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I Beatles, De André e Prince rivivono sul palco del Teatro della Luna

Dal 17 al 19 gennaio Teatro della Luna ci aspetta con tre attesi concerti-tributo.

Il 17 gennaio alle ore 21 si comincia “Revolution the musical”, l’omaggio dei Beatbox ai Beatles. Lo show si propone di far rivivere l’energia e il fascino del mitico quartetto di Liverpool. E per ottenere il risultato desiderato nulla è stato lasciato al caso: dalla strumentazione, identica a quella usata dai Beatles nei loro storici concerti, ai vestiti, confezionati su misura dalla stessa sartoria che li creò per la tournèe americana dei Fab Four.

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A seguire, il 18 gennaio, sempre alle 21, sarà la volta di “Ricordando Fabrizio De André in direzione ostinata e contraria”, con Alberto Napolitano in arte Napo. Due ore con le canzoni di uno dei più amati cantautori italiani, dai brani più popolari a vere e proprie perle del suo infinito repertorio. L’emozione che si respira nei concerti rende l’esibizione uno spettacolo da godere dalla prima all’ultima nota e che coinvolge lo spettatore in un percorso musicale ed emotivo unico nel suo genere. Affiancano ‘Napo’ musicisti di elevato spessore, con arrangiamenti sorprendenti.

 

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Infine, alle 21 di giovedì 19 gennaio, “Prince Purple Rain Live”. Prince ha definitivamente cambiato il corso della musica. La sua abilità nel mescolare i vari generi musicali, coniugando il soul, la black music e il pop ha condizionato ed ispirato generazioni di musicisti e compositori. Il suo stile poliedrico e la sua infinita passione ci ha fatto emozionare e la sua scomparsa prematura ha lasciato un vuoto incolmabile. Per la prima volta a teatro, Rockopera propone un omaggio all’opera integrale del 1984 “Purple Rain”: l’occasione per ripercorrere un viaggio nel mondo di un artista insuperabile.

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I biglietti sono in vendita in tutti i punti vendita TicketOne, on line su www.ticketone.it e telefonicamente al numero unico nazionale 892.101 (numero a pagamento).

Teatro della Luna
Via G. di Vittorio, 6 – 20090 Assago (MI)
M2 linea verde – fermata Milanofiori Forum
Tel. +39 02 48857 7516 www.teatrodellaluna.com

PREZZI

Poltronissima BLU € 42,50

Poltronissima € 34,50

Prima Poltrona € 26,00

Seconda Poltrona € 20,50

Terza Poltrona € 17,00

Riduzioni under 14/ over 70



Al Teatro della Luna grandi spettacoli per salutare il 2016

Il 2016 si conclude con il botto al Teatro della Luna di Milano: due spettacoli per salutare l’anno che se ne va e uno speciale che ci accompagna nel nuovo.

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Si comincia il 29 dicembre alle ore 21 con “The Rolling Stones Symphonic Experience”: un incredibile concerto dal vivo, con 50 musicisti sul palco, dove il rock incontrerà la classica e dove il pubblico potrà riascoltare i brani più famosi di Mick Jagger & Keith Richards in una nuova intensa veste, come mai prima d’ora! Gli Stellavox in 17 anni di attività con quasi 500 concerti all’attivo hanno affinato il sound in maniera inequivocabile, passionale e grintosa.

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Il 30 dicembre, sempre alle ore 21, tocca al concerto tributo a una grande voce italiana: Lucio Battisti. “Ricordando Lucio Battisti” torna a grande richiesta, dopo il successo dello scorso anno al Teatro della Luna. 2 MONDI si può definire, oltre che un tributo al più grande artista di musica leggera italiana, un omaggio alla colonna sonora della vita di molti di noi. L’impatto sonoro di questo tributo è straordinario e tiene fede alle partiture scritte e autografe del Maestro Gianpiero Reverberi che accompagnò Lucio Battisti in sala di incisione.

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Ed infine sabato 31 dicembre, alle ore 21.30, “Semplicemente Cristina” accompagnerà gli spettatori in un viaggio nelle atmosfere uniche del mondo di Cristina D’Avena, per salutare il 2016 ed accogliere il 2017 con tanta allegria e buonumore! Uno show che, tra musiche completamente riarrangiate, un’orchestra di nove elementi, la Db Day’s Band e otto impareggiabili coristi che accompagneranno l’artista, riaccenderà la magia di quello che è stato decretato dalla stampa come “il più grande evento dell’anno nel mondo delle sigle”. Cristina D’Avena è l’icona di un mondo sempre in bilico tra fantasia e realtà, fin da bambina quando intonava l’evergreen Il Valzer del Moscerino con la stessa dolcezza che anche oggi riesce a conquistare il pubblico di ogni età.

Al termine dello show brindisi con il cast e panettone per tutti.

I biglietti sono in vendita in tutti i punti vendita TicketOne, on line su www.ticketone.it e telefonicamente al numero unico nazionale 892.101 (numero a pagamento).

Teatro della Luna
Via G. di Vittorio, 6 – 20090 Assago (MI)
M2 linea verde – fermata Milanofiori Forum
Tel. +39 02 48857 7516 www.teatrodellaluna.com

PREZZI 29 e 30 dicembre

PREZZI 31 dicembre

Poltronissima BLU € 42,50

Poltronissima BLU € 66,00

Poltronissima € 34,50

Poltronissima € 59,00

Prima Poltrona € 26,00

Prima Poltrona € 49,00

Seconda Poltrona € 20,50

Seconda Poltrona € 39,00

Terza Poltrona € 17,00

Terza Poltrona € 29,00

Riduzioni under 14/ over 70 Riduzioni under 14



Cinderella – Il musical: la magia di una favola per tutte le età

La favola più famosa e magica del mondo sta per arrivare sui palchi italiani. Dal 31 dicembre Cenerentola, l’eroina di Charles Perrault, farà sognare grandi e piccini con la sua straordinaria storia d’amore trasformata in musical.

Cinderella – Il musical viene presentato, in versione italiana, dal regista Giuseppe Galizia, uno dei performer più conosciuti e apprezzati del musical italiano, e da Sabrina Pedrazzini, insegnante di danza e titolare de Il Ramo di Lodi. Dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di divertire il pubblico di tutte le età nasce questo spettacolo, portato in scena da performer non professionisti provenienti da tutta Italia e selezionati tra oltre 120 candidati.

Le musiche sono quelle originali del musical che aveva debuttato nel 1957 in televisione con Julie Andrews nel ruolo principale, conquistando il cuore di oltre 100 milioni di telespettatori. Da allora ogni allestimento è stato sempre un trionfo: un successo di pubblico e di critica, con l’assegnazione di innumerevoli premi.

Il libretto e le liriche sono state adattate, per questa prima versione italiana, da Giuseppe Galizia, che ne firma anche la regia e si avvale della collaborazione di Floriana Monici, altro nome prestigioso del panorama musical italiano, come vocal coach.  Le coreografie saranno di Giuseppe Galizia e Sabrina Pedrazzini e la direzione musicale di Gaia Pedrazzini

Cinderella – Il musical arriverà sui palcoscenici italiani per l’ultimo dell’anno su licenza Rodgers & Hammerstein’s Theatricals Europe Ltd.

Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, Cinderella nel suo magico vestito scenderà dal palcoscenico per salutare il 2017 e brindare insieme al pubblico.

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Cinderella – Il musical

su licenza Rodgers & Hammerstein’s Theatricals Europe Ltd
Produzione DNC Entertainment in collaborazione con Il Ramo

Libretto, liriche italiane, regia di Giuseppe Galizia

Durata: 1hr e 45 minuti circa più intervallo

LODI – Auditorium BPL “Tiziano Zalli”
31 dicembre ore 21
1 gennaio ore 17
3 gennaio ore 16
3 gennaio ore 21
4 gennaio ore 16

per info e prenotazioni: 333 1376631 – info@cinderellailmusical.it

https://www.facebook.com/CinderellailMusicalITA

MILANOTeatro Menotti
5 gennaio ore 21
6 gennaio ore 17

per info e prenotazioni: tel. 02 36592544 – www.teatromenotti.org




Il Rigoletto secondo Opera Young al Teatro Litta

L’opera lirica è un grande patrimonio culturale che va salvaguardato e tramandato. Opera Young è un nuovo progetto fatto da giovani e rivolto a tutti gli appassionati e a chi si vuole avvicinare ad un mondo di grandi passioni e per questo molto moderno. Tutti giovani sul palcoscenico, in buca e dietro le quinte per proporre quattro tra i più famosi titoli del melodramma.

Si comincia con Rigoletto, una delle più celebri opere di Giuseppe Verdi e tutto il repertorio italiano. Il maestro Marco Beretta, direttore musicale e preparatore dell’intero cast dell’opera, vuole dare una lettura il più possibile fedele alla scrittura verdiana e nello stesso tempo legata alla migliore tradizione esecutiva in una visione interpretativa più attuale. In questa versione, agile e originale nella messa in scena, il regista Alberto Oliva propone una riflessione sulla politica e sulle dinamiche del potere. Il buffone di corte è un mestiere con le sue regole e le sue caratteristiche, anche fisiche. La gobba è un abito da lavoro, un costume così condizionante da diventare anche un modo di essere, al punto da distorcere la verità fino a farne una forma perversa di satira autolesionista. La corte del Duca è un bordello di donne oggetto, tutte intercambiabili, leggere ed evanescenti come abiti da sera – di cui è piena la scena – vacue e vuote come un grande guardaroba che non appartiene a nessuno. Se l’abito non fa il monaco, di certo fa il politico. E così Rigoletto vive una doppia vita, ha una doppia personalità: quando dismette l’abito da cortigiano gobbo, diventa un padre iperprotettivo e paranoico, ma anche capace di un amore incondizionato e sublime per a sua unica figlia. Con l’amore di redime, ma è destinato a pagar cara la leggerezza de suo lavoro portato all’eccesso di zelo. Maschere, abiti, doppie facce e ambiguità sono le caratteristiche dominanti nelle dinamiche del potere, grazie alle quali si sale e si scende, dalla polvere alle stelle e viceversa. Non manca anche il gioco dei doppi, con i personaggi che si specchiano gli uni negli altri, Gilda e Maddalena, Rigoletto e Sparafucile, ma anche incastri e sovrapposizioni, esaltati musicalmente dal celebre, magnifico e inarrivabile quartetto divenuto proverbiale.

Lo spettacolo si mantiene del tutto fedele all’opera di Giuseppe Verdi, con un impianto scenico molto semplice, costumi contemporanei che esaltano l’universalità della storia e il ripetersi delle stesse congiunture, perché la politica è fatta dagli uomini, che hanno sempre gli stessi istinti, le medesime pulsioni che mettono in pratica con analoghe strategie, intrighi, inganni e maledette coincidenze. Il conflitto che maggiormente dilania le scelte dei politici è quello tra il senso del dovere e il sentimento. Rigoletto paga lo zelo che lo contraddistingue nello svolgere il suo ruolo di buffone sbruffone (quando non è di sua figlia che si parla), ma allo stesso modo è fatale l’errore del suo doppio Sparafucile, che per affetto risparmia una vita e ne condanna un’altra, innocente.

 

TEATRO LITTA


11 dicembre ore 16.30

RIGOLETTO
di Giuseppe Verdi

PROGETTO OPERA YOUNG
di ADADS
direttore Marco Beretta
regia Alberto Oliva
coro e orchestra Opera Young
trucco e acconciature  APTA Accademia Professionale di Trucco Artistico Società Umanitaria Milano
costumi di Artescenica di Reggio Emilia
luci Marco Meola
assistente alla regia Arianna Aragno

PER INFORMAZIONI:
www.adads.it
www.mtmteatro.it

BIGLIETTERIA
Teatro Litta –  Corso Magenta 24, Milano
02 86454545
biglietteria@mtmteatro.it

PREZZI
biglietto intero: 25 euro
biglietto ridotto (over 60, under 25): 20 euro

ORARIO SPETTACOLO: domenica 11 dicembre ore 16.30




La Savignano si racconta in occasione della presentazione del volume “Luciana Savignano – L’eleganza interiore”

Sabato 10 dicembre alle ore 17 Luciana Savignano incontrerà il pubblico nel Ridotto di Palchi del Teatro alla Scala in occasione della pubblicazione del volume “Luciana Savignano – L’eleganza interiore” scritto dal danzatore e critico di danza Emanuele Burrafato (Roma 2016). L’artista ne discuterà con l’autore e la critica di danza Elsa Airoldi.

Il libro ripercorre le tappe della carriera della Savignano, sviluppatasi sui palcoscenici di tutto il mondo al fianco dei coreografi e dei danzatori più rappresentativi della seconda metà del Novecento quali Maurice Béjart, Roland Petit, Paolo Bortoluzzi, Rudolf Nureyev, Alvin Ailey, Mario Pistoni, personalità straordinarie di cui spesso l’artista regala un ritratto toccante ed esclusivo.

Recensioni, profili critici, interviste inedite e raro materiale fotografico illustrano il suo percorso artistico, evidenziando le peculiarità di una danzatrice unica e irripetibile, capace di incarnare sulle scene una femminilità diversa e lontana da ogni stereotipo di ballerina. Il racconto prende vita a Milano, tra le mura della scuola del Teatro alla Scala, e si sposta subito dopo sul suo palcoscenico, fino a toccare i teatri più importanti del globo.




Aperitivo in concerto con la travolgente Ester Rada

Come ogni anno, “Aperitivo in Concerto” festeggia il Natale con uno spettacolo di alta qualità ideativa e massima capacità d’intrattenere. Domenica 11 dicembre ore 11,00, al Teatro Manzoni di Milano è di scena la cantante etiope-israeliana Ester Rada, spettacolosa interprete che ha dimostrato di saper rileggere, con trascinante ed esplosiva vitalità, tradizioni come quella etiope e quelle mediorientali all’insegna di una vocalità che trae esempio dalle lezioni di interpreti storiche africano-americane come Ella Fitzgerald, Nina Simone, Aretha Franklin e, in tempi ancora più vicini a noi, Eryka Badu e Lauryn Hill.

Autentico animale da palcoscenico, Ester Rada, classe 1985, testimonia la nuova creatività che quotidianamente ormai ci giunge da ogni parte del globo, fondendo linguaggi, culture e tradizioni diverse e dando vita a sincretismi che già oggi sono la colonna sonora del nostro domani.

Oggi Ester Rada è una fra le più significative interpreti internazionali a emergere dalla scena israeliana, in un contesto dominato da sempre dalle grandi voci africano-americane. Il connubio fra culture e tradizioni diverse che il suo stile di canto incarna aggiunge ulteriore fascino all’impresa.

APERITIVO IN CONCERTO” – stagione 2016/2017
Teatro Manzoni, via Manzoni 42 Milano

CONCERTO DI NATALE

DOMENICA 11 DICEMBRE 2016 – ORE  11

Prima e Unica data italiana
La nuova stella nel firmamento del soul  ESTER RADA

Prevendita
Biglietto intero €15 – Ridotto giovani € 10 – alla cassa del Teatro
Numero Verde 800-914350
Online: www.teatromanzoni.it – www.Ticketone.it + Call Center 892.101




Maria João Pires suona Mozart e Schubert alla Scala

Sabato 3 dicembre la pianista Maria João Pires sarà sul palco della Scala per un recital dedicato a pagine di Mozart e Schubert.

La serata si inscrive nel ciclo di appuntamenti mozartiani programmato dal Teatro alla Scala in occasione dei 225 anni dalla scomparsa del compositore, che ha incluso le opere Die Zauberflöte e Le nozze di Figaro, l’opera per l’infanzia Il ratto dal serraglio per i bambini e che si concluderà con le tre esecuzioni del Requiem dirette da Christoph von Dohnányi dall’11 dicembre per la Stagione Sinfonica del Teatro.

Maria João Pires, pianista di miracolosa eleganza, raffinatezza e pudore espressivo, è alla Scala per la terza volta dopo il recital con il violinista Augustin Dumay nel 1995 e il concerto diretto da Riccardo Chailly nel 2015 per la stagione della Filarmonica, in cui eseguì il Concerto per pianoforte e orchestra n° 4 di Beethoven.

Sabato 3 dicembre 2016 – ore 20
Teatro alla Scala

Concerti straordinari 2016-2017
225° anniversario della morte di Mozart

Pianoforte MARIA JOÃO PIRES

Wolfgang Amadeus Mozart
Sonata n. 12 in fa magg. KV 332
Sonata n. 13 in si bem. magg. KV 333

Franz Schubert
Sonata n. 21 in si bem. magg.  D 960

Prezzi: da 5 a 50 euro

Info: tel 02/72003744




Prima delle prime: alla Scala si parla di Madama Butterfly

Mancano ormai pochi giorni all’attesissima prima di “Madama Butterfly” al Teatro alla Scala di Milano. L’opera viene proposta nella sua prima versione, quella che nel 1904 debuttò alla Scala e, nonostante un cast di rilievo e la cura dell’allestimento, fu un flop colossale. Riccardo Chailly, con l’ausilio di Gabriele Dotto, ha compiuto un attento lavoro per ripristinare l’orchestrazione del primo manoscritto, proseguendo così nel percorso di rilettura critica delle opere pucciniane, per dare “una possibilità in più di ascolto, confronto e conoscenza” dell’opera che procurò il più grande dolore artistico a Puccini.

Domani, venerdì 2 dicembre, alle ore 18, nel Ridotto dei palchi “A. Toscanini” del Teatro alla Scala, Enrico Girardi, docente di Storia della musica all’Università Cattolica di Milano e critico musicale del “Corriere della sera”, parla di Madama Butterfly, nell’incontro “Quale Butterfly” con ascolti e video.

Grande dolore in piccole anime”: questo è quanto Puccini cercava per le sue opere. Lo suggerisce una sua lettera a Gabriele D’AnnunzioOra sai quello che mi ci vuole: amore–dolore. Grande dolore in piccole anime”. Chissà cosa rispose il poeta. Comunque Puccini aveva già raccontato le dolenti vicende di Mimì e Manon quando in un teatro londinese scopriva nel luglio 1900 un’altra piccola “anima”, assistendo a Madama Butterfly, una tragedia di David Belasco. Poco dopo nel 1901, con la collaborazione per la stesura del libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, iniziava la composizione che solamente nel dicembre 1903 poteva dirsi completa in ogni sua parte. A dilatare i tempi della realizzazione aveva forse contribuito una ricerca minuziosa di documenti legati all’Oriente: la precisione ambientale era un’esigenza imprescindibile di Puccini. In questa fase, preziosi furono gli aiuti di una attrice giapponese, Sada Yacco, e dell’ambasciatrice nipponica, profonde conoscitrici di usi e costumi orientali.

Tuttavia Madama Butterfly nel 1904 non entusiasmò. Si ritiene che attorno all’opera fosse stato costruito ad arte un clima d’ostilità o che forse il pubblico fosse rimasto sorpreso di fronte a un’opera innovativa che guardava agli sviluppi più recenti del teatro musicale europeo. Puccini così scrisse a un amico: “Con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio… ma la mia Butterfly rimane qual è, l’opera più sentita e suggestiva che io abbia mai concepito”. L’insuccesso indusse autore ed editore a ritirare lo spartito per sottoporlo a una revisione con il risultato che la nuova versione di Madama Butterfly in tre atti fu accolta con entusiasmo al Teatro Grande di Brescia, appena tre mesi dopo, il 28 maggio. Tuttavia Puccini tornò continuamente sull’opera, “Non si decise mai per una versione in particolare ed è difficile individuare la sua ultima volontà”.

Ora tocca al pubblico milanese cancellare, dopo più di 100 anni, quell’antica ferita.

Primo appuntamento del ciclo

Prima delle prime
Stagione 2016/2017

Amici della Scala – Teatro alla Scala

Madama Butterfly
di Giacomo Puccini
libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa

Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”
Venerdì 2 dicembre 2016 ore 18

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti




“ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA” – VERSO UN NUOVO ”RINASCIMENTO”

di Elisa Pedini – In sala ancora per due date: stasera 22 e domani 23 novembre, il film “ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA”, a cura di Francesca Pedroni. Tutte le sale su www.nexodigital.it. Un tour formidabile ed entusiasmante alla scoperta delle grandi interpretazioni di Roberto Bolle, attraverso immagini esclusive, dal palcoscenico e dal backstage, degli spettacoli del suo gala “Bolle and Friends” in tre luoghi simbolo del patrimonio culturale italiano: l’Arena di Verona, il Teatro Grande di Pompei, le Terme di Caracalla a Roma. Una pellicola che trasuda la passione, la determinazione, la fatica, la gioia del protagonista e dei suoi compagni d’avventura: dieci eccezionali danzatori di tutto il mondo scelti dallo stesso Bolle per avvicinare la danza a un pubblico di migliaia di spettatori: Nicoletta Manni, del Teatro alla Scala, Melissa Hamilton, Eric Underwood, Matthew Golding del Royal Ballet di Londra, i gemelli Jiři e Otto Bubeníček, rispettivamente del Semperoper Ballet di Dresda e dell’Hamburg Ballett, Anna Tsygankova del Dutch National Ballet di Amsterdam, Maria Kochetkova e Joan Boada del San Francisco Ballet, Alexandre Riabko dell’Hamburg Ballett. Un film che è, sicuramente, dedicato agli appassionati di danza, ai fans di Roberto Bolle, ma anche e soprattutto, dedicato a un’italianità da riscoprire ed esaltare. La nostra Étoile sottolinea, infatti, la sua missione: in questo momento di crisi profonda, bisogna ripartire dalla bellezza, intesa come arte, cultura e patrimonio artistico, «un nuovo Rinascimento italiano», lo definisce. L’immagine è quanto meno affascinante e aulica. Per questo, aggiunge Bolle, il suo obiettivo è quello di portare la maestosità effimera della danza nell’eternità di luoghi di bellezza, che esistono da duemila anni. «È come ballare fuori dal tempo e dallo spazio» spiega. Devo ammettere che, veder danzare Roberto Bolle, con la sua figura maestosa, apollinea, principesca, capace di trasmettere emozioni persino attraverso il grande schermo, all’interno di imponenti cornici storiche di valenza mondiale, è un’esperienza davvero impattante. L’estasi che prova lo spettatore è la stessa che ci comunicano i ballerini, per i quali, il ballare fra gli scavi archeologici di Pompei è stata «un’esperienza unica nella vita». Inoltre, ci parlano delle Terme di Caracalla come d’un luogo magico, da cui si sprigiona un’energia speciale, che entra dentro e si riverbera nella danza. Infine, l’imponente Arena di Verona, simbolo della cultura e dell’arte italiane in tutto il mondo, in grado di far vivere un entusiasmo collettivo in una potenza, corporea ed emotiva, unica. Tanta spettacolare bellezza umana e monumentale non può, naturalmente, lasciare indifferenti. Mi sono sentita coinvolta e trascinata come in un sogno; ma, quello che mi è piaciuto in modo particolare e che ci tengo molto a sottolineare, è che “ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA” non è una mèra esaltazione della bellezza, della danza e dell’arte, non è una copertina patinata da guardare; ma è, soprattutto, un percorso, un viaggio, in quello che significa avere una passione, un sogno, una missione. La danza è un’arte, uno sport, che, come nessun’altra pratica, plasma e forgia il corpo in un’armonia perfetta di forme. Tuttavia, la danza è un’amante gelosa ed esigente: pretende sacrifici, lavoro durissimo quotidiano, passione indefessa, cieca abnegazione, disciplina ferrea, allenamento estenuante alla sbarra. Tutto questo, a prescindere che tu sia alle prime armi o un’Étoile. Con la danza si forgiano corpo e anima. Nulla di tutto ciò viene nascosto allo spettatore. Il corpo è uno strumento di lavoro e lo si deve plasmare a compiere movimenti complessi, duri, contro natura, sin da bambini. Mi è piaciuto moltissimo questo messaggio di tenacia e passione. L’idea di forgiare se stessi, il proprio corpo, il proprio carattere e quindi il proprio futuro. Immagine molto bella di grande forza e spinta verso il “domani”, verso i propri obiettivi. Come già detto sopra, ma mi piace, anche qui, specificare meglio, “ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA” riprende la filosofia dei gala “Bolle and Friends”, ispirata dal suo grande maestro e mentore: Rudolf Nureyev, il quale fu il primo a dare vita a una nuova figura di ballerino, rompendo gli schemi; oltre ad aver portato in scena, per la prima volta, la formula del gala “ Nureyev and Friends”. Un omaggio, dunque, al suo maestro, di cui vorrebbe «seguire le orme, portando la danza dove essa non è mai stata».




“AGNUS DEI” – IL CORAGGIO DI “DISOBBEDIRE”

di Elisa Pedini – Nelle sale italiane dal 17 novembre, il film “AGNUS DEI”, per la regia di Anne Fontaine. Toccante, intenso, delicato, ma anche duro nella realtà che espone. Pellicola, coerente, solida, lucida, d’una profondità umana e psicologica impressionanti, che coinvolge e sconvolge, entrando, letteralmente, sottopelle. I fatti narrati sono ispirati a eventi realmente accaduti e legati alla vita della dottoressa Madeleine Pauliac, medico dello staff di un ospedale di Parigi, che, all’inizio del 1945, in qualità di ufficiale medico delle Forze Interne Francesi, partì per Mosca per dirigere la missione di rimpatrio francese. Fu, quindi, nominata Primario dell’Ospedale francese di Varsavia e messa a capo delle attività di rimpatrio all’interno della Croce Rossa Francese. Condusse la sua missione in tutta la Polonia. Fu in queste circostanze che scoprì l’orrore della violenza dei soldati russi sulle donne. Gli stupri erano all’ordine del giorno, addirittura, collettivi nei conventi ed è proprio di queste suore che lei si occupò, per fornire loro aiuto medico. Le supportò nella maternità e nel parto, nel sostegno morale e per conseguenza, nel tutelare i conventi. Sfortunatamente, Madeleine Pauliac, morì l’anno successivo in un incidente vicino Varsavia. Il nipote della dottoressa ha ritrovato i diari della zia e ha proposto ai produttori di utilizzarli per un film. La Fontaine ci dice che ciò che l’affascinò profondamente «fu il concetto di disobbedienza coraggiosa» che trapelava da quegli scritti. Purtroppo, il materiale a disposizione era troppo poco e così la regista ha condotto ella stessa ricerche in Polonia, sia per verificare la storia, che per conoscerla e approfondirla. Quindi, ha dato un senso, un’interpretazione, a quanto raccolto, per calarsi nella psicologia di queste donne. Mi piace sottolineare che Anne Fontaine, per conoscere nei dettagli la vita ritirata e quotidiana delle suore, ha persino fatto due ritiri in conventi di monache benedettine. Per questa ragione, in “AGNUS DEI”, ambientazioni, abiti, abitudini, ritmi si mostrano estremamente fedeli alla realtà. Inoltre, le conversazioni intrattenute con queste suore le hanno fornito “materiale umano”, che ritroviamo in tutta la sua vibrante fragilità e profondità nel film. La trama, dunque, si basa su tutto questo. Ve la riassumo rapidamente, perché, secondo me, è sulle emozioni e sul carico di umanità, che è più importante soffermarsi: Mathilde è una giovane assistente medico francese della Croce Rossa. È il 1945 ed è in missione in Polonia per assistere i sopravvissuti francesi della Seconda Guerra Mondiale. L’attività al dispensario è frenetica. Nel mentre, Teresa, una giovane novizia d’un convento benedettino lì vicino, scappa e piomba al presidio medico in cerca d’aiuto. Fra emergenze e problemi di lingua, la suora viene invitata ad andarsene. Tuttavia, lei non se ne va. In una stoica resistenza in mezzo alla neve, prega e attende. Mathilde, vedendola, decide di capirci di più. Così, viene portata in un convento, dove alcune sorelle incinte, vittime degli stupri ripetuti dei soldati sovietici, vengono tenute nascoste. È qui, che inizia un vero viaggio nell’anima umana fra fede e scienza, fra inconciliabilità tra la violenza dello stupro, la maternità e la fede. Mathilde, diventa l’unica speranza per queste donne, il loro unico appoggio, il loro unico sfogo. “AGNUS DEI”, piacenti o no, fa riflettere e sconquassa l’anima. Per questo, mi piace insistere sul carico umano di questa pellicola, che s’estrinseca, precipuamente, nelle due tematiche, a mio avviso, cardine, di questo film: la «disobbedienza coraggiosa», come la chiama Anne Fontaine e cui ho accennato all’inizio e la fragilità umana, non solo nell’impotenza fisica, ma anche nell’anima e nella fede stessa. Tutta l’azione parte da un coraggioso atto di “disobbedienza” d’una suora alle rigide regole del convento. Al principio, esso sembrerebbe non sortire alcun risultato; ma è proprio un’altra “disobbedienza”, che conduce avanti la storia: quella di Mathilde verso gli ordini del presidio medico della Croce Rossa Francese. Mi piace sottolineare che non parliamo di “disobbedienza” superficiale, qui, siamo di fronte a coscienti atti d’individualità, ovvero, il valore della legge morale interiore, che, soverchia lo status quo e di fronte all’ignominia e all’orrore e a quanto ritiene ingiusto, s’eleva, per trovare una compensativa soluzione di pace. Dunque, le azioni di scelta individuale si susseguono, quasi epidemicamente, fino ad arrivare alla figura del medico ebreo, Samuel, che, in realtà, è un personaggio di fantasia. La sua figura non esiste all’interno dei diari della Pauliac, ma merita qualche parola perché è funzionale: non solo, con la sua ironia e con le sequenze a lui legate, abbassa la tensione; ma anche, è il personaggio che nasconde il “fantasma”, ovvero, la motivazione storico-personale: la sua famiglia è stata interamente deportata e sterminata. La seconda e ultima tematica, che mi piace sottoporvi, è quella della “fragilità”, ovvero, quell’umanità profonda di cui questo film si fa portavoce. C’è umanità nella paura e nel disgusto delle suore; nel coraggio di Teresa e Mathilde; nella maternità e nell’amore delle sorelle; nei dubbi su una fede che, davanti allo strazio, vacilla; nell’amicizia che s’instaura tra Maria e Mathilde; nel rapporto tra Samuel e Mathilde. Tuttavia c’è umanità, anche, nella brutalità della violenza e dello stupro, nell’assurdità della guerra, nell’atrocità degli atti della Badessa. L’essere umano è tutto questo. Sulla base di quanto detto finora, penso sia inutile sottolineare le innumerevoli emozioni che si provano guardando “AGNUS DEI”. Un capolavoro dal ritmo morbido, mai stressato, supportato dal silenzio glaciale, in senso stretto e in senso lato, dei corridoi e degli ambienti spogli del convento, eppure, incredibilmente veloce nel suo scorrere e tremendamente impattante. Infine, non posso non sottolineare l’interpretazione della protagonista, Lou de Laâge, che, seppur giovanissima e inesperiente, riesce a rendere con grande spessore e profondità il personaggio di Mathilde, creando un’atmosfera di luminosità sincera intorno a sé, che finisce per dare luce all’intero film.