Al cinema la vita di Munch tra amori, fantasmi e donne vampiro
di Cristina T. Chiochia
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di Cristina T. Chiochia
“Ciao a tutti sono Cristian, e sono un annusatore”. Così si aprono i godibilissimi video che Cristian posta sul suo profilo TikTok, che vanta un seguito di quasi 18.000 follower.
Ma chi è Cristian Cavagna? Se ancora non lo conoscete, ve lo diciamo noi: Cristian è uno dei massimi esperti di profumeria in Italia e il suo curriculum è impressionante. Consulente e direttore creativo per marchi famosi, selezionatore di marchi per piccole e grandi profumerie, valutatore di fragranze, presentatore a Pitti Fragranze, giudice all’Accademia del Profumo per citare solo alcuni dei suoi innumerevoli interessi e progetti. E’ fondatore di Adjiumi, un gruppo di Facebook nato 17 anni fa per riunire sia i rappresentanti delle varie filiere legate al mondo dei profumi, sia semplici appassionati, con lo scopo di diffondere la cultura olfattiva e il rispetto della materia prima. Oggi Adjiumi (non vi scervellate: il nome è puramente inventato e non significa nulla. E’ come un profumo: c’è ma non lo vedi, lo senti ma non lo puoi toccare) conta più di 6600 membri, ed è diventato un punto di riferimento per gli appassionati, anche perché Cristian ed il suo staff promuovono una cultura dello scambio, della curiosità, dell’amore per il bello e per l’arte, e combattono la critica becera, inutile e fine a se stessa.
Il gruppo e la sua filosofia rispecchiano appieno la personalità e lo stile di Cristian: elegante, raffinato, pacato, mai sopra le righe e attento alle sensibilità e ai gusti altrui. E’ sempre impeccabile, lui: pensate che una volta l’abbiamo incontrato in pieno luglio in profumeria, con l’aria condizionata andata in tilt per il gran caldo. Lui era lì, perfetto, senza una piega e senza una pezza, fresco come una rosa. E dispensava sorrisi a tutti agitando con nonchalance il ventaglio di emergenza che ci avevano fornito per resistere alla canicola. Noblesse oblige! Quando inizia a parlare di materie prime, progetti artistici, sensazioni e storia del profumo, staresti lì ad ascoltarlo per ore e senti che ne hai ancora da esplorare e studiare prima di poterti definire anche solo appassionata di fragranze!
Da due anni però Cristian ha anche deciso di comporre le sue fragranze. Ha infatti iniziato a creare – insieme ad alcuni amici nasi, primo fra tutti il maestro Arturetto Landi – una collezione di sette profumi dedicati al suo fiore preferito, la tuberosa, linea che ha chiamato “La tuberosa secondo me”. Ne sono già usciti tre: Musa Paradisiaca, Boa Madre e Murice Imperiale. Musa Paradisiaca è il nome scientifico del BANANO, dalle cui foglie Cristian ha estratto un composto luminoso ed elegante, che insieme alla freschezza del sedano e alla corposità della tuberosa, del narciso, della vaniglia e dell’ambra danno vita ad un delizioso contrasto tra freddo e caldo, ad una sensualità fresca e moderna allo stesso tempo. E che dire dell’elegantissima bottiglia che strizza l’occhio all’art déco? Non solo: tutte le creazioni sono accompagnate da illustrazioni create appositamente da artisti internazionali (per Musa Paradisiaca l’australiana Rhea Ornias; per Boa Madre la tedesca Polina grafik designer; per Murice Imperiale la lituana Natasha Gro).
Boa Madre è la seconda delle tuberose secondo Cristian, una declinazione inedita e animale della tuberosa: il boa è il rettile, freddo, glaciale, elegantissimo, ma è anche il boa di piume, morbido, arioso, leggero. Boa madre è infine la buona madre in portoghese, la terra madre da cui tutto nasce, il porto salvo a cui approdare. Ritroviamo in apertura l’accordo fresco di foglie di banano accostato alla piccantezza dello zenzero e del pepe rosa. Il cuore fiorito e sensuale vede un’assoluta di tuberosa che si fonde con il gelsomino, la zagara, il seducente ylang ylang e l’iris, mentre il fondo animale e potente fonde le note legnose di sandalo con quelle bruciate della betulla e del cuoio, per tuffarle nell’animalità del muschio, dello zibetto e del castoreo. Una fragranza che potrebbe sembrare più maschile e che sta invece piacendo moltissimo alle donne.
Infine, quest’estate è uscita la terza creazione: Murice Imperiale. Murice è il mollusco da cui si ricava il viola imperiale, il rosso porpora, pigmento che non scolorisce mai, anzi a contatto con il sole si fissa ancora di più. Imperiale perchè veniva usato dagli imperatori sia per le case che per le vesti. “Ho immaginato il profumo dell’aria del mare in mezzo ad una piantagione di tuberose” dice Cristian. Attenzione però a non chiamarla tuberosa marina: è una tuberosa oceanica!
Le tuberose però non possono crescere vicino al mare, perciò come può arrivare un fiore cosi delicato su una spiaggia? Attraverso una sirena che sulla battigia ha trovato una murice, dove la tuberosa si era nascosta per poter viaggiare attraverso il mare. Cavalcando le onde del mare, sfidando mostri marini, la tuberosa ha pianto nella pioggia e si è asciugata al sole. Ha abbracciato un blocco di ambra grigia e ha danzato con assolute di alghe rosse. Ha difeso il diritto alle radici con tutte le sue forze, aggrappandosi ad un corallo. C’è una estrazione molecolare di muschio marino, che ci fa scivolare sugli scogli, ed ecco che incantevole arriva l’accordo di Musa paradisiaca con le sue foglie di banano. Non ditelo a Cristian…ma io ci sento anche il profumo del melone maturo, succoso e luminoso come il sole d’estate…
(collage di ©Emmanuelle Varron per ©Cafleurebon)
Ma non finisce qui: per festeggiare i 15, 16 e 17 anni del gruppo Adjiumi, Cristian ha creato altrettanti cubi celebrativi. Nel 2020 è nato Dolce q.b., una vaniglia orientale unisex, studiata sotto una prospettiva completamente nuova: ci troviamo di fronte ad una diversa interpretazione del sillage orientale, una vaniglia morbida ma allo stesso tempo molto tostata e speziata, poiché letteralmente avvolta da catrame di betulla, incenso e cannella che la rendono irresistibile ma senza risvolti golosi.
La scatola di Dolce q.b. ci ricorda un contenitore per monoporzioni di torte. Sfilando la parte superiore si nascondono golose curiosità: il pack di un rosso deciso per omaggiare gli interni delle borse di Coco Chanel presenta minuscoli disegni che danno forma agli elementi olfattivi presenti in piramide, provette, pipette e la sigla di ADJ. Rovesciando questa base, la stessa formerà una piramide dove in chiaroscuro campeggiano le lettere di Adjiumi a caratteri “qb…tali”. Dopo il bianco, il 2021 si tinge di oro, e vede l’uscita di Elevato al Cubo. Qui lo scopo è di far conoscere meglio la famiglia olfattiva dei gourmand, tanto amata dal pubblico. Il profumo è quello di una pralina di cioccolato fondente ottenuta da fave di cacao di São Tomé. Note di testa di menta fresca e ripieno morbido di miele di corbezzolo, su un fondo intenso di incenso e vetiver bourbon. È un sontuoso peccato di gola, da cui lasciarsi catturare e sedurre: l’esperienza è intensa, mentre l’infusione di fiori di sambuco è il piacere zuccherino da condividere.
La scorsa settimana è uscito il terzo cubo celebrativo: INCUBO. Un profumo dedicato all’odore del nero…ma di cosa profuma il colore nero?? Ovviamente di liquirizia!!! Molti hanno chiesto a Cristian se fosse sicuro di questo progetto: il 17, il nero, l’uscita nella seconda metà di ottobre, il nome Incubo…ma lui voleva creare un profumo che avvolgesse il corpo umano, come una spirale, come le famose rotelle alla liquirizia, e quindi il colore nero era d’obbligo, così come materie prime dark, introspettive, calde e avvolgenti per l’appunto: non solo liquirizia, ma anche tè nero, ribes nero, prugna ed elicriso. Nessuno spavento quindi: già al primo annuso Incubo ti stampa un sorriso in faccia, di riporta in un negozio di caramelle e ti seduce con la sua effervescenza che vira in un caldo abbraccio nel drydown.
Concludiamo questo ritratto con la frase che utilizza Cristian per chiudere i suoi video: BUON PROFUMO A TUTTI!! E non è finita qui: l’anno prossimo ne vedremo delle belle, dato che il vulcanico Cristian ha in serbo per noi dei bellissimi progetti!
Potete seguire Cristian su TikTok (_cristiancavagna_) e su Instagram (_cristiancavagna_), mentre trovate su FB e su Instagram le omonime pagine dedicate al gruppo Adjiumi.
di Cristina T. Chiochia
Arriva il “Pop” a Milano. Torna l’arte popolare della vera Popular Art, quella di Andy Warhol nella sua accezione più bella: quella della forma. Non a caso infatti la mostra presso la Fabbrica del Vapore di Milano si intitola appunto ” Andy Warhol: la pubblicità della forma”. Un evento singolare per il pubblico milanese che troverà l’essenza di ciò che “pop” significa: ovvero qualcosa, un oggetto nella fattispecie, che viene prodotta in serie e quindi non per una persona, ma per tutti.
Pop ovunque quindi nelle diverse aree tematiche della mstra, ben sette, con ben 13 sezioni.Come recita il comunicato stampa: “con oltre trecento opere divise in sette aree tematiche e tredici sezioni – dagli inizi negli anni Cinquanta come illustratore commerciale sino all’ultimo decennio di attività negli anni Ottanta connotato dal rapporto con il sacro – la spettacolare mostra Andy Warhol. La pubblicità della forma è promossa e prodotta da Comune di Milano–Cultura e Navigare, curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors, Partner BMW.
Aperta dal 22 ottobre 2022 sino al 26 marzo 2023 a Milano alla Fabbrica del Vapore, è un viaggio nell’universo artistico e umano di uno degli artisti che hanno maggiormente innovato la storia dell’arte mondiale”.
Un modo unico per scoprire Warhol ed il suo mondo, tanto che il curatore della mostra Bonito Olive, lo definisce ” il Raffaello della società di massa americana che dà superficie ad ogni profondità dell’immagine rendendola in tal modo immediatamente fruibile, pronta al consumo come ogni prodotto che affolla il nostro vivere quotidiano. In tal modo sviluppa un’inedita classicità nella sua trasformazione estetica. Così la pubblicità della forma crea l’epifania, cioè l’apparizione, dell’immagine”.
Basta soffermarsi nelle sale per percepire l’incanto dell’immagine pop come essenza delle cose. E questo vale per tutte le sezioni. Merito di questa possibilità più unica che rara, la passione di Eugenio Falcioni altro curatore della mostra e fondatore di EF ARTE e che al suo attivo mostre di Mimmo Rotella e altri esponenti del Nouveau Réalisme per diventare poi un vero esperto sull’opera di Andy Warhol.
Infatti, come aggiunge il comunicato stampa : “Responsabile di Art Motors oltre che tra i principali collezionisti e prestatori è Eugenio Falcioni, tra i massimi esperti di Andy Warhol. Dopo il successo della Mostra di Roma nel 2018 al Complesso del Vittoriano, oggi Falcioni vuole omaggiare la sua città adottiva Milano con una esposizione esaustiva, per la maggior parte di opere uniche. Molte provenienti dall’Estate Andy Warhol, due di Keith Haring e di altre prestigiose collezioni private”.
Un modo per scoprire l’arte pop in mille sfaccettature insomma e davvero molto attuale: motori, donne e …polaroid, come parenti prossimi di instagram.
Sono infatti le sue istantaneee di vita a colpire di questa mostra vera e propria “pubblicità della forma”, allora come ora, attraverso l’immediatezza delle immagini e forse, chissà per questo così attuale. E’ in particolare questa sezione della mostra a colpire le polaroid di Warhol infatti sono in mostra come archivi viventi, come pagine di instagram provenienti dal passato. Grazie anche a quello sviluppo immedito che fecero della Folding PAck, in mostra anch’essa, una vera icona, ecco che l’elemento centrale è appunto la notorietà. L’essere protagonisti, anche se solo di uno scatto di una polaroid, ma subito visibile, grazie allo sviluppo immediato. Dai celebri scatti di dopo-pranzi dove gli ospiti in trucco e parrucco, venivano immortalati contro un muro, agli scatti come “diari visivi” con persone celebri e non. Sia che si trattasse di moda o autorittratti, da personaggi celebri o solo “istragrammabili” come si direbbe oggi, i quadri di polaroid di Warhol meriterebbero da soli una visita alla mostra. Per immergersi in quel senso di appartenenza “pop” che, in fondo, non si è mai abbandonato.
foto di Giovanni Daniotti
10 anni di successi per la manifestazione di Milano golosa insomma che quest’anno si declinerà su temi importanti ed attuali: no spreco, spesa consapevole e recupero in cucina, tra cucine diverse. E poi, al centro di tutto, il momento del “convivio”. Dello stare insieme. Con se stessi e con gli altri. Ne sono, a solo titolo di esempio, la presenza di WildenErbals che con una degustazione va oltre il concetto del “kombucha”: ovvero la differenza delle bevande fermentate botaniche e fermentati botanici alcolici. Con la degustazione di Wilden.herbals si testimonia come è necessario di questi tempi un po’ confusi, non porre dei limiti all’immaginazione e al mondo delle piante officinali, erbe e spezie, sia per una tisana davanti alla tv in solitaria, che un momento conviviale, tra amici. E cosi, tra le radici di Frècc, viene presentata la linea di bevande fermentate botaniche, in collaborazione con Latta, fermenti e miscele, che, come recita il sito “comprende 3 prodotti: Frècc Boost, Frècc Digestive e Frècc Hangover. La storia di Frècc ci ha aperto ampi orizzonti sulle possibilità offerte dalle bevande fermentate a base di erbe e ci ha spinto verso territori arditi come i fermentati botanici alcolici”. Ma cosa è il kombucha? L’ha bene spiegato la degustazione offrendo un dietro le quinte davvero inedito su questo modo di rapportarsi al mondo degli infusi di erbe a tutti i partecipanti.
Metti una sera di autunno, seduto comodamente su un divano o una poltrona, un buon bicchiere di vino in mano, il camino che scoppietta e riscalda e Autori pavesi di gialli che che raccontano i loro lavori…
Ecco a voi la Rassegna Giallo Pavese-Aperitivo in collina con gli Autori, ideata e moderata da Marina Crescenti e Annalisa Gimmi, con il Patrocinio Gratuito del Comune di Redavalle e del Comune di Pietra de’ Giorgi. Si tratta di un ciclo di 6 tavole rotonde, in cui saranno presentate le opere di Autori pavesi, allo scopo di valorizzare una realtà oggi compenetrata nel tessuto culturale del territorio, quella del genere Giallo e Noir.
Gli incontri si terranno tra ottobre 2022 e maggio 2023, presso il prestigioso Centro Enoculturale Tenuta Calcababbio, Strada Comunale Calcababbio 1, Pietra De’ Giorgi (PV). Gli Autori, le moderatrici e il pubblico saranno seduti intorno a un grande tavolo; altri spettatori potranno accomodarsi sui divani e sulle poltrone intorno, mentre il camino di cui dispone la sala sarà sempre acceso. Il pubblico potrà interagire con gli Autori anche nel corso del dialogo con le moderatrici. Durante l’incontro, si brinderà con i vini della Tenuta Calcababbio, accompagnati da stuzzichini della casa. Al termine, ci si sposterà nella sala attigua per gustare un risotto con verdure di stagione, accompagnato sempre con dell’ottimo vino e altre sfiziosità. Per il pubblico, la quota singola di partecipazione sarà di €10.
A ciascuna tavola rotonda parteciperanno più Autori, che esporranno prospettive personali su un genere letterario molto amato dal pubblico. L’ambientazione pavese e/o la “pavesità” degli scrittori sono un aspetto imprescindibile della vita culturale cittadina. La presenza di più Autori a evento ha il precipuo scopo di giungere a scambi culturali stimolanti e di offrire a ciascun Autore la possibilità di confrontarsi con i diversi approcci dei colleghi verso il genere giallo.
I singoli eventi – organizzati in modo da cogliere le atmosfere delle stagioni più affascinanti e suggestive nelle colline dell’Oltrepo e quelle più romantiche del Natale nella Tenuta Calcababbio – si terranno nelle seguenti date, abbinate ai seguenti gruppi di Autori:
sabato 1º ottobre 2022 ore 17,30
Ilaria Fulle, Roberto Monti
sabato 15 ottobre 2022 ore 17,30
Massimo Marcotullio, Paolo Rovati
sabato 3 dicembre 2022 ore 12,30
Katia Ferri Melzi d’Eril, Marina Crescenti, Flavio Santi
sabato 15 aprile 2023 ore 17,30
Paolo Gaetani, Annalisa Gimmi, Furio Sollazzi
sabato 6 maggio 2023 ore 17,30
Claudia Celè, Francesco Mastrandrea & Mauro Sangiorgi
sabato 20 maggio ore 17,30
Massimo Bocchiola, Vittorio Renuzzi
Le 3 giornate proposte da YogaFestival Milano saranno un’occasione unica per ascoltare e vivere quello che i migliori insegnanti e maestri hanno da trasmettere per rasserenare la mente e donarci una visione più ampia della vita, indicando, appunto, come restare IN ASCOLTO La pratica dello Yoga (e la sua esplosione particolare in questi ultimi 2 anni e mezzo così difficili lo dimostra ulteriormente) può significativamente liberarci verso una pace e un equilibrio interiori che mai come nei nostri tempi diventano preziosi: divulgare questi benefici fa parte ormai da quasi 20 anni della mission di YogaFestival. Concludendo insomma, proprio perché lo yoga insegna a modificare attraverso la percezione del corpo e la respirazione ciò che non può essere modificato o a stimolare e cambiare ciò che invece può esserlo, grazie a un grande evento, come quello milanese, sarà possibile farne esperienza.
di Cristina T. Chiochia
Non so voi, ma io quando penso agli anni ‘60 e in particolare ai profumi da uomo, ho stampata in mente l’immagine di Alain Delon mollemente sdraiato a bordo piscina nell’omonimo film del 1968 con Romy Schneider. A dirla proprio tutta, in realtà mi viene in mente quell’immagine anche quando mi chiedono quale sia per me l’archetipo della bellezza maschile…
Ma lasciamo da parte il mio pénchant per il bell’Alain e parliamo di alcuni dei profumi più iconici del favoloso decennio 1960-1969.
Negli anni ‘60 il movimento hyppie, nato a San Francisco, predica un ritorno alla natura, il rifiuto delle costrizioni, l’uguaglianza dei sessi e la ricerca dei paradisi artificiali al grido di “fate l’amore, non la guerra”. I simboli di questa gioventù ribelle sono la musica pop, i giacconi di cuoio nero, e i capelli lunghi. Dalle manifestazioni contro la guerra del Vietnam al maggio sessantottino, un vento di ribellione soffia ovunque tra i giovani e si diffonde in Europa. La gioventù scopre l’India, i suoi guru, le sue sette e i suoi aromi: si profuma di sandalo, muschio e patchouli e brucia bastoncini di incenso.
Parallelamente a questa anti-moda, l’alta moda si orienta verso il prêt-à-porter di lusso con Yves Saint-Laurent, Daniel Hechter, Paco Rabanne, Cacharel, Courrèges.
Nel 1966, Dior lancia Eau Sauvage, creata da Edmond Roudnitska: a un tempo discreta e persistente, segna l’avvento della profumeria al maschile e apre la via alle eau frâiche femminili, mascoline e androgine. Eau Sauvage è stato il primo profumo per uomo di Dior e, per almeno 25 anni, è stato il profumo per uomo più venduto al mondo. Roudnitska, nel crearlo, decise di mantenere la semplicità della struttura classica del profumo per uomo, ma aggiungendo un tocco di eleganza con l’uso di fiori, fino ad allora esclusivi dei profumi femminili, e con l’hédione, una nuova sostanza che verrà molto utilizzata da Roudnitska, ad aggiungere freschezza. L’essenza legnosa e aromatica del profumo creano un’essenza selvatica che dà il nome al prodotto.
E il nostro Alain fu anche il primo testimonial utilizzato da Dior per pubblicizzare questa fragranza.
Per quanto riguarda la profumeria femminile, come dicevamo i profumi negli anni ‘60 diventano più accessibili non solo dal punto di vista dei costi, ma anche più leggeri e freschi.
Oggi vogliamo citare Calèche, un altro capolavoro di Hermès uscito nel 1961, esattamente a 10 anni di distanza da Eau d’Hermès (trovate qui l’articolo che abbiamo dedicato a questa maison) e creato da Guy Robert. La prima fragranza femminile della maison: un profumo delicato per un’amazzone moderna (se preferite, potete immaginarvi comodamente sedute all’interno della carrozza che dà il nome alla fragranza). Un profumo gioioso e femminile ispirato da un cuoio dall’odore fiorito, con un accordo di note di legni bruciati. E’ la rosa liana Argyreia a dare questa sensazione di cuoio fiorito addolcita da note verdi come mughetto, narciso e iris. Il profumo possiede un carattere cipriato e dolce che richiama la scia di vetiver e di muschio bianco.
Il secondo profumo che riteniamo emblematico del decennio è Chamade di Guerlain. Con il cuore che batte al ritmo de La Chamade, romanzo di Françoise Sagan, rivendica la parità tra uomini e donne e il diritto di decidere della propria vita. Ispirandosi al celebre romanzo e all’energia di questa rivoluzione in corso, Jean-Paul Guerlain immagina la “sua” Chamade, una fragranza decisa che infrange anch’essa i codici del suo tempo e che vuole esprimere il battito spaventato del cuore quando si è infinitamente innamorati.
(bottiglietta vintage)
Dedicato alla donna emancipata, questo fiorito ambrato verde vede per la prima volta in assoluto utilizzati i boccioli del ribes nero, a cui aggiungono freschezza l’accordo di giacinto ed il galbano, per poi arrivare alle note di fondo: vaniglia, sandalo e gelsomino. Un’audace incarnazione della libertà di essere ed amare.
Ma adesso tocca a voi: qual è l’uomo più bello di tutti i tempi? E il profumo da uomo che più vi piace? Scrivetecelo nei commenti, alla prossima!
Non possiamo lasciare gli anni ‘50 per avventurarci nel decennio successivo prima di aver parlato di una iconica fragranza di Givenchy, che venne creata appositamente per un’altra bellissima icona di quegli anni: Audrey Hepburn.
Stiamo parlando di L’Interdit, profumo nato dal legame unico e leggendario che unì uno dei più grandi couturier mai esistiti – Hubert de Givenchy – e una delle attrici più famose e amate di sempre. Il rapporto tra lo stilista francese e Audrey Hepburn è ancora oggi uno dei grandi sodalizi creativi mai raccontati. Per lei, Givenchy disegnò i meravigliosi abiti di Sabrina, Cenerentola a Parigi e, naturalmente, Colazione da Tiffany.
Un’altra creazione, meno vicina alla natura del designer ma sempre sinonimo dell’affetto che egli provava per Audrey Hepburn, è stata una fragranza unica, commissionata apposta per l’amica e musa, diventata poi uno dei grandi profumi da donna più amati: L’Interdit.
Così raccontano la storia del profumo i giornali di gossip dell’epoca: Hubert lo regala all’amica dicendole che la nostra presenza arriva sempre con il nostro profumo e che perciò lei non poteva non avere il suo profumo personale, unico e riconoscibile. Con l’aiuto del naso François Gravon crea una fragranza speciale, androgina con note di fiori bianchi femminili ma anche con accenni dark di ambra, muschio animale e fava tonka.
Una composizione fatta di contrasti, proprio come la personalità di Audrey. Per presentarlo alla star, Hubert lo vaporizza su un fazzoletto e glielo fa annusare. Lei lo trova meraviglioso. Lui le dice che è solamente per lei. Perché solo lei può portarlo.
Hubert, però, dopo averlo donato alla sua musa si accorge di aver commesso un errore: lascia il fazzoletto impregnato della creazione in una stanza dove riceve le clienti couture: Tra queste, Jackie Kennedy e Madame Lanvin, che un giorno sentendo l’ambiente inondato da quell’aroma insiste per averlo.
Hubert a quel punto ha un problema, dire a Audrey che avrebbe dovuto mettere in commercio il suo profumo. «Je vous l’Interdis!» (Io glielo proibisco!) lei dice. Così la fragranza nata senza fini commerciali ma come un’ode all’amicizia che legava i due trova un nome: L’Interdit ed entra nel mondo e nella storia della profumeria.
Hubert de Givenchy, l’enfant terrible della moda, è stato il primo couturier a introdurre plastica e alluminio nelle sue creazioni. Il primo ad aver utilizzato solo modelle nere a Los Angeles. Il primo ad aver sdoganato la stampa animalier. Per lui era più importante il valore, il messaggio che le sue creazioni veicolavano, piuttosto che vendere qualche modello in più. Ed è stato anche il primo ad aver fatto pubblicità a un profumo usando un volto, una testimonial, Audrey Hepburn in questo caso.
Oggi la fragranza non è variata di molto, rimanendo – come amava dire la Hepburn – un talismano che dà la forza di fare qualsiasi cosa, un modo di essere “Choc within chic”. Poco mutata nel tempo anche la boccetta, che oggi ha una forma più moderna, ma sempre caratterizzata da grazia e semplicità, le stesse caratteristiche dell’anima gentile ma anche sfaccettata per la quale era stata creata.
Chiudiamo il decennio 1950-1960 con un profumo creato da Madame Grès, a seguito di un viaggio in India in cui viene inebriata di odori, colori e sapori orientali e sconosciuti. Dopo aver aperto la sua casa di moda nel 1942 a Parigi, Madame Grès divenne famosa per i suoi disegni fluidi che drappeggiavano il corpo come pieghe sulle statue greche. Bernard Chant era il profumiere responsabile della creazione di questa nuova fragranza voluta dalla stilista, e anche se a Madame Grès non piaceva personalmente, sentiva che Chant aveva creato una gemma con Cabochard.
Donna di carattere, forte e volitiva, battezza volontariamente il suo profumo con un nome gergale e dice: “Cabochard è il profumo delle donne che fanno sempre di testa propria.“
“Caboche” infatti significa testardo in francese, suggerendo che chi indossa questo profumo trasmetterà la sua durezza, nonostante la facciata da “signora per bene”. Può odorare di fiori, ma sono fiori che bisogna bucare attraverso una nebbia di fumo di sigaretta per poterli cogliere.
È un aroma intenso e, per l’epoca, fu rivoluzionario, poiché includeva tra le sue note aromi maschili assolutamente insoliti nel campo femminile della profumeria. Tuttavia, riflette raffinatezza ed eleganza, e rappresenta una donna che rifugge dall’ordinario per entrare nel mondo inesplorato. E’ un cosiddetto chypre cuioiato (per la definizione di chypre, vi rimandiamo al secondo articolo della serie, quello dedicato alla Maison Guerlain).
Nella sua piramide olfattiva, centinaia di aromi provenienti dal continente Orientale si uniscono e si mescolano a note speziate, fruttate, aromatiche e floreali, in combinazione con agrumi e persino tabacco e cuoio. Una fusione impensabile che crea un finale unico, indescrivibile e inconfondibile, e che ha ispirato numerose composizioni sia nell’immediato ma anche più in là nel tempo.
Cabochard si inserisce dunque nel filone che abbiamo visto iniziare nel secondo dopoguerra, con fragranze come Bandit (ve lo ricordate? Non per nulla contiene il galbano come Cabochard), profumi che sfidano gli stereotipi, che iniziano a smontare le barriere tra uomini e donne – dopotutto, chi l’ha detto che certi profumi o certe note devono appartenere ad un sesso piuttosto che ad un altro? – che sfidano le convenzioni e vengono creati per stupire e farsi notare.
E voi: avete delle note olfattive o dei profumi che non osate indossare? Fatecelo sapere nei commenti e sui social!