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Antonella Ruggiero e l’Orchestra Sinfonica di Sanremo

di Emanuele Domenico Vicini 

Antonella Ruggiero è una delle più grandi interpreti italiane e memoria storica del Festival di Sanremo: le sue partecipazioni alla kermesse nazionale, con i Matia Bazar prima e poi come solista, hanno sempre regalato performances di rara eleganza, mai scontate, lontane dalle mode passeggere e ancorate a un bisogno di ricerca e di sperimentazione che non è di tutti.

Il concerto che ha offerto il 12 agosto 2022 all’Auditorium Franco Alfano di Sanremo ha dimostrato la bontà di quel percorso. I pezzi proposti, dai più popolari (Vacanze Romane, Ti sento), ai primi successi dei Matia Bazar (Cavallo Bianco) alle esperienze post Matia Bazar (Echi di infinito) si sono animati di vita nuova e hanno retto come pochi altri lo scorrere degli anni.

La Ruggiero mette la sua tecnica perfetta al servizio di uno stile interpretativo poliedrico e vario, plasmato in modo diverso su ogni singolo brano.

Gli arrangiamenti riescono a trasformare le linee melodiche al bisogno in arie belcantistiche con evidenti echi operistici, o in pezzi symphonic rock dal sapore cinematografico (strepitoso quello di Ti sento), o in esercizi di stile ritmico tutt’altro che scontati (Vacanze Romane). Ma non mancano le incursioni nel sound etnico (il Kyrie della Missa Luba o Guantanamera) e i recuperi filologici (fra gli altri, un’indimenticabile Parlami d’amore Mariù).

Un concerto così composto non prende corpo senza un’orchestra che sa trasformare l’idea in forma e suono.

La Sinfonica di Sanremo, diretta dal maestro Giancarlo De Lorenzo ha dato il suo meglio. Ritmica, timbri, coloritura: tutto ha contribuito a creare un effetto di grande impatto, eclettico e perfettamente aderente alla multiforme varietà dei brani proposti.

Sul sito https://www.antonellaruggiero.com/concerti/ le date dei prossimi concerti della Ruggiero.

All’indirizzo https://www.sinfonicasanremo2.it/prenotazioni/negozio/abbonamento-11-concerti- auditorium-alfano/ le date dei prossimi appuntamenti estivi della Sinfonica di Sanremo.

Da non dimenticare infine la bellissima location ritrovata dell’auditorium Franco Alfano. Piccolo gioiello alla greca, costruito negli anni Cinquanta all’interno del Parco Marsaglia (metà imperdibile per gli amanti della natura esotica in città, segno concreto della salubrità del clima sanremese e delle inattese meraviglie che ancora la città può offrire), l’auditorium ha funzionato fino agli anni Novanta per poi chiudere per vent’anni in attesa di un recupero, finalmente compiuto. Da un anno la città ha di nuovo uno spazio pubblico per ascoltare la propria orchestra.




I profumi che hanno fatto la storia: DIORISSIMO e quel fiore il cui profumo non può essere catturato

di Claudia Marchini

Quando ho iniziato ad interessarmi in maniera più rigorosa e attenta ai profumi e all’arte di crearli, non sapevo che non da tutti i fiori si possono estrarre gli oli essenziali necessari a produrre l’essenza del fiore stesso. Uno di questi fiori è il mughetto, il fiore portafortuna di Christian Dior, che lo stilista amava particolarmente per la sua freschezza effimera, la delicatezza e semplicità, tanto che ne portava sempre in tasca qualche ramoscello. Ogni anno il primo maggio i suoi artigiani e le sue clienti più affezionate ne ricevevano un bouquet, e gli dedicò persino una straordinaria collezione Haute Couture nel 1954. Lo indossava spesso all’occhiello del bavero e scaramanticamente ne cuciva un rametto negli orli degli abiti prima della sfilata. E al suo fioraio di fiducia chiese di trovare il modo di recapitargli mughetti freschi tutto l’anno. 

Diorissimo è dunque il profumo che contiene lo spirito di questo fiore così amato dal grande stilista. E’ IL MUGHETTO per eccellenza. La sua nascita risale agli anni ‘50, precisamente fu lanciato nel 1956.

Nel 1953 il già famosissimo profumiere Edmond Roudnitska era stanco della soavità e della dolcezza dei profumi di moda all’epoca, e decise di realizzare una nuova fragranza più “fresca e trasparente”. La sua intenzione era quella di ricreare il profumo del mughetto, tuttavia a differenza di quanto accadeva con le rose o i gelsomini, l’essenza del fiore di mughetto non poteva essere estratta, perché i suoi petali sono troppo fragili. Dopo due anni di tentativi, nel 1955 Roudnitska aggirò il problema creando una ricostruzione quasi perfetta del profumo del fiore utilizzando molecole di altri fiori (tra cui rosa e gelsomino).

Proprio in quel periodo Roudnitska e Christian Dior si erano conosciuti ed avevano pensato ad una collaborazione, che si concretizzò nella nascita di Diorissimo Per la campagna pubblicitaria di Diorissimo, si ricorse ad una illustrazione di René Gruau, illustratore e amico del couturier: una donna, di spalle, con in mano un mazzo di mughetti. 

Il nome stesso fa riferimento ad un’altra passione del couturier, quella per la musica, ed evoca le sfumature musicali mezzo piano, pianissimo, fortissimo dei grandi compositori da lui amati. 

Il profumo fu inizialmente lanciato in una edizione limitata con flacone dorato di cristallo sfaccettato, impreziosito da un motivo floreale, e con tappo a forma di bouquet di fiori in bronzo dorato. Il flacone era stato disegnato dallo stesso Christian Dior e realizzato dalle Cristalleries de Baccarat e si ispirava ai candelabri dorati della camera da letto di Marie-Antoinette a Versailles. La bottiglia classica è disegnata invece da Fernand Guéry-Colas, che aveva già disegnato la bottiglia di Miss Dior. 

Diorissimo ebbe subito successo, e la sua leggerezza segnò un’evoluzione nel campo della profumeria. Luminoso come un mattino di primavera, fresco e gioioso, delicato ma al contempo persistente. Ogni donna desiderava essere immersa in quella primavera perpetua, in una nuvola di effluvi freschi e rinfrescanti ma che in fondo nascondono anche una certa carnalità e sensualità (dovuta alla nota di fondo del gelsomino). Non è un caso forse che il 1956 è l’anno che consacrò come sex symbol internazionale Brigitte Bardot, con quella sua bellezza così giovane e spontanea, e al contempo sensuale e sfacciata. 

Tra le più note estimatrici di questa iconica fragranza, come non ricordare un’altra icona: Lady Diana. 

Il couturier morì alla fine del 1957: Diorissimo fu l’ultimo profumo commercializzato durante la sua vita.

(bottiglia attuale)

E a proposito di mughetto, sapete che il 1° maggio in Francia è anche la festa del mughetto? In questo giorno infatti per le strade delle città e paesi francesi si trovano tantissimi venditori ambulanti e fiorai che vendono questo fiore. Il 1° maggio in Francia è l’unico giorno dell’anno in cui ci si può improvvisare venditori di mughetto: l’importante è stare a 50 metri da un fioraio!

La festa del mughetto trae le sue origini nel 1561 grazie a Carlo IX che, avendo ricevuto un mazzolino di mughetto come portafortuna, decise di offrirne uno ad ogni dama di corte. Nei primi del Novecento il 1° maggio in Francia fecero la stessa cosa gli stilisti che regalarono un mazzetto di mughetto a tutte le loro operaie. Ma è solo nel 1976 che la festa del mughetto sarà associata a quella del lavoro e il mughetto rimpiazzerà la rosa nell’occhiello dei manifestanti.




Lo Star Roof con le stelle di Giancarlo Perbellini per l’avvio dell’Arena Opera Festival Experience

La magia dell’Arena si apre a Sponsor, 67 Colonne, Imprese che vorranno diventare partner dell’Arena di Verona, ma anche a spettatori e appassionati che per una sera vorranno regalarsi un’esperienza mai realizzata prima: fino al 30 luglio, sarà possibile assistere allo spettacolo dalla prima fila star dopo aver gustato nella cornice incantevole dello Star Roof  una cena a cura dello chef 2 stelle Michelin Giancarlo Perbellini e godere di una selezione di vini a partire dallo storico sponsor dell’Arena Sartori.

L’iniziativa, una delle quattro proposte della nuova offerta corporate Arena Opera Festival Experience, finanzierà la valorizzazione del monumento attraverso la progettazione di un museo dell’Anfiteatro, grazie alla collaborazione con il Comune di Verona, la Direzione Musei e Monumenti, e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Verona, Rovigo e Vicenza.

 Giovedì 14 luglio ha preso il via l’offerta corporate di Fondazione Arena per il Festival 2022, per arricchire l’opera in Arena con alcune esperienze imperdibili.

Fino al 31 luglio saranno attive 4 diverse proposte corporate (The Star Roof, The Stone Lounge, Backstage Vip Pass, Meetings&Events in Gran Guardia) per rispondere ad ogni esigenza; dalle degustazioni, ad un’introduzione allo spettacolo, al tour nel backstage per entrare nel vivo della macchina areniana, alla cena stellata nel cuore dell’Arena, con un’attenzione particolare all’accoglienza degli ospiti dal loro arrivo a Verona fino all’ingresso in Arena.

Il payoff del Festival “Il luogo più italiano sulla Terra” trova piena espressione in queste attività, che sintetizzano alcune delle eccellenze italiane: un anfiteatro millenario come l’Arena, il fascino dell’opera nel più grande Teatro a cielo aperto, allestimenti monumentali che strappano applausi a scena aperta, la tradizione enogastronomica icona dell’Italia nel mondo. È un percorso che vuole guidare gli ospiti a lasciarsi incantare per uscire, al termine dello spettacolo, un po’ più “italiani”.

Lo Star Roof, la terrazza delle stelle, è un luogo magico e nascosto ai più che congiunge l’ala all’Arena. L’esclusività della location si coniuga all’intento di far conoscere e vivere l’Arena e l’opera rendendole un momento di scoperta, culturale ed enogastronomica, per poi vivere l’esperienza dello spettacolo “sotto le stelle” dalla prima fila star (novità del 2022), la più richiesta delle poltronissime di platea.

Ogni sera, prima dell’opera, solo 24 fortunati potranno accedere a questo luogo magico che si affaccia su Piazza Bra brulicante di turisti; dopo la cena, gli ospiti avranno un accesso riservato e saranno accompagnati direttamente in prima fila per l’opera.

Ma l’iniziativa dello Star Roof è ancora più importante se si pensa che finanzia un progetto a favore della tutela e della valorizzazione del monumento, in collaborazione con il Comune di Verona, la Direzione Musei e Monumenti, e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Verona, Rovigo e Vicenza.

«Abbiamo presentato queste nuove iniziative con grande orgoglio – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arena di Verona – ed ora veniamo alla pratica: desideriamo avvicinare ulteriormente il pubblico alla nostra istituzione, all’Arena come teatro, monumento, simbolo, casa collettiva. Creeremo un legame più forte partendo da un pubblico speciale – quello di sponsor, donatori, imprese e sostenitori dell’Arena – e da luoghi speciali, ossia spazi inesplorati già bellissimi e che ora saranno valorizzati in momenti indimenticabili per i primi fruitori, nel rispetto totale dell’anfiteatro millenario che ci ospita. E proprio per il futuro dell’anfiteatro Arena ci sarà un riscontro tangibile: accogliendo un suggerimento del Soprintendente Tiné e sulla scia di ciò che accade in altri Paesi di grande mecenatismo privato, abbiamo pensato di destinare una parte del biglietto al finanziamento di opere tangibili a tutela e salvaguardia di questo luogo storico di arte, bellezza, e spettacolo».

L’esperienza ha come protagonista 2022 Giancarlo Perbellini, chef stellato veronese invitato da Fondazione Arena a curare l’esclusivo menù per gli ospiti.

«Sarà un menù all’insegna della leggerezza e del gusto, in linea con la durata degli spettacoli. – dichiara Giancarlo Perbellini – Per la serata inaugurale di giovedì partiremo con un prodotto di stagione, il pomodoro fondente con crema di squacquerone, spuma di verdure e basilico, per proseguire con un piatto simbolo di San Zeno, gli gnocchi, con spuma di patate e bottarga di tonno. Come secondo proporremo un trancio di branzino con crema di zucchine trombetta, pistacchi di Raffadali e tosazu, il tutto servito in abbinamento a un Soave, e in chiusura, un croccante di frutta e crema di vaniglia. Mentre per la serata di venerdì proporremo, al posto del branzino, un petto di faraona con riduzione di mela verde e crema di ceci in abbinamento a un Valpolicella Ripasso, e come dessert la nostra interpretazione della crostata alla frutta». 

Tutte le iniziative sono gestite dal gruppo Noahlity che, oltre a contribuire alla vendita e all’organizzazione delle esperienze, è diventato uno delle 67 Colonne dell’edizione 2022.

Per la verifica delle modalità di adesione e delle disponibilità di questa e di tutte le altre offerte, è attivo l’indirizzo mail corporate@arenadiverona.it.




Idee e progetti, la metanoia degli stati generali della cultura di Torino

 di Cristina T. Chiochia
Il concetto di Metanoia non più solo come figura retorica, ma un concetto avvincente nella società conteporanea. Che propone dinamiche inedite in contesti tutto da costruire. Ma nella cultura è possibile? Si è svolto il 5 Luglio 2022 nella città di Torino la edizione 2022 degli stati generali della cultura, ovvero della industria culturale italiana, di Città di Torino, 24 ore Eventi e Fondazione Cultura Città di Torino con l’obiettivo di  fare “il punto” sul patrimonio culturale italiano, un vero e proprio focus.
Non ha caso il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo ha dichiarato “Torino accoglie gli Stati Generali della Cultura con orgoglio e convinti che rappresenti l’occasione più importante per analizzare la più grande attività economica italiana. È chiaro a tutti che la cultura non è un aspetto accessorio e superfluo della vita di ognuno di noi, ma rappresenta uno degli aspetti più rappresentativi del nostro Paese. In questa giornata lo scopo è quello di fare sistema, mettere in rete le migliori esperienze e guardare il futuro con fiducia“. Ma è possibile vedere questo futuro con fiducia? Il concetto di metanoia anche in questo caso offre la chiave per coprendere il cambiamento, per accettare la svolta, , come ha sottolineato anche il Direttore Fabio Tamburinidel Sole 24 ore uno dei settori più colpiti dalle misure di contenimento introdotte nell’UE per frenare la diffusione del coronavirus. In questi due anni sono stati messi a nudo modelli di business ‘pre-covid’ che più di altri hanno sofferto la forzata inattività, ma contemporaneamente si è presentata un’incredibile opportunità di rinnovamento e riorganizzazione, per chi è stato in grado di coglierla. Profondi cambiamenti culturali e tecnologici stanno imponendo nuove figure professionali, nuovi investimenti, e una nuova diffusa competenza digitale. Ora si riparte, come dimostra il settore degli eventi dal vivo, ma si deve farlo consapevoli che nulla può essere più come prima.” Pensare la cultura, in modo nuovo ed inedito. Dove far crescere la cultura significa anche creare eccellenze decisive per far distinguere il paese e sostenerlo. Idee e progetti. Metanoia del pensare, dunque, di nuovo. Far diventare l’Italia un paese sempre più europeo, come ha sottolineato il Ministro della Cultura Dario Franceschini. Creare una economia dellacultura in italia tra pubblico e privato? Forse. Sicuramente la chiave di questi stati genereli è stata l’idea che il valore sociale ed economico dellacultura c’è ed esiste. Ed è un aspetto che in tempi cosi confusi, sia ancora più necessario.



Il fuorisalone milanese all’insegna del concetto della metanoia

di Cristina T. Chiochia
Metanoia è una traslitterazione dal greco antico che significa cambiare parere,da meta appunto meta e voeo che significa pensare.
Mai come oggi, la società è intrisa di questo concetto.
Di questo profondo mutamento nel modo di pensare, sentire e giudicare le cose.
Quasi ad accogliere questo mutamento sociale, dovuto al periodo pandemico, il fuorisalone milanese, andato in scena in questi giorni a Milano, in un totale capovolgimento rispetto alla semplificata edizioneprecedente, torna ad operare su concetti cardine del mutamento sociale attraverso il valore del design concept.
Metanoia nel pensare. Qualità progettuale e cambiamenti in atto. La bella mostra che si è svolta a Palazzo Reale presso la sala delle Cariatidi ha voluto offrire proprio questo spunto. Con “LA SCATOLA MAGICA” dal 7 giugno al 17 ad ingresso gratuito, i visitatori avranno la possibilità di immergersi nel pensare i valori fondamentali del design e del racconto del salone del mobile. Come recita il comunciato stampa “In occasione della sua 60a edizione, il Salone del Mobile. Milano sceglie un approccio originale per raccontarsi e far conoscere i suoi valori fondanti a un pubblico internazionale. Dal 7 giugno al 17 giugno, nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, andrà in scena La Scatola Magica. Undici parole per undici autori: un’installazione audiovisiva site-specific dedicata a 11 principi istituzionali che sono, da sempre, impressi nel suo dna – Emozione, Impresa, Qualità, Progetto, Sistema, Comunicazione, Cultura, Giovani, Ingegno, Milano, Saper Fare. Tireranno le fila del racconto, rispettivamente, altrettanti registi italiani: Francesca Archibugi, Pappi Corsicato, Davide Rampello, Wilma Labate, Bruno Bozzetto, Luca Lucini, Claudio Giovannesi, Gianni Canova, Donato Carrisi, Daniele Ciprì, Stefano Mordini. L’obiettivo? Risvegliare il nostro senso della meraviglia per creare un’esperienza memorabile e, attraverso il linguaggio del cinema e del teatro, celebrare il compleanno della Manifestazione e Milano nel segno della bellezza“.
Metanoia nel sentire. Vivere i cambiamenti come un modo per “uscire dal tunnel”, sentire i cambiamenti in atto attraverso punti di luce come quello di Flos che, sempre dal 7 giugno fino al 24 giugno per i suoi 60 anni di attività ha scelto di ambientare il suo racconto del sentire i cambiamenti come un viaggio celebrativo nella fabbrica di via orobia 15 , vicino a Fondazione Prada. Calvi Brambilla stupisce ed usa lo spazio come un “rivedere le stelle”, nel buio e il degradare del vuoto post industriale più completo. Una esperienza immersiva dove le luci delle lampade tipiche del made in italy si declinano per stimoli. Sensazioni. percezioni. Come il giardino ricreato in interno per realizzare il percorso delle lampade outdoor e dove schermi che proiettano immagini di animali selvaggi osservati nel loro habitat naturale notturno, rendono la metonoia del sentire unica.
Da segnalare anche l’evento – mostra dal titolo “Ancora, dalle fondamenta della terra” che haaffrontato il tema del rispetto per la natura, “portando l’attenzione sul valore dell’artigianato e sull’utilizzo di materie prime che provengono dalla natura stessa, in questo particolare momento di crisi pandemica, climatica e morale”, come recita il comunicato stampa, presso la Fondazione Feltrinelli di Milano ,sempre sino al 13 giugno 2022.
Metanoia del giudicare nei Labirinth Gardner sparsi per i chiostri ed i cortili della università degli studi di Milano, chiamata STatale, vero epicentro di questo fuorisalone, una sorta di “quartier generale” , insieme ai labirinth garden degli orti di Brera. Una sorta di liturgia un atto reverenziale che fa toccare le piante, la terra arida o la paglia sparsacome una esperienza di “giudizio” su quello che si è vissuto durante la pandemia.
COme quello nel cortile del ‘700 in Statale che tra le tante opere in mostra e molte esperienze,come quella del Brasile, per esempio, fino al 13 giugno offre la suggestione di un “labirinto verde” oper di Raffaello Galiotto per Nardi outdoor.
Perdersi. Ritrovarsi. Metanoia di questo mondo oramai irrealizzabile se non per stati di emergenza e decreti. Labirinti dove pero’ si passeggia e si cerca di non perdersi. Percorsi circolari in cui non è facile ritrovarsi uguali, come appunto insegna il palindromo visivo della scultura “LOVE SONG” in Statale
dello Studio Ron Arad and Associates anima il cortile della Statale con Love Song, in marmo bianco.
Dubbi e rinascite.
Come appunto il concetto di METANOIA insegna.
Mutare i parametri, i modi di pensare di sentire e di giudicare la vita, renderla migliore, per poterla godere meglio, renderla più semplice , certo, non è facile. Capovolgere il mondo, renderlo vivibile al meglio forse impossibile. Starci bene, comodo, si. Non è questo poi, lo scopo di un creare, realizzare e vendere mobile? Metanoia docet.



Il nuovo libro di Tiziana D’Acchille come vademecum per la Storia della Moda

 di Cristina T. Chiochia
Cosa significa, oggi vestirsi?  Ha senso questa domanda? La casa editrice L’Erma, ha nel suo catalogo un interessante libro che si propone come un bellissimo viaggio nella moda, partendo proprio dal concetto di “vestiario”: il libro di Tiziana D’Acchille , che è anche un manuale, intitolato “Storia della moda dalle origini ai department store”.
Un excursus sulla storia della moda sapientemente condotto e che, partendo ed analizzando dall’atto tipico dell’uomo, di vestirsi e cucire gli abiti, che nasce dall’esigenza umana di coprirsi del singolo, arriva alla dimensione collettiva di grande magazzino che, essendo un negozio di vendita al dettaglio, offre nel “dipartimento moda” tutto il necessario prodotto dall’industria in molti modelli e numero e non più da sarti o artigiani, tutto il necessario insomma, per rendere questo atto necessario a chiunque, una esperienza sociale.
E’ proprio questo punto di vista, inedito, ad affascinare.
Il libro, che tratta in concreto appunto della conoscenza delle abitudini vestimentarie, come le chiama l’autrice, offre l’interessante punto di vista di una grande esperta e studiosa . Come recita il comuncato stampa: ” il primo volume tratta la disciplina secondo un criterio cronologico: dalle prime testimonianze della confezione di un “abito” alla fine del XIX secolo. “Storia della Moda” volume primo si configura come strumento metodologico per lo studio e l’analisi dei principali fenomeni storici, antropologici, storico-artistici e del costume legati alla moda e alla sua evoluzione nel tempo. Il secondo volume sarà incentrato sulla raccolta di saggi di approfondimento, articoli e brevi contributi monografici di più autori sulla base dei contenuti del primo volume”.
Ed aprendo il libro, questa idea di “confezione”, apre un mondo su cosa è oggi la moda dando spunti a molte riflessioni su come viene prodotta. Non solo per come è strutturato il libro, ma soprattutto  per cosa racconta, i capi realizzati che descrive, la nascita delle tintuere dei tessuti e delle pelli, ecco perchè offre la prospettiva , in una società come quella in cui viviamo, di una grande riflessione sui prodotti “fatti a mano” in modo artigianale e la grande distribuzione in serie che non parte più dall’idea del saper cucire e basta, racchiude molto altro.
E non si tratta di vezzo estetico del vestirsi bene o male. Come il libro spiega approfonditamente, tra materie prime per vestirsi e scoperte dell’uomo sono andate di pari passo. Per questo riflettere sulla moda è cosi importante. La riflessione di cosa usare per vestirsi o acconciarsi o distinguersi (dalla preistoria alla nascita delle prime civiltà) ha risposto a molti bisogni umani: dalla esigenza di proteggersi dal freddo e che spesso lo sanno fare poco e male ma che hanno un mercato proprio perchè l’abito “su misura” è alla portata di pochi, il libro offre l’interessante prospettiva di cosa significasse nel tempo essere “maestri artigiani”, manufatti appunto o per vestirsi o per essere di moda dalla preistoria alle filiere industriali. Il punto di vista inedito, fa di questo primo volume (il secondo non è ancora disponibile) un vero e proprio punto di riferimento per comprendere questo processo.
Forte di ben 260 illustrazioni tra dipinti, sculture, manufatti ed incisioni tra abito e acconciature, leggere questo libro, che resta comunque anche un manuale, è come sorprendersi di fronte a quello che significa vestirsi, scegliere un tessuto piuttosto che un altro, usare una cucitura piuttosto che un’altra.
Come per esempio l’interessante spiegazione del kalasiris  in Egitto e nel medio oriente, una tunica con le maniche  probabilmente, dice l’autrice, derivata dai contatti con le popolazioni di invasori e semiti che avevano l’abitudine di coprire tutto il corpo. O la diffusione nel quattrocento della cotehardie  sia maschile che femminile. Con un esempio, in epoca tarda del quattrocento, di come una sopraveste lunga dalla gonna svasata molto ampia , venisse cucita con le maniche , ma indossata su un altro vestito. E via via, fino alle corti e all’industrializzazione della moda. Un libro unico, da leggere e non solo usare come manuale.
Tante, insomma le curiosità ed i ritratti di questo interessante libro edito da L’Erma editore, che offre lo spunto di una storia della moda , che è anche un manuale, come approccio a comprendere anche il cambiamento sociale che esprime e forse farsi qualche domanda in più su cosa significa ora vestirsi bene o male oggi, dove tutto “va di moda”.
Concludendo con una personale riflessione, leggere questo libro forse, fa comprendere meglio ed una volta di più qualora ce ne fosse bisogno, perchè il processo della moda resta così strettamente connesso anche ai giorni nostri con la società che esprime , una società appunto affidata alle macchine.  Interessa insomma, ancora a qualcuno “saper cucire”, ma soprattutto, è ancora necessario saperlo fare se ci sono gia’ le macchine? O si arriverà ad avere abiti cuciti male ma a mano, per dimostrare che sono stati fatti con questa modalità e non da una macchina?
Ai posteri l’ardua sentenza.