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“Alveare di Specchi” dove lo spettatore è protagonista

Il sipario del Teatro Delfino  “Alveare di Specchi”, una carrellata sul teatro che dalla tragedia greca, attraverso l’opera di Shakespeare e il dramma borghese, approda al teatro dell’assurdo del secolo scorso. “Alveare di Specchi” sarà in scena per tre repliche 11,12 e 13 novembre.

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In “Alveare di Specchi” lo spettatore è protagonista sul palco insieme all’attore, solo 70 posti a sera, la scenografia una platea vuota”  spiega Federico Zanandrea , unico interprete sul palco, per poi proseguire: “Che valore ha oggi il teatro? Qual è il suo ruolo in una società come quella di oggi fatta di tweet e foto su Instagram? C’è ancora spazio per chi si occupa di questa arte? Per noi si! Lo spettacolo racconta questo. Coglie lo spunto anche per raccontare l’importanza del pubblico, la centralità del ruolo dell’attore e cosa spinge tante persone ad intraprendere questa carriera. Il pubblico per entrare passerà dai camerini salirà nel retropalco e vedrà svelata tutta la magia del teatro però senza che questa perda tutto il suo mistero”

Federico Zanandrea, in “Alveare di Specchi”, darà voce ad alcuni dei personaggi più emblematici della storia della drammaturgia occidentale: da Edipo, al perfido Jago, arrivando a Godot, scandagliando diverse tipologie di personaggi sulla scena potrà rappresentare l’evoluzione del teatro, mettendo in luce le trasformazioni del suo linguaggio nei vari contesti storici e la sua capacità di mettersi in gioco.

DOVE, COME E A QUANTO

Teatro Delfino – Piazza Piero Carnelli, Milano
11, 12 e 13 novembre
Biglietti: 15 euro

 




L’Australia negli occhi degli impressionisti

Coogee Bay, 1888
Coogee Bay, 1888

L’impressionismo non è limitato alla Francia, e neppure all’Europa. La National Gallery di Londra sta preparando una mostra davvero inconsueta per tutti quelli che, abituati alle cicliche mostre allestite nei musei di tutta Europa e dedicate ai classici nomi dell’impressionismo, finora non sapevano che il movimento impressionista fosse arrivato perisno nell’Oceano Pacifico, in Australia dove la corrente artistica  ha sposato le aspirazioni nazionaliste del Paese.

Debutterà il 7 dicembre alla National Gallery di Londra una esposizione dedicata agli impressionisti provenienti dall’Australia: Australia’s Impressionists. Un percorso unico, quanto  meno in Europa, visto che si tratta della prima retrospettiva interamente dedicata agli impressionisti australiani.

A quiet day on Darebin Creek [Merri Creek], 1885
A quiet day on Darebin Creek [Merri Creek], 1885
Nel percorso espositivo, 41 quadri molti dei quali per la prima volta in mostra in Europa, sarà possibile scoprire l’impatto dell’impressionismo europeo sugli artisti provenienti dall’Australia tra il 1880 e il 1890 ed esplorare le contiguità che emergono dalle due diverse esperienze e tradizioni. Gli artisti che, in diverse fasi della loro carriera, avevano viaggiato dall’Austria all’Europa, si ispiravano ai lavori di Whistler e Monet, sperimentavano la pittura all’aria aperta con i differenti effetti di luce e colore e provavano nuove tecniche pittoriche.

L’esposizione si concentra sui quattro principali pittori impressionisti provenienti dall’Australia: Tom Roberts (1856–1931), Arthur Streeton (1867–1943), Charles Conder (1868–1909) e John Russell (1858–1930) ed evidenzierà il crescente senso si apparenza nazionale proprio negli anni in cui l’Australia si proclamava Federazione (1901).

 

Riddells Creek, 1889
Riddells Creek, 1889

Australia’s Impressionists è organizzata in tre sezioni principali, ciascuna delle quali esplora le connessioni degli artisti, lo stile e la vicinanza o la distanza tra tradizione europea e australiana.

Sarà possibile visitare Australia’s Impressionists fino al 26 marzo 2017. Un’occasione davvero unica per comprendere le reciproche influenze, i puti di contatto e le differenze tra Europa e Australia. Molti dei dipinti in mostra provengono infatti da gallerie o collezioni australiane. E per chi non ha in programma, almeno a breve, viaggi in Australia… quindi è proprio il caso di dire, ora mai più. Per chi invece in Australia c’è stato, un’occasione in più per scoprire l’alba del continente dove la natura ora come allora regna sovrana.

On the River Yarra, near Heidelberg, Victoria, about 1890
On the River Yarra, near Heidelberg, Victoria, about 1890

DOVE, COME E A QUANTO
Australia’s Impressionists -National Gallery, Londra

Dal 7 dicembre 2016  al 26 marzo 2017
Dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17) -venerdì dalle 10 alle 21 ( ultimo ingresso alle 20.15)

Ingresso: 7,5 sterline

 

Circular Quay, 1892
Circular Quay, 1892




Bagna cauda day e Langhe

Per un intero week end, protagonista delle tavole italiane e non solo, sarà la bagna cauda, piatto della tradizione che piemontese a base di acciughe, olio e tanto aglio. Un’occasione da non farsi sfuggire per concederis un ghiotto e rilassante fine setitmana nelle Langhe.

Dal 25 al 27 novembre si cleba infatti la quarta edizione del bagna cauda day con oltre 13 mila posti a tavola saranno riservati ai bagnacaudisti in oltre 130 locali, dal ristorante stellato alla  cantina sociale. Da non perdere poi il coraggioso “Barbera kiss” il bacio a mezzanotte” che tutti i bagnacaudisti si scambieranno in centro ad Asti e in altre piazze e nei ristoranti al termine delle serate.

Coinvolti oltre 120 cuochi nelle cantine storiche, ristoranti e vinerie dell’Astigiano, Monferrato, Langa e Roero e nel resto del mondo proporranno la loro Bagna Cauda “come Dio comanda” (tradizionale), “eretica” o “atea” (con poco e senz’aglio).  In tutti i locali aderenti il prezzo della bagna cauda sarà di 25 euro, dolce, caffe e tovagliolo d’autore (firmato  da Antonio Guarene con lo slogan “Siamo tutti nella bagna”) compresi.

L’anteprima del bagna cauda day si terrà Imperia, dall’11 al 13 novembre (con la rassegna OliOliva) per poi spostare il baricentro ad Asti. Il bagna cauda day coinvolge altre piazze di rilievo a partire da Torino, Casale Monferrato, Ovada, Costigliole d’Asti e in decine di altri paesi di Langa, del Monferrato del Roero. All’appello hanno risposto anche dall’estero: da Berlino a New York e all’Australia. Perfino l’isola di Tonga celebrerà il rito della bagna cauda.

 




Alessandro Benvenuti debutta in “Chi è di scena”

“Chi è di scena” di Alessandro Benvenuti debutta il prossimo 8 novembre al   Teatro San Babila a Milano dove rimarrà in scena fino al 13 novembre. “Chi è di scena” è stato scritto, diretto e interpretato dall’attore toscano che ha al suo fianco anche Paolo Cioni e Maria Vittoria Argenti, impegnati in un intreccio giocoso e imprevedibile avvolto in una comicità istintiva e feroce.

“Chi è di scena” è incentrato su uno stravagante uomo di teatro scomparso dalle scene improvvisamente e, apparentemente, senza un plausibile motivo da cinque anni e rintracciato, cinque anni dopo, da un giovane fan. A lui, l’uomo decide di rilasciare un’intervista per spiegare le ragioni della sua scelta. Lo invita quindi a casa sua. Testimone silente di questo loro incontro è però una giovane donna che, giacendo seminuda su una chaiselongue di spalle ai due, sembra dormire un sonno profondo.

E come spesso accade nei lavori di Alessandro Benvenuti, anche in  “Chi è di scena” quel che appare si scopre tutt’altro che vero, con una specie di doppio salto mortale drammaturgico che accompagna lo spettatore a un finale assolutamente inaspettato che gioca con leggerezza con le vicende pubbliche e private dei tre protagonisti.

“Chi è di scena”  -DOVE, COME E A QUANTO
8-13 novembre
Teatro San Babila di Milano – h 20.30; mercoledì e domenica h 15.30
Biglietti: 15 euro




“LA PELLE DELL’ORSO”, un viaggio interiore tra stupendi paesaggi

di Elisa Pedini – Arriva al cinema, dal 3 novembre, “LA PELLE DELL’ORSO”, vincitore di numerosi premi al Festival Annecy Cinéma Italien 2016, per la regia dell’esordiente Marco Segato e tratto dall’omonimo romanzo di formazione di Matteo Righetto.

“LA PELLE DELL’ORSO” è una pellicola molto paesaggistica, riflessiva, onesta, pura, schiva e scarna come i protagonisti della vicenda. Il “set-up” della sceneggiatura mette subito lo spettatore all’interno della realtà fisica e umana dei protagonisti. Le prime scene ci dicono tutto quanto c’è da sapere, per avere gli strumenti di decodifica di tutto il resto del film. “LA PELLE DELL’ORSO”,  è ambientato negli anni Cinquanta, in un paese rurale del trevigiano, ai piedi delle Dolomiti: gente semplice e laboriosa, dai volti segnati dalla fatica e che si spezza la schiena nel duro lavoro, nei campi o alla cava.

“LA PELLE DELL’ORSO”, si apre con una specie di parata in maschera e il sostrato superstizioso ed evocativo, che la anima, è ben evidente. La vita che conducono gli abitanti del paese è altrettanto chiara allo spettatore. Vengono introdotti, anche, i due personaggi principali: Pietro Sieff e suo figlio, Domenico. Il muro che divide i due s’estrinseca nei loro silenzi, nella solitudine delle loro esistenze. Dividono lo stesso tetto, ma non la vita. Da un lato, un padre, che viene trattato da tutti come una “bestia”, ingiuriato, schernito e che trova nella bottiglia il suo rifugio. Dall’altro, un figlio, molto più maturo dei suoi quattordici anni, che da una mano agli zii con gli animali, si occupa della casa e del padre. Pietro, lavora alla cava e ha un rapporto difficile col capo, Crepaz. Un giorno, un orso bruno, che vive nei boschi, entra in una stalla e uccide una mucca. È già noto alla popolazione, la quale ha un approccio, ovviamente, di superstizioso terrore nei confronti dell’accaduto e qui, ci riallacciamo all’idea che ci ha trasmesso quella parata esorcizzante, in apertura del film. L’animale non è visto come una creatura affamata, ma è “el diàol”, il diavolo, astuto e cattivo, che ormai conosce bene tutti loro e i loro fucili. La sera, all’osteria, gli uomini ne parlano. Pietro, in un moto d’orgoglio e forse, anche, per riscattare la sua persona agli occhi degli altri, scommette con Crepaz che ucciderà l’orso. Un anno di paga, se vince. Se perde, lavorerà un anno gratis. Qui, inizia la “zona centrale” di “LA PELLE DELL’ORSO”, che si svolgerà tutta nel bosco, fra paesaggi stupendi. Pietro e Domenico si trovano da soli verso l’ignoto, alla ricerca del “diàol”, ma anche dei loro demoni interiori.

Il ritmo è lento, scandito dal silenzio che viene rotto solo da brevi, lapidari, scarni dialoghi, che, riverberano perfettamente le personalità dei due protagonisti, seppur s’avverte, in realtà, l’esigenza di una maggiore dinamicità, se non d’azione, quanto meno, dialogica. Certo, tutta la situazione è ben coerente e comprensibile, date le premesse molto chiare e approfondite del “set-up”. Siamo di fronte a due personalità chiuse, schive, che non hanno molto da dirsi, perché, di fatto, non si conoscono, dunque, non possiamo, naturalmente, aspettarci che si trasformino in due garruli ciarlieri, sarebbe incoerente e poco credibile.

Altresì, va sottolineato il gioco della regia con la telecamera, che passa dalla lucida messa a fuoco sul primo piano, che ci rivela, in modo inequivocabile, i pensieri e i moti dell’anima del personaggio in quel momento; all’apertura sul paesaggio circostante. Questo sistema d’interiorizzazione ed esteriorizzazione d’un pensiero, consente allo spettatore d’inferire, non solo quanto sta avvenendo dentro la testa dei protagonisti, ma anche come questo si riverbera sulle loro azioni.

La ricerca dell’orso, alla fine, diviene una ricerca di sé e dell’altro. In questi silenzi e in quelle battute, scambiate tra padre e figlio, troviamo la catarsi dell’uno e la presa di coscienza dell’altro. Un ritrovarsi, un supportarsi, che, però, va detto, non muta, in modo molto realistico, quella che è la natura dei due protagonisti. Raramente si trova questa verosimiglianza al processo mentale umano: i due personaggi evolvono e trovano il loro modo di comunicare e il loro modo di conoscersi, senza mutare il loro carattere.

La mancanza di spettacolarizzazione, rende ancora più realistica questa pellicola, che si nutre di umanità per un verso e di paesaggi per l’altro.  La “conclusione” del film è molto rapida, come lo è stato il “set-up”, eppure, di nuovo, è l’indugio della telecamera sui volti che ci consente di capire molto più di quanto i personaggi esprimano a parole.

“LA PELLE DELL’ORSO” è, tecnicamente, un buon prodotto, solido e coerente nel suo svolgersi: il fulcro, ovvero, il rapporto padre-figlio, non viene mai perso di vista e resta sempre in primo piano. Buona, anche, l’interpretazione del cast: Marco Paolini e Leonardo Mason, rispettivamente nei ruoli di Pietro e Domenico Sieff, Paolo Pierobon, nella parte di Crepaz e Lucia Mascino, in quella di Sara.




Svizzera, città e mercatini a portata di portafogli

Con l’inaugurazione della Galleria del San Gottardo, la Svizzera è ancora più a portata di mano. Il tunnel ferroviario, il più lungo non solo della Svizzera ma del mondo, è un capolavoro tecnico che batte ogni record, con 57 chilometri di lunghezza e fino a 2.300 metri di profondità all’interno della montagna. Ma soprattutto, collega Erstfeld e Bodio in soli 20 minuti, la Galleria del san Gottardo avvicina ancora di più l’Italia alla Svizzera. A poche ore da Milano possono essere raggiunte alcune delle città più note della Confederazione Elvetica e, grazie anche a una speciale promozione lanciata in occasione dell’inaugurazione Galleria del San Gottardo (25 euro a tratta per gli Eurocity, se il biglietto è prenotato almeno tre giorni prima della partenza – promo mercatini), scoprire la Svizzera e i suoi mercatini di Natale diventa una vacanza ideale a portata di portafoglio per un week end ma non solo.

Un’occasione unica per scoprire sei gioielli della corona svizzera, Zurigo, Lucerna, Montreux, Losanna, Basilea e Berna, che in occasione del Natale diventano ancora più suggestive.svizzera-zurigo-2

 

Ecco quindi sei città e sei mercatini che vale la pena visitare in questa stagione:

  • ZURIGO, dal 24 novembre al 24 dicembre 2016: sono quattro i principali mercatini dislocati nella città vecchia, nel quartiere di Niederdorf, tra Hirschenplatz e Rosenhof; in stazione dove prende vita lo Zürcher Christkindlimarkt, che con 150 chalet e il gigantesco albero di Natale di 15 metri e decorato con più di 7000 cristalli Swarovski; sulla Werdmühleplatz la via dello shopping di Zurigo con sole dieci casette, dove tuttavia dalle 17.30 i bambini della città intonano i Christmas carol e nella scenografica Sechseläutenplatz di fronte al lago e dove non manca una pista di pattinaggio. Non solo. Durante l’Avvento, le luminarie zurighesi fanno risplendere la Bahnhofstrasse  con migliaia di led che creano nuvole e piogge di luce sui passanti.  Da non perdere, insieme con l’accensione delle luminarie natalizie fissata per  il 24 novembre alle 18, la shopping night in cui i negozi rimarranno aperti fino alle 22.

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  • LUCERNA, dal 24 novembre al 24 dicembre 2016: tradizione e design convivono nei mercatini di Lucerna. Si inizia in Stazione con il mercatino del Bambin Gesù con il suo mix colorato di dolci e cibo piccante, si prosegue con le colorate bancarelle di Franziskanerplatz, la piazza adiacente alla Chiesa francescana che si anima di luci e bancarelle per tutto il mese di dicembre,  per finire al Festival “Design Schenken” al Municipio, dove sono in vendita gli oggetti creati da designer svizzeri. Il profumo dei biscotti di cannella, del punch e del vin brulè rende l’atmosfera inebriante. Durante i weekend a dicembre e il giorno dell’Immacolata in Weinmarkt ha luogo l’Handcraft Market per chi è alla ricerca solo di oggetti fatti a mano. Da non perdere poi la pista di pattinaggio su ghiaccio davanti al KKL di Lucerna le, tradizionali manifestazioni natalizie come i cortei di San Nicola “Samichlausauszug” a Lucerna e “Klausjagen” a Küssnacht, e anche suggestive gite in battello sul Lago di Lucerna arricchiscono di emozioni il tempo che precede il Natale.  Dal 17 al 20 dicembre gruppi musicali di diverse nazionalità suonano in Kapellplatz all’interno della manifestazione “Venite”.

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  • MONTREUX, dal 24 novembre al 24 dicembre 2016. Uno scenario emozionante tra lago e montagne fa da cornice a questo mercatino, che vanta 150 chalet con prodotti fatti a mano, specialità culinarie sul lungolago e il Villaggio di Babbo Natale sul monte Rochers-de-Naye, a 2042 metri d’altitudine. Dalla stazione di Montreux, infatti, prendendo il treno a cremagliera in direzione di Rochers-de-Naye, si sale fino a Caux, dove è allestito il Villaggio di Natale. Volendo poi  si può proseguire in treno fino al capolinea di Rochers-de-Naye, alla Casa di Babbo Natale. La  magia del Natale invade anche il Castello di Chillon, raggiungibile in dieci minuti da Montreux, che si trasforma in città medievale.

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  • LOSANNA, dal 24 novembre al 24 dicembre 2016: un calendario ricco e diversificato di eventi irrompe nelle vie di Losanna. In piazza Saint-François  attorno alla Chiesa, sulla Piazza Pépinet e nel quartiere Flon  vengono allestiti 50 chalet con i tradizionali mercatini di Natale. In piazza de la Louve si può assistere a uno dei più suggestivi presepi viventi della Svizzera con tanto di mucca e asinello. E dal 20 novembre fino al 31 dicembre Losanna risplende con le installazioni luminose del Festival Lausanne Lumiéres.

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  • BASILEA, dal 24 novembre al 23 dicembre 2016 shopping natalizio nella città dei musei: il mercatino si svolge in Barfüsserplatz e in Münsterplatz, accanto alla Cattedrale. Qui, da oltre trent’anni è allestito il Basler Weihnachtsmarkt: 130 casette alpine di legno per uno dei maggiori mercatini di Natale della Svizzera. Da assaggiare i lackerli (tipici biscotti di Basilea speziati al miele), le salsicce alla griglia, i wafflen (cialde calde) oltre all’hypokras (vino e spezie…ovviamente bollente). Nelle giornate fredde si può passeggiare tra le 40 casette allestite nel mercatino di Natale della Weihnachtsmarkt Rail City Basel.  Da non perdere infine il suggestivo mercatino allestito sulla terrazza sul fiume dello storico Cafè Spritz dell’Hotel Merian da cui si può godere del panorama sul Reno e sulla Cattedrale.

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  • BERNA, dal 3 dicembre al 24 dicembre 2016 in Waisenhausplatz e in Münsterplatz, nel cuore della capitale della Svizzera, città patrimonio Unesco: fra i prodotti tipici i fiori secchi, gli oggetti in legno, le candele profumate e i gioielli.   Gli edifici della città vecchia, costruiti tra il 15° e il 17° secolo, formano lo scenariounico degli inconfondibili mercatini di Natale di Berna. Le bancarelle sulla Piazza della Cattedrale propongono soprattutto articoli artigianali, mentre a dieci minuti di distanza, sulla Piazza dell’Orfanotrofio, i riflettori sono puntati sui tradizionali articoli del mercato. Da assaggiare il sidro caldo e il pan di zenzero. D’obbligo una sosta in uno dei leggendari locali della città vecchia: il Klötzlikeller, con i suoi 350 anni di storia, o il Granaio (Kornhauskeller).

 

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Rubens conquista Palazzo Reale

Fino a fine febbraio sarà possibile scoprire Rubens e la nascita del barocco a Palazzo Reale di Milano dove è stato allestito un percorso con oltre 70 opere di cui 40 del pittore fiammingo. Non a caso la mostra, curata da  Anna Lo Bianco, è dedicata a Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco.

Proprio a Rubens, in Italia tra il 1600 e il 1608, si devono i primi segnali della nascita del Barocco in Italia. I rapporti di Rubens con Genova, Mantova, Venezia e la stessa Roma, permettono di ricostruire il filo che lega così profondamente l’artista fiammingo alla cultura italiana.

La mostra sottolinea quindi i rapporti di Rubens con l’arte antica e la statuaria classica, la sua attenzione verso i maestri del Rinascimento come Tintoretto e Correggio e la straordinaria influenza esercitata sugli artisti italiani, protagonisti del Barocco come Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco, fino a Luca Giordano.

DOVE, COME E A QUANTO Rubens e la nascita del barocco
Palazzo Reale di Milano – fino al 26 febbraio 2017

Lun: 14:30 – 19:30 – Martedì, mercoledì, venerdì e domenica  09:30 – 19:30, giovedì e sabato  09:30 – 22:30
Dom: 09:30 – 19:30
Biglietti da 12 euro




Antonio Balestra in mostra a Verona

Apre il 19 novembre 2016 al Museo di Castelvecchio di Verona una retrospettiva dedicata ad Antonio Balestra, pittore barocco veronese. Sarà possibile visitare la mostra Antonio Balestra. Nel segno della grazia fino al 19 febbraio 2017.

Verona ha voluto dedicare l’evento all’artista, Antonio Balestra (Verona, 1666 – 1740), in occasione del trecentocinquantesimo anniversario della nascita. L’esposizione presenta oltre sessanta opere – dipinti, disegni, incisioni e volumi a stampa -, provenienti da prestatori pubblici e privati, italiani ed europei.

Il precorso dedicato ad Antonio Balestra si articola in otto sezioni: attorno ad alcuni dipinti particolarmente significativi, grande spazio è dedicato al disegno e all’incisione, in modo da rivelarne la stretta correlazione e da far emergere il genio compositivo del pittore. Grande attenzione è dedicata alla grafica. La mostra Antonio Balestra. Nel segno della grazia pone infatti in stretta correlazione alcune tele esposte e stampe che attestano la diffusione e la fortuna dello stesso Antonio Balestra.

Il percorso espositivo conduce il visitatore alla scoperta di un autore, Antonio Balestra appunto, che, nato a Verona nel 1666, approfondisce la sua formazione a Roma alla scuola di Carlo Maratti tra il 1691 e il 1695 e conclude la sua vita a Verona nel 1740, dopo aver trascorso parecchi anni tra la città natale e Venezia. Qui soggiornò fino al 1718 ricoprendo un ruolo di primissimo piano nello sviluppo della pittura veneziana ed europea verso un gusto pienamente settecentesco.

DOVE, COME E A QUANTO

Museo di Castelvecchio – Verona
lunedì 13.30 – 19.30
da martedì a domenica 8.30 – 19.30
Biglietti da 7,5 euro (il biglietto di ingresso a Castelvecchio comprende la visita della mostra)

 




Le Sandrelli in scena insieme ne “Il bagno”

Stefania e Amanda Sandrelli, madre e figlia nella vita e questa volta anche a teatro,  portano in scena “Il bagno” commedia di Astrid Veillon nella versione italiana firmata da David Conati. La regia è di Grabriel Olivares. . La commedia debutterà al Teatro Manzoni di Milano il prossimo 3 novembre e vi resterà in scena fino al 20 novembre.

Una festa a sorpresa, un compleanno e “Il bagno”. Lu compie 40 anni e le sue tre migliori amiche Titti, Maria Sole e Angela hanno deciso di organizzare una festa a sorpresa a casa del suo fidanzato. Ma a sorpresa arriva anche Carmen, la madre di Lu. In una notte di follia, ubriachezza, incomprensioni e scoperte, le quattro amiche si trovano ad affrontare la verità sulla loro amicizia.

“Il bagno” prende vita, grazie al montaggio esilarante, un bizzarro vaudeville attorno a uno spazio unico   che sfrutta gli alti e i bassi emotivi delle protagoniste. “Il bagno” è un gioco di seduzione, una metafora di vita, un nascondiglio, un lavoro di introspezione e soprattutto un trattato sull’ uomo”. “Il bagno” è lo spazio dove ci si può sfogare, urlare in silenzio o piangere con lacrime sincere.

 

 

 




Andy Warhol approda a Genova

A trent’anni esatti dalla scomparsa di Andy Warhol, Palazzo Ducale di Genova dedica una grande retrospettiva all’artista americano ( 6 agosto 1928 –   22 febbraio 1987). La retrospettiva di Andy Warhol, naugurata in settimana, sarà aperta fino al prossimo 26 febbraio

 

andy-wharlol-3 Curata da Luca Beatrice e prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore, la mostra presenta circa 170 opere. Il percorso si sviluppa su sei temi: il disegno, le icone, le polaroid, i ritratti, Andy Warhol e l’Italia, e infine il cinema e copre l’intero arco dell’attività dell’artista. Con Andy Warhol si apre l’epoca dell’arte contemporanea.

 

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Andy Warhol è stato capace di intuire e anticipare i profondi cambiamenti che la società contemporanea avrebbe attraversato a partire dall’era pop, da quando cioè l’opera d’arte comincia a relazionarsi quotidianamente con la società dei massmedia, delle merci e del consumo. Nella Factory, a New York, non solo si producevano dipinti e serigrafie: si faceva cinema, musica rock, editoria, si attraversavano nuovi linguaggi sperimentali in una costante ricerca d’avanguardia. Anche nei confronti della televisione Andy Warhol manifesta una curiosità straordinaria.

 

 

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In mostra alcuni straordinari disegni preparatori che anticipano dipinti famosi come il Dollaro o il Mao; le icone di Marilyn, presente sia nella serigrafia del 1967 sia nella tela Four Marilyn, della Campbell Soup e delle Brillo Boxes; i ritratti di volti noti come Man Ray, Liza Minnelli, Mick Jagger, Miguel Bosè e di alcuni importanti personaggi italiani: Gianni Agnelli, Giorgio Armani e Sandro Chia. Un’intera sezione è poi dedicata alle polaroid.
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