1

I volti che hanno cambiato la storia: Lady Be al Castello Visconteo di Pavia

di Emanuele Domenico ViciniLady Be, nome d’arte di Letizia Lanzarotti, dedica alla città di Pavia, nella cui provincia è nata e cresciuta, una mostra personale sui volti che hanno cambiato la storia.

L’artista pop, giovanissima ma già famosa in tutto il mondo (ha esposto a New York, Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Malta, Berlino, Barcellona, Londra, Düsseldorf) presenta 50 opere tutte realizzate con la tecnica di sua invenzione definita dai critici d’arte “mosaico contemporaneo”.

Sentivo la necessità di esporre a Pavia – dice Lady Becittà che mi ha dato tanto e in cui ho compiuto i miei studi. Ho realizzato la maggior parte delle opere esposte proprio per questa mostra. La mia tecnica consiste nel comporre mosaici, utilizzando come tessere oggetti di plastica di recupero di uso comune. Ognuno, avvicinandosi alle mie opere, potrà riconoscere penne, tappi, giocattoli, bottoni: mi piace l’idea di lanciare, con la mia tecnica, un messaggio forte per il recupero e la sostenibilità ambientale”.

Le opere di Lady Be vanno guardate da lontano, per godere della visione di insieme di un’immagine che sembra un dipinto e che, avvicinandosi passo passo, mostra tutta la sua matericità, la sua ruvidezza, la scabra complessità della sua superficie, nata dall’accostamento paziente e maniacale di piccoli oggetti, di frammenti del quotidiano, triturati dal consumo e dal tempo, che ritornano, loro malgrado, vivi, in un’opera d’arte.

La seconda vita della materia e delle cose è un tema ormai ben consolidato nella pratica artistica del Novecento e oltre, da Marcel Duchamp in avanti. Fa parte di quelle intuizioni che non invecchiano, che sanno adattarsi ai tempi e riescono a comunicare con forza in ogni epoca, soprattutto quando, come fa Lady Be, sono reinterpretate in una chiave pop attualissima.

Le star della modernità che Lady Be immortala sono colte nelle loro iconografie, o pose, più note, più divulgate, più commerciali; sono riconoscibili perché riprodotte così come siamo abituali a vederle. Così paiono perdere la loro individualità, la loro unicità umana, per trasformarsi in icone del loro tempo, un tempo che, come ogni atto comunicativo moderno, è infinitamente potente, ma infinitamente breve. L’Andy Warhol di Lady Be non è solo l’“uomo”: è la “persona” di uno dei più famosi autoritratti del pittore. Il Gesù della prima sala è il Gesù di Nazareth di Zeffirelli, interpretato da Robert Powell.

I colori flash che Lady Be usa, l’efficacissima intuizione stilistica di creare sfumature come successione di toni saturi, amplificano la comunicazione artistica e generano l’“effetto megafono”, specchio del nostro tempo.

Allo stesso tempo, la parcellizzazione molecolare dei frammenti riciclati nella superficie ci rivela a caducità inarrestabile dell’immagine, la fine imminente di un ciclo temporale che tutto travolge e travolgerà.

Molto efficace è naturalmente la collocazione delle opere di Lady Be a ridosso dei mosaici romanici: è facile intuire la relazione che si compie nei medesimi gesti di artisti che a centinaia di anni di distanza compiono lo stesso paziente lavoro e sanno passare con disinvoltura dal grande al piccolo, alla ricerca di una misura visibile della realtà.

Ancora più interessante forse però è la relazione che implicitamente si instaura tra i volti composti di frammenti di materia moderna e le sale del romanico pavese, musealizzate proprio per sottolineare il ruolo di quei materiali antichi. Essi sono frammenti del passato, da leggere per intuire la complessità della Storia.

Lady Be legge i frammenti del tempo presente, rivelandone immediatamente la caducità e l’ammaliante, ma drammatica instabilità.

Questo slideshow richiede JavaScript.

I volti che hanno cambiato la storia

11 marzo – 20 maggio 2018

Musei Civici – Castello Visconteo Viale XI Febbraio 35 – Pavia

Orario: Da martedì a domenica: ore 10 – 18 Sabato 19 maggio, apertura straordinaria anche dalle 21 alle 24, in occasione della Notte dei Musei.

Ingresso alla mostra con biglietto della sezione romanica (4 euro),
Gratuito fino a 26 anni e dai 70 anni, studenti universitari e soci ICOM.




Billy Elliot in tour riparte da Milano

Torna Billy Elliot, il musical prodotto da PeepArrow Entertainment e da Il Sistina, diretto e adattato in italiano da Massimo Romeo Piparo.

Dal 15 marzo lo spettacolo rivelazione delle scorse stagioni ripartirà in tour dal Teatro Arcimboldi di Milano.

Billy Elliot il Musical promette nuove emozioni grazie a un cast rinnovato: Tancredi Di Marco, Davide Fabbri e Matteo Valentini, tre giovanissimi allievi dell’Accademia il Sistina, vestiranno i panni del giovane e grintoso ballerino capace di realizzare il suo sogno di danzare. I tre giovani protagonisti sono pronti a portare sulla scena tutto l’entusiasmo e la creatività della loro giovane età.

Sul palco con loro troviamo Sabrina Marciano, acclamatissima nel ruolo di Mrs. Wilkinson, Elisabetta Tulli e per la prima volta Eleonora Facchini, tre artiste dal grande talento, protagoniste del musical Mamma Mia!, il più grande evento teatrale della stagione. E ancora: Luca Biagini nel ruolo del padre Jackie Elliot; Cristina Noci nel ruolo della nonna; Donato Altomare, nel ruolo del fratello Tony; una strepitosa orchestra dal vivo e un cast di 30 straordinari performer coreografati da Roberto Croce.

Lo spettacolo, basato sull’omonimo film di Stephen Daldry, con le musiche pluripremiate di Elton John, vede alla direzione musicale il Maestro Emanuele Friello, alle scene Teresa Caruso, ai costumi Cecilia Betona e all’impianto luci Umile Vanieri.

La passione per la danza, la tenacia e la fiducia in se stessi sono i cardini di una storia straordinaria, che ha conquistato il cuore del pubblico di ogni età. Billy è un ragazzo che per amore della danza sfida anche l’ottusità di un padre e un fratello che vorrebbero diventasse pugile. A far da sfondo alla sua avventura, che ha nutrito sogni e speranze di intere generazioni di talenti, l’Inghilterra dell’era Thatcher, con le miniere che chiudono e i lavoratori in rivolta, ma anche il mondo della danza, fatto di poesia e di faticose ore di prove. Come in ogni grande storia, ad accendere le emozioni ci pensano grandi valori come l’amore, la determinazione, la voglia di farcela, ma anche l’amicizia tra adolescenti, che riesce a far superare ogni discriminazione di orientamento sessuale.

BILLY ELLIOT – IL MUSICAL

www.billyelliot.it
www.ilsistina.it
www.peeparrow.com

TOUR ITALIANO

MILANO – dal 15 al 25 marzo 2018 Teatro Arcimboldi
ROMA dal 6 al 22 aprile 2018 Teatro Sistina
IMOLA dal 25 al 29 aprile 2018 Teatro Stignani
MESTRE dall’8 al 13 maggio 2018 Teatro Toniolo
MODENA dal 15 al 16 maggio 2018 Teatro Pavarotti




Andrée Ruth Shammah porta in scena Cita a ciegas

Andrée Ruth Shammah firma la regia di Cita a ciegas, un thriller appassionante, un avvincente intreccio di incontri apparentemente casuali dove violenza, inquietudine e comicità serpeggiano dentro rapporti d’amore.

La regista milanese si è innamorata subito di Cita a ciegas, il testo più rappresentato al mondo di Mario Diament, famoso scrittore e drammaturgo argentino.

La trama. Un uomo cieco è seduto su una panchina di un parco a Buenos Aires. È un famoso scrittore e filosofo – chiaramente ispirato all’autore argentino Jorge Luis Borges – che era solito godersi l’aria mattutina. Quella mattina, la sua meditazione viene interrotta da un passante: da qui una serie di incontri e dialoghi svelano legami tra i personaggi sempre più inquietanti, misteriosi e a tratti inaspettatamente divertenti.

Come Borges, che crebbe parlando e scrivendo in inglese e spagnolo e visse in diversi paesi, Diament è uno scrittore interculturale, un emigrato e un esule che scrive della e sull’Argentina, sull’identità e l’isolamento, come fece il grande poeta argentino.

Con la messa in scena firmata da Andrée Ruth Shammah, Cita a ciegas viene presentato per la prima volta in Italia.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Cita a ciegas
(Appuntamento al buio)

di Mario Diament
traduzione, adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah
con Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave

Teatro Franco Parenti
6 – 29 marzo 2018

Date e orari
Martedì , venerdì h 20.00 (venerdì 9 marzo h 20.30); mercoledì 19.30; giovedì h 21.00; sabato h 20.30; domenica ore 16.00; lunedì riposo

Biglietti

intero: prime file biglietto unico 38€; I e II settore 30€; III settore 23,50€
convenzioni (escluso prime file) > 21€
over 65/ under 26 (escluso prime file) > 18€
+ diritti di prevendita

Info e biglietteria
Biglietteria
: via Pier Lombardo 14
02 – tel. 59995206
 – mail biglietteria@teatrofrancoparenti.it




Cartoomics: mondi paralleli in fiera

di Morgan Le Fay – Se, a partire dal prossimo venerdì fino a domenica, vi imbattete, per strada o in metropolitana, in Darth Vader, gli Avangers, Frodo o Lara Croft, state tranquilli: non siete in preda alle allucinazioni! È iniziato “Cartoomics”, l’appuntamento milanese dedicato a cinema, fumetti, giochi e collezionismo, che da ormai 25 anni richiama appassionati e curiosi di ogni età.

Proprio per festeggiare il quarto di secolo, l’edizione 2018 si prospetta ancora più ricca di eventi e novità: ben 45,000 metri quadrati allestiti nei padiglioni della Fiera Milano Rho ospitano incontri, mostre, gare e sfilate di cosplay, tornei, workshop, spettacoli interattivi… e tante novità. C’è solo l’imbarazzo della scelta!

Alle già numerose aree tematiche (editoria, cinema, action, fantascienza, fantasy, videogames), quest’anno sono stati aggiunti tre nuovi spazi: Horror, Western e Kids, quest’ultimo destinato ai bambini, che saranno coinvolti in tantissime attività, tra cui laboratori di tecnologia e robotica, giochi e creatività.

L’amatissima area Games offre oltre 1000 metri quadrati per i giochi da tavolo, di ruolo e di carte collezionabili, dove sono presentate le novità di settore e si può interagire con esperti e autori indipendenti.

Tra le novità più interessanti, il debutto di Cartoomics University, con vere e proprie lezioni di fumetto, cinema, musica, sceneggiatura, marketing e giornalismo, tenute da “mostri sacri” come Altan, Bruno Bozzetto, Silver, Maurizio Nichetti e molti altri (sarebbe davvero troppo lungo citarli tutti).

Fitto anche il calendario delle tavole rotonde e degli incontri con autori e disegnatori di fama internazionale, le anteprime di film, anime e videogiochi.

Ma anche se non siete fanatici di Star Wars, di Assasin’s Creed o di manga e desiderate semplicemente divertirvi e trascorrere una giornata diversa, vi piacerà anche soltanto ammirare i costumi dei cosplay, curiosare tra gli stand e farvi conquistare da un libro, un poster o un gadget che mai e poi mai avreste pensato di comprare… là fuori, nel mondo “normale”. Ma sappiatelo: una volta varcate le porte di Cartoomics, proprio come Alice in Wonderland, entrerete in un’altra dimensione, una realtà parallela, dove tutto diventa possibile, e dove anche voi non sarete più gli stessi!

Questo slideshow richiede JavaScript.

Cartoomics
9-10-11 marzo
Fiera Milano Rho
, h 9,30-19,30
Tutte le info su www.cartoomics.it




La Famiglia Addams al Teatro Nuovo di Milano

Come sempre ho voluto fare un po’ mio anche questo spettacolo, l’ho personalizzato per renderlo più divertente, con un ritmo serrato tutto botta e risposta e con un carattere da cartone animato” dice così il regista Claudio Insegno alla conferenza stampa di presentazione del suo nuovo lavoro, il musical La Famiglia Addams. È una nuova produzione di Lorenzo Vitali in scena al Teatro Nuovo di Milano dal 9 al 25 marzo.

Rivivono così sul palco i personaggi creati da Charles Addams negli anni Trenta e resi famosi dall’omonimo cartone animato, da una serie tv di grande successo e da due film sul grande schermo con attori del calibro di Raul Julia e Anjelica Houston.

Nei panni di Gomez Addams, il capofamiglia, troviamo Gabriele Cirilli. “ Se vi chiedete perché ho scelto Gabriele – dice Insegno – la risposta è una sola: perché è un attore”. Gabriele Cirilli ha infatti un curriculum teatrale di tutto rispetto e, tra l’altro, proprio quest’anno festeggia i suoi 30 anni di carriera tornando in scena, come al suo esordio, con un musical. “Ho iniziato 30 anni fa con Il desiderio preso per la coda di Pablo Picasso – dice Gabriele – Mi sono reso conto di avere una grande responsabilità per questo nuovo spettacolo quando ho visto appeso in giro il manifesto dello spettacolo con il mio nome. Ma non sono il protagonista, tutto il cast lo è, sono tutti grandi professionisti”.

Sul palco con Cirilli troviamo infatti grandi artisti del musical italiano: Jacquline Maria Ferry, la gelida moglie Morticia, Lucia Blanco e Alfredo Simeone, nei panni rispettivamente di Mercoledì e Puglsley, i figli Addams, Umberto Noto, zio Fester, Annamaria Schiattarella, Nonna Addams, Filippo Musenga, Lurch, Andrea Spina, Mal Beineke, Giovanna D’Angi, Alice Beineke, e Luigi Fiorenti, Lucas Beineke. L’Ensemble è composto da Simone De Rose, Greta Disabato, Federica Laganà, Maria Carlotta Noè, Daniele Romano e Eus Santucci.

La regia è di Claudio Insegno reduce dal successo di altre produzioni targate Teatro Nuovo come Spamalot e Hairspray, Musical che hanno conquistato pubblico e critica. Le coreografie e le musiche portano la firma rispettivamente di Valeriano Longoni e del M° Angelo Racz. Musica e liriche sono di Andrew Lippa, il libretto è di Marshall Brickman e Rick Elice.

La famiglia Addams racconta una storia originale, che in realtà è l’incubo di ogni padre. In un’enorme e fatiscente villa di stile vittoriano, decisamente sinistra, vive una ricchissima famiglia: la Famiglia Addams, appunto. La primogenita Mercoledì, la principessa delle tenebre, è ormai diventata una piccola donna e come spesso accade nell’adolescenza, si è innamorata di un giovane ragazzo, dolce, intelligente, cresciuto in un’ordinaria, famiglia rispettabile. Spaventata dalla possibile reazione della madre, Mercoledì decide di confidarsi con il padre Gomez che si vede costretto a fare una cosa che non ha mai fatto in vita sua: mantenere un segreto alla sua amatissima e fascinosissima moglie, Morticia. Tutto procede tranquillamente fino a quando improvvisamente qualcuno decide di imbastire una cena di gala per il fidanzato della giovane.

La famiglia più eccentrica e macabra del mondo diventa così una sorta di metafora al contrario delle più comuni abitudini della famiglia media americana, restituendocene con ironia, brivido surreale e un divertimento assicurato un’immagine che non si può dimenticare e non amare.




Pavia 14 marzo (3,14) – Pi greco, un mondo che non finisce

Per la seconda volta la città di Pavia festeggia il Pi greco. A promuovere l’evento l’Università degli Studi di Pavia in collaborazione con ARMT Milano (un’associazione di matematici no profit), l’Istituto Volta di Pavia, con il contributo dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica “Severi” di Roma. La manifestazione, nata da un progetto a cura di Valeria Ferrari e Dario Molinari, patrocinata dal Comune di Pavia, si avvale della collaborazione delle scuole del territorio, per incoraggiare lo studio della matematica in modo sinergico con altre discipline (umanistiche, artistiche, musicali,…).

Se nella scorsa edizione si è analizzato il Pi greco da un punto di vista geometrico, in omaggio alla figura del cerchio, l’edizione del 2018 lo analizzerà a partire dai suoi aspetti aritmetici e dalla sua natura di numero irrazionale trascendente, i cui decimali non finiscono mai. Da qui il titolo della manifestazione di quest’anno: “Pi greco un mondo che non finisce”

Le cifre di pi greco, infatti, hanno una progressione infinita: al momento ne sono state verificate 22.459.157.718.361, 9 trilioni (ossia 9mila miliardi) dopo la virgola in più rispetto al novembre 2016, quando un supercomputer con 24 dischi rigidi, ciascuno con 6 terabyte di memoria, ha completato l’arduo compito. Se dovessimo stampare questo numero occorrerebbe una biblioteca con diversi milioni di volumi, ciascuno con migliaia di pagine.

Molto fitto il programma degli appuntamenti. Si inizia la mattina, nell’Aula del ‘400 dell’Università degli Studi di Pavia, con una serie di conferenze curate dai dipartimenti di Matematica e di Fisica per spiegare l’importanza di questo inafferrabile numero, che da sempre affascina e risolve problemi, da quelli puramente geometrici ai test informatici. Nei suoi quasi 4000 anni di storia, scienziati illustri si sono occupati di determinarne il valore, di dargli un nome e infine di celebrarne la ricorrenza. Gli interventi di carattere divulgativo metteranno in luce la versatilità di questo numero nato nella geometria e ora elemento di base per misurare i fenomeni elettromagnetici e fondamentale in tutti gli ambiti scientifici. Sarà l’occasione poi per ricordare anche l’anniversario della nascita di Einstein.

L’istituto Volta, con il suo Liceo Artistico, svolgerà un ruolo importante proponendo due conferenze, in Santa Maria Gualtieri, dedicate al tema dell’infinito nella storia dell’arte antica e contemporanea. Negli spazi della chiesa verrà allestita anche una mostra intitolata “Infiniti”: il titolo vuole alludere al senso di ispirazione infinita dell’arte, poiché in fondo, sculture e quadri, come ha osservato Giorgio Agamben, non sono altro che frammenti provvisori di un processo immaginario infinito.

Il Liceo Artistico Volta, inoltre, parteciperà con “Pi come Poesia”; i ragazzi di alcune classi hanno studiato l’inseparabilità di matematica, filosofia e poesia sul tema dell’infinito, che da sempre provoca nell’uomo un’indomabile tensione tra affascinazione e horror vacui. I ragazzi hanno scelto, letto, riscritto e commentato testi che vanno da Epicuro a Giorgio Caproni, e che inanellano preziose scie da seguire per il nostro conforto. I testi e i pensieri che hanno generato prenderanno suono dalla bella voce dell’attore Mauro Ardemagni. Abbiamo voluto chiamare questa piccola maratona “Ai bordi dell’infinito”, chiedendo aiuto all’intramontabile lucidità di Fabrizio De André. Con la canzone Cantico dei drogatli, Noor El Hajjeh chiuderà il nostro contributo.

Anche la musica avrà il suo momento, con concerti e improvvisazioni sulla sequenza numerica di Pi greco, curati dal liceo musicale Cairoli.

Negli spazi aperti della piazza della Vittoria ci saranno laboratori di matematica e fisica promossi da studenti e docenti delle varie scuole pavesi, dalle primarie all’Università, che hanno aderito all’iniziativa.

A chiusura della giornata, due appuntamenti da non perdere in libreria: presso la libreria Delfino, alle 18,00, il fisico teorico Vincenzo Barone dialoga con Mauro Canfora sul suo ultimo saggio L’infinita curiosità. Breve viaggio nella fisica contemporanea; in parallelo presso la libreria Feltrinelli, il matematico Giovanni Filocamo presenta con Valeria Ferrari il suo libro La matematica è un’opera d’arte. Un tema ideale per sintetizzare lo spirito che anima e caratterizza il pi greco day.

 




Alti e bassi a Hollywood: Heather Locklear fuori su cauzione, Kimberly Brown torna a calcare le scene di Beautiful

Due attrici 56enni alle prese con i tormenti della fama

di Matteo Rolando – Dopo aver bevuto vino e superalcolici, ha strappato il naso a morsi al suo fidanzato, malmenato un poliziotto e cercato di prendere a calci i genitali di un altro, mentre veniva ammanettata. L’accusa? Violenza domestica. E’ successo pochi giorni fa a Thousand Oaks, in California. Lo riporta dettagliatamente il Daily Mail, spiegando la dinamica dei fatti: non ho dubitato a credere, conoscendo i suoi trascorsi, che la protagonista di questa vicenda fosse proprio lei, Heather Locklear, la biondissima Amanda di Melrose Place. La lite furibonda e la colluttazione tra l’attrice e il suo fidanzato, l’ex compagno di scuola Chris Heisser a cui si è legata di recente, è avvenuta davanti alla giovane e incredula figlia ventenne della Locklear, Ava, a cui non è rimasto che chiamare i soccorsi. Rilasciata dietro il pagamento di una cauzione da 20.000 dollari, la Locklear ha alle spalle un precedente arresto per guida in stato di ebbrezza nel 2008 e una lunga storia di dipendenza da alcol e presumibilmente sostanze stupefacenti, oltre a episodi depressivi. Nemmeno la trepidante attesa per l’evento che ogni anno tiene Hollywood con il fiato sospeso, la notte degli Oscar, ha potuto contenere o distogliere l’attenzione mediatica: sì cara Heather, questa volta hai proprio esagerato. Sono passati appena sei mesi da quando nel settembre scorso l’attrice si schiantò in un fosso con la sua Porsche 911 – peraltro lo stesso modello di auto che guidava la Amanda di Melrose Place da lei impersonata. Il lungo declino della Locklear, 56 anni tra ricoveri in rehab, bisticci, presunti tentativi di suicidio e incidenti in auto – distrusse anche una Bmw nuova fiammante nel 2010, non si sa come, abbattendo ben due cartelli stradali – iniziò nel 2007 con il divorzio da Richie Sambora, musicista e produttore statunitense. Negli anni seguenti al 2007 la sua carriera sembrò rallentare: da allora la si vede partecipare di tanto in tanto in serial televisivi americani o in film prodotti per la televisione. Il pubblico nostrano l’ha conosciuta come la “guest star” di Melrose Place, serial degli anni novanta, con cui toccò l’apice della sua popolarità grazie al ruolo da starlet. Il resto è cronaca: il primo arresto nel 2008 a Santa Barbara con l’accusa di guida in “stato alterato di coscienza” e tutti gli episodi a seguire.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Ma si sa, a Hollywood per un’attrice che scende in popolarità ce n’è un’altra che sale: è recentissimo il ritorno di Sheila Carter sulle scene della soap per eccellenza, Beautiful. Anche se personalmente non seguo la soap, la ricomparsa del personaggio non poteva certo passare inosservata: Sheila si era vista l’ultima volta nel 2003, ben 15 anni fa, impersonata da Kimberly Brown, anche lei 56 anni – proprio come la Locklear – che ha un curriculum di tutto rispetto (ha recitato in General Hospital, Santa Barbara e Febbre d’amore, oltre che appunto in Beautiful). Un inaspettato ritorno quello di Sheila, anche in una soap che mantiene il primato come una delle più longeve della storia. Il reintegro della Brown nel cast di Beautiful è davvero così casuale? Facendo una puntatina oltreoceano la si vide ricomparire sugli schermi come Sheila già da giugno dello scorso anno, a sei mesi circa dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca. La Brown è una repubblicana di ferro e ha sostenuto il nuovo presidente nella corsa elettorale, candidandosi lei stessa nell’ottobre 2017 alle elezioni distrettuali della California per i repubblicani. Scopriamo così che, al contrario della Locklear, tormentata dalle sue dipendenze, la Brown è una donna con gli attributi: in rete spopola un video che la vede impegnata in un discorso per la difesa dei diritti della donne, quello appunto della convention dei repubblicani del 2017. In seguito, le è bastato incontrare a un party il produttore di Beautiful, Bradly Bell, per ritornare a recitare nella soap. Kimberly Brown aveva nottetempo promesso che non avrebbe mai più interpretato Sheila Carter per evitare che il pubblico la identificasse troppo con il suo personaggio e per votarsi al grande schermo, sognando il cinema dei grandi registi: Scorsese, Tarantino, i fratelli Coen. E invece eccola di nuovo sul piccolo schermo in uno dei ruoli che più le diede popolarità e fama: ha tirato i remi in barca?

Questo slideshow richiede JavaScript.

Se l’esempio di Maryl Streep dimostra che per un’attrice la carriera non è finita dopo i 50 anni – anzi la Streep ne compirà 70 il prossimo anno – le 56enni Kimberly Brown e Heather Locklear possono comunque vantare la fortuna di continuare a lavorare, pur se tra alti e bassi e non si può che invidiarle: hanno entrambe la licenza di morire e risorgere senza ritegno, di sprofondare nel baratro o nel dimenticatoio e poi risalire in un lampo, in barba a noi comuni mortali. Una lo può fare tranquillamente nella fiction di una soap che va in onda da oltre un quarto di secolo, l’altra non ha bisogno di andare in TV per ottenere l’attenzione dei media: in questo, sa il fatto suo.




Copenaghen di Frayn in scena a Pavia

La Compagnia di Umberto Orsini, a diciotto stagioni dalla prima messa in scena italiana, porta nuovamente sul palco il testo dello scrittore inglese Michael FraynCopenaghen”. Il testo viene riproposto con gli stessi interpreti “originali”: Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice.

Il testo affronta un tema spinoso: il cruciale rapporto tra scienza e politica durante la seconda guerra mondiale. Tutto nasce da un episodio che non ha mai trovato una spiegazione: il repentino e furioso allontanamento tra due scienziati fisici nucleari, Niels Bohr, il maestro, e Werner Heisenberg, l’allievo. Cosa era accaduto tra i due? Forse una accesa discussione nata da differenti punti di vista rispetto al rapporto tra nuove scoperte e Nazismo.

Frayn immagina un incontro tra i luminari in una dimensione atemporale che si trasforma in una dissertazione di valore universale sui dubbi morali riguardanti gli studi di fissione nucleare e le possibili catastrofiche applicazioni. Nel settembre 1941 il fisico tedesco di origine ebrea Werner Heisenberg si recò a Copenaghen a colloquio con il suo maestro Niels Bohr. Questo accadde proprio mentre la capitale nordeuropea era occupata dai Nazisti e si stavano effettuando studi sulla costruzione della bomba atomica. La visita di Heisenberg mirava a convincere il maestro a passare dalla parte nazista? Oppure Werner voleva semplicemente avvertire l’altro scienziato che Hitler stava progettando la costruzione della bomba atomica? Voleva sabotare il Dittatore o più banalmente non aveva avuto l’intuizione per preparare l’ordigno? Non c’è risposta a questi interrogativi: la storia ci racconta solo che in seguito Niels Bohr di trasferirà in Inghilterra e poi negli Stati Uniti per far parte alla costruzione delle bombe che vennero lanciate su Hiroshima e Nagasaki.
A fare da moderatrice tra i due fisici si pone Margrethe, la moglie di Bohr.

I tre personaggi del testo è come se fossero particelle di atomi che provano a dare un senso alle loro vite, vittime di quella indeterminazione caratteristica delle faccende umane. L’autore sottolinea così una corrispondenza tra il principio fisico di indeterminazione – teorizzato da Heisenberg e che sostiene l’impossibilità di comprendere con certezza tutto ciò che riguarda il comportamento di un oggetto fisico – e l’indeterminatezza del pensiero e del comportamento umano.

La regia è di Marco Avogadro che ambienta lo spettacolo in uno spazio scenico che ricorda un’aula universitaria di fisica. Il valore della parola viene amplificato dai tre interpreti, tre grandi attori, che sanno mettere in luce le rispettive sfaccettature psicologiche: Massimo Popolizio interpreta con passione l’inquietudine di Heisenberg, Umberto Orsini dà forza e spigolosità al fisico danese e Giuliana Lojodice, che interpreta Margrethe moglie di Bohr, è una moderatrice pacata a tratti cinica.

Copenaghen

di Michael Frayn
regia Mauro Avogadro

con Umberto Orsini, Massimo Popolizio e con Giuliana Lojodice

dal 2 al 4 marzo 2018

Teatro Fraschini
Corso Strada Nuova, 136 – Pavia

Biglietteria: aperta dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da lunedì a sabato). Telefono: 0382/371214

Acquisto online su www.teatrofraschini.org

Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org

Riduzioni per scuole e studenti universitari.




Hairspray – Grasso è bello: tutti pronti a ballare e a riflettere

In un periodo in cui si parla spesso di bullismo, niente è più attuale del messaggio del nostro spettacolo: grasso è bello, da intendersi diverso è bello”. Esordisce così il regista Claudio Insegno alla presentazione del musical Hairspray – Grasso è bello in programmazione da domani 2 febbraio fino al 18 febbraio al Teatro Nuovo di Milano.

Lo spettacolo è ambientato nella Baltimora degli anni sessanta, protagonista è Tracy Turnblad, una ragazzina cicciottella con un grande sogno da realizzare: diventare una ballerina nello show televisivo del momento, il Corny Collins Show. La determinazione, la forza di volontà e il buon cuore di Tracy la porteranno a coronare il suo sogno e poi a battersi con successo per un’altra nobile causa: permettere che i ragazzi di colore, costretti a ballare in una zona separata del programma tv, possano esibirsi insieme a tutti gli altri ragazzi.

Claudio Insegno si prepara a conquistare nuovamente il cuore del pubblico milanese, e dal 20 febbraio quello romano al Teatro Brancaccio, portandolo nell’America degli anni sessanta grazie a una particolare scenografia, ai costumi di scena elettrici, molto colorati, e a canzoni che rimangono nel cuore sia per la loro orecchiabilità sia per il testo.

Nel ruolo di Edna, la mamma di Tracy, troviamo il poliedrico Giampiero Ingrassia en travesti. “Attorialmente è l’ennesima sfida – dice Ingrassia – Interpreto una donna nel modo più vero possibile. Voglio che il pubblico veda sul palco una donna, una madre, non un uomo che fa la donna. Certo scarpe e tacchi mi fanno malissimo! Quando mi è stato offerto il ruolo ho detto subito di sì: è una favola con lieto fine, per fortuna, che pone molte domande”.

Sul palco insieme a Ingrassia un cast di giovani e talentuosi performer, a partire da Mary La Targia che interpreta Tracy, realizzando così anche un suo sogno personale, Floriana Monici nel ruolo della perfida Velma Von Tussle, Gianluca Sticotti in quello di Corny Collins, Beatrice Baldaccini in quello di Amber Von Tussle e Riccardo Sinisi nel ruolo dell’affascinante e inconsapevolmente bello Link Larkin. E ancora: Claudia Campolongo, Giulia Sol, Roberto Colombo, Elder Dias, Luca Spadaro, Cristina Benedetti, Francesca Piersante, Stephanie Dansou, Helen Tesfazghi, Fabio Gentile, Federica Nicolò, Monica Ruggeri, Martina Lunghi, Giuseppe Brancato, Max Francese e Robert Ediogu.

Musica dal vivo con orchestra diretta dal Maestro Angelo Racz.

HAIRSPRAY – Grasso è bello
regia di Claudio Insegno

Teatro Nuovo
Piazza San Babila – Milano
dal 2 al 18 febbraio 2018

Biglietti a partire da euro 39,50




Giulia Fabbri è Mary Poppins: praticamente perfetta sotto ogni aspetto

Si avvicina il debutto di Giulia Fabbri in Mary Poppins, forse uno dei musical più attesi del 2018. Una prima assoluta per l’Italia che finalmente si apre alle grandi produzioni stile Londra e Broadway. E per Giulia, classe 1987, diplomata alla Bernstein School of Musical di Bologna, talentuosa performer già apprezzata in spettacoli quali Newsies, Footloose e Grease, un’occasione d’oro per arrivare dritti al cuore di milioni di persone che hanno amato Mary Poppins sul grande schermo, con le sue magiche canzoni, e nei racconti di P.L. Travers, sua creatrice. Nessuno timore di confronto. “Non cerco di essere come Julie Andrews perché nessuno sarà mai come lei, ma conosco Mary Poppins, ho un’idea precisa di cosa voglio raccontare e cercherò di farlo al meglio possibile” sostiene Giulia.

Mary Poppins è un traguardo importante per una performer. Come sei arrivata al ruolo della tata più famosa del mondo?

Il ruolo di Mary Poppins l’ho ottenuto dopo cinque audizioni. E fin qui nulla di strano…ma essendo coinvolti direttamente la Disney e Cameron Mackintosh, i produttori dello show in tutto il mondo, per me è stata un’emozione grandissima. E poi, che dire, Mary Poppins rappresenta un fortissimo richiamo alla mia infanzia: quelle musiche mi portano in luoghi stupendi e mi mettono gioia ogni volta che le sento. Questo mi ha aiutato moltissimo sia durante le varie audizioni sia durante l’attesa della risposta, che è stata la più lunga della mia esperienza lavorativa fino ad ora: ben un anno e mezzo!

Cosa ti piace di più di questo ruolo?

Amo questo personaggio in tutto. È elegante e vezzosa, vanitosa e permalosa ma anche pratica, efficiente e ha un cuore enorme, anche se non dà mai a vedere cosa pensa o cosa sente, non si perde in parole o smancerie. È sempre presente per i bambini e per la famiglia, è un po’ angelo custode, un po’ super eroe, è praticamente perfetta come dice lei, e ha sempre la situazione sotto controllo e la risposta a tutto. A livello personale interpretare un personaggio che sa sempre esattamente cosa fare è meraviglioso.

Hai avuto occasione di vedere le produzioni estere di Mary Poppins? Cosa ne pensi?

Ho avuto la fortuna di vedere Mary Poppins a Londra 10 anni fa, era la prima volta che vedevo un musical nel West End. Sono letteralmente rimasta a bocca aperta, stupefatta davanti a una macchina scenica di quella portata e alla incredibile bravura degli attori sul palco. In particolare, mi hanno colpito i bambini, così piccoli ma professionalmente allo stesso livello dei colleghi adulti. L’emozione più grande l’ho provata quando Mary è volata sulla platea e poi su, sopra la galleria fino a raggiungermi…mi ha quasi sfiorato nel suo volo.
Non lo dimenticherò mai.

Ti spaventa il paragone con Julie Andrews?

Il paragone con Julie Andrews non mi spaventa semplicemente perché è impossibile. Julie Andrews è una dea, è perfetta, senza “praticamente”, la sua Mary ha fatto la storia e ha segnato generazioni di persone. Io non cerco di essere come Julie Andrews perché nessuno sarà mai come lei, ma conosco Mary Poppins, ho un’idea precisa di cosa voglio raccontare e cercherò di farlo al meglio possibile. Tra l’altro il musical è diverso dal film, ci sono altre scene, altri linguaggi da usare, altre sfumature da sottolineare. Il minimo comune denominatore è la storia della famiglia Banks e Mary Poppins ma la versione teatrale è un’altra cosa rispetto al film.

La tua Mary assomiglia a quella di Julie Andrews?

La mia Mary Poppins certamente assomiglia a quella di Julie Andrews per certi versi, il personaggio è quello, ma, come dicevo, lo spettacolo teatrale mette a disposizione altri aspetti del personaggio da mettere in evidenza. Il mio scopo non è assomigliare a Julie Andrews, per quanto darei un braccio per poterci riuscire, ma è presentare un personaggio credibile, efficace e omogeneo alla regia di Federico Bellone.

Ti senti di più una cantante che recita o un’attrice che canta?

Se fai un musical, sia che tu canti sia che tu balli, sei comunque un attore. Siamo tutti innanzitutto attori, perché nel musical canto e danza sono solo altri linguaggi che vengono usati per raccontare la storia. Perciò, che tu stia dicendo una battuta o ballando una coreografia, o cantando una nota tenuta, sei comunque un attore.

Ritieni che una produzione così imponente come quella di Mary Poppins possa considerarsi come una sorta di apertura dell’Italia ai grandi musical del West End e di Broadway?

Ritengo che Mary Poppins sia un progetto fortemente voluto, estremamente ambizioso e imponente, e mi auguro che il successo che speriamo abbia lo spettacolo sia uno stimolo per le grandi produzioni e per gli investitori a scommettere di più sul nostro paese con altri grandi titoli.

Qual è il tuo sogno, professionale, nel cassetto? Quale ruolo vorresti interpretare e per quale motivo?

Il mio sogno professionale lo sto vivendo adesso, cammino a un metro da terra e mi sento fortunata e grata di stare dove sto. Ci sono tantissimi altri ruoli che vorrei interpretare, uno dei tanti è Cinderella in Into the Woods di Stephen Sondheim, perché è uno dei miei musical preferiti, scritto da uno dei miei autori preferiti. Il personaggio di Cinderella ha molte sfaccettature che vanno ben oltre alla facciata da principessa della fiaba che tutti conosciamo, così come ogni personaggio di quel musical!

Dove ti vedi tra vent’anni?

Tra vent’anni non ho idea di dove sarò, ma ho intenzione di fare in modo di vedermi col sorriso che ho stampato in faccia in questo momento