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Luca Barbareschi è “L’anatra all’arancia”

Luca Barbareschi e Chiara Noschese conquistano la scena del Teatro Manzoni di Milano dove dal 12 al 29 ottobre danno vita a “L’anatra all’arancia”: una commedia entrata di diritto nella storia del teatro. In scena oltre a Barbareschi, che firma la regia, e a Noschese, ci sono anche Ernesto Mahieux, Gerardo Maffei e Margherita Laterza che animeranno l’ingranaggio del testo sostenendo il ritmo e la vorticosa energia dello spettacolo con la precisione di una partitura musicale. Lo spettacolo è tratto dal testo “The Secretary bird” di William Douglas Home, poi adattata dal celebre autore teatrale francese Marc Gilbert Sauvajon. Del 1973 è un’edizione rimasta storica, diretta e interpretata da Alberto Lionello al cui fianco recitava Valeria Valeri. Celebre è anche la versione cinematografica che vantava l’interpretazione di Ugo Tognazzi e Monica Vitti, nei panni della coppia protagonista con la regia di Luciano Salce.

“L’anatra all’arancia” è una bellissima storia universale di un uomo e di una donna e di come il protagonista si inventi un modo per riconquistare la moglie che lo ha tradito e che amava, architettando un piano per dimostrarle che lui è il suo unico amore anche dopo 25 anni” racconta Luca Barbareschi secondo cui si tratta di un testo con la stessa potenza di Chi ha paura di Virginia Woolf?’” ma che, a differenza del testo di Albee, ha una struttura narrativa molto divertente, che aiuta a veicolare concetti profondi con la risata”.

Gilberto e Lisa sono una coppia sposata da venticinque anni. Più che dal logorio della routine, il loro ménage è messo in crisi dalla personalità di lui, egoista, egocentrico, incline al tradimento, vittima del proprio essere un clown che finisce per stancare chi gli sta intorno. Esasperata, Lisa si innamora di Volodia, tutto l’opposto del marito, un russo di animo nobile, un romantico sognatore che ha scelto di trascorrere la sua vita in Lucania. Punto sul vivo, Gilberto studia una strategia di contrattacco e organizza un week-end a quattro, in cui Lisa e il suo amante staranno insieme a lui e alla sua attraente segretaria, Chanel Pizziconi, un misto tra scemenza e genialità. Il tutto sotto gli occhi di un sempre più interdetto cameriere. L’imprevedibile piano di Gilberto, che al principio sembra sgangherato, è ricco di imprevisti e colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo istante.

“L’aanatra all’arancia” porta in scena una vicenda leggera e piacevole che conquista lo spettatore con la simpatia dei personaggi, le soluzioni effervescenti e i dialoghi e irresistibili.

 

“L’anatra all’arancia” DOVE, COME E A QUANTO

12-29 ottobre – Teatro Manzoni di Milano
Alle 20.45 e di domenica alle 15.30
Biglietti: da 23 euro


 

 

 

 




“Musica ribelle” crea un ponte con gli Anni ’70

“Sai chi era Victor Jara?” è la domanda che il sessantanne Hugo, l’alter ego nella finzione di Eugenio Finardi,  rivolge a Lara93 e che racchiude l’essenza di “Musica ribelle”: il confronto tra generazioni apparentemente e inconciliabili e separate da quarant’anni di storia ma che, in fondo, se imparano a comunicare possono trovare molti punti di incontro. A iniziare dalla musica, la musica contro o appunto la “Musica ribelle”  quella “che ti ti dice di uscire che ti urla di cambiare di mollare le menate e di metterti a lottare”.

Il musical, diretto da Emanuele Gamba,  in scena fino a domenica 8 ottobre al Teatro Nuovo di Milano è prodotto da Todomodo e Bags Entertainment  e nasce  dalla scelta precisa di scrivere e realizzare uno spettacolo sulla musica e sulla testimonianza artistica Eugenio Finardi.

La scena si apre su una Milano contemporanea dove Hugo affitta un  vecchio scantinato da tempo in disuso a una “crew” di giovani rapper, graffittari, dj capitanati da Lara93 alle prese con la preparazione di un un rave notturno. Come spiega Hugo in realtà il suo è stato quasi un messaggio lanciato nello spazio alla ricerca di un “Extraterrestre” che potesse condividere la passione per la musica e la voglia di sognare ancora. Nello scantinato Lara93 scova i diari di Hugo che  portano la lancetta indietro al ’73 quando la stessa cantina era il covo di un collettivo politico, la sua sala prove, la sua stamperia, la sua radio libera “Nebbia” che appare e scompare e i concerti al Parco Lambro che, in un gioco di citazioni, avevano visto protagonista proprio lo stesso Finardi.  Le storie dei due protagonisti, corrono in parallelo. Sette anni per il collettivo e le storie di utopia, amore e impegno politico dei suoi protagonisti, mentre la violenza cede il posto al sogno di una rivoluzione pacifica,  sette giorni per Lara93 e il suo mondo di fuoriusciti del sistema,  dal cleptomane, alla vegana, alla narcisista.

La forza dello spettacolo è quella di non rimanere relegato all’effetto nostalgia, che pure sarebbe stata una via piuttosto semplice da seguire anche solo legando le prime canzoni di Finardi, quelle che hanno caratterizzato maggiormente il decennio della protesta. Sono infatti riproposti dal vivo, riarrangiati da Emiliano Cecere e Alberto Carbone sotto la supervisione di Finardi, “Dolce Italia”, “Trappole” “Patrizia”, “Diesel”, “Un uomo”,
“Extraterrestre”, “La radio”, e le immancabili “La Forza dell’Amore” e “Musica ribelle”  tra sonorità che vanno da quelle
rock-prog originarie degli anni ’70, a sconfinamenti d’n’b, techno, ma anche ballate e medley. Nessuna nostalgia e nessun buonismo. La violenza, le droghe, gli abusi ieri come oggi non sono nascosti e tratteggiano personaggi a tutto tondo.

“Musica ribelle” prova a far dialogare  i giovani degli Anni ’70 con i nuovi Anni ’20, trovando numerosi punti di incontro. D’altro canto, come spiega Hugo, i sogni non terminano nello spazio di una generazione anche quando questa stessa generazione ha in parte tradito l’utopia a cui aspirava quarant’anni fa e di cui ha lasciato eredità artistiche ancora attuali. Magari cambia il modo. gli strumenti a disposizione e probabilmente anche mode e musica,  ma la ricerca della felicità, anche se relegata temporaneamente in uno scantinato, non tramonta e neppure il sogno di realizzare le proprie aspirazioni artistiche, musicali o meno.

“Ho sempre pensato che la creazione di questo specifico racconto per il palcoscenico presentasse dei livelli di complessità molto alti: due epoche da raccontare, sette anni e sette giorni, un unico spazio scenico, un cast impegnato in doppi ruoli, la musica dal vivo con band da integrare nella fabula, la volontà di muovere i corpi con un linguaggio fisico inedito per il nostro teatro musicale, un immaginario video da far vibrare con la musica” ha commentato Gamba per poi aggiungere: “Una complessità che alle volte è sembrata insormontabile ma che poco alla volta si è rivelata lo strumento
necessario e ineludibile per raccontare la complessità della vita e delle relazioni di dieci giovani, uomini e donne in lotta per la determinazione di un futuro degno di essere vissuto”. Una complessità che, secondo il regista, “Musica ribelle” scioglie in una verità semplice: ”  che in ogni epoca e ad ogni latitudine uomini e donne abbiano un bisogno pressoché unico, il bisogno di curare paure e debolezze con quella che Eugenio chiamò “la forza dell’amore”.

Applausi al cast numeroso e coinvolgente  in cui il talento scorre a fiumi. Tra i protagonisti in scena per “Musica ribelle” spiccano le voci di Arianna Battilana, in scena con le stampelle per un incidente capitato pochi giorni fa, Luca Viola  e di Federico Marignetti, già nel cast di “Spring Awakening”  e di “Romeo Giulietta” e vincitore lo scorso anno del premio Persofone come miglior attore emergente.

E per chi come me  è stato solo sfiorato dagli Anni ’70:  Victor Jara, citato in “Musica ribelle”, era un artista cileno ucciso nel settembre del 1973 nei giorni del colpo di Stato di Pinochet.  Un artista che ha pagato la ribellione sulla propria pelle e un delicato cantautore che vale la pena di cercare e ascoltare su youtube, magari partendo proprio dalla commovente “Te recuerdo Amanda” citata e cantata in “Musica ribelle”.

 

“Musica ribelle” DOVE, COME E QUANDO
Fino all’8 ottobre al Teatro Nuovo di Milano h 20.45 e domenica alle 15.30
Biglietti da 25,8 euro

 




Al Liberty di Verona tra arte e musica e torte

Verona non è certo la città più fresca dove trascorrere un week end estivo, ma se si resiste al caldo e alla moltitudine di turisti stranieri che ogn giorn invndono la città veneta,  l’esperienza è di quelle che rimangono impresse nella memoria.  La città racchiusa tra Adige e mura è un incanto tra percorsi canonici, dalla “Casa di Giulietta” all’Arena fino a Castel Vecchio, e nuove proposte culturali come quelle periodicamente allestite al museo della Gran Guardia e al Museo della Lirica di Verona (dove fino a settembre va in scena Toulouse Lautrec, La belle époque) e la sera la città esplode con spettacoli di musica, danza e teatro.

L’ideale è arrivare con calma di venerdì, così da prendere confidenza con la città, i suoi complicatissimi mezzi pubblici (la sera e nei week end cambia la numerazione degli autobus) e magari concedersi uno spritz a Piazza delle Erbe circondati da due millenni di storia cittadina, dalla Madonna Verona di età romana che sormonta la fontana, ai palazzi medioevali, fino alla rinascimentale Torre dei Lamberti e al barocco fiorito di Palazzo Maffei. Un giro per le vie del centro tra la sciccosissima via Mazzini, dove sono radunate tutte le griffe più note a livello internazionale, il Liston con i suoi ristoranti che si affacciano sull’Arena, Piazza dei Signori, Porta Borsari, Via Cappello con l’arcinoto balcone di Giulietta  e Corso Sant’Anastasia, tra storia, arte, poesia e locande, lascia senza fiato. Se poi ci si sposta verso l’Adige, le caratteristica via Sottoriva (letteralmente sotto la riva dell’Adige), oltre alla bellezza dei portici e alle costruzioni medioevali, offre  una  miriade di osterie per  proseguire il giro prosecco e spritz o piuttosto dedicarsi a qualcuna delle specialità località: risotto all’amarone, baccala e polenta, forse non molto estivi ma sicuramente gustosi, accompagnati da vini locali come  Bardolino, Valpolicella, Soave e Amarone. Per un’occasione particolare, magari romantica,  il  Confusion in Ponte Nuovo 9  può essere una valida alternativa: un ambiente eclettico e ricercato dove il minimalismo è bandito e la cucina è una fusione di sapori mediterranei e orientali, la cifra è adeguata al posto. Si respira invece l’aria del borgo verso San Zeno, raggiungibile costeggiando l’Adige da Castel Vecchio. Qui, dopo una visita doverosa e assolutamente imperdibile all’omonima chiesa, dove troneggia sull’altare la pala del Mantegna e dopo una pausa relax nel chiostro, abbondano locali e baretti ben frequentati con tavoli all’aperto, atmosfera vivace  e meno turisti che nel resto di Verona. L’ingresso a San Zeno costa 2,5 euro ben spesi, con un po’ di più, 6 euro ci si assicura l’ingresso a Sant’Anastasia, una pinacoteca dove si ammira perfino Pisanello e non solo, San Fermo con la sua volta a carena dove  sono dipinti schiere di santi  e il complesso formato da Duomo e Battistero con una fonte battesimale del XII (spesso purtroppo utilizzata come poggia bottiglie dai turisti stranieri). Particolarmente interessante la visita alla Tomba di Giulietta non tanto per il sepolcro in sé custodito e attribuito alla sfortunata amante, in quella che, secondo le ricostruzioni avrebbe potuto essere il Monastero di Fra’ Lorenzo, quanto per il museo degli affreschi conservati nel museo circostante: si tratta infatti dei dipinti che trionfavano sui palazzi nobiliari di Verona (abbattuti per ragioni diverse, spesso per proteggere la città dalle piene dell’Adige). Simili affreschi  danno l’idea della meraviglia che un viaggiatore dei secoli scorsi poteva provare entrando nella “città dipinta”. Qualche affresco si vede ancora oggi sui muri dei palazzi storici, soprattutto in Piazza delle Erbe, non sarà come un paio di secoli fa ma la sensazione di meraviglia che imprime Verona è comunque una costante,  anche per altri motivi.

Soprattutto se di sera ci si lascia trasportare dalla dolce vita, tra teatri, spettacoli in Arena e, volendo, il divertimento di una “Night is Magic” nella vicina Gardaland dove fino a venerdì 14 luglio, ogni sera, dalle 21.00 alle 23.00, piazza Valle dei Re, cuore del Parco, si trasforma in una gigantesca pista con uno spettacolare DJ set.

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In città si può scegliere tra le 48 serate previste in Arena per la 95° edizione dell’Opera Festival (tra cui tre serate di Gala, compreso Roberto Bolle, e cinque titoli d’opera dove spicca la nuova edizione del Nabucco di Giuseppe Verdi che porterà l’opera in pieno Risorgimento italiano e la innovativa Aida de La Fura Dels Baus- prezzi a partire da 21 euro), concerti pop (renato Zero, Elisa, Fiorella Mannoia) e musical (La febbre del Sabato Sera) sempre in Arena, la stagione al Teatro Romano, la rassegna Teatro nei Cortili e una nuova versione itinerante di Romeo e Giulietta, sia in italiano che in inglese, a cura del Teatro Stabile del Veneto. Gli spettatori verranno accolti nel Piccolo Teatro di Giulietta con un aperitivo di benvenuto alle 20.30 e saranno poi accompagnati in un viaggio attraverso le piazze più belle della città e al Teatro Nuovo stesso.

Un indirizzo ideale per visitare la città è quello del B&B Liberty ( 333 158 4501) di Via Volturno 11, un’oasi di pace a pochi minuti dal centro (raggiungibile con l’autobus 41 o 10/15 euro di taxi dall’Arena). Dopo un’intera giornata passata immersi nella folla vociante (e spesso maleducata) dei turisti stranieri, il Liberty appare come un miraggio: a gentilezza e la calorosa accoglienza dei proprietari, il caffè sempre a disposizione degli ospiti e la doccia con cromoterapia preparano alla notte veronese nel migliore dei modi. Qui, in una villetta liberty di inizio ‘900 con giardino e piscina, ognuna delle camere preparate per gli ospiti ha una diversa personalità: l’oro delle camere in mansarda dedicate alle figlie dei proprietari e raggiungibili da una spettacolare scala di vetro,  il letto a baldacchino e il bonsai della “Romantica”, i mobili storici della “medioevale” e gli affreschi della “piccola” (che peraltro piccola non è). Ogni dettaglio è curato e  le creazioni artistiche del proprietario, Sergio, arricchiscono e personalizzano la struttura che così acquista una freschezza ancora maggiore. Davanti alle brioche alla nutella e alle torte preparate da Nicoletta per la colazione, gli ospiti della struttura  si trovano spesso a parlare della serata precedente in Arena o delle fiere che, periodicamente, trovano spazio nella vicina Fiera di Verona (a iniziare dal VinItaly per finire con il CosmoBike). Si fa amicizia e a volte di caffè in caffè non cis si accorge neppure del trascorrere del tempo. Per i più sportivi il Liberty mette a disposizione anche delle biciclette con cui  girare in città. Per tutti gli altri il consiglio è quello di lasciare la macchina parcheggiata in quest’area, dove il parcheggio è sicuro e gratuito, e muoversi con i mezzi (magari prendendo subito nota degli orari…Verona non è Londra!) … Spostare la macchina in centro costa caro e, alla, fine non è detto che si trovi posto nelle immediate vicinanza. Un’ospitalità a cinque stelle a prezzi accessibili.




Rigoletto, il castello di Mantova prende vita in Arena

Entrati in Arena a Verona per la messa in scena del Rigoletto, il primo colpo d’occhio è la fedele riproduzione del Castello di Mantova che prende vita sulle gradinate dell’Anfiteatro preceduto da grandi pannelli in cui sono riproposti gli affreschi della “Camera degli Sposi”.  Ed è subito magia, un incanto che riporta ad altri luoghi ed altre epoche. L’allestimento è certo ultratradizionale forse un po’ antiquato volendo, ma per una volta, è bello non doversi soffermare sui significati reconditi di scelte artistiche peculiari e lasciarsi trasportare dalla musica di Giuseppe Verdi, dalla tragica storia del Rigoletto, il buffone di corte “esternamente difforme e ridicolo-  nelle parole di Verdi -, e internamente appassionato e pieno d’amore”,  e dall’immenso spettacolo realizzato per il Festival per questa nuova stagione, considerata quella della rinascita dopo le difficoltà finanziarie che, lo scorso anno, avevano fatto temere il peggio.tn_0207_Rigoletto_FotoEnnevi_032_20170701

credito: ©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona
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La regia è di Ivo Guerra, le scene di Raffaele Del Savio ed i costumi di Carla Galleri. Sul podio Julian Kovatchev. In scena il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat (1 – 6 luglio), già vincitore di numerosi concorsi internazionali e, con il Rigoletto, al suo debutto in Arena, che si alterna nel ruolo con  Carlos Álvarez (14 e 19 luglio) e Leo Nucci (27 luglio), Rigoletto per eccellenza tanto che, solo a Verona è stato buffone alla Corte del Duca di Mantova per 45 volte. Il ruolo Duca di Mantova è di Gianluca Terranova (1 e  27 luglio), Francesco Demuro (6 luglio) e Arturo Chacón-Cruz (14 e 19 luglio), mentre Gilda è interpretata da Elena Mosuc (1 luglio), Jessica Pratt (6/7), Ekaterina Siurina (14 e 19 luglio),  e Jessica Nuccio (27 luglio).

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La lettura del regista Ivo Guerra  è fedele al libretto e prende ispirazione dalla prima rappresentazione areniana di Rigoletto del 1928, come omaggio ai grandiosi allestimenti dei primi festival lirici. L’allestimento de Il Rigoletto di Guerra è andato in scena per la prima volta nel 2003, per essere e poi ripreso nel 2004, nel 2008 e nel 2013. Raffaele Del Savio riproduce sulle gradinate areniane l’aspetto rinascimentale della città di Mantova, incorniciando i ricercati costumi cinquecenteschi ricreati da Carla Galleri. Da 1928 in poi in Arena sono stati comunque ben 10 gli allestimenti del Rigoletto, per un totale di rappresentazioni che, già ora, sfiora le 100 rappresentazioni. Si tratta, in effetti, della settima opera più rappresenta nell’anfiteatro  romano e sempre con un enorme successo di pubblico: sabato 1 luglio sulle gradinate non c’era un posto libero e c’èe da scommettere che il sold out sarà bissato nelle prossime repliche. D’altro canto lo stesso Verdi parlava del Rigoletto come della sua “opera migliore”. Il titolo, insieme a Il Trovatore e a la Traviata, appartiene alla triologia popolare dell’autore di Busseto ed è assolutamente godibile per un pubblico non solo di melomani. Al di là delle voci, e in particolare di quelle di Enkhbat  e Terranova, il Rigoletto entrata  un’opera nella memoria collettiva di ogni italiano che ne conosce ogni dettaglio della storia , di nascosto, ne canticchia e arie più note da “Bella figlia dell’Amore” a “Vendetta tremenda vendetta”.   Senza poi considerare che lo spettacolo in Arena è travolgente tra l’allestimento grandioso della Mantova Rinascimentale, i costumi da Oscar e l’uso massiccio e coreografico di comparse, coro e balletto.

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credito: ©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona
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Purtroppo ci sono solo altre quattro opportunità per assistere, in Arena, al Rigoletto che è proposto per la 95° edizione dell’Opera Festival, il 6, 14, 19 e 27 luglio alle 21.00. I biglietti per le gradinate partono da 22 euro. Insomma è un’occasione da non perdere:

 

 

 

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Coming Soon…Mary Poppins

Ancora poco mesi e, per la gioia di chi è cresciuto convinto dei poteri magici di “un poco di zucchero” e di “supercalifragilistichespiralidoso”,  Mary Poppins approda nei teatri italiani. L’attesa è alle stelle. Da anni Mary Poppins raccoglie successi in tutto il mondo con sold out entrati nella storia del West End e di Broadway, ma questa è la prima volta che il musical tratto dai libri di P.L Travers e portato sugli schermi, nel 1964, da Walt Disney con Julie Andrews nel ruolo della tata, approda sui nostri palcoscenici. Il d-day è fissato per il 13 febbraio 2018 presso il Teatro Nazionale di Milano. Alla regia Federico Bellone, supervisore musicale Simone Manfredini e le coreografie saranno di Andrew Wright. Il cast è ancora sconosciuto, anche se  tra i migliori protagonisti del musical italiano non mancano coloro che, negli ultimi anni, si sono propositi per una eventuale messa in scena di Mary Poppins nei nostri teatri. Già da ora è prevista in ogni caso un’audizione nazionale.

Il musical è stato co-creato da Cameron Mackintosh  con un libretto firmato da Julian Fellowes, Mary Poppins ha un’indimenticabile colonna sonora di Richard M. Sherman e Robert B. Sherman con nuovi brani e testi aggiunti per la trasposizione teatrale dai compositori George Stiles e Anthony Drewe (entrambi vincitori dell’Olivier Award). Disney Theatrical Productions e Cameron Mackintosh supervisioneranno ogni aspetto anche della versione italiana del musical prodotta da La produzione di Mary Poppins è firmata da WEC – World Entertainment. La produzione originale di “Mary Poppins” ha debuttato nel West End nel 2004 e a Broadway nel 2006. Lo show è andato in scena anche in Australia e Nuova Zelanda e una versione tour ha girato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Lo spettacolo è stato visto da più di 11 milioni di persone.




Mamma Mia! Torna con Luca Ward e Sergio Muniz in versione kolossal

Torna a teatro Mamma Mia!. La  scintillante nuova produzione è firmata da Massimo Romeo Piparo che porta sulla scena anche mare, sabbia e barche. E così,  mentre in estate i teatri cittadini vanno in vacanza Mamma mia! debutta e va in tournée nei più scenografici palcoscenici italiani … quelli vacanzieri: dal Forte a Santa Margherita di Pula (14-15 luglio)  allo Sferisferio di Marcerata (22 agosto).  Il debutto è previsto il 7 e l’8 luglio al Teatro Romano Antico di Ostia Antica.

Nel ruolo dei protagonisti, Luca Ward, Paolo Conticini e Sergio Muniz e Sabrina Marciano, punta di diamante del musical italiano, reduce dall’affermazione nei panni della maestra di danza nell’acclamato Billy Elliot, mentre la giovane Sofia sarà interpretata da Eleonora Facchini, classe 1992, che ha superato le affollatissime audizioni sul palco del Sistina.

Accanto a loro anche Elisabetta Tulli e Laura di Mauro nei ruoli delle scatenate amiche del cuore di Donna, rispettivamente Rosie e Tanya, Jacopo Sarno alias Sky, un cast di oltre 30 artisti e l’Orchestra diretta dal Maestro Emanuele Friello, posizionata all’interno della scena.

“Mamma Mia! è uno di quei musical che si sogna un po’ tutta la vita, soprattutto chi come me è cresciuto sulle note degli Abba”, spiega Massimo Romeo Piparo, aggiungendo che questo Musical non solo sarà “il titolo dell’estate e quello che anche quest’inverno per due ore ci farà sentire al mare”, ma farà scoprire al pubblico” uno spettacolo super femminista in cui le donne sono le vincitrici assolute. Un favola in cui a vincere è l’Amore con la maiuscola, quello di una figlia per il proprio Padre, e l’ineguagliabile amore di Mamma”. Mamma mia! girerà l’Italia in lungo e in largo, in un grande tour che dall’estate – passando per prestigiosi festival estivi come La Versiliana, Catonateatro, Forte Arena, Follonica Summer Festival, Rassegna delle 11 Lune di Peccioli – arriverà fino ai mesi invernali. Tra i punti di forza dello spettacolo l’ambientazione tecnologica e sorprendente con oltre 9 mila litri di acqua  di mare in scena, un vero bagnasciuga e, perfino, una barca ormeggiata. Rispetto alla versione ufficiale, il Musical ideato da Piparo preferisce allo stile ‘minimal’ inglese una messa in scena più ricca e spettacolare.

Mamma Mia! torna quindi sui maggiori palcoscenici italiani con una inedita versione interamente rinnovata e creata da un team esclusivamente italiano, che ha realizzato tutto lo spettacolo, dalla regia alle scenografie, dalle coreografie ai costumi, traducendo integralmente i dialoghi e le 24 canzoni degli Abba suonate dal vivo dall’orchestra e tradotti in italiano. Un grande allestimento che unisce le nuove tecnologie alla magia meccanica del teatro, una storia leggera ma non banale, ironica e delicata, che racconta l’amore maturo accanto a quello giovanile, indagando grandi sentimenti come il rapporto tra madre e figlia, l’amicizia e il coraggio, ma soprattutto una commedia che, attraverso due donne straordinarie, celebra la ricerca della felicità anche a costo di sfidare le convenzioni.

 




In Expo si vola con il Festival del Volo

di EXPerience Milano 2017. Per la tre giorni dedicata al volo non mancheranno  appassionanti gare aerostatiche, voli frenati in coloratissime mongolfiere ad aria calda e i maestosi palloni a gas, piper, alianti, enormi aquiloni fino ai 18 metri dalle forme più svariate, i laboratori, i “bubble football”, i droni, le esposizioni di aeromobili, i simulatori di volo, oltre al corollario enogastronomico e alla sfilata di auto d’epoca.  Non solo. Il 2 giugno alle 18.00, il Festival  del Volo ospiterà Davide Van De Sfroos.

Da segnalare poi la mostra che illustra la storia del volo, dall’aerostatica alle donne nello spazio, che in uno dei tre giorni di kermesse vedrà la partecipazione di un astronauta italiano di fama mondiale.  La mostra storica illustrerà un viaggio meraviglioso, ripercorrendo gli scenari incantevoli delle prime esplorazioni, dal primo  volo organizzato dai fratelli Montgolfier, ai fantascientifici ed entusiasmanti racconti di Jules Verne, fino alle incredibili imprese dei giorni nostri, con il giro del mondo in pallone senza scalo di Bertrand Piccard.

Cuore dell’esposizione sarà la sezione legata alla storia dei “giganti più leggeri dell’aria”, con antichi oggetti esclusivi provenienti da collezioni private. La rassegna verrà organizzata in collaborazione con i principali musei aeronautici italiani come Volandia, Vigna di Valle, Museo Caproni di Trento e con altre “raccolte”, dal Vittoriale all’Aeronautica Militare. Saranno esposti inoltre quadri, stampe d’epoca, suppellettili di fine Settecento ispirate alla moda “au ballon” e la più completa collezione italiana di medaglie con soggetti aerostatici.




Caramanico Terme, il benessere nella terra di Celestino V

 

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Caramanico Terme è un piccolo angolo di paradiso immerso nel Parco Nazionale della Majella ancora, per fortuna, celato agli occhi die più che raramente si spingono in questo territorio a due ore da Roma.  La distanza da Pescara è di soli quaranta km, ma una volta arrivati a Carmanico Terme sembra di entrare in una dimensione parallela: un piccolo borgo isolato e gentile dalle case di pietra completamente fuori dal tempo e circondato da una natura selvaggia. Non è un caso che proprio questo territorio, sia stato per secoli terra di eremiti che, nella natura, traevano forza e ispirazione.  Il più noto? Celestino V, il Papa del gran rifiuto che, tornato Fra Pietro Angelieri ha cercato rifugio in questa natura, oggi come quasi mille anni fa,  dalla struggente bellezza, dominata da aspri dirupi, picchi, praterie e e da boschi di faggi e frassini, modellati dalla roccia. Ma sul territorio, si contano una cinquantina tra eremi e antichi santuari, rifugio, nel corso dei secoli di mistici, ma anche di briganti e partigiani.

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A Caramanico Terme si arriva inerpicandosi da Pescara su una strada che attraversa gli Appennini, tra minuscoli borghi in pietra e boschi di querce e faggi. La strada, come si usa ormai dire, è “sfidante”, curve a perdifiato, ma con la bella stagione può essere perfino divertente percorrerla sulle due ruote. E soprattutto, una volta arrivati a destinazione, a Caramanico,  lo scenario è di quelli che aprono il cuore: il verde accecante dei boschi e il profumo delle ginestre in fiore che coprono la montagna danno le vertigini mentre lo sguardo vaga nel susseguirsi di montagne che si perde nell’orizzonte e su cui si staglia, maestoso, il profilo a panettone della Majella. Caramanico Terme si protende, con le case del borgo antico serrate su un crinale roccioso, verso la Valle dell’Orta, in un suggestivo susseguirsi di monti, fiumi e lievi ondulazioni con una profondità di scenario che mette i brividi. E, mentre l’orizzonte da Caramanico Terme spazia, senza trovare ostacoli, sull’infinito  le stradine del centro storico corrono ripide verso la parte bassa dell’abitato, dividendosi in vicoli e gradinate, aprendosi in piazzette incorniciate da palazzi e da chiese monumentali medievali.

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In questo borgo medioevale, confluiscono acque termali miracolose dai nomi decisamente evocativi, acque sulfuree e antiossidanti (“La Salute”) e acque diuretiche (“Pisciarello”) che aiutano a depurare l’organismo dalla frenesia quotidiana. Acque in cui immergersi, da bere, da inalare e alla base di prodotti mirati che, sapientemente applicati, purificano e rigenerano la pelle. Trascorrere un week end rigenera, ma una vacanza più lunga può ritemprare mente e fisico in vista dell’autunno. L’offerta non manca tra hotel a tre e a quattro stelle, appartamenti e camere, compreso l’Hotel Terme Maiella (085 92301), un albergo liberty completamente restaurato e inserito all’interno del parco in cui, dai primi del ‘900 è presente lo stabilimento termale storico delle Terme di Caramanico. Ma per una coccola in più l’indirizzo è quello de La Réserve (085 9239502) oasi che oramai da vent’anni, è il posto ideale per dedicare tempo a se stessi a contatto con una terra ricca di acque e di fanghi dalle proprietà terapeutiche, di verde e di aria pura.  L’hotel, progettato dall’architetto milanese Filippo Piattelli (e ristrutturato da Bruno Rainaldi, vincitore del Compasso d’Oro nel 2004) emerge per la sua struttura lineare e per il suo design d’avanguardia (La Réserve infatti era stata selezionato alla VI Biennale), ma al contempo rispettoso delle tradizioni, nel verde abbagliante della valle.

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Qui rigenerarsi è facile come respirare tra piscine termali affacciate sulla valle dell’Orfento, percorsi spa, trattamenti benessere di operatori sempre all’avanguardia  e l’attenta cucina della brigata di Antonello De Maria che, sotto l’occhio vigile del dottor Corrado Pierantoni, propone la tradizione abruzzese rivisitata in chiave salutista per una perfetta rémise en form.  L’offerta benessere conta su un centinaio di alternative tra massaggi orientali e occidentali, rituali termali, trattamenti estii e di medicina estetica per soddisfare, al meglio, le esigenze di ogni tipo di clientela, da quella giornaliera a quella settimanale, che cerca a La Rèserve la strada per ritrovare il proprio benessere.  Tra le novità il massaggio drenante integrato “pride” di Concetta e il trattamento facciale “staminal green” che, in nove passaggi accuratamente spiegati da Maria Grazia, toglie almeno cinque anni dal viso riportando alla luce il “tesoro” nascosto sotto stati di stress e diversi kg di trucco.  Da non perdere poi il massaggio californiano di Rita, operatore con oltre 31 anni di esperienza tra l’Hotel Terme Maiella e La Réserve, grazie ai movimenti molto estesi e avvolgenti sull’intero corpo, aiuta la circolazione e libera la mente dallo stress quotidiano o  il water stretch un trattamento eseguito in acqua che abbina tecniche di rilassamento ad altre di riequilibrio posturale e aiuta  a ritrovare la serenità nella propria vita quotidiana.

 

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Dal 2018 poi ci sarà una ragione in più per spingersi sulle montagne abruzzesi della Majella: tra La Réserve e l’Hotel Maiella Terme sarà infatti costruito un nuovo parco termale di quattro piscine di acqua sulfurea e zone curative, affacciato sulla valle dell’Orfento, dove potersi rilassare ammirando la natura circostante.

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Il benessere a Caramanico Terme passa anche dall’immersione nella natura che circonda il borgo. Il Parco della Majella invita alla scoperta degli imponenti paesaggi costellati da caratteristiche case in pietra e delle antiche chiese romaniche, testimoni di un misticismo che, da sempre, ha pervaso queste valli. A pied, a cavallo, in mountain bike o perfino in quad, un’escursione nel parco nazionale della Majella è sempre rigenerante, Majambiente (085 922343) offre diverse proposte di escursioni organizzate nel Parco e mette a disposizione le proprie competenze per l’organizzazione di escursioni personalizzate con guide professionali. Tra le mete consigliate e adatte a tutti: l’escursione ad anello che scende nella gola scavata dall’Orfento attraverso il sentiero delle scalette; le gole calcaree della valle e del canyon carsico delle “Marmitte Giganti o Rapide di Santa Lucia” e il safari notturno. Per chi ha più tempo la scoperta degli eremi millenari che ancora si trovano, celati, sula Majella, è un percorso decisamente suggestivo.

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Delta del Po e Polesine, una vacanza “lenta” nella natura

Un paesaggio sospeso tra terra e mare dove immergersi nella natura. Il Parco Delta del Po, Riserva della Biosfera Unesco “dove il Po diventa mare e il mare diventa terra”, è tutto questo e, con l’estate che avanza, costituisce una tentazione irresistibile per una vacanza dai ritmi lenti in cui sconnettersi dal mondo e connettersi con la natura, scoprendo tutto il mosaico di ecosistemi del parco a piedi, in barca, a cavallo o in bici.  I percorsi all’interno dei 140mila ettari di Parco, che si estende tra Veneto ed Emilia Romagna, sono praticamente infinti e piacevolmente adatti a tutti in un territorio praticamente pianeggiante che si apre su una moltitudine di paesaggi diversi.  In giornata si può scoprire la Sacca di Scardovari, paradiso dei cormorani e laguna più ampia del Delta dove si allevano le cozze nelle caratteristiche le “peociare” o Porto Tolle, nel cuore del parco e una delle zone più ricche di biodiversità in Italia. Da non perdere anche il percorso che dal Lido di Volano porta al Lido delle Nazioni, dove ci si può imbattere nei bianchi cavalli della Camargue al pascolo o le suggestive saline nei pressi di Comacchi. La tentazione tuttavia è quella di prendersi qualche giorno in più e lasciarsi travolger dal paesaggio e dai ritmi lenti di un territorio così particolare, magari trattenendosi qualche giorno al Barricata Holiday Village di Porto Tolle dove il grande fiume incontra il mare, tra canneti, valli, dune e arginiProprio qui, alla spiaggia delle Conchiglie, è stato ambientato il video di Voci, tratto dall’ultimo album di Zucchero, Black Cat. Il video si apre con l’immagine di Zucchero circondato da un paesaggio incredibile, quello del Po di Maista, il ramo più piccolo, ma anche più suggestivo del Delta del Po, si intravedono poi l’oratorio Mazzucco a fianco della Valle Pozzatini, Ca’ Vendramin e il canale di bonifica, il Casone di Valle Venier e ancora gli uccelli che si alzano in volo a Valle Sagraeda, l’argine del Po di Goro, dove la terra sembra incontrare il mare e, infine, la spiaggia delle Conchiglie.

IL DELTA DEL PO IN BIANCO E NERO Se poi si vuole scoprire il fascino, la storia e le tradizioni del Delta del Po, fino al 2 luglio il Palazzo della Roverella di Rovigo offre uno scorcio davvero unico sulla vita nel Delta del Po settant’anni fa. Il percorso espositivo raccoglie infatti cento scatti di Pietro Donizelli considerati un capolavoro della fotografia neorealista e dedicati alla “Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni cinquanta”. La mostra permette inoltre di visitare la pinacoteca del Palazzo, generalmente chiusa al di fuori dei periodi di esposizione, dove sono si possono ammirare artisti come Tiziano, Tintoretto, Tiepolo e Palma il Giovane. Per oltre settant’anni comunque il Delta del Po è stato protagonista del grande schermo italiano in quaranta film d’autore, documentari e i videoclip girati nel Polesine dagli anni Quaranta del secolo scorso a oggi. Uno scenario davvero speciale per questa terra tra due fiumi, Po e Adige, che si intravede tra l’altro nel sesto episodio di Paisà di Roberto Rossellini, girato a Porto Tolle e nella laguna del Basson, suggestivo scenario naturale a ridosso della foce del Po di Pila. Non solo. Nel 1943 Luchino Visconti girava Ossessione a Occhiobello portando sul maxi schermo atmosfere tipicamente polesane: l’aria pesante e calda, il frinire delle cicale, l’umidità che s’incolla ai corpi e alle vite dei protagonisti di questa torbida vicenda. Una vicenda che esordisce nell’osteria dei Bragana, in zona Polesella e che si snoda lungo gli argini ferraresi del Po. Anche Michelangelo Antonioni  aveva in mente il Polesine come luogo emblematico di sentimenti forti dove ambientare Il grido, con Alida Valli. Il film avrebbe dovuto essere girato tra Pontelagoscuro, Occhiobello, Ca’ Venier e Punta Maistra, ma la rotta del Po, nel 1956, fece operare dei tagli alla sceneggiatura e un ripensamento generale di tutte le location. La particolare atmosfera di queste terre ha poi ispirato La casa delle finestre che ridono di Pupi Avati, divenuto un vero e proprio cult, con molte sequenze registrate a Ca’ Venier e nelle valli da pesca di Scardovari. Qualche scorcio di Contarina, frazione di Porto Tolle, lo ritroviamo anche ne La vacanza (1971), una delle prime opere di Tinto Brass, che vede protagonisti Vanessa Redgrave e Franco Nero.

TESORI RODIGINI Una visita alla mostra “Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni cinquanta” offre inoltre un’occasione da non perdere per  scoprire Rovigo, città delle rose citata dall’Ariosto  e cuore del Polesine, la leggendaria terra tra i due fiumi (Po e Adige), snodo di commerci, storia e tradizioni, ma sostanzialmente sconosciuta ai più che, in genere, passano da Rovigo senza fermarsi. Ed è un peccato visto che le tracce della storia pluricentenaria della città delle rose non mancano come i numerosi palazzi nobiliari dell’epoca d’oro della città veneta che si affacciano su Piazza Vittorio Emanuele  dal cinquecentesco Palazzo Roverella, all’Accademia dei Concordi fino alla Loggia dei Nodari e al Teatro Sociale. In qualsiasi altro posto al mondo a determinare una sosta basterebbe il Tempio della Beata Vergine del Soccorso (detto la Rotonda per la sua forma ottagonale), chiesa dove il tema sacro si sposa, singolarmente, a quello civile con grandi tele raffiguranti i miracoli della Vergine e i podestà veneti. La cucina rodigina merita poi una pausa prolungata. Dopo un intenso tour tra arte e monumenti, i panini gourmet rivisitati con i prodotti della tradizione, come quello a base di baccalà mantecato e cipolle caramellate, creati dall’Osteria Trani rappresentano la giusta ricompensa, soprattutto se accompagnati dall’immancabile cicchetto. Le tipiche sarde in saor (sarde fritte in agrodolce) si assaggiano invece da Alicanto, magari su un tavolino all’aperto affacciato sull’ex ghetto della città.

VILLE PALLADIANE, DISTRETTO DELLE GIOSTRE E TESORI ETRUSCHI I dintorni di Rovigo fanno parte di quel patrimonio artistico culturale di cui talvolta si ignora la grandezza, ma  dove storia e natura, tradizione e innovazione si fondono in un territorio ricco di eccellenze ancora poco conosciute, alla scoperta di un turismo capace di sorprendere diversamente nelle varie stagioni. Basta allontanarsi di pochi di chilometri dal capoluogo veneto, in una campagna piatta attraversata da una ragnatela di canali, capita, sorprendentemente, di imbattersi in ville cinquecentesche dove arte e natura sembrano fondersi in gioielli architettonici come la villa Badoer di Andrea Palladio a Fratta Polesine. Una passeggiata nella minuscola Fratta Polesine lungo il canale dello Scortico è particolarmente romantica al tramonto, quando l’ocra e l’arancione del cielo illuminano la Baodera e la vicina villa Molin Avezzù e si riflettono nell’acqua. A pochi minuti dai palazzi nobiliari del borgo, la locanda “Al Pizzon”, ricavata in un antico mulino, è il rifugio ideale dove godersi le ricette della tradizione (il menù degustazione costa 30 euro), una cucina a metà strada tra quella veneta e quella estense di Mantova e Ferrara. Se invece da Rovigo si va verso Est ci si imbatte in Adria, città fondata dagli etruschi su un porto di fiume e punto strategico dei trasporti fluviali dell’era paleo veneta e che ha dato il nome al Mar Adriatico. Qui, al Museo Archeologico Nazionale, sono custoditi tesori dell’arte etrusca, ma anche greca e romana e reperti più antichi del territorio. Se poi ci si spinge un po’ più in là, a 50 km da Rovigo, si può persino visitare il Museo della Giostra a Bergantino. Il Polesine infatti è la capitale del distretto della giostra made in Italy.

 

 

 




A giugno si balla flamenco con il Flamenco Festival

Il Flamenco Festival di Milano festeggia i suoi primi dieci anni di vita con un programma da far invidia (quasi!) alla Biennale di Siviglia.  Per chi non potesse andare in terra andalusa alla scoperta di rumbe, bulerias e alegrias, il Piccolo Teatro Strehler di Milano, sotto la guida della direttrice di Maria Rosaria Mottola, direttrice del Flamenco Festival, propone il meglio della cultura flamenca in terra straniera.  La tre giorni avrà inizio il 28 giugno, ma già da metà mese Milano sarà animata da una serie di eventi che inizieranno a far respirare la cultura gitana sotto la Madonnina.

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MANUEL LIÑAN, protagonista della prima edizione del Flamenco Festival d Milano nel 2008, sarà in scena il 28 giugno con l’ultima e pluripremiata produzione “REVERSIBLE”. Ancorato alle profonde radici del flamenco e accompagnato da un parterre di musicisti e ballerini eccezionali, Liñán guida il pubblico  in un viaggio emotivo attraverso i ricordi primordiali e giochi infantili che conducono l’interprete a recuperare i primi impulsi, una sosta al centro di se stessi, lì dove risiede l’essenza dell’essere. Baile: MANUEL LIÑÁN Artistas invitados: Lucia Álvarez “La Piñona” y José Maldonado – Colaboración especial: “El Torombo” – Cante Miguel Ortega y David Carpio – Guitarra: Francisco Vinuesa y Pino Losada Percusión: Miguel “El Cheyenne”

OLGA PERICET, protagonista nel  2011, presenta in prima internazionale il 29 giugno “LA ESPINA QUE QUISO SER FLOR O LA FLOR QUE SOÑÓ CON SER BAILAORA”. Lo spettacolo è un viaggio personale in cui la forza della sua danza trascina il pubblico negli angoli più riposti fra cicatrici piene di baci e di memoria. Il flamenco di Olga Pericet pulsa tra gli opposti, la sua oscurità rilassa, la sua bellezza inquieta. Il femminile e maschile si confondono e si divorano. Una galleria di giochi drammatici in cui la donna è sempre potente in un mix di immagini scultoree e trasformazioni, dove ci si muove tra il bello e il brutto, la gioia e amarezza, la solitudine e la lascivia, la gioventù e la decrepitezza. La musica come splendida cornice in un puro divenire di canto, ritmi e stili flamenchi. Baile: OLGA PERICET. Artista invitado: Jesús Fernández – Guitarra: Antonia Jiménez y Pino Losada – Cante: Miguel Lavi y Miguel Ortega

ROCÍO MOLINA artista associata del Teatro Chaillot di Parigi, protagonista nel 2013, porterà in scena in prima nazionale il 1° luglio provocatorio  “CAÍDA DEL CIELO”. L’opera affonda nelle  radici del flamenco confrontandosi allo stesso tempo con la sua natura libera e indomabile, è un viaggio, una discesa, il transito della figura femminile  dal corpo in equilibrio ad un corpo che celebra e glorifica il suo essere donna  in un senso tragico della festa. Qui il movimento è totalmente contrario, smisurato, esagerato, voluttuoso, confuso, osceno, grottesco e politicamente scorretto. Baile: ROCÍO MOLINA – Guitarras: Eduardo Trassierra – Cante, bajo eléctrico: José Ángel Carmona – Compás, percusiones: José Manuel Ramos “Oruco” –  Percusiones electrónica: Pablo Martín Jones.

Il 28 e il 29 giugno poi il sagrato del Teatro Strehler sarà animato dal Chiringuito Las Bravas: tapas y bebidas con Musica y Sevillanas per ballare sul Sagrato del Teatro Strehler il 28 e 29 giugno.

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DOVE, COME E A QUANTO
Piccolo Teatro Strehler di Milano, largo greppi
Alle 21.00
L’abbonamento ai tre spettacoli parte da 69 euro.