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Alagna tra powder e tappe golose

Appartata, schiva, eppure modernissima. Perché oltre le case walser, appartenenti a un altro secolo, di Pedemente e Ronco, oltre le chiesette affrescate e il profumo di legna e polenta, spuntano coloratissime tribù di giovani a caccia della neve perfetta. Non c’è nulla di più emozionante che sfiorare la leggendaria “powder”, quel mare di neve candida e leggera come la cipria sulla quale sembra di galleggiare. Alagna Valsesia è la meta di stagione, antica nel paesaggio e ospitalissima sui suoi sentieri, perché è questa la capitale del freeride, calamita irresistibile per nugoli di sciatori provenienti da tutto il mondo  che ogni inverno salgono quassù, a cercare emozioni in neve fresca. Soli, nel bianco. Lasciando che gli altri sportivi (meno avvezzi al wild) si godano in i collegamenti con Gressoney e Champoluc, per oltre 180 km complessivi di piste, che fanno del MonteRosa Ski uno dei più grandi comprensori del Paese. Il sogno è in vetta, sul massiccio del Rosa, per segnare per primi il manto intatto, alle prime luci del giorno. 

Oggi solo pochi temerari arrivano a un passo dal cielo grazie all’heliski o alle pelli di foca dello sci d’alpinismo ma, quanto prima, il giro del Massiccio potrebbe essere effettuato attraverso gli impianti, collegando quelli del Cervino (Valtournenche, Cervinia e Zermatt) a quelli del Monte Rosa (Alagna, Champoluc e Gressoney-La Trinité). Il progetto è allo studio. Meglio quindi affrettarsi per godere degli spazi immensi di queste montagne lontano dalle folle.  Anche per chi preferisce rimanere sui sentieri tracciati di Alagna, le alternative non mancano vista la buona proporzione tra piste facili e più impegnative compresa la leggendaria Olen, una nera di 4km che scende da 2880 metri fino a 2050.  Sono infatti sette le piste battute tra i 1212 e i 2971 metri ai piedi del Monte Rosa dove trascorrere un’intensa giornata di sport all’aria aperta.

La località è ideale per trascorrere una vacanza sportiva e godersi i momenti di relax nella tradizionale ospitalità della valle dove ristoranti e hotel sono in molti casi tramandati di generazione in generazione. Vecchi fienili o antiche case walser che hanno conservato nel tempo spazi e materiali, legno e pietra. Un après ski o un aperitivo all’An Bacher Wi (0163 91301) dove si può scegliere tra oltre trecento etichette guidati, eventualmente, dall’esperienza del proprietario e una polentina con la marmellata i mirtilli di Mirella Pasticceria e Camere (0163 92286), proprio sotto gli impianti di risalita, sono il giusto premio per una giornata all’insegna dello sport. Per qualcosa di più sostanzioso, il calore, l’allegria e il carré di agnello del ristorante Unione (0163 922930) allinterno del teatro ottocentesco di Alagna, rendono la giornata indimenticabile.

Alagna è stata portata alla ribalta internazionale vent’anni fa, da un gruppo di registi e nomadi a caccia di neve fresca dove poter filmare adrenaliniche acrobazie: nel 1994 i documentari Toast e Teamzero hanno trasformato Alagna e le sue vette tra le mete più ricercate dell’arco alpino. Oggi, a vent’anni dall’uscita dei documentari Alagna si trasforma in inverno, che qui inizia relativamente presto, nella capitale del freeride, ma si può anche scegliere di andare per ciaspole o dedicarsi allo sci di fondo (Centro Sci di Fondo La Marmotta Rosa di Riva Valdobbia), praticare l’arrampicata sulle cascate di ghiaccio, guidare auto e kart sulle piste ghiacciate (Ice Rosa Rink 348 2662869) e organizzare la circumnavigazione del Monte Rosa, che con i sui 4634 metri sfiora il cielo, con guide alpine ed heliski (per informazioni: Guide Alpine 0163 91310; 340 5835738).

Già  nello slogan della località, Alagna ha deciso di rimanere concentrata sul freeride, lo sci fuoripista adottando il titolo“Freeride Paradise” attribuito dalla testata Usa “Powder” . E, in effetti, nel cuore della Valsesia, la scelta per lo sci fuoripista non manca ed è dedicata agli sciatori di almeno medio livello, anche se gli esperti consigliano sempre di muoversi con delle guide per praticare il freeride, almeno per un primo approccio con la località. Discese molto lunghe e piuttosto impegnative caratterizzano l’area. Da Punta Indren a quota 3.275 parte un pistone non battuto, un classico della Valsesia su cui cimentarsi. Da Passo dei Salati, scendendo verso Alagna, si può percorrere fuoripista nel vallone d’Olen, ampi pendii con un dislivello di mille metri. Tra i percorsi più “gettonati” anche particolare la Balma, otto km di pura adrenalina che collegano il vecchio impianto di Indren al borgo lungo il vallone del Bors. Dal ghiacciacio dell’Indren, da cui lo sguardo può spaziare sui laghi e su tutta la catena delle Alpi, sono possibili diversi itinerari in fuori pista sia sl versante di Gressoney che su quello di Alagna on oltre due mila metri di dislivello di adrenalina da percorrere sci ai piedi. Altre alternative del freeride paradise sono la Valle SalzaCanale dell’AquilaValle BorsBalmaValle del LysPunta Vittoria Malfatta.

Gli impianti di risalita partono a valle, a 1212 metri, da Alagna dove la cabinovia Pianalunga porta fino a 2046 metri da cui, con la funivia Pianalunga-Cimalegna-Salati si può salire fino a 2980 metri. Con la stagione 2017-2018 sarà poi inaugurata anche una nuova seggiovia quadriposto che porta da Cimalegna a 2650 fino al passo dei Salati a quota 3030. Oltre che ad accelerare il passaggio verso la Valle d’Aosta l’impianto permetterà l’apertura delle due piste Cimalegna e Bodwich anche durante le festività e i fine settimana, quando spesso rimanevano    chiuse per via della coda che si creava alla partenza della funivia Pianalunga-Passo dei Salati.




Tutti a Verona, da Flover, per i mercatini di Natale

Oltre 15 mila metri quadrati dei quali 7.000 al coperto allestiti, tra le piante della serra, in caratteristici mercati di Natale ispirati a quelli del Nord Europa, con decorazioni originali, show ed eventi a tema.  Tutto questo è Flover a Bussolengo, vicino a Verona, dove fino a metà gennaio si può trascorrere una giornata tra shopping e pause golose alla ricerca del regalo perfetto, per parenti, amici e soprattutto per se stessi. L’appuntamento al #villaggionataleflover è di quelli da non perdere. Entrare al Villaggio di Natale di Flover è come entrare  in una delle case fiabesche della piazza di Rothenburg e ogni anno, ormai, da 21 anni non mancano scenari sorprendenti pronti a lasciare i visitatori a bocca aperta

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L’idea del Villaggio di Natale Flover è nata oltre vent’anni a quando uno dei due fratelli proprietari del Garden Center aveva voluto fermarsi a Rothenburg Ob der Tauber, sulla famosa Romantische Straße,  rimanendone incantato tanto da voler portare con sé un pizzico di magia dall’antico questo antico borgo. Era il 1996 e il Villaggio di Natale Flover è piano pano diventato sempre più grande con la creazione di un ambiente magico con innumerevoli oggetti creati artigianalmente con i più disparati materiali, sapientemente disposti ed ambientati allo scopo di rendere ancora più magico ed affascinante il Natale. Visitando il Villaggio di Natale si ha l’impressione di trovarsi in un borgo medioevale: sono ricostruite le mura di cinta della città fortificata, il bosco incantato dove si incontrano gnomi e folletti, il centro storico. il mercatino con le bancarelle e gli alberi addobbati.
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La magica scenografia accompagna gli ospiti in un magico viaggio nel Natale. Si parte dalla stazione alle porte del #villaggioflover, dove una carrozza attende i viaggiatori per condurli tra le meraviglie del Villaggio, verso il mondo degli gnomi al lavoro perché tutto sia pronto per la notte più importante dell’anno, si arriva così in una scintillante e colorata miniera costellata di gemme, dove gli gnomi estraggono il materiale che fa funzionare il treno del Natale. Di carrozza in carrozza ci si addentra nel bosco incantato. Lasciate le carrozze si arriva al cuore del Villaggio, la piazzetta, dove tra le tante bancarelle che espongono decorazioni di ogni tipo e per ogni arredamento provenienti da tutto il mondo, si scorgono alcuni artigiani al lavoro: il pirografo che realizza quadretti bruciando il legno, la decoratrice dei fiori pressati, la creatrice di opere in porcellana fredda e la pittrice che decora il vetro creano le loro opere davanti agli ospiti.

Di particolare fascino gli allestimenti delle stanze del Natale che Flover ha addobbato con i colori di tendenza del Natale 2017, rosa, malva e salvia o per chi cerca accostamenti più particolari tutte le tonalità del blu e dell’azzurro, passando per il petrolio e arrivando al verde, accostati alla lucentezza del bianco e dell’argento.

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Tra le novità di quest’anno poi un grande presepe multimediale interattivo: utilizzando un tablet gli ospiti del Villaggio potranno trasformare la scenografia con effetti e luci diverse. Gli appassionati troveranno a loro disposizione una vasta esposizione di capanne e statuine di provenienza italiana ed estera, oltre a esemplari realizzati interamente a mano e curati nei minimi dettagli da scultori professionisti.  Uno spazio speciale è dedicato ai villaggi Lemax, il presepe nella versione d’oltreoceano, dove la Natività e gli scenari che prendono spunto dall’origine religiosa vengono affiancati, senza limiti di fantasia, da riproduzioni di scene di vita quotidiana. Nella serra esterna il Flover Christmas Express attende gli ospiti tutti i fine settimana per portarli alla Casa di Babbo Natale e alla Fabbrica dei giocattoli.

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 DOVE, COME E A QUANTO

Il Villaggio di Natale Flover si trova a Bussolengo (Verona), in via Pastrengo 16. Apertura: il Villaggio è aperto dal 4 novembre 2017 al 7 gennaio 2018. Unici giorni di chiusura il 25 dicembre 2017 e il 1° gennaio 2018. Orari: dalle 9 alle 19.30, con orario continuato.

Biglietto d’ingresso: 2 euro solo nei giorni di sabato e domenica dal 4 novembre al 17 dicembre 2017 e 8 dicembre 2017.




Prima neve a prezzi da non perdere. Dove sciare con lo sconto

È tempo di preparare gli sci. In alta quota ha iniziato a nevicare copiosamente e gli impianti potrebbero persino anticipare l’inizio della stagione di qualche settimana. Per di più sciare tra novembre e dicembre offre grandi vantaggi: con l’apertura degli impianti le località montane offrono occasioni da cogliere al volo per  ricaricarsi prima del tour de force di Natale. Scenari incantati, poche file e, si spera, tanta tanta tanta neve.  E, soprattutto, sconti particolarmente allettanti. Se poi si prevede di sciare un’intera stagione, cinque mesi ininterrotti Saas Fee, noto anche come villaggio dei ghiacciai perché circondato da 13 cime che superano i 4mila metri,  propone uno skipass stagionale a un prezzo imbattibile:  233 franchi, ovvero 205 euro circa.

 Proprio in questo periodo si concentrano infatti le migliori promozioni per una vacanza in montagna prima di Natale e l’atmosfera è magica tra mercatini e feste tradizionali in occasione dell’Avvento. A Splügen-Tambo, soleggiato comprensorio al confine con la Valtellina, addirittura per il Ponte dell’Immacolata (8,9,10 dicembre) si scia gratis. Un’occasione da non perdere per godere della natura incontaminata, dei romantici paesini arroccati in montagna e dei piaci della buona tavola, oltre che di piste da sci preparate a regola d’arte. Il comprensorio offre 30 km di piste di cui 8 eventualmente innevate con neve artificiale.  Per il ponte dell’Immaccolata si scia gratis anche a Leukerbad, la più grande stazione termale dell’arco alpino: prenotando le terme o una struttura della destinazione lo skipass è in regalo.

Se poi si volesse iniziare ancora prima a indossare gli scarponi, il Tirolo e i suoi cinque ghiacciai sopra i 3mila metri sono una destinazione perfetta: il “festaiolo” Kaunertal; Sölden che evoca le atmosfere di James Bond; Hintertux; Stubai, il più grande comprensorio sciistico su ghiacciaio con 26 impianti di risalita e 64 chilometri di piste e il romantico Pitztal dove si può aspettare il tramonto a 3440 metri. E per la sera Innsbruck con le luci dei 170.500 cristalli Swarovski che illuminano l’albero di Natale, le 200 bancarelle dei tradizionali mercatini presenti in centro città, i ristoranti e le tradizioni dell’Avvento, è a portata di macchina o di autobus. Nella capitale delle Alpi poi, fino all’Epifania, si può cogliere l’occasione per un rilassante week end lungo tra neve e shopping con 164 euro per due pernottamenti.

Ecco alcune idee di quelle cogliere al volo appena aprono gli impianti.

UN GIORNO IN OMAGGIO Dolomiti Superstar: qui la formula magica dal 25 novembre al 23 dicembre nelle 12 località sciistiche del Dolomiti Superski è il 4 = 3 e comprende una giornata di soggiorno e di sci in omaggio su 4 giorni.  Al Bad Moos Dolomites Spa Resort di Sesto, incastonato nella verde Val Fiscalina, ad esempio, il “Dolomiti Super Première” con 4 notti e 4 giorni di skipass in mezza pensione, il pass per i mezzi pubblici e l’uso delle Spa Termesane parte da 594 euro a persona, mentre i non sciatori spendono 387 euro. Gli impianti della Croda Rossa si trovano appena fuori dall’hotel. Ma il divertimento continua. Con un unico skipass infatti si scia per l’intero comprensorio sciistico Tre Cime Dolomiti, 5 aeree per 90 km di piste o, volendo, con lo Ski Pustertal Express, si può raggiungere Plan de Corones.
In Val Senales, invece, fino al 22 dicembre una “toccata e fuga” di cinque pernottamenti con quattro giorni di skipass e noleggio sci parte da 311 euro in mezza pensione (al Natur-Aktiv Hotel Rainhof). Il comprensorio internazionale Breuil-Cervinia Valtournanche-Zermatt offre infine sette giorni al prezzi di sei, dall’hotel alla scuola di sci.

SKIPASS INCLUSO In Valtellina lo skipass è incluso nelle strutture aderenti all’iniziativa. Per chi sceglie Livigno e soggiorna almeno quattro notti in hotel o sette in appartamento, fino al 22 dicembre, lo skipass è in omaggio. Skipass gratis anche a Santa Caterina, nel cuore del parco nazionale dello Stelvio, se si prenota un soggiorno di almeno 4 notti in hotel in mezza pensione. E si può sciare anche a Bormio e a San Colombano. I tre giorni di Sant’Ambrio (7-10 dicembre) in mezza pensione all’Hotel Sport di Santa Caterina, a pochi metri dagli impianti, in mezza pensione e skipass incluso, costano 210 euro mentre se si riesce a ritagliarsi spazio per un ponte lungo cinque giorni (5-10 dicembre) costano 370 euro: cucina valtellinese doc, stanze e luminose e ambiente alpino assicurano un break prenatalizio che ritempra dalle fatiche del lavoro. Dal 10 al 23 dicembre pi conviene anche di più: : 5 giorni di mezza pensione e 4 giorni di skipass costano 300,00,  7 giorni di mezza pensione e 6 giorni di skipass 415, euro.
Anche il Wellnessresort Alpenschlossl & Linderhof di Cadipietra, in val Aurina, a 50 metri dagli impianti del Klausberg (comprensorio dello Skiworld Ahrntal/Valle Aurina con 23 impianti di risalita e 73 km di piste)offre lo skipass in regalo anche per soggiorni di soli 4 notti fino al 23 dicembre (quattro pernottamenti in premium all inclusive e 3 giorni di Skipass partono da 596 euro a persona). Qui, dopo una giornata di sport, ci si rilassa in oltre 3.000 mq di benessere.

PROMOZIONI DA NON PERDERE Svizzera Turismo e Engadin St. Moritz propongono, “Sant’Ambrogio a St. Moritz” con offerte da prendere a volo per invogliare gli ospiti dell’area milanese a scoprire l’Engadina, i suoi 350 km di piste baciati dal sole, i laghi e la natura incontaminata, il glamour di St Moritz e i tradizionali villaggi con le case decorate a sgraffito. Per chi vuole regalarsi un soggiorno davvero unico dove il comfort moderno incontra e il fascino di epoche passate, dal 7 al 19 dicembre ad esempio, l’indirizzo è quello del Grand Hotel Kronenhof di Pontresina, quasi un palazzo reale di 170 anni con vista sul ghiacciaio, sontuosi saloni affrescati e una zona spa di 2mila mq. Qui, dove soggiornavano reali e aristocratici, un soggiorno di due notti in mezza pensione, con skipass incluso, per due persone costa 900 euro. Nel vicino Hotel Schloss sempre a Pontresina, castello di fine ‘800 con una spa di 900 metri quadrati e dalle cui vetrate si ammira un panorama unico sulla Val Roseg, una coppia spende 600 euro le tre notti del ponte Sant’Ambrogio (7-10 dicembre) in mezza pensione, mentre lo skipass può essere acquistato a 36 euro al giorno, la metà del prezzo abituale con l’offerta “hotel+skipass” proposta fino a fine stagione da cento hotel del territorio.




Zermatt, regina delle nevi

Racchiusa al centro di ben 38 cime sopra i 4mila metri (praticamente il 33% di tutte le cime sopra i 4mila metri delle Alpi), Zermatt (1616 metri) è la regina delle nevi del Canton Vallese. D’inverno Zermatt è un sogno per tutti gli sciatori, dai principianti agli amanti del free ride, ma anche d’estate Zermatt è una destinazione da non perdere grazie ai 70 km di sentieri escursionistici tra boschi e pascoli e che offrono scenari particolarmente incantanti sulle cime.

Il villaggio alpino arroccato sul Monte Rosa e su cui domina il Matterhorn (ovvero il Monte Cervino per gli svizzeri) infatti è completamente pedonale e raggiungibile via treno o con romantiche carrozze, oltre che con meno suggestivi veicoli elettrici. Le macchine possono arrivare solo fino a Täsch, a 5 km da Zermat che poi è raggiungibile con un treno navetta della Matterhorn Gotthard Bahn ogni 20 minuti. 

Da non perdere, in qualsiasi stagione dell’anno, una tappa al Sunnegga un balcone sulla valle a 2.288 metri da cui si gode una impagabile vista sul Cervino, o meglio sul Matterhorn e raggiungibile in tre minuti dal centro del borgo grazie a un impianto di risalita sotterraneo, insomma una specie di metropolitana in quota che all’uscita lascia incantati a bocca aperta di fornite all’iconica forma del monte Cervino. Garantisce incredibili emozioni, in qualunque mese dell’anno, anche l’escursione a Gornergrat, a 3089 metri, risalendo la montagna con la ferrovia in cremagliera tra incomparabili scenari, piste, gallerie e muri di neve. Una gita che da sola vale il viaggio, anche per chi non scia. All’arrivo della funivia del Piccolo Cervino si può visitare il Palazzo di Ghiaccio, una serie di grotte scavate a 15 metri di profondità nel ghiacciaio.

L’offerta turistica di Zermatt è in grado di soddisfare qualsiasi desiderio per sportivi o meno sportivi: oltre alla prima traccia, alla discesa al chiaro di luna, all’heliski sul Monte Rosa (in teoria è possibile anche “circumnavigare il Monte Rosa, sci ai piedi, anche sul lato di Alagna grazie all’heliski e percorsi in free ride. È previsto un collegamento tra i due comprensori: Cervinia-Zermatt-Valtorunanche e Alagna-Champoluc e Gressoney), alle gite in slittino come alternativa allo sci, è prevista addirittura la possibilità di godersi gli ultimi raggi di sole che illuminano le vette intorno al villaggio alpino, gustando una fonduta in cabinovia. Per i più sportivi invece il comprensorio offre la possibilità di circuiti ad hoc come il “Matterhorn ski safari” silver o gold che, a seconda del circuito scelto, permette di percorrere tra 10mila e 12,5mila metri di dislivello in un giorno, senza mai utilizzare due volte lo stesso impianto. Si parte dal Rothorn, si prosegue attraverso Riffelberg, il ghiacciaio del Teodulo, Trockener Steg, il Matterhorn glacier paradise, Breuil-Cervinia, il Plateu Rosa e alla sera si ritorna a Zermatt passando per Stafelalp. E, soprattutto, soprattutto si scia circondati da uno scenario particolarmente suggestivo e protetti dall’ombra del Cervino e ai piedi, tra l’altro, del Monte Rosa.

Il “Matterhorn ski paradise”, ski area di Zermatt, garantisce una scelta di tracciati per tutti i livelli di sci grazie alle 26 piste blu, alle 76 rosse e alle 10 nere. E, per chi vuole godersi la giornata senza rischiare di essere travolti da chi predilige ritmi più “da gara”, il “Matterhorn ski paradise”“slow slopes”  offre la possibilità di “slow ski”. Le slow slopes sono situate nelle immediate vicinanze della zona sciistica dedicata ai principianti e sono nell’ordine la 5, la 6 e la 7 nel comprensorio di Rothorn, la 38 nel comprensorio di Gornergrat e la 56 nel comprensorio Matterhorn glacier paradise.

Da Zermatt si può scegliere di risalire verso il Sunnega Paradise e da lì proseguire per il Rothorn Paradise dove abbondano infinite piste rosse (come la 9 che poi prosegue in 11 e scende da quota 3100 fino a valle) e blu; o salire verso il Riffelberg e da lì al Gornergrat da cui si dipanano lunghissime piste, in prevalenza rosse, che offrono una vista suggestiva sul Cervino e sulla valle; o partire alla volta dello Scharzsee Paradise, dove si sviluppa il maggior numero di piste, e da lì, volendo, fino alla cima del Matterhor Glacier Paradise a 3883 metri. I tre comprensori di Zermatt sono tutti collegati sci ai piedi oltre che dallo ski bus elettrico. Non solo. Al momento il collegamento verso l’Italia (e Cervinia) è garantito sci ai piedi dal Matterhorn Glacier Paradise verso il Plateau Rosa (a 3480 metri) attraverso la pista 85 (rossa e blu), ma si prevede l’apertura di un impianto a fune che colleghi, prima o poi, le due cime. Una volta arrivati in vetta da non perdere la possibilità di scendere sul tracciato più alto del comprensorio e probabilmente uno dei più alti d’Europa: la Gobba di Rollin, a 3999 metri (raggiungibile da due skilift), da cui volendo ci si può tuffare in un percorso vertiginoso per 2200 metri di dislivello fino a Zermatt.

Oltre allo skipass internazionale che consente di sciare anche sulle due ski aree italiane (Breuil Cervina e Valtournanche), è possibile acquistare lo Snowpass Valais Unlimited per sciare in tutti i 2800 km di piste del Vallese. Chi poi non si volesse accontentare dell’offerta di Zermatt, con o senza le sue stazioni italiane (Cervinia e Valtournanche), piò scegliere tra ben 18 comprensori a pochi minuti d’auto.

 

 




Alsazia, una destinazione gourmande

L’Alsazia con i suoi castelli arroccati sulle dolci colline come il medioevale Haut Koenigsbourg, la suggestiva Strasburgo, la natura selvaggia con le sue foreste infinite e una tradizione gourmande tutta da scoprire, si propone come ideale per i prossimi ponti e, per chi può,  anche per una vacanza anche più lunga.

Route des Vins d'Alsace--®Tristan VuanoCathédrale de Strasbourg-®IstockICE CATTIN @ Cattin

Punto di partenza? L’irresistibile Strada dei Vini, 120 chilometri che, da nord a sud, attraversano una campagna tappezzata di vitigni e pittoreschi villaggi a graticcio (a iniziare da Selestat nota anche per la Bibliothèque Humanist e da  Riquewihr con i suoi imponenti bastioni e il Dolder, un portale a graticcio del 1200 sormontato da una torre campanaria) e che portano a una destinazione che è prorio il caso di definire divina: i 50 Gran Cru. Qui è emozionante dove perdersi fra le stradine dei piccoli villaggi, scoprire nidi di cicogna (a Hunawihr, chiamato il villaggio delle cicogne, nidificano oltre 100 cicogne  che vivono prevalentemente nella zona gestita dal Centre de Reintroduction de Cigognes), entrare nei cortili dei produttori di vino e ascoltarli mentre declinano la poesia del proprio terroir: riesling, gewurztraminer, sylvaner, pinot noir… e poi, inevitabilmente, lasciarsi tentare e riempire i calici per cogliere l’anima e i segreti dei vini d’Alsazia. Proprietà e cantine vinicole del territorio propongono diverse occasioni di ospitalità e scoperta tra laboratori di degustazione, casinò del vino, degustazioni alla cieca, quiz sugli aromi.

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Un buon inizio è il Domaine Cattin di Voegtlinshoffen affonda le sue radici addirittura la 18° secolo. Stabilitasi qui dal 1720 e proprietaria di circa 70 ettari di vigne, la famiglia Cattin costituisce una delle più grandi case vinicole alsaziane che lavora il proprio vigneto. Oggi, Anaïs e Jacques Cattin sono la 13° generazione di viticoltori con sede a Vœgtlinshoffen, sulle alture dei vigneti alsaziani, a pochi chilometri da Colmar, tra i borghi più suggestivi dell’Alsazia e con un mercatino di natale particolarmente pittoresco. Qui il visitatore si trova immerso nel mondo del domaine, con uno showroom che lascia vedere l’attività della cantina dietro una spettacolare vetrata. Ma il luogo sorprende soprattutto per il rooftop, con una vista a 360° sui vigneti. Uno spazio inedito che propone laboratori di degustazione a tema sui vini della proprietà e sugli abbinamenti piatti e vini.

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Détails Bibliothèque Humaniste - Sélestat-P-Mod Ville de Sélestat

Da non perdere poi:
Arthur Metz a Marlenheim – www.arthurmetz.com
Wolfberger a Eguisheim – www.wolfberger.com
Domaines Schlumberger a Guebwiller – www.domainesschlumberger.fr
Cave Vinicole di Cleebourg – www.cave.cleebourg.com
Domaine Dirler-Cadé – www.dirler-cade.com
Domaine du Bollenberg – www.bollenberg.com
Cave du Vieil Armand – www.cavevieilarmand.com
Domaine Klipfel a Barr – www.klipfel.com
Château de Riquewihr « Dopf & Irion » a Riquewihr – www.dopffirion.com

Sauna - Nature Spa - La Cheneaudière--®Jérome MondièreSpa - 5 Terres Hôtel à Barr-©Coralie Le Breton - Elles en parlentHall - 5 Terres Hôtel-®Serge Lohner 5 Terres Hôtel

Una buona base di partenza per esplorare il territorio è il Parc Hotel Obernai, struttura familiare iconica della Strada dei Vini d’Alsazia che ne prossimi mesi ha in serbo l’apertura di una sontuosa zona benessere il cui progetto è affidato allo studio SIEGRIST & CONSTANS. Un tempio del design contemporaneo, dai dettagli curati e dalle linee pure, che proporrà in particolare 1 piscina interna con 10 bacini, una piscina esterna infinity, 8 attività Spa, 3 saune, 2 hammam, 4 zone relax inedite, 5 spazi massaggio, un ristorante, un’area fitness e un innovativo boxing studio. Pensato come un viaggio iniziatico confidenziale, la piscina offrirà 10 diversi spaziatmosfera e 90 diverse attrazioni-acquatiche, che permetteranno agli ospiti di rilassarsi in un’acqua riscaldata a 33°, senza mai uscire dalla piscina. Vera rivoluzione, questo percorso balneo-sensoriale è un’esperienza unica. Lo spazio è dotato anche di 5 suites Spa dedicate al benessere, con sale di balneazione e grandi vetrate che offrono una splendida vista sul Massiccio dei Vosgi.
Per una dimensione più intima,  l’Hostellerie La Cheneaudière & Spa a Colroy-la Roche costituisce una struttura di charme in equilibrio perfetto tra la raffinatezza di un Relais et châteaux e l’autenticità della natura attorno.

Per maggiori informazioni:  www.france.fr e www.experience.alsace.com .

Chalet de marché de Noel-® Emmanuel VIVERGENoel +à Mulhouse-®Ville de MulhouseNoel +à Colmar-®OT Colmar




Oltrepò Pavese, terra di sapori e di scenari da riscoprire

L’Oltrepò come terra di sapori  e di scenari da riscoprire: dalla spumante, il primo metodo classico prodotto in Italia fin dal 1865 al salame di Varzi fino alle cipolle di Breme, agli asparagi di Cilavegna e ai tartufi, in un’area che offre percorsi naturalistici, termali e artistici d’eccellenza.  È questo l’obiettivo che si propongono Terre d’Oltrepò, la  maggiore Cantina sociale della Lombardia, frutto della fusione delle Cantine Sociali di Broni e Casteggio, L’Associazione Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, il Consorzio dei vini dell’Oltrepò Pavese e L’Enoteca Regionale della Lombardia in Oltrepò.

L’Oltrepò si estende tra Pavia, Alessandria e Piacenza è offre una grande varietà di paesaggi: dalla pianura con i campi a perdita d’occhio, alle colline ricoperte di vigne e per finire la alture coperte di boschi di acacie e querce. Terra di Bonarda, Buttafuoco, Casteggio, Pinot grigio, Pinot nero, Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese, l’Oltrepò si trova sul famoso 45° parallelo che ospita le maggiori terre viticole del mondo, a cominciare da quelle di Bordeaux.  Ma oltre vitigni (13.500 ettari di vigneto) in Oltrepò si può scoprire una terra paesaggisticamente interessante e ricca di storia, longobarda certo ma non solo. Secondo un’antica leggenda proprio tra i colli pavesi si era ritirato in fuga dagli intrighi dei palazzi londinesi, Edoardo II d’Inghilterra che proprio all’abazia benedettina di Sant’Alessandro di Butrio si dice abbia trascorso in totale isolamento gli ultimi anni della sua vita. Oggi, l’abbazia, circondata dai boschi, è costituita da tre piccole chiese intercomunicanti tra loro (Santa Maria, Sant’Alberto e Sant’Antonio) e offre una magnifica vista sulla natura circostante. Non è difficile immaginare come questo luogo incantato abbia potuto rappresentare un vero e proprio paradiso per esuli in fuga, ex capi di Stato compresi. Sono tanti i percorsi da scoprire in giornata o anche per un’intera vacanza: dalla strada per i vigneti da Stradella a Broni passando per San colombano e prevalentemente e in valle La Versa (un nome id certo evocativo per chiunque ami le bollicine), fino alle colline di Canneto pavese dove maturano le uve croatine (per il Bonarda) e le uve rosse per il Buttafuoco; all’itinerario del grande Fiume che si snoda lungo la zona rivierasca del Po da Voghera a Stradella passando per Lungavilla, patria della zucca Berrettina e del tartufi oltre che del Parco Palustre; al percorso ciclico dell’Alto Oltrepò che parte e finisce a Varzi toccando piccoli borghi ai confini di Liguria, Piemonte ed Emilia.

Il territorio si presta a una piena rinascita dei sensi come testimonia annualmente la manifestazione Oltrepò Oltregusto che per un intero fine settimana porta tra Broni e Stradella, patria terra di cantine e fisarmoniche, il meglio della cucina nazionale e internazionale invitando a riscoprire i prodotti del territorio in una veste che, senza dimenticare la tradizione, possa anche guardare al futuro

A iniziare da Claudio Sadler, titolare dell’omonimo ristorante milanese che proprio a Pavia ha mosso i primi passi da ristoratore rilevando nel 1982  la Locanda Vecchia Pavia. “Io e Oreste Corradi ci siamo prodigati per riportare questo locale in auge, era stato per anni una trattoria rinomata, ma dopo la sua trasformazione si era un po’ seduta. In un paio di anni l’abbiamo fatta rivivere, fino a che Oreste, dopo che io ero tornato a Milano nell’86, ha ottenuto al meritata stella Michelin, in parte mi sono sentito coinvolto, per aver portato a Pavia la stella Michelin, in un modo o nell’altro ho contribuito ai fondamentali per ottenere quel grande riconoscimento. Quindi la città e l’Oltrepò sono entrati nel mio sistema e ho iniziato a conoscere i suoi prodotti i vini e le tradizioni” racconta lo chef. Sadler ha voluto celebrare il legame con Pavia e l’Oltrepò rivisitando una ricetta della tradizione, la zuppa alla pavese.

Per Fabrizio Ferrari, chef a Unico, il legame “è di nascita e discendenza. La mia famiglia viene da un paesino a due km dal ponte di Spessa Po, Costa de’ Nobili che sino alla metà dell’800 era un tutt’uno con San Zenone al Po paese dei cuochi, di Gianni Brera e di ‘un certo’ Gualtiero Marchesi. Ci ritorno appena posso, è il mio luogo della memoria a cui sento di appartenere”. Anche per questo nella Carta di Unico c’è un menù degustazione denominato Pianariva “in onore al grande Gianni Brera, mio compaesano” su cui sono proposti i fondamentali della tradizione del basso pavese e comunque di tutto il territorio.

 

 




Al Liberty di Verona tra arte e musica e torte

Verona non è certo la città più fresca dove trascorrere un week end estivo, ma se si resiste al caldo e alla moltitudine di turisti stranieri che ogn giorn invndono la città veneta,  l’esperienza è di quelle che rimangono impresse nella memoria.  La città racchiusa tra Adige e mura è un incanto tra percorsi canonici, dalla “Casa di Giulietta” all’Arena fino a Castel Vecchio, e nuove proposte culturali come quelle periodicamente allestite al museo della Gran Guardia e al Museo della Lirica di Verona (dove fino a settembre va in scena Toulouse Lautrec, La belle époque) e la sera la città esplode con spettacoli di musica, danza e teatro.

L’ideale è arrivare con calma di venerdì, così da prendere confidenza con la città, i suoi complicatissimi mezzi pubblici (la sera e nei week end cambia la numerazione degli autobus) e magari concedersi uno spritz a Piazza delle Erbe circondati da due millenni di storia cittadina, dalla Madonna Verona di età romana che sormonta la fontana, ai palazzi medioevali, fino alla rinascimentale Torre dei Lamberti e al barocco fiorito di Palazzo Maffei. Un giro per le vie del centro tra la sciccosissima via Mazzini, dove sono radunate tutte le griffe più note a livello internazionale, il Liston con i suoi ristoranti che si affacciano sull’Arena, Piazza dei Signori, Porta Borsari, Via Cappello con l’arcinoto balcone di Giulietta  e Corso Sant’Anastasia, tra storia, arte, poesia e locande, lascia senza fiato. Se poi ci si sposta verso l’Adige, le caratteristica via Sottoriva (letteralmente sotto la riva dell’Adige), oltre alla bellezza dei portici e alle costruzioni medioevali, offre  una  miriade di osterie per  proseguire il giro prosecco e spritz o piuttosto dedicarsi a qualcuna delle specialità località: risotto all’amarone, baccala e polenta, forse non molto estivi ma sicuramente gustosi, accompagnati da vini locali come  Bardolino, Valpolicella, Soave e Amarone. Per un’occasione particolare, magari romantica,  il  Confusion in Ponte Nuovo 9  può essere una valida alternativa: un ambiente eclettico e ricercato dove il minimalismo è bandito e la cucina è una fusione di sapori mediterranei e orientali, la cifra è adeguata al posto. Si respira invece l’aria del borgo verso San Zeno, raggiungibile costeggiando l’Adige da Castel Vecchio. Qui, dopo una visita doverosa e assolutamente imperdibile all’omonima chiesa, dove troneggia sull’altare la pala del Mantegna e dopo una pausa relax nel chiostro, abbondano locali e baretti ben frequentati con tavoli all’aperto, atmosfera vivace  e meno turisti che nel resto di Verona. L’ingresso a San Zeno costa 2,5 euro ben spesi, con un po’ di più, 6 euro ci si assicura l’ingresso a Sant’Anastasia, una pinacoteca dove si ammira perfino Pisanello e non solo, San Fermo con la sua volta a carena dove  sono dipinti schiere di santi  e il complesso formato da Duomo e Battistero con una fonte battesimale del XII (spesso purtroppo utilizzata come poggia bottiglie dai turisti stranieri). Particolarmente interessante la visita alla Tomba di Giulietta non tanto per il sepolcro in sé custodito e attribuito alla sfortunata amante, in quella che, secondo le ricostruzioni avrebbe potuto essere il Monastero di Fra’ Lorenzo, quanto per il museo degli affreschi conservati nel museo circostante: si tratta infatti dei dipinti che trionfavano sui palazzi nobiliari di Verona (abbattuti per ragioni diverse, spesso per proteggere la città dalle piene dell’Adige). Simili affreschi  danno l’idea della meraviglia che un viaggiatore dei secoli scorsi poteva provare entrando nella “città dipinta”. Qualche affresco si vede ancora oggi sui muri dei palazzi storici, soprattutto in Piazza delle Erbe, non sarà come un paio di secoli fa ma la sensazione di meraviglia che imprime Verona è comunque una costante,  anche per altri motivi.

Soprattutto se di sera ci si lascia trasportare dalla dolce vita, tra teatri, spettacoli in Arena e, volendo, il divertimento di una “Night is Magic” nella vicina Gardaland dove fino a venerdì 14 luglio, ogni sera, dalle 21.00 alle 23.00, piazza Valle dei Re, cuore del Parco, si trasforma in una gigantesca pista con uno spettacolare DJ set.

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In città si può scegliere tra le 48 serate previste in Arena per la 95° edizione dell’Opera Festival (tra cui tre serate di Gala, compreso Roberto Bolle, e cinque titoli d’opera dove spicca la nuova edizione del Nabucco di Giuseppe Verdi che porterà l’opera in pieno Risorgimento italiano e la innovativa Aida de La Fura Dels Baus- prezzi a partire da 21 euro), concerti pop (renato Zero, Elisa, Fiorella Mannoia) e musical (La febbre del Sabato Sera) sempre in Arena, la stagione al Teatro Romano, la rassegna Teatro nei Cortili e una nuova versione itinerante di Romeo e Giulietta, sia in italiano che in inglese, a cura del Teatro Stabile del Veneto. Gli spettatori verranno accolti nel Piccolo Teatro di Giulietta con un aperitivo di benvenuto alle 20.30 e saranno poi accompagnati in un viaggio attraverso le piazze più belle della città e al Teatro Nuovo stesso.

Un indirizzo ideale per visitare la città è quello del B&B Liberty ( 333 158 4501) di Via Volturno 11, un’oasi di pace a pochi minuti dal centro (raggiungibile con l’autobus 41 o 10/15 euro di taxi dall’Arena). Dopo un’intera giornata passata immersi nella folla vociante (e spesso maleducata) dei turisti stranieri, il Liberty appare come un miraggio: a gentilezza e la calorosa accoglienza dei proprietari, il caffè sempre a disposizione degli ospiti e la doccia con cromoterapia preparano alla notte veronese nel migliore dei modi. Qui, in una villetta liberty di inizio ‘900 con giardino e piscina, ognuna delle camere preparate per gli ospiti ha una diversa personalità: l’oro delle camere in mansarda dedicate alle figlie dei proprietari e raggiungibili da una spettacolare scala di vetro,  il letto a baldacchino e il bonsai della “Romantica”, i mobili storici della “medioevale” e gli affreschi della “piccola” (che peraltro piccola non è). Ogni dettaglio è curato e  le creazioni artistiche del proprietario, Sergio, arricchiscono e personalizzano la struttura che così acquista una freschezza ancora maggiore. Davanti alle brioche alla nutella e alle torte preparate da Nicoletta per la colazione, gli ospiti della struttura  si trovano spesso a parlare della serata precedente in Arena o delle fiere che, periodicamente, trovano spazio nella vicina Fiera di Verona (a iniziare dal VinItaly per finire con il CosmoBike). Si fa amicizia e a volte di caffè in caffè non cis si accorge neppure del trascorrere del tempo. Per i più sportivi il Liberty mette a disposizione anche delle biciclette con cui  girare in città. Per tutti gli altri il consiglio è quello di lasciare la macchina parcheggiata in quest’area, dove il parcheggio è sicuro e gratuito, e muoversi con i mezzi (magari prendendo subito nota degli orari…Verona non è Londra!) … Spostare la macchina in centro costa caro e, alla, fine non è detto che si trovi posto nelle immediate vicinanza. Un’ospitalità a cinque stelle a prezzi accessibili.




Caramanico Terme, il benessere nella terra di Celestino V

 

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Caramanico Terme è un piccolo angolo di paradiso immerso nel Parco Nazionale della Majella ancora, per fortuna, celato agli occhi die più che raramente si spingono in questo territorio a due ore da Roma.  La distanza da Pescara è di soli quaranta km, ma una volta arrivati a Carmanico Terme sembra di entrare in una dimensione parallela: un piccolo borgo isolato e gentile dalle case di pietra completamente fuori dal tempo e circondato da una natura selvaggia. Non è un caso che proprio questo territorio, sia stato per secoli terra di eremiti che, nella natura, traevano forza e ispirazione.  Il più noto? Celestino V, il Papa del gran rifiuto che, tornato Fra Pietro Angelieri ha cercato rifugio in questa natura, oggi come quasi mille anni fa,  dalla struggente bellezza, dominata da aspri dirupi, picchi, praterie e e da boschi di faggi e frassini, modellati dalla roccia. Ma sul territorio, si contano una cinquantina tra eremi e antichi santuari, rifugio, nel corso dei secoli di mistici, ma anche di briganti e partigiani.

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A Caramanico Terme si arriva inerpicandosi da Pescara su una strada che attraversa gli Appennini, tra minuscoli borghi in pietra e boschi di querce e faggi. La strada, come si usa ormai dire, è “sfidante”, curve a perdifiato, ma con la bella stagione può essere perfino divertente percorrerla sulle due ruote. E soprattutto, una volta arrivati a destinazione, a Caramanico,  lo scenario è di quelli che aprono il cuore: il verde accecante dei boschi e il profumo delle ginestre in fiore che coprono la montagna danno le vertigini mentre lo sguardo vaga nel susseguirsi di montagne che si perde nell’orizzonte e su cui si staglia, maestoso, il profilo a panettone della Majella. Caramanico Terme si protende, con le case del borgo antico serrate su un crinale roccioso, verso la Valle dell’Orta, in un suggestivo susseguirsi di monti, fiumi e lievi ondulazioni con una profondità di scenario che mette i brividi. E, mentre l’orizzonte da Caramanico Terme spazia, senza trovare ostacoli, sull’infinito  le stradine del centro storico corrono ripide verso la parte bassa dell’abitato, dividendosi in vicoli e gradinate, aprendosi in piazzette incorniciate da palazzi e da chiese monumentali medievali.

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In questo borgo medioevale, confluiscono acque termali miracolose dai nomi decisamente evocativi, acque sulfuree e antiossidanti (“La Salute”) e acque diuretiche (“Pisciarello”) che aiutano a depurare l’organismo dalla frenesia quotidiana. Acque in cui immergersi, da bere, da inalare e alla base di prodotti mirati che, sapientemente applicati, purificano e rigenerano la pelle. Trascorrere un week end rigenera, ma una vacanza più lunga può ritemprare mente e fisico in vista dell’autunno. L’offerta non manca tra hotel a tre e a quattro stelle, appartamenti e camere, compreso l’Hotel Terme Maiella (085 92301), un albergo liberty completamente restaurato e inserito all’interno del parco in cui, dai primi del ‘900 è presente lo stabilimento termale storico delle Terme di Caramanico. Ma per una coccola in più l’indirizzo è quello de La Réserve (085 9239502) oasi che oramai da vent’anni, è il posto ideale per dedicare tempo a se stessi a contatto con una terra ricca di acque e di fanghi dalle proprietà terapeutiche, di verde e di aria pura.  L’hotel, progettato dall’architetto milanese Filippo Piattelli (e ristrutturato da Bruno Rainaldi, vincitore del Compasso d’Oro nel 2004) emerge per la sua struttura lineare e per il suo design d’avanguardia (La Réserve infatti era stata selezionato alla VI Biennale), ma al contempo rispettoso delle tradizioni, nel verde abbagliante della valle.

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Qui rigenerarsi è facile come respirare tra piscine termali affacciate sulla valle dell’Orfento, percorsi spa, trattamenti benessere di operatori sempre all’avanguardia  e l’attenta cucina della brigata di Antonello De Maria che, sotto l’occhio vigile del dottor Corrado Pierantoni, propone la tradizione abruzzese rivisitata in chiave salutista per una perfetta rémise en form.  L’offerta benessere conta su un centinaio di alternative tra massaggi orientali e occidentali, rituali termali, trattamenti estii e di medicina estetica per soddisfare, al meglio, le esigenze di ogni tipo di clientela, da quella giornaliera a quella settimanale, che cerca a La Rèserve la strada per ritrovare il proprio benessere.  Tra le novità il massaggio drenante integrato “pride” di Concetta e il trattamento facciale “staminal green” che, in nove passaggi accuratamente spiegati da Maria Grazia, toglie almeno cinque anni dal viso riportando alla luce il “tesoro” nascosto sotto stati di stress e diversi kg di trucco.  Da non perdere poi il massaggio californiano di Rita, operatore con oltre 31 anni di esperienza tra l’Hotel Terme Maiella e La Réserve, grazie ai movimenti molto estesi e avvolgenti sull’intero corpo, aiuta la circolazione e libera la mente dallo stress quotidiano o  il water stretch un trattamento eseguito in acqua che abbina tecniche di rilassamento ad altre di riequilibrio posturale e aiuta  a ritrovare la serenità nella propria vita quotidiana.

 

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Dal 2018 poi ci sarà una ragione in più per spingersi sulle montagne abruzzesi della Majella: tra La Réserve e l’Hotel Maiella Terme sarà infatti costruito un nuovo parco termale di quattro piscine di acqua sulfurea e zone curative, affacciato sulla valle dell’Orfento, dove potersi rilassare ammirando la natura circostante.

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Il benessere a Caramanico Terme passa anche dall’immersione nella natura che circonda il borgo. Il Parco della Majella invita alla scoperta degli imponenti paesaggi costellati da caratteristiche case in pietra e delle antiche chiese romaniche, testimoni di un misticismo che, da sempre, ha pervaso queste valli. A pied, a cavallo, in mountain bike o perfino in quad, un’escursione nel parco nazionale della Majella è sempre rigenerante, Majambiente (085 922343) offre diverse proposte di escursioni organizzate nel Parco e mette a disposizione le proprie competenze per l’organizzazione di escursioni personalizzate con guide professionali. Tra le mete consigliate e adatte a tutti: l’escursione ad anello che scende nella gola scavata dall’Orfento attraverso il sentiero delle scalette; le gole calcaree della valle e del canyon carsico delle “Marmitte Giganti o Rapide di Santa Lucia” e il safari notturno. Per chi ha più tempo la scoperta degli eremi millenari che ancora si trovano, celati, sula Majella, è un percorso decisamente suggestivo.

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Delta del Po e Polesine, una vacanza “lenta” nella natura

Un paesaggio sospeso tra terra e mare dove immergersi nella natura. Il Parco Delta del Po, Riserva della Biosfera Unesco “dove il Po diventa mare e il mare diventa terra”, è tutto questo e, con l’estate che avanza, costituisce una tentazione irresistibile per una vacanza dai ritmi lenti in cui sconnettersi dal mondo e connettersi con la natura, scoprendo tutto il mosaico di ecosistemi del parco a piedi, in barca, a cavallo o in bici.  I percorsi all’interno dei 140mila ettari di Parco, che si estende tra Veneto ed Emilia Romagna, sono praticamente infinti e piacevolmente adatti a tutti in un territorio praticamente pianeggiante che si apre su una moltitudine di paesaggi diversi.  In giornata si può scoprire la Sacca di Scardovari, paradiso dei cormorani e laguna più ampia del Delta dove si allevano le cozze nelle caratteristiche le “peociare” o Porto Tolle, nel cuore del parco e una delle zone più ricche di biodiversità in Italia. Da non perdere anche il percorso che dal Lido di Volano porta al Lido delle Nazioni, dove ci si può imbattere nei bianchi cavalli della Camargue al pascolo o le suggestive saline nei pressi di Comacchi. La tentazione tuttavia è quella di prendersi qualche giorno in più e lasciarsi travolger dal paesaggio e dai ritmi lenti di un territorio così particolare, magari trattenendosi qualche giorno al Barricata Holiday Village di Porto Tolle dove il grande fiume incontra il mare, tra canneti, valli, dune e arginiProprio qui, alla spiaggia delle Conchiglie, è stato ambientato il video di Voci, tratto dall’ultimo album di Zucchero, Black Cat. Il video si apre con l’immagine di Zucchero circondato da un paesaggio incredibile, quello del Po di Maista, il ramo più piccolo, ma anche più suggestivo del Delta del Po, si intravedono poi l’oratorio Mazzucco a fianco della Valle Pozzatini, Ca’ Vendramin e il canale di bonifica, il Casone di Valle Venier e ancora gli uccelli che si alzano in volo a Valle Sagraeda, l’argine del Po di Goro, dove la terra sembra incontrare il mare e, infine, la spiaggia delle Conchiglie.

IL DELTA DEL PO IN BIANCO E NERO Se poi si vuole scoprire il fascino, la storia e le tradizioni del Delta del Po, fino al 2 luglio il Palazzo della Roverella di Rovigo offre uno scorcio davvero unico sulla vita nel Delta del Po settant’anni fa. Il percorso espositivo raccoglie infatti cento scatti di Pietro Donizelli considerati un capolavoro della fotografia neorealista e dedicati alla “Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni cinquanta”. La mostra permette inoltre di visitare la pinacoteca del Palazzo, generalmente chiusa al di fuori dei periodi di esposizione, dove sono si possono ammirare artisti come Tiziano, Tintoretto, Tiepolo e Palma il Giovane. Per oltre settant’anni comunque il Delta del Po è stato protagonista del grande schermo italiano in quaranta film d’autore, documentari e i videoclip girati nel Polesine dagli anni Quaranta del secolo scorso a oggi. Uno scenario davvero speciale per questa terra tra due fiumi, Po e Adige, che si intravede tra l’altro nel sesto episodio di Paisà di Roberto Rossellini, girato a Porto Tolle e nella laguna del Basson, suggestivo scenario naturale a ridosso della foce del Po di Pila. Non solo. Nel 1943 Luchino Visconti girava Ossessione a Occhiobello portando sul maxi schermo atmosfere tipicamente polesane: l’aria pesante e calda, il frinire delle cicale, l’umidità che s’incolla ai corpi e alle vite dei protagonisti di questa torbida vicenda. Una vicenda che esordisce nell’osteria dei Bragana, in zona Polesella e che si snoda lungo gli argini ferraresi del Po. Anche Michelangelo Antonioni  aveva in mente il Polesine come luogo emblematico di sentimenti forti dove ambientare Il grido, con Alida Valli. Il film avrebbe dovuto essere girato tra Pontelagoscuro, Occhiobello, Ca’ Venier e Punta Maistra, ma la rotta del Po, nel 1956, fece operare dei tagli alla sceneggiatura e un ripensamento generale di tutte le location. La particolare atmosfera di queste terre ha poi ispirato La casa delle finestre che ridono di Pupi Avati, divenuto un vero e proprio cult, con molte sequenze registrate a Ca’ Venier e nelle valli da pesca di Scardovari. Qualche scorcio di Contarina, frazione di Porto Tolle, lo ritroviamo anche ne La vacanza (1971), una delle prime opere di Tinto Brass, che vede protagonisti Vanessa Redgrave e Franco Nero.

TESORI RODIGINI Una visita alla mostra “Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni cinquanta” offre inoltre un’occasione da non perdere per  scoprire Rovigo, città delle rose citata dall’Ariosto  e cuore del Polesine, la leggendaria terra tra i due fiumi (Po e Adige), snodo di commerci, storia e tradizioni, ma sostanzialmente sconosciuta ai più che, in genere, passano da Rovigo senza fermarsi. Ed è un peccato visto che le tracce della storia pluricentenaria della città delle rose non mancano come i numerosi palazzi nobiliari dell’epoca d’oro della città veneta che si affacciano su Piazza Vittorio Emanuele  dal cinquecentesco Palazzo Roverella, all’Accademia dei Concordi fino alla Loggia dei Nodari e al Teatro Sociale. In qualsiasi altro posto al mondo a determinare una sosta basterebbe il Tempio della Beata Vergine del Soccorso (detto la Rotonda per la sua forma ottagonale), chiesa dove il tema sacro si sposa, singolarmente, a quello civile con grandi tele raffiguranti i miracoli della Vergine e i podestà veneti. La cucina rodigina merita poi una pausa prolungata. Dopo un intenso tour tra arte e monumenti, i panini gourmet rivisitati con i prodotti della tradizione, come quello a base di baccalà mantecato e cipolle caramellate, creati dall’Osteria Trani rappresentano la giusta ricompensa, soprattutto se accompagnati dall’immancabile cicchetto. Le tipiche sarde in saor (sarde fritte in agrodolce) si assaggiano invece da Alicanto, magari su un tavolino all’aperto affacciato sull’ex ghetto della città.

VILLE PALLADIANE, DISTRETTO DELLE GIOSTRE E TESORI ETRUSCHI I dintorni di Rovigo fanno parte di quel patrimonio artistico culturale di cui talvolta si ignora la grandezza, ma  dove storia e natura, tradizione e innovazione si fondono in un territorio ricco di eccellenze ancora poco conosciute, alla scoperta di un turismo capace di sorprendere diversamente nelle varie stagioni. Basta allontanarsi di pochi di chilometri dal capoluogo veneto, in una campagna piatta attraversata da una ragnatela di canali, capita, sorprendentemente, di imbattersi in ville cinquecentesche dove arte e natura sembrano fondersi in gioielli architettonici come la villa Badoer di Andrea Palladio a Fratta Polesine. Una passeggiata nella minuscola Fratta Polesine lungo il canale dello Scortico è particolarmente romantica al tramonto, quando l’ocra e l’arancione del cielo illuminano la Baodera e la vicina villa Molin Avezzù e si riflettono nell’acqua. A pochi minuti dai palazzi nobiliari del borgo, la locanda “Al Pizzon”, ricavata in un antico mulino, è il rifugio ideale dove godersi le ricette della tradizione (il menù degustazione costa 30 euro), una cucina a metà strada tra quella veneta e quella estense di Mantova e Ferrara. Se invece da Rovigo si va verso Est ci si imbatte in Adria, città fondata dagli etruschi su un porto di fiume e punto strategico dei trasporti fluviali dell’era paleo veneta e che ha dato il nome al Mar Adriatico. Qui, al Museo Archeologico Nazionale, sono custoditi tesori dell’arte etrusca, ma anche greca e romana e reperti più antichi del territorio. Se poi ci si spinge un po’ più in là, a 50 km da Rovigo, si può persino visitare il Museo della Giostra a Bergantino. Il Polesine infatti è la capitale del distretto della giostra made in Italy.

 

 

 




Val Verzasca, i Caraibi del Canton Ticino

Sembrano i Caraibi eppure è il Canton Ticino. In Svizzera, a pochi km dal confine italiano, la piscine naturali della Val Verzasca costituiscono un’attrazione irresistibile, soprattutto in estate quando a Milano, a due ore di distanza da questo paradiso naturale, la ricerca di refrigerio sembra un miraggio.  In Val Verzasca l’acqua scorre come smeraldo liquido tra boschi, villaggi e pascoli e i colori vivi invogliano  un bagno rinfrescante …o meglio, ghiacciato.

Il Ponte dei Salti in Val Verzasca. Foto Credits: Foto Credits: Luciano Meoni
Il Ponte dei Salti in Val Verzasca. Foto Credits: Foto Credits: Luciano Meoni

La meta è perfetta per una fuga dalle torride estati cittadine. Anche per una sola giornata. Ma un week end, meglio se lungo, permette di rigenerarsi completamente e di poter affrontare, ricaricati, afa e fatica.  Da Gordola, nei pressi di Locarno, ci si inerpicarsi lungo la strada che risale fino a Sonogno. E fin da subito lo spettacolo è di quelli che si imprimono nella memoria. Dopo solo pochi minuti di strada, infatti, ci si imbatte con la mastodontica diga di Contra, 220 metri di vertiginosa parete verticale che, sbarrando il corso del fiume Verzasca, hanno creato il lago artificiale di Vogorno. Proprio qui, in quello che è stato il palcoscenico delle avventure di James Bond (all’epoca Pierce Brosnam) in “Goldeneye”, non mancano mai gli intrepidi pronti a sfidare il vuoto con un volo di bungee jumping: sette e mezzo di caduta libera e parallela alla imponente diga, trattenuti solo da una apposita fune. I voli regalano adrenalina pura … anche solo da spettatori  (per informazioni Trekking Outdoor Team+41 091 780 78 00. Primo salto: 255 franchi svizzeri).

L'acqua irresistibile della Val Verzasca. Il Ponte dei Salti in Val Verzasca.  Foto Credits: Luciano Meoni
L’acqua irresistibile della Val Verzasca. Il Ponte dei Salti in Val Verzasca. Foto Credits: Luciano Meoni

Ancora qualche curva e si arriva al Ponte dei Salti di Lavertezzo, un doppio ponte di pietra del XVII secolo utilizzato in estate come una sorta di trampolino olimpico per rinfrescarsi nell’acqua ghiacciata del fiume. La tentazione di avvicinarsi all’acqua a questo punto è irresistibile: qui infatti, dove il Verzasca rende onore al suo nome, “acqua verde”, il fiume si insinua tra le rocce bianche creando piscine naturali dove il colore delle acque passa, a seconda della luce, dal turchese allo smeraldo. Dal ponte partono dei sentieri per scendere al fiume dove concedersi un tuffo veloce prima di sdraiarsi al sole o effettuare un’immersione meglio se accompagnata visto che le acque irresistibili e maliarde sono anche soggette a correnti pericolose (rivolgersi al Gruppo Sub Verzasca, +41 79 65 60 918 o all’Associazione Maggiore Diving,  380 9065101, che organizza uscite di gruppo sulla base di un calendario consultabile sul sito e prevede la possibilità di organizzare escursioni su richiesta ). Per chi infine vuole esplorare il fiume da un punto di vista diverso, dal fiume, non mancano le proposte di torrentismo (Swiss Challenge +41 41 282 28 82) o di canoying che prevede la discesa a piedi di impervi tratti di corsi d’acqua montani superando gli ostacoli con corde, tuffi, scivolate o passaggi di arrampicata in discesa (Adreventura Sagl, +41 78 948 12 81, un’escursione di mezza giornata costa circa 150 franchi).

 

Sole e tuffi in val Verzasca. Foto credits: Luciano Meoni
Sole e tuffi in val Verzasca. Foto credits: Luciano Meoni

Risalendo ancora il corso del fiume, si arriva poi fino a Sonogno, un borgo pittoresco dove concedersi il meritato relax, magari in un tipico grotto davanti a un buon bicchiere di merlot, il vino tradizionale del Canton Ticino.  Al Grotto Efra (+41 91 746 11 73)  c’è perfino una pista di bocce e, se il clima lo consente, si può ordinare polenta e merlot sulla terrazza offre uno spettacolo meraviglioso sui Monte Zucchero, Corona di Redorta e Pizzo di Mezzodì. Anche al Grotto Sassello (+41 917461309) si può godere di una terrazza immersa nel silenzio della valle; mentre il punto di forza del Grotto Redorta (+41 91 7461334) sono invece i prodotti a km zero dai formaggi alla trota di fiume.  A Sonogno arriva poi un percorso particolarmente apprezzato per le bici che passa da Brione a Verzasca fino a Sonogno, e permette di pedalare su un territorio piuttosto pianeggiante alla scoperta delle meraviglie della Val Verzasca e dei suoi colori. Un buona idea in questo caso potrebbe essere quella di portarsi l’occorrente per un pic-nic: prati e pascoli  non mancano, così come non manca l’acqua gelida dove riporre bibite e angurie, e spesso, in Val Verzasca e comunque in Svizzera, ci sono strutture pubbliche dove poter preparare una grigliata in compagnia. Insomma un giorno qualunque in Val Verzasca si può trasformare in una esperienza indimenticabile.

Immersione in Val Verzasca. Foto credits: Associazione Maggiore Diving
Immersione in Val Verzasca. Foto credits: Associazione Maggiore Diving

Per gli amanti delle camminate più o meno impegnative la Val Verzasca offre solo l’imbarazzo della scelta. Tra i tanti se ne segnalano tre. Il Sentierone Val Verzasca, è una vecchia mulattiera che si snoda attraverso l’intera Valle, da Tenero a Sonogno ed è segnalata dai colori bianco-rosso; il Sentiero delle piscine naturali che parte da Sonogno e arriva, snodandosi per 13 km lungo il fiume a attraversando villaggi e boschi, fino a Lavertezzo; e la più impegnativa Via Alta della Val Verzasca che collega il rifugio di Borgna a quello del Barone, passando per gli altri tre: Cornavosa, Efra e Cognora.

 

 

I mille colori della Val Verzasca. Foto Credits: Luciano Meoni
I mille colori della Val Verzasca. Foto Credits: Luciano Meoni