1

Pesaro in viaggio verso la capitale della cultura italiana

Il riconoscimento di Pesaro, già dichiarata Città Creativa per la Musica dall’Unesco nel 2017, come capitale della cultura italiana rappresenta l’occasione ideale per programmare un week end lungo in questa cittadina di confine tra l’Emilia Romagna e le Marche, magari quando i primi raggi di sole iniziano a scaldare le lunghe distese sabbiose della Riviera delle Colline e le ginestre colorano d’oro il “Tetto del Mondo” (rilievo della Montagnola). Non è un caso che il moto scelto da Pesaro per quest’anno ricco di eventi sia “la natura della cultura”. Qui infatti si rallenta il ritmo andando alla scoperta del Parco Naturale San Bartolo, esplorando in bici i quasi cento chilometri di tracciati di “bicipolitana”, compresi quelli lungo il fiume Foglia o, verso Fano, lungo il mare.

Ma Pesaro non è solo natura e spiagge.  La città fiorisce negli Anni ‘20 del Cinquecento sotto il dominio dei Della Rovere che avevano trasferito a Pesaro la sede principale del Ducato, prevedendo quindi la costruzione di edifici pubblici e sontuosi palazzi. Al di là del centro storico, il lungomare della città è costellato da testimonianze Art Nouveau spesso testimonianza delle eleganti villeggiature di inizio ‘900 come il Villino Ruggeri, costruito per Oreste Ruggeri, industriale farmaceutico e della ceramica, sotto la direzione dei lavori dell’architetto Giuseppe Brega, Villa Iside, Villa Olga, Villa Pagani e Villa Molaroni, creata per Giuseppe Molaroni, titolare della omonima una fabbrica di maioliche artistiche tutt’oggi gestita alla sesta generazione della famiglia, oltre a  Villa Vittoria oggi elegante hotel dagli arredi storici.

Dalla Sfera Grande, realizzata da Arnaldo Pomodoro nel 1998 e snodo della vita cittadina, tutto è facilmente raggiungibile per un viaggio alla scoperta della capitale della cultura italiana scadenzato dal nutrito calendario di appuntamenti in programma: dal Palazzo Ducale, capolavoro dell’architettura rinascimentale, a Piazza del Popolo, cuore pulsante della capitale della cultura italiana dominata da una maestosa fontana voluta da Francesco Maria II Della Rovere,  dalla Rocca Malatestiana l Museo Oliveriano dove sono documentati mille anni di sotria del territorio, fino  ai Musei Civici di Palazzo Mosca custodi, tra l’altro, della Pala dell’Incoronazione della Vergine, capolavoro di Giovanni Bellini. All’interno di Palazzo Mosca è da non perdere la visita a Sonosfera, un teatro progettato da Davide Monacchi. Perdersi nei dieci saloni nobiliari del Museo Nazionale Rossini allestiti nel Palazzo Montani Antaldi è un piacere inatteso. Qui i pannelli interattivi permettono di immergersi nella vita, negli amori, nelle passioni e nelle opere del compositore ottocentesco, Gioacchino Rossini, vera e propria pop star dell’epoca. E a Pesaro Rossini ha lasciato cuore e patrimonio. Con l’eredità dell’artista, infatti, il comune ha istituito un Conservatorio capace di richiamare artisti da tutto il mondo.  Nel percorso rossiniano si visitano anche il neoclassico Teatro  Rossini e la casa natale dell’artista, dove si possono ammirare manoscritti, costumi d’opera e cimeli d’epoca,  a pochi passi dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta che, al suo interno conserva, una caleidoscopica pavimentazione del VI secolo d.C. Un percorso  sulle orme del pesarese più illustre,  “cigno di Pesaro e “cinghiale di Lugo”, non può poi prescindere dall’enogastronomia che spesso richiama anche a tavola il compositore, noto amante dei piaceri della tavola, sapiente gourmand e della ricerca dell’eccellenza nella sperimentazione di nuove ricette e sapori.   Quando scende la sera, infine, si sale verso la scenografica Casteldimezzo alla Taverna del Pescatore, un locale a picco sul mare dove la tradizionale cucina “marchignola” di questa terra di confine è portata avanti da generazioni. E, mentre si gustano le chiocciole di mare, tra le chicche gastronomiche del territorio, lo sguardo abbraccia le spiagge della Riviera Romagnola e si spinge fino a Gradara e alla Rocca di San Marino.

Non mancano soprese nell’esplorazione del territorio circostante. Sulle colline intorno a Pesaro ci si imbatte in dimore nobiliari come la seicentesca Villa Caprile con i giardini all’italiana e i giochi d’acqua e la rinascimentale Villa Imperiale, antica residenza sforzesca poi ampliata e affrescata per volere dei duchi della Rovere. Basta poi spingersi per pochi chilometri fuori dai confini cittadini per trovarsi in piccoli borghi dominati dalle rocche di Francesco di Giorgio Martini, da Mondavio a Cagli e Sassocorvaro Auditore o in scenari naturali impressionati come, nei pressi di Fossombrone, le Marmitte dei Giganti, canyon che raggiunge i 30 metri di altezza le cui sponde sono state modellate, nel tempo, dalla forza della corrente del fiume Metauro. Tutti luoghi che invitano a percorrere fino in ondo i diversi itinerari della bellezza di Pesaro e dintorni.




Sciare all’ombra dei giganti in Valle Aurina

Valle del Respiro, Valle dell’Acque e Valle del Rame tre definizioni per una destinazione: la Valle Aurina, un paradiso naturale circondato da ottanta cime sopra i tremila metri ancora relativamente lontano dal turismo di massa dove i comprensori per sciare sono accessibili, moderni e (sempre relativamente) poco affollati. La neve in Valli Aurina non è un problema, neppure quando si parla di neve naturale: la media annuale delle nevicate nelle Valli di Tures e Aurina è infatti di 221 centimetri.

In Valle Aurina, un lembo di Italia che già si insinua nell’Austria, si scia fino a metà aprile sui 74 chilometri di piste comprese tra i 950 e i 2510 metri. In tutto i quattro comprensori della Skiworld Ahrntal sono quattro anche se i più ampi sono Klausberg e Speikboden, resort mai affollati e con impianti di avanguardia; i molteplici percorsi per lo slittino. Da non perdere infine la possibilità fermarsi una notte in quota in un igloo sullo Spaikboden in una struttura dotata di quasi ogni comfort (compresa sauna e vasca riscaldata esterna, oltre che bar ristorante in un altro igloo) dove vivere un’avventura unica circondati solo da silenzio e stelle, ma a due passi dalle piste per riprendere a sciare subito in apertura.

In Valle Aurina non mancano cinquanta chilometri di tracciati fondo tra Rio Bianco, Riva di Tures, Casere e Selva dei Molini Lappago, numerosi sentieri immersi nei boschi da scoprire muniti di ciaspole, in slitta o a piedi e i molteplici percorsi per lo slittino. Come la discesa dalla malga Innerhofer sulla pista Tristenbach a cui si accede dopo aver risalito un dislivello di 400 metri immersi nei boschi. Al crepuscolo diventa particolarmente suggestivo avvisarsi per una ciaspolata lungo verso chiesa di Santo Spirito di Casere, una piccola cappella cinquecentesca costruita per i minatori di Predoi sorge lungo le rive del torrente e a ridosso di una schliefstein (grande roccia), un luogo che, secondo la tradizione, emana una grande energia positiva.

A lungo crocevia delle genti che attraversavano il Krimmler Tauern, il Passo dei Tauri, lasciando testimonianze tutt’oggi presenti nell’artigianato, nella cultura, nell’arte, nella scultura del legno, nel kloppeln (tombolo) e nell’enogastronomia, oggi la valle Aurina si presenta come un eden per chi cerca destinazioni immerse nella natura e da scoprire per una vacanza sulla neve da non perdere.




Terme a bordo pista

Terme e piste da sci rappresentarono un binomio ideale per le vacanze sulla neve tra glamour, benessere e suggestioni Belle Époque. La scelta non manca e il budget si può mantenere sotto controllo grazie alle diverse tipologie di promozioni, soprattutto a inizio e fine stagione. Le terme a bordo pista si affacciano sull’intero arco alpino e, tra una discesa e l’altra, promettono una piena remise en form.

TERME & DOLOMITISUPERSKI 
L’acqua solfata dei Bagni di Moso, nota già dal 1765, sgorga a una manciata di chilometri da San Candido ed è ritenuta un toccasana per le vie respiratorie, reumatismi, disturbi digestivi e per favorire il metabolismo. Le proprietà benefiche di quest’acqua ricca di sali minerali, fluoro, zolfo, magnesio e calcio, oggi sono utilizzate da Termesana, la spa del Bad Moos-Dolomite Spa Resort, una struttura dove il benessere si sposa con la tradizione altoatesina attestata anche dalla presenza di antiche stube. L’ideale è abbinare a un bagno turco sulfureo in cui è nebulizzata acqua sorgiva, un bagno di zolfo in tinozza per finire con un massaggio sportivo, così da prepararsi a esplorare l’area 3 Zinnen Dolomite del Dolomiti SuperSki tra piste adrenaliniche e paesaggi mozzafiato. Sull’uscio del Bad Moos Aqua Spa Resort poi si possono prender egli impianti di risalita della Croda Rossa che danno accesso ai 115 chilometri di piste del comprensorio. Qualora non bastassero con un unico skipass, il Dolomiti Superski, si può accedere a dodici comprensori dolomitici per un totale di 1200 chilometri iniziando v da Plan de Corones, raggiungibile da San Candido con lo Ski Pustertal Express in 30 minuti.
In Trentino, in Val di Fassa, a pochi passi dalle piste di Canazei, ci si rilassa invece alle Terme di Dolomia  nelle acque sorgive solforose della sorgente di Alloch o nei 4mila metri quadrati di vasche, cascate e saune di QC Terme Dolomiti al cospetto del Catinaccio, il massiccio montuoso che al tramonto si tinge di rosso. A Pejo, infine, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio sotto le cime dell’Ortles-Cevedale, sono ben tre le sorgenti termali e sono indicate per la circolazione e i disturbi articolari

Terme a bordo pista in Valtellina

TERME REALI
I saloni delle terme di Pré Saint Didier, a fine ‘800, erano frequentati persino dalla famiglia reale attratta dalle proprietà rilassanti e antireumatiche riconosciute alle acque sorgive locali. Oggi qui si ammirano le luci del tramonto sul Monte Bianco gustando un après ski in accappatoio. Dopo una giornata trascorsa sulle piste di Courmayeur o di La Thuile, Cervinia, Champoluc e Pila, tutti comprensori a pochi chilometri di distanza dal paese, il relax è assicurato nelle piscine calde all’aperto o tra getti idromassaggio e bagni di vapore .
Per la corte imperiale d’Austria la meta termale era invece Bormio, in Valtellina, dove all’acqua delle nove sorgenti locali sono riconosciute fin dall’antichità caratteristiche disintossicanti e antinfiammatorie. Proprietà di cui si può godere dalla vasca a sfioro dei Bagni Vecchi Bormio o delle piscine del Grand Hotel Bagni Nuovi, magari dopo qualche discesa sulle prossime piste olimpiche. Con oltre 180 km di piste per lo sci alpino, lo sci nordico e lo snowboard e un dislivello pari a 1.800 metri, il comprensorio sciistico di Bormio (che comprende tre aree sciabili collegate tra loro grazie a un bus gratuito, Bormio appunto, Santa Caterina Valfurva con le sue vedute sulle cime dell’Ortles-Cevedale e Cima Piazzi/San Colombano) è un autentico parco giochi per gli amanti della neve in pista, con percorsi adatti a tutti i livelli di preparazione ed esperienze da vivere in pista ma non solo, come il 3000 Ski Sunrise, un appuntamento per ammirare l’alba dai 3.012 metri della Cima Bianca e, dopo una colazione al Panoramic Restaurant Heaven 3000, sciare in totale libertà mentre il paese si sveglia.

TERME E 007
Appena valicato il confine con l’Austria, l’Aqua Dome a Langenfel con le sue di 12 piscine, 12 saune e le innumerevoli  stanze relax per sognare ad occhi aperti è invece il rifugio perfetto per chi vuole seguire le tracce lasciate da James Bond nel film “Spectre” sulle piste di Sölden, per poi rilassarsi nelle acque sorgive del centro termale che ha fatto suo il motto “lift your spirit”.  Sdraiati nelle tre futuristiche  piscine esterne a forma di coppa di champagne (nella vasca salina c’è un contenuto di sale del 5%, si ascolta una dolce musica subacquea e ci si sdraia su comodi lettini immersi nell’acqua, nella vasca idromassaggio si sperimenta il rilassamento profondo e nella vasca di zolfo con i benefici dell’acqua solforosa termale) o immersi nei lettini idromassaggianti della Spa 3000, uno spazio riservato ai soli agli ospiti dell’hotel, all’Aqua Dome si ammirano le luci del crepuscolo avvolgere i ghiacciai. Proprio quest’anno inoltre l’Aqua Dome  – Tirol Therme Längenfeld compie 20 anni e li celebra con la ristrutturazione del ristorante dell’hotel e il nuovo look della lobby, bar e lounge con caminetto.

TERME & SCI IN SVIZZERA
Oltreconfine, in Svizzera, non mancano le destinazioni dove neve e benessere vanno a braccetto. Le acque sorgive gessose di Leukerbad, note fin dall’epoca romana, fanno oggi della destinazione una delle più grandi località termale delle Alpi grazie a diversi stabilimenti e spa (tra cui Walliser Alpentherme & Spa e Leukerbad Therme). Qui sgorgano giornalmente 3,9 milioni di litri di acqua a 51° C dalle 65 sorgenti termali che permettono agli sportivi (e non solo) di rilassarsi dopo le avventure vissute sulla neve sui 55 km di piste della località (o , per essere più precisi, del comprensorio di Torrent) o dei diversi comprensori del Vallese tutti facilmente raggiungibili, comprese le piste glamour di Verbier tra le più amate dai reali. Lo stesso accade piedi del Dents du Midi e del Dents de Morcles e venti minuti da Martigny dove sorge il Grand Hotel des Bains di Lavey-Les-Bains con un accesso diretto alle omonime terme. L’ingresso alle terme è comunque aperto anche agli esterni e propone percorsi a partire da 30 franchi (per tre ore).  Le acque curative (tra l’altro per dermatiti e reumatismi) sgorgano a 64° C prima di confluire, a temperature più miti, nelle vasche del resort termale con numerose postazioni di idromassaggio e giochi d’acqua immersi nel verde.
Il glamour è infine la cifra di Vals, un eden esclusivo che, come poche altre località al mono (tra queste Beverly Hills), ha fatto del suo codice di avviamento postale (7132) un brand. Qui le acque mineralizzate della sorgente St Peter sono al centro del complesso 7132 Therme costruito con 60mila lastre di quarzite locale dall’architetto Peter Zumthor premiato, nel 2009, con il Premio Pritzker. Le terme sono collegate direttamente al 7132 Hotel Deluxe e all’House of Architects by 7132. A Vals 3000 poi scia sui 25 chilometri di piste e sulle varianti fuori pista, ma per chi non si accontenta sono proposte escursioni in elicottero a St Moritz e a Laax.




Terme Merano: quando le donne entrano gratis

Non è mai troppo presto per organizzare un week end, soprattutto quando sono annunciate promozioni da non perdere. Come l’iniziativa che le Terme  Merano hanno previsto per festeggiare la festa delle donne.

Per festeggiare l’8 marzo 2024 infatti le Terme Merano hanno deciso di regalare a tutte le donne di qualsiasi età l’ingresso giornaliero alle piscine. Un’opportunità da prendere al volo per una giornata di totale relax. Il week end in rosa può trasformarsi facilmente in una  occasione perfetta per fare tappa nel centro benessere MySpa dove abbandonarsi ai trattamenti personalizzati.  E se dopo una giornata trascorsa nel parco e nella MySpa, ci si accomoderà al Bistro Terme Merano nella bella piazza Terme, meta delle serate meranesi, si scoprirà che anche la cucina strizza l’occhio alle materie prime altoatesine

Il borgo alto atesino è facilmente raggiungibile anche via treno e il il centro raccolto permette di spostarsi tranquillamente a piedi anche sotto i portici, che risalgono al 13° secolo dove si trovano  botteghe storiche e brand internazionali.

Non mancano numerose proposte culturali tra i  palazzi di Art Nouveau, come il Kurhaus, il teatro Puccini e il Pavillon des Fleurs, chiese, castelli e fortezze da visitare. Da non perdere in un week end in rosa una visita al Museo delle Donne, uno dei musei femminili più antichi d’Europa, che mostra com’è cambiato il ruolo della donna negli anni, attraverso abiti, accessori e oggetti della vita quotidiana. Il museo è stato fondato fondato nel 1988 da Evelyn Ortner, un’appassionata collezionista che ha capito fin da subito come l’abbigliamento femminile rispecchi i diversi ruoli ricoperti dalle donne nelle diverse epoche storiche. Dopo l’apertura del primo negozio di seconda mano altoatesino a Merano negli anni Ottanta, Evelyn Ortner decise di esporre la sua collezione privata nell’allora “Piccolo museo dell’abito e della chincagliera”. Nel 1993 fondò, assieme ad una rete di donne, l’associazione vera e propria: “Museo della donna – La donna attraverso i secoli”, diventandone la prima direttrice.

Per un tuffo poi nella natura si può scegliere tra le numerose passeggiate da quella che segue il percorso del fiume Passirio fino alla famosa passeggiata Tappeiner che si snoda fino al paese di Tirolo, sopra Merano.




Si accende la magia sotto le  Tre Cime di Lavaredo

Le Tre Cime di Lavaredo, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi patrimonio Unesco, sono una meta perfetta per i prossimi ponti. Qui la vacanza è all’insegna del relax, immersi in paesaggi ancora incontaminati dove la natura è protagonista. Tra Auronzo con il Monte Agudo, le piste e i rifugi, Misurina  e il suo lago ai piedi delle Tre Cime, simbolo delle Dolomiti, la montagna è ancora a misura d’uomo, senza folle che si accalcano in pista (DolomitiSuperski) o schiere di catene alberghiere.

DOVE SCIARE Ad Auronzo si scia sul Monte Agudo su  venti chilometri di piste tra cui la lunga pista rossa dedicata ad Alberto Tomba che si sviluppa nel bosco con una pendenza del 27% e la pista nera Fedo con una pendenza del 42 per cento. A Misurina invece si scia sul Col de Varda mentre lo sguardo si  stende dalle Tre Cime ai Cadini, dal Cristallo al Sorapiss, fino alle Tofane.  Chi ama il fondo, a Misurina trova 25 chilometri  di piste.

MOTOSLITTE E SLITTINO Da non perdere anche il brivido di una discesa in slittino, sia dal Monte Piana che dalle Tre Cime, magari preceduta da una gite con le motoslitte che, attraverso un percorso di sei chilometri tra boschi di abeti e larici, permettono di raggiungere il Rifugio Auronzo sulle Tre Cime di Lavaredo. Da qui si può scendere lungo una pista facile di cinque chilometri con lo slittino. Chi vuole provare l’ebrezza di guidare una motoslitta può scegliere invece la guida su circuito, un percorso lungo tre chilometri che fa il giro del Lago Antorno, con tracciato battuto dal gatto delle nevi e ben segnalato

ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO Una passeggiata sulla neve con o senza ciaspole rende poi la vacanza perfette. Lo spettacolo più suggestivo è in riva al Lago di Misurina, soprattutto quando  la temperatura si fa particolarmente rigida e  il ghiaccio ricopre la superficie del lago riflettendo le montagne circostanti. Direttamente da Misurina parte poi  un facile percorso di due  ore che permette di raggiungere il Rifugio Bosi sul Monte Piana, scenario della Grande Guerra che custodisce ancora tracce di trincee e appostamenti. In alternativa, sempre da Misurina si può raggiungere il Rifugio Col de Varda e, da qui, i più allenati potranno proseguire verso il Rifugio Città di Carpi.  Un po’ più impegnativa è l’escursione verso il Rifugio Auronzo con partenza dal Lago d’Antorno, due ore e mezza circa con un dislivello di 500 metri.

CONCERTI, FESTE E YOGA Per le festività poi sono tantissimi gli appuntamenti organizzati per festeggiare il periodo natalizio sulle Dolomiti Bellunesi, tra cui concerti di musica live, fiaccolate, concerti gospel, spettacoli di ballo folcloristico e spettacoli di giocoleria e fuoco. Chi cerca relax, può approfittare dal 5 al 7 gennaio 2024 del weekend benessere organizzato dall’Hotel Lavaredo Misurina. Tra le attività: yoga, camminate e trattamenti nella Spa, immersi nella natura delle Dolomiti




A passeggio per la Pigna di Sanremo

di Emanuele Domenico Vicini

I giorni ferragostani – si sa – sono dedicati al riposo, allo svago in spiaggia, ai bagni di sole e di mare e alle feste con gli amici.

Ma se vi trovate in Liguria, nellestremo ponente, terra di vacanza per eccellenza per lombardi, piemontesi e molti stranieri, tra un bagno a mare e un aperitivo in spiaggia, potete dedicare un tardo pomeriggio a visitare la Pigna di Sanremo, la parte antica della città, nata molto prima del mitoBelle Époque della Sanremo tardo Ottocento e primo Novecento.

La Pigna è un insieme architettonico straordinario, sorto in forma di rocca sulla collina retrostante la costa. Composto di edifici alti, carruggi stretti, archi di collegamento, vie coperte da ardite volte a crociera, improvvisi slarghi dominati da chiese di sapida eleganza.

La si raggiunge partendo dalla porta di Santo Stefano (trecentesca) o dalla piazza di San Siro (la cattedrale della città, fronteggiata da un delizioso oratorio barocco) e la si percorre muovendosi per vie piccole, poco illuminate dal sole e per lo più concentriche.

Salendo, si raggiungono i giardini Regina Elena dai quali si gode di una vista di mare strepitosa e, proseguendo verso linterno, si arriva rapidamente alla Madonna della Costa, santuario di fondazione quattrocentesca, ora in foggia seicentesca, luogo di preghiera e devozione della cittadinanza sanremese.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Questo labirinto racconta una storia ben lontana dalleleganza luccicante della Riviera. Qui Sanremo non sembra città di mare, dove la linea di costa ci fa sempre capire la direzione dei nostri passi. Al contrario, i giri stretti, i muri alti, gli archi, le volte contribuiscono allo smarrimento del viandante e del turista. I repentini passaggi dalla luce al buio, dai giardini fioriti ai palazzi ben fortificati, il silenzio delle strade pedonali ci raccontano di una città che non esibisce la propria ricchezza, anzi, la cela, per offrirla solo a selezionati visitatori, quelli che hanno lardire di lascare i comodi e ampi viali del centro per inerpicarsi qui.

Non serve ricordare che Palazzo Manara, in Via Palma, ha ospitato Paolo III Farnese nel 1538 o che la Madonna della Costa è impreziosita da opere di Bartolomeo Guidobono (1654 – 1709) o di Giulio Cesare Procaccini (1574 – 1625).

Larte qui nascosta e custodita è il segno di quellantica nobiltà culturale e artistica, spesso dimenticata, che fa di Sanremo una vera perla della Riviera.




Il Santuario della Madonna della Costa a Sanremo

di Emanuele Domenico Vicini

Inerpicarsi per la Pigna di Sanremo in una mattina di agosto può sembrare impresa ardua: il caldo sulla costa tende a stroncare qualsiasi intenzione diversa da un rinfrescante bagno di mare.

Se però vincete il caldo e da Via Palazzo prendete verso le Rivolte di San Sebastiano, superata Piazza Cassini, vi trovate di fronte al dedalo di salite che, curva dopo curva, vi porta ai prima ai Giardini della Regina Elena e, subito dopo, al Santuario della Madonna della Costa.

Raggiunta la cima, alla vostra sinistra vedete l’Opera Don Orione e alla vostra destra la vallata dietro Porto Sole. Davanti a voi si apre la piazza che porta all’ingresso del Santuario.

Dopo i ripidi e buoi passaggi della Pigna, il sole vi invade gli occhi e la perfetta geometria della chiesa, meravigliosa quinta scenografica al termine della piazza in saluta, vi dona un senso di luminosa serenità e di quiete, al termine del cammino.

La basilica è citata per la prima volta nel 1474, ricordata come luogo nel quale i sanremesi festeggiavano la liberazione della tirannia dei Doria (risalente la secolo precedente).

L’attuale edificio venne eretto nel 1630, ma la cupola e la facciata furono completate più di cento anni dopo, ad opera dell’architetto Domenico Belmonte di Gazzelli.

Il santuario si sviluppa in pianta longitudinale, a croce latina, composto di una navata e un ampio transetto con altari devozionali.

La foggia esterna (dopo gli interventi del Belmonte) e l’organizzazione dello spazio e delle decorazioni all’interno denunciano l’acquisizione ormai compiuta del linguaggio barocco centro italiano.

La facciata si sviluppa in altezza, con andamento rettilineo completata, nel registro superiore, da un fastigio ampiamente decorato che ricorda il rango di Santuario e, nell’arco di chiusura, da un altro fastigio, di minor enfasi, che cita la dedicazione all’Assunzione di Maria.

Con una soluzione sintetica molto efficace, il tema tipicamente romano dei campanili di inquadramento viene riproposto “riassorbendo” però le forme dei due corpi verticali nel piano stesso della facciata. Due coppie di paraste lisce muovono le parti estreme della muratura, concludendo il loro percorso nei torricini campanari, che, insieme con il fastigio di coronamento e la sagoma della cupola retrostante, dinamizzano la struttura e bilanciano la solennità dell’insieme.


Nella luce chiarissima della prima collina, il Santuario si erge, solenne ed elegante, nei colori pastello dell’ocra dell’azzurro che si stagliano contro il cielo e il verde della vegetazione.

L’interno offre una riposante penombra di raccoglimento. Esso si configura come spazio di preghiera, con stalli in foggia di coro che percorrono tutta la navata, segno, probabilmente, della presenza di confraternite che qui svolgevano le proprie funzioni.

Le immagini si alternano in forma di scultura e di tele dipinte.

Meritano citazione la Decollazione del Battista di Giulio Cesare Procaccini, e la Visita a Santa Elisabetta del ligure Bartolomeo Guidobono.


Pur essendo molto difficile ricostruire le vicende di committenza (nel caso del Procaccini, in particolare si potrebbe ipotizzare che la tela si stata realizzata per l’edificio prima della riforma barocca), l’insieme ha una sua omogeneità molto evidente: le opere accentuano il carattere devozionale di tutto il santuario e, pur differenti nelle soluzioni stilistiche, sono accomuniate dallo stesso senso di sobrietà e rigore tipici di una precisa linea di pensiero sull’arte della controriforma nel Nord della penisola.
Completa la decorazione il catino absidale, con l’Assunzione di Maria, ad opera di Giacomo Antonio Boni, bolognese, ma attivo a Genova fino alla metà del Settecento.

Memore in parte dei trionfi prospettico illusionistici della grande tradizione Correggesca, la decorazione di Boni, composta di affresco e stucchi, ben ordinata nella sua sintassi compositiva, racconta l’evoluzione e – in parte – la semplificazione delle tendenze stilistiche e del gusto a metà Settecento.
Ancora legato al gusto romano è l’uso di colonne tortili nell’abside, per scandire gli spazi decorati dell’altare maggiore e delle due nicchie ai suoi lati.
Con le colonne in rilievo rispetto alla muratura di fondo, si genera così un sistema plastico architettonico vibrante e dinamico, memore delle esperienze barocche lombarde.




Marche del Nord: le terre di Francesco di Giorgio Martini

È stato un architetto visionario rinascimentale, Francesco di Giorgio Martini, a ridisegnare le Marche del Nord, l’antico Ducato dei Montefeltro prima e dei della Rovere poi. Un territorio di confine tra Emilia Romagna e Marche, tra la provincia di Rimini e quella di Pesaro -Urbino, circondato da dolci pendii e affacciato sulle lunghe distese di sabbia della Riviera delle Colline.  Tra rocche, castelli, fortezze militari ed eleganti manieri sono in tutto 136 le costruzioni commissionate nel ‘500, prevalentemente dai Montefeltro, all’artista e ingegnere di macchine belliche senese di Giorgio Martini di cui si possono sono ancora custoditi, negli scaffali delle maggiori biblioteche italiane, i trattati. 

E per un’estate slow gli itinerari alla scoperta di questo territorio, su cui l’influenza di Giorgio Martini è ancora oggi visibile, possono essere una valida alternativa alle destinazioni più note della Riviera.

Si tratta di luoghi dove il tempo si è fermato, al di fuori dai grandi flussi turistici e al contempo facilmente raggiungibili (la stazione di Pesaro così come quella di Rimini sono servite dall’alta velocità e da lì non mancano transfer veloci o mezzi pubblici) per immergersi in un itinerario della bellezza tra mare, distese infinite di colline e antichi borghi dove andare a caccia di tartufi, lasciarsi tentare dalle eccellenze locali come il visner, il vino di visciole (ciliegie selvatiche), presidio slow food (prodotto tra l’altro dall’azienda agricola Gentilini) e concedersi i percorsi di degustazione organizzati dalle cantine locali come Villa Ligi di Pergola. Qui, a spasso per i filari o davanti a un bicchiere, si apprendono le origini del vernaccetta, il Pergola Doc, vino che deriva da un clone aleatico di origine antiche e le antiche leggende sul Bianchello del Metauro, un vino che sarebbe stato addirittura la causa della sconfitta di Asdrubale nella battaglia del Metauro del 207 A.C.

A unire le tappe di questo insolito percorso di riscoperta dell’entroterra delle Marche del Nord e delle terre dell’antico Ducato sono le opere del primo archistar a storia: Francesco di Giorgio Martini chiamato da Siena a Urbino dai Montefeltro per rafforzare militarmente il Ducato.

Ed è proprio a Urbino che si possono ammirare i primi interventi di Giorgio Martini, subentrato a Lucino Laurana, nei lavori di Palazzo Ducale.

L’opera del Maestro tra disegni, progetti, singoli interventi e ristrutturazioni di edifici preesistenti si ammira poi nei numerosi borghi medievali, riconosciuti tra i più belli d’Italia intitolati della Bandiera arancione attribuita dal Touring, che costellano le colline circostanti. Dalla Rocca di Monte Cerignone, a quella di Frontone che ricorda nella forma una nave dotata di prua, dal Palazzo Ducale di Mercatello sul Metauro a quello di Urbania fino, sconfinando nella provincia di Ancona, al Palazzo della Signora di Jesi. A una manciata di chilometri da Rimini si trovano poi la Rocca Fregoso a Sant’Agata Feltria, sospesa per tre lati su uno strapiombo, e la Rocca di San Leo abbarbicata su uno sperone roccioso a 639 metri di altezza dove nel XVIII secolo venne richiuso Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, alchimista, medico e mago.

I simboli alchemici, esoterici e filosofici caratterizzano anche la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro Auditore posta a guardia della Valle del Foglia e affacciata sul lago artificiale Mercatale. La fortezza, al contempo edificio residenziale e roccaforte (la prima studiata per resistere alla bombarda e alle armi da fuoco), fu costruita nel 1475 per volontà di Ottaviano degli Ubaldini, intellettuale, filosofo e con fama di alchimista, oltreché fratellastro e braccio destro di Federico da Montefeltro di cui quest’ anno si festeggiano i 600 anni dalla nascita. Una visita accompagnata dai volontari, come Silvano Tiberio, memoria storica del borgo che si vanta di custodire le reliquie di San Valentino, mette in luce i diversi simboli nascosti nella Rocca e gli enigmi ancora oggi da risolvere e li inserisce nel contesto storico rinascimentale particolarmente effervescente. Ma Sassocorvaro non è solo esoterismo. La fortezza pare abbia persino ispirato Frank Lloyd Wright nella realizzazione del Guggenheim di New York. Tra le mura di questo “scrigno”, che sembra riproducano la forma di una testuggine (a simbolo dell’eternità, della forza e della durevolezza), hanno trovato alloggio nel corso della Seconda Guerra Mondiale migliaia di capolavori dell’arte italiana, compresa “La tempesta” di Giorgione e “La città ideale” di Piero della Francesca, sopravvivendo così al conflitto bellico (alle razzie e anche alle battaglie come provano le mura della Rocca) grazie all’intuizione del sovrintendente alle Gallerie delle Marche, Pasquale Rotondi.

A Fossombrone, la romana Forumum Sempronii, e a Pergola, rimangono le vestigia di questi antichi manieri che lasciano immaginare la potenza e lo splendore del Ducato. A Cagli invece un torrione ellittico nasconde un sorprendente cunicolo sotterraneo di 360 gradini, il “soccorso coverto”, che collegava la cittadina alla piazza d’arme della fortezza sovrastante sul colle dei Cappuccini smantellata da Guidobaldo, figlio di Federico, nel 1502 pur di non cederla all’invasore, Cesare Borgia.

 Nella vicina Mondavio, infine, il paese si è sviluppato attorno alla Rocca Roveresca costruita tra il 1482 e il 1492 su commissione di Giovanni della Rovere (unitosi in matrimonio con Giovanna, figlia di Federico da Montefeltro) e, non avendo mai subito attacchi, arrivata intatta ai nostri giorni. Nel fossato è stato allestito il parco di macchie da guerra di Francesco di Giorgio Martini con ricostruzioni in dimensioni reali di catapulte, Trabucchi, bombarde e macchine da assedio, mentre attraversando il piazzale ci si imbatte in un incantevole minuscolo teatro settecentesco, il Teatro Apollo, ancora oggi in uso. Più che di battaglie questi luoghi parlano di bellezza e piaceri rinascimentali come quelli che ogni anno, dal 13 al 15 agosto, sono rievocati con la Caccia al Cinghiale in cui si ricostruisce l’arrivo a Moldavio di Giovanni della Rovere per la presa di possesso del Vicariato avuto in dono da Papà Sisto V in occasione dee nozze con Giovanna. Banchetti, giochi, cortei e spettacoli pirotecnici danno vita, ogni anno, alla Rocca Le spiagge di Fano sono a poche decine di chilometri da questa oasi di pace dove rilassarsi, dopo le escursioni della giornata, ammirando il tramonto sulle colline circostanti dalla terrazza dell’Hotel Ristorante Palomba, prima di farsi consigliare il miglior percorso di degustazione della cucina del “Marchignolo” dalla chef Adele Cerisoli. Da non perdere “i tacconi allo sgagg”, pasta a base di farina fave con carciofi e guanciale, fa rivivere la tradizione del Nord delle Marche.

E per un’estate slow gli itinerari alla scoperta di questo territorio, su cui l’influenza di Giorgio Martini è ancora oggi visibile, possono essere una valida alternativa ale destinazioni più note della Riviera.

 Si tratta di luoghi dove il tempo si è fermato, al di fuori dai grandi flussi turistici e al contempo facilmente raggiungibili (la stazione di Pesaro così come quella di Rimini sono servite dall’alta velocità e da lì non mancano transfer veloci o mezzi pubblici) per immergersi in un itinerario della bellezza tra mare, distese infinite di colline e antichi borghi dove andare a caccia di tartufi, lasciarsi tentare dalle eccellenze locali come il visner, il vino di visciole (ciliegie selvatiche), presidio slow food (prodotto tra l’altro dall’azienda agricola Gentilini) e concedersi i percorsi di degustazione organizzati dalle cantine locali come Villa Ligi di Pergola. Qui, a spasso per i filari o davanti a un bicchiere, si apprendono le origini del vernaccetta, il Pergola Doc, vino che deriva da un clone aleatico di origine antiche e le antiche leggende sul Bianchello del Metauro, un vino che sarebbe stato addirittura la causa della sconfitta di Asdrubale nella battaglia del Metauro del 207 a.C..

A unire le tappe di questo insolito percorso di riscoperta dell’entroterra delle Marche del Nord e delle terre dell’antico Ducato sono le opere del primo archistar a storia: Francesco di Giorgio Martini chiamato da Siena a Urbino dai Montefeltro per rafforzare militarmente il Ducato.

Ed è proprio a Urbino che si possono ammirare i primi interventi di Giorgio Martini è subentrato a Lucino Laurana nei lavori di Palazzo Ducale.

L’opera del Maestro tra disegni, progetti, singoli interventi e ristrutturazioni di edifici preesistenti si ammira poi nei numerosi borghi medievali, riconosciuti tra i più belli d’Italia intitolati della Bandiera arancione attribuita dal Touring, che costellano le.colline circostanti. Dalla Rocca di Monte Cerignone, a quella di Frontone che ricorda nella forma una nave dotata di prua, dal Palazzo Ducale di Mercatello sul Metauro a quello di Urbania fino, sconfinando nella provincia di Ancona, al Palazzo della Signora di Jesi. A una manciata di chilometri da Rimini si trovano poi la Rocca Fregoso a Sant’Agata Feltria, sospesa per tre lati su uno strapiombo, e la Rocca di San Leo abbarbicata su uno sperone roccioso a 639 metri di altezza dove nel XVIII secolo venne richiuso Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, alchimista, medico e mago.

I simboli alchemici, esoterici e filosofici caratterizzano anche la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro Auditore posta a guardia della Valle del Foglia e affacciata sul lago artificiale Mercatale. La fortezza, al contempo edificio residenziale e roccaforte (la prima studiata per resistere alla bombarda e alle armi da fuoco), fu costruita nel 1475 per volontà di Ottaviano degli Ubaldini, intellettuale, filosofo e con fama di alchimista,  oltreché fratellastro e braccio destro di Federico da Montefeltro di cui quest’ anno si festeggiano i 600 anni dalla nascita. Una visita accompagnata dai volontari, come Silvano Tiberio, memoria storica del borgo che si vanta di custodire le reliquie di San Valentino, mette in luce i diversi simboli nascosti nella Rocca e gli enigmi ancora oggi da risolvere e li inserisce nel contesto storico rinascimentale particolarmente effervescente. Ma Sassocorvaro non è solo esoterismo. La fortezza pare abbia persino ispirato Frank Lloyd Wright nella realizzazione del Guggenheim di New York. Tra le mura di questo “scrigno”, che sembra riproducano la forma di una testuggine (a simbolo dell’eternità, della forza e della durevolezza), hanno trovato alloggio nel corso della Seconda Guerra Mondiale migliaia di capolavori dell’arte italiana, compresa “La tempesta” di Giorgione e “La città ideale” di Piero della Francesca, sopravvivendo così al conflitto bellico (alle razzie e anche alle battaglie come provano le mura della Rocca) grazie all’intuizione del sovrintendente alle Gallerie delle Marche, Pasquale Rotondi.

A Fossombrone, la romana Forumum Sempronii, e a Pergola, rimangono le vestigia di questi antichi manieri che lasciano immaginare la potenza e lo splendore del Ducato. A Cagli invece un torrione ellittico nasconde un sorprendente cunicolo sotterraneo di 360 gradini, il “soccorso coverto”, che collegava la cittadina alla piazza d’arme della fortezza sovrastante sul colle dei Cappuccini smantellata da Guidobaldo, figlio di Federico, nel 1502 pur di non cederla all’invasore, Cesare Borgia.

Questo slideshow richiede JavaScript.

 Nella vicina Mondavio, infine, il paese si è sviluppato attorno alla Rocca Roveresca costruita tra il 1482 e il 1492 su commissione di Giovanni della Rovere (unitosi in matrimonio con Giovanna, figlia di Federico da Montefeltro) e , non avendo mai subito attacchi, arrivata intatta ai nostri giorni. Nel fossato è stato allestito il parco di macchie da guerra di Francesco di Giorgio Martini con ricostruzioni in dimensioni reali di catapulte, Trabucchi, bombarde e macchine da assedio, mentre attraversando il piazzale ci si imbatte in un incantevole minuscolo teatro settecentesco, il Teatro Apollo,  ancora oggi in uso. Più che di battaglie questi luoghi parlano di bellezza e piaceri rinascimentali come quelli che ogni anno, dal 13 al 15 agosto, sono rievocati con la Caccia al Cinghiale in cui si ricostruisce l’arrivo a Moldavio di Giovanni della Rovere per la presa di possesso del Vicariato avuto in dono da Papà Sisto V in occasione dee nozze con Giovanna. Banchetti, giochi, cortei e spettacoli pirotecnici danno vita, ogni anno, alla Rocca  Le spiagge di Fano sono a poche decine di chilometri da questa oasi di pace dove rilassarsi, dopo le escursioni della giornata, ammirando il tramonto sulle colline circostanti dalla terrazza dell’Hotel Ristorante Palomba, prima di farsi consigliare il miglior percorso di degustazione della cucina del “Marchignolo” dalla chef  Adele Cerisoli. Da non perdere  “i tacconi allo sgagg”, pasta a base di farina fave con carciofi e guanciale, fa rivivere la tradizione del Nord delle Marche.




Festa a Santiago e relax alle Isole Cíes

La Spagna vale sempre viaggio, in qualsiasi stagione dell’anno. Ma a luglio c’è una ragione in più per scoprire alcuni dei posti più suggestivi della Galizia, il cuore Spagna Verde. Mostre, balli, musica, concerti, rappresentazioni teatrali, spettacoli di danza, “gaitas” (le cornamuse tradizionali locali), immancabili bancarelle e fuochi di artificio scandiscono infatti il mese dell'”Apostolo” dedicato a San Giacomo.

Il patrono di Santiago de Compostela (ma anche della Galizia e del Paese) si celebra il 25 luglio e le feste e le manifestazioni artistiche in strada, nelle piazze e nei palazzi storici che costellano l’antico borgo, trasformano il capoluogo gallego in una città che non dorme mai. A Santiago il rito dell’Offerta al Santo e la cerimonia del botafumeiro, il gigantesco incensiere che oscilla lungo il transetto della cattedrale millenaria, si uniscono all’incredibile spettacolo di fuochi d’artificio che illumina, nella notte del 24 luglio, la facciata barocca della cattedrale di piazza dell’Obradoiro. Quest’anno poi si celebra l’Anno Santo , Xacobeo (prorogato per due anni a causa del Covid, per la prima volta nella storia millenaria della tradizione giubilare). Per il prossimo giubileo Xacobeo occorrerà attendere fino al 2027.E l’ottenimento dell’indulgenza plenaria percorrendo uno dei cammini (volendo il cammino inglese, è di “oli” 73 chilometri e parte da La Coruna), così come l’opportunità di attraversare la porta santa della cattedrale, sono solo alcune delle tante ragioni che quest’estate portano a Santiago di Compostela.

L’ideale è quello di concedersi almeno un fine settimana lungo, meglio ancora una settimana, per scoprire i tesori nascosti di questa città universitaria,  inglobata da uno dei luoghi di culto più noti del mondo e le sue numerose delizie enogastronomiche dai frutti di mare magari accompagnati da un bicchiere di Albariño (un vino bianco fruttato), al “pulpo á Feira” (polipo con patate e paprika) fino ai “pimientos de Padròn”, peperoncini verdi fritti, serviti in una taverna tipica come la centrale O Gato Negro.

Secondo la tradizione l’apostolo Giacomo il Maggiore diede inizio alla evangelizzazione della Spagna sbarcando sulle coste della Galizia dove fu riportato, dopo il martirio, dai suoi discepoli. La tomba fu dimenticata per otto secoli quando Pelagio, un asceta,  notò strani giochi di luce nell’area (campus stellare per l’appunto) che non potevano che indicare la tomba dell’apostolo. Ebbe quindi inizio la costruzione della maestosa cattedrale che ancora oggi domina la città proclamata patrimonio Unesco nel 1985.

Basta poi affittare una macchina e allontanarsi da Santiago di pochi chilometri per scoprire gli scorci selvaggi della Costa de la Muerte e Cabo Fisterra, dove gli antichi credevano che il mondo finisse.

Proseguendo poi verso Vigo, si raggiunge un paradiso dai sorprendenti colori caraibici dove ricaricare le energie immersi nella natura. A mezz’ora di traghetto dalla costa, le Isole Cíes, nel Parco Naturale delle Isole Atlantiche (insieme a Ons, Cortegara e Salvora), vantano acqua cristallina, lunghe distese sabbiose bianche, scogliere mozzafiato e boschi fitti di pini ed eucalipti. Antico rifugio dei pirati questo paradiso caraibico nell’Atlantico, è stato insignito nel 2007 del titolo di spiaggia più bella del mondo dal Guardian. E l’estate è l’occasione ideale per goderselo visto che le acque  sono particolarmente… rinfrescanti. Tra Praia da Rodas, Figueiras, e Praia da Nosa Señora il tempo scorre fin troppo veloce, ma per godere di questo eden è necessario dotarsi di un permesso di accesso, gratuito,  prenotabile anche on line in anticipo: le isole sono a numero chiuso (2000 circa al giorno), mentre il campeggio offre rifugio a sole 800 persone.




Sport nella natura e shopping a Livigno

In questi giorni bollenti, il richiamo di Livigno diventa irresistibile. Natura selvaggia, shopping e innumerevoli possibilità di escursioni sia per gli sportivi veri che per i “divanisti” che si scoprono sportivi solo qualche settimana all’anno, in estate.

Una ciclopedonale di 17 km, sentieri in quota che raggiungono malghe isolate dove gustare un piatto di sciatt (Malga Federia) e bike park adrenalinici con percorsi downhill e freeride dai diversi gradi di difficoltà (a iniziare dal Bikepark Mottolino). Per gli amanti della bici, Livigno è un paradiso. Le due ruote, anche a pedalata assistita, doni il mezzo ideale per scoprire i percorsi mappati con gps che si snodano nell’Alta Rezia. Non mancano eventi internazionali (come la Nationalpark Bike Marathon), bike camp e itinerari gaudenti (Beer Bike Tour del Birrificio Livigno). Non solo. Ai biker sono stati dedicati anche hotel con servizi su misura come l’Hotel Concordia che, in pieno centro, permette al rientro dalle escursioni di godere della dolce vita del Piccolo Tibet, concedendosi uno spritz nelle vie dello shopping con oltre duecento negozi taxi free prima di rigenerarsi nella spa della struttura.

Per chi non ama le due ruote non mancano le alternative a iniziare dalle lunghe e oziose passeggiata nei boschi affacciati su Livigno come il Sentiero dell’Arte (Wood’n’Art), una galleria d’arte a cielo aperto costellato da sculture in legno realizzate da artisti internazionali nel corso degli anni, o il Larix Park dove tra gli arbusti secolari, prendono vita nove percorsi avventura di diversi livelli: carrucole, liane, passerelle, anelli oscillanti e ponti nepalesi per “volare” da un albero all’altro, divertendosi in piena sicurezza.

Spazio infine allo yoga. Dal 24 al 29 luglio al Montivas Lodge di Livigno è in agenda Integral Yoga (in metodo per sviluppare ogni aspetto dell’individuo: fisico, spirituale ed emotivo) con il maestro Swami Asokananda, presidente dell’Integral Yoga Institute di New York e Paola Parvati Faini, fondatrice del centro Integral Yoga Shanti di Milano. Le giornate saranno scandite da appuntamenti e proposte per la pratica dello yoga, ma anche di trekking e di relax alla spa dell’Hotel La Salin.