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Macbeth torna in scena al Piccolo

Macbeth ha debuttato al Teatro Piccolo di Milano dove resterà in scena fino al 6 novembre.  L’opera, vera e propria tragedia nera di Shakespeare, è diretta da Franco Branciaroli.

Macbeth parla di un mondo esterno in guerra, dove caratteristiche come efferatezza e sete di sangue, al pari del coraggio, sono ritenute virtù, perché sono in grado di preservare il mondo interno della corte, una società patriarcale civilizzata regolata da leggi divine. «Macbeth sceglie di portare la violenza all’interno. Se in più – spiega Branciaroli – anche la parte femminile si snatura e prende caratteristiche maschili, allora il caos è totale. Macbeth viene “sedotto” all’ambizione dalle streghe, che storicamente rappresentano la minaccia al mondo patriarcale, e indotto all’assassinio da sua moglie, che viola il suo ruolo sociale di donna agendo come agirebbe un uomo. …  Macbeth è la tragedia del male dell’uomo, della violazione delle leggi morali e naturali e dell’ambiguità, del caos, della distruzione che ne consegue. Un rovesciamento di valori significativamente testimoniato dal canto ambiguo e beffardo delle streghe: “Bello è il brutto e brutto il bello”».

MACBETH
DOVE, COME E A QUANTO

Teatro Piccolo di Milano – 18 ottobre – 6 novembre
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30, domenica, ore 16.
Biglietti a partire da 26 euro




Villaggio di Natale Flover, una favola lunga vent’anni

Era il 2 novembre 1996 quando la famiglia Girelli tagliò il nastro del primo Villaggio di Natale in Italia: il Villaggio di Natale Flover. Un evento destinato a diventare un appuntamento atteso e a fare del Villaggio di Natale Flover il mercantino di Natale al coperto più grande d’Italia. Ogni anno per visitare il Villaggio di Natale Flover arrivano oltre 300mila visitatori. Per chi può, perderlo è davvero un peccato … tanto più che rimane aperto per quasi due mesi dal 2 novembre all’8 gennaio e raggiungerlo a Bussolengo, nei pressi di Verona, è decisamente  più comodo di molte altre mete “di stagione”.

Di ritorno da un viaggio in Germania, Silvano Girelli, si fermò a Rothenburg Ob der Tauber, sulla Romantische Straße, la strada che ha ispirato nel medioevo molti poeti e romanzieri. Ne rimase incantato, il borgo sembrava uscito da un libro dei fratelli Grimm. Ne  Pochi giorni dopo con un gruppo di collaboratori e un team di artisti e scenografi tornò a Rothenburg per catturare il fascino di questo antico borgo. Il primo Villaggio di Natale Flover aprì le porte poco dopo e iniziò a incantare con le sue atmosfere magiche e suggestive, ispirate alla tradizione nordica. Inizialmente una piccola finestra sul Natale, negli anni diventò sempre più grande, prendendo un’ampia parte del Centro Giardinaggio.

Al Villaggio di Natale Flover niente è stato lasciato al caso la scenografie e gli ambienti sono curati nei minimi dettagli e ricreano la magia delle fiabe natalizie. Per il suo ventesimo compleanno il Villaggio di Natale Flover regala una favola. L’ingresso Il viaggio nel Natale Flover inizia in una biblioteca speciale ricca di ricordi, dove grandi volumi rievocano tutte le edizioni di questo magico mondo. Dalla prima, ispirata al mercatino di Natale di Rothenburg in Germania, passando di anno in anno per le nuove ambientazioni, studiate per ogni edizione, sempre in linea con i must della stagione e con la vocazione Flover per la passione e la ricerca continua. Un viaggio nella storia accompagnato da un’esposizione di auto d’epoca grazie alla particolare collaborazione del Museo Nicolis di Villafranca di Verona, che ricorda, stanza dopo stanza l’evoluzione del Villaggio di Natale Flover. Passo dopo passo si arriva alle novità del 2016, una vera e propria fabbrica dei giocattoli.

Non solo. Il Villaggio di Natale Flover propone una vera e propria Galleria dei presepi, capanne e statuine di ogni misura e grandezza, da 3 cm a oltre un metro, disegnate e realizzate dalle più prestigiose aziende italiane, accuratamente modellate, con una plasticità giocata sull’intensità dei volti e lo studio di atteggiamenti e dettagli. Molto particolari le statuine napoletane sempre in movimento realizzare a mano in tessuto, i piccoli presepi provenienti da diverse parti del mondo o quelli creati da Martino Landi, scultore studioso di arte sacra, per chi cerca un dettaglio pregiato. La Galleria dei presepi prosegue con i più particolari villaggi americani in miniatura Lemax, dove alle rappresentazioni più tradizionali vengono aggiunte, senza limiti di fantasia, riproduzioni di scene di vita quotidiana, dal postino al trenino che passa per la città, giostre, piste da pattinaggio, sale da ballo… I villaggi Lemax sono la decorazione ideale per uffici o piccoli spazi, ma anche per creare grandi ambientazioni.

DOVE, COME E A QUANTO

Il Villaggio di Natale Flover si trova a Bussolengo (VR), in via Pastrengo 16.
Orari: aperti tutti i giorni dal 2 novembre 2016 al 8 gennaio 2017, anteprima dal 15 ottobre 2016. Orari: dalle 9 alle 19.30, con orario continuato. Unici giorni di chiusura il 25 dicembre 2016 e il 1° gennaio 2017.
Biglietto d’ingresso: 1,50 euro solo nei giorni di sabato e domenica, dal 5 novembre al 18 dicembre e l’8 e 9 dicembre 2016.

 




Antonello Fassari è in scena con L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO

Antonello Fassari e Nicola Rignanese debuttano al Teatro Carcano di Milano con L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO,  di Georges Feydeau per la regia di Roberto Valerio. L’adattamento dell’opera è firmato da Roberto Valerio e Umberto Orsini. L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO è in scena nel teatro milenese dal 19 al 30 ottobre.

L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO è una commedia amara che racconta di una società “malata” e attratta dall’erotismo, una società ipocrita che condanna in pubblico le stesse cose che si concede in privato. Le scene a cambio rapido e continuo ideate da Pietro Babina assecondano il ritmo dell’azione. Come d’uso negli allestimenti di Feydeau, l’elemento scenografico base è la porta, qui risolta con l’utilizzo di elementi modulari e componibili che permettono, grazie ad una serie di configurazioni multiple, di costruire, smontare e ricostruire a sipario aperto lo spazio scenico.

“In questi anni – spiega Roberto Valerio – un autore come Feydeau viene rappresentato spessissimo in Germania come archetipo di un teatro che pone il suo sguardo sull’imbarbarimento della media borghesia dell’Ottocento che ha portato a disastri sociali immensi. Questa ottica così moderna è la molla che ci ha spinti verso questo testo per svelare, attraverso la superficie dei meccanismi automatici di una comicità collaudata, lo scheletro di una struttura malata nel profondo. Una lunga amara risata che deve risuonare nell’animo dello spettatore come un allarme al degrado politico e sociale a cui stiamo assistendo anche nella nostra società”. Feydeau, conclude Valerio, racconta i vizi dei suoi contemporanei del 1894, che sono anche i nostri vizi. Anzi, a distanza di un secolo quei vizi si sono ingigantiti.  Clamorosamente.

L’HOTEL DEL LIBERO SCAMBIO – DOVE, COME E A QUANTO

Teatro Carcano di Milano 19-30 ottobre -da martedì a giovedì e sabato ore 20,30 – venerdì ore 19,30 – domenica ore 16,00

Biglietti a partire da  25 euro




A Verona a scoprire Picasso

Da Parigi a Verona 91 opere per scoprire Picasso, o meglio la metamorfosi vissuta dal genio spagnolo nei suoi 90 anni di vita. La mostra allestita presso l’Arena Museo Opera (AMO) di Verona dal 15 ottobre al 12 marzo racconta l’evoluzione di Picasso nella rappresentazione del corpo umano, mentre la sua arte attraversa le fasi del pre-cubismo, del Cubismo, dell’età Classica e del Surrealismo, fino agli anni del dopoguerra in cui, superando le barriere e le categorie di “ritratto” e “scena di genere”, l’artista giunge a un nuovo concetto di “figura”: quella che rese Picasso costruttore e distruttore al tempo stesso di un arte solo sua, dal fascino inesauribile. La retrospettiva veronese porpone tra le 91 opere di Picasso il Nudo seduto (1907), Il Bacio (1931) e La Femme qui pleure e il Portrait de Marie-Thérèse entrambe del 1937: Molti dei capolavori di Picasso esposti a Verona sono stati concessi in prestito dal Musée national Picasso – Parigi.

 




Autunno a Friburgo tra Oktoberfest e vendemmia

Autunno nella Germania del sud, alla scoperta dei paesaggi della Foresta Nera e delle meraviglie artistiche di Friburgo. Il periodo è perfetto. il sole è caldo, i boschi e i campi si tingono di rosso e del giallo dorato autunnale e a Friburgo si celebrano i prodotti del territorio dal vino alla birra, dalla frutta ai fiori che si possono scegliere, cogliere e acquistare direttamente nei campi lasciando il corrispettivo nelle apposite cassettine. Nel centro storico cinquecentesco di Friburgo e nei dintorni si alternano una serie di appuntamenti dedicati alla gastronomia, una Oktoberfest locale e  la  Kürbisfest di Mundenhof dedicata alla zucca.

L’autunno è anche il periodo delle Straußenwirtschaften, locande temporanee gestite dai viticoltori in fienili ristrutturati, in vecchie case di vignaioli o nelle corti, dove gustare semplici piatti, come la torta di cipolle Zwiebelwaie, le schiacciatine guarnite Flammenkuchen, il Bibiliskäs, formaggio fresco  con erba cipollina fresca, le patate arrosto con speck e cipolla o bollite, e ottimi vini di produzione propria.  Il simbolo tipico di queste Straußwirtschaften è la scopa appesa alla porta della corte a indicare che la locanda è aperta. Entrare in questa dimensione dell’ospitalità è un’esperienza unica, da provare.

 

 




“3 GENERATIONS”: UN’OTTIMA OCCASIONE PERDUTA

di Elisa Pedini – Arriva al cinema dal 24 novembre “3 GENERATIONS – UNA FAMIGLIA QUASI PERFETTA”, per la regia di Gaby Dellal. Una commedia tenera, delicata, ironica, piena di sentimento e buoni propositi, con una Susan Sarandon semplicemente divina e che da sola regge e vale tutto il film. Incantevole anche l’interpretazione di Elle Fanning e molto intensa quella di Naomi Watts. Nonostante questo, la commedia risulta incoerente e scricchiola. Peccato davvero.

Alcuni l’hanno apprezzata in sala; ma, a me, ha lasciato perplessa e non ha convinto. Troppe le contraddizioni per fare di “3 GENERATIONS” una pellicola solida. Sono andata a vedere questo film, piena di grandi aspettative, date dalla tematica trattata, decisamente coraggiosa e nuova, perché non si parla spesso dei transgender; ne sono uscita, infastidita. Una commedia dai toni troppo soffusi per far ridere, se non sporadicamente. Tuttavia, non la si può neppure definire “cinema impegnato”, nonostante la tematica, perché manca totalmente d’introspezione psicologica e del singolo e del sociale.

Ma, andiamo ad analizzare “3 GENERATIONS” per spiegare la mia posizione. Questa la trama: Ray, è un ragazzo bello, coraggioso, forte, deciso e vive con la sua mamma single, Maggie, a casa della nonna, Dolly, detta Dodo: donna eclettica, liberale, colta, raffinata e lesbica, che condivide amorevolmente la sua vita con la compagna di lunga data, Frances, detta Honey. Tuttavia, Ray, è nato Ramona e vuole intraprendere la terapia ormonale per essere, finalmente, se stesso: un ragazzo a tutti gli effetti. Per lui, è uno stop-and-go. Vuole cambiare scuola e accoglie con gran gioia l’evenienza di cambiare casa. Una nuova nascita, praticamente. Messaggio bellissimo. Si frappongono, fra lui e il suo desiderio, due cose: le remore della nonna e il fatto che la terapia richieda l’autorizzazione di entrambi i genitori, cosa che obbliga Maggie a dover fare i conti col suo passato.

Va premesso che la regista di “3 GENERATIONS” specifica: «Quando il film inizia, è già stata presa una decisione; si è già verificato un processo», pertanto, non ci si aspetta una particolare introspezione psicologica dei personaggi, perché, si presuppone, che tutti i traumi, le crisi, gli eventi drammatici, sia privati che sociali, siano stati già affrontati e superati. Difatti, all’inizio del film, vediamo Ray andare da un medico, con sua mamma e sua nonna, per parlare della cura ormonale che deve intraprendere. Ora, si presuppone, che se ne sia già parlato in casa.

Tuttavia, ecco, la prima contraddizione: Dolly non comprende. Susan Sarandon sente l’esigenza di giustificare il suo personaggio dicendo e cito: «Essere gay non significa approvare il cambiamento di sesso. Essere gay ha a che fare con l’orientamento sessuale, mentre essere transgender riguarda l’identità». È giusto e mi sta bene; ma, nel film, non trapela in modo così netto dai dialoghi post-incontro col medico. Inoltre, s’insiste molto sulla giovane età di Ray.

Da tutto ciò, mi domando: ma non era già stato tutto deciso? Se il film mette lo spettatore dentro una storia in cui «è già stata presa una decisione», allora, la posizione di Dolly, i dubbi sulla giovane età di Ray, le crisi di Maggie, sono fuori luogo. Se, invece, c’è ancora qualcosa da discutere, allora, non siamo dentro «una decisione già presa»; ma di fronte a una “decisione da prendere” e dunque, cadiamo nella mancanza d’introspezione psicologica. Cadiamo, altresì, nella superficialità d’una società che, senza colpo ferire, accetta Ray. Peccato che, la realtà sia ben altra. Certo, c’è una scena, di pochi secondi, in cui un ragazzotto infastidisce Ray, che reagisce proprio come un ragazzo, ovvero, attaccandolo al muro e cavandone un occhio nero. Peccato che, il ragazzotto in questione, sia il classico “bulletto”, che ha bisogno d’importunare la quiete altrui per trovare una misera giustificazione al suo inutile esistere e non rappresenta certo “la società”.

Volendo, comunque, passar sopra a quanto finora detto, invece, non posso ammettere la “gender inequality, potentemente professata. A mio avviso, questa, è l’unica vera rovina della nostra società, malata di preconcetti e luoghi comuni. Ad un certo punto, Ray parla di sé, affermando che s’è sempre sentito un ragazzo, che lo ha capito da quando aveva quattro anni, perché i suoi interessi non erano “da femmina, perché sognava di fare l’astronauta, o il cowboy e tante altre prese di posizione di questo tipo. Mi sembra ovvio: se avesse giocato a fare la mammina fasulla d’una qualche sorta di bambolotto, o la casalinga precoce col kit delle pulizie, o se avesse aspirato a fare la “moglie”, la “principessa”, o peggio, la soubrettina, sarebbe, naturalmente, cresciuto come la “femmina perfetta”. Tralascio ogni riferimento alla cronaca, ogni tipo d’esempio altisonante e qualunque invettiva, limitandomi a riflettere su di me. Da bimba, giocavo con le macchinine, i robot, a calcio e a “cowboys contro indiani”. A sedici anni, ero talmente allenata, che avevo le spalle d’un lottatore e ho fatto studi scientifici, eppure, sono femmina, fiera e convinta e pure etero. Io penso che, ognuno, è ciò che è, dentro di sé, a prescindere da ciò con cui gioca, da come si pettina, da come si veste, dallo sport che pratica, dagli studi che fa e dalla professione che sogna o sceglie. Nonostante il film sia basato su testimonianze dirette e sulla stretta cooperazione con transgender, purtroppo, non si riescono, neppure in questo contesto, a scardinare le ancestrali differenze sociali, basate sui “gender roles”. Concludo con altre due riflessioni. Dolly, si fa remore sul cambio di sesso di Ray, ma, non contesta e anzi sostiene, la condotta d’una figlia fragile, nevrotica, di facilissimi costumi e d’un’immoralità, che sta seconda solo alla Brooke di “Beautiful” e il paragone la dice già lunga. Ecco, personalmente, avrei accordato il massimo della fiducia a mio nipote, che, coi suoi sedici anni, dimostra idee chiare, profondità d’animo, coerenza morale e grandissimo coraggio, mentre, avrei pesantemente condannato mia figlia. Un’ultima cosa che mi ha infastidita, è il giudizio, mai esplicito, ma sottinteso, verso il padre di Ray.

Quest’uomo ha avuto la vita devastata da Maggie. Dopo dieci anni, se la vede ripiombare davanti, con la pretesa che firmi subito i documenti per la terapia del figlio. Personalmente, le avrei sbattuto la porta in faccia. Lui, invece, l’accoglie, nonostante abbia una nuova, fantastica famiglia, l’ascolta, nonostante lei sia psicopatica e giustamente, a mio avviso, chiede di capirci di più. A me, è sembrato un comportamento fin troppo responsabile.

In conclusione, l’impressione che ho avuto, di “3 GENERATIONS”  è quella d’un film senza coraggio: nel tentativo di restare politically correct e non turbare nessuno, finisce per restare superficiale, se non, addirittura, esporre il fianco ai detrattori della causa, che vuole, invece, difendere.

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Autumn Blues? In Portogallo passa

Se fuori diluvia, il cielo è grigio e il freddo inizia a entrare nelle ossa, è il momento giusto di prenotare almeno un week end in Portogallo  dove il clima è mite anche a novembre, il potere d’acquisto dà soddisfazione (un caffe e un pastel de nata in pieno centro a Lisbona costano due euro e garantiscono una pausa calda e golosa) e l’accoglienza è tanto calorosa da lasciare quasi stupefatti: nessuno invita a liberare il tavolo in fretta e furia e gli hotel, salvo imprevisti, garantiscono una disponibilità delle camere ben più ampia che in qualsiasi altro Paese.

 

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Cultura, tradizione ed enogastronomia sono tre delle principali ragioni per decidersi a prenotare un volo sul Portogallo. E se tutto questo non bastasse, il Portogallo, e in particolare la regione più a Sud del Paese, l’Algarve, è tra le meta di tendenza per il cicloturismo e il trekking grazie alla linea costiera che si estende lungo il lato meridionale del Portogallo, alle sue lunghe distese di sabbia protette da alte falesie dai riflessi dorati e nei suoi percorsi verdi caratterizzati dalla bassa vegetazione un itinerario su misura.

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Gli itinerari sono mozzafiato ma, in particolare, sono quattro a distinguersi: la Rota Vicentina, la Via Algarviana, la Grande Rota do Guadiana e l’Ecovia do Litoral, i 220 chilometri di pista ciclabile lungo la costa atlantica che collegano Vila Real de St. Antonio, al confine con la Spagna, con Cabo de Sao Vicente.

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Limoni si trasforma in una Beauty Lounge

Limoni e La Gardenia diventano beauty center con l’apertura di nuove oasi dedicate al relax e alla bellezza nei centri cittadini, le esclusive Beauty Lounge, tra cui una nel cuore di Porta Nuova a Milano (in via Fratelli Castiglioni 8) e una a Grosseto. Non solo. Le Beauty Lounge  lanciano infatti trattamenti innovativi come lo starvac che promette di diminuire il giro coscia in poche sedute. al pelle, grazie all’effetto “vacuum” (prodotto dal macchinario e al trattamento effettuato, appare subito più tonica, grazie a una ritrovata circolazione sanguigna ottimale.

La Beauty Lounge di Limoni si propone quindi come un centro con uno spazio dedicato principalmente a servizi per viso e corpo dove il personale è formato anche per l’utilizzo di macchinari  di ultima generazione che consentono di intervenire in maniera efficace ma non invasiva sugli inestetismi più comuni, come le rughe e la cellulite, stimolando i muscoli e ridonando nuova luce ed elasticità alla cute. Non manca l’area hair styling per lei e la Barberia per lui.

 




Arlecchino torna a Milano

Arlecchino servitore di due padroni apre il 25  ottobre  la Stagione  del Teatro San Babila dove rimarrà in scena fino al 30 ottobre. Firma lo spettacolo Carlo Boso che ha trasposto la celebre commedia di Carlo Goldoni nella Milano del secondo dopoguerra. In scena la compagnia Cantina Rablé. Nella parte di Arlecchino, Davi Anzalone.

La scena di Arlecchino servitore di due padroni si apre nella Milano del 1947, dove le ferite della guerra sono ancora vive e l’Italia è tutta da ricostruire. La girandola di personaggi e di trame della commedia vedono al centro Arlecchino, un reduce della campagna di Russia, che per svincolarsi da situazioni critiche, non fa altro che creare guai su guai. Arlecchino soffre la fame, mente, corteggia, ama, serve contemporaneamente due padroni, pasticcia la trama e la risolve, in un carosello fatto di lazzi, trovate di spirito e colpi di scena.  ).

 “Per questa nuova edizione dell’Arlecchino servitore di due padroni ho tenuto conto di tre fattori: il primo rispettare la forma drammaturgica utilizzata da Carlo Goldoni, il secondo riattualizzare l’opera inscrivendo l’azione drammatica in un’epoca più contemporanea, terzo far sì che il ruolo del protagonista Arlecchino sia sostenuto da David Anzalone, un attore caratterizzato da particolari capacità motorie” spiega Boso che, per quanto riguarda la scelta di  far agire i personaggi in una Milano somigliante più a una Chicago degli anni ’30 che non all’attuale capoluogo lombardo, commenta: “è stata dettata dalla necessità di creare un particolare contesto per far agire quei personaggi rappresentanti del mondo dell’imprenditoria, della finanza e degli interessi pubblici e privati che caratterizzarono la fase della ricostruzione economica e morale del Bel Paese”. Solo una volta saziata la fame il “nostro “Arlecchino potrà finalmente pensare all’amore e partecipare anche alla ricostruzione del Paese.

DOVE, COME E A QUANTO

Teatro San Babila di Milano 25-30 ottobre
martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20.30. mercoledì – domenica ore 15.30
Biglietti da 15 euro




Innsbruck, sci, mercatini e Swaroski

Non è mai troppo presto per programmare un week end a Innsbruck, nel cuore delle Alpi, per un fine settimana di shopping, sport e cristalli. Innsbruck infatti, sotto Natale, diventa un luogo fiabesco tra i numerosi mercatini che prendono vita nel borgo gotico, le tradizioni tirolesi dai canti tirolesi alla sfilata di San Nicolò fino alle corse dei diavoli e il gigantesco albero di Natale con oltre 170mila cristalli Swaroski che illuminano le lunghe notti invernali. Per gli sportivi poi dal centro storico della città si possono raggiungere in venti minuti di funicolare (realizzata dall’archistar Zoha Hadid) i 2mila metri e i nove comprensori sciistici dell’Olimpia SkiWorld Innsbruck per un totale di 300 km di piste serviti da 90 impianti di risalita.

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Innsbruck si veste a festa a partire dal 15 novembre con il via ai sei tipici mercatini e alle oltre 200 bancarelle, pieni di tentazioni dolci e artigianali: dal centro storico animato da uno dei più romantici mercatini di tutto l’arco alpino;  a Maria Theresien Strasse che ospita stand da tutto il mondo su un viale illuminato da alberi in cristallo e vista sulla catena delle Nordkette; a Wiltener Platzl fino a quello di St.Nikolaus, il quartiere più antico di tutta Innsbruck. Non manca neppure il mercatino panoramica sulla Hurgerburg, sopra Innsbruck.

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Un fine settimana a Innsbruck non può che chiudersi agli Swaroski Kristallwelten dove l’istallazione luminosa “magico mondo invernale” trasformerà, da novembre a gennaio, il giardino del Gigante in un luccicante paesaggio da fiaba. Da fine gennaio al 19 febbraio infine avrà luogo il Festival delle luci.

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