Arrivare nel cuore dell’Australia, il leggendario Red Centre, non è né comodo né economico. Ma gli scenari che si aprono su Uluru (Ayer Rock) e Kata Tjuta (The Olgas), le imponenti rocce mistiche venerate dagli aborigeni, ripagano di tutto. Anche del “circo” in cui si è oramai trasformata la località (Yulara) dove la gestione di tutte le strutture alberghiere fa capo a una sola società così come la stragrande maggioranza delle escursioni che si possono fare nell’area e dove i pulmini passano ininterrottamente per tutta la giornata a raccogliere le migliaia di turisti che ogni giorno si riversano nella località per poi portarli alle varie destinazioni.
La strada per arrivare a Uluru è lunga, da qualsiasi parte dell’Australia ci si imbarchi verso il suo “centro rosso”, occorre calcolare almeno un paio di ore di volo, se poi si attraversa il deserto sulle quattro ruote è meglio prevedere un viaggio di qualche giorno. da Alice Springs, la città nel deserto, la distanza per il cuore rosso australiano è di 450 km, da Darwin, capitale del Northen territory, in cui ha se de la stessa Uluru, si arriva addirittura a 2mila km di distanza. Ma per chi ha vissuto nel mito di due film iconici come “Picnic ad Hanging Rock” di Peter Weir (chiedendosi poi per anni il significato della fine) e “Priscilla la regina del deserto” di Stephan Elliot, un viaggio in Australia non poteva escludere Uluru dovesi perdono le ragazze di Weir e riappaiono, in una sorta di giochi di specchi, le tre drag queen di Sidney in trasferta nel bush, l’infuocato deserto australiano (in realtà le ragazze di Weir si perdono su un massiccio vulcanico dello stato del Victoria mentre la scena finale è girata a King’s Canyon, Watarrka National Park, a 310 km di macchina da Uluru, ma per i ragazzini italiani che tra gli ’80 e i ’90 guardavano estasiati queste prime immagini del continente … si tratta di distinzioni talmente sottili da non essere percepite).
Un viaggio quindi da intraprendere a tutti i tutti costi anche a costo di dividere un minuscolo sgabuzzino spacciato per camera con tre cinesi ciarlieri (all’Outback Pioneer Lodge, struttura fatiscente ma che la sera offre musica dal vivo e una enorme griglia dove far cuocere le proprie bistecche in compagnia), di svegliarsi all’alba pur di vedere il sole sorgere su Uluru e Kata Tjuta, di pagare l’equivalente di due giornate lavorative pur di partecipare al rito super turistico, ma non per questo meno suggestivo, di “The Sound Of Silence” la cena sotto le stelle dell’emisfero Sud in mezzo al nulla e di non arrendersi neppure di fronte alla pioggia battente: dopotutto la pioggia nel deserto non capita tutti i giorni! Che fortuna essere lì nel solo giorno all’anno in cui, in media, piove. Cambiano i colori e le pareti verticali del monolite diventano d’argento grazie a una miriade di cascate e ruscelli formate dalla pioggia. E dopo un giorno di pioggia il deserto si risveglia con nuove piante e fiori in un vortice di colori e profumi.
Emozionante, suggestivo, magico, maestoso. Gli aggettivi non bastano per descrivere questi scorci di deserto dove la roccia del monolite e le 36 cupole di Kata Tjuta prendono letteralmente vita. Da lontano appaiono già con tutta chiarezza i giochi di luce sulla superficie delle imponenti rocce che sembrano letteralmente catapultate, per magia o per opera di extraterrestri, nell’enorme cuore rosso australiano. Dall’ocra, all’oro, al bronzo, al rosso acceso fino addirittura al viola e al nero, a secondo dell’ora e della stagione, i colori esplodono su queste superfici di soli 380 metri di altezza (sopra la superficie, sotto la profondità del monolite raggiunge i 7 km) e 9 km di circonferenza grazie all’elevata percentuale di ferro contenuta nel massiccio. Ma, avvicinandosi, le stesse rocce si trasformano e mostrano lati nascosti, caverne, pozze d’acqua, sorgenti, colorazioni diverse nella roccia, pitture rupestri, canaloni, creste oltre a incredibili fenomeni erosivi che danno origine a disegni e sculture su quella superfici che, da lontano, appariva liscia e uniforme.
Dal 1987 Uluru è stata inserita dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’umanità e da ottobre 2019 non sarà ufficialmente più possibile scalarla in rispetto alle tradizioni aborigene (di fatto è già impossibile: o per il vento, o per la pioggia o per il sole, ogni giorno c’è un motivo diverso a sostegno del divieto). Ma non serve scalare la montagna per respirare la magia del monolite caduto dal cielo e delle 36 cupole che si stagliano a breve distanza.
SUGGERIMENTI IN PILLOLE
Yulara è collegata perfettamente alle maggiori destinazioni australiane. Ma se si ha tempo e modo, attraversare il deserto in macchina ha un altro sapore e fascino
L’ingresso di tre giorni al parco costa 25 dollari australiani e, se non si hanno mezzi propri per muoversi in autonomia si può prendere parte a un tour organizzato o comprare una sorta di abbonamento autobus che consente di raggiungere Uluru e le Kata Tjuta a orari prestabiliti, ma per il resto in assoluta libertà (Uluru Express due giorni costano 220 dollari australiani, tre 250). Da non perdersi il giro completo del monolite. Anche perdersi tra le 36 cupole di Kata Tjuta nella Valle del Vento ha il suo fascino…meglio però se non piove. Entrambi i percorsi sono alla portata di tutti. Basta avere tempo
A Yulara tutto è carissimo … ma è il viaggio della vita. Basta non pensarci troppo
Se si può, ci sono diverse formule di campi tendati nell’outback che offrono una sistemazione decisamente più affascinanti rispetto a molte delle strutture di Yulara. Gli australiani hanno un’ottima organizzazione nei campeggi, nessun timore. Rispetto poi all’Outback Pioner Lodge che, per quanto riguarda le camere condivise è un campeggio solo più costoso, quantomeno nei campi tendati si può sperimentare un’esperienza diversa, maggiormente a contatto con la natura (e non degli autobus che circolano ogni quarto d’ora) e affacciarsi su un palcoscenico stellato indimenticabile
Prenotare in anticipo il Sound of Silence è consigliabile (costa 199 dollari australiani): la cena super turistica nel deserto con vista su Uluru e su Kata Tjuta, seguita da un osservatorio davvero speciale sui cieli dell’Emisfero Sud, è molto ricercata … e dormendo a Yulara, in genere, una o due notti, perderla sarebbe un peccato. Non capita tutti i giorni di poter vedere le stelle così vicine e in un simile scenario.
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