L’estate 2017 ha una splendida e energica colonna sonora: IO, il tormentone estivo di Gianna Nannini, riproposto in una nuovissima versione. Il brano sarà disponibile da oggi, 16 giugno, su tutte le piattaforme digitali in download e streaming, completamente riarrangiato, grazie a un sound innovativo, per accompagnarci durante le vacanze.
Ma Gianna è inarrestabile! Dopo lo strepitoso successo di pubblico e critica del tour europeo nella prima parte dell’anno, la rocker è ora impegnata nella definizione degli ultimi dettagli del nuovo disco di inediti che uscirà il 27 ottobre prossimo.
Nel frattempo è già iniziata la caccia al biglietto per i tre concerti che si terranno a fine 2017: il 2 dicembre a Roma (Palalottomatica), il 4 dicembre a Milano (Mediolanum Forum) e il 6 dicembre a Firenze (Nelson Mandela Forum).
Paola Angeli si reinventa con Centro Commerciale
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Nel corso della sua carriera ha vinto numerosi prestigiosi premi, ha convinto la critica e si è fatta amare dal pubblico grazie alla sua semplicità e originalità. Oggi Paola Angeli, con il suo nuovo singolo “Centro Commerciale“, esplora nuovi terrori musicali mettendosi ancora una volta in gioco.
D. Centro Commerciale, il tuo nuovo singolo che sta riscuotendo successo tra il pubblico e in radio, ci propone una Paola Angeli in una veste diversa. È un cambio di rotta?
R. La voglia di esplorare nuovi “territori musicali” mi ha portata a sperimentare e, soprattutto, a divertirmi nello scrivere e nell’interpretare una canzone in apparenza semplice ma, come ha scritto qualcuno, anche la leggerezza ha il suo aspetto profondo. L’essenziale è non essere banali o peggio… stupidi.
D. Abbiamo osservato sul web un divertente gioco, legato alla copertina del singolo, in cui ti sei divertita ad incarnare diversi personaggi, 6 per l’esattezza, come nella famosa opera di Pirandello. È un riferimento voluto?
R. Sì, certamente. Pirandello è uno scrittore, anzi prima di tutto una persona che io ho sempre amato fin dai tempi del liceo perché tremendamente attuale e allo stesso tempo antico. Il suo messaggio sulle maschere che indossiamo per vivere ciascuno la propria quotidianità è senza tempo. È una scelta essere se stessi, le maschere pesano a volte e la spontaneità, l’istinto hanno il sopravvento, e meno male!
D. Qual è il personaggio più affine alla vera Paola Angeli tra quelli che hai interpretato nel video?
R. Uno nessuno e tutti… ahahah. Se proprio devo scegliere direi la musicista perché ho sempre sognato di suonare la tromba e qui lo faccio, anche se non proprio in maniera ortodossa.
D. Quale invece il più distante?
R. La sportiva, perché non pratico sub però mi piace molto correre all’aria aperta.
D. Nel video di Centro Commerciale hai anche recitato. Si è trattato di un episodio isolato in occasione delle riprese del video o scopriremo in futuro anche una Paola Angeli attrice?
R. In passato ho scritto dei monologhi in occasione dei vari premi dedicati alla canzone d’autore. Il teatro è per me un tempio in cui prima di entrare bisogna lasciare fuori qualsiasi inibizione… sono le emozioni le vere protagoniste e chi si affaccia ad un palcoscenico, che sia per cantare o recitare è indifferente, vive quelle emozioni in prima persona, le incarna. Anna Magnani è un’attrice che amo moltissimo e che ha messo in pratica tutto questo durante la sua lunga carriera, in fondo il cantante è anche un attore solo che oltre al testo c’è la musica, e questo a mio parere è un grande vantaggio perché la melodia ha la capacità di trasportare chi la esegue in un universo emotivo molto variegato.
D. Pensi che nell’attuale scenario musicale, in cui spesso predominano gli aspetti commerciali, riferimenti culturali di maggiore impegno rappresentino una scelta difficile?
R. Quando si parla di cultura le persone si spaventano pensando che sia qualcosa di inaccessibile, o solo di pochi, una nicchia lassù o laggiù in qualche posto troppo sofisticato e complicato. Io credo che dipenda da come si affrontano certi temi e specialmente dal linguaggio e dall’entusiasmo con cui si parla o si scrive o si canta la cultura nell’arte in generale e per quanto mi riguarda nella musica e nella canzone. Socrate era un uomo colto, ma molto umano, emotivo direi, perciò accessibile e attraente così come il principe Siddharta il futuro Buddha o Gandhi o Martin Luther King, i loro messaggi erano profondi ma per tutti… voglio dire che la cultura se non è fruita dall’Anima resta fredda e distante, resta solo puro nozionismo. Se invece passa attraverso il canale delle emozioni e dell’umanità allora prende forma, colore e diventa qualcosa che scalda, che arricchisce e di cui si sente il bisogno. “La cura” di Battiato-Sgalambro ne è certamente un esempio…
D. E tu a quale personaggio, artista, musicista o letterato sei maggiormente legata o ti ha influenzato maggiormente?
R. In ogni momento della mia vita ho potuto apprezzare artisti di ogni genere e stile che sono stati importanti e fondamentali per quel preciso istante e l’elenco non solo sarebbe vasto, ma rischierebbe di annoiare terribilmente… Oggi per quella che sono posso dire di essere estremamente legata ad Anna Magnani, una donna che avrei voluto tanto conoscere e di cui sento la mancanza artistica e fisica. La Magnani viveva le donne che portava sullo schermo o in teatro e dava loro carattere, emozioni, sangue carne, anima, voce… perciò erano così reali e vere le protagoniste dei suoi film.
D. Paola, sei conosciuta come una cantautrice di talento e di grande spessore, hai vinto numerosi premi di prestigio il Premio della Critica al Festival di Musicultura, il premio Imaie, il premio per il miglior testo a Musicultura, il premio Bindi, hai inoltre partecipato a Sanremo Giovani e l’anno seguente al Festival di Sanremo. Di queste esperienze quale ti ha segnata maggiormente dal punto di vista sia artistico che umano e personale?
R. Tutte le esperienze mi hanno arricchita sia professionalmente sia umanamente, una in particolare mi è rimasta impressa nella memoria ed è quella relativa al Premio Bindi che ho avuto il piacere e la fortuna di vincere essendo stata premiata da Giorgio Calabrese, una persona d’una sensibilità rara tramite la quale ho potuto conoscere, più nel profondo, l’opera e la figura di Umberto Bindi, un cantautore a mio parere sottostimato…
D. Oltre che cantautrice sei anche da anni un’insegnante, attualmente insegni canto in una scuola di doppiaggio. Che tipo di insegnante sei?
R. Credo di essere una persona che ascolta, cercando per quanto mi è possibile di risolvere le problematiche varie che emergono essendo a stretto contatto con i miei allievi che ringrazio e che stimo molto. Provo sempre a creare un clima di scambio tra me e le persone con cui lavoro, a maggior ragione lavorando con la voce si portano alla luce emozioni e pensieri che coinvolgono l’intera sfera personale. Vorrei, e questo è il mio desiderio più urgente ed importante, che i miei allievi mi ricordassero come una persona che ha lasciato loro qualcosa di personale e umano oltre che didattico.
D. Quanto è importante l’esperienza di docente per un’artista? Credi siano ruoli conciliabili?
R. Per me lo sono e da quando insegno, cioè da vent’anni ormai, ho imparato moltissimo perché insegnando mi sono trovata a dover inesorabilmente affrontare difficoltà e incertezze assai diverse che i miei allievi mi ponevano e di conseguenza risolvendo quelle difficoltà e quelle incertezze ho potuto superare anche le mie… inoltre da quando lavoro in questa scuola di doppiaggio sono cresciuta molto dal punto di vista professionale didattico e soprattutto umano..
D. Quali sono i tuoi progetti futuri?
R. Se potessi uscire da me stessa e mi trovassi a parlare con Paola, le direi: “ti auguro con tutta l’anima di continuare a scrivere bellissime canzoni, ad insegnare, a vivere, ad amare con tutta la dolcezza che puoi…”
foto di Chiara Sardelli
Omaggio a RCA con “KM 12 Primo Movimento – Una fabbrica occupata fra le nuvole”
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Dalle ceneri degli antichi stabilimenti sulla Tiburtina rinasce la RCA.
Dal 7 al 14 giugno, Altro Spazio e CAFT – Centro Alta Formazione Teatro presentano “KM 12 Primo Movimento – Una fabbrica occupata fra le nuvole” scritto da Gianfranco Vergoni e diretto da Emiliano Raya.
La storia si svolge nel 2039, in una società molto simile alla nostra, dove conflitti, tensioni, violenze, vengono controllati riducendo la variabilità emotiva degli individui, e stimolando al massimo la socialità virtuale. Le persone si frequentano fisicamente il meno possibile. I lavori più ambiti sono quelli in cui non si interagisce con umani ma solo con macchine e programmi. La tecnologia riesce a rilevare le tracce mnemoniche lasciate all’interno degli edifici, e queste, se economicamente interessanti, vengono duplicate ed elaborate per produrre videogames e altro materiale che renda profitto, altrimenti vengono cancellate per sempre.
Un gruppo di operai precari viene mandato ad ispezionare la sede abbandonata di quella che fu la RCA italiana, al km 12 della via Tiburtina, in cerca di memorie del passato. Questo perché per captare le tracce mnemoniche serve la variabilità emotiva, che appartiene solo agli umani. I ricercatori con l’aiuto di programmi e dispositivi si aggirano nello spazio descrivendolo e scovandone le risonanze. Quando ne identificano una importante attivano gli ologrammi, e il passato si materializza sotto i loro occhi.
Attraverso le apparizioni e le immedesimazioni ricostruiscono la storia del luogo, mentre i nodi delle loro personalità verranno portati alla ribalta ed esaminati e rivissuti, al suono dei classici immortali prodotti dalla RCA Italiana, tra i quali: “In ginocchio da te”, “Il mondo”, “Cuore matto”, “Il ballo del mattone”, “Rimmel”, “Quando finisce un amore”, “Un’emozione da poco”. I ricercatori non troveranno niente che possa ricondurre a risorse economiche spendibili nel futuro: la musica che ha segnato un’epoca, la cultura, l’arte, non saranno più considerate forme di guadagno e i superiori daranno immediatamente l’ordine di cancellare i ricordi e abbattere le mura per predisporre lo spazio ad un’altra destinazione d’uso. E la storia continua.
“La RCA Italiana, fondata agli inizi degli anni cinquanta, fu voluta da Papa Pio XII che chiese al magnate americano Frank M. Folsom di costruire una fabbrica proprio nelle vicinanze del quartiere di San Lorenzo, memore dei bombardamenti americani del 19 luglio 1943 – dice il regista Emiliano Raya – Iniziano gli anni del boom economico, i disastri causati della seconda guerra mondiale sembrano un lontano ricordo e gli italiani tra le loro abitudini ascoltano le canzoni contemplandole davanti ai giradischi.
Per la RCA la sfida più grande è quella di produrre musica in lingua italiana. Ci riesce Ennio Melis insieme ad un manipolo di geniali autori, discografici, artisti e direttori d’orchestra, che cambieranno radicalmente il modo di approcciare alla produzione della nostra musica. Negli avveniristici studi al chilometro 12 di Via Tiburtina hanno inciso i migliori artisti italiani e internazionali. Grazie alla visione di Melis, Lilli Greco, Franco Migliacci, Vincenzo Micocci e tanti altri operatori del settore, sono state plasmate nuove generazioni di cantanti che in quarant’anni hanno venduto milioni di dischi, imponendosi nell’immaginario collettivo del nostro paese:
Nilla Pizzi, Domenico Modugno, Gianni Meccia, Nico Fidenco, Jimmy Fontana, Edoardo Vianello, Gianni Morandi, Rita Pavone, Riccardo Cocciante, Gino Paoli, Piero Ciampi, Luigi Tenco, Sergio Endrigo, Patty Pravo, Paolo Conte, Lucio Dalla, Renato Zero, Mia Martini, Gabriella Ferri, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Rino Gaetano, Anna Oxa, Amedeo Minghi e tanti altri. Diretti da due giovani direttori d’orchestra che provenivano dalla musica classica: Ennio Morricone e Luis Bacalov.
Ancora oggi la qualità delle incisioni dimostra l’assoluta efficacia di quel sistema produttivo che metteva al primo posto la comunicazione tra l’azienda e l’artista. Un punto di incontro tra artisti di diverse provenienze, un crocevia di idee che hanno raccontato la storia del nostro paese e che con la storia si sono spesso incrociate e confrontate.
Al Km 12 di Via Tiburtina, dove oggi resta forse un magazzino, non si conserva neanche il lontano ricordo di quel tempo e di quella fucina di artisti simbolo degli anni d’oro della discografia italiana.
In questo testo Gianfranco Vergoni ha ambientato la storia nel 2039, immaginando un gruppo di giovani operai e ricercatori disillusi, senza ambizioni, relegati ad una normalità alienante e virtuale, che ricevono il compito di rilevare ed eventualmente cancellare la memoria storica dell’industria al Km 12.
I sette giovani verranno attraversati dalla presenza dei cantanti e con i ricordi e i suoni assorbiti dalle pareti ne capteranno la memoria. Parleranno un linguaggio a loro sconosciuto, fatto delle sonorità filtrate attraverso il tempo e i versi poetici delle canzoni. Poi l’ordine di abbattere tutto. Sembra fantascienza“.
Km 12
Primo movimento
Una fabbrica occupata fra le nuvole
di Gianfranco Vergoni
Regia Emiliano Raya
Con Greta Arditi, Sofia Doria, Linda La Marca, Matteo Mammucari, Daniele Nardone, Ilaria Serantoni, Vanna Tino, Andrea Vinaccia
Direzione vocale Brunella Platania in collaborazione con Rosy Messina e Alessio Ingravalle
dal 7 al 14 giugno
(7, 8 e 9 giugno SOLD OUT! Prenotazioni a partire da sabato 10) Altro Spazio
Via Tiburno 33 – Roma
INFO E PRENOTAZIONI
tel. 393 9075005 – 338 1759319
km12ilmusical@gmail.com
info@centroaltaformazioneteatro.com
Per tutte le info sulla campagna di crowdfunding: https://www.indiegogo.com/projects/km-12-musical#/
Pagina facebook
https://www.facebook.com/chilometrododicimusical/?fref=ts
Bollicine in festa a Ogliano
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Gli amanti delle bollicine non possono perdersi questo incredibile appuntamento: degustare le migliori espressioni del Conegliano ValdobbiadeneProsecco Superiore e degli altri vini del Coneglianese immersi in uno dei più affascinanti paesaggi collinari d’Italia.
È questa la proposta della Mostra del Prosecco Superiore Rive di Ogliano, in programma dal 26 maggio al 4 giugno presso l’Azienda Agricola Baldi, in Via Marcorà 76, a Ogliano, in provincia di Treviso.
Giunto alla sua terza edizione, l’appuntamento propone un viaggio sensoriale alla scoperta delle bollicine Docg ma anche di vini storici come il Verdiso e quelli dei Colli di Conegliano e di altri autoctoni. Vere e proprie perle dell’enologia a cui si affiancheranno olio d’oliva (da cui deriva appunto il toponimo Ogliano) e di altri prodotti tipici come formaggi, salumi e molto altro. A fare da cornice dell’evento le splendide colline della città del Cima, un territorio da scoprire, a pochi km da Venezia e dalle Dolomiti, immerso tra saliscendi ricamati di vigneti e piccoli borghi da ammirare.
La Mostra del Prosecco Superiore Rive di Ogliano attende gourmet e amanti del vino di qualità da venerdì 26 maggio a domenica 4 giugno (chiuso il 29, 30 e 31 maggio), dalle ore 18 alle 24 e i festivi dalle 11 alle 24.
Wakening the sleeping beauty: il progetto artistico di DanceHaus e IED Milano
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Tra le atmosfere post-industriali della nuova factory di produzione culturale BASEMilano, va in scena giovedì 25 maggio, “Wakening the sleeping beauty”, un innovativo e importante progetto artistico site-specific firmato da DanceHaus e IED Milano, due eccellenze nazionali affermate nel campo della didattica e del sostegno alla giovane creatività, in collaborazione con DANCEHAUSpiù.
Il progetto, nato da un duraturo sodalizio giunto alla terza collaborazione, ha visto il coinvolgimento, a partire dallo scorso autunno, di oltre 80 giovani studenti, di cui 50 danzatori, 27 scenografi e 4 sound designer delle due scuole milanesi. Leitmotiv e punto di partenza per l’indagine è la biomimesi, (dal greco bios = vita e mimesis = imitazione), ovvero “quella scienza che studia i sistemi biologici naturali emulandone forme, processi, meccanismi d’azione, strategie, per risolvere le sfide di ogni giorno (…)”, come la definisce la biologa statunitense Janine Benyus.
Guidati dai co-ideatori dell’iniziativa, Susanna Beltrami Direttore di DanceHaus e Alessandro Chiarato Direttore della Scuola di Design di IED Milano, e da un pool di docenti professionisti, gli studenti, divisi in gruppi di lavoro, hanno prima affrontato un percorso congiunto di formazione e poi messo a punto i loro progetti artistici assumendo la multidisciplinarità come pratica di apprendimento, la contaminazione come principio di creazione, la sostenibilità ambientale come strategia, la bellezza, la condivisione e l’armonia come parole chiave attraverso cui declinare un campo vasto e ancora troppo poco noto come la biomimesi.
Dall’ideazione del concept alla scrittura, dalla sala prove alla comunicazione, gli studenti hanno avuto in questi mesi la straordinaria possibilità di seguire attivamente tutte le fasi della creazione condividendo idee e visioni. Il risultato, che presenteranno in prima assoluta il 25 maggio a Base Milano, è “Wakening the sleeping beauty”, una performance, originale, articolata e complessa, che racconta il percorso dell’uomo, dal tradimento del patto con la natura che lo fa sprofondare, solo e smarrito, in una babele di gesti, parole e suoni convulsi, fino alla creazione di una nuova possibile armonia attraverso l’ibridazione dei corpi e la nascita di un nuovo ritmo, potente, magico, trasformante.
In scena vengono concertate, sotto la sapiente regia dei docenti, tutte le partiture create appositamente dagli studenti di DanceHaus e IED Milano: le partiture del gesto, del suono, della parola, della luce, dell’oggetto, dello spazio e dello spettatore. E proprio quest’ultimo, sarà protagonista di un rito collettivo in cui la danza e il design, il corpo e le installazioni, diventano mezzi di interpretazione e cambiamento della realtà, attraverso cui scuotere la nostra coscienza, la nostra natura, forse addormentata, per riscoprirci parte di un unico grande insieme.
La performance della durata di 35 minuti circa sarà ospitata nella sala principale in Via Bergognone 34 e il pubblico potrà scegliere tra tre orari diversi: 20.30 – 21.30 – 22.30. L’ingresso è gratuito e non sono ammesse prenotazioni.
WAKENING THE SLEEPING BEAUTY
BASE MILANO – giovedì 25 maggio
ore 20.30 – 21.30 – 22.30
Hans Hartung: una Via nello Spazio
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di Andrea Farano – Considerato che l’estate non ha alcuna intenzione di fare capolino, il mio consiglio è quello di approfittare dei prossimi giorni per recarsi nell’affascinante contesto urbano di City Life e lasciarsi catturare dalla visuale poetica di Hans Hartung (Lipsia, 1904 – Antibes, 1989) presso gli spazi della Dellupi Arte che, dopo Georges Mathieu prosegue nella propria missione di ricerca dedicando, con l’ausilio della giovane curatrice Ilaria Porotto, una selezione antologica di grande respiro ad un altro dei pilastri della pittura segnico-informale del secolo scorso.
I muri della galleria accolgono infatti una serie di opere realizzate dal pittore tedesco nel decennio dei sessanta, accomunate nella scelta da un criterio temporale che si traduce, a ben guardare, nella rappresentazione di una comunanza stilistica e concettuale che, come un filo invisibile, attraversa tutti i quadri, spesso monumentali, proposti in rassegna.
È, in ogni caso, un periodo che di certo rappresenta uno dei momenti fondamentali nella complessiva definizione della peculiare espressività di Hartung, quando l’artista sviluppa e porta a pieno compimento una tecnica particolare – il grattage – attraverso cui giunge a sublimare la propria tipica gestualità pittorica, affidandosi a pennelli opportunamente modificati, rulli ed utensili variamente appuntiti per creare un alfabeto segnico riconoscibile appieno tra le molteplici declinazioni astrattiste del secondo dopoguerra.
Le punte aguzze degli attrezzi scalfiscono fondali tanto ampi quanto cromaticamente dilatati, tracciando percorsi luminosi che si alternano con epigoni segni scuri, in un dialogo di segni muti accomunati da spinte di verticalità che paiono elevare il gesto, ma anche la fruizione dello stesso, ad una dimensione profondamente spirituale e misterica.
Il flusso continuo, reiterato e insistente del segno grafico – del tutto liberato da esigenze di comunicazione formale e razionale, seppur sempre rispettoso del logos matematico e della sezione aurea – domina da protagonista un non-luogo sconfinato che assume, piuttosto, fattezze e contorni cosmici, sfociando in elementi arcaici che racchiudono ed esprimono la forza primordiale dello Spazio, della Luce, della Materia e del Pensiero.
L’asporto sistematico del colore svela tensioni atmosferiche e interstellari, attraverso un’operazione gestuale che fa dell’assenza e della privazione la modalità per esprimere una intensa ed urgente vocazione creativa.
Io non so dire se, in fondo, Hartung abbia inseguito, immaginato e dipinto per tutta la vita una sola immagine iconica, ossia quel fulmine che, come un astro in vorticoso movimento, squarciava la sua notte buia di bambino perso nel proprio telescopio: certo è che nessuno come lui è stato capace di tracciare – ed offrire a noi fortunati osservatori della sua opera – una via luminosa nella quale scorgere il proprio personale cammino di conoscenza.
Riccardo Sinisi si racconta: “Punto su Grease per il futuro”
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Dal suo debutto come protagonista in Priscilla – La Regina del Deserto non è passato molto tempo ma Riccardo Sinisi di strada ne ha fatta tanta, dimostrando di essere un performer completo e versatile. Oggi è in scena al Teatro della Luna di Milano con Grease, dove interpreta il ruolo di Kenickie, fino al 31 di aprile 2017.
Riccardo, la tua carriera ha avuto un’impennata pazzesca in questi ultimi anni, hai fatto uno spettacolo dietro l’altro.
Sì, sono stato davvero molto fortunato, anzi potrei dire che lo sono da sempre, da quando ho iniziato a lavorare. Negli ultimi tempi mi è capitato di fare spettacoli e ruoli molto importanti uno dietro l’altro e di questo devo essere grato alla vita e a chi mi ha dato e mi dà l’opportunità di mettere ogni giorno in scena il mio sogno.
Come ti avvicini a personaggi tanto diversi tra loro?
Scelgo ogni volta un approccio diverso: cerco di capire che carattere possa avere, quale sia il suo background e poi cerco di trovare la sua storia e solo a quel punto cerco le somiglianze che quel personaggio ha con me.
Di tutti i personaggi interpretati ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionato?
Scegliere un personaggio, un ruolo che ho amato di più rispetto agli altri, è molto difficile. Sicuramente Felicia, il personaggio che ho interpretato in Priscilla, mi è rimasta più nel cuore, anche perché mi ero appena diplomato in Accademia ed è stato il mio primo vero lavoro. È stato davvero emozionante iniziare con un ruolo così importante e in uno spettacolo così bello come Priscilla. Anche il personaggio di Ray McCormack di Footloose è speciale, così come lo sta diventando, piano piano, Kenickie di Grease. In realtà è proprio difficile scegliere un solo personaggio. Ripensandoci li ho amati tutti: Pietro in Jesus Christ Superstar, Quattrocchi in Newsies, Rolf in Tutti Insieme Appassionatamente, ognuno mi ha dato qualcosa e mi ha emozionato.
Che cosa significano per te Grease, Compagnia della Rancia e Saverio Marconi?
Grease è uno spettacolo intramontabile, faticosissimo, ma bellissimo da fare, con musiche e canzoni travolgenti e coreografie impegnative. Lavorare con Compagnia della Rancia è un sogno che diventa realtà. Per me vuol dire, prima di tutto, lavorare con dei grandissimi professionisti, indubbiamente i migliori che ci sono in Italia. Sono loro che hanno portato il musical in Italia e questa maestria la vedi in tutto quello che fanno. Con Saverio Marconi è stato un’esperienza unica: da sempre desideravo lavorare con lui, farmi dirigere da lui. Con questo Grease Saverio e Mauro Simone hanno fatto un lavoro di regia fantastico, molto minuzioso, curato nel minimo dettaglio. Questa attenzione, questa particolare cura verso uno spettacolo vuol dire amare il proprio lavoro e avere passione, una cosa di cui dobbiamo essere grati noi artisti e anche il pubblico che poi ama questi show.
Grease compie 20 anni eppure è sempre un successo e attira gente di tutte le età. Ti sei chiesto perché?
Grease è sempre un successo e, come dicevo prima, è intramontabile perché è energia e luce, sempre. Questa nuova edizione di Saverio Marconi e Mauro Simone è più fresca, più moderna e riesce a coinvolgere pubblico di ogni età: dai ragazzini ai nonni, tutti possono rivedersi in questo spettacolo, divertirsi ed emozionarsi. Grease è una serata perfetta.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sui miei progetti futuri ancora non mi posso sbilanciare. Sicuramente mi piacerebbe continuare con Grease e quindi spero che lo spettacolo abbia un futuro e che possa esserci una lunghissima tournée in tutti i teatri d’Italia. Mi piacerebbe continuare a lavorare con Compagnia della Rancia perché, come dicevo prima, sono davvero dei grandi professionisti. Quindi, in attesa di scoprire che cosa mi riserverà il futuro, incrocio le dita e spero in Grease!
Un successo di nome Claudio Insegno
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Al Teatro Nuovo di Milano, fino al 9 aprile 2017, è in scena una delle commedie più divertenti che sia mai stata scritta, “Rumori fuori scena” di Michael Frayn. Grande mattatore della pièce, nel duplice ruolo di attore e regista, è uno dei più grandi artisti dei nostri giorni: Claudio Insegno, che nella scorsa stagione ha sbancato il botteghino con il musical “Jersey Boys“.
Claudio, torni sul palco, come attore, con un testo di prosa molto accattivante.
“Rumori fuori scena” è un classico del teatro comico. È uno spettacolo che, nel tempo, ha avuto tantissimo successo, fin da quando lo portava in scena la Compagnia Attori e Tecnici. Abbiamo deciso di rinnovarlo un pochino e quindi riportarlo in teatro anche con la nostra compagnia di Torino, prodotto da TPE. Lo spettacolo è una vera e propria macchina da guerra per far ridere! “Rumori fuori scena” parla di tutto quello che succede dentro la scena, fuori dalla scena, nella vita di tutti i giorni degli attori che qui sono un po’ più saltimbanchi che attori.
Come mai questo ritorno a fare l’attore?
Ogni anno faccio almeno uno spettacolo come regista e attore. È quasi un obbligo per me, come andare dallo psicanalista: è una necessità, e in un certo senso quasi uno sfogo, cercare di fare uno spettacolo che mi porti anche sul palcoscenico.
La domanda è d’obbligo: Claudio Insegno è più attore o regista?
Non ho davvero preferenze, mi piace fare entrambe le cose: fare uno spettacolo come attore, come dicevo prima, per me è una necessità, perché comunque mi fa sfogare, mi fa stare bene dopo lo stress magari di qualche spettacolo fatto come regia; ma non posso non fare anche uno spettacolo come regia perché mi piace avere in pugno tutta la situazione e creare qualcosa che piaccia. Finora devo dire che è andata bene. Creare spettacoli per il pubblico mi riempie di gioia. È quasi come aver dato vita a un bambino, anche se certamente non è proprio la stessa cosa. Io non ho figli ma questi spettacoli sono per me come figli: in un certo senso li accompagno per mano per molto tempo e cerco di insegnare loro la strada giusta.
La scorsa stagione hai avuto un successo incredibile con “Jersey Boys”, con riconoscimenti anche internazionali. Ti aspettavi una cosa del genere?
“Jersey Boys” è stato una sorpresa, una vera sorpresa, nel senso che mi aspettavo di fare un buon musical ma non a quel livello. Certo partivo con dei bravissimi attori, una splendida scenografia, bellissime canzoni e una validissima orchestra. Il tutto – diciamo – è stato un po’ ispirato perché comunque mi piace parlare della vita vera di artisti, delle sofferenze e di tante altre cose; mi piace la storia perché parla di noi, di quello che siamo, del nostro passato sulla terra e, in un certo senso, della nostra vita. Davvero non mi aspettavo questo successo e infatti, per scherzo, dico sempre che sembra che non sia un mio spettacolo, per quanto è bello! Forse è proprio l’amore che ho messo in questo spettacolo che il pubblico percepisce e, a sua volta, ama.
Che cosa ti riserva il futuro?
Nel futuro come musical sto preparando “Spamalot” dei Monty Python, con Elio di Elio e le Storie Tese. Sarò poi in tournée con “Rumori fuori scena” mentre al Casinò di Parigi prosegue il successo di “Jersey Boys“.
Hai un sogno nel cassetto?
Avrei la voglia di scrivere e dirigere un musical tutto mio, non musicato da me, perché non sono all’altezza di comporre le musiche, ma almeno concepito interamente da me. Nella prosa c’è un testo di Neil Simon, completamente sconosciuto, che mi piacerebbe mettere in scena: si intitola “Il favorito di Dio” e credo che potrebbe essere davvero uno spettacolo di successo.
Georgie – Il Musical: una travolgente storia d’amore in tour
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Georgie – Il Musical, dopo il debutto lo scorso maggio al Teatro Orione di Roma, parte per il tour ufficiale con un nuovo allestimento e un cast stellare. Lo spettacolo, tratto dalla novella di Mann Izawa “Lady Georgie”, reso celebre in Italia dal noto cartone animato, ha vinto due prestigiosi premi ai Broadway World Italy Awards 2016 come “Miglior Spettacolo con Partitura Originale” e come “Miglior Attrice non protagonista” a Brunella Platania.
Anche in questa nuova versione troveremo sul palco grandi artisti del teatro musicale italiano, a partire da Claudia Cecchini, che torna a vestire i panni della protagonista Georgie, Brunella Platania nel ruolo della madre adottiva Mary Buttman (Brunella è anche vocal coach e acting coach) e Dario Inserra che, dopo essere stato Arthur Buttman nella scorsa stagione, interpreterà il giovane aristocratico Lowell J.Grey. Interpretano i ruoli dei fratelli Abel e Arthur Buttman i gemelli Daniele e Umberto Vita, novità di questo cast insieme a Roberto Rossetti nelle vesti dell’intrigante e misterioso Irwin Dangering e a Lalo Cibelli che darà volto e voce al Duca Dangering.
La storia, tratta dal manga, è ambientata nella seconda metà del XIX secolo, quando l’Australia era ancora una colonia penale Inglese. Una sera, il signor Buttman, un agricoltore del luogo, trova una donna in fin di vita, Sophie, che gli affida la figlia Georgie, ancora in fasce. Nonostante il pericolo, infatti la donna sembra fuggita dal vicino campo di prigionia, l’uomo decide di prendere con sé la bambina. Georgie viene così adottata dalla famiglia Buttman, composta dal padre, dalla madre Mary e dai due fratelli Abel e Arthur. La madre adottiva non riesce però ad accettare la piccola Georgie: a turbarla sono sia le sue oscure origini che il timore, peraltro giustificato, che, crescendo, la ragazza possa portare scompiglio tra Abel ed Arthur. Gli accadimenti vedranno Georgie intraprendere un viaggio lungo e pericoloso partendo dalla sua amata Sydney fino ad approdare in una Londra grigia e sconosciuta alla ricerca delle sue vere origini e del suo amore, l’aristocratico Lowell J. Grey. La piccola Georgie dovrà crescere in fretta e dar conto alle sue vere emozioni.
La storia d’amore di Georgie e Lowell si prepara a conquistare i cuori del pubblico italiano!
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fotografie Valentina Vallorini
GEORGIE IL MUSICAL
TOUR
30 MARZO – TEATRO TRAIANO – CIVITAVECCHIA
1 APRILE – TEATRO GIUSEPPETTI – TIVOLI
4 APRILE – TEATRO ARTEMISIO – VELLETRI
6 APRILE – TEATRO LEA PADOVANI – MONTALTO DI CASTRO
Stefano Colli: il nuovo volto della musica e del teatro italiano
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In un periodo in cui vanno avanti e sono noti al grande pubblico solo i partecipanti dei talent show, ci fa piacere presentare un artista a trecentosessanta gradi, che ha fatto la sua gavetta e che oggi può ritenersi a tutti gli effetti come uno dei giovani talenti del momento. Il suo singolo d’esordio, Crudele, uscito poco prima del Festival di Sanremo, che si è dovuto quindi scontrare nelle classifiche con le canzoni sanremesi, è tuttora in posizione top tra i brani più scaricati di iTunes.
Stiamo parlando di Stefano Colli, ventisettenne di Pianoro in provincia di Bologna.
Stefano, quando hai capito che la voce sarebbe stata la tua professione?
Ho iniziato a cantare tardi, avevo 17 anni. Il mio liceo organizzava un corso pomeridiano di musical, tenuto da Lorenzo Scuda e Francesca Folloni degli Oblivion, e i miei compagni mi hanno convinto ad iscrivermi. Proprio lì ho scoperto questa mia passione per il mondo del teatro e della musica e mi sono poi iscritto a una scuola di canto.
Quando è iniziato il tuo percorso in questo mondo?
La prima collaborazione importante è stata con Iskra Menarini, la storica vocalist di Lucio Dalla, che mi ha scelto, insieme ad altri ragazzi, per seguirla nelle sue tournée, nelle trasmissioni televisive e radiofoniche. Grazie a lei ho avuto l’opportunità di incontrare e cantare con grandi artisti come Lucio Dalla, Francesco de Gregori, Marina Rei, i Pooh, e di calcare palcoscenici fantastici. Ho vissuto davvero grandi esperienze al fianco di Iskra ed è stata una bellissima opportunità poter lavorare con un’artista del suo calibro.
Ricordavi prima che hai anche una passione per il musical.
Diciamo che parallelamente alla carriera da cantante ho fatto parte della compagnia Aspettando Broadway, diretta prima da Robert Steiner e poi da Vittorio Matteucci, grandi performer con cui ho avuto l’opportunità di studiare e di calcare le scene al loro fianco. Ho conosciuto anche Brunella Platania e Marcello Sindici, e, come dicevo, Vittorio Matteucci che, tra l’altro, ha scritto uno spettacolo per la compagnia dal titolo “Riunione di compagnia. Un geniale pretesto per fare musical” di cui ha firmato il testo e la regia insieme a Marco Manca. Ho avuto quindi tutta una serie di opportunità anche se il mio debutto vero e proprio nel mondo del musical è avvenuto all’Auditorium della Conciliazione di Roma con Canterville – Il Musical, scritto da Robert Steiner, Flavio Gargano e Valentina di Paolis, con la regia di Marco Simeoli.
Parliamo di Stefano cantante pop.
Ho sempre scritto i miei pezzi. Poi sono arrivate tante esperienze, tanti festival ma soprattutto, nel 2015, è arrivata la finale del festival di Castrocaro su Rai 1. Un’esperienza veramente indimenticabile, fantastica: eravamo 10 finalisti dopo mesi e mesi di selezioni. Dopo questa esperienza sono stato contattato da quello che è il mio attuale produttore artistico, Giancarlo di Maria, che vanta collaborazioni illustri. Giusto per ricordarne qualcuna, Giancarlo ha collaborato all’ultimo disco di Mina e Celentano, ha lavorato con Il Volo, con Giò di Tonno e Lola Ponce, dirigeva lui l’orchestra quando vinsero il festival di Sanremo, Luca Barbarossa, Andrea Bocelli, Laura Pausini, tutte collaborazioni importantissime. Insieme abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto nostro, abbiamo fatto un percorso di ricerca, di sperimentazione, di scrittura. Abbiamo lavorato per più di un anno fino ad uscire con il nostro primo singolo, che è un po’ il biglietto da visita. Per questo progetto mi piace parlare al plurale perché è stato davvero un lavoro di squadra molto importante e a cui sono molto legato. Crudele è il singolo con cui siamo usciti e di cui è stato fatto anche un bellissimo videoclip, presentato in anteprima su TGCOM24 Mediaset. Nel video, come partner femminile, ho lavorato con la bellissima Lara Basso, noto volto televisivo e ex partecipante a Miss Italia. Adesso siamo in piena promozione di Crudele, brano che ci ha regalato, e ci sta tuttora regalando, bellissime soddisfazioni. Naturalmente siamo già proiettati al prossimo singolo e soprattutto all’album che non vedo l’ora di farvi sentire.
Quali sono i tuoi progetti futuri oltre all’uscita del primo album?
Fortunatamente, al momento, ci sono tanti progetti in ballo, c’è tanta carne al fuoco, anche perché a me piace mettermi continuamente in gioco anche con cose molto diverse tra loro. Quindi, oltre all’album, partirà presto la tournée di Georgie – Il Musical, presentato in anteprima lo scorso anno al Teatro Orione di Roma, con la regia di Marcello Sindici e un super cast. Da metà marzo fino a metà aprile saremo in tournée per tutta l’Italia.
C’è poi un progetto a cui sono molto legato. Insieme ad altri tre ragazzi diplomati alla BSMT di Bologna, Maddalena Luppi, Ricardo Sarti e Giulia Mattarucco, abbiamo messo su un gruppo che si chiama I Muffins Spettacoli, con cui stiamo lavorando molto con show per bambini e famiglie ma anche concerti e spettacoli di vario genere. È un progetto che si sta sviluppando e che ci sta regalando tante soddisfazioni.
Gli altri progetti per ora sono top secret! Per scoprirli potete seguirmi su tutti i miei social, sulla mia pagina Facebook, su Twitter, su Instagram e sul mio canale YouTube dove troverete anche il videoclip di Crudele.
Tra le tante, quale è stata l’ultima grande emozione che hai provato, artisticamente parlando?
Sono tornato da poco dal Festival Internazionale del Cinema di Berlino, in cui sono stato ospite dell’Orchestra Sinfonica di Luciano Nelli, all’interno della Notte delle Stelle in cui viene consegnato il premio Bacco, che quest’anno, per quanto riguarda gli attori italiani, è andato a Nancy Brilli e Daniele Liotti. In questo contesto mi sono esibito come ospite per il terzo anno consecutivo, perché c’ero stato già altri due anni, quando era stata premiata Maria Grazia Cucinotta. Per me è sempre una grande emozione tornare ad esibirmi su quel palco tanto prestigioso. E poi Berlino è una città meravigliosa.