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In arrivo il Taste of Milano

È iniziato il count down per Taste of Milano che quest’anno debutta negli spazi di  The Mall in Porta Nuova  al centro della nuova area iconica di Milano, crocevia di moda, arte, tecnologia e finanza. L’appuntamento con i quattro giorni del gusto è fissato dal 19 al 22 maggio.  Tra le novità prevista da questa edizione ci sono un’area dedicata ai più piccoli,  l’ingresso libero dopo le 23 e il dj set fino alle due di notte per trasformare in un party la festa del gusto.
Saranno dieci le cucine installate all’interno di The Mall che vedranno alternarsi, nei quattro giorni dell’evento, chef e brigate da Milano e dall’Italia. La formula per gustare l’alta cucina resterà invariata: 3 portate in formato degustazione realizzate da ogni ristorante con prezzi variabili tra i 5 e i 7 ducati (un ducato corrisponde a un euro) e confermata la quarta portata, che in questa edizione rappresenterà l’icona di ogni chef, al costo fisso di 10. Ad essere protagonisti della scena saranno i milanesi: Roberto Okabe con Finger’s, Andrea Provenzani de Il Liberty, Yoji Tokuyoshi di Tokuyoshi, Roberto Conti de Il Ristorante Trussardi alla Scala, Felice Lo Basso del nuovo Felix Lo Basso Restaurant, Wicky Pryian del Wicky’s, Elio Sironi del Ceresio 7, Alessandro Buffolino di Ristorante Acanto dell’Hotel Principe di Savoia, Andrea Berton del Ristorante Berton, Luigi Taglienti del nuovo Ristorante Lume e Tano Simonato di Tano Passami l’Olio. Da fuori regione invece vedremo ai fornelli Giuseppe Iannotti di Kresios di Telese Terme (BN) e Barcellona, Terry Giacomello di Inkiostro di Parma, Angelo Troiani de Il Convivio di Roma e Christian e Manuel Costardi del Ristorante Christian&Manuel di Vercelli.

Per l’intera durata di Taste of Milano sarà poi possibile partecipare a lezioni di cucina per apprendere tutti i segreti dalle labbra degli chef con Electrolux Chefs’ Secrets un’area dotata di 24 postazioni di lavoro dotate di piani cottura a induzione di ultima generazione e piccoli elettrodomestici.

L’ingresso a Taste of Milano è di 16 euro, consumazione escluse.
Orari: giovedì dalle 19:00 alle 02:00, venerdì dalle 19:00 alle 24:00, sabato dalle 12:30 alle 16:30 e dalle 19:00 alle 24:00 e domenica dalle 12:30 alle 16:30 e dalle 19:00 alle 24:00.




WHERE TO INVADE NEXT: UN FILM CHE TUTTI DOVREBBERO VEDERE

di Elisa Pedini – Il regista premio Oscar Michael Moore arriva nelle sale italiane solo per tre date: il 9,10 e 11 maggio con il film-documentario “Where to invade next”. Al sito: www.nexodigital.it si possono reperire le oltre 200 sale che lo trasmetteranno. Pellicola molto intelligente, provocatoria, esilarante, che tutti, ma proprio tutti, dovrebbero vedere. Un’idea geniale che fa riflettere e che, finalmente, non ammorba lo spettatore con tutto quello che non va, ma, al contrario, lo porta spassosamente in giro per l’Europa per fargli capire tutto quello che va estremamente bene e di cui andare fiero e soprattutto, su cui puntare per andare avanti. Ritengo che, per esprimere al meglio questo concetto, nulla sia più significativo delle parole del regista stesso: «I media fanno già un ottimo lavoro ripetendoci ogni sera come il resto del mondo sia così brutto… io sono andato per raccogliere fiori non erbacce… conoscete già la verità, sapete già tutto, non c’è bisogno d’un altro documentario che vi dica quanto è incasinata questa o quella cosa. Dobbiamo muoverci e fare qualcosa e cercare ispirazione su ciò che potremmo essere». Credo che il suo pensiero sia molto esaustivo e non possa che trovarmi concorde. Michael Moore è un regista che non necessita di presentazione alcuna, né come professionista né come persona e Where to invade next” è esattamente come lui: vero, mordace, irriverente, genuino e incredibilmente comico. Un film decisamente da non perdere. Pertanto, vi accennerò soltanto il fatto da cui si dipana l’intera pellicola, tutto il resto ve lo lascio come sorpresa da gustarvi in sala. Ora, vi chiedo d’immaginare cosa succederebbe se le massime cariche militari americane invitassero Michael al Pentagono, chiedendogli consiglio su come gestire un’incresciosa situazione. Semplice, visti i risultati ottenuti non proprio edificanti, Michael, li invita, tutti, a perentorie, immediate dimissioni. Adesso, le invasioni, le farà lui in nome dell’America. Veste, così, i panni dell’invasore e parte con il suo corredo di bandiere americane da piantare nei territori conquistati. La sua idea iniziale è d’invadere altri paesi e di rubare loro qualcosa di diverso dal petrolio, senza sparare neppure un colpo. Pertanto, si da tre regole: 1) non sparare a nessuno, 2) non prendere neanche una goccia di petrolio, 3) portare a casa qualcosa da poter utilizzare. Sbarca in Europa. Invadendo questi paesi, gli appare, però, evidente, che sia molto meglio fare un film sull’America, senza, di fatto, girare un solo fotogramma negli States. Coraggiosamente, Michael raccoglie questa sfida e va in giro piantando le sue bandiere. Ho riso talmente tanto da avere i crampi allo stomaco e continuo a farlo, ora, nel ricordare quello che ho visto, per poterne scrivere. Un film assolutamente geniale. Attenzione a non sottovalutarlo, non è una commedia, anzi, lo definirei un documentario sugli usi e costumi di molteplici popolazioni. È un film “mondiale”, è un film su tutti noi: l’Europa e l’America. Sulla trama non vi dico altro, mentre mi piace darvi qualche indicazione sulla genesi dell’originale idea che sta dietro questa pellicola. Michael Moore comincia a nutrire interesse per questo progetto già a 19 anni, quando, si procura un pass Eurail, una tessera per gli Ostelli della Gioventù e parte alla volta dell’Europa. Vi trascorre due mesi intensi, girando per i diversi Stati e scoprendo caratteristiche ai suoi occhi straordinarie e strabilianti relativamente ai vari sistemi europei. Questi sono, dunque, i grandi segreti che stanno alla base di “Where to invade next”: uscire dagli Stati Uniti, viaggiare e soprattutto, prestare attenzione. Michael Moore ha approfondito la sua conoscenza delle varie strutture degli Stati europei, rendendosi conto che, certe realtà, erano totalmente ignote alla popolazione americana e che, se le cose stavano così, allora, era con certezza qualcosa di nuovo per il pubblico. Il regista stesso afferma: «Mi piace andare al cinema e imparare e incontrare cose che prima non conoscevo». Indubbiamente, non sbaglia, né l’idea di partenza, né l’intento: sono molte le cose che s’imparano da “Where to invade next”. Controcorrente al Michael Moore, realista e cinico, cui le tematiche dei suoi documentari precedenti ci avevano abituato, qui, ci viene mostrata la parte buona dell’essere umano. Traspaiono fiducia e ottimismo nella capacità della gente di vedere e distinguere il bene dal male, di riconoscere il giusto dallo sbagliato e di sapere chiaramente cosa va fatto e come. Due i grandi ostacoli a questa capacità: la paura e l’ignoranza, come, tra l’altro, mostra la constatazione finale del documentario e la conseguente riflessione. “Where to invade next” è ricco di acute considerazioni e spunti per meditare, tra elementi di sorpresa, comicità e grande spontaneità. Qui va sottolineata l’esecuzione, che è in presa diretta: ovvero, interviste a persone normalissime. Nessuno recita. Le reazioni sono assolutamente naturali ed estemporanee. Tutto è girato in un hic et nunc, dove ogni cosa accade in quel momento e direttamente insieme all’“invasore” Michael. Nessuna scena è stata ripetuta. Ciò che succede davanti agli occhi dello spettatore, è semplicemente quello che, spontaneamente, è accaduto o è stato detto. Facile è comprendere come da tutto questo nasca un altrettanto genuino divertimento.

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“IL TRADITORE TIPO”: DAL ROMANZO AL CINEMA, UN FILM ADRENALINICO

di Elisa Pedini – Esce nelle sale italiane domani, 5 maggio, il film “IL TRADITORE TIPO” per la regia della pluripremiata Susanna White. Il film è tratto dall’omonimo libro di John Le Carré, che ha lavorato a stretto contatto con lo sceneggiatore Hossein Amini, che è uno degli sceneggiatori più affermati del Regno Unito. Per la regista la sfida è stata quella di realizzare un film che rispettasse i canoni dello stile dello scrittore, ma che sapesse anche distinguersi, traducendosi in linguaggio cinematografico.

«L’aspettativa è alta quando si tratta di fare un film tratto da un’opera di Le Carré – afferma la White – Parte della mia sfida come regista è stata quella di apportare qualcosa di nuovo e al contempo far sì che i fan di le Carré non si sentissero traditi, ma anzi potessero apprezzare le scelte fatte per onorare un’opera letteraria molto particolare.». La regista, infatti aggiunge: «Mi ha colpito il fatto che si tratti di una storia molto moderna. Sono cresciuta con i romanzi di Le Carré e la maggior parte delle sue storie guardano al passato con buie ambientazioni, solitamente in interni. “IL TRADITORE TIPO” è, invece, un grande road movie, un viaggio attraverso cinque paesi. Si tratta di un Le Carré attuale». Le Carré è autore profondo, complesso, acuto, che crea personaggi estremamente reali e sfaccettati e trame stratificate che si prestano alla cinematografia. Il risultato è un thriller ricco di colpi di scena.

La trama de “IL TRADITORE TIPO” è complessa, è un film che va seguito col fiato sospeso dall’inizio alla fine. Si apre con una scena magnifica sul palco del Bolshoi Ballet di Mosca. Spettacolo sublime e il pubblico esplode in un applauso. Mentre cala il sipario, un gruppo di eleganti persone si dirigono dietro le quinte. Si tratta di Olga, sua figlia diciottenne Anna e suo marito, Misha, che firma alcune carte e le consegna a Nicolas Petrov, noto come “Il Principe”. Più tardi, quella sera stessa, la famiglia si dirige, in auto, a incontrare le sorelle gemelle minori di Anna. Lungo la strada, ai margini di una foresta innevata, quello che sembra un normale posto di controllo, si rivela un’imboscata e la famiglia viene sterminata. Ci spostiamo a Marrakech, in Marocco, dove, una coppia inglese sta cenando. Perry, è un uomo normale di quarant’anni, professore di poetica presso l’Università di Londra. Sua moglie, Gail, è, invece, una donna molto bella e un avvocato di successo. Sono in vacanza per tentare di salvare il loro matrimonio, in seguito al tradimento di Perry con una studentessa. L’uomo è diviso fra i sensi di colpa per l’infelicità causata a sua moglie e l’invidia che, di fatto, prova per il successo professionale, sempre più grande, della donna. Mentre Gail si assenta, Perry conosce Dima, un possente uomo d’affari russo. Da quel momento la coppia comincia a frequentare Dima e la sua famiglia. Mentre gli eventi evolvono, si dipana anche la storia di questo matrimonio, che si mostra come un’unione molto moderna. I due protagonisti non ricoprono i tradizionali ruoli di marito e moglie. Entrambi partecipano alle situazioni e vediamo le conseguenze delle loro azioni e di come queste influiscano su di loro. Vediamo come Perry, sotto l’aspetto piuttosto dimesso e pacato, sia un uomo assai diverso, in realtà. Tra partite di tennis e sontuose feste nella sua villa, Dima rivela alla coppia di essere il principale riciclatore di denaro sporco per conto della mafia russa e che le due gemelline di sei anni che sono con lui, Katya e Irina, sono le figlie di Misha, suo migliore amico, nonché collaboratore, che è stato massacrato con la sua famiglia, dopo aver trasferito i suoi conti al Principe, il nuovo boss senza scrupoli del Vory. Dima teme per la propria incolumità e per quella della sua famiglia. Per questo motivo, vorrebbe rifugiarsi in Gran Bretagna, offrendo, in cambio, informazioni segrete relative ai rapporti tra mafia russa e lo stato britannico. È a questo punto che, nel tentativo di aiutare Dima, nonché di salvare se stessi, Perry e Gail vengono catapultati nel pericoloso mondo dello spionaggio internazionale e della corruzione politica. Fra colpi di scena e situazioni mozzafiato, lascio a voi godervi il proseguo di questa storia in una Gran Bretagna molto moderna, dove anche la moralità si è trasformata in qualcosa di molto più simile a un compromesso.

“IL TRADITORE TIPO” è interpretato da: Ewan McGregor, Stellan Skarsgård, Damian Lewis e Naomie Harris.

 




Italia, Europa e India in bicicletta. A passeggio sulle due ruote

La primavera è nell’aria, l’aria frizzante, il sole e i prati dove iniziano a spuntare i primi fiori fanno subito venire voglia di spolverare le biciclette e, pedalando nel verde, andare alla scoperta di angoli d’Italia più o meno nascosti. Non occorre rivangare i mitici Coppi e Bartali per potersi godere qualche ora di relax sulle due ruote. Ormai in tutta la Penisola (per non parlare poi di Paesi come Francia, Austria e Germania in pole position nella cultura del trasporto sostenibile) si stanno diffondendo strade ciclabili o comunque percorsi a basso traffico per tutte la famiglia. L’e-bike, ovvero la bici elettrica, ha poi ampliato ancora di più l’accessibilità ai percorsi ciclabili …a giovani di tutte le età. Insomma un fine settimana sulle due ruote è un sicuro antistress, permette una full immersion nella natura e, allo stesso tempo, di apprezzare con tutta calma paesaggi e borghi pittoreschi, senza poi considerare che, in vista della prova costume, qualche giorno di attività (anche) sportiva, può rappresentare un vero e proprio toccasana.

 

LE QUATTRO CICLOVIE D’ITALIA Certo, orientarsi tra le diverse proposte non è semplice. I percorsi sono diversi e, necessariamente legati alla propria zona di residenza (a Milano, ad esempio, la ciclabile dell’Adda passa attraverso il Parco di Leonardo; chi vive a Mantova può godersi anche giornalmente la ciclabile del Mincio e a sud, infine, la valle d’Itria ha aperto numerose vie) o ai diversi interessi, sportivi, naturalistici o artistici. Ma qualche spunto per organizzare un week end sulle due ruote con la bela stagione in arrivo, può essere fornito dall’ultima CosmoBike, la fiera internazionale della biciletta di Verona, dove per la prima volta sono state premiate, da professionisti del cicloturismo, le quattro ciclovie più belle d’Italia nel corso dell’Italian Green Road Award.

L’Assisi-Spoleto-Norcia, è risultata la prima vincitrice dell’Italian Green Road Award. Si tratta di un percorso di 102 km che attraversa, in sei tappe, borghi medioevali, paesaggi incontaminati e luoghi di culto. Una via di indubbie suggestioni storiche e naturalistiche. Si parte da Assisi e, circondati da un paesaggio collinare dove predominano uliveti e vigne, si arriva alla Cascata delle Marmora, passando per il tracciato della vecchia ferrovia Spoleto-Norcia. Una vacanza senza pensieri nel cuore verde dell’Italia ciclabile che unisce sport, arte e delizie enogastronomiche, non per altro l’Umbria è la terra della porchetta e del tartufo. Si tratta di un percorso in massima sicurezza e adatta a tutti dove le pendenze non superano il 4,5%. Per informazioni e bike tour ci si può rivolgere a: Umbria & Bike (www.umbriabike.eu, 075.5067101), Gira L’Umbria (Antonella Tucci 348.8916928, info@giralumbria.it), La Spoleto Norcia (Luca Ministrini, 320.2895750, info@laspoletonorciainmtb.it)

Al secondo posto si attesta la ciclabile Cortina-Venezia, una via verde di 191 km che nasce nel Parco Regionale delle Dolomiti d’Ampezzo sotto le famose tre Cime delle Dolomiti. Dopo aver percorso i primi 50 km sul sedime della vecchia ferrovia fino al lago di Santa Croce, tra boschi e sentieri, si prosegue nel territorio veneto fino ad approdare alla città lagunare. Il percorso è interamente segnalato permette di scoprire scenari suggestivi e alcuni dei borghi più caratteristici del territorio come Belluno, Bassano del Grappa Asolo nota anche come la città dai cento orizzonti, Treviso, fino ad arrivare, dopo aver pedalato lungo il Sile, all’incanto di Venezia. Per esplorare la ciclovia, ci si può rivolgere a Fun Active Tours (www.funactive.info, 0474.771210) e a Simonetta Bike Tours (334.5487382 www.simonettabiketours.it)

Al terzo posto del podio infine si posiziona la Cycling Riviera è un percorso adatto a tutti, dove il mare è protagonista. La pista ciclo-pedonale del Parco Costiero Riviera dei Fiori si snoda per i 24 km della vecchia linea ferroviaria tra Ospedaletti e San Lorenzo a Mare. Il percorso è stato studiato per regalare comfort, benessere e divertimento senza troppi pensieri. Sul percorso sono presenti cinque punti di ristoro per una meritata pausa relax ed è inoltre presente la galleria museo che celebra la storia della Milano-Sanremo. Per organizzare la giornata, si può fare riferimento al sito www.cyclingriviera.com dove sono riportati anche i diversi punti di noleggio delle bici (contatto: 349.4916209) presenti lungo il percorso.

L’Italian Green Road Award ha infine assegnato una menzione speciale per la via Claudia Augusta, ovvero la ciclabile che dall’Italia sale in Germania, percorrendo la via ampliata dall’imperatore Claudio tra il porto adriatico di Altinum al Danubio. L’itinerario ciclistico fa rivivere l’antica via culturale e commerciale e dell’impero romano e offre, agli intrepidi che si vogliono avvicinare a questo itinerario, un incredibile varietà di paesaggi, borghi e, ovviamente, un varco alpino. Il percorso dalla Germania all’Adriatico lungo la via Claudia Augusta è particolarmente amato dai cicloturisti tedeschi per cui la pista è al secondo posto tra le migliori ciclabili europee. L’Italian Green Road Award, in particolare, di questo colossale itinerario, ha preso in considerazione la Valle dell’Adige. Si tratta della pista nota come “Ciclabile dell’Adige” che corre, parallela al fiume, nel cuore della valle a sua volta circondata da montagne. Si parte dal lago di Resia (Curon, in provincia di Bolzano), lungo la Val Venosta fino a Merano e Bolzano e quindi attraverso la val d’Adige fino a Trento. La ciclovia si snoda per 208 km di emozione pura tra boschi, prati, vigneti e frutteti, dove predomina il paesaggio fluviale che assicura una immersione nella natura. Grazie al suo andamento da Nord a Sud, il percorso lungo l’Adige è caratterizzato da una leggera discesa. Numerosi e capillari i servizi a disposizione dei ciclisti. Da non perdere infine le soste golose tra una tappa e l’altra a base di canederli, polenta e vino. Dal 23 al 15 maggio, volendo, si potrà percorrere la via con Augustour, una manifestazione cicloturistica organizzata in tre tappe e in compagnia dove ogni partecipante è invitato a godersi il cammino andando al proprio ritmo, fermandosi dove vuole e usufruendo di alcuni servizi dell’organizzazione (trasporto bagagli, transfer e ristori). Per informazioni: Bike&More: 0471 272659; www.augustour.it

UNO SGUARDO OLTRECONFINE Le Alpi di Kitzbühel in Austria possono essere rappresentare una valida meta per gli amanti delle passeggiate su due ruote, anche elettriche. Il paesaggio di montagna è unico e suggestivo: le Alpi di Kitzbühel si estendono a nord dal Wilder Kaiser al Parco Nazionale Alti Tauri, e a sud dalla Zillertal fino alla Valle di Saalbach a est. Già dalla primavera, sia in quota che a la valle, l’offerta dei percorsi per escursioni a piedi, in bicicletta e mountain bike è vastissima. L’area offre centinaia di km di piste ciclabili e sentieri di montagna che invitano all’attività sportiva all’aria aperta, vie verdi da cui godere, senza lo stress del traffico cittadino, della bellezza del paesaggio alpino. La regione, in effetti, è una delle più grandi destinazioni e-bike al mondo con una vasta rete di stazioni di noleggio e ricarica delle batterie che garantisce sempre il servizio. Tra le gite da non perdere e alla portata di tutti, vi sono il giro del lago Pillersee e i percorsi che attraverso la valle Brixental e che toccano le suggestive località di Kirchberg, Schwarzsee e, appunto, Kitzbühel. Per superare il giro della “Coppa del mondo “, da St. Johann, Schwendt e Kössen bisogna avere una buona condizione. Per chi comunque preferisse evitare ogni sforzo, gli impianti raggiungono comunque le località più suggestive dell’area, come l’Hohe Salve da cui si gode di una delle più belle viste panoramiche del Tirolo. Qui ci si può concedere una pausa golosa presso la Gipfelalm Hohe Salve, una terrazza panoramica che ruota. Le Alpi di Kitzbühel offrono i infine un’altra ragione per dedicarsi all’attività all’aria aperta: le delizie gastronomiche preparate dagli chef membri dell’associazione KochArt, un gruppo di ristoratori che cucina esclusivamente con i prodotti contadini locali, di origine controllata e riconoscibili sui menu. Non serve portarsi appresso la propria attrezzatura sportiva. Persino per le bici elettrice a Kitzbühel c’è solo l’imbarazzo della scelta tra alberghi e negozi che affittano le due ruote più adeguate al proprio livello di forma fisica.

UNA META ESOTICA Mai pensato di andare in bici in India? No, probabilmente. Eppure, dopo aver passato giorni e giorni a visitare templi, fortezze a antichi castelli, ma soprattutto immersi nel caos delirante del traffico delle città asiatiche tra vacche, tuk tuk e camion colorati, l’oasi di Keoladeo Ghana National Park apparirà come un vero e proprio paradiso. La località, ancora completamente nascosta al turismo di massa, si trova nel Rajastan, a Bharatpur, ed è facilmente raggiungibile da Agra. Il parco Keoladeo (una delle incarnazioni di Shiva) è un’ex riserva di caccia reale e prende il nome da un tempio situato al suo interno, tappa è assolutamente consigliata per chiunque sia interessato alla cultura locale. Il bramino che si occupa del tempio, delle scimmie, dei cervi, delle tartarughe e anche dei gatti (vegetariani esattamente come il bramino) è sempre disponibile a scambiare quattro chiacchiere con i viaggiatori di passaggio. Quest’oasi naturalistica di incredibile suggestione è stata dichiarata Patrimonio Unesco ed è considerata una delle riserve principali al mondo per l’allevamento e la riproduzione degli uccelli. Nei suoi 29 chilometri quadrati trovano infatti rifugio, anche alle zone paludose, più di 360 specie di cui molte rare. La bici è il mezzo migliore per visitare il parco in tutta la sua estensione, rilassarsi, trovare il proprio punto di osservazione preferito e, finalmente, prendersi una boccata d’ossigeno dopo i faticosi itinerari nella terra dei re. Le bici, funzionali, si affittano all’interno del parco.




La Filetteria Italiana, un nuovo indirizzo per i foodies

La Filetteria Italiana è il nuovo angolo di paradiso per tutti i buongustai, o almeno per i buongustai non vegetariani. Il concept del locale, una novità per il territorio italiano, ha aperto le porte in pieno centro a Milano, a Brera, nell’area più bohèmien della città e propone solo filetti di ogni tipo di carne, provenienti da allevamenti selezionati e certificati.  L’indirizzo è di quelli da non perdere, in via Legnano 18, e si cena a partire dai 20 euro ovviamente la cifra sale qualora si vogliano provare tagli di filetto più blasonati quali il Kobe (proposto a 55 euro), il bufalo o il bisonte (entrambi a 40 euro), o il cammello (a 36 euro).  La Filetteria Italiana nasce da un’idea di Edoardo Maggiori che ha deciso di  concentrarsi sul più pregiato dei tagli di carne realizzando un ristorante dall’ambiente e dall’animo internazionale.

Ogni filetto, servito con le cotture classiche preferite dal cliente, è accompagnato da una serie di salse squisite proposte a rotazione secondo stagione, tra le 50 ideate dallo chef Sammy Assandri. Come la teriyaki con zenzero (fatto marinare una notte intera), la fumè (affumicata, con miele e olio di sesamo), la yakiniku (peperoncini dolci, olio di sesamo e pomodoro), la Susanna (a base di pepe rosa macerato per diverse ore in una crema di panna pastorizzata dallo chef), l’ottomana (a base di melanzane, cipolle di Tropea e olive taggiasche), la salsa verde spumosa, la fonduta valtellinese o la riduzione di aceto balsamico aromatizzata al cipollotto, tanto per citarne alcune. Verdure di ogni tipo, ma anche funghi porcini, funghi shitake, di stagione, arrostite grigliate e trifolate fino alla crema granulosa di cavolfiori, sono solo alcuni esempi dei tanti contorni tra cui scegliere per esaltare i pregiati filetti. Per ben cominciare non mancano entrée a base di tartare speciali condite con zola e tartufo o con rosmarino e capperi, così come per chi non rinuncia al dolce una lista dei golosi dolci (sempre preparati dallo chef) come la mascarponata al lampone, il liquiriziamisu o la nuvola bianca al Macha.

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“La vita non è un film di Doris Day” in scena al Teatro San Babila

“La vita non è un film di Doris Day” si prepara a debuttare al Teatro San Babila di Milano. L’irriverente commedia, scritta da Mino Bellei  e diretta da Claudio Bellanti, andrà in scena dal 6 al 15 maggio. Protagoniste sul palco  tre grandi interpreti Paola Gassman, Mirella Mazzeranghi e Paola Roman. “La vita non è un film di Doris Day” è spettacolo i centrato su da tre amiche che, alla soglia dei 70 anni,  scelgono proprio il giorno di Natale, il giorno tradizionalmente dedicato alla famiglia e ai buoni sentimenti, per dirsi improvvisamente tutto quello che, per quieto vivere, hanno preferito tacere nei decenni di amicizia precedenti.  Quelli che vanno in scena sono  infatti degli auguri un po’ insoliti, che degenerano fino a diventare al vetriolo. Le tre amiche finiscono, infatti, per rivelarsi senza alcun pudore tutte le scomode verità a lungo celate.  E’ proprio qui che  “La vita non è un film di Doris Day” rivela tutta la sua provocatoria freschezza e la sua dissacrante energia.

“La scelta di mettere in scena “La vita non è un film di Doris Day”, nasce dal desiderio di rendere omaggio all’intelligenza con cui la drammaturgia italiana ha saputo e sa affrontare le questioni profonde dell’esistenza umana” sostiene Bellanti che poi aggiunge: “La commedia di Bellei, attraverso la divertente, dissacrante, provocatoria conversazione di tre vecchie amiche, affronta nodi esistenziali profondi, filtrati da un umorismo esilarante e una ironia feroce”.

DOVE E QUANDO
Teatro San Babila di Milano
martedì – giovedì – venerdì – sabato ore 20.30
mercoledì – domenica ore 15.30




Settanta volte Sette, un musical inedito in arrivo a Milano

E’ in arrivo a Milano Settanta volte Sette – The drama, un nuovo musical prodotto da VivaVoce Produzioni e scritto da Marisa Della Pasqua che ne cura anche la regia, con le musiche e le liriche originali di Maurizio Desinan.   Settanta volte Sette è atteso al debutto, in prima nazionale, dal 21 maggio al Teatro Delfino di Milano.

Sul palco un cast di 16 attori professionisti accompagnati da una band che eseguirà dal vivo tutte le musiche originali dello spettacolo. Il tema centrale in Settanta volte Sette è la forza del perdono che riesce a sconvolgere e a cambiare la vita non solo di chi lo riceve ma anche di chi lo concede.

DOVE, COME E A QUANTO

Dal 21 al 29 maggio. al Teatro Delfino, Piazza Piero Carnelli, Milano
Biglietti: 20 euro

 




Un week end nella Valle della Loira sulle orme di Leonardo

Proprio 500 anni fa Leonardo da Vinci lasciava l’Italia con tre tele (la Gioconda, Sant’Anna e San Giovanni Battista) per trasferirsi alla Corte di Francesco I di Francia, ad Amboise, dove vivrà i suoi ultimi tre anni  di vita nel vicino Castello del Clos Lucé. E la Francia ha deciso di celebrare questo anniversario con tre anni di festeggiamenti e rievocazioni, un’occasione unica per organizzarsi un week end lungo fuori porta e, sulle orme di Leonardo, andare alla scoperta della Valle della Loira,  patrimonio dell’Unesco, dei antichi castelli (Chambord, Chenonceau, Chinon,  Villandry, Tours, Azay-le-Rideau … ) e dei suoi giardini fiabeschi.  D’altro canto la Valle della Loira è meta ideale in primavera e la si può percorrere, grazie alla fitta rete di ciclabili (tra i primi percorsi proposti in ambito europeo) anche sulle due ruote: 800 km di piste verdi che attraversano campi e boschi e portano, sempre a una destinazione fiabesca.

Per celebrare degnamente il genio italiano di Leonardo, si può iniziare il tour proprio al Castello di Clos Lucé dove si possono visitare le stanze di Leonardi e sono riproposti in scala alcuni modelli di alcune delle sue più celebri invenzioni. La costruzione in mattoni rossi e di tufo fu costruito su fondamenta gallo-romane durante il regno di Luigi XI e diventò la proprietà di un favorito del Re, Etienne-le-Loup, ex cuoco. Completata nel 1490 da Carlo VIII, la dimora riceve una cappella aggiunta all’ala occidentale, offrendo così un oratorio ad Anna di Bretagna, giovane sposa del re Carlo VIII. Quin nell’aprile del 1516, dopo anni di peregrinazioni, giunge Leonardo che trova nel castello del Clos Lucé la sua prima dimora personale. Il castello, raggiungibile oltre che in bici e in auto, anche in treno e mezzi pubblici (Stazione ferroviaria Tours – St Pierre des Corps,  20 km dal Clos Lucé) e aereo (aeroporti d’Amboise Dierre a 15 km o Tours a 25 km), è appetto dalle 9 alle 19 (nei mesi estivi l’orario è prolungato fino alle 20). L’ingresso per gli adulti costa 14 euro.
Altra tappa fondamentale per ripercorrere le orme di Leonardo è il Castello Reale di Amboise dove appunto risiedeva la corte di Francesco I,  committente di Leonardo. Amboise nasce come fortezza medievale per poi trasformarsi in una residenza reale sotto i regni dei Re Carlo VIII e Francesco I (fine XV – inizio XVI secolo) che si circondano di letterati e artisti. Nella cappella di Amboise riposa Leonardo da Vinci che riposa nella cappella del castello. Il Castello è raggiungibile anche dalla Stazione ferroviaria TGV (Tours-Saint-Pierre-des-Corps) a 20 km dal castello o tramite il collegamento  (Sncf) fino alla stazione ferroviaria di Amboise. L’ingresso costa 10,9 euro.
Infine, una terza e ultima tappa per un week end dedicato a Leonardo non può che essere presso il Castello rinascimentale di Chambord, icona e meraviglia del rinascimento francese e vero e proprio castello delle fiabe in mezzo auna foresta.  Chambord nasce dal sogno di Francesco I. Nessuno conosce il nome dell’architetto di Chambord, ma questo capolavoro sembra essere inspirato dagli schizzi di Leonardo, soprattutto per quanto riguarda la famosa scala a doppia rivoluzione. Chambord è un castello dalle proporzioni perfette che provoca un sentimento di maestosità, un’armonia nei volumi e le decorazioni, assolutamente da non perdere. Il Castello si raggiunge anche in treno da Parigi (fermata Blois poi navetta Blois-Chambord da maggio ad agosto) ed è aperto dalle 9 alle 19. L’ingresso costa 11 euro.

LE INIZIATIVE IN ONORE DI LEONARDO

Le celebrazioni iniziano a giorni presso il Castello di Clos Lucé con la nona edizione de “L’Univers de la Création”  (dal 28 aprile al 20 maggio 2016) con la Corea del Sud come Paese ospite.
Un appuntamento annuale con gli  eredi di Leonardo da Vinci. Il castello del Clos Lucé accoglie grandi artigiani d’arte coreani e francesi che testimoniano l’eccellenza del savoir-faire in svariati settori, come la ceramica, l’arte dei ventagli , della seta e dei tessuti in genere, la coltelleria e la creazione di maschere.

A giugno segue la mostra  “Dal Clos Lucé al Louvre, i tre capolavori di Leonardo da Vinci” – 18 giugno -31 dicembre 2016
Realizzata con il concorso di diversi esperti, fra cui il professor Carlo Pedretti, presidente onorario del Comitato Scientifico, e di Alessandro Vezzosi, Commissario della mostra, questa mostra ha l’obiettivo di celebrare il quinto centenario (1516-2016) di un evento decisivo nella vita di Leonardo e per la storia dell’arte: il genio-artista lascia infatti Roma per Amboise e si stabilisce al Manoir del Cloux, oggi Clos Lucé. La mostra mette in luce il ruolo fondamentale che i tre dipinti di Amboise hanno avuto all’apogeo dell’arte di Leonardo. E mostra il fenomeno del mito Leonardo attraverso cinque secoli. Mito che prende origine proprio al Castello del Clos Lucé e cresce progressivamente fino all’esposizione dei dipinti al Museo del Louvre, ricostruendo i percorsi delle opere fra Valle della Loira e Parigi grazie a prestiti di diversi musei.

A settembre infine si terrà Festival Europeo di Musica Rinascimentale -23, 24 e 25 settembre 2016Dal 2005, il Festival celebra Leonardo musicista e interprete di talento, invitando gli ensembles più prestigiosi. L’ edizione 2016, inserita negli anni leonardeschi, è dedicata ai giovani talenti.

Al Castello Reale di Amboise  invece ogni domenica alle 11.30, dall’8 maggio al 15 settembre, si potrà prendere parte a visite guidate espressamente dedicate a Leonardo.

Non solo. Dal 15 aprile al 15 novembre presso il Castello di Amboise si terrà Studio Leonardissimo. Sull’esempio di Leonardo, che ad Amboise disegna il castello reale nel 1517, i visitatori sono invitati a cercare l’ispirazione nei panorami d’eccellenza dei giardini che dominano la Loira. A disposizione di artisti e visitatori cavalletti e tele di grande formato, e ogni creazione viene condivisa sui social per eleggere l’artista del mese e di ogni stagione.

A maggio si terrà la Festa del paradiso, un appuntamento ispirato alle feste rinascimentali italiane con esibizione di artisti di strada, laboratori di introduzione alla musica e alla cucina dell’epoca.

In estate, (luglio e agosto nelle notti di mercoledì e sabato oltre ad alcune date supplementari) infine prenderà vita presso il Castello di Amboise un nuovo spettacolo storico notturno, La Profezia di Amboise, che ricostruisce la storia della corte agli albori del Rinascimento, creato dallo scenografo Damien Fontaine.

 




Bertamè un garage che si trasforma in ristorante

Bertamè è  la storia di un meccanico della vecchia Milano e, allo stesso tempo, è anche la storia di un ragazzo appassionato di sport e di cose belle, che si mette prima in gioco per creare un concept store e poi per reinventare il futuro  di una vecchia trattoria di quartiere, con un pergolato incorniciato da un glicine secolare, che riprende vita grazie al sogno di due ragazzi che guardano al futuro con il gusto per i sapori

Bertamè è la storia di Lorenzo Bertamé e riunisce, sotto un solo nome, tre anime: un garage, un concept store e una trattoria dove i vecchi sapori sono reinventati alla luce di una cucina che coniuga tradizione e innovazione. Un marchio che nasce in un garage e arriva fino in tavola, trovandosi perfettamente a suo agio e lavorando ad alti livelli in ognuna di queste realtà.

È il 1981 quando la piccola auto officina Bertamé apre i battenti in via Lomonaco, traversa di Viale Lombardia, in Città Studi a Milano. Un riferimento per gli abitanti del quartiere, che nel corso degli anni hanno stabilito un rapporto familiare con il proprio meccanico di fiducia. Come spesso accade, Roberto Bertamé non manca di insegnare un mestiere al figlio Lorenzo, classe 1972, cresciuto tra il rombo dei motori.  Lorenzo rileva l’attività nel 2004 e , in poco tempo, il garage diventa  una sorta di spa per le automobili.  Gli affari vanno bene e, se Lorenzo fosse stato un tipo di quelli che si accontentano, non avrebbe nemmeno notato i locali vuoti lasciati dalla banca fallita all’angolo, con quelle belle vetrate che si affacciano sul trafficato viale Lombardia. Invece Lorenzo rileva i locali e li trasforma in un open space, “Be More, dove dare una sbirciatina agli accessori per auto e moto, ma anche oggettistica, dipinti, pezzi d’arredo di design, fino ad arrivare a capi d’abbigliamento e bijoux.

Dal design alla cucina spesso il passo è breve, non solo per quanto riguarda la mise en place della tavola. Affascinato della manualità e dalla cura artigianale di ogni genere di prodotto e grande cultore della qualità della materia prima, Lorenzo Bertamé ha potuto recentemente rilevare i locali di una storica trattoria in via Lomonaco, che ha appena riaperti i battenti, dopo un accurato lavoro di ristrutturazione.

La Trattoria Bertamé si configura come un luogo intimo e familiare, che racchiude in sé tutto l’amore la tradizione e per la cura dei dettagli con la freschezza di un design raffinato. Punto forte del locale è sicuramente il giardino d’inverno, situato sotto un pergolato incorniciato da un magnifico glicine secolare, che per tutta l’estate si configurerà come un ambìto angolo di pace al riparo dal caos cittadino.

Lorenzo Bertamé ha lavorato in prima persona alla ristrutturazione del locale, supportato da Marcello Baroli, che nel 2011 ha fondato MBM Extreme Designer, unendo la pratica dell’attività agonistica relativa all’ambiente motociclistico con quella di interior. Bertamé ha poi affidato le chiavi della cucina a Uriel Manuel Cosi, giovanissimo chef  cresciuto tra il Messico e gli Stati Uniti che ha studiato per la Tattoria Bertamè un menù fatto di pochi piatti ben selezionati, in cui la qualità della materia prima la fa da padrone: il Tartufo di San Giovanni D’Asso, la Composta di Cipolla di Cannara o la Bottarga di Orbetello.  Tutto è rigorosamente preparato al momento, a partire dal pane. Manuel rivisita la cucina tradizionale con il tocco sapiente dello chef, che sa aggiungere una nota esotica ed inaspettata in ogni piatto, da cui emergono chiaramente la sua passione e la dedizione per questo lavoro. Già con 30 euro si può sperimentare una cena sotto il pergolato. A pranzo la Trattoria Bertamè offre soluzioni anche più convenienti.

 




A Lipsia per il Wave-Gotik-Treffen

Un’invasione di costumi dark, maschere horror, abiti ottocenteschi e volti tenebrosi arriva a Lipsia dal 13 al 16 maggio 2016 per il Wave-Gotik-Treffen, il celebre festival dedicato alla cultura gotica che quest’anno festeggia il primo quarto di secolo. Potrebbe essere questa un’occasione da non perdere per scoprire, in un week end di primavera, la cultura e la tradizione racchiuse nella capitale della Sassonia.

Il Wave-Gotik-Treffen nasce nel 1992 con un primo raduno organizzato nell’Eiskeller, un locale di Lipsia. Allora i partecipanti in abiti scuri e crinoline erano all’incirca due mila. Oggi sono almeno dieci volte tanto. Da allora infatti il Wave-Gotik-Treffen è cresciuto in modo esponenziale raccogliendo adesioni da parte dei fan della cultura gotica di tutto il mondo.

Oggi, arrivati alla sua 25esima edizione, il Wave-Gotik-Treffen è un evento da non perdere e che coinvolge l’intera Lipsia. Lipsia è pronta vestirsi a festa con un programma ricco di manifestazioni e concerti. Sono oltre 200 gli artisti che si esibiranno per l’occasione in città, a partire dalla Moritzbastei, antico edificio del 1551 e oggi il centro culturale più famoso di Lipsia. Il programma del Wave-Gotik-Treffen include anche le rappresentazioni delle opere di Wagner, il balletto del Requiem di Mozart, concerti di musica da camera e il musical Dracula di Bram Stoker.   Fin dal suo inizio il Wave-Gotik-Treffen è stato comunque molto più di un festival musicale. Chiunque può rivivere l’atmosfera gotica sulla piazza del mercato medievale al Pagan Village, assistere a rappresentazioni teatrali insolite, spettacoli cinematografici o partecipare a pic-nic in costumi vittoriani nei parchi. Anche i più famosi simboli della città come la Gewandhaus, il Museo Grassi, l’Alte Börse, l’Opera di Lipsia e la Chiesa di San Tommaso ospiteranno iniziative del festival gotico.

La sede principale dell’evento resta però l’Agra-Messegelände, a nord di Lipsia vicino al polo fieristico GrassiMesse, con le sale per i concerti, un’area per il più grande mercato gotico con merce da tutto il mondo, una zona ristorante e uno spazio espositivo per mostre d’arte.