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Luigi Ghirri: il paesaggio dell’architettura in mostra alla Triennale

di Federico Poni – È stata inaugurata, in occasione della Milano Arch Week 2018, la mostra “LUIGI GHIRRI, IL PAESAGGIO DELL’ARCHITETTURA

Devoto della pop art, Ghirri, sicuramente uno dei più grandi fotografi italiani, è stato pioniere del mezzo della pellicola a colori con cui ritrae il binomio paesaggio/architettura, partendo sempre dal legame con il suo territorio natio, con la dimensione della storia e della memoria, che rappresenta la costante di tutte le sue fotografie.

Attraverso l’adozione di metodi di osservazione e registrazione ispirati al modello della collezione (ma non del collezionismo), Ghirri vuole stabilire un inventario della cultura materiale italiana (e non). Infatti, buona parte della retrospettiva mette in luce la decennale collaborazione tra il fotografo emiliano e la rivista Lotus International, che ha dato all’architettura un nuovo punto di vista.

È proprio grazie agli archivi di Lotus International che ha preso vita  questa grande esposizione.

Ghirri, che ha avuto una formazione da geometra, ha sperimentato la fotografia da autodidatta. I suoi riferimenti culturali derivano da diversi ambiti artistici: non cerca né vuole la citazione colta, non vuole nemmeno formulare un credo estetico. Ghirri indaga modelli di comportamento e ci riesce tramite lo studio del medium dell’architettura.

Entrando nell’esposizione si riesce a vedere tutto l’allestimento, composto da due parti: la sala delle stampe e il corridoio delle diapositive.

Nel primo scenario le preziose stampe originali sono poste su piedistalli che permettono al pubblico di entrare realmente a contatto con le opere: le fotografie, non essendo di grandi dimensioni, rendono possibile una lettura veramente intensa e semplice.

Più in particolare, questo spazio espositivo è suddiviso in sette sezioni: “Un’idea dell’Italia”, che raccoglie molte opere dalla celebre mostra Paesaggio Italiano tenuta a Reggio Emilia nel 1989; “La grande pianura”, dedicata ai servizi fotografici svolti da Ghirri sui progetti di Aldo Rossi a Modena e a Parma su commissione di Lotus; “Nel Giardino” che racconta il servizio svolto nel 1983 sul cimitero di Carlo Scarpa a San Vito di Altivole; “Il percorso” dedicato al servizio del 1988 sulle opere di Jože Plečnik installate sul lungofiume di Lubiana; “Progetto domestico” sulla mostra omonima del 1986 esposta in Triennale; “La Triennale e il parco” con una selezione di immagini inedite di un ampio servizio realizzato nel 1986 sulla Triennale ma anche sul parco Sempione, il Castello Sforzesco, l’Arco della Pace, la fontana dechirichiana dei Bagni Misteriosi e altri luoghi milanesi. Infine “Atlante Metropolitano” comprende fotografie anche di altri autori internazionali sul tema della città e della metropoli.

Nel corridoio a lato si succedono proiezioni di grande formato, che permettono al pubblico di immergersi nelle opere.

Sul fondo compare una gabbia, ispirata dalle fotografie di Ghirri dell’installazione di Achille Castiglioni per la Triennale del 1986, con applicate fotografie di vari allestimenti di artisti e architetti, da Marcel Duchamp a Mario Merz, da Carlo Santachiara a John Hejduk e altri.

Nel contesto di un violento capitalismo in continua crescita, dopo la fine della guerra fredda, Ghirri ha elaborato un nuovo modo di guardare il mondo intorno a sé, in primo luogo attraverso una tecnica (l’uso del colore in particolari condizioni atmosferiche che danno risalto al concetto di temporalità), ma soprattutto attraverso una nuova e inedita riflessione sul paesaggio urbano.

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Informazioni

Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura

A cura di Michele Nastasi

Allestimento di Sonia Calzoni

Grafica di Pierluigi Cerri

Fino al  26 agosto 2018

Triennale di Milano

Da martedì a domenica, ore 10.30 – 20.30

Biglietti: 7 euro (intero) / 6 euro (ridotto)

Triennale di Milano

Viale Alemagna 6

20121 Milano

T. +39 02 724341

www.triennale.org




Parole&Musica Academy, la scuola per i professionisti del canto e della musica di domani

di Giuliana Tonini – A Milano, in via Savona, c’è una scuola di eccellenza perfetta per chi ha la passione del canto e della musica, e per chi vuole farne la propria professione. È la Parole&Musica Academy a.p.s., fondata da Cristina Mascolo, Jose Mascolo e Lisa Cais.

La scuola mette a disposizione un’offerta di formazione a 360 gradi. Le discipline in cui può si può scegliere di cimentarsi sono davvero moltissime. Basta andare sul sito www.paroleemusica.net per farsi un’idea.

Si organizzano, ad esempio, oltre ai corsi base di tecnica e interpretazione di canto, corsi specialistici in canto lirico, canto e chitarra, canto e pianoforte, canto per performer di musical, canto in duetto, canto gospel, comportamento scenico.

Anche l’offerta formativa nell’ambito degli strumenti musicali è davvero molto ampia. Chi vuole, oltre agli strumenti più ‘classici’ come il pianoforte, la chitarra, il violino e la tromba, può imparare a suonare, ad esempio, l’ukulele, il banjo e la cornamusa.

Si può scegliere tra corsi individuali e collettivi, senza tralasciare i programmi appositamente dedicati ai bambini tra i 5 e gli 11 anni.

Ci sono, inoltre, moduli mirati per professionisti che desiderano perfezionarsi e corsi di preparazione per chi deve affrontare provini o audizioni.

Tutti gli insegnanti sono professionisti di standing altamente qualificato.

Le iscrizioni sono aperte tutto l’anno. Parole&Musica Academy a.p.s. è davvero il posto giusto dove dedicarsi alle proprie passioni artistiche.

Informazioni e contatti:

Sede

Parole&Musica Academy a.p.s.

Via Savona 26, Milano

​Email info@paroleemusica.net

Tel. segreteria: 02.58114176 (dal lunedì al venerdì, h. 14:00 – 20:30)

​informazioni sui corsi di canto: 349.5955520

​Informazioni sui corsi di musica: 335.6460237

Sito internet www.paroleemusica.net




Miriam Prato: Rinnovare l’Antico

di Emanuele Domenico Vicini – Sabato 14 aprile 2018, negli spazi del Broletto di Pavia, in Piazza della Vittoria, si inaugura una nuova mostra di Miriam Prato, una delle più famose pittrici pavesi, ormai collezionata in molti musei del mondo.

Miriam Prato, che per anni ha diviso la sia vita tra la professione di restauratrice e l’arte della pittura, è una delle più interessanti espressioni di quel filone dell’arte contemporanea fondato sul recupero colto della tradizione, come punto di partenza per libere interpretazioni e affascinanti giochi compositivi.

Tramontati i grandi miti delle avanguardie che hanno popolato a fasi alterne molta parte del XX secolo, esauritasi la spinta propulsiva del concettualismo che tanto aveva animato lo scenario artistico del secondo Novecento, il ritorno alla manualità, il recupero di profonde competenze tecnico pittoriche di tradizione, la consapevolezza del valore dell’immagine nella sua sensorialità e comprensibilità sono le mete che molta arte si è posta negli ultimi decenni.

Cogliendo gli spunti più ricchi che il suo lavoro di restauratrice leha offerto, Miriam Prato opera sulle incisioni delle Cronache di Norimberga, o su artisti come Giovanni Battista Bracelli, o ancora su tavole di Albrecht Dürer; le riproporziona, ne estrapola, a volte, dettagli e le inonda di colore, le trasforma in fiumi di inebriante vitalità cromatica. I cieli si tingono di toni di arancio, di blu, di nero; le figure prendono vita, circondate da abiti luminosi, da dettagli sgargianti e inebriate dai colori del nuovo mondo nel quale Miriam li pone.

Il suo lavoro manifesta un complesso processo culturale, nella scelta delle opere da cui muovere, nella elaborazione delle relazioni tra forme e colori che vengono stesi sulla tela.

Al contempo, Miriam sa porsi con rara intelligenza ed eleganza sull’impervio crinale dell’arte di oggi. Le sue tele non sono soltanto esempi di colto citazionismo, non si limitano a dichiarare uno degli assunti della contemporaneità postmoderna, cioè che non esistono più distinzioni diacroniche o gerarchiche nell’intero bagaglio della tradizione artistica; esse sono il frutto di una profondissima competenza e conoscenza dell’arte antica e della grafica in particolare. Gli equilibri cromatici, le soluzioni e i tagli compositivi, i calibratissimi rapporti tra pieni e vuoti nascono dalla meditazione quotidiana sull’immagine antica.

Le scene dipinte di Miriam Prato ci invitano così a una passeggiata intellettuale, circondati dalla storia dell’incisione rinascimentale e moderna; ci accolgono in una sorta di città virtuale (soggetto tra i più frequentati dalla pittrice) dove ci confrontiamo con il passato, ne esorcizziamo la distanza e ce ne appropriamo nuovamente, ridisegnandone il valore metaforico, alla luce della complessità del nostro presente.




Vesna Pavan alla Biennale delle Nazioni

Vesna Pavan parteciperà all’esposizione BIENNALE DELLE NAZIONI (16-19 marzo) presso la Scuola Grande della Misericordia di Venezia con la collezione SKIN ciclo GALAXI. I lavori SKIN sono la messa in scena della figura umana come materia liquida. È colore colato, smaterializzato da qualsiasi supporto e cristallizzato in un attimo preciso del suo tempo di essiccazione.

La tecnica Skin è stata paragonata dai critici a quelle delle avanguardie degli anni Cinquanta: dalle tele cauterizzate di Alberto Burri al dripping di Pollock, fino all’Espressionismo Astratto degli squarci cromatici di Clyfford Still, a cui si aggiunge quel côté più pop, esclusivamente americano, di Claes Oldenburg o Robert Rauschenberg.

Vesna Pavan, figlia d’arte, nasce a Spilimbergo (PN), la prima mostra risale al 1992. La sua ricerca creativa unisce influenze orientali e un esuberante tocco contemporaneo. Design, moda e lifestyle si contaminano l’un l’altro nelle produzioni dell’artista. È fondatrice del Cromatismo Pavaniano e Ambasciatrice dell’Arte Italiana in Russia.

La Biennale delle nazioni è un evento organizzato da EA edizioni che ha l’obiettivo di valorizzare l’attività artistica e informare il mercato dell’arte odierna. È un meeting mondiale che avrà come protagoniste la pittura, la scultura e la grafica, dando spazio ad alcuni tra i migliori artisti contemporanei provenienti da diversi Paesi.

 

Informazioni sull’intera produzione artistica di Vesna sono disponibili sui siti www.vesnapavan.com e www.spaziom7.com
Biennale delle Nazioni (16-19 marzo 2018)
Scuola Grande della Misericordia
Sestiere Cannaregio 3599 – 30121 Venezia (VE)

 




I volti che hanno cambiato la storia: Lady Be al Castello Visconteo di Pavia

di Emanuele Domenico ViciniLady Be, nome d’arte di Letizia Lanzarotti, dedica alla città di Pavia, nella cui provincia è nata e cresciuta, una mostra personale sui volti che hanno cambiato la storia.

L’artista pop, giovanissima ma già famosa in tutto il mondo (ha esposto a New York, Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Malta, Berlino, Barcellona, Londra, Düsseldorf) presenta 50 opere tutte realizzate con la tecnica di sua invenzione definita dai critici d’arte “mosaico contemporaneo”.

Sentivo la necessità di esporre a Pavia – dice Lady Becittà che mi ha dato tanto e in cui ho compiuto i miei studi. Ho realizzato la maggior parte delle opere esposte proprio per questa mostra. La mia tecnica consiste nel comporre mosaici, utilizzando come tessere oggetti di plastica di recupero di uso comune. Ognuno, avvicinandosi alle mie opere, potrà riconoscere penne, tappi, giocattoli, bottoni: mi piace l’idea di lanciare, con la mia tecnica, un messaggio forte per il recupero e la sostenibilità ambientale”.

Le opere di Lady Be vanno guardate da lontano, per godere della visione di insieme di un’immagine che sembra un dipinto e che, avvicinandosi passo passo, mostra tutta la sua matericità, la sua ruvidezza, la scabra complessità della sua superficie, nata dall’accostamento paziente e maniacale di piccoli oggetti, di frammenti del quotidiano, triturati dal consumo e dal tempo, che ritornano, loro malgrado, vivi, in un’opera d’arte.

La seconda vita della materia e delle cose è un tema ormai ben consolidato nella pratica artistica del Novecento e oltre, da Marcel Duchamp in avanti. Fa parte di quelle intuizioni che non invecchiano, che sanno adattarsi ai tempi e riescono a comunicare con forza in ogni epoca, soprattutto quando, come fa Lady Be, sono reinterpretate in una chiave pop attualissima.

Le star della modernità che Lady Be immortala sono colte nelle loro iconografie, o pose, più note, più divulgate, più commerciali; sono riconoscibili perché riprodotte così come siamo abituali a vederle. Così paiono perdere la loro individualità, la loro unicità umana, per trasformarsi in icone del loro tempo, un tempo che, come ogni atto comunicativo moderno, è infinitamente potente, ma infinitamente breve. L’Andy Warhol di Lady Be non è solo l’“uomo”: è la “persona” di uno dei più famosi autoritratti del pittore. Il Gesù della prima sala è il Gesù di Nazareth di Zeffirelli, interpretato da Robert Powell.

I colori flash che Lady Be usa, l’efficacissima intuizione stilistica di creare sfumature come successione di toni saturi, amplificano la comunicazione artistica e generano l’“effetto megafono”, specchio del nostro tempo.

Allo stesso tempo, la parcellizzazione molecolare dei frammenti riciclati nella superficie ci rivela a caducità inarrestabile dell’immagine, la fine imminente di un ciclo temporale che tutto travolge e travolgerà.

Molto efficace è naturalmente la collocazione delle opere di Lady Be a ridosso dei mosaici romanici: è facile intuire la relazione che si compie nei medesimi gesti di artisti che a centinaia di anni di distanza compiono lo stesso paziente lavoro e sanno passare con disinvoltura dal grande al piccolo, alla ricerca di una misura visibile della realtà.

Ancora più interessante forse però è la relazione che implicitamente si instaura tra i volti composti di frammenti di materia moderna e le sale del romanico pavese, musealizzate proprio per sottolineare il ruolo di quei materiali antichi. Essi sono frammenti del passato, da leggere per intuire la complessità della Storia.

Lady Be legge i frammenti del tempo presente, rivelandone immediatamente la caducità e l’ammaliante, ma drammatica instabilità.

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I volti che hanno cambiato la storia

11 marzo – 20 maggio 2018

Musei Civici – Castello Visconteo Viale XI Febbraio 35 – Pavia

Orario: Da martedì a domenica: ore 10 – 18 Sabato 19 maggio, apertura straordinaria anche dalle 21 alle 24, in occasione della Notte dei Musei.

Ingresso alla mostra con biglietto della sezione romanica (4 euro),
Gratuito fino a 26 anni e dai 70 anni, studenti universitari e soci ICOM.




Cartoomics: mondi paralleli in fiera

di Morgan Le Fay – Se, a partire dal prossimo venerdì fino a domenica, vi imbattete, per strada o in metropolitana, in Darth Vader, gli Avangers, Frodo o Lara Croft, state tranquilli: non siete in preda alle allucinazioni! È iniziato “Cartoomics”, l’appuntamento milanese dedicato a cinema, fumetti, giochi e collezionismo, che da ormai 25 anni richiama appassionati e curiosi di ogni età.

Proprio per festeggiare il quarto di secolo, l’edizione 2018 si prospetta ancora più ricca di eventi e novità: ben 45,000 metri quadrati allestiti nei padiglioni della Fiera Milano Rho ospitano incontri, mostre, gare e sfilate di cosplay, tornei, workshop, spettacoli interattivi… e tante novità. C’è solo l’imbarazzo della scelta!

Alle già numerose aree tematiche (editoria, cinema, action, fantascienza, fantasy, videogames), quest’anno sono stati aggiunti tre nuovi spazi: Horror, Western e Kids, quest’ultimo destinato ai bambini, che saranno coinvolti in tantissime attività, tra cui laboratori di tecnologia e robotica, giochi e creatività.

L’amatissima area Games offre oltre 1000 metri quadrati per i giochi da tavolo, di ruolo e di carte collezionabili, dove sono presentate le novità di settore e si può interagire con esperti e autori indipendenti.

Tra le novità più interessanti, il debutto di Cartoomics University, con vere e proprie lezioni di fumetto, cinema, musica, sceneggiatura, marketing e giornalismo, tenute da “mostri sacri” come Altan, Bruno Bozzetto, Silver, Maurizio Nichetti e molti altri (sarebbe davvero troppo lungo citarli tutti).

Fitto anche il calendario delle tavole rotonde e degli incontri con autori e disegnatori di fama internazionale, le anteprime di film, anime e videogiochi.

Ma anche se non siete fanatici di Star Wars, di Assasin’s Creed o di manga e desiderate semplicemente divertirvi e trascorrere una giornata diversa, vi piacerà anche soltanto ammirare i costumi dei cosplay, curiosare tra gli stand e farvi conquistare da un libro, un poster o un gadget che mai e poi mai avreste pensato di comprare… là fuori, nel mondo “normale”. Ma sappiatelo: una volta varcate le porte di Cartoomics, proprio come Alice in Wonderland, entrerete in un’altra dimensione, una realtà parallela, dove tutto diventa possibile, e dove anche voi non sarete più gli stessi!

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Cartoomics
9-10-11 marzo
Fiera Milano Rho
, h 9,30-19,30
Tutte le info su www.cartoomics.it




Pavia 14 marzo (3,14) – Pi greco, un mondo che non finisce

Per la seconda volta la città di Pavia festeggia il Pi greco. A promuovere l’evento l’Università degli Studi di Pavia in collaborazione con ARMT Milano (un’associazione di matematici no profit), l’Istituto Volta di Pavia, con il contributo dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica “Severi” di Roma. La manifestazione, nata da un progetto a cura di Valeria Ferrari e Dario Molinari, patrocinata dal Comune di Pavia, si avvale della collaborazione delle scuole del territorio, per incoraggiare lo studio della matematica in modo sinergico con altre discipline (umanistiche, artistiche, musicali,…).

Se nella scorsa edizione si è analizzato il Pi greco da un punto di vista geometrico, in omaggio alla figura del cerchio, l’edizione del 2018 lo analizzerà a partire dai suoi aspetti aritmetici e dalla sua natura di numero irrazionale trascendente, i cui decimali non finiscono mai. Da qui il titolo della manifestazione di quest’anno: “Pi greco un mondo che non finisce”

Le cifre di pi greco, infatti, hanno una progressione infinita: al momento ne sono state verificate 22.459.157.718.361, 9 trilioni (ossia 9mila miliardi) dopo la virgola in più rispetto al novembre 2016, quando un supercomputer con 24 dischi rigidi, ciascuno con 6 terabyte di memoria, ha completato l’arduo compito. Se dovessimo stampare questo numero occorrerebbe una biblioteca con diversi milioni di volumi, ciascuno con migliaia di pagine.

Molto fitto il programma degli appuntamenti. Si inizia la mattina, nell’Aula del ‘400 dell’Università degli Studi di Pavia, con una serie di conferenze curate dai dipartimenti di Matematica e di Fisica per spiegare l’importanza di questo inafferrabile numero, che da sempre affascina e risolve problemi, da quelli puramente geometrici ai test informatici. Nei suoi quasi 4000 anni di storia, scienziati illustri si sono occupati di determinarne il valore, di dargli un nome e infine di celebrarne la ricorrenza. Gli interventi di carattere divulgativo metteranno in luce la versatilità di questo numero nato nella geometria e ora elemento di base per misurare i fenomeni elettromagnetici e fondamentale in tutti gli ambiti scientifici. Sarà l’occasione poi per ricordare anche l’anniversario della nascita di Einstein.

L’istituto Volta, con il suo Liceo Artistico, svolgerà un ruolo importante proponendo due conferenze, in Santa Maria Gualtieri, dedicate al tema dell’infinito nella storia dell’arte antica e contemporanea. Negli spazi della chiesa verrà allestita anche una mostra intitolata “Infiniti”: il titolo vuole alludere al senso di ispirazione infinita dell’arte, poiché in fondo, sculture e quadri, come ha osservato Giorgio Agamben, non sono altro che frammenti provvisori di un processo immaginario infinito.

Il Liceo Artistico Volta, inoltre, parteciperà con “Pi come Poesia”; i ragazzi di alcune classi hanno studiato l’inseparabilità di matematica, filosofia e poesia sul tema dell’infinito, che da sempre provoca nell’uomo un’indomabile tensione tra affascinazione e horror vacui. I ragazzi hanno scelto, letto, riscritto e commentato testi che vanno da Epicuro a Giorgio Caproni, e che inanellano preziose scie da seguire per il nostro conforto. I testi e i pensieri che hanno generato prenderanno suono dalla bella voce dell’attore Mauro Ardemagni. Abbiamo voluto chiamare questa piccola maratona “Ai bordi dell’infinito”, chiedendo aiuto all’intramontabile lucidità di Fabrizio De André. Con la canzone Cantico dei drogatli, Noor El Hajjeh chiuderà il nostro contributo.

Anche la musica avrà il suo momento, con concerti e improvvisazioni sulla sequenza numerica di Pi greco, curati dal liceo musicale Cairoli.

Negli spazi aperti della piazza della Vittoria ci saranno laboratori di matematica e fisica promossi da studenti e docenti delle varie scuole pavesi, dalle primarie all’Università, che hanno aderito all’iniziativa.

A chiusura della giornata, due appuntamenti da non perdere in libreria: presso la libreria Delfino, alle 18,00, il fisico teorico Vincenzo Barone dialoga con Mauro Canfora sul suo ultimo saggio L’infinita curiosità. Breve viaggio nella fisica contemporanea; in parallelo presso la libreria Feltrinelli, il matematico Giovanni Filocamo presenta con Valeria Ferrari il suo libro La matematica è un’opera d’arte. Un tema ideale per sintetizzare lo spirito che anima e caratterizza il pi greco day.

 




B&B Day, una notte gratuita anche a casa di Montalbano

Il B&B day è una di quelle date da segnare in agenda da un anno con l’altro: si dorme due notti ma se ne paga soltanto in moltissime strutture italiane, compresa la casa del commissario Montalbano che in realtà è un bed and breakfast a Punta Secca, una piccola frazione marittima della città di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa (95 euro a notte la matrimoniale  vista mare),

Quest’anno il B&B day casca tra meno di un mese, il prossimo 10 marzo. In pratica se si prenota una camera il 10 marzo e almeno un’altra notte, la giornata del 10 marzo è gratuita. Meglio affrettarsi quindi per scoprire la struttura dei propri sogni e organizzarsi un week end di quasi primavera.

 

 




A Nizza per la battaglia dei fiori

Nizza si veste a festa per il suo 134° Carnevale dedicato al mondo dello spazio. Dal 17 febbraio al 3 marzo le sfilate dei carri, diurne e notturne, e la leggendaria battaglia dei fiori, sono un’occasione in più per scoprire la Costa Azzurra in un momento ideale grazie alla dolcezza del clima e alla luminosità del cielo che regalano magia agli scenari naturali e ai luoghi di cultura e artistici. Una pas

Sulla Piazza Massena (Place Masséna) di Nizza, i 17 carri allegorici, accompagnati da elementi di animazione, artisti di strada e gruppi musicali internazionali, propongono un vero e proprio viaggio iniziatico. Nella versione notturna (prevista di sabato e di martedì), l’illuminazione conferisce alla sfilata un che di magico e di fantasmagorico.  Da non perdere la battaglia dei fiori in cui sfilano 16 carri allestiti con splendide composizioni floreali che evidenziano il patrimonio floristico della regione(l’80% dei fiori utilizzati nella battaglia dei fiori è di origine locale). L’origine della battaglia dei fiori risale al 1876  quando l’evento ebbe luogo sulla leggendaria Promenade des Anglais grazie all’idea di Andriot Saëtone. All’inizio si trattava di un semplice omaggio floreale ai turisti che, già cento cinquant’anni fa, si riversavano  sulla Côte d’Azur per godere le clima mite e delle giornate di sole anche in inverno. Dal 2005 la battaglia dei fiori segue lo stesso tema delle sfilate dei carri allergici di Carnevale. Il 25 febbraio è poi in programma la parata nizzarda con il coinvolgimento della cittadinanza.

Tra gli appuntamenti da mettere in agenda quello del 2 marzo quando è previsto un pranzo di beneficenza gourmet  (Vira La Roda) per contribuire al sostengo dei giovani praticanti cuochi.

 

 

 




RHOK, al debutto un cantautore da scoprire

“RHOK”: un nome, un destino. Il primo disco di RHOK, “Fibrillazione Atriale”, sta destando l’interesse di alcune case discografiche, nonostante l’autore non sia uscito da uno dei mille talent show, da Amici a X Factor, che imperversano in televisione. I dodici inediti di “Fibrillazione Atriale”, in vendita su Amazon e su altre piattaforme online come Spotify e iTunes (e a breve anche in negozio), hanno infatti riscosso un ottimo riscontro nella web community. “Sto facendo alcune riflessioni, ma sono geloso dell’indipendenza che mi ha portato a riarrangiare alcuni brani scritti qualche tempo fa e a crearne di nuovi, con l’obiettivo di raccogliere, in un solo album, melodie semplici ma mai banali e caratterizzate da testi interessanti. Ho pensato a “Fibrillazione Atriale” come a un lavoro destinato a rimanere nel tempo, un album in grado di mantenere attuale nel tempo il valore dei testi e la piacevolezza della musica. Oggi purtroppo si brucia tutto velocemente, troppo. Non volevo questo per il mio primo cd” sostiene RHOK una sigla dietro a cui si cela Riccardo Moraca,  medico di base, pediatra, musicoterapeuta, omotossicologo e omeopata, oltre a autore e compositore iscritto alla Siae.

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Qual è la metamorfosi di Riccardo Moraca, medico con esperienza pluridecennale, in RHOK, autore di “Fibrillazione Atriale”?
A Melissa, un borgo a pochi chilometri da Crotone quando, da giovane, suonavo in una band, da me chiamata The Doctors quale preludio della mia professione,  avevo scelto come nome d’arte Richard Homak.  E, anche anni dopo, quando mi ero ormai trasferito a Pavia per motivi di studio, per gli amici di questa prima band sono sempre rimasto Richard Homak. Da qui, dalla crasi del mio nome d’arte di un tempo, ha avuto origine il mio futuro come cantante, autore e compositore.

Sta già lavorando quindi a nuovi progetti?
Al momento sto promuovendo “Fibrillazione atriale”, anche con serate dal vivo, spettacoli teatrali e presentazioni. E sto lavorando a un duo acustico. Ma ho diverso materiale su cui vorrei tornare a lavorare per altri cd.

Dove ha trovato il tempo di studiare musica in un percorso professionale così articolato?
Sono e resto un autodidatta con una irrefrenabile passione per la musica che mi ha portato, negli Anni 70, a superare gli esami Siae come autore e compositore melodista.

Come ha scoperto questa passione RHOK?
In casa mia non si ascoltava musica, per così dire, moderna. Solo il nonno medico, di cui ho seguito le gesta, era melomane, ma è mancato quando ero piccolo. Avrò avuto dieci anni quando un giorno sono entrato nell’unico negozio di musica di Crotone e ho chiesto al proprietario di consigliarmi un disco “agitato”.  Ho comprato sulla fiducia Twist and Shout” dei Beatles. È stato una rivelazione e l’inizio di una grande avventura. Ho iniziato allora a studiare da autodidatta e ho persino dato vita a una band, The Doctors, che suonava a molti eventi di Melissa e dei paesi vicini, matrimoni, comunioni e feste di piazza.  Cover certo, dai Beatles ai Dik Dik, Camaleonti e ai Nomadi, e in generale alle band musicali del momento. Ma non solo. Già da adolescente scrivevo testi e musica, inserendole nel repertorio che poi cantavo e suonavo sul paleo … e non mi sono mai più fermato.

Quali sono state le tappe che l’hanno portata dai The Doctors a “Fibrillazione Atriale”?
Dopo i The Doctors ho cantato e suonato in altre band tra cui i Music Live di Pavia, con i quali ho suonato negli Anni 90  cover e brani da me composti. Ma mi sono sempre visto soprattutto come autore. In questi anni infatti non ho mai smesso di scrivere testi e musica, diciamo che la musica è stata la colonna sonora della mia vita. Ho vinto tra l’altro il Derby Nazionale della Canzone a Salice Terme presentato da Daniele Piombi con “Non Voglio Vivere” nel 1973, ho  partecipato al primo Festival di Città di Novara presentata da Corrado con “Quanto Tempo ci Vorrà”  e ho lavorato con Pierquinto Carraggi, l’imprenditore che ha portato Frank Sinatra in Italia e che, nel 1985, mi ha aperto le porte dell’Ambrogino trasmesso in Eurovisione. Ho vinto come autore anche quest’ultima manifestazione con la canzone “Tu, Tu, Tu” interpretata sul palco da Paola Carra.

È mai stato tentato dall’idea di dedicare maggiore spazio professionale alla vena creativa e artistica?
Certo. E non sono mancate neanche le offerte, persino un abboccamento dalla Ricordi. Ma all’epoca avevo altre esigenze. Oggi è venuto il momento di tornare in campo con i miei tre figli che hanno partecipato a “Fibrillazione Atriale”: Marco ha curato gli arrangiamenti oltre a suonare chitarre e basso e a cantare alcuni brani; Valentina si è occupata del design e ha cantato in “Ma Dimmi un Po’ Cos’è Questa Musica” ed Emanuele ha suonato alla batteria.

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Come nasce a questo punto “Fibrillazione Atriale”?
Fibrillazione Atriale” nasce da una chiacchierata con mio figlio Marco, psicologo musicista, cantatore e leader dei Back to the Beatles. Volevo raccogliere alcuni brani che avevo composto nel corso del tempo e, insieme a mio figlio, ho integrato e riaggiornato alcuni testi, lavorando agli arrangiamenti e completando la collezione con nuovi brani.

… Per la discesa in campo ha scelto un titolo piuttosto complesso…
Mi sono ispirato ad alcuni album di Franco Battiato. D’altro canto, cercavo un titolo che si distinguesse e, allo stesso tempo, rispecchiasse la mia identità che racchiude sia l’aspetto scientifico sia il lato creativo. Sotto a un vocabolario prettamente medico, si cela in realtà una metafora della vita. Sono in ogni caso convinto che la musica possa aiutare a far comprendere la scienza e, allo stesso tempo, possa essere un sostegno terapeutico per la guarigione.

Sin da un primo ascolto di “Fibrillazione Atriale” balza all’orecchio la prevalenza di testi impegnati rispetto a quelli, più classici almeno nella tradizione italiana, d’amore Si spazia dalla denuncia della violenza contro le donne, in “La Mattina Appena Sveglia”, a temi economici in “Recessione”.  …una scelta peculiare.
Tengo molto ai testi, sia che si parli d’amore sia che si parli di realtà sociali o di sofferenza interiore. Per questo in “Fibrillazione Atriale” trovano posto brani come “C’era Una Volta” che è una denuncia sulla società, dai veterinari corrotti che firmavano anche l’idoneità delle carni gonfiate di ormoni alla corruzione negli uffici pubblici; “Aiutami, Sostienimi, Soccorrimi”, dove si parla di ansia, depressione e attacchi di panico, una condizione che riguarda sempre più persone e soprattutto giovani e “Come On” che parla di persone che aspettano la manna dal cielo. Non mancano infine poi melodie come “Cade Lenta la Neve” e “Uno Spruzzo di Mare”. Peraltro proprio di “Fibrillazione Atriale” ho già prodotto e pubblicato su YoutTube il primo video in cui arte, scienza e musica si fondono.

Oltre alla sua musica e a quella dei Beatles, cosa ascolta? Qual è l’ultimo concerto a cui ha assistito?
Mi piace la musica italiana De Andrè, Fossati, De Gregori, Battiato, Paolo Conte e tutta la buona musica classica, jazz, pop, leggera, dalle origini ai giorni nostri. Ma non solo. Sono andato, tra l’altro, al concerto degli Aerosmith, a quello dei Rollig Stones e, più volte, a quelli di Paul McCarthy, il mio idolo.