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Valtellina, una meta ideale per un break di primavera

Relax, enogastronomia di eccellenza, panorami da sogno e palazzi e musei da scoprire. La Valtellina diventa una meta ideale per un ponte di primavera, magari approfittano dei diversi ponti in calendario.  Proprio in primavera tra l’altro riaprono le porte palazzi e musei che offrono  la possibilità di esplorare la storia della Valtellina visitando meravigliose dimore storiche.

A Sondrio, Palazzo Sertoli stupisce per le sue facciate austere ed eleganti che si contrappongono agli interni dove ci sono forti richiami al rococò. Di particolare bellezza è il salone dei balli, una sala del secondo piano decorata con stucchi e dipinti. Da non perdere Palazzo Sassi de’ Lavizzari: all’interno si trova il MVSA, il Museo Valtellinese di Storia e Arte, per conoscere la storia della Valtellina e le sue diverse espressioni artistiche attraverso laboratori creativi per i bambini e visite guidate per gli adulti. Girando per la città si possono ammirare dall’esterno altri palazzi tra cui Palazzo Pretorio (sede del comune), Palazzo Martinengo (sede degli uffici comunali), Palazzo Muzio (sede degli uffici della Provincia di Sondrio) e Villa Quadrio (sede della Biblioteca Rajna e con all’interno il grande salone dei concerti con soffitto decorato da spettacolari stucchi). Nel capoluogo della Valtellina e nei suoi dintorni non mancano castelli e fortezze tutti da scoprire. Come  il Castello Masegra che ospita il CAST, il CAstello delle STorie di montagna (un museo narrante che invita i suoi ospiti a conoscere la cultura montana rappresentata da storie di alpinismo, arrampicata e ambiente; trait d’union è la tecnologia che rende la visita interattiva e strizza l’occhio ai visitatori più piccoli) e il Museo dei Minerali della Valtellina e della Valchiavenna, un’incredibile raccolta di minerali tra i più belli, rari e importanti della Valtellina. O il Castello Grumello, donato al FAI nel 1990 e meta perfetta per le famiglie.

A Teglio oltre all’Accademia del Pizzocchero, da non perdere Palazzo Besta, tra i principali palazzi rinascimentali della Valtellina e uno dei più interessanti in tutta la Lombardia. Al suo interno sono raffigurate scene dell’Eneide, dell’Orlando Furioso (poema ripreso in valtellina anche in cicli di affreschi presso al Castello Masegra, a Sondrio, che pare appartenga a dei discendenti di Orlando e a Palazzo Valenti, a Talamona), delle Metamorfosi e di scene bibliche. Il piano terra inoltre ospita l’Antiquarium, dove sono custodite testimonianze della preistoria della Valtellina.

A Tirano, crocevia tra la Valtellina e la Sizzera,  Palazzo Salis si ammirano, tra l’altro,  la Camera delle otto meraviglie e  il Saloncello, una stanza a volta con affreschi a trompe l’oeil. Non lontano da Tirano, a Grosio, si visita Villa Visconti Venosta, mentre a Bormio è da non perdere Palazzo De Simoni al cui interno si trova il Museo Civico, caratterizzato da tipiche sc’tue (stanze) in legno mentre nelle 27 sale custodisce la storia del paese raccontando usi, costumi e mestieri di una volta, ritratti e dipinti legati alla cultura locale oltre a reperti bellici e alla narrazione degli sport della neve.

Palazzo Malacrida di Morbegno stupisce visitatori mettendo in scena, al primo piano,  il meglio del rococò. Qui si possono ammirare le quadrature di Giuseppe Coduri, con prospettive architettoniche che creano l’illusione di ampliamento degli spazi grazie all’effetto del trompe l’œil, e alcuni capolavori di Cesare Ligari, tra cui Il trionfo della verità nelle arti e nelle scienze, sull’ignoranza.

Spostandosi infine in ValchiavennaProsto di Piuro ospita Palazzo Vertemate Franchi, una meravigliosa dimora rinascimentale considerata uno tra i palazzi più importanti della Valchiavenna e dell’intera provincia di Sondrio.




Sci ed enogastronomia a Plan de Corones

A Plan de Corones lo sci sposa, a oltre duemila metri di altitudine, cultura ed enogastronomia di eccellenza. Sul maestoso panettone che dà il nome al comprensorio e domina Brunico si scia su quasi 120 chilometri di piste (DolomitiSuperSki) fino al 14 aprile e si fa tappa all’AlpiNN. In questo rifugio glamour all’interno del  Lumen, il museo della fotografia di montagna, lo chef tristellato Norbert Niederkolfer propone la sua visione di cucina fondata sulla attenzione al territorio, sulla sostenibilità e sull’etica no waste secondo cui tutto può diventare un ingrediente di ricette creative (menù degustazione da quattro portate a partire da 78 euro). Ogni piatto, secondo questa idea di cucina, rappresenta le montagne, la fatica dei contadini, la qualità dei prodotti e le tradizioni tramandate da generazioni.

PLAN DE CORONES PARADISO DELLO SCI Kronplatz 2000- Plan de Corones si raggiunge facilmente perfino in treno (gratis con la guest card che viene consegnata all’arrivo degli ospiti nelle strutture convenzionate). Agli impianti di risalita del comprensorio di Plan de Corones infatti si può accedere anche dalla fermata del treno (Ski Pusteral Express che ogni mezz’ora minuti collega il comprensorio 3 Cime con quello di Plan de Corones, scarponi ai piedi). In pochi minuti si sale quindi da Brunico a 2275 metri pronti per esplorare, sci ai piedi, una destinazione che può ben definirsi mecca dello sci. Da qui lo sguardo si perde sulle cime più famose delle Dolomiti e non solo: dalla catena delle Odle fino alla Marmolada, passando dal Sassolungo, Sassopiatto, Croda Rossa d’Ampezzo e Tofane, fino alla distesa delle Alpi Aurine.  Impossibile annoiarsi. Dalla Campana della Concordia che, suona tutti i giorni a mezzogiorno per portare il suo messaggio di pace nel mondo, si scende a valle lungo ampie piste, come la Furcia, da godersi  perdifiato come prima discesa della giornata. Non mancano le black five le cinque piste nere del comprensorio, compresa la Piculin che scende quasi i verticale a Piccolino in Val Badia da cui in pochi minuti di bus (il 460) si arriva a La Villa, porta di accesso al circuito del SellaRonda.

RELAX ALLLA PARTENZA PER PLAN DE CORONES  A Riscone (frazione di Brunico), a meno di duecento metri dagli impianti di risalita di Plan De Corones, il  Falkensteiner Hotel Kronplatz offre una base di partenza ideale per godersi tutto lo sci della Val Pusteria e il relax della sua Acquapura Mountain spa dedicata agli elementi della natura. Qui sulla piscina a sfioro all’ultimo piano della struttura, si attende che la calda luce del tramonto inondi le Dolomiti per poi concedersi come aperitivo la merenda proposta dalla struttura.

 




Cinque mete Usa per celebrare i compleanni di 5 film cult

Cinque mete per le vacanze suggerite da cinque film cult che quest’anno celebrano compleanni importanti. Gli itinerari proposti da VisitTheUsa promettono quindi di far scoprire gli Usa da una prospettiva davvero particolare: ripercorrendo le orme di cinque film che hanno fatto sognare intere  generazioni e per cui più trascorre il tempo più sembrano attuali. Da Forrest GumpFootloose, cinque mete a stelle e strisce in cui sono stati ambientati i film culto.

  1. Per Sideways a spasso tra Santa Ynez Valley, California un itinerario di vino, amicizia e paesaggi 

 Sideways- In viaggio con Jack, che quest’anno compie vent’anni, si sviluppa lungo la Santa Ynez Valley in California. Organizzare un viaggio in questa terra, ripercorrendo  i luoghi del  film di Constantine Alexander Payne, porta alla scoperta di una delle zone vinicole più famose degli Stati Uniti, riconosciuta anche per la bellezza dei paesaggi che si alternano all’eterogeneità dei vitigni coltivati.

2. Per Forrest Gump la destinazione è Savannah, Georgia, un itinerario tra storia e natura

Per celebrare il 30° anniversario di Forrest Gump il suggerimento è quello di immergersi nelle atmosfere e nella cultura degli Stati Uniti del Sud.  Nonostante il film di Robert Lee Zemeckis racconti di un uomo semplice dell’Alabama che passa attraverso alcuni degli eventi più rilevanti del secolo scorso uscendone vincitore, alcune delle ambientazioni più note del fim a Savannah, in Georgia, dove il tour comincia dalle Live Oaks, riconoscibili per i loro lunghi  rami che si estendono orizzontalmente quasi abbracciandosi, per poi proseguire verso Chippewa Square in cui nel film di Zemekis Forrest racconta la sua storia parlando con diverse persone sedute su una panchina (oggi al Savannah History Museum).

3. Con Karate Kid tra Phoenix e Sedona, Arizona

Per ripercorrere le orme dell’orami quarant’enne Karate Kid la meta è la San Fernando Valley, un mix di cultura urbana e natura in California, oltre alle  cittadine di Phoenix e Sedona in Arizona, rispettivamente note per l’arte e l’offerta culinaria la prima e per le formazioni di roccia rossa e i sentieri escursionistici la seconda. Tra le icone dello stato in cui è ambientato il fil m cult di John Guilbert Avildsen sono da non perdere il Chirinchua National Monument al confine con il New Messico: un parco caratterizzato da una vegetazione rigogliosa, dettaglio insolito per un’area per lo più arida.

4. Per Footloose un  itinerario a passo di danza tra le meraviglie naturali dello Utah

Footloose celebra il suo 40° anniversario. Lo sfondo del film di Herbert Ross è lo stato dello Utah, con la Monument Valley, il Grand Canyon e molti parchi nazionali. Come la Valley of the Gods,  una strada sterrata lunga 17 km con panorami mozzafiato dove si può rimanere incantati da giganteschi monoliti rossi, mesas e pinnacoli.

5. Per Piccole Donne lo sfondo è ill Massachusetts

Sono passati poco più di 90 anni da quando Katharine Hepburn ha rivestito i panni di Jo March in Piccole Donne guidata dalla regia di George Cukor. Il momento è quello giusto per celebrare il film andando alla scoperta del Massachusetts, lo stato in cui è ambientata la pellicola. Non solo facendo tappa nella capitale, Boston, ma anche o visitando luoghi unici come le isole di Nantucket e Martha’s Vineyard, oppure Salem, Gloucester, Essex e le piccole cittadine a nord di Boston o Cape Cod, un’incantevole penisola bagnata dall’Oceano Atlantico, il primo luogo in cui si stabilirono i Padri Pellegrini negli Stati Uniti.




Il Labirinto della Masone riapre a febbraio

La riapertura il 10 febbraio del Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci  a Fontanellato offre un’occasione da non perdere per organizzare un week end a Parma e dintorni. Il Labirinto della Masone, a cui danno vita 300mila piante di bambù di 20 specie diverse in un intrico di bivi e vicoli su otto ettari di parco, è  il dedalo più grande al mondo: un sogno e una scommessa vinta, nata dalla mente visionaria di Maria Ricci, editore, designer, collezionista d’arte, bibliofilo, frutto di una promessa fatta nel 1977 a Jorge Luis Borges, proprio nel campo dove oggi sorge, di realizzare questa immensa opera in cui il tempo sembra fermarsi.

Il Labirinto della Masone è un desiderio diventato realtà nel 2015 e divenuto nel corso del tempo un vero e proprio borgo della cultura. Una volta usciti dal dedalo, ci si può addentrare in un altro cammino, altrettanto avvincente, visitando il Museo che ospita la vasta raccolta d’arte di  Maria Ricci. Circa quattrocento opere fra pitture, sculture e oggetti della storia dell’Arte italiana e internazionale che rispecchiano appieno l’eclettismo del collezionista. Non solo, lungo il percorso si possono ammirare alcuni dei tanti libri pubblicati da Maria Ricci e alcune rare edizioni di volumi stampati, come ad esempio quelli di Giambattista Bodoni e Alberto Tallone.

Il Labirinto ospita anche il ristorante Il Labirinto by 12 Monaci il cui la tradizione culinaria del parmense si sposa a suggestioni derivate dalle nuove tecniche di cotture e conservazione, a cui si affianca, per una pausa più veloce, il Bistrò, oltre a due Suite situate al centro del complesso.




Pesaro in viaggio verso la capitale della cultura italiana

Il riconoscimento di Pesaro, già dichiarata Città Creativa per la Musica dall’Unesco nel 2017, come capitale della cultura italiana rappresenta l’occasione ideale per programmare un week end lungo in questa cittadina di confine tra l’Emilia Romagna e le Marche, magari quando i primi raggi di sole iniziano a scaldare le lunghe distese sabbiose della Riviera delle Colline e le ginestre colorano d’oro il “Tetto del Mondo” (rilievo della Montagnola). Non è un caso che il moto scelto da Pesaro per quest’anno ricco di eventi sia “la natura della cultura”. Qui infatti si rallenta il ritmo andando alla scoperta del Parco Naturale San Bartolo, esplorando in bici i quasi cento chilometri di tracciati di “bicipolitana”, compresi quelli lungo il fiume Foglia o, verso Fano, lungo il mare.

Ma Pesaro non è solo natura e spiagge.  La città fiorisce negli Anni ‘20 del Cinquecento sotto il dominio dei Della Rovere che avevano trasferito a Pesaro la sede principale del Ducato, prevedendo quindi la costruzione di edifici pubblici e sontuosi palazzi. Al di là del centro storico, il lungomare della città è costellato da testimonianze Art Nouveau spesso testimonianza delle eleganti villeggiature di inizio ‘900 come il Villino Ruggeri, costruito per Oreste Ruggeri, industriale farmaceutico e della ceramica, sotto la direzione dei lavori dell’architetto Giuseppe Brega, Villa Iside, Villa Olga, Villa Pagani e Villa Molaroni, creata per Giuseppe Molaroni, titolare della omonima una fabbrica di maioliche artistiche tutt’oggi gestita alla sesta generazione della famiglia, oltre a  Villa Vittoria oggi elegante hotel dagli arredi storici.

Dalla Sfera Grande, realizzata da Arnaldo Pomodoro nel 1998 e snodo della vita cittadina, tutto è facilmente raggiungibile per un viaggio alla scoperta della capitale della cultura italiana scadenzato dal nutrito calendario di appuntamenti in programma: dal Palazzo Ducale, capolavoro dell’architettura rinascimentale, a Piazza del Popolo, cuore pulsante della capitale della cultura italiana dominata da una maestosa fontana voluta da Francesco Maria II Della Rovere,  dalla Rocca Malatestiana l Museo Oliveriano dove sono documentati mille anni di sotria del territorio, fino  ai Musei Civici di Palazzo Mosca custodi, tra l’altro, della Pala dell’Incoronazione della Vergine, capolavoro di Giovanni Bellini. All’interno di Palazzo Mosca è da non perdere la visita a Sonosfera, un teatro progettato da Davide Monacchi. Perdersi nei dieci saloni nobiliari del Museo Nazionale Rossini allestiti nel Palazzo Montani Antaldi è un piacere inatteso. Qui i pannelli interattivi permettono di immergersi nella vita, negli amori, nelle passioni e nelle opere del compositore ottocentesco, Gioacchino Rossini, vera e propria pop star dell’epoca. E a Pesaro Rossini ha lasciato cuore e patrimonio. Con l’eredità dell’artista, infatti, il comune ha istituito un Conservatorio capace di richiamare artisti da tutto il mondo.  Nel percorso rossiniano si visitano anche il neoclassico Teatro  Rossini e la casa natale dell’artista, dove si possono ammirare manoscritti, costumi d’opera e cimeli d’epoca,  a pochi passi dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta che, al suo interno conserva, una caleidoscopica pavimentazione del VI secolo d.C. Un percorso  sulle orme del pesarese più illustre,  “cigno di Pesaro e “cinghiale di Lugo”, non può poi prescindere dall’enogastronomia che spesso richiama anche a tavola il compositore, noto amante dei piaceri della tavola, sapiente gourmand e della ricerca dell’eccellenza nella sperimentazione di nuove ricette e sapori.   Quando scende la sera, infine, si sale verso la scenografica Casteldimezzo alla Taverna del Pescatore, un locale a picco sul mare dove la tradizionale cucina “marchignola” di questa terra di confine è portata avanti da generazioni. E, mentre si gustano le chiocciole di mare, tra le chicche gastronomiche del territorio, lo sguardo abbraccia le spiagge della Riviera Romagnola e si spinge fino a Gradara e alla Rocca di San Marino.

Non mancano soprese nell’esplorazione del territorio circostante. Sulle colline intorno a Pesaro ci si imbatte in dimore nobiliari come la seicentesca Villa Caprile con i giardini all’italiana e i giochi d’acqua e la rinascimentale Villa Imperiale, antica residenza sforzesca poi ampliata e affrescata per volere dei duchi della Rovere. Basta poi spingersi per pochi chilometri fuori dai confini cittadini per trovarsi in piccoli borghi dominati dalle rocche di Francesco di Giorgio Martini, da Mondavio a Cagli e Sassocorvaro Auditore o in scenari naturali impressionati come, nei pressi di Fossombrone, le Marmitte dei Giganti, canyon che raggiunge i 30 metri di altezza le cui sponde sono state modellate, nel tempo, dalla forza della corrente del fiume Metauro. Tutti luoghi che invitano a percorrere fino in ondo i diversi itinerari della bellezza di Pesaro e dintorni.




Ribelle e Rascasse è la ragione per cui fermarsi a Treviglio

Nel centro storico di Treviglio, tra Bergamo e Milano, Ribelle e Rascasse dà volto dal 2020 a un locale dall’anima cosmopolita in cui i vini naturali (oltre trecento etichette) e la birra artigianale si sposano a un menù stagionale particolarmente curato in cui trionfano cicchetti alla veneta e ostriche Gillardeau, formaggi italiani e francesi e salumi artigianali . Un nuovo concept che vale la pena scoprire.

Ribelle e Rascasse nasce come unione di due mondi, quello del vino naturale e quello della birra artigianale,  incarnate dai due proprietari, Ruggero Del Zotti e Roberto Attilio Nisoli, che nel 2020 hanno aperto Ribelle e Rascasse all’interno di un palazzo di fine 800. Il nome, insolito, deriva dalla combinazione di due elementi “Ribelle”, scelto da Nisoli, rinvia al Barbera (e più precisamente al Barbera rosato di Camillo Donati) e al mondo di convivialità emiliana, Rascasse voluto da de Zotti richiama l’iconica curva del circuito automobilistico di Monecarlo.

Un’accogliente corte interna si apre sul locale dai pochi coperti e dagli arredi realizzati su misura da artigiani locali tra legno e ferro, pantoni rosa cipria e verde petrolio. Entrando nel locale si è accolti da un “tavolo social” con dieci sedute e da un bancone dove potersi sedere anche per mangiare, seguito poi da piccoli tavoli più intimi e raccolti.

Ribelle e Rascasse propone per l’aperitivo un menu da condividere e stuzzicare insieme a oltre 300 vini naturali italiani, francesi e dal mondo proposti anche al calice e una vasta selezione di birre artigianali e acide oltre alla drink list stagionale fore di oltre 150 referenze. A cena il menu si articola attraverso quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi e quattro dolci, che cambiano spesso mantenendo però alcuni piatti must come l’Uovo pochè, omaggio dello chef Giacomo Ercoli alla collaborazione con Carlo Cracco, la Battuta di manzo al coltello o lo Spaghettone alla bottarga. Sia a pranzo che a cena non mancano poi piatti signature come gli Gnocchi di patate fatti in casa con ragù di anatra in punta di coltello con fondo al cioccolato fondente e zest di arancia, resi morbidissimi da un tocco di mascarpone nell’impasto.




Sciare all’ombra dei giganti in Valle Aurina

Valle del Respiro, Valle dell’Acque e Valle del Rame tre definizioni per una destinazione: la Valle Aurina, un paradiso naturale circondato da ottanta cime sopra i tremila metri ancora relativamente lontano dal turismo di massa dove i comprensori per sciare sono accessibili, moderni e (sempre relativamente) poco affollati. La neve in Valli Aurina non è un problema, neppure quando si parla di neve naturale: la media annuale delle nevicate nelle Valli di Tures e Aurina è infatti di 221 centimetri.

In Valle Aurina, un lembo di Italia che già si insinua nell’Austria, si scia fino a metà aprile sui 74 chilometri di piste comprese tra i 950 e i 2510 metri. In tutto i quattro comprensori della Skiworld Ahrntal sono quattro anche se i più ampi sono Klausberg e Speikboden, resort mai affollati e con impianti di avanguardia; i molteplici percorsi per lo slittino. Da non perdere infine la possibilità fermarsi una notte in quota in un igloo sullo Spaikboden in una struttura dotata di quasi ogni comfort (compresa sauna e vasca riscaldata esterna, oltre che bar ristorante in un altro igloo) dove vivere un’avventura unica circondati solo da silenzio e stelle, ma a due passi dalle piste per riprendere a sciare subito in apertura.

In Valle Aurina non mancano cinquanta chilometri di tracciati fondo tra Rio Bianco, Riva di Tures, Casere e Selva dei Molini Lappago, numerosi sentieri immersi nei boschi da scoprire muniti di ciaspole, in slitta o a piedi e i molteplici percorsi per lo slittino. Come la discesa dalla malga Innerhofer sulla pista Tristenbach a cui si accede dopo aver risalito un dislivello di 400 metri immersi nei boschi. Al crepuscolo diventa particolarmente suggestivo avvisarsi per una ciaspolata lungo verso chiesa di Santo Spirito di Casere, una piccola cappella cinquecentesca costruita per i minatori di Predoi sorge lungo le rive del torrente e a ridosso di una schliefstein (grande roccia), un luogo che, secondo la tradizione, emana una grande energia positiva.

A lungo crocevia delle genti che attraversavano il Krimmler Tauern, il Passo dei Tauri, lasciando testimonianze tutt’oggi presenti nell’artigianato, nella cultura, nell’arte, nella scultura del legno, nel kloppeln (tombolo) e nell’enogastronomia, oggi la valle Aurina si presenta come un eden per chi cerca destinazioni immerse nella natura e da scoprire per una vacanza sulla neve da non perdere.




I tre processi di Oscar Wilde di nuovo all’Elfo Puccini

di zZz

‘In piedi. Entra la corte’ – Tutti vogliono la verità (come se ci fosse una sola verità…), ma la vogliono o senza fare domande o avendo già le risposte. La ‘corte’ giudica ciò che pensa di vedere e di sentire senza un vero contraddittorio; la corte si affida al mormorio e lo amplifica per fare ‘giustizia’ a tutti i costi. La parola d’ordine è fare ordine, costi quel che costi: normalizzare (come se ci fosse una normalità…). Ma non c’è solo una corte. C’è pure la stampa sensazionalistica e, poi, ci sono i social media e qui è ancora peggio perché, qui, chi non sa parla e chi scrive non sa. Tutti hanno la propria verità preconfezionata e, fièri, tutti accusano tutti, tutti condannano, infangano e calunniano. Ma la verità è che “la verità è raramente pura” e che “la verità non è mai semplice” (O. Wilde), nemmeno (o tanto meno) in Atti osceni [ovvero, ne] I tre processi di Oscar Wilde, in scena all’Elfo Puccini di Milano (13 gennaio-4 febbraio 2024), per la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia.

Il sipario è aperto, il palco è vuoto. Il pubblico prende posto nella sala per assistere a un processo, ma, in questa aula di giustizia, al posto de La legge è uguale per tutti campeggia (come monito e come anticipazione di quel che accadrà sulla scena) una verità meno rassicurante e nondimeno ‘vera’: la complessità di stabilire una verità, quando di verità non ce n’è una, ma molto spesso ce ne sono ‘centomila’ o ‘nessuna’.

Atti osceni è, davvero, un dramma sulle ‘verità’: una ‘micro’ storia drammatica (quella di O. Wilde e delle sue di-avventure giudiziarie del 1895) che ha il potere di superare gli oceani del tempo ed essere attualissima e valida per tutti, non solo per lui che ama lui, per lei che ama lei etc. etc.

Più di due ore di parole: quelle dell’accusato, O. Wilde (un misuratissimo Giovanni Franzoni dalla straordinaria ed energica presenza scenica), quelle dei testimoni, degli avvocati e dei benpensanti… Tante parole che, con ritmi e timbri diversi, si alternano sapientemente e animano una vera e propria partitura a più voci mirabilmente eseguita dagli attori.

Lo spettacolo si fa seguire ed è avvincente: il tempo passa in fretta; la tensione resta sempre alta, anche se le azioni sono poche. La mano della regia (come quella del disegno delle luci) è efficacemente delicata, semplice, leggera (ma mai superficiale). Spesso il movimento degli attori sembra una danza nello spazio e nel tempo: dall’inizio alla fine la scena non cambia, ma i cambi scena ci sono e si vedono bene soprattutto quando l’ordine cronologico degli avvenimenti viene interrotto per lasciar posto alla rievocazione di fatti, parole e personaggi menzionati nel corso del processo. Insomma, uno spettacolo forte, potente e ben fatto: da rivedere e, magari, anche da riascoltare come se fosse la diretta di un processo trasmesso per radio. Un testo difficile ma tradotto per la scena in maniera talmente magistrale che non è possibile non apprezzare.

In scena al Teatro Elfo Puccini fino al 4 febbraio 2024

Atti osceni. I tre processi di Oscar Wilde

di Moisés Kaufman

traduzione Lucio De Capitani

regia, scene e costumi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

luci Nando Frigerio, suono Giuseppe Marzoli

con Giovanni Franzoni, Riccardo Buffonini, Ciro Masella, Nicola Stravalaci, Giuseppe Lanino, Giusto Cucchiarini, Filippo Quezel, Edoardo Chiabolotti, Ludovico D’Agostino

produzione Teatro dell’Elfo




Terme a bordo pista

Terme e piste da sci rappresentarono un binomio ideale per le vacanze sulla neve tra glamour, benessere e suggestioni Belle Époque. La scelta non manca e il budget si può mantenere sotto controllo grazie alle diverse tipologie di promozioni, soprattutto a inizio e fine stagione. Le terme a bordo pista si affacciano sull’intero arco alpino e, tra una discesa e l’altra, promettono una piena remise en form.

TERME & DOLOMITISUPERSKI 
L’acqua solfata dei Bagni di Moso, nota già dal 1765, sgorga a una manciata di chilometri da San Candido ed è ritenuta un toccasana per le vie respiratorie, reumatismi, disturbi digestivi e per favorire il metabolismo. Le proprietà benefiche di quest’acqua ricca di sali minerali, fluoro, zolfo, magnesio e calcio, oggi sono utilizzate da Termesana, la spa del Bad Moos-Dolomite Spa Resort, una struttura dove il benessere si sposa con la tradizione altoatesina attestata anche dalla presenza di antiche stube. L’ideale è abbinare a un bagno turco sulfureo in cui è nebulizzata acqua sorgiva, un bagno di zolfo in tinozza per finire con un massaggio sportivo, così da prepararsi a esplorare l’area 3 Zinnen Dolomite del Dolomiti SuperSki tra piste adrenaliniche e paesaggi mozzafiato. Sull’uscio del Bad Moos Aqua Spa Resort poi si possono prender egli impianti di risalita della Croda Rossa che danno accesso ai 115 chilometri di piste del comprensorio. Qualora non bastassero con un unico skipass, il Dolomiti Superski, si può accedere a dodici comprensori dolomitici per un totale di 1200 chilometri iniziando v da Plan de Corones, raggiungibile da San Candido con lo Ski Pustertal Express in 30 minuti.
In Trentino, in Val di Fassa, a pochi passi dalle piste di Canazei, ci si rilassa invece alle Terme di Dolomia  nelle acque sorgive solforose della sorgente di Alloch o nei 4mila metri quadrati di vasche, cascate e saune di QC Terme Dolomiti al cospetto del Catinaccio, il massiccio montuoso che al tramonto si tinge di rosso. A Pejo, infine, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio sotto le cime dell’Ortles-Cevedale, sono ben tre le sorgenti termali e sono indicate per la circolazione e i disturbi articolari

Terme a bordo pista in Valtellina

TERME REALI
I saloni delle terme di Pré Saint Didier, a fine ‘800, erano frequentati persino dalla famiglia reale attratta dalle proprietà rilassanti e antireumatiche riconosciute alle acque sorgive locali. Oggi qui si ammirano le luci del tramonto sul Monte Bianco gustando un après ski in accappatoio. Dopo una giornata trascorsa sulle piste di Courmayeur o di La Thuile, Cervinia, Champoluc e Pila, tutti comprensori a pochi chilometri di distanza dal paese, il relax è assicurato nelle piscine calde all’aperto o tra getti idromassaggio e bagni di vapore .
Per la corte imperiale d’Austria la meta termale era invece Bormio, in Valtellina, dove all’acqua delle nove sorgenti locali sono riconosciute fin dall’antichità caratteristiche disintossicanti e antinfiammatorie. Proprietà di cui si può godere dalla vasca a sfioro dei Bagni Vecchi Bormio o delle piscine del Grand Hotel Bagni Nuovi, magari dopo qualche discesa sulle prossime piste olimpiche. Con oltre 180 km di piste per lo sci alpino, lo sci nordico e lo snowboard e un dislivello pari a 1.800 metri, il comprensorio sciistico di Bormio (che comprende tre aree sciabili collegate tra loro grazie a un bus gratuito, Bormio appunto, Santa Caterina Valfurva con le sue vedute sulle cime dell’Ortles-Cevedale e Cima Piazzi/San Colombano) è un autentico parco giochi per gli amanti della neve in pista, con percorsi adatti a tutti i livelli di preparazione ed esperienze da vivere in pista ma non solo, come il 3000 Ski Sunrise, un appuntamento per ammirare l’alba dai 3.012 metri della Cima Bianca e, dopo una colazione al Panoramic Restaurant Heaven 3000, sciare in totale libertà mentre il paese si sveglia.

TERME E 007
Appena valicato il confine con l’Austria, l’Aqua Dome a Langenfel con le sue di 12 piscine, 12 saune e le innumerevoli  stanze relax per sognare ad occhi aperti è invece il rifugio perfetto per chi vuole seguire le tracce lasciate da James Bond nel film “Spectre” sulle piste di Sölden, per poi rilassarsi nelle acque sorgive del centro termale che ha fatto suo il motto “lift your spirit”.  Sdraiati nelle tre futuristiche  piscine esterne a forma di coppa di champagne (nella vasca salina c’è un contenuto di sale del 5%, si ascolta una dolce musica subacquea e ci si sdraia su comodi lettini immersi nell’acqua, nella vasca idromassaggio si sperimenta il rilassamento profondo e nella vasca di zolfo con i benefici dell’acqua solforosa termale) o immersi nei lettini idromassaggianti della Spa 3000, uno spazio riservato ai soli agli ospiti dell’hotel, all’Aqua Dome si ammirano le luci del crepuscolo avvolgere i ghiacciai. Proprio quest’anno inoltre l’Aqua Dome  – Tirol Therme Längenfeld compie 20 anni e li celebra con la ristrutturazione del ristorante dell’hotel e il nuovo look della lobby, bar e lounge con caminetto.

TERME & SCI IN SVIZZERA
Oltreconfine, in Svizzera, non mancano le destinazioni dove neve e benessere vanno a braccetto. Le acque sorgive gessose di Leukerbad, note fin dall’epoca romana, fanno oggi della destinazione una delle più grandi località termale delle Alpi grazie a diversi stabilimenti e spa (tra cui Walliser Alpentherme & Spa e Leukerbad Therme). Qui sgorgano giornalmente 3,9 milioni di litri di acqua a 51° C dalle 65 sorgenti termali che permettono agli sportivi (e non solo) di rilassarsi dopo le avventure vissute sulla neve sui 55 km di piste della località (o , per essere più precisi, del comprensorio di Torrent) o dei diversi comprensori del Vallese tutti facilmente raggiungibili, comprese le piste glamour di Verbier tra le più amate dai reali. Lo stesso accade piedi del Dents du Midi e del Dents de Morcles e venti minuti da Martigny dove sorge il Grand Hotel des Bains di Lavey-Les-Bains con un accesso diretto alle omonime terme. L’ingresso alle terme è comunque aperto anche agli esterni e propone percorsi a partire da 30 franchi (per tre ore).  Le acque curative (tra l’altro per dermatiti e reumatismi) sgorgano a 64° C prima di confluire, a temperature più miti, nelle vasche del resort termale con numerose postazioni di idromassaggio e giochi d’acqua immersi nel verde.
Il glamour è infine la cifra di Vals, un eden esclusivo che, come poche altre località al mono (tra queste Beverly Hills), ha fatto del suo codice di avviamento postale (7132) un brand. Qui le acque mineralizzate della sorgente St Peter sono al centro del complesso 7132 Therme costruito con 60mila lastre di quarzite locale dall’architetto Peter Zumthor premiato, nel 2009, con il Premio Pritzker. Le terme sono collegate direttamente al 7132 Hotel Deluxe e all’House of Architects by 7132. A Vals 3000 poi scia sui 25 chilometri di piste e sulle varianti fuori pista, ma per chi non si accontenta sono proposte escursioni in elicottero a St Moritz e a Laax.




Terme Merano: quando le donne entrano gratis

Non è mai troppo presto per organizzare un week end, soprattutto quando sono annunciate promozioni da non perdere. Come l’iniziativa che le Terme  Merano hanno previsto per festeggiare la festa delle donne.

Per festeggiare l’8 marzo 2024 infatti le Terme Merano hanno deciso di regalare a tutte le donne di qualsiasi età l’ingresso giornaliero alle piscine. Un’opportunità da prendere al volo per una giornata di totale relax. Il week end in rosa può trasformarsi facilmente in una  occasione perfetta per fare tappa nel centro benessere MySpa dove abbandonarsi ai trattamenti personalizzati.  E se dopo una giornata trascorsa nel parco e nella MySpa, ci si accomoderà al Bistro Terme Merano nella bella piazza Terme, meta delle serate meranesi, si scoprirà che anche la cucina strizza l’occhio alle materie prime altoatesine

Il borgo alto atesino è facilmente raggiungibile anche via treno e il il centro raccolto permette di spostarsi tranquillamente a piedi anche sotto i portici, che risalgono al 13° secolo dove si trovano  botteghe storiche e brand internazionali.

Non mancano numerose proposte culturali tra i  palazzi di Art Nouveau, come il Kurhaus, il teatro Puccini e il Pavillon des Fleurs, chiese, castelli e fortezze da visitare. Da non perdere in un week end in rosa una visita al Museo delle Donne, uno dei musei femminili più antichi d’Europa, che mostra com’è cambiato il ruolo della donna negli anni, attraverso abiti, accessori e oggetti della vita quotidiana. Il museo è stato fondato fondato nel 1988 da Evelyn Ortner, un’appassionata collezionista che ha capito fin da subito come l’abbigliamento femminile rispecchi i diversi ruoli ricoperti dalle donne nelle diverse epoche storiche. Dopo l’apertura del primo negozio di seconda mano altoatesino a Merano negli anni Ottanta, Evelyn Ortner decise di esporre la sua collezione privata nell’allora “Piccolo museo dell’abito e della chincagliera”. Nel 1993 fondò, assieme ad una rete di donne, l’associazione vera e propria: “Museo della donna – La donna attraverso i secoli”, diventandone la prima direttrice.

Per un tuffo poi nella natura si può scegliere tra le numerose passeggiate da quella che segue il percorso del fiume Passirio fino alla famosa passeggiata Tappeiner che si snoda fino al paese di Tirolo, sopra Merano.