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Il Parco Museo Ginori come esempio di apertura alla generatività

di Cristina T. Chiochia L’amenità di un luogo è tutto. Quando un posto immerso tra piante ed alberi, spesso situato nelle vicinanze di una fonte o di un ruscello, ricco di ombra racconta sempre di se e di quello che rappresenta come appunto quello del Museo Ginori, in Toscana. Come recita il comunicato stampa: “attesa di riaprire le sue porte al pubblico al termine dei lavori di ristrutturazione  riallestimento, da oggi il Museo Ginori spalanca i cancelli del suo giardino, un grande spazio verde che per la prima volta viene messo a disposizione della comunità di Sesto Fiorentino”.

Un evento che si è svolto alla presenza del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, del sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, e il direttore regionale musei della Toscana, Stefano Casciu, hanno festeggiato l’apertura del giardino insieme a Tomaso Montanari presidente della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia e Andrea Di Lorenzo direttore del Museo Ginori.

Sotto l’idea quel concetto che le grandi città italiane hanno fatto proprio, ovvero della “generatività” come processo sociale di una comunità, il Museo Ginori con la rinascita del giardino. La Fondazione Ginori  si è fatta carico della potatura e della messa in sicurezza del giardino, sottraendolo allo stato di abbandono in cui versava dal 2014, in seguito al fallimento della Richard Ginori. Infatti  dopo  la chiusura del Museo, il suo patrimonio è ancora immenso: custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, come recita il comunicato stampa “rappresentando un unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuità storica del suo patrimonio, eredità della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia. Notificata come complesso di eccezionale interesse storico-artistico e archivistico dal 1962, la sua collezione comprende circa 8000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990, modelli scultorei, documenti cartacei e disegni, una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.Dal 1965 il Museo ha sede in un edificio progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi, di  proprietà  demaniale  e  affidato  alla  Direzione  Regionale Musei  della Toscana, che necessita di importanti lavori di risanamento dopo gli anni di abbandono seguiti al fallimento dell’azienda Richard-Ginori”

Un gesto di amore per un luogo di cultura insomma da sottolineare. Un modo per amare non solo il proprio territorio ma anche quella idea appunto di generatività che rende possibile, attraverso processi di rete,  persone fisiche con storie diverse tra loro, impegnate nel potenziare la capacità generativa di una comunità per renderla interdipendente per creare benessere. Il wellbeing tanto atteso insomma, grazie a questo processo di amenità, è riuscito. “Come ricordato qualche giorno fa anche dal Ministro Dario Franceschini, – ha spiegato il presidente della Fondazione, Tomaso Montanari – il Museo Ginori è sopravvissuto al fallimento della Richard-Ginori grazie a uno straordinario movimento popolare che ha saputo trasformare il suo amore per questo scrigno della memoria in un efficacissimo strumento di persuasione, che ha convinto lo Stato a investire sul futuro del museo e del suo territorio. L’apertura del giardino è il primo passo per restituire da subito alla città di Sesto qualcosa che davvero si merita. Siamo profondamente convinti che un museo, questo museo, sia uno straordinario bene comune: iniziamo dunque a mettere in comune tutto quello che la Fondazione finora ha ricevuto nel suo pieno controllo, e cioè appunto il parco”. Un primo passo. Certo. Ma nella direzione giusta verso nuove forme di generatività . 




Arte come progetto culturale. Le Gallerie d’Italia a Prato

di Cristina T. Chiochia Ci sono posti privilegiati. Sicuramente il bel Palazzo degli Alberti (storico palazzo gentilizio di Prato, situato nel centro della città), è uno di questi. Dimora del XIII secolo con splendidi loggiati ed aperture in alberese che, pur mantenendo intatto l’aspetto quattrocentesco, venne modificato nei restauri del secolo scorso. Sede storica della Cassa di Risparmio e Depositi di Prato dal 1870 è ora di Banca Intesa San Paolo che ne riapre ora al pubblico, tutti i fine settimana, la Galleria a partire dal 25 Marzo 2022. Capolavori, oltre 90,  tra cui Bellini, Bronzino, Caravaggio e Filippino Lippi.  Un grande sforzo espositivo, curato da Lia Brunori con passione. Con visite ad ingresso gratuito ed apertura nei giorni festivi di sabato e domenica,  la prenotazione è possibile online direttamente dal sito delle Gallerie d’Italia.
Un dono per una città come Prato con una forte identità artistica ma che sta cambiando volto. Aprendosi in modo poderoso alla cultura, oltre al famoso polo culturale del Pecci, anche alla conservazione dei proprio capolavori identitari. “È con particolare orgoglio che oggi offriamo a Prato ed a coloro che la visitano la possibilità di accedere ad un nuovo ambiente espositivo ricco di opere, capolavori e di un’importante parte della storia di questa città. Un patrimonio culturale che come Intesa Sanpaolo siamo particolarmente lieti di essere riusciti a valorizzare, rispettando l’impegno preso nel 2018 con meticolosa attenzione all’identità, alla cura e tutela del patrimonio, alle specificità che questo territorio esprime”, la dichiarazione di Luca Severini, Direttore Regionale per Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo.
Terminato infatti il grande lavoro di ristrutturazione ecco un tesoro architettonico della città, si offre per essere vissuto dai suoi abitanti oltre che dai turisti e fare di Prato con visite guidate, quasi un nuovo fulcro di un progetto culturale più ampio per questa città ed unico, fatto di arte. Prato ed il suo territorio. Al fine di darne davvero valore con le sue tradizioni, a solo titolo di esempio, come quella della Madonna della Cinta, reliquia più famosa di Prato e conservata nel suo Duomo e nelle Gallerie con una sezione a lei dedicata. Come recita il comunicato stampa: “grazie al dialogo con Banca Popolare di Vicenza S.p.A. in L.C.A., il Comune di Prato e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e per le Province di Pistoia e Prato, è stato possibile consentire la riapertura a beneficio della collettività, in linea con i principi di Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo. Centrale l’obiettivo della tutela del patrimonio artistico: oltre al progetto architettonico – in accordo con Banca Popolare di Vicenza S.p.A. in L.C.A. e con la Soprintendenza – sono stati realizzati importanti interventi di conservazione sulle opere.
Oggi la Galleria di Palazzo degli Alberti inaugura con un allestimento che si pone in continuità con il precedente con spazi maggiori e più funzionali al percorso di visita. La collezione consiste in 142 opere, 90 in esposizione e le restanti in deposito, tra cui beni di particolare pregio come i capolavori di Giovanni Bellini, Caravaggio, Filippo Lippi, oltre a opere di Puccio di Simone, Bronzino, Santi di Tito, Poppi, numerose e prestigiose opere del Seicento fiorentino e un cospicuo numero di sculture di Lorenzo Bartolini, artista di Prato attivo nella prima metà dell’Ottocento […]”. Un grande sforzo espositivo che è anche un grande successo per il territorio. Ne è un esempio l’ordine cronologico dei capolavori della Galleria stessa e la presenza , come si diceva precedentemente, di una sezione anche della devozione pratese della Sacra Cintola di Maria (presente in Galleria quella realizzata per l’oratorio dei Vivorati sul Cantaccio da Santi di Tito nel 1600)che si diceva miracolosa (San Tommaso, incredulo per l’assunzione della Vergine in cielo, trovò solo la cintura del suo abito da quel momento, venne conservata ed approdò a Prato, dove che divenne, nei secoli, devozione delle donne desiderose di avere un figlio. Un museo unico. Sul territorio. Per il territorio. Con il nuovo attesissimo allestimento, per tornare a “vivere la bellezza” e l’arte come un vero progetto culturale. Un successo.



NOBLE LUMIÈRE, Tina Sgrò a Palazzo Nicolaci di Noto

L’Associazione Altera Domus procede con impegno e passione nella sua missione artistica e culturale. Si è appena conclusa con grande successo e affluenza di pubblico infatti la mostra In questa luce di Francesco Lauretta, a cura di Pietro Gaglianò, presso la Galleria Palazzo Nicolaci di Noto, ma ci sarà ancora tempo invece per vedere Noble Lumière, l’esposizione di Tina Sgrò presentata sabato 7 agosto nelle sale di Palazzo Nicolaci, che, visto il boom di visitatori, non finirà il 31 di agosto come previsto, ma sarà prorogata fino al 30 di settembre.

Con questo percorso si dà vita a un ciclo pittorico di nove tele che raffigurano delle stanze di rappresentanza collocate al piano nobile, che ci parlano di “quella ‘nobile semplicità e quieta grandezza’ di cui parlava Winckelmann.”, come ricorda la curatrice della mostra Paoletta Ruffino, che poi prosegue con parole illuminanti: “L’assenza della presenza umana è il primo elemento straniante e tratto distintivo che rende riconoscibile il suo linguaggio visivo. Nelle sue opere, non è il materiale che diventa arte, ma l’immateriale: sono opere di luce, e il motivo della finestra, da cui entra un fascio abbagliante di luce, riflessa sul pavimento, è il solo protagonista di ogni stanza dipinta.”

Come dice il titolo, l’elemento della luce è fondamentale in queste opere. In tal senso afferma la stessa curatrice: “Nelle tele della Sgrò affiora la stessa fascinazione della pittrice per la luce: è una luce ‘nobile’, calda, rarefatta, filtrata, che diventa mezzo espressivo per infondere forza alle immagini e per tensionare lo spazio. I suoi ritratti d’interni sono infusi di luce solare e caratterizzati da una immobilità che si avvicina all’essenza e, nell’assenza, alla bellezza dell’anima del luogo.”

Tina Sgrò è nata nel 1972 a Reggio Calabria, avvicinandosi alla pittura fin da piccola. Si muove tra la Calabria e Milano ed è presente in importanti Gallerie italiane. Nella sua carriera ha ottenuto notevoli piazzamenti a vari premi, vincendo per esempio il Premio Marchionni 2017 – a questo arriverà anche in finale nel 2020 – nella sezione Grafica, risultando finalista nello stesso anno al Premio Lynx, a Trieste, mentre nel 2020 è stata finalista al Premio Artelaguna e in virtù di questo una sua opera verrà esposta presso le Nappe dell’Arsenale di Venezia nel 2021. Attualmente è in corso una sua personale presso il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

C’è ancora tempo allora per visitare Noble Lumière nelle storiche sale di Palazzo Nicolaci, una mostra che attraverso giochi di luce e colori sfumati ci parla di rimembranza, eleganza e poesia.




Aqua Dome, un’oasi di benessere in quota

Circondato dai ghiacciai tirolesi, l’Aqua Dome è un’oasi del benessere alpino grazie ai suoi 22mila metri quadrati votati al relax dove trascorrere una  vacanza andando alla scoperta di questo angolo di Austria, a meno di un’ora da Innsbruck e mezz’ora dalle piste di  Sölden dove ha sciato persino James Bond (a cui non a caso è dedicato un museo).

 

Il centro termale di Aqua dome sorge all’inizio della valle del Längenfeld ed è subito riconoscibile grazie al design futuristico delle sue vasche esterne e, in particolare, delle sue tre “navicelle spaziali”, piscine termali che pare galleggino nell’aria, dove si possono alternare getti idromassaggio, acqua solforosa e  vasca salina (con un contenuto di sale al 5%).

Qui all’Aqua Dome la remise en forme è completa grazie alle dodici vasche e ai tre piani di idromassaggi, cascate, saune e bagni di vapore di ogni tipo e temperatura, stanze al sale e bagni remineralizzanti. Il percorso ideale inizia nel cuore di Aqua Dome, nel “duomo termale”, una gigantesca cupola di cristallo dove ci si rilassa circa tra idromassaggi e getti e ci si lascia trasportare dall’acqua  verso le vasche esterne. Si prosegue poi verso il  “Gletscherglühen” dove tra saune al fieno, panoramiche o finlandesi, piscine salina circondate da pareti di sale, piscine e bagni di vapore alle erbe, accompagnati da Aufguss (gettata di vapore), effetti di luce o aromi speziati, e infine oasi relax, ognuno  può trovare la ricetta del benessere più adatta per sé.  Volendo poi si possono ammirare le luci del crepuscolo in accappatoio, magari sorseggiando delle bollicine in uno dei tre bar del centro, per poi scivolare nell’acqua termale  ammirando le luci colorate di quest’oasi di benessere e la  stellata che si stende sulle cime dell’Ötztal. Per una vacanza indimenticabile infine si può scegliere di soggiornare presso le terme raggiungibili dalle camere grazie a un percorso riscaldato sotterraneo. Gli opsiti dell’hotel, una struttur a cinque stelle, hanno accesso anche a un’area termale riservata, Aqua Dome 3000, da cui si gode un suggestivo paesaggio sui ghiacciai tirolesi.

 




Tutti i trend della nuova stagione dello sci

A Sant’Ambrogio, come da tradizione, si accende l’albero di Natale e prende ufficialmente il via la stagione degli sci e della neve, una stagione sempre più rivolta a un pubblico trasversale. Non solo amanti di sci e snowboard in tutte le loro declinazioni, ma anche sportivi da divano che apprezzano la dolce vita sulla neve oltre che e fan dell’adrenalina a caccia di novità sempre più emozionanti. Magari anche fuori dalle classiche rotte perché Cortina, Courmayeur e l’Alta Badia, tra gli altri, sono una garanzia ….ma si può anche sperimentare unendo, ad esempio, arte e sci in Iran grazie ai comprensori come Darbandsar sulle montagne Alborz a 60 km da Teheran o in sulla Sierra Nevada in Spagna dove le piste sono a 30 chilometri  o facendo rotta verso Sud dove la pausa in rifugio è a base di arrostincini o si può sciare guardando, all’orizzonte, il mare o i lapilli dell’Etna.

Sci in notturna sule piste del Corvatsch a St Moritz

Per chi poi cerca ritmi più lenti ad Andalo, sulle Dolomiti del Brenta, ci si dedica a corsi di yoga e sci mentre nel comprensorio di Corviglia, in Engadina, è stata inaugurata la prima pista al mondo dove si pratica yoga (pista Paradiso), un percorso lungo il quale sono stati sistemati dei pannelli che dividono la discesa in tappe con la proposta di esercizi da far ovviamente sci ai piedi.  Sulla pista del Corvatsch invece ogni venerdì sera si alternano piste a pause in rifugio illuminati dalla luce delle stele sopra St Moritz.

Santa-Cristina-serale-con-Sassolungo-e-Pista-Sasslong-Foto-Matteo-Sala

SKYFLY, SNOWFER E SLEGDOG Ecco quindi che accanto alle classiche discipline della neve si affiancano corse nei boschi su una slitta trainata da una muta di cani come la Grande Odyssée Savoie Mont Blanc che a gennaio, per sette giorni, attraversa 750 chilometri e 22 località tra Savoia e Alta Savoia o fughe nella neve a bordo di una fat bike, magari elettrica per fare meno fatica.

Sci di fondo a Courchevel

Per chi ama l’adrenalina poi le novità in quota sono sempre più elettrizzanti come le “Alpine Coaster”, sorta di montagne russe direttamente sui versanti come le Alpine Coaster Klausberg-Flitzer o quelle presenti sul Latemar o a Bardonecchia; le zipline da vertigine dove provare a “volare” sull’intero territorio imbragati a cavi d’acciaio (come la Skyfly di Ischgl che permette di tornare a valle volando a 50 metri di altezza e con una velocità che arriva fino agli 84 chilometri o la zipline di a Limone in Piemonte dove si corre su un percorso di 2410 metri con un dislivello di 560); le proposte di snowkite (farsi guidare, sci ai piedi, da un aquilone in genere su un altipiano come quello di Campo Imperatore) o di snowfer (farsi guidare da una vela su un lago ghiacciato); fughe a cavallo nelle foreste del Parco naturale Adamello Brenta o in heliski al Colle del Lys per poi provare l’ebrezza di circumnavigare il  Monte Rosa.

Foto Panorama-Seceda Foto Werner Dejori

Aumentano poi le offerte di skisafari alla scoperta di un territorio, ovviamente sci ai piedi, come i dieci giorni a caccia del tramonto più suggestivo delle Dolomiti  con bagagli a seguito o le proposte guidate tra i 22 comprensori austriaci (dal Tirolo alla Stiria) e i 2750 chilometri delle Kitzbüheler Alpen accessibili con la Super Ski Card. A iniziare da KitzSki Kitzbühel dove cresce l’attesa per la nuova Fleckalmbahn, l’impianto più veloce del mondo (7,5 metri al secondo) con gli interni firmati da Pininfarina. A Courchevel, nel comprensorio delle 3 Vallées, si può poi persino imparare a guidare un gatto delle nevi (courchevel.com), mentre in Svizzera, oltre a dormire in igloo dotati di ogni comfort a Zermatt, Davos e Gstaad (iglu-dorf.com), si può imparare a costruirli. Non solo con l’avvio della stagione nelle località più glamour delle Alpi sono proposti tornei di polo, golf o pallavolo sulla neve. Come a St Moritz dove sono in programma la 36° Snow Polo World Cup (dal 24 al 26 gennaio) e a febbraio le corse dei cavalli.

Foto Alpine-Coaster-SkiArena-Klausberg-@Heckmair-.jpg

DOLCE VITA  IN QUOTA Non mancano gli appuntamenti all’insegna della Dolce Vita, dall’alta cucina, alle degustazioni guidate, fino alla musica passando da centri termali sempre più emozionanti come i Qc Terme della Val di Fassa, di Près Saint Didier/Courmayeur e Bormio o l’AquaDome un universo con 11 piscine termali comprese tre esterne simili a coppe di champagne a pochi di chilometri di distanza da Soelden, le piste di 007.

QC Terme Bormio Bagni Vecchi, per una pausa dopo lo sci

A Ischgl, il tempio dell’après ski, dei concerti e dei party a un’ora da Innsbruck, la stagione si chiude il 2 maggio con la celebrazione dei 25 anni dell’evento “Top of the Mountains” a 2320 metri nell’arena naturale dell’Idalp.  A St. Moritz si fa festa dal 13 al 15 dicembre con musica, eventi che affiancano la gara di Coppa del Mondo di sci alpino femminile. Da non perdere, il 14 dicembre, il concerto gratuito di Alvaro Soler atteso, dalle 19.00 in piazza Rosatsch.  

Leitner Lounge a La Villa. L’Alta Badia non è solo sci

La Val di Fassa triplica gli appuntamenti di dicembre con l’iniziativa “RDS – Play the Winter – Val di Fassa”: il 7 e 8 dicembre nella skiarea Ciampac di Alba di Canazei, 14 e 15 dicembre nella skiarea Catinaccio di Vigo e 21 e 22 dicembre nella skiarea San Pellegrino di Moena. La musica torna protagonista anche a fine stagione quando dal 21 marzo all’11 aprile, prende vita sulle terrazze di alcuni dei rifugi più panoramici, il ritmo del “Val di Fassa Panorama Music”: dieci concerti (concentrati nei week end) per dieci rifugi che fanno rimbalzare, da una skiarea all’altra, l’eco del country che caratterizza la quinta edizione.

Igloo a Gstaad

L’alta cucina in quota ha un indirizzo ben preciso anche se in quasi tutte le località più glamour delle Alpi orami vanno di moda festival dedicati a un pubblico gourmet. L’Alta Badia è meta d’elezione: qui infatti vi è il più alto numero di cucine stellate in quota. E, proprio in questi luoghi, l’inizio della stagione è celebrato con la gara di Coppa del Mondo sulla pista della Gran Risa a La Villa. Qui, sulla finish line dell’evento, Leitner Ropeways apre le porte (dal 21 al 23 dicembre) a una lounge dove chef stellati e promesse emergenti si alternano ai fornelli per i tre giorni. Da non perdere anche O l’edizione invernale del Trentodoc sulle Dolomiti che, a febbraio (13-16 a Madonna di Campiglio e 20-23 Val di Fassa), coinvolge le 54 cantine di bollicine di montagna associate all’Istituto.

Alagna, paradiso dello sci free ride

IN ROTTA VERSO SUD Si scia, bene, anche a Sud e spesso con molta più neve naturale rispetto alle forse più tradizionali regioni del Nord Italia. E le vacanze invernali possono rappresentare un ottimo punto di partenza per scoprire territori, tradizioni e culture da una prospettiva diversa, magari mangiando arrosticini a bordo pista o il mare all’orizzonte.

A cominciare dalla Montagna Pistoiese,  a metà strada tra Firenze e Bologna,  che, per secoli, ha rappresentato l’unico valico di passaggio dell’Appennino tosco -emiliano. Lo stesso generale cartaginese Annibale, nel 217 a.C. durante la seconda guerra punica, avrebbe attraversato per muovere da Piacenza verso Sud e che oggi è celebrato da un impianto di risalita e da una pista rossa nel comprensorio dell’Abetone dedicata al comandate cartaginese. Proprio all’Abetone hanno mosso i primi passi sulla neve icone sportive come Zeno Colò, oro olimpico a cui sono dedicate ben tre piste, Vittorio Chierroni, Celina Seghi e, più recentemente, Giuliano Razzoli. Il comprensorio offre una cinquantina di chilometri di tracciati tra i 1.385 metri di altezza del fondovalle e i 1.940 dell’Alpe Tre Potenze da cui lasciare correre lo sguardo fino a Firenze. Ma l’Abetone non è solo natura, sci, cultura, buona tavola e party (con il Full Moon Party, con discesa in notturna, previsto nelle notti di luna piena). D’inverno si può esplorare il parco con ciaspolate guidate (il sabato e la domenica), camminare su itinerari di nordic walking nei boschi innevati e praticare sci di fondo su 18 chilometri di tracciati.

Alta Badia_SWC Leitner Ropeways VIP Lounge_by Alex Moling (2)

Si scia poi anche sul Gran Sasso, un gigante di pietra che sfiora i 3mila metri e domina la costa Abruzzese punteggiato da minuscoli borghi medievali spesso palcoscenico di molti file. Come Rocca Calascio, un minuscolo borgo medioevale sovrastato da una rocca millenaria dove sono state girate scene di cult come “LadyHawke” e “Il nome della Rosa”. Qui sul “piccolo Tibet”, come è conosciuto Campo Imperatore, il vasto altipiano che sovrasta i borghi di tra Castel del Monte, Santo Stefano di Sessanio e Calascio e immortalato tra l’altro in “…Continuavano a chiamarlo Trinità”, si scia su 13 chilometri di tracciati sotto il Corno Grande e il Calderone, il ghiacciaio più meridionale d’Europa e su sessanta chilometri di tracciati agli amanti del fondo tra cui si distinguono i percorsi nei pressi di Castel del Monte, pittoresco borgo dagli stretti passaggi lastricati sospeso tra le vette del Gran Sasso e la valle del Tirino. È la meta per gli appassionati di snowkite, di sci d’alpinismo che da qui possono intraprendere la traversata del Gran Sasso e per i patiti dello sci fuori pista che trovano nei caratteristici canaloni numerose opportunità per divertirsi avvolti da una neve “powder” che   vanta una consistenza ancora più leggera rispetto ai fiocchi del Nord Italia grazie alla vicinanza al mare.

Emozioni forti si provano poi sull’Etna, un luogo dove finisce la natura, modificata negli anni dalle colate di lava del vulcano, e inizia il mito. Con 3.343 metri di altitudine e i 50 chilometri di diametro, l’Etna domina sull’intera Sicilia e la sua inconfondibile forma a cono si staglia nitida già dal Continente, dallo Scilla e Cariddi, o, e si preferisce, dallo stretto di Messina. Sul vulcano attivo più alto d’Europa, a 150 chilometri dalla costa dell’Africa, si scia guardando il mare in ben due aree che offrono anche anelli da fondo e itinerari per sci d’alpinismo, un’esperienza quasi unica.

Trentodoc & Sci

CAMERE CON VISTA: UNA MONTAGNA DI OFFERTE

Per chi sceglie la prima neve (fino alle festività natalizie e, in genere a gennaio dopo l’Epifania), non mancano offerte particolarmente interessanti per provare tutte le novità della stagione.
A cavallo tra Piemonte e Val D’Aosta, nel comprensorio che unisce Alagna, Gressoney, Champoluc e l’Alpe di Mera (che in futuro fungerà da ponte per il comprensorio di Cervinia, Zermatt e Valtournanche) si parte con un’iniziativa da non perdere: “Sciare Gratis” valida dal 6 al 24 dicembre; dal 4 gennaio al 2 febbraio e dal 21 marzo al 14 aprile. Trascorrendo una vacanza di almeno tre notti in una delle strutture aderenti alla promozione, sarà possibile scoprire le piste del Monterosa Ski non a caso definite “freeride paradise”, con uno skipass gratuito o scontato al 50 per cento

Anche in Valtellina tra Santa Caterina e Bormio, fino al 20 dicembre, per chi prenota un soggiorno di almeno quattro notti lo skipass per scoprire le prossime piste olimpiche è gratuito. All’Hotel Sport di Santa Caterina (hotelsport.info), a pochi passi dai 40 chilometri di piste del comprensorio, fino al 21 dicembre, quattro notti in mezza pensione in camera doppia costano 260 euro a testa. Qui il “gusto per la tradizione” regna sovrano: dalla reception alle camere, i legni e la pietra richiamano la tradizione alpina, alle pareti le riproduzioni di antiche cartoline testimoniano il fervore che da oltre un secolo anima la Valfurva e in cantina una preziosa collezione di vini d’epoca.

In Valle Aurina, i 74 chilometri di piste delle skiaree di Klausberg e Speikboden (Skiworld Ahrntal) sono facilmente raggiungibili dal Wellness Refugium & Resort Hotel Alpin Royal di San Giovanni (alpinroyal.com). Con l’offerta “Giorni skipass gratis”, dal 1° al 20 dicembre 2019 e dal 6 gennaio al 2 febbraio 2020, 4 notti con trattamento Royal inclusive e uso dell’area Wellness & Spa, lo sci safari nell’area Klausberg, lo skipass per 3 giorni per il comprensorio sciistico Skiworld Ahrntal (Klausberg & Speikboden), una corsa sull’Alpine Coaster Klausberg Flitzer, le montagne russe più lunghe delle Alpi Italiane, partono da 452 euro a persona. È compresa l’HolidayPass Premium per usare in modo illimitato tutti i mezzi pubblici in Alto Adige e partecipare ad un ricco programma di attività.

In Trentino, sulle Dolomiti del Brenta il Solea Boutique & Spa Hotel di Fai della Paganella (hotelsolea.com), propone la “Settimana bianca al Solea 4 = 3 e 7 = 5” dal 6 al 19 gennaio 2020, con un soggiorno di almeno 4 pernottamenti,  una notte è in regalo, restando una settimana le notti in omaggio sono 2. È inclusa pensione ¾ e l’accesso al centro benessere. Prezzi a partire da 625 euro a persona per una settimana e da 375 euro per 4 giorni.

My Arbor, un hotel tra gli alberi per sciare sulle piste di Plose (Bressanone)

Sulle Dolomiti, tradizionalmente, la stagione parte con una formula davvero ghiotta valida fino al 21 dicembre: una giornata di soggiorno, sci sui 1200 chilometri del Dolomiti Superski e noleggio attrezzatura in omaggio oggi quattro, oppure otto giorni al prezzo di sei.
In Val d’Isarco, al My Arbor – Plose Wellness Hotell’albergo sugli alberi che domina Bressanone a pochi minuti dai 40 chilometri di piste di Plose, dal 3 novembre al 21 dicembre 2019, il pacchetto 4=3 periodo prenatalizio costa 522 euro a testa ed è comprensivo di: quattro pernottamenti al costo di tre, buffet di colazione fino a Mezzogiorno, cena My way to eat con due menù tra cui scegliere le portate, il numero e l’ordine delle stesse, Cena My way to eat a Bressanone a scelta dal menù nel ristorante gourmet Grissino in centro città, aperitivo di benvenuto, accesso al centro benessere Spa Arboris di 2.500 mq, programma sportivo, BrixenCard. Si tratta di una nuova struttura costruita su palafitte tra le cime degli alberi che regala la sensazione di essere accolti proprio in un nido sospeso tra i rami e con vista sulle montagne. Il My Arbor – Plose Wellness Hotel è inoltre parte dei circuito dei Vinum Hotel e mette a disposizione degli ospiti 3 degustazioni di vini a settimana con 3 sommelier, una carta dei vini con 300 etichette conservate nella cantina di proprietà.

Posta hotel a Corvara, un eden per lo sci , la spa e l’alta cucina

In Alta Badia, all’Hotel Posta Zirm di Corvara (postazirm.com), proprio dietro agli impianti del Col Alt da cui intraprendere il SellaRonda, quattro notti al prezzo di tre partono da 576 euro a testa in doppia in mezza pensione. Qui le tradizioni ladine alle spalle oggi si declinano all’insegna del benessere con un’attenzione particolare riservata alla cucina vegana e del feng shui grazie a una zona benessere dedicata di oltre mille metri quadrati.

In Alta Val Pusteria, il Romantik Hotel Santer di Dobbiaco (romantikhotels.com) unisce la comodità a un paesaggio senza rivali. La struttura infatti si trova a pochi metri dalla stazione ferroviaria dalla fermata dello Sci Pustertal Express che, in pochi minuti ai vicini impianti delle Dolomiti Tre Cime (Monte Elmo che festeggia quest’anno un nuovo impianto e Croda Rossa) e a Perca al Plan del Corones. Gli ospiti dell’hotel hanno a disposizione l’Holidaypass con cui spostarsi gratuitamente sui mezzi pubblici (treni e pullman) dell’Alto Adige per tutta la durata del soggiorno. Con la proposta “Dolomiti Super Premiere 3 Zinnen” dal 7 al 22 dicembre 2019, 4 notti sono al prezzo di 3 e 8 al prezzo di 6.   I prezzi a partire da 118 euro per persona al giorno con trattamento di mezza pensione in camera matrimoniale che scendono a 98 euro per soggiorni settimanali.

A San Vigilio, vera e propria mecca dello sci, l’Excelsior Dolomites Life Resort (myexcelsior.com) dal 5 al 20 dicembre 2019, con l’offerta Dolomiti Super Première 4=3, propone pacchetti a partire da 492 euro in camera doppia comprensivi di quattro pernottamenti al prezzo di tre (o otto al prezzo di sei), con trattamento “Pensione Gourmet Plus” (ricca prima colazione, buffet wellness a pranzo, merenda con dolci e selezione di tisane e cena con 4 menu a scelta), 4 giorni di skipass al prezzo di 3, accesso diretto alle piste da sci del Plan de Corones e Sellaronda, deposito sci interno con scalda-scarponi e armadietto personale. Settimanalmente l’hotel, dotato di una skiroom con diretto accesso ai tracciati di Plan de Corones, organizza ciaspolate guidate, gita guidata con lo slittino, skisafari, gara di sci per grandi e piccini, festa con vin brulè e fiaccolata sugli sci.  Il resort ha inaugurato lo scorso anno stanze d’autore, ideali per rilassarsi dopo le giornate sulla neve delle Dolomiti. Si tratta delle 16 camere deluxe e suite dell’Excelsior Dolomites Lodge, con la Dolomites Sky Spa per adulti di 500 mq e infinity pool con acqua a 32° sul rooftop. Le grandi pareti di vetro annullano la distanza tra interno ed esterno, con la sensazione di essere avvolti dalle cime dolomitiche innevate. C’è inoltre l’Outdoor Relax Lounge con caminetto e TV sport, un’ ampia sauna panoramica, Forest la sauna a raggi infrarossi, terrazza Fanes, Dolomites Indoor Relax Room e spa Lounge.

Bad Moos, sci, terme e piste adrenaliniche sotto le Tre Cime

In Val Fiscalina al Bad Moos-Dolomites Spa Resort di Sesto (badmoos.it ), in Val Fiscalina, la stagione 2019/20 inizia con lo sconto grazie al pacchetto “Settimane speciali in inverno”. L’offerta, valida dal 5 al 22 dicembre 2019 e poi dal 5 gennaio al 16 febbraio 2020, e dal 1 marzo al 14 aprile prevede uno sconto del 4% sul prezzo della camera che raddoppia qualora si arrivi di domenica o lunedì. La Dolomiti Super Première, valida dall’8 al 22 dicembre parte da 494 euro a persona in trattamento di mezza pensione in camera doppia (quattro giorni al posto di tre). Dalla struttura si può uscire già con gli sci ai piedi: gli impianti di risalita della Croda Rossa, appena fuori dall’hotel, permettono di godersi le piste, sempre ben preparate, del comprensorio sciistico Tre Cime Dolomiti. Complessivamente: cinque montagne collegate, 110 km di piste a innevamento garantito e di tutti i livelli di difficoltà, 31 moderni impianti di risalita. La stagione invernale 2019/20 presenta la nuova seggiovia a 8 posti Premium “Hasenköpfl” sul Monte Elmo, che sostituisce quella a tre posti e rende più confortevole la risalita oltrea ad aprirsi su uno dei panorami più spettacolari del comprensorio, con vista sulla Meridiana di Sesto.

QC Terme Monte Bianco




La Cappella del Rosario a Vence: il sacro secondo Henri Matisse

di Emanuele Domenico Vicini – Lasciando la Costa Azzurra brulicante di vita estiva e addentrandosi nelle prime colline della Provenza, si raggiunge Vence, delizioso piccolo centro, molto ben conservato nella sua parte antica, e animato da un’intensa stagione turistica, che offre mostre d’arte e attività di intrattenimento, tra le più rinomate nella zona.

La visita a Vence non può prescindere da una tappa alla Chapelle du Saint-Marie du Rosaire, progettata da Henri Matisse tra il 1947 e il 1951.

Il maestro dell’Espressionismo francese di inizio Novecento, ormai piuttosto anziano e malato, da tempo risiedeva a Nizza e come molti artisti della sua generazione, aveva ormai fatto della Provenza e della Costa Azzurra un luogo di ispirazione fecondo e felice.

Dalla fine del XIX secolo molti pittori francesi avevano preferito lasciare Parigi e rifugiarsi nel grande Atelier du Midi, nel Mezzogiorno francese. Li incantavano la luce e i colori delle colline e del mare; erano sedotti dalla semplicità quasi primitiva di una regione che, se nelle sue sponde sul Mediterraneo si apprestava a diventare il centro della vita mondana europea, nell’entroterra invece  manteneva un’intatta purezza. 

Van Gogh, Gauguin, Picasso, Matisse e molti altri qui, recuperarono il contatto con la potenza incontaminata della natura, da copiare, studiare interpretare nella pittura e nella scultura.

Matisse si era stabilito sulla Costa definitivamente dal 1917 e dopo la Prima Guerra Mondiale aveva via via abbandonato i grandi e potentissimi paesaggi della sua prima stagione “selvaggia”, per sperimentare la forza espressiva degli accostamenti cromatici, attraverso forme quasi astratte, spesso ricavate da ritagli di carte e incollaggi.

Quando i postumi di un intervento chirurgico lo costrinsero a una vita più ritirata, scelse di trascorrere lunghi periodi a Vence, accudito da Monique Burgeois, prima infermiera del pittore, poi modella e amica.

La Burgeois nel 1944 divenne suora domenicana, col nome di suor Jacques-Marie. Pochi anni dopo fu trasferita nel convento domenicano di Vence, dove riprese i contatti con il maestro, fino a chiedergli, sul finire del decennio, di progettare la nuova cappella per il complesso monastico.

Matisse si cimentò così per la prima volta con l’architettura, immaginando uno spazio contenuto e molto semplice, articolato in un una breve navata che si conclude con una zona presbiterale rialzata e completato da una sorta di mezzo transetto, verso sud, per gli stalli delle suore durante le celebrazioni.

La limpida geometria dello spazio, richiama la semplicità dell’atto di fede, la purezza della preghiera e la rigorosa professione di vita consacrata delle domenicane.

Il senso dell’ambiente sacro però si fa reale solo se, insieme con la forma della cappella, si leggono le vetrate e le maioliche che ne sono parte integrante. 

Non completano la struttura, le danno un significato, non decorano le pareti, le rendono elementi simbolici che esprimono il senso della ricerca di fede attraverso il disegno e i colori. 

Le vetrate sui toni del blu, del giallo e del verde aiutano a raccogliere in modo pacato la luce e sembrano allontanare tutte le figure che all’esterno passeggiano davanti alle vetrate. I loro riflessi sul candido pavimento generano una delicata sensazione di progressivo contatto con la dimensione spirituale, in un processo dinamico, che si genera al continuo variare delle condizioni atmosferiche.

L’immagine dell’albero della vita, dietro l’altare, annuncia la salvezza che dalla mensa scaturisce.

La parete di fondo e nord portano maioliche decorate con l’immagine della Vergine e il Bambino, San Domenico e la Via Crucis.

Tutto è semplice, lineare, quasi solo accennato. Le stesse quattordici stazioni sono sintetizzate in un solo pannello al centro del quale campeggia la crocifissione, fulcro della fede cristiana.

Una sorta di regressione alle forme più primitive del disegno sembra suggerire che la fede in sé non sopporti sovrastrutture, ma cerchi solo la semplicità e la purezza del cuore.

La Chapelle du Saint-Marie du Rosaire è una delle prime opere di architettura religiosa del dopoguerra e offre idee molto interessanti nel tema dell’architettura sacra del Novecento.

In un secolo tendenzialmente laico, nel quale la costruzione di nuovi spazi sacri poteva parere quasi superflua, dopo secoli di grandiosa architettura religiosa, Matisse, che mai aveva espresso particolari afflati mistici nella sua opera di pittore, propone nuovi spunti di riflessione, portatori di importantissime conseguenze.

L’estrema semplificazione della geometria, che senza i colori delle vetrate e i disegni delle maioliche non riuscirebbe a parlare di sacro, e la totale assenza di elementi scultorei, danno modo all’altare, fatto di pietra color del pane, di sprigionare tutta la sua potenza fisica. In questo modo il centro simbolico dello spazio emerge non per via di contrasto o di contrapposizione chiaroscurale, ma in una delicata giustapposizione di colori e di linee.

Le forme disegnate sulle vetrate perdono via via la loro dimensione più propriamente figurativa, per avvicinarsi all’astrazione. All’immagine che educa il fedele, Matisse preferisce la forma cromatica che aiuta nella preghiera e nella riflessione.

Sovvertendo un principio cardine della decorazione religiosa, cioè la leggibilità e comprensibilità immediata delle figure, il pittore ritiene che la meditazione si generi nell’intimità spirituale e psicologica del fedele.

Si inaugura così la strada che porterà Le Corbusier, alcuni anni dopo, a disegnare le vetrate della Cappella di Ronchamp (1955), capolavoro architettonico prima di tutto, dove il sacro è nella simbologia espressa dalla forma, dai materiali e della complessità dello spazio costruito.

Ma si intuisce anche lo sviluppo italiano del tema, ben interpretato da Gio Ponti nella vicinissima Sanremo, quando costruirà il Monastero e la chiesa del Carmelo (1958).

Convinto come Matisse che luce e colori diano vita allo spazio della preghiera, Ponti immagina una cappella formalmente complessa (è un architetto), ma immersa nei toni dell’azzurro e del verde, aperta sullo spazio esterno perché la luce e i colori della natura diano forza alla preghiera e al raccoglimento. 

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Il turismo del vino tra vigne e cantine

Relais, hotel di charme o locande che affiancano storiche cantine dalle etichette blasonate dove scoprire i segreti dei vigneron, ma anche provare trattamenti di bellezza a base d’uva, trovare ristoranti esclusivi, esplorare il territorio, rimanendo incantati davanti scenari mozzafiato e dai borghi medioevali che costellano la campagna italiane, scovare prodotti tipici da portare a casa, prendere parte a lezioni di cucina o di arti antiche e “quasi” dimenticate. Il turismo del vino è in pieno boom: da Nord a Sud, sono sempre più numerose le cantine dove organizzare fine settimana o intere vacanze wine friendly. In Alto Adige, terra di Pinot e Chardonnay, è nato persino un network di “vinunm hotel” dove scovare la propria struttura da sogno.
Nel frattempo, ecco alcuni posti da mettere in agenda per il prossimo ponte di primavera.

 

 TERENZI –LOCANDA DI CHARME A SCANSANO,  NEL CUORE DELLA MAREMMA

L’esclusiva locanda di charme di nove camere domina sulla campagna di Scansano, nel cuore della denominazione del Morellino, e sulla vallate del fiume Albegna. dal casolare si vedono i sessanta ettari di vigneto e i 12 di oliveto di Terenzi, un’azienda agricola fondata dall’omonima famiglia milanese nel 2001 e che ha ridato smalto al Morellino di Scansano. La società oggi è gestita dai tre figli del fondatore Florio Terenzi: Federico, Balbino e Francesca Romana e può contare su una produzione di 360mila bottiglie (tra cui icone come Madrechiesa e Purosangue). E, nonostante la storia piuttosto recente cantina, Terenzi vanta già un gran cru, Madrechiesa, valutato tre bicchieri dal Gambero Rosso. Regalarsi un break da Terenzi significa godere della Maremma e del suo patrimonio enogastronomico, senza considerare che le Terme di Saturnia si trovano a soli cinque chilometri da Scansano. Una pausa nelle vasche naturali di acqua bollente rigenera delle fatiche della settimana e per di più è anche gratis.

  ROCCAFIORE –UN RESORT A  TODI ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITA’  

La prossima tappa del viaggio intrapreso da Roccafiore è quella di un hotel diffuso con chalet tra i filari della vigna: casette in legno 100% sostenibili e a basso impatto e che permetteranno di immergersi pienamente nella natura. Nel frattempo Roccafiore è un’isola immersa nel verde, ben 90 ettari di riserva, tra vigne, uliveti e colture di seminativi, all’interno della quale l’ospite può alloggiare e degustare vini e prodotti del territorio, alloggiare. Qui il vino non si versa solo nei calici, è anche un paesaggio ricamato di vigneti in cui perdere lo sguardo ed è impiegato nei trattamenti della beauty farm. Roccafiore, dall’altro delle sue 130mila bottiglie, è un “riserva bionaturale” che conserva la tradizione agricola del territorio di Todi e impiega le innovazioni tecnologiche, trasformandole in strumenti di tutela dell’ecosistema esistente.

CASTELLO DI MELETO – A  GAIOLE IN CHIANTI SI DORME IN UN CASTELLO CIRCONDATI DA E ETTARI DI VIGNE DOVE ORGANIZZARE PICNIC  

Natura, arte, cucina e spettacoli si intrecciano al Castello di Meleto in Gaiole in Chianti una dimora signorile le cui origini risalgono al 1256 e oggi azienda agricola, hotel storico e, con il suo teatro del ‘700, centro culturale del territorio. Un’azienda con una storia quanto mai peculiare visto che ha avuto origine nel 1968 grazie a una sottoscrizione pubblica lanciata da Gianni Mazzocchi, presidente dell’Editoriale Domus, attraverso il suo magazine Quattroruote, per acquistare casali, terreni, pieve e castello nel Chianti. Oggi il Castello di Meleto conta su ben 180 ettari di vigneto e costituisce una delle maggiori realtà sul territorio di produzione del Chianti Classico Docg, produce olio biologico grazie alla presenza di 1600 olivi secolari e salumi di cinta senese, ed è ormai un centro turistico di forte attrazione turistica.   Qui si può ci si può rilassare o imparare a cucinare o a riconoscere il vero extravergine di oliva e i salumi di qualità. Da non perdere i picnic in vigna, oltre agli appuntamenti artistici nel nostro teatro settecentesco: monologhi, musica classica, musical per famiglie.

 

 




Primavera in festa nei grandi giardini d’Italia

La primavera sboccia in numerose ville e castelli storici tra cui i 125 presenti nel network Grandi Giardini Italiani. Ed aprile è il mese migliore per andare alla scoperta di questo patrimonio del verde “made in Italy”, soggiornando in borghi incantanti e scoprendo nuovi  percorsi.

La primavera si accende di colori e fioriture, in particolare in questi luoghi:

  • Castello di Pralormo (Torino) dove si attende la fioritura di 80mila tulipani e narcisi e la fioritura dei ciliegi giapponesi. Ad aprile ha luogo la manifestazione “Messer tulipano
  • Giardini botanici di Villa Taranto (Verbania-Pallanza) In primavera trionfano tulipani (sono piantumanti oltre 20mila bulbi di 65 varietà diverse), muscari (oltre 40mila bulbi che formano un tappeto blu) e narcisi e fioriscono azalee, rododendri, forsizie e magnolie.
  • Isola Bella a Stresa Rododendri e camelie, oltre a una magnifica collezione di rose trovano posto nel celebre giardino all’italiana del Lago Maggiore.
  • Isola Madre a Stresa. Per Gustave Flaubert era “il luogo più voluttuoso al mondo”. Da non perdere la fioritura primaverile di rododendri, camelie, azalee, e magnolie.
  • Oasi Zegna a Trivero sulle Alpi Biellesi. Un ambiente voluto e ideato da Ermenegildo Zegna a partire dal 1938. Da non perdere la conca dei rododendri

Ma se si ha qualche giorno in più, approfittando magari di uno dei ponti di primavera, potrebbe essere interessante un tuffo nella storia delle ville e dei giardini itlaiani che parte dal giardino rinascimentale e arriva ai nostri  giorni, con un parco all’insegna della sostenibilità.

GIARDINI DI PALAZZO FARNESE Il complesso è stato ideato dall’architetto Jacopo Barozzi da Vignola su commissione del cardinale Alessandro Farnese a Caprarola (Viterbo). I giardini di Palazzo Fanese  rappresentano un’icona dei giardini all’italiana rinascimentali dove l’uso bosso in forma geometrica, la presenza di grotti, fontane e corsi d’acqua artificiali sottolinea  la consapevolezza raggiunta dell’uomo artefice di se stesso e “addomesticatore” della natura. Nei giardini Vignola ha realizzato la sintesi tra natura e artificio architettonico caratteristico delle ville del Lazio del Cinquecento. L’ingresso costa 5 euro.

GIARDINO STORICO GARZONI Il giardino di Collodi (Pistoia) è l’emblema  un ‘600 in cui i palazzi aristocratici ospitavano luoghi di svago e cultura per le corti, divenendo centri di relazione personali e politiche. Il giardino incastonato in una collina dove il percorso si dipana tra vialetti, fontane e giochi d’acqua alla scoperta del labirinto, del teatro della verzura, del viale die poveri fino alla villa. Il primo architetto fu probabilmente Romano di Alessandro Garzoni intorno al 1633. Un secolo dopo Diodati Ottaviano, architetto del paesaggio del ‘700 e traduttore dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, ha concorso a disegnare aree del giardino e la Palazzina d’Estate.  Il giardino è aperto da marzo a novembre, l’ingresso costa tra i 10 e i 13 euro a seconda della stagione.

CASTELLO DI GRAZZANO VISCONTI Centocinquantamila ettari di parco custoditi a Grazzano Visconti, appena fuori Piacenza. Il castello del XIV secolo ospita il giardino ancora oggi di proprietà della famiglia Visconti e attorno a cui, agli inizi del ‘900, Giuseppe Visconti di Modrone ha voluto ricreare un borgo di all’atmosfera medioevale.  Il parco è stato ideato e realizzato tra fine ‘800 e inizio ‘900 sempre da Giuseppe Visconti di Modrone (padre di Luchino Visconti che qui trascorse l’infanzia) come giardino eclettico in cui convivono le simmetrie del giardino all’italiana e l’atmosfera romantica. Il parco è aperto al pubblico con visite guidate nei week end e nei giorni festivi. L’ingresso costa 8 euro

GIARDINO E CASA COSENI Una villa siciliana con un giardino art déco dei primi anni del ‘900 Casa Coseni si trova nella parte collinare di Taormina ed è stata costruita a inizio ‘900 dal pittore inglese Rober Kitson divenendo presto centro artistico internazionale. Da qui infatti sono passati, tra l’altro, Pablo Picasso, Salvador Dalì, Henry Moore e Ezra Pund e, in un periodo successivo, Tennessee Williams, Bertrand Russell e Henry Faulkner. La casa custodisce collezioni a testimonianza del tradizionale Grand Tour Inglese e una sala da pranzo di Frank Brangwin, tra i primi decoratori di Tiffany. Lo stesso Brangwin ha disegnato anche il giardino della villa, utilizzando e prospettive sull’Etna e sul golfo di Naxos e il paesaggio come elementi decorativi.  Nel giardino le piante africane si mescolano agli agrumi siciliani e alle rose inglesi. Casa e giardino sono aperti dalle nove di mattina fino a un’ora prima del tramonto. L’ingresso costa 15 euro.

PARCO GIARDINO SIGURTÀ Boschi, fioriture straordinarie (un milione di tulipani, oltre giacinti e narcisi), un labirinto con 1500 esemplari di tasso, specchi d’acqua e ninfee, il viale delle rose e distese erbose per complessivi 600mila metri quadrati di parco voluti, a metà del 900, da Carlo Sigurtà, industriale farmaceutico innamoratosi di Valeggio sul Mincio. Alcune aree del parco sono state disegnate da Cocker Henry, tra i più noti architetti del passaggio del novecento.  Oggi il parco, a metà strada tra Verona e Mantova, continua ad essere della famiglia Sigurtà ma tra marzo e novembre è aperto al pubblico. L’ingresso costa 12,5 euro.

 




La moda entra nei musei del mondo

La moda va al museo e fa sold out. Negli ultimi mesi sono stati  inaugurati due musei dedicati a Yves Saint Laurent : uno a Parigi, nello storico atelier in Avenue Marceau dove trovano spazio le diverse creazioni dello stilista dallo smoking all’haute couture oltre a coloro a cui Saint Laurent si è ispirato (Henry Matisse e Pablo Picasso compresi),  e un altro nella città di elezione del couturier francese, Marrakesh, dove oltre a 5mila abiti, 15mila accessori, un  auditorium e una biblioteca, trova posto una libreria che  riproduce la prima boutique aperta a Parigi dall’artista.

Ma la danza infinita di creatività tra abiti e accessori, profumi e foto di passerella, prende numerose altre vie fino a raggiungere tutti i continenti.  Sono sempre più numerosi i musei del fashion e le mostre monotematiche dedicate a singoli stilisti o maison che hanno fatto la storia del settore e attraggono ormai più visitatori dei poli culturali più tradizionali. A dare il via al trend è stata “Savage Beauty” esposizione dedicata ad Alexander Mc Queen organizzata dal Metropolitan di New York nel 2011 (dove è presto diventata una delle mostre più viste di tutti i tempi con 650mila visitatori) e poi ospitata nel 2015 dal Victoria&Albert di Londra è stata vista da più di un milione di persone, eguagliando le mostre dei record generalmente dedicate agli impressionisti.

E non poteva che essere la Francia, la patria dell’haute couture, ad annoverare i maggiori musei che qui gode della stessa attenzione dedicata alle altre arti figurative. A Parigi il Musée Galliera (Musée de la Mode de la Ville de Paris) vanta oltre 70mila pezzi dal 1780 ad oggi, tra cui abiti appartenuti a Maria Antonietta e outfit indossati da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany. Ad Albi, in Occitania, dopo un doveroso omaggio al cittadino forse più illustre, Henri de Toulouse-Lautrec, vale la pena cercare nelle vie del centro un museo che è un piccolo scrigno della moda dove ogni anno vengono allestite esposizione a tema grazie alla ricca collezione dai proprietari. Di particolare fascino anche il Museo delle arti decorative della moda e della ceramica di Marsiglia ospitato nel castello Borély, dove trovano posto 5600 capi, 1600 accessori e 100 profumi. In Europa sono da visitare anche le collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra e il MoMu di Anversa che, inaugurato nel 2002, ospita principalmente i lavori degli stilisti belgi.

Particolarmente attento al fashion è anche il Giappone che vanta il Kyoto Costume Institute con oltre 12mila capi di abbigliamento (sorprendentemente) occidentali risalenti addirittura al 17° secolo e 16mila documenti (è aperta al pubblico solo una selezione); il Bunka Gakuen Costume Museum di Tokyo che punta a scoprire la cultura giapponese e internazionale attraverso l’abbigliamento; il Sugino Gakuen Costume Museum di Tokyo e il Kobe Fashion Museum. A New York infine sono le gallerie del Metropolitan a giocare da protagoniste e, in particolare, quelle dedicate alla sezione Constume Institute, tra le più frequentate del museo, grazie agli oltre 35mila capi di abbigliamento e accessori provenienti dai cinque continenti a partire dal 15° secolo.

E l’Italia? Nel Paesi dove la creatività è, da sempre protagonista,  non esistono musei statali centrati solo sulla moda. A Milano, capitale riconosciuta del prêt-à-porter,  Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume Moda e Immagine, ospita collezioni e allestimenti che vale  la pena esplorare nelle mostre che ciclicamente vengono allestite. Due anni fa poi  Giorgio Armani ha festeggiato i quarant’anni del brand inaugurando Armani/Silos, in Via Borgognone, uno spazio di 4.500 metri quadrati che si sviluppa su quattro piani proponendo una selezione ragionata di abiti dal 1980 a oggi. La selezione racconta la storia e l’estetica dello stilista ed è suddivisa per temi: al pian terra la sezione Stars e la sezione dedicata al Daywear, al primo piano la sezione Esotismi, al secondo piano, Cromatismi, al terzo e ultimo piano la sezione Luce. Sempre sotto la Madonnina la Fondazione Prada “ha scelto l’arte come principale strumento di lavoro e di apprendimento” e propone dibatti e percorsosi culturali per “arricchire la vita quotidiana, aiutarci a capire i cambiamenti che avvengono in noi e nel mondo”.

Tra i musei della moda che mostrano uno spaccato di made in Italy, vale la pena mettere in agenda ci sono anche:
– il Museo Boncompagni Ludovisi di Roma che vanta 800 pezzi tra abiti e accessori di alcuni dei brand storici più importanti come Fausto Sarli, Gattinoni, Angelo Litrico, Roberto Capucci e Valentino;
– il Museo Salvatore Ferragamo a Firenze, ospitato all’interno di Palazzo Spini Feroni, documenta l’intera storia della maison e delle creazioni del suo fondatore, “il calzolaio delle stelle”;
– il Museo della Fondazione Roberto Capucci ospitato a Firenze a Villa Bardini espone i dodici abiti-scultura confezionati in occasione della Biennale di Venezia del 1995;
– la Galleria del Costume di Firenze (dal 2016 Museo della Moda e del Costume), parte del complesso museale di Palazzo Pitti conta ben 6000 pezzi fra abiti antichi e moderni, accessori, costumi teatrali e cinematografici tra cui alcuni abiti di Eleonora Duse e di Donna Franca Florio e i vestiti funebri del granduca Cosimo de’ Medici e della sua famiglia;
– Il Museo Internazionale della Calzatura Pietro Bertolini, all’interno del Castello Sforzesco di Vigevano,  vanta un patrimonio complessivo di oltre 3000 pezzi;
– La Fondazione Ratti a Como ospita un museo del tessuto
-Palazzo Mocenigo a Venezia, ospita abiti del XVII e XVIII oltre al Museo del Profumo.

 

 

 

 




La Rosière, il lato “doux” di La Thuile

A La Rosière è vietato annoiarsi. Per gli sciatori, La Rosière è troppo spesso solo una tappa di una giornata di sci trascorsa a La Thuile. Eppure, varrebbe proprio la pena programmare un week end lungo o una piccola vacanza in questo villaggio alpino dai caratteristici chalet ricoperti di “losa“, l’ardesia locale, a pochi km dal confine italiano dove la vita scorre lenta e dolce tra un cafè au lait e un croissant.L’altro lato di La Thuile, quello dolce dove la cultura e le tradizioni savoiarde si uniscono a quelle valdostane, si può prendere confidenza con tutti gli sport della neve più di tendenza…non solo sci e snowboard, ma anche fondo (con 6 km segnalati, curati e accessibili gratuitamente), snowkite, speed riding, boardercross, snowboard cross e perfino heliski con tre itinerari permanenti ( il percorso dell’Hermine; il Serge  e il del Roc).

La Rosière è la porta d’accesso  al solo comprensorio sciistico franco-italiano dell’arco alpino con una storia ultra trentennale (è stato aperto nel 1984), l’Espace San Bernardo che collega la francese La Rosière- all’italiana La Thuile (Italia), permettendo agi sciatori di godersi ogni giorno nuove avventure sugli oltre 160 km di piste (80 tracciati di cui 3 blu, 32 rosse e ben 13 nere) circondati da cime maestose come il Monte Bianco, il  Monte Pourri, l’Aiguille Rouge, sul ghiacciaio del Ruitor, sul Monte Pourri e sul Colle del Piccolo San Bernardo.  Il comprensorio sorge a cavallo di due altipiani assolati e raggiunge quota 2650. Grazie all’esposizione particolarmente favorevole e all’alto livello di precipitazioni si scia, in genere, da dicembre a fine aprile.   Il versante francese poi, con le sue piste dolci e ampie, è l’ideale per chi muove i primi passi sugli sci o, semplicemente, per chi vuole rilassarsi e divertirsi con ampie curve in velocità su tracciati lunghi e non eccessivamente ripidi . Per chi indossa gli sci per la prima volta, la parola d’ordine a La Rosière è ”dolcezza”: 4 skilift ad accesso libero e gratuito (Clarine 1, Dahu, Manessier e  tapis roulant,  sempre gratuito, dei Lutins per familiarizzare con le sensazioni della discesa). Per i futuri campioni la località ha previsto anche uno snowpark formato “mini” (Petit Saint Bernard) dove prendere confidenza con i primi elementi del freestyle e provare le evoluzioni in sicurezza grazie a moduli rasoterra. Per andare verso l’Italia si passa dalla seggiovia Le Fort e dal lungo skilift Bellecombe, dove pur tra “gelide” emozioni causate dall’altezza e dal vento che costantemente imperversa tra queste valli, si può ammirare un paesaggio impagabile: sembra di galleggiare sul nuvole di panna montata. Sul lato italiano, quello di La Thuile, si trovano poi le piste più sportive: qui infatti abbondano nere da brivido come la mitica pista n. 3 Berthod dove la pendenza che arriva al 73% pari a 36° di inclinazione.

Per chi ama le passeggiate, nel bosco racchette ai piedi,  sono da non perdere “le bout de la route”, una camminata di circa un’ora per scoprire la vista sulla Combe des Moulins o l’escursione da Les Eucherts al Roc Noir di circa 3 ore tra andata e ritorno, in un susseguirsi di paesaggi mozzafiato: il Monte Bianco, il Colle del Piccolo San Bernardo, l’orizzonte sull’Italia e una vista magnifica sulla valle della Tarentaise. In estate si gioca a golf su uno dei green più alti d’Europa; si gode appieno della montagna facendo il pieno di paesaggi emozionanti in sella alla bici, magari nella vallata della Tarentaise e del Monte Bianco o a piedi e perfino a cavallo; si va “in palestra” nella natura e nei suoi spazi incontaminati; si prova l’arrampicata e il parapendio e si partecipa a una delle numerose feste in programma come la Sagra Châtelard  a luglio, il Festival “Arte delle Cime” e l”Est Wind Festival” ad agosto. La Rosière  infine è una base di partenza ideale per esplorare le meraviglie circostanti, paesaggistiche e naturali (da non perdere in zona il ghiacciaio Bionnasay, il Col de Véry ), o storiche come Bourg St. Maurice, Isère, Annecy, Chambery.