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Il Don Carlo torna alla Scala

Il Don Carlo di Giuseppe Verdi torna in scena alla Scala di Milano. L’opera debutterà il 17 gennaio e sarà riproposta in replica fino a 12 febbraio. Dirige Myung-Whun Chung. In scena per il Don Carlo Francesco Meli,  Krassimira Stoyanova, Ekaterina Semenchuk,  Simone Piazzola e  Orlin Anastassov. Lo spettacolo è quello firmato da Peter Stein per la regia e da Ferdinand Wögerbauer per le scene andato in scena nel 2013 al Festival di Salisburgo.  La versione in cinque atti, la prima ad approdare alla Scala nel 1868,  manca dalla Scala da quarant’anni, ovvero dall’edizione diretta da Claudio Abbado con la regia di Luca Ronconi per l’inaugurazione della Stagione 1977/1978.

L’opera nasce per il rientro di Verdi a Parigi. Il compositore nel 1865 mancava dalla Ville Lumiere da 10 anni, quando aveva presentato all’Opéra Les Vêpres siciliennes quando, per il suo ritorno, su invito del direttore dell’Opéra Jules Perrin,sceglie il dramma di Schiller Don Carlos e progetta un’opera dall’architettura grandiosa, che lo impegna in lunghi mesi di composizione (nel corso dei quali si spegne il librettista Méry; la stesura del libretto viene completata da Camille Du Locle) e in un esasperante periodo di prove. La prima è prevista per metà dicembre 1866 ma slitta continuamente. Il 24 febbraio, alla prima prova in cui l’opera viene eseguita per intero, si osserva che la durata totale, 3 ore e 47 minuti, impone drastici tagli se si vuole terminare la serata entro la mezzanotte e permettere al pubblico di raggiungere le ferrovie suburbane. La prima ha luogo l’11 marzo, sul podio George Hainl, con accoglienza favorevole ma non trionfale: il nuovo stile di Verdi suscita sulle prime più disorientamento che entusiasmo. Il compositore lascia Parigi autorizzando l’Opéra ad apportare i tagli “reputati opportuni”. E i tagli, sempre più arbitrari, caratterizzeranno il cammino dell’opera in Europa. Verdi vi rimette mano di persona nel 1872, per il Teatro di San Carlo. Nel complesso il compositore è sempre più insoddisfatto dalla prassi dei tagli arbitrari apportati dai teatri, ma anche cosciente della necessità di un ripensamento complessivo. Nel 1880 l’opera di Vienna chiede a Ricordi di mettere in scena Don Carlos, e Verdi fa rispondere che sono necessarie “alcune modificazioni”. Accorciare è necessario, anche perché “in questa città i portieri chiudono i portoni delle case alle 10 – scrive Verdi – dal momento che mi si devono tagliare le gambe ho preferito affilare io il coltello”. Nel complesso Verdi elimina circa metà dell’opera originaria, a partire dall’atto di Fontainebleau, rimusicando e correggendo: ne emerge un dramma nuovo, più sintetico e agile, in cui il fattore politico e la figura di Filippo prevalgono su quello psicologico/sentimentale e i personaggi di Carlo ed Elisabetta. Cessate le trattative con Vienna, il nuovo Don Carlo in quattro atti va in scena alla Scala il 10 gennaio 1884. Negli anni seguenti Verdi non cessa di ripensare a Don Carlo e alla funzionalità drammaturgica del primo atto: una nuova versione, che accoglie le modifiche introdotte per la Scala ma ripristina l’atto di Fontainebleau (omettendo però i ballabili), va in scena a Modena il 26 dicembre 1886. È quella che sarà riproposta alla Scal.




Vincenzo Salemme brinda con “Una festa esagerata”

Vicenzo Salemme porta al Teatro Sistina di Roma la sua nuova commedia “Una festa esagerata ….!”. Salemme e la sua “Una festa esagerata” rimarranno sul palcoscenico romano dal 18 gennaio al 5 febbraio.

La nuova commedia scritta, diretta e interpretata dallo stesso Salemme e vede e in scena anche Nicola Acunzo, Vincenzo Borrino, Antonella Cioli, Sergio D’Auria, Teresa Del Vecchio, Antonio Guerriero, Giovanni Ribo’, Mirea Flavia Stellato.

“Ho scritto “Una festa esagerata…!”lo scorso maggio ma l’idea di partenza risale a qualche anno addietro”  -spiega Vincenzo Salemme  per poi aggiungere “Con “Una festa esagerata…!”  ho puntato tutto sulla naturalezza della recitazione colorando qua e là con una comicità più estrema, a tratti farsesca. Un po’ come succede nella vita quando qualcosa o qualcuno ci fa ridere per quanto involontariamente buffo. Ma questa è anche una commedia abbastanza crudele verso noi stessi, verso i nostri cedimenti morali. E credo che il teatro possa ricordare a chi lo fa e a chi lo guarda che in fondo siamo di passaggio e che, forse, un po’ di sana autoironia ci può aiutare a vivere meglio”.

“Una festa esagerata…!”  di Vincenzo Salemme: DOVE, COME E A QUANTO

Teatro Sistina- Roma dal 18 gennaio al 5 febbraio
Orari diversi a seconda della rappresentazione
Biglietti da 27,5 euro

 




Monte Lussari, sciare dentro a un sogno a forma di Presepe

Sciare sul Tarvisio, a Monte Lussari, è come sciare dentro a un sogno a forma di Presepe.  Non a caso proprio il profilo di Monte Lussari, nel biancore invernale, è una delle icone più classiche del Friuli Venezia Giulia.  Monte Lussari è un minuscolo borgo nato attorno ad un convento, luogo tutt’oggi di pellegrinaggio, e arroccato a 1790 metri nel cuore delle Alpi Giulie al confine tra ben tre Paesi, Italia, Austria e Slovenia.  Non che d’estate non abbia il suo fascino. Ma d’inverno, sommerso dalla neve e nel silenzio più totale della valle, lo scenario di Monte Lussari è magia pura. Anche perché una volta chiusi gli impianti di risalita, in inverno si è completamente isolati dal resto del mondo. Il borgo infatti, sospeso tra sogno e magia, è raggiungibile solo con la cabinovia Camporosso da Tarvisio o a piedi.

A Monte Lussari le giornate scorrono pigre tra i piaceri della tavola e la meraviglia dello spettacolo naturale su cui si affaccia il borgo. Ma volendo non mancano proposte un po’ più attive. Ed  è proprio lo sport all’aria aperta è il protagonista delle giornate nel Tarvisiano e, soprattutto, lo sport sulla neve. Rispetto al resto d’Italia a Monte Lussari è difficile infatti che ci sia carenza di neve: lo scenario è  infatti generalmente coperto dal manto immacolato della neve da novembre ad aprile grazie alla particolare posizione geografica del comprensorio. Qui si può sciare su 33 km di piste e, in particolare, sulla leggendaria Di Pampero che per molti anni è stata teatro dei mondiali di sci femminili e che Monte Lussari scende a valle, per quattro km e mille metri di dislivello con repentini cambi di pendenza e lo schuss finale. Qui si può sciare anche in notturna. Per alternare, a breve distanza da Monte Lussari e dal Tarvisiano si può scegliere anche il comprensorio di Sella Nevea o le stazioni sciistiche di Arnold Dreilaendereck in Austria, Kranjska Gora in Slovenia, Passo Pramollo ancora in Austria e Bovec in Slovenia. Il Polo della Val Saisera con i sui 40 km di piste è invece l’approdo ideale per chi preferisce il fondo alla discesa, mentre per passeggiare, magari ciaspole ai piedi, si possono scegliere diversi percorsi tra cui i laghi di Fusine, il Saisera Wild Trek e il sentiero degli abeti di Risonanza. Nel tarvisiano si può perfino sperimentare la slitta trainata dai cani husky, ovvero lo sleddog magari con Ararad, uno dei fondatori della scuola Internazionale Mushing che ha sede a Fusine in Valromana e protagonista, tra l’altro, della mitica spedizione “Sulle orme di Balto”, 1200 chilometri in Alaska. A portata di macchina inoltre si possono raggiungere le stazioni termali in Carinzia e città d’arte come Ljubljana o Klagenfurt.

foto Claudio Costerni

  




Ambra dà voce al Sessantotto

Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione portano in scena “Tradimenti” commedia di Harold Pinter. La regia è firmata da Michele Placido. Tradimenti debutterà al Teatro Manzoni di Milano il prossimo 12 gennaio e proseguirà con le repliche fino al 29 gennaio. Scritta nel 1978 e ambientata tra Londra e Venezia, questa è una delle commedie più famose di Pinter, premio Nobel 2005 per la letteratura, ed è stata portata sul grande schermo nel 1983, con Jeremy Irons, Ben Kingsley e Patricia Hodge. Si tratta per di più di un testo che nasce da unmo spnto autobiografico dello stesso Pinter che, sposato con l’attrice Vivien Marchant, visse una relazione lunga sette anni con la presentatrice televisiva Joan Bakewell.

La storia procede a ritroso, dal 1977 al 1968. Emma, interpretata da Ambra Angiolini, manager in una galleria d’arte, e Jerry, scrittore e agente letterario, si rivedono due anni dopo la fine della loro relazione. Sono stati amanti per cinque anni, distraendosi dai rispettivi matrimoni in un appartamento preso in affitto, finché Robert, marito di Emma e testimone di nozze di Jerry, costringe la moglie ad ammettere il tradimento, dopo aver sospettato a lungo sulla relazione tra i due. “Con miei attori Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione, abbiamo fatto un gioco, cioè leggerla dall’ultima scena, che si svolge appunto nel 1968, per poi procedere fino al 1977. È chiaro che Pinter si diverte a spiazzare il lettore con il gioco a ritroso, partendo da un dialogo che segna la fine del sentimento che coinvolge i tre protagonisti e che si svolge in un bar nell’anno 1977. Scena che, appunto, segna l’inizio della commedia e che prosegue andando indietro negli anni fino alla bellissima descrizione della festa in pieno stile sessantottino, con alcool e droghe leggere, ambientata a casa di Robert ed Emma, in cui Jerry tenta di sedurre la moglie dell’amico Robert” spiega Michele Placido che poi racconta “essendo stato personalmente coinvolto in quegli anni sessantottini,  la commedia di Pinter mi abbia toccato anche da un punto di vista autobiografico. Ho raccontato agli attori della compagnia di una personale parabola sentimentale e politica e di come quegli amori di gruppo, la libertà sessuale, le prime trasgressioni i furori rivoluzionari siano stati poi, negli anni a venire, traditi e a volte falliti miseramente falliti. La storia di quegli anni parla, e non solo per me, di amori finiti, ma soprattutto di tradimenti politici, ideologici e sociali. Ecco, sì, forse questo testo si può leggere non solo come la fine di una storia d’amore più o meno grande, ma anche come un totale fallimento di un’utopia rivoluzionaria che voleva migliorare e cambiare il pensiero occidentale”.

 




Case & Cinema: vivere dentro a un film

Vivere come dentro a un film potrebbe presto diventare realtà per alcuni fortunati  che potranno letteralmente portare il cinema fin dentro le pareti di casa. Sono infatti in vendita case in cui sono stati ambientati set di film diventati veri e propri cult. E si possono comprare online sul sito di immobiliare.it.

A Cortina d’Ampezzo è in vendita, con prezzo riservato, la villa dove sono stati girati ben blockbuster dei cinema di tutot il mondo: nel 1963 La Pantera Rosa con David Niven e Peter Sellers e, nel 1981, 007 Solo per i tuoi occhi con Roger Moore e Carole Bouquet.

A Roma per 4,1 milioni di euro si può diventare proprietari di un palazzo che nel 1977 è stato il set di Una giornata particolare, uno dei più intensi capolavori del grande schermo, di Ettore Scola con Sophia Loren e Marcello Mastroiani e, nel 1995, del Romanzo di un giovane povero con Alberto Sordi.  Non lontano da Roma, ma in provincia di Latina, a Terracina è in vendita per “soli” 3 milioni di euro la casa dove Carlo Verdone, nel 1998, ha filmato alcune scene di un altro dei pezzi da novanta del cinema degli ultimi vent’anno: Gallo Cedrone.

Per meno di un milione di euro invece si può trovare a Torino l’appartamento  dove sono stati girati sia Bianca come il latte, rossa come il sangue, film con Luca Argentero del 2013, sia La verità, vi spiego, sull’amore, film con Ambra Angiolini, Giuliana De Sio e Carolina Crescentini che sarà nelle sale dal prossimo aprile.

 

 




L’international day of Italian Cuisinses celebra l’orgoglio per la cucina italiana nel mondo

Da dieci anni, il 17 gennaio si celebra l’orgoglio per la cucina italiana nel mondo anche se sotto un band tutt’altro che made in Italy, ovvero International day of Italian Cuisinses.  È il giorno di Sant’Antonio Abate patrono, tra l’altro dei macellai. Quest’anno le celebrazioni hanno un protagonista d’eccezione: la pizza, in due versioni, la classica margherita e quella dello chef di ogni singolo ristornate che parteciperà all’evento. L’intento è quello riaffermare l’eredità italiana di un piatto conosciuto in tutto il mondo … ma troppo spesso contraffatto.
Sono quindi previsti centinaia di ristornati in tutto il mondo pronti a celebrare, con la pizza, l’orgoglio tricolore in cucina. Nelle precedenti edizioni della manifestazione sono stati portati alla ribalta, tra l’altro, la parmigiana di melanzane, la cotoletta alla milanese, il pesto genovese, le tagliatelle al ragù bolognese, il tiramisù, il risotto all m ilanese, gli spaghetti al pomodoro, la cotoletta e la pasta alla carbonara. Insomma una piccola parte del meglio della nostra cucina che, troppo spesso, all’estero viene interpretata secondo suggestioni locali. Oltre alla pizza all’ananas e alla “pepperoni pizza”, apparsa talmente tante volte nelle serie televisive americane da far percepire la pizza come un piatto tipico a stelle e strisce, si possono in effetti ricordare le varianti di pasta alla carbonara proposte all’estero con ogni ingrediente tranne quelli previsti dalla classica ricetta della cucina delle nostre nonne o piuttosto un piatto di parmigiana che in Australia significa cerne di pollo con salsa al pomodoro e un formaggio bianco, che dovrebbe evocare la mozzarella, in cima alla composizione artistica.




Ettore Bassi porta in scena l’amore

Un cast d’eccezione per “L’amore migliora la vita”, commedia scritta e diretta da Angelo Longoni che debutterà il prossimo 17 gennaio al Teatro San Babila di Milano. A dare voce all'”amore” saranno Ettore Bassi, Edy Angelillo, Eleonora Ivone e Giorgio Borghetti. L””amore” illuminerà il palcoscencio milanese fino a 22 gennaio.

La commedia, che prende spinto da un’affermazione talmente scontata da sembrare inutile, punta a evidenziare come fine troppo spesso  la nostra esistenza sia  invasa da rabbia e la paura che tendono a offuscare appunto il sentimento più bello, l’amore. Siamo talmente concentrati sul nostro malessere da dimenticarci ciò che di bello potremmo avere se solo fossimo meno ottusi.

Due coppie di genitori si trovano per discutere di un problema che riguarda i propri figli maschi appena divenuti maggiorenni. All’inizio i quattro sembrano essere molto civili e dimostrano di avere a cuore solo il bene dei propri ragazzi ma, quando si tratta di discutere della loro omosessualità e della loro volontà di vivere apertamente il loro amore, le cose si complicano notevolmente.




Vipiteno a tutto sprint

Inverno a tutto sprint a Vipiteno dove si può provare l’adrenalina di una delle piste da slittino più lunga del Paese, dieci km di infiniti tornati con un dislivello di quasi mille metri  e, nel frattempo, sciare su due comprensori “cittadini” particolarmente economici (lo skipass costa solo 38 euro). Il borgo medioevale si trova in Val D’Isarco, a pochi km dal confine con l’Austria, ed è facilmente raggiungibile perfino con l’autostrada e il treno.

Monte Cavallo, comprensorio a cinque minuti a piedi dal centro storico di Vipiteno, è la meta ideale per i più intrepidi che possono cimentarsi una discesa da brivido a cavallo degli slittini. Il martedì e il venerdì sera la pista è illuminata fino a mezzanotte e si trasforma nella via di rientro dalle numerose baite che costellano il comprensorio e che sono raggiungibili a cinque minuti dal centro di Vipiteno a partire dalle 19.00 e fino alle 22.00. Dopo le 22.00 la discesa è solo sulla neve e, in compagnia, la discesa tra gli infiniti tornanti dalla cima verso Vipiteno può essere particolarmente divertente e  rendere la serata indimenticabile.  Il Rifugio Sternhütte (+39 347 2454930), raggiungibile a un quarto d’ora a piedi dall’arrivo degli impianti,  offre le migliori costine dell’area. Una tappa irrinunciabile per chi volesse godersi la notte stellata in quota.

Monte Cavallo è poi una località perfetta per inforcare gli sci fin dalle prime luci dell’alba. Gli impianti sono infatti raggiungibili a piedi da Vipiteno e il sole illumina fin da subito le piste immacolate. Certo, le piste non sono numerosissime, ma si scia in tutta tranquillità, senza particolari code agli impianti e concedendosi tutte le possibili pause nei diversi rifugi dall’area. Come al Panorama Restaurant Sterzingerhaus (+39 335 299054), uno scenografico balcone che si affaccia sulle Alpi della Zillertal, sulle Alpi Sarentine e sulle Alpi dello Stubai  dove lo chef Walter Polig propone una rivisitazione moderna della tradizione sudtirolese con prodotti a km zero. nel pomeriggio, con lo stesso skipass, ci si può poi trasferire nel vicino comprensorio di  Ladurns, sempre a pochi minuti da Vipiteno, dove il sole arriva a metà mattinata e la neve si mantiene perfetta più a lungo e per i più sportivi il  18 gennaio, 15 febbraio e 15 marzo, con soli 50 euro (skipass di mezza giornata e cena in malga compresa) ci si può allenare con Patrick Staudacher, campione del mondo del super-G 2007.

Un buona base di partenza per immergersi nell’alta Val d’Isarco è l’Hotel Wiesnerhof (0472 765222), a metà strada tra a Vipiteno e i 25 km di piste di sci fondo. Camere ampie e arredate nella tradizione alpina e spa curata




A tu per tu con I Legnanesi

Sedici anni insieme sono tanti per una compagnia teatrale ma I Legnanesi, veri eredi dell’Avanspettacolo e della rivista degli Anni 50,  sono pronti a festeggiare i diciassette anni tornando in scena con il nuovo show “I Colombo viaggiatori” in scena al Teatro Nazionale che Banca di Milano a partire dal 4 gennaio. “Il nostro segreto è quello di non avere donne in compagnia: tutti e venti gli artisti inscena sono uomini” sostiene, a margine della presentazione del nuovo show, Antonio Provasio che insieme ad Enrico Dalceri e Luigi Campisi ha dato vita alla rinascita della storica compagnia dei Legnanesi nelle vesti rispettivamente delle tre maschere della famiglia Colombo: Teresa, la donna del cortile icona dei “poverchrist” e sempre attenta a tutto quello che succede, Mabilia, la figlia zitella con velleità da soubrette e Giovanni, il padre di famiglia sfaccendato e un po’ allegro (ironia della sorte Luigi Campisi che interpreta il ruolo è completamente astemio e, nonostante tutto, è capace di stare in scena a lungo senza parlare, giocando solo sulla mimica facciale di chi alzato un po’ il gomito). I Legnanesi, anche formato 2.0, hanno infatti mantenuto la tradizione delle origini, di quei Legnanesi nati nel 1949 nell’Oratorio di Legnarello con Felice Musazzi e Toni Barlocco  quando in parrocchia vigeva ancora la separazione dei sessi, quanto meno in scena. “All’epoca lavoravo come “boys” ballerino di fila  nella compagnia da 9 anni e, insieme a  Enrico Dalceri (ballerino da 7 anni) e a Luigi Campisi, già Giovanni al tempo di Musazzi,  complice Sandra Musazzi come direttore artistico, abbiamo ripreso la tradizione e riportato in scena lo spirito del cortile lombardo” ricorda Provasio. Sedici anni dopo i numeri danno ragione alla scommessa di mantenere la tradizione delle maschere lombarde per eccellenza: con oltre 130mila spettatori e 100 repliche a stagione I Legnanesi si confermano di anno in anno tra gli spettacoli più visti.  “Tra prove e spettacoli non riusciamo a mettere in agenda altre date. Peccato. Quest’anno abbiamo dovuto rinunciare a Roma, dove lo scorso anno abbiamo registrato sold out, per mancanza di date” sostiene Provasio.

Dopo tanti anni in scena sempre nello stesso ruolo…non siete stanchi? Non avete tentazioni di provare altre strade?
Assolutamente no” rispondono all’unisono Provasio, Dalceri e Campisi che vedono ancora molte sfaccettature da sviluppare nelle rispettive maschere.

Avete mai pensato a un percorso in tv?
Non vogliamo portare lo spettacolo in tv. Lo spettacolo pensato per il teatro va visto in teatro, dal vivo. Per questo stiamo pensando a soluzioni televisive diverse, da gestire direttamente. Sit-com sul modello di Sandra e Raimondo, due icone della televisione italiana” spiega Provasio.

Dopo la conquista di Roma, qual è il prossimo obiettivo?
Napoli. Assolutamente Napoli. E ci arriveremo” rispondono Provasio, Dalceri e Campisi .

Ma fuori da Milano …vi capiscono?
Il dialetto rappresenta la nostra cultura ed è fondamentale nella nostra espressione. Ma negli ultimi anni ci siamo un po’ italianizzati e aggiornati anche per agganciare i giovani e ringiovanire il nostro pubblico” commenta Provasio.

Non vi ha mai tentato il mercato estero?
Siamo andati in scena in Svizzera e c’era stato un contatto con il Kenya. ma i costi per spostare le oltre quaranta persone della compagnia sono troppo elevati da sostenere” spiega Campisi.

La compagnia dei Legnanesi ormai è un’istituzione, avete mai pensato a una “scuola” per diventarne parte?
Tradizionalmente, all’interno dei Legnanesi, i “boys”, ovvero i ballerini di fila, crescono e, nel tempo, possono acquistare peso. Un po’ come accaduto a noi” sostiene Provasio

Un’ultima curiosità,  i  costumi che tradizionalmente contraddistinguono gli spettacoli dei Legnanesi sono strabilianti …quanto costa un allestimento?
Tanto …non meno di 250mila euro” spiega Dalceri che si occupa anche della realizzazione scenografie e degli abili dello show.

Oltre ai Legnanesi, chi vi è ultimamente piaciuto a teatro?
Il Marchese del Grillo con Enrico Montesano e sicuramente Virginaia Raffaele” conclude Provasio.

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Capodanno sugli sci al Corvatsch

Capodanno sugli sci. Scandire gli ultimi minuti del 2016 e i primi del 2017 in uno dei comprensori più adrenalinici del mondo, quello del Corvatsch a St Moritz, potrebbe essere una valida alternativa o via di fuga a cenoni e tombolate. Sciare a Capodanno al Corvatsch costa meno di un cenone (37 franchi, all’incirca la stessa cifra in euro), diverte molto di più e soprattutto consente di smaltire tutte le calorie in eccesso consumate in queste ultime e impegnative giornate di festa. E in più dagli oltre 3300 metri del Corvatsch si possono ammirare i fuochi di artificio che festeggeranno il nuovo anno in tutta la regione.

Si sale sugli impianti del Corvatsch a oltre 3300 metri a partire dalle 19 del 31 dicembre e poi si può sciare ininterrottamente fino alle prime ore del mattino sulla leggendaria pista dell’Hahnensee, illuminata a giorno, che scende verso St. Moritz per ben nove chilometri con vista sui laghi dell’Alta Engadina e attraverso un bosco fiabesco. Oppure ci si può rifugiare al buffet di Capodanno alla stazione intermedia Murtèl o cercarsi un altro rifugio confortevole sulle piste del Corvatsch l’anno che sta per iniziare.

Alternative più romantiche e meno adrenaliniche della snow night al Corvatsch sono, a pochi chilometri di distanza Berghaus Diavolezza, il rifugio ristorante di montagna a 3000 metri, raggiungibile con la funivia Diavolezza da Pontresina dove per 165 franchi, comprensivi dellla funivia, si festeggia Capodanno e volendo ( e prenotando una camera) si può rimanere a dormine in quota o il  Romantik Hotel Muottas Muragl, con festa, musica live con Pascal Silva e cena con vista sui laghi dell’Engadina.

Se poi la sola e lunghissima serata di Capodanno non dovesse bastare per gli appassionati di sci Engadin St Moritz propone un’offerta davvero irresistibile soggiornando più di una notte negli hotel convenzionati si può sciare su tutti i comprensori di St Moritz (Corvatsch, Corviglia e Diavolezza) pagando solo 35 franchi al giorno, praticamente la metà della quota normalmente prevista. La scelta è illimitata: 88 piste, 3 snowpark, 58 impiani di risalita oltre all’uso dei trasposi pubblici su tutta l’Engadina. L’offerta è valida anche durante le Feste di Capodanno e i Campionai di sci (6-19 febbraio 2017) fino alla fine stagione prevista il 21 maggio.

Tra gli hotel aderenti all’iniziativa c’è anche l’Hotel Schloss di Pontresina ricavato in un  castello di fine Ottocento nel cuore dell’Alta Engadina, a soli 5 Km da St. Moritz. Dal castello, completamente ristrutturato, si ammira un panorama unico sulla Val Roseg e sui suggestivi ghiacciai della catena del Bernina. Da non perdere la spa dove ci si può lasciare guidare da una “spanner” ovvero un’esperta del benessere che può suggerire come godere a pieno di un percorso benessere.  Per chi vuole concedersi un vero e proprio sogno ad occhi aperti, sempre a Pontresina, ci si può ritagliare un soggiorno praticamente perfetto Grand Hotel Kronenhof, primo hotel del borgo. L’edificio, risalente al 1848, è stato classificato monumento nazionale e vanta saloni affrescati degni di un a reggia oltre ché una zona spa affacciata sui ghiacciai dove rilassarsi dopo le fatiche di una giornata sulla neve.