, in Trafalgar Square per il patrono inglese (St George appunto, il leggendario cacciatore di draghi e salvatore di principesse), per poi attraversare il Tamigi e recarsi a South Bank, al Shakepeare’s Globe Theatre, a ricordare i quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare. Non solo. Il Shakepeare’s Globe ha allestito una passeggiata di tre km circa tra Westminster e il Tower Bridge dove una serie di 37 schermi riporteranno un vita i principali personaggi del drammaturgo grazie con brevi filmati recitati dai maggiori attori teatrali mondiali. 

 

2 – Amsterdam tra parate dei fiori ad Haarlem e festeggiamenti reali nella capitale. Un’idea da non perdere per un week-end fuori porta è quella di volare in Olanda per assistere alla parata dei fiori di Haarlem, una feste piena di colori e aromi. Quest’anno si terrà il 23 e il 24 aprile. Il percorso si snoda su 42 klm da Noordwijk ad Haarlem e porta sulle strade venti enormi carri e trenta auto addobbati di fiori. Il punto forse più suggestivo da cui assistere alla parata è il parco botanico di Keukenhof, non lontano da Amsterdam, da cui la sfilata passa a metà pomeriggio, intorno alle 15.30. Qui, circondati da sette milioni di bulbi in fiore, si potrà godere dello spettacolo reso possibile dall’opera di centinaia di volontari. Per chi poi si può permettere qualche giorno di vacanza in più, è assolutamente da non perdere la “Festa del Re”, Koningsdag, il giorno in cui l’intera Amsterdam impazzisce e si riversa per le strade della capitale olandese. La festa (in precedenza cadeva il 30 aprile) celebra Willem-Alexander, nato, appunto, il 27 aprile 1967. Nelle strade, lungo i canali, nei parchi e ovunque ci sia spazio, esplode il più grande street party dell’anno. Tra “orgoglio arancio”, musica live, dj set, party e un mercato delle pulci che si stende per tutta la città, troverete un’atmosfera elettrizzante imperdibile. Il vrijmarkt (mercato libero) offre l’opportunità a grandi e piccini di vendere oggetti di seconda mano per le strade e nei parchi di Amsterdam, per l’occasione trasformata nel più grande mercatino delle pulci del mondo. Gli olandesi, gli stranieri in città e i turisti conquistano ogni spazio libero di Amsterdam in una giornata di felice caos e, secondo tradizione, fin dalla notte precedente – la Notte del Re – ha inizio una serie infinita di party: dj set nelle piazze, barche colorate nei canali, musica dal vivo che dai bar e dai caffè invade le strade.
 

3- Pontedera (Pisa) 22-25 aprile “70 anni di Vespa”. Pontedera si prepara a celebrare il mito per eccellenza della Dolce Vita: la Vesta che, proprio in questi giorni, celebra i suoi primi 70 anni di vita. Un altro compleanno, per così dire, regale.  Piaggio infatti festeggia i suoi primi 70 anni da quanto Enrico Piaggio, il 23 aprile 1946, ha depositato il brevetto per la Vespa, icona due ruote dell’italian way of life. Il programma è fitto: tra raduni,  inaugurazioni di mostre al museo Piaggio, gare, cene di gala, tour sulle colline circostanti, cene di gala e musica dal vivo e culminerà con il concerto di Enrico Ruggeri il 24 aprile. Per tutti i fan della Vespa l’appuntamento per il week-end lungo tra le colline pisane è di quelli irrinunciabile.




DESIGN E ARREDAMENTO: ALL’INSEGNA DELLA PERSONALIZZAZIONE

di Elisa Pedini – Per la settimana del design e il Salone del Mobile ho pensato di proporvi qualcosa di diverso dal solito. Mi sono concentrata su alcuni aspetti delle nuove collezioni che mi hanno colpita particolarmente pensando a chi, magari, si trovi in un momento di “rivoluzione casalinga”. Ho pensato a quando mi sono trovata io nella situazione di arredare la casa prima e di rinnovare poi e all’importanza che certi eventi hanno giocato in entrambe le situazioni. Ho deciso d’approcciarmi, dunque, con lo stesso spirito, individuando quelle che, per me, sono caratteristiche importanti: originalità e fruibilità. Da questo tour “mirato” ho selezionato e creato un mio itinerario sulla base degli ambienti e degli oggetti che sono d’uso quotidiano. Nel mio caso, per esempio, la zona Living è un aspetto molto importante: non è soltanto l’“area vita” della mia quotidianità, ma è anche e soprattutto, l’ambiente “sociale” della casa: ovvero, quello che condivido con gli amici. Lo immagino e lo voglio, un ambiente “Zen” fortemente caratterizzato: un “giardino” dentro un appartamento di 50mq. Le sue caratteristiche primarie, secondo il mio approccio, devono essere: rilassante, accogliente, giovane, ecologico, leggero alla vista, senza spigoli, dalle forme originali, ma comode; compatto per motivi di spazio, ma completo in ogni suo aspetto, coordinato in tutte le sue parti e che non m’impegni eccessivamente nella manutenzione. Sono andata a caccia di questo “living ideale” e l’ho immaginato per voi.

Per il mobilio, mi ha incuriosita la proposta originale e simpatica d’un’azienda che si chiama “Carton Factory” (www.cartonfactory.it), di Monteriggioni in provincia di Siena, in mostra al Din in Via Massimiano/Via Sbodio, zona Lambrate. È una start-up che nasce dalla trasformazione e rivalutazione d’uno scatolificio del 1947. Simbolo d’un’Italia che si rinnova, che non s’arrende e che crea, quest’azienda ha abbandonato l’uso del cartone per il packaging, rivolgendosi a un uso molto più creativo del medesimo. Il tavolo “Floyd”, per esempio, ha per base un albero stilizzato e per ripiano una lastra di cristallo temperato: leggero alla vista, ma robusto e compatto al tatto, sembra proprio un “giardino in casa”. Può essere abbinato alle sedie “Bruce” con braccioli, o al modello “Terence” senza braccioli. La linea propone, in coordinato, anche la zona relax del Living con l’originale poltrona “Chiocciola”, per esempio e librerie dalle stesse forme arrotondate. Tutti i modelli sono realizzati con materiali altamente ecologici: legno e cartone certificato FSC (Forest Stewardship Council: si tratta di un sistema di certificazione internazionale che garantisce che la materia prima usata per realizzare un prodotto in legno o carta proviene da foreste dove sono rispettati dei rigorosi standard ambientali, sociali ed economici; n.d.r.) e ogni modello è personalizzabile in dimensioni e colori.

Inoltre, un Living che si rispetti, almeno per me, è fatto di dettagli preziosi, anzi, è proprio dalla cura dei particolari che si può comprendere e “respirare” l’anima di chi abita la casa, che ne riempie e vivifica ogni ambito. Nel mio modo “umanizzato” d’interpretare gli interni: il mobilio rappresenta il corpo; i dettagli, lo spirito. Nulla più d’una luce calda e avvolgente può riverberare la “Luce interiore” di chi abita la casa. Le architetture di luce sono importanti e fondamentali per il benessere degli abitanti. Fra le tante proposte che ho visto, il mio cuore resta legato al vetro e alla magia d’un’azienda che ha davvero fatto la storia: Venini di Murano (www.venini.com), realtà rappresentativa d’una delle tradizioni più rinomate della nostra Italia, ovvero quella dei maestri vetrai, esistente dal 1921. Acquisita da gennaio 2016 da un’altra grande azienda italiana, la Damiani, esponente, dal 1924, d’un’altra eccellenza del nostro paese, che è quella dei maestri orafi. Venini è in mostra al Rocca 1794 in Piazza Duomo, 15 fino al 17 aprile. L’arte di questa azienda unisce alla tradizione, la flessibilità e l’originalità del design creando dei veri capolavori. Lampade che grazie al loro aspetto, ma soprattutto grazie alla creazione di meravigliosi giochi di luce, personalizzeranno i vostri ambienti. Qui vi propongo quelle lampade che mi hanno colpita e che vedo all’interno della mia idea di “ambiente con anima”, come per esempio “Bloss”, dell’architetto Emir Uras. È una lampada da tavolo, dal design semplice, ma estremamente affascinante. La sua forma evoca un microcosmo: una sfera in vetro opalino, disponibile nei colori ambra e talpa, su base in metallo cromato. L’oggetto perfetto per creare un’atmosfera “Zen” di relax e benessere. Altro oggetto che ha attirato la mia attenzione è “Kalika” del designer Massimo Iosa Ghini. Una lampada da tavolo che s’ispira alle forme magiche e intramontabili della natura: un bocciolo in cristallo “rigadin” su supporto in metallo ramato o cristallo e nichel spazzolato. L’ultimo pezzo su cui attirerei la vostra attenzione è “Visir”, ideata da Venini. Il nome stesso ci riporta alle corti d’oriente ed evoca un’atmosfera magica ed esotica. Il Visir, dignitario plenipotenziario, dalle vesti e dai copricapi preziosi e ricchi di perle e cristalli, ha ispirato questa lampada dalle dimensioni importanti che ci conduce nel mondo delle fiabe, delle leggende e dei misteri delle notti d’oriente. Paralume in tessuto su un supporto in metallo cromato e cristallo trasparente blu notte, oppure in metallo cromato e cristallo opalino color talpa.

Altro aspetto fondamentale, per chi, come me, è amante della massima personalizzazione degli ambienti e dei dettagli, è la tavola. Il momento conviviale è per noi italiani importantissimo e per me, che prediligo l’originalità e il gusto, è basilare accogliere i miei commensali a una tavola che mi rappresenti, con dettagli lineari, ma, contemporaneamente, particolari e coordinati. In quest’ottica non può mancare una grande azienda italiana come Alessi (www.alessi.com), fondata nel 1921 da Giovanni Alessi e leader mondiale per la qualità dei prodotti e l’eccellenza del design. Pensando alla quotidianità della mia vita, mi sento di proporre il servizio da tavola completo “Tonale”, ideato dall’architetto inglese David Chipperfield, trae ispirazione dalle ceramiche coreane, giapponesi e cinesi associando alla purezza della forma la delicata poetica delle tonalità utilizzate dal pittore bolognese Giorgio Morandi nelle sue opere. La linea era già stata presentata con successo nel 2009, ma è solo oggi che si completa in ogni dettaglio col piatto da portata e il vaso da fiori e due nuove tonalità di colore: Pale Blue e Pale Green. Questi nuovi toni di colore, più freddi, che richiamano elementi naturali come l’acqua e il cielo, applicati al bicchiere, alle tazzine, al piatto fondo, alle ciotole, all’insalatiera e ai nuovi vasi per fiori, si affiancano ai toni caldi e terrosi della serie originaria. Mi piace l’idea d’una tavola ove nulla stoni e che essa stessa s’arredi per un momento d’incontro conviviale. Dove l’omogeneità delle forme può essere variata nei colori, consentendo una delicata originalità pittorica sulla propria tavola quasi fosse una tavolozza. Infine, per un tocco originalissimo alla nostra tavola, magari per esaltare e sottolineare proposte particolari della nostra cucina ai nostri ospiti, proporrei la serie “Ellipse” della designer Abi Alice. Affascinata dalla forma scultorea, pura e minimale dell’ellisse, sviluppa una serie di contenitori multifunzionali in acciaio in tre formati, declinandoli in gradevoli abbinamenti di bianco/giallo/bianco, turchese/bianco/turchese e giallo/turchese/giallo. A queste tre serie si affianca un sofisticato contenitore di piccole dimensioni, presentato in acciaio inossidabile lucido e in acciaio satinato con doratura manuale in oro 24 carati. Due raffinate varianti indicate per servire in tavola con eleganza antipasti, finger food, cioccolatini o piccoli dolci.

Come ultimo suggerimento, sempre nell’ottica della massima personalizzazione degli ambienti, non poteva certo mancare il tessile e dunque, il Gruppo Zucchi-Bassetti (www.zucchibassetti.com), che nella nuova collezione ci propone dei design raffinati per tutti i gusti, con la solita alta qualità di prodotto. In questa sede, pensando a una “casa con anima” e del “tutto coordinato”, propongo tre linee; ma posso garantirvi che la fantasia e l’originalità non hanno davvero limiti. La prima linea che mi ha affascinata è “Lacca” di Bassetti. Ispirata alle antiche lacche cinesi, di cui il nome, è composta da un ramage floreale centrale e da una balza in motivi ricamo e geometrie. Propone un copripiumone double-face con federe e coordinati i copricuscini d’arredo, la tovaglia e le tovagliette all’americana, il telo multifunzione, il plaid con leggera imbottitura anallergica e l’elegante e raffinato kimono. Le varianti di colore sono il rosso delle lacche, il blu Cina e il tortora. L’altra preziosa linea, che mi ha colpita, si chiama “Celtic” e fa parte della “Zucchi Collection”, che prende il nome dalla collezione aziendale di antichi stampi per stoffa, cui le fantasie e le geometrie della “Zucchi Collection” traggono ispirazione. Tali magnifici stampi sono, peraltro, in mostra presso lo store di via Cavallotti 13, nel cuore di Milano. “Celtic” è caratterizzata da una struttura geometrica rigorosa e al contempo, da forme morbide e fluide. Inoltre, è impreziosita dall’inserimento della “Z” di “Zucchi”. La linea include la parure di lenzuola, le federe, il copripiumino e il plaid in leggera imbottitura anallergica, entrambi double-face, la trapunta in calda imbottitura anallergica, il telo multifunzione e i copricuscini d’arredo. Proposta in tre varianti cromatiche: rosso, blu navy e grigio. L’ultima proposta è giovane e frizzante: si tratta della linea classica “Pantone Universe” di Bassetti, che copre tutta la gamma di colori in tinta unita e cosa bellissima, sia per gli amanti del ton-sur-ton che del coordinato fantasia, vi “veste” l’intera casa: asciugamani, lenzuola, federe, copripiumoni, copriletti, tovaglie, tovagliette all’americana, guanti da forno, presine, grembiuli da cucina. Le proposte del Gruppo Zucchi-Bassetti non si fermano, comunque, qui e si arricchiscono della nuova collezione di Tommy Hilfiger; delle raffinatissime proposte della “Descamps Collection”, che, peraltro, in occasione dei 30 anni della famosa spugna della Maison: “La Mousseuse”, propone sul mercato la nuova collezione di asciugamani ispirati al tulle; della collezione bohémienne di Jalla, che rinnnova di mille colori la spugna spugna soffice e morbida e infine della raffinata e delicata collezione per il letto di “Jardin Secret Collection”.

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“L’Opera da tre soldi” di Michieletto è pronta al debutto

Il 19 aprile Damiano Michieletto, fresco vincitore del premio Oliver Award (massimo riconoscimento per il teatro inglese), propone a Milano, allo storico Piccolo Teatro Strehler, una prima assoluta “L’Opera da tre soldi” di Bertolt Brecht e Kurt Weill. la  direzione musicale de “L’Opera da tre soldi” porta la firma di Giuseppe Grazioli.

Lo spettacolo, produzione di punta del Piccolo per la Stagione 2015/2016 rimarrà in scena al Teatro Strehler, per quasi due mesi di repliche, fino al 11 giugno. “L’Opera da tre soldi” porta in scena un cast d’eccezione, formato da attori che sanno coniugare parola e musica, tra i quali Marco Foschi nel ruolo di Mackie Messer, Rossy De Palma in quello di Jenny delle Spelonche e Peppe Servillo, Peachum.

“L’Opera da tre soldi” proprio quest’anno compie i suoi primi 90 anni. In questo arco di storia nulla è rimasto come nel 1928, quando Brecht scrisse la sua trasposizione della settecentesca Opera del mendicante di John Gay, Weill la musicò e in quello stesso anno la misero in scena a Berlino. Oggi teatro musicale di Brecht e di Weill ha bisogno di continuare a vivere, consegnato a un artista del nostro tempo, e Damiano Michieletto, regista che sta lasciando nell’opera lirica e nel teatro un segno netto, rimescola le carte della tradizione con risultati spesso rivelatori.

“Proprio perché il testo, in partenza, si presta a essere letto da tanti punti di vista – penso a chi si è inserito nel solco tracciato dal marxista Brecht e a chi, all’opposto, ha scelto il puro entertainement del musical di Broadway – la mia idea è mettere l’Opera sotto processo, guardarla sotto una lente d’ingrandimento. Il fulcro è il processo a Mackie Messer, che diventa il filtro attraverso il quale leggere la storia e al tempo stesso comprenderla. È un tentativo di smontare il racconto e rimontarlo secondo una circostanza precisa, in grado di creare il necessario distacco analitico. Sarà un lavoro sui personaggi svolto su un costante dislivello recitativo, dove la canzone crea un’ulteriore e prepotente spaccatura con il tessuto e le circostanze della vicenda” conclude Michieletto

DOVE, COEM E A QUANTO
“L’Opera da tre soldi”
Piccolo Teatro Strehler dal 19 aprile al 11 giugno 2016
martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.
Biglietti da 32 euro




La scrivania ecologica helloStandy al Fuorisalone

Viene presentata in questi giorni, durante l’evento Fuorisalone, al Salone del Mobile che si tiene a Milano fino al 17 aprile, helloStandy, la nuova standing desk fai-da-te che permette di incentivare la produttività lavorativa del 20%, salvaguardando salute e ambiente. helloStandy, infatti, è la nuova, rivoluzionaria piattaforma di cartone riciclato pensata e realizzata in Italia che trasformerà qualsiasi mobile o scrivania in una funzionale standing desk.

Utilizzata anche dall’amministratore di Facebook Mark Zuckerberg – che ha fatto abolire ben 250 scrivanie presso i propri uffici – la standing desk non è altro che una scrivania alta per permettere ai propri dipendenti di lavorare in piedi in ufficio o comodamente da casa. Una scelta rivoluzionaria che, non solo è in grado di aumentare la produttività lavorativa, ma anche di tutelare la salute di tutti quei lavoratori che sono costretti a passare molte ore seduti dietro ad una scrivania e l’ambiente.

Sono ormai accertati i danni procurati dalle abitudini sedentarie, per questo le standing desk stanno letteralmente conquistando il mercato americano e si apprestano a fare lo stesso in Europa. Tuttavia, i costi di questi innovativi mobili non sono indifferenti – il costo medio di una standing desk può variare dai 300 e fino ai 4000 dollari. Ma con helloStandy è possibile usufruire di tutti i benefici di una standing desk a soli 29 euro, grazie ai risparmi conseguibili attraverso l’impiego di materiali riciclabili.

Inoltre, helloStandy può essere utilizzata su qualsiasi superficie piana ed è in grado di supportare il peso di qualsiasi computer, pur essendo leggerissima. Realizzata in cartone spesso 5 mm e di misura 50×50 cm, questa rivoluzionaria e pratica piattaforma di design occupa uno spazio irrisorio. Infatti, presentandosi come un cartone pieghevole, si potrà decidere di utilizzarla solo all’occorrenza, per poi richiuderla facilmente e senza ingombrare alcuno spazio. Una scelta salutare ed ecologica che migliorerà anche l’efficacia lavorativa.

Dopo la settimana ad una delle maggiori fiere di design, in cui sarà possibile effettuare già un preordine, il prodotto sarà acquistabile direttamente sul sito www.hellostandy.com con consegna in qualsiasi parte del mondo.




“NEMICHE PER LA PELLE”: IL CONNUBIO DEGLI OPPOSTI

di Elisa Pedini – In uscita nelle sale italiane da oggi, 14 aprile, il film “Nemiche per la pelle” del regista Luca Lucini. Commedia brillante, divertente e ironica da non perdere assolutamente per passare 92 minuti in allegria. La sapiente regia di Lucini ci ripropone la contrapposizione di due personaggi, che sono, in verità, più dei caratteri molierianamente intesi, incarnando ed esasperando un aspetto ben preciso della società moderna. Proprio dalla contrapposizione di due esacerbate personalità, improbabili proprio perché eccessive, scaturisce l’umorismo e la comicità di questa pellicola. Di per sé la trama non ha nulla di particolarmente comico, anzi: due donne, Lucia e Fabiola, si conoscono da anni e si odiano profondamente. La prima è la ex moglie dell’attuale marito della seconda: Paolo. Sono totalmente agli antipodi: tanto è pragmatica, realista e donna d’affari Fabiola, quanto è idealista, sentimentale e sognatrice, Lucia. Da sempre si contendono l’affetto e le attenzioni di Paolo, che, però, muore, lasciandole entrambe. Questo avvenimento drammatico porta alla luce un grande segreto dell’uomo: un figlio, avuto con una terza donna. Inoltre, Paolo, che, con loro due, di figli non ne aveva mai voluti, forse, colto da un sentore di quanto sarebbe potuto accadergli, ha lasciato al suo amico e avvocato Stefano, nonché gestore delle ingenti finanze di Fabiola, una lettera con le sue volontà. Le due donne dovranno prendersi cura, congiuntamente, del bambino: Paolo Junior. Lucia e Fabiola, ambedue inadeguate alla maternità, animate, inizialmente, sia dall’antico astio che da questioni ereditarie, quindi, economiche, iniziano, così, un viaggio dentro se stesse e dentro questa maternità tardiva e inattesa. Entrambe assorbite dalle loro vite: Fabiola ha i suoi affari, mentre Lucia ha le sue “crociate” e il suo amore con l’immaturo e artista fallito,Giacomo, si troveranno a dover fare i conti con una realtà nuova, che le spiazza e le terrorizza. Proprio quando il bambino comincia a far breccia nei loro cuori, ecco che accade qualcosa di totalmente imprevisto, scombussolando ancora di più la vita e i sentimenti delle protagoniste. Lucia e Fabiola saranno allora costrette, per la prima volta, ad unire le forze, passare del tempo insieme; diventare, piacenti o no, alleate. Scopriranno così, oltre tutte le evidenti e buffe differenze, che c’è qualcosa che, forse, in fondo, le accomuna. In questa fase entra in gioco un’altra caratteristica di Lucini: il suo tatto delicato. La telecamera quasi accarezza i volti e le vite dei suoi “caratteri”, facendo loro cadere la maschera e portandoli, totalmente, quanto inesorabilmente, sul piano della realtà. Dove nulla è sempre tutto bianco, o tutto nero; ma al contrario esistono tante sfumature di colori, di toni, di personalità, di sentimenti. Sempre tipico della sua regia è il non tralasciare mai lo humour, che consente di mantenere i toni molto leggeri, anche nei momenti di maggiore tensione. Tra battute, battibecchi, situazioni improbabili, “Nemiche per la pelle” scorre via in modo davvero rapido e piacevole. La semplicità degli eventi raccontati, trova il suo ritmo scandito e perfetto proprio nelle dinamiche d’incontro e scontro degli opposti, che, a loro volta, trovano il loro connubio perfetto nello sguardo ironico e bonario della telecamera di Lucini. Merito sicuramente anche dell’interpretazione, che ci mostra una Margherita Buy, nel ruolo di Lucia e una Claudia Gerini, nella parte di Fabiola, squisitamente calate nell’incarnazione esacerbata dei loro personaggi e che riescono a rendere, con altrettanta forza, il cambiamento. Supportate da Paolo Calabresi, che interpreta l’avvocato Stefano e di Giampaolo Morelli, nel ruolo di Giacomo, ricalcando il suo personaggio tipico: del ragazzo bravo, ma immaturo e pieno di sé, che se combina qualcosa nella vita è più per caso che per volontà sua.

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“Jersey Boys” e la scommessa di Claudio Insegno

I “Jersey Boys” promettono di invadere Milano e,  da lì, conquistare l’Italia.  Lo show debutta il 15 aprile al Teatro Nuovo di Milano dove resterà in scena per un mese esatto, fino al 15 maggio. “Jersey Boys”  porta la firma alla regia di Claudio Insegno e alla produzione di Lorenzo Vitali. e  Il protagonista, Alex Mastromarino nel ruolo di Frankie Valli (storica voce dei “Jersey Boys” ovvero dei Four Seasons), è stato scelto tra oltre 2mila aspiranti. E questo non è il solo numero da record  per “Jersey Boys” che conta su ben 60 costumi e, di conseguenza su cambi calcolati al secondo, 15 artisti tra attori, cantanti e performer sul palco, un’orchestra di dieci elementi dal vivo e venti tecnici. Nelle due incalzanti ore di show “Jersey Boys” farà rivivere 35 successi dei Four Season, la band ispiratrice del musical capace di vendere 175milioni di dischi. La direzione musicale di “Jersey Boys” è affidata a Emanuele Friello, mentre le coreografie sono di Valeriano Longoni.

“Ho visto il film di Clint Eastwood in un cinema di Roma su suggerimento di un amico. In sala eravamo in pochi, decisamente troppo pochi considerando la pellicola, la regia e il sound dei Four Seasons, icona per più di una generazione” racconta Claudio Insegno a Cosmopeople per poi proseguire: “Mi sono innamorato della costruzione della storia, della drammatizzazione della vita e dei percorsi artistici dei quattro “Jersey Boys”  che componevano i Four Seasons e dello show e sono persino andato più volte a vedere “Jersey Boys” a Londra. Ho deciso di scommettere su una produzione tutta italiana e di alta qualità. Ma non è stato semplice. In Italia non c’è cultura dei musical, anzi … spesso le persone, dopo anni di produzioni tutt’altro che entusiasmanti, hanno un atteggiamento disincantato verso i musical. Per di più “Jersey Boys” non era finora un titolo particolarmente noto al pubblico e buona parte del pubblico riconduceva né ai “Jersey Boys” né ai Four Seasons” successi mondiali che hanno segnato la storia musicale degli ultimi tempi”. Non solo. Come spiega Insegno: “non ho voluto ricorrere ad alcuna scorciatoia e, d’accordo con la produzione di Lorenzo Vitali, ho deciso di evitare il facile ricorso a starlette televisive o a personaggi dello showbiz che avrebbero potuto spianarmi le vendite. Ho voluto privilegiare un cast di qualità e ho imposto un’orchestra. Come si fa d’altro canto a produrre musical senza musica dal vivo? Con “Jersey Boys” voglio riportare il grande pubblico a teatro, facendogli apprezzare la magia del musical di alta qualità”. Non sarà facile. Ma ho già altri progetti anche per il futuro”. Insomma Milano sempre più West End.

In Italia “Jersey Boys” arriva finalmente dopo undici anni di successi raccolti in giro per il mondo. Il musical infatti  ha debuttato nel West End di Londra nel 2005 (dove è a tutt’oggi in scena), per poi procedere con tour in Nord America e svariate produzioni a New York, Las Vegas, Chicago, Toronto, Melbourne, Singapore, in Sud Africa e in Olanda. Nel 2006, “Jersey Boys” ha vinto quattro Tony Awards, incluso quello per Best Musical, e due Drama Desk Award. Nel 2007 è stato premiato con il Grammy come Best Musical Show Album e l’anno successivo con il Laurence Olivier Award come Best New Musical. “Jersey Boys” ha poi ispirato l’omonimo film di Clint Eastwood.  “Jersey Boys” racconta l’ascesa al successo, non priva di ostacoli e di difficoltà, di Frankie Valli e dei Four Seasons, tra i gruppi emblemi dei favolosi Anni ’60 con canzoni come “Sherry”, “Big girls don’t cry”, “Walk like a man” fino a “Can’t take my eyes off you”. Un juke-box di canzoni entrate nel mito e una commovente storia di quattro ragazzi del New Jersey alle prese con un nuovo sound e una improvvisa fortuna, difficile da gestire. Uno spettacolo da non perdere.

DOVE, COME E A QUANTO
Teatro nuovo di Milano 15 aprile-15 maggio h 20.45
Biglietti da 49,5 euro.

 




Fish&Chef cene stellate a portata di portafogli

Cene stellate, alla portata dei portafogli di tutti, in alcuni dei più esclusivi hotel e ristoranti del Garda ma anche street food, street art e street music, un evento nell’evento sul lungolago della cittadina di Garda, durante il quale alcuni tra i migliori chef del Benaco faranno conoscere (e degustare) le loro creazioni, in un appuntamento che unisce anche arte e musica grazie alla collaborazione con (E)VENTO tra i Salici. Tutto questo è Fish&Chef, la manifestazione in programma dal 21 al 27 aprile in alcune delle più belle località del Garda, ideata dallo chef stellato Leandro Luppi e da Elvira Trimeloni.

LE CENE STELLATE FIRMATE FISH & CHEF – Sono sei le cene gourmet in programma per Fish&Chef (costo 70 euro, prenotazioni direttamente negli alberghi). Le sei cene di Fish&Chef toccheranno località dai panorami mozzafiato come Malcesine, Gardone Riviera, Garda, Bardolino e Costermano. A mettersi alla prova con la cucina del pesce di lago saranno alcuni dei più importanti chef internazionali, due dei quali in arrivo dal Giappone. Ad alzare il sipario sull’evento, giovedì 21 aprile, sarà lo chef Luca Marchini (1 stella Michelin) dell’Erba del Re di Modena, protagonista della cena in programma all’Hotel Bellevue San Lorenzo di Malcesine (VR).

Il 22 aprile al Grand Hotel Fasano a Gardone Riviera (BS) scenderà in campo Peter Brunel (1 stella Michelin) del ristorante Borgo San Jacopo di Firenze.

Domenica 24 aprile, Fish & Chef torna sulla sponda veronese del Garda: all’hotel Aqualux di Bardolino toccherà ad Andrea Berton (1 stella Michelin) del ristorante Berton di Milano.

Lunedì 25 aprile al ristorante Villa Fiordaliso di Gardone Riviera  (BS) gli ospiti potranno lasciarsi estasiare dai sapori della cucina di Andrea Aprea (1 stella Michelin) del ristorante Vun di Milano.

Martedì 26 aprile, all’Hotel Regina Adelaide di Garda (VR) andrà in scena la cucina degli ospiti internazionali di questa edizione: Valentino Palmisano e Kido Toshimizu del Ritz-Carlton di Kyoto, in Giappone.

A La Casa degli Spiriti di Costermano, mercoledì 27 aprile, si terrà il gran finale a più mani: anche la conclusione dell’edizione 2016 è affidata al Dream Team Lake Garda composto dai top chef del Garda che giocheranno in casa per interpretare i prodotti del loro territorio.

STREET FOOD STREET ART STREET MUSIC – Tutti i giorni dal 21 al 27 aprile il lungolago della cittadina di Garda sarà animato da un evento nell’evento, che nasce dalla collaborazione tra Fish & Chef e (E)VENTO tra i Salici, un’associazione che organizza manifestazioni culturali per dare voce alla creatività giovanile. Nella kermesse di piazza si avvicenderanno alcuni tra i migliori chef gardesani con le loro preparazioni e performances di street artist e street band. Un’occasione per conoscere i segreti dei cuochi stellati e degustare le loro specialità.

 

 




Barbara De Rossi è Medea

Medea di Jean Anouilh debutta al Teatro San Babila il 22 aprile e resterà in scena fino al 1 maggio. Lo spettacolo porta la firma di Francesco Branchetti e vede in scena Barbara De Rossi.

“Mettere in scena oggi “Medea” di Jean Anouilh significa non solo rendere omaggio ad uno dei più grandi autori del teatro francese del Novecento, ma anche e soprattutto riscoprire un testo straordinario da ogni punto di vista, un testo in cui regna un personaggio come quello di Medea dalla enorme forza tragica, nella sua solitudine straziante, nella sua sensualità dolorosa, nel suo essere votata ad un amore che non conosce limiti, nella sua disperazione, nel suo essere travolta da un sentimento incontrollabile e nella sua rivolta alle regole” sostiene il regista.

Più in dettaglio la “Medea” di Anouilh ha una struttura drammaturgica molto forte e caratteristiche specifiche ed originali che la rendono unica. “In pochi testi come in questo ho trovato la perfezione della drammaturgia unirsi alla costruzione di personaggi teatrali dalla potenza tragica strepitosa e ad un’indagine psicologica straordinaria. Anouilh, mirabilmente, rende sentimenti e rapporti sempre più assoluti e universali, nella loro più scoperta quanto complessa umanità” ribadisce Branchetti secondo cui: “La tragedia e la vicenda umana ed esistenziale di Medea assumono nel testo significati appunto universali e di straordinaria attualità”.

La regia e lo spettacolo ricostruiranno scenicamente, visivamente, musicalmente, il mondo della protagonista, Medea, e dei suoi sentimenti straordinari, estranei, da emarginata, la sua anima straziata e dolente, capace di piegarsi al dubbio, alla debolezza, addirittura alla tenerezza più struggente, che, secondo me, tanto ci parlerà della condizione universale della donna, pur se indagata in un esempio estremo ed eccezionale.

In scena Medea dolorosamente emarginata vive, insieme alla Nutrice,una condizione di disperata solitudine e, ancora di più, la sua condizione di estraneità dovuta al suo essere barbara e diversa  in una  lotta feroce per la sua dignità di donna e per un amore che non conosce limiti. Quando la sua dignità di donna le verrà negata, la vendetta sarà terribile e inaudita con l’uccisione dei figli. Medea sarà emblema dell’amore e insieme della morte e la tragedia vivrà tutta in lei e nella sua sfaccettata e travolgente personalità; accanto le sarà, in una sorta di controcanto, la Nutrice, personaggio di straordinaria  importanza; e  poi  Giasone, mirabilmente disegnato  da Anouilh nei suoi accenti e aspetti più “umani” ; un Giasone  stanco degli eccessi e del peso di una passione ormai per lui  troppo grande. Creonte sarà, infine, l’incarnazione di un potere fatto di regole che niente e nessuno può mettere in discussione, pena la rottura di equilibri troppo importanti e la dissoluzione di tutto un mondo.

“La regia e lo spettacolo hanno l’intento e l’obbiettivo di restituire al testo la straordinaria capacità, attraverso la voce di Medea e degli altri personaggi, di parlare, di evocare, di “far apparire” un mondo di passioni estreme, di paure, di incubi, di umane debolezze, di solitudine, di lotta disperata per la propria dignità, di forze oscure, misteriose, magiche ed arcane, di pulsioni innominabili, di violenza, in cui tutti noi finiremo per trovare, attraverso la parola di Anouilh, il nostro presente più dilaniato, il nostro oggi cosi travagliato, sia che si parli di rapporti umani, che di guerre, che di contrapposizione fra culture, che di “esuli”, che di lotta per il potere, che di eventi “straordinari” di violenza oppure di  dolore o di sofferenza, che sembrano talvolta evocare il mito  e gli straordinari personaggi mirabilmente disegnati dalla penna di Anouilh” conclude il regista.

DOVE, COME E A QUANTO

Teatro San Babila Di Milano 22 aprile-1 maggio
martedì – giovedì – venerdì – sabato ore 20.30 – domenica ore 15.30
Biglietti da 17 euro