Arena di Verona: una settimana da non perdere

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Ancora pochi giorni per potersi godere la magia dell’Arena di Verona: musica senza tempo su un palcoscenico dove la storia diventa leggenda.  Quest’anno L’Opera Festival, il 94°, si conclude il 28 agosto dopo una stagione di successi. Ma l’ultima settimana, questa, è un susseguirsi di fuochi di artificio: sul palcoscenico dell’Arena infatti si alterneranno le maggiori produzioni di questa stagione, Carmen, Aida, Il Trovatore e Turandot, dando a tutti, turisti, melomani o semplicemente appassionati la possibilità di prendere posto sulle gradinate e godersi lo spettacolo.

Difficile trovarsi a dover scegliere un solo spettacolo con una simile scelta. Potendo, ci si dovrebbe fermare a Verona l’intera settimana per poter andare ogni sera in Arena a vedere un’opera diversa. Se poi la scelta dovesse necessariamente restringersi, sarebbe comunque consigliabile concedersi almeno una due giorni. E, a questo punto, perché non celebrare il 94° Festival  con le due opere che hanno dato l’inizio a questa stagione, Carmen e Aida che, non a caso, sono riproposte a chiusura del Festival in Arena, il 27 e il 28 agosto. Si tratta delle due opere, almeno finora, più rappresentate in Arena nei primi 102 anni di storia (e 94 stagioni liriche): conosciute e amate dal vasto pubblico (non occorre essere esperti per conoscere e apprezzare libretti e musica) e particolarmente adatte grazie a imponenti scenografie e al vasto utilizzo di scene corali ad essere rappresentate sul palco dell’Arena.

In particolare carme beneficia del monumentale allestimento realizzato da Franco Zeffirelli per l’opera di Bizet che si sposa alla perfezione con i grandi spazi dell’Arena di Verona. Costumi  sontuosi, cambi di scena sorprendenti e un’ambientazione così ricca di dettagli che ricrea in maniera esemplare i vari ambienti nei quali si svolge l’opera (la piazza di Siviglia, la taverna di Lillas Pastia, l’accampamento dei contrabbandieri, la Plaza de Toros nel giorno della corrida), fanno rivivere in Arena la stessa Siviglia ottocentesca. Indimenticabile poi anche la coreografia flamenca di El Camborio ripresa da Lucia Real. Se poi tutto questo non bastasse, è la stessa storia vissuta da Carmen, così moderna, ad esercitare una forte attrazione nei confronti dello spettatore. Carmen infatti rappresenta la donna libera che rifugge ogni legame tradizionale per vivere appieno un’esistenza emancipata ricca di passioni. Carmen è fiera, indipendente, seduttrice, sprezzante delle convenzioni e dei sentimenti; sa di essere l’oggetto del desiderio degli uomini e ne manovra i sentimenti a suo piacimento. In un paese intriso di moralità cattolica (ben rappresentato dalla devota Micaela, tra i protagonisti della vicenda) Carmen è laica e ribelle e non teme di andare incontro alla morte con la convinzione che anche se si concede a chi dice di amare, realmente non sarà mai di nessuno.

Quanto a Aida il capolavoro verdiano è presentato nell’allestimento di Gianfranco de Bosio ideato nel 1982 – e replicato per 18 stagioni – che rievoca l’edizione storica del 1913 di Ettore Fagiuoli. Le coreografie portano la firma di Susanna Egri. Aida costituisce il titolo areniano per eccellenza; dal 1913 è stata proposta in 59 diverse edizioni per un totale di 650 recite. L’opera verdiana è n vero e proprio colossal: un successo senza tempo che, grazie all’alchimia tra la musica di Giuseppe Verdi, il libretto di Antonio Ghislanzoni e il grande palcoscenico all’aperto più grande al mondo, crea da oltre cento anni una magia senza tempo ricca di esoticità. Proprio ad Aida infatti è legata in maniera indissolubile la nascita del Festival Lirico che ha trasformato l’Arena di Verona nel teatro all’aperto più noto al mondo.

 

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