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D-Wine: GIAI VINI

di Alessandro Oteri – La Puglia, una delle più belle regioni d’Italia: la terra rossa bruciata, la natura aspra e contorta, il paesaggio marino che lascia senza respiro, l’odore della salsedine e della macchia mediterranea. I profumi e i colori di questa straordinaria regione si assaporano nelle bottiglie di Giai Vini, ottenute dai circa 30 ettari di vigneti dell’azienda distribuiti nell’arco jonico.

Daniele Marinelli e sua moglie Tiziana sono la giovane coppia che, con dedizione e amore, porta avanti la ditta di famiglia fondata nel 1943 dal nonno di Daniele.

Tutte le etichette di Giai Vini sono dedicate alla famiglia – dicono Daniele e Tiziana – così come lo stesso nome della cantina. Giai Vini, infatti, vuol dire Giovanni, il nome dato al nostro bambino, scomparso prematuramente. Così lo chiamava sua sorella Lucrezia, nella lingua imperfetta dei suoi 3 anni. Come una melodia, il suo nome risuona in casa, in cantina, tra i filari delle vigne, in ogni goccia del nostro vino. A Lui dedichiamo la nostra rinascita, la nostra azienda”.

L’azienda produce principalmente primitivo, negramaro, malvasia nera, un po’ di malvasia bianca e chardonnay. Il pezzo forte, senza voler togliere nulla altre altre bottiglie, è ovviamente il Primitivo di Manduria.

Lucrè Primitivo di Manduria D.O.P., con il suo colore rosso rubino, quel profumo leggero e fruttato che lo contraddistingue, la sua intensità morbida e corposa allo stesso tempo, è perfetto da accompagnare a piatti robusti di carne, salumi, formaggi a pasta dura.

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Corimia Salento I.G.P. Primitivo, dal colore rosso tendente al violaceo, dal sapore pieno e fortemente aromatico, leggermente meno corposo di Lucrè, si sposa, anch’esso, con piatti carne, salumi e formaggi a pasta dura.

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Anche i nomi di queste bottiglie hanno un significato particolare per Daniele e Tiziana. “Lucrè è il diminutivo della nostra primogenita, Lucrezia, mentre Cori Mia in dialetto vuol dire Cuore mio cioè la famiglia, il fulcro”.

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Famiglia, amore e tradizione sono gli ingredienti di questi straordinari vini.

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Urban Tour, per scoprire i tesori nascosti di Milano

Un pomeriggio diverso alla scoperta delle meraviglie artistiche ed enologiche del nostro Paese. È questo quel che propone l’Urban Tour di Officine Turistiche di Milano: itinerari urbani accompagnati da una guida turistica pensati per abbinare arte, cultura e degustazioni caratterizzate da un tema o comunque mirate alla valorizzazione di un prodotto o di un territorio.

Per sabato 11 novembre, le Officine Turistiche di Milano hanno in serbo un programma d’eccezione:  il percorso guidato “Stazione Centrale, la Cattedrale del movimento”, e la degustazione, altrettanto guidata, di tre vini.  La Stazione  Centrale di Milano è troppo spesso ritenuta un semplice luogo di passaggio attraversato ma che racchiude in sé decenni di storia dove si fondono  passato e presente nel gioco incredibile delle sue architetture Nel tour è prevista una visita a Cascina Pozzobonelli, un tesoro nascosto attribuito al Bramante.Seguirà un “viaggio” con il Sauvignon per apprezzare le differenze stilistiche di tre vini prodotti con le stesse uve in tre Paesi diversi: Italia, Francia e Cile.

Gli itinerari su Milano sono quattro, per ora: ben due differenti percorsi portano alla scoperta del Liberty nel capoluogo Lombardo (in zona Porta Venezia il primo e in zona corso Magenta il sorprendente secondo  che porta alla ribalta il poco conosciuto “villino Maria Luisa” di via Tamburini); il tour legato alla Mediolaum romana e infine il percorso dedicato alla Stazione Centrale.

Passeggiando si scoprono le meraviglie di Milano raccontate da guide appassionate che non esitano a cogliere le occasioni che possono presentarsi nelle diverse occasioni di incontro come, aderendo all’invito di un residente, esplorare i magnifici cortili di Milano generalmente nascosti generalmente al pubblico. E al termine del percorso a piedi, in genere un paio d’ore alla portata di tutti, il viaggio continua come nelle migliori tradizioni italiane esaltando i sapori della tavola.

Il prezzo, 35 euro, non è propriamente economico ma li vale: i gruppi sono piccoli e l’iterazione con le diverse guide è garantita. e, d’altro canto, per una pizza e un cinema si spende uguale.




Alsazia, una destinazione gourmande

L’Alsazia con i suoi castelli arroccati sulle dolci colline come il medioevale Haut Koenigsbourg, la suggestiva Strasburgo, la natura selvaggia con le sue foreste infinite e una tradizione gourmande tutta da scoprire, si propone come ideale per i prossimi ponti e, per chi può,  anche per una vacanza anche più lunga.

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Punto di partenza? L’irresistibile Strada dei Vini, 120 chilometri che, da nord a sud, attraversano una campagna tappezzata di vitigni e pittoreschi villaggi a graticcio (a iniziare da Selestat nota anche per la Bibliothèque Humanist e da  Riquewihr con i suoi imponenti bastioni e il Dolder, un portale a graticcio del 1200 sormontato da una torre campanaria) e che portano a una destinazione che è prorio il caso di definire divina: i 50 Gran Cru. Qui è emozionante dove perdersi fra le stradine dei piccoli villaggi, scoprire nidi di cicogna (a Hunawihr, chiamato il villaggio delle cicogne, nidificano oltre 100 cicogne  che vivono prevalentemente nella zona gestita dal Centre de Reintroduction de Cigognes), entrare nei cortili dei produttori di vino e ascoltarli mentre declinano la poesia del proprio terroir: riesling, gewurztraminer, sylvaner, pinot noir… e poi, inevitabilmente, lasciarsi tentare e riempire i calici per cogliere l’anima e i segreti dei vini d’Alsazia. Proprietà e cantine vinicole del territorio propongono diverse occasioni di ospitalità e scoperta tra laboratori di degustazione, casinò del vino, degustazioni alla cieca, quiz sugli aromi.

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Un buon inizio è il Domaine Cattin di Voegtlinshoffen affonda le sue radici addirittura la 18° secolo. Stabilitasi qui dal 1720 e proprietaria di circa 70 ettari di vigne, la famiglia Cattin costituisce una delle più grandi case vinicole alsaziane che lavora il proprio vigneto. Oggi, Anaïs e Jacques Cattin sono la 13° generazione di viticoltori con sede a Vœgtlinshoffen, sulle alture dei vigneti alsaziani, a pochi chilometri da Colmar, tra i borghi più suggestivi dell’Alsazia e con un mercatino di natale particolarmente pittoresco. Qui il visitatore si trova immerso nel mondo del domaine, con uno showroom che lascia vedere l’attività della cantina dietro una spettacolare vetrata. Ma il luogo sorprende soprattutto per il rooftop, con una vista a 360° sui vigneti. Uno spazio inedito che propone laboratori di degustazione a tema sui vini della proprietà e sugli abbinamenti piatti e vini.

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Détails Bibliothèque Humaniste - Sélestat-P-Mod Ville de Sélestat

Da non perdere poi:
Arthur Metz a Marlenheim – www.arthurmetz.com
Wolfberger a Eguisheim – www.wolfberger.com
Domaines Schlumberger a Guebwiller – www.domainesschlumberger.fr
Cave Vinicole di Cleebourg – www.cave.cleebourg.com
Domaine Dirler-Cadé – www.dirler-cade.com
Domaine du Bollenberg – www.bollenberg.com
Cave du Vieil Armand – www.cavevieilarmand.com
Domaine Klipfel a Barr – www.klipfel.com
Château de Riquewihr « Dopf & Irion » a Riquewihr – www.dopffirion.com

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Una buona base di partenza per esplorare il territorio è il Parc Hotel Obernai, struttura familiare iconica della Strada dei Vini d’Alsazia che ne prossimi mesi ha in serbo l’apertura di una sontuosa zona benessere il cui progetto è affidato allo studio SIEGRIST & CONSTANS. Un tempio del design contemporaneo, dai dettagli curati e dalle linee pure, che proporrà in particolare 1 piscina interna con 10 bacini, una piscina esterna infinity, 8 attività Spa, 3 saune, 2 hammam, 4 zone relax inedite, 5 spazi massaggio, un ristorante, un’area fitness e un innovativo boxing studio. Pensato come un viaggio iniziatico confidenziale, la piscina offrirà 10 diversi spaziatmosfera e 90 diverse attrazioni-acquatiche, che permetteranno agli ospiti di rilassarsi in un’acqua riscaldata a 33°, senza mai uscire dalla piscina. Vera rivoluzione, questo percorso balneo-sensoriale è un’esperienza unica. Lo spazio è dotato anche di 5 suites Spa dedicate al benessere, con sale di balneazione e grandi vetrate che offrono una splendida vista sul Massiccio dei Vosgi.
Per una dimensione più intima,  l’Hostellerie La Cheneaudière & Spa a Colroy-la Roche costituisce una struttura di charme in equilibrio perfetto tra la raffinatezza di un Relais et châteaux e l’autenticità della natura attorno.

Per maggiori informazioni:  www.france.fr e www.experience.alsace.com .

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Oltrepò Pavese, terra di sapori e di scenari da riscoprire

L’Oltrepò come terra di sapori  e di scenari da riscoprire: dalla spumante, il primo metodo classico prodotto in Italia fin dal 1865 al salame di Varzi fino alle cipolle di Breme, agli asparagi di Cilavegna e ai tartufi, in un’area che offre percorsi naturalistici, termali e artistici d’eccellenza.  È questo l’obiettivo che si propongono Terre d’Oltrepò, la  maggiore Cantina sociale della Lombardia, frutto della fusione delle Cantine Sociali di Broni e Casteggio, L’Associazione Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, il Consorzio dei vini dell’Oltrepò Pavese e L’Enoteca Regionale della Lombardia in Oltrepò.

L’Oltrepò si estende tra Pavia, Alessandria e Piacenza è offre una grande varietà di paesaggi: dalla pianura con i campi a perdita d’occhio, alle colline ricoperte di vigne e per finire la alture coperte di boschi di acacie e querce. Terra di Bonarda, Buttafuoco, Casteggio, Pinot grigio, Pinot nero, Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese, l’Oltrepò si trova sul famoso 45° parallelo che ospita le maggiori terre viticole del mondo, a cominciare da quelle di Bordeaux.  Ma oltre vitigni (13.500 ettari di vigneto) in Oltrepò si può scoprire una terra paesaggisticamente interessante e ricca di storia, longobarda certo ma non solo. Secondo un’antica leggenda proprio tra i colli pavesi si era ritirato in fuga dagli intrighi dei palazzi londinesi, Edoardo II d’Inghilterra che proprio all’abazia benedettina di Sant’Alessandro di Butrio si dice abbia trascorso in totale isolamento gli ultimi anni della sua vita. Oggi, l’abbazia, circondata dai boschi, è costituita da tre piccole chiese intercomunicanti tra loro (Santa Maria, Sant’Alberto e Sant’Antonio) e offre una magnifica vista sulla natura circostante. Non è difficile immaginare come questo luogo incantato abbia potuto rappresentare un vero e proprio paradiso per esuli in fuga, ex capi di Stato compresi. Sono tanti i percorsi da scoprire in giornata o anche per un’intera vacanza: dalla strada per i vigneti da Stradella a Broni passando per San colombano e prevalentemente e in valle La Versa (un nome id certo evocativo per chiunque ami le bollicine), fino alle colline di Canneto pavese dove maturano le uve croatine (per il Bonarda) e le uve rosse per il Buttafuoco; all’itinerario del grande Fiume che si snoda lungo la zona rivierasca del Po da Voghera a Stradella passando per Lungavilla, patria della zucca Berrettina e del tartufi oltre che del Parco Palustre; al percorso ciclico dell’Alto Oltrepò che parte e finisce a Varzi toccando piccoli borghi ai confini di Liguria, Piemonte ed Emilia.

Il territorio si presta a una piena rinascita dei sensi come testimonia annualmente la manifestazione Oltrepò Oltregusto che per un intero fine settimana porta tra Broni e Stradella, patria terra di cantine e fisarmoniche, il meglio della cucina nazionale e internazionale invitando a riscoprire i prodotti del territorio in una veste che, senza dimenticare la tradizione, possa anche guardare al futuro

A iniziare da Claudio Sadler, titolare dell’omonimo ristorante milanese che proprio a Pavia ha mosso i primi passi da ristoratore rilevando nel 1982  la Locanda Vecchia Pavia. “Io e Oreste Corradi ci siamo prodigati per riportare questo locale in auge, era stato per anni una trattoria rinomata, ma dopo la sua trasformazione si era un po’ seduta. In un paio di anni l’abbiamo fatta rivivere, fino a che Oreste, dopo che io ero tornato a Milano nell’86, ha ottenuto al meritata stella Michelin, in parte mi sono sentito coinvolto, per aver portato a Pavia la stella Michelin, in un modo o nell’altro ho contribuito ai fondamentali per ottenere quel grande riconoscimento. Quindi la città e l’Oltrepò sono entrati nel mio sistema e ho iniziato a conoscere i suoi prodotti i vini e le tradizioni” racconta lo chef. Sadler ha voluto celebrare il legame con Pavia e l’Oltrepò rivisitando una ricetta della tradizione, la zuppa alla pavese.

Per Fabrizio Ferrari, chef a Unico, il legame “è di nascita e discendenza. La mia famiglia viene da un paesino a due km dal ponte di Spessa Po, Costa de’ Nobili che sino alla metà dell’800 era un tutt’uno con San Zenone al Po paese dei cuochi, di Gianni Brera e di ‘un certo’ Gualtiero Marchesi. Ci ritorno appena posso, è il mio luogo della memoria a cui sento di appartenere”. Anche per questo nella Carta di Unico c’è un menù degustazione denominato Pianariva “in onore al grande Gianni Brera, mio compaesano” su cui sono proposti i fondamentali della tradizione del basso pavese e comunque di tutto il territorio.

 

 




Spumante Garda Doc alla conquista del mondo

Cosa fanno 10 denominazioni di eccellenza – Valtènesi, San Martino della Battaglia, Lugana, Colli Mantovani, Custoza, Bardolino, Valdadige, Valpolicella, Durello e Soave – riunite in un unico brand? Spumante Garda Doc è la risposta, il nuovo ambizioso e innovativo progetto del Consorzio Garda Doc.

Non si tratta di semplici bollicine ma di un vero e proprio programma strategico di valorizzazione di eccellenze Made in Italy. “La scelta del Consorzio – spiega Carlo Alberto Panont direttore del Consorzio Garda Doc – è stata quella di valorizzare un brand già affermato, Garda, facendolo diventare un vino di successo, individuando nella tipologia spumante il vino in grado di aggiungere altro valore economico e commerciale alle produzioni tradizionali delle dieci denominazioni”.

Lo Spumante Garda Doc è prodotto nel grande anfiteatro naturale del Benaco, dalle sapienti mani di produttori capaci di esprimere al meglio l’importante variabilità ampelografica delle dieci denominazioni che compongono la Doc Garda. Il progetto punta a portare la produzione di spumante dalle attuali 7 milioni di bottiglie a 20 milioni entro il 2020, utilizzando come trampolino di lancio le sponde del Benaco, meta di turisti da tutto il mondo, fino a conquistare i mercati esteri.

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L’ambizioso progetto è stato presentato in occasione della ventunesima edizione del Festivaletteratura di Mantova, con il lancio in edizione limitata del Garda Doc Collezione Brut 2016. “Non c’è alcuna differenza tra bottiglie di vino e libri – dice Paolo Polettini del comitato organizzatore del Festivaletteratura – entrambi raccontano una storia”. Ed è vero! Spumante Garda Doc racconta la storia del suo territorio, una zona tanto cara, fin dall’antichità, a poeti e scrittori come Catullo, Virgilio, Dante, Carducci, Goethe e Stendhal, specchio di una traduzione millenaria e di grande cultura. Sorseggiando un calice di Garda Doc si assaporano i valori simbolo del
Lago di Garda: divertimento, stile di vita, convivialità, cultura e bellezza.




La Réserve punta sui colori della salute

La Réserve, oasi di relax e benessere ai piedi della Majella, festeggia i suoi primi vent’anni e punta tutto sulla nutraceutica, ovvero sulla scienza del mangiar bene e vivere meglio, prevenendo i malesseri attraverso una alimentazione sana che si fonda sui “principi attivi” naturalmente presenti negli alimenti. E sano, è bene sottolinearlo per o più scettici,  non vuole assolutamente dire insapore. Anzi.  L’attenta cucina della brigata di Antonello De Maria, sotto l’occhio vigile del dottor Corrado Pierantoni, propone la tradizione abruzzese rivisitata in chiave salutista per una perfetta rémise en form che, allo stesso tempo, esalta i sapori e i colori della cucina del territorio. Il rosso della salsa tradizionale di pomodoro nutraceutico a km zero abbinato al verde dell’olio nutraceutico a crudo e al bianco degli spaghettoni creati da due grani locali antichi (solina e saragolla), per un piatto italiano, semplice, sano e, appunto, nutraceutico, eletto a simbolo dei vent’anni de La Réserve: “Spaghetto 2.0”, una ricetta che fa bene e piace a tutti.

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Tecniche moderne alla base di ogni piatto, rispetto rigoroso della stagionalità degli alimenti, una filiera cortissima e certa e una grande tradizione regionale come punto di partenza,  sono questi i punti di forza dell’offerta gastronomica de La Réserve. Qualche idea? “La primavera” un antipasto tutto in verde dove, su una spuma di piselli si adagiano fave e asparagi … dove già il colore invita a tuffarsi nel piatto che porta, con delicata decisione, i sapori e i colori della primavera direttamente sul palato. Peccato non poterne avere una zuppiera intera, non sarebbe avanzata. Indimenticabile anche la ricciola, servita con patate e pistacchi ma soprattutto con gli “agretti”, ovvero la barba del frate che riportano alla tradizione. Un’idea in più è poi quella di unire la classica torta di carote e mandorle al succo d’arancia. Proprio grazie alla cucina della tradizione rivisitata all’insegna della leggerezza, Le Regard, ristorante de La Réserve  ha ottenuto il premio “Gusto & Salute” 2017 dal Gambero Rosso.

La Réserve fave e asparagiLa Réserve ricciolaLa Réserve carote mandorle e arancia

Proprio sui colori si fonda la proposta salutista di Pierantoni, medico endocrinologo e nutrizionista e collaboratore presso La Réserve, che parte dal bianco zolfo proprio in onore della località, Caramanico terme, nota dal tempo dei romani per le proprietà miracolose dell’acqua sulfurea (La Salute) che in queste valli scorre copiosa. Lo zolfo, terzo minerale per abbondanza nel corpo umano (dopo calcio e fosforo), si acquisisce quasi completamente attraverso alimenti di origine animale e in alcuni vegetali come legumi, aglio, cipolla, asparagi, cavoli e tutta la famiglia delle crucifere…). Il corpo, come sottolineato da Pierantoni, ha bisogno di zolfo per la costruzione di quasi tutte le biomolecole importanti (enzimi, ormoni, amminoacidi, anticorpi, antiossidanti), ma negli alimenti viene spesso distrutto dalla riparazione e dalla cottura dei cibi. Un tema su cui occorre prestare quindi attenzione.

La Réserve calamarataLa Réserve gamberi e asparagi

Per Pierantoni in ogni caso un buon metodo per insegnare ai pazienti a mangiare in modo più sano è quello di abbinare a ogni giornata a un diverso colore della salute così da sfruttare al meglio anche i principi propri di ogni colore, ottenendo la sinergia massima tra cromoterapia e potere antiossidante dei cibi. L’idea è quella di partire dai colori più eccitanti a inizio settimana e terminare con quelli che rilassano maggiormente. Ecco come:

LUNEDÌ -CIBI ROSSI dalle fragole alle ciliegie fino ai pomodori e ai peperoni. Si tratta di alimenti che favoriscono il drenaggio dei liquidi e la circolazione vascolare e linfatica. Senza considerare che il rosso è il colore per eccellenza dell’energia.

MARTEDÌ – CIBI ARANCIO zucca, arance carote e albicocche, ad esempio, dai grandi poteri antiossidanti. L’arancio evoca leggerezza e calore.

MERCOLEDÌ – CIBI GIALLO ARANCIO ancora agrumi e carote, ma anche banane, peperoni gialli, meloni, pesche, mandarini, ananas e mele per spingere sull’accelerazione degli antiossidanti, della vitamina C. Il giallo poi favorisce la concentrazione.

GIOVEDÌ – CIBI GIALLO VERDI come melone, mais, invidia, peperoni, mango, avocado, spinaci e limone che, grazie all’elevato contenuto in luteina e alla zeaxantina, proteggono la retina e stimolano la circolazione sanguigna con una potente azione antinfiammatoria. Il colore stimola l’attenzione.

GIOVEDÌ – CIBI BIANCO VERDI come scalogno, aglio, erba cipollina, porri, finocchi , sedano, cavolfiori, funghi, castagne e rape che agiscono con una potente azione antiossidante e antinfiammatori Il bianco è poi il colore della calma e della tranquillità.

SABATO- CIBI VERDI come broccoli, insalate, kiwi, zucchine, cetrioli, spinaci e uva che sono efficaci inibitori dell’aggregazione piastrinica. Il verde indica stabilità ed energia interna

DOMENICA- CIBI BLU VIOLA melanzane, mirtilli, prugne, uva, carciofi  re radicchio, sono ricchissimi di sostanze antiossidanti e aiutano il microcircolo.  Il colore blu ha proprietà calmanti.

La Réserve chef e proprietà

La stagione che celebra i vent’anni de La Réserve si apre con la conferma di una filosofia rivolta alla salubrità degli ingredienti utilizzati dagli chef per ogni preparazione. “Abbiamo eliminato tutto quello che fa male dalla nostra offerta gastronomica che pure è sempre stata apprezzata dalla clientela. un rischio certo ma che ci espone ancora di più sulla nostra filosofia che è quella di un benessere che passa dall’alimentazione, acque e a cibi intesi come nutrimento del corpo e della menta” commenta infatti il top management presentando le novità del 2017. La volontà è di intensificare l’indirizzo anti-age della dieta quotidiana degli ospiti. Limitare lo stress ossidativo con l’alimentazione per contrastare la principale causa dell’invecchiamento cellulare e diminuire un fattore di rischio emergente per la nostra salute. Via libera dunque a ingredienti dalle elevate proprietà antiossidanti: frutta e verdura crude, cereali integrali e altri alimenti in grado di evitare la formazione di radicali liberi nell’ossigeno. Ecco quindi che, oltre all’olio extravergine d’oliva, il primo del suo genere prodotto in Italia dalle riconosciute proprietà antiossidanti e indicato per chi soffre di colesterolo o deve regolarizzare la pressione sanguigna, La Réserve propone una salsa di pomodoro ricca di licopene, uno dei più potenti antiossidanti in natura a effetto antibatterico. Entrambi i prodotti vengono realizzati dalla start up My Eatness di proprietà della famiglia Ursini, storica azienda abruzzese nota per i suoi olii di oliva.

In questo contesto, La Réserve, in collaborazione con il dottor Corrado Pierantoni propone programmi settimanali per chi ha necessità di un dimagrimento immediato e/o di riacquisire le corrette abitudini, imparando a mangiare in modo sano e consapevole.

DOVE -La Réserve

Centro Benessere Abruzzo
Terme, Salute e Benessere
Loc. S.Croce, 65023
Caramanico Terme, Pescara
+39 085 9239502




Shambala porta la cucina asiatica a Milano

Un’oasi di pace immersa nei campi di papaveri che, da vent’anni, regala emozioni forti anche in cucina. Tutto questo è Shambala, tra le prime locande asiatiche nate sotto la Madonnina all’interno di una cascina ristrutturata in Via Ripamonti 337, ai confini della città, dove già si inizia a respirare un’aria diversa. Una location unica, non solo per l’atmosfera di relax e di sogno, ma anche perché, contrariamente a quasi tutti i locali di Milano, qui il parcheggio non è un problema. Per chi preferisse i mezzi pubblici vi si arriva con il 24 da Piazza Fontana in una ventina di minuti in cui dal caos cittadino si passa, improvvisamente, alle distese di campi cattivati che, in questa stagione, sono rossi grazie a milioni di papaveri  cresciuti insieme al grano.

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Già all’ingresso dello Shambala si entra subito in una diversa dimensione, quella del viaggio, dell’emozione e del sogno. il tema dominante negli arredi interni ed esterni è quello asiatico, con il giusto equilibrio. Se il meteo è clemente il giardino è un vero paradiso tra fontane con carpe, statue del Buddha, salici contorti e un fitto recinto di bamboo che tiene a distanza il mondo esterno. Per una cena a due non manca la proposta del letto balinese.

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Ma è la cucina la ragione predominante per cui si viene allo Shambala, una cucina asiatica fusion che sa riproporre piatti delle maggiori tradizioni asiatiche da quella thailandese a quella vietnamiti passando per la cucina giapponese, con un’impronta moderna votata alla leggerezza. Da questa stagione lo Shambala si veste con un’inedita proposta anche per pranzo: con una formula di piatti unici offerti  a 15 uro, caffè e acqua comprese, affiancata da una short list di proposte pranzo sempre entro comunque i 20 euro. Dal mix di sashimi di tonno e salmone, tartare di salmone, sushi vietnamita accompagnato da insalata fresca ai rollini di pesce spada accompagnati da verdure saltate in padella marinate al curry; dalla selezione di uramaki di tonno e salmone accompagnati da insalata fresca alla tagliata di carne di manzo ai ferri con verdure al forno marinate al curry e riso kamameshi; dalla fresca insalata di verdure con pollo ai ferri, anacardi e pompelmo rosa all’incredibile poke, un’insalata di pesce crudo a cubetti (tonno, salmone e pesce spada) con cipolla bianca, avocado, coriandolo, sesamo, leggermente piccante; dai roll vegetariani accompagnati da verdure marinate al curry  all’immancabile e apprezzatissimo pad thai dello chef (noodles di riso saltati con verdure\pollo\gamberi e calamari). Tra gli extra fra cui scegliere: il Thai Tuna sashimi di ispirazione nipponica, in versione scottata in semi di coriandolo e pepe rosa servito con salsa al tamarindo; i Po Piah Sod, involtini asiatici in carta di riso ripieni di mango, carota, cetriolo con salmone, serviti con salsa agrodolce di miele e zenzero a 9 euro; Yam mamuang, la tipica insalata thailandese rivisitata con mango e gamberi, servita con fiocchi di cocco tostato, cipolla rossa e menta fresca a 13 euro, il Satay Gai, tipico piatto thailandese di spiedini di pollo marinati al curry accompagnati da insalata verde e salsa di latte di cocco e burro di arachidi a 9€, l’insalata Shake di ispirazione giapponese con alghe wakame e tosaka aka a far da letto a piccoli bocconi di salmone marinati nel limone a 13 euo; i rollini vegetariani avvolti in alga e ripieni di germogli di soia, mango, erba cipollina, daikon e serviti con salsa di curry verde, soia e lychees a 8 euro; i deliziosi rollini Arcobaleno in carta di riso con carote, zucchine, rapa, cipollotto e vermicelli di soia serviti con salsa agrodolce a 9 euro.

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Il più ampio menu serale si arricchisce invece di nuove ricette ideate da chef Chandana Udesh, tra cui i Cha gio, involtini fritti di polpa di granchio  serviti con lattuga, coriandolo, menta fresca e salsa di tamarindo; il Kaehg ma prao pak, vegetali e ananas in brodo di latte di cocco con funghi shiitake, insaporiti con curry thailandese medio piccante; lo spettacolare Khao phad sap lot, riso fritto con ananas e gamberoni in tempura; il Ped nga ma khaam, petto d’anatra grigliato servito con soutè di germogli di soia e funghi shiitake in salsa di tamarindo e sesamo tostato; il Plad raad prick, un orata intera fritta croccante coperta con una salsa piccante dolce a base di zucchero di palma, peperoncini e aglio. Da non perdere le zuppe come: la Tom yam kung, uno dei piatti più famosi della cucina Thai, proposta con i gamberi in brodo ricco di erbe e aromi (citronella, lime salsa di pesce, peperoncino, scalogno, broccoli, funghi shiitake); la Tom kha gai, cubetti di petto di pollo in brodo di galanga, latte di cocco, funghi di paglia e foglie di curry; la Tom yam vegan, tradizionale zuppa asiatica vegetariana con verdure e legumi con latte di cocco, semi di sesamo e coriandolo o la Kaeng kung, gamberi in brodo con latte di cocco, galanga e curry rosso leggermente piccante con verdure e foglie di coriandolo.

Ogni sabato e domenica a pranzo, dalle 12 alle 16 Shambala propone con successo da anni il suo Brunch per famiglie, dal ricco buffet di piatti mediterranei, americani e asiatici a 30 euro per gli adulti, 15 euro per bambini dai 4 ai 9 anni, gratuito per bambini fino a 3 anni, e caratterizzato dagli esperienziali laboratori artistici a cura dell’associazione Cuore e Parole Onlus, per lasciare giocare i più piccoli con frutta, verdura e colori avvicinandoli così ad una sana alimentazione.

 DOVE E A QUANTO

Shambala
Via Ripamonti 337
Tel. 02.5520194
Chiuso domenica sera
Orari cucina: 12-14.30/20-23.30

Prezzo medio serale  50 euro

 




Al via Taste of Milano

Al via l’ottava edizione di Taste of Milano, tappa milanese del format di Wme-Img che celebra l’alta cucina nel mondo. La manifestazione che apre le porte ai nuovi trend della cucina milanese, prende vita dal 4 al 7 maggio a The Mall,  Piazza Lina Bo Bardi 1, in zona Porta Nuova Varesine (ingresso 16 euro). Incontri, degustazioni, lezioni di cucina, showcooking e la possibilità di assaggiare il meglio della cucina milanese in quattro giorni di festa all’ombra del nuovo fulcro della vita mondana e culturale sotto la Madonnina.

“Taste of Milano è da 8 anni la festa degli chef e del loro pubblico. Una manifestazione in continua crescita ed evoluzione dedicata quest’anno interamente ai numerosi ristoranti di qualità del territorio milanese” commenta  Mauro Dorigo, General Manager di Brand Events Italy, società che dal 2010 organizza i Taste Festival Italiani ovvero Milano, Roma e, con questa stagione, anche Courmayeur. “Il primo Taste of risale al 2004 a Londra. Mia sorella lavorava per la società organizzatrice e, dopo qualche anno, visto il crescente successo della manifestazione londinese, abbiamo deciso di portarlo in Italia”. Di edizione in edizione, Taste of è cresciuta esponenzialmente tanto che oggi Brands Events Italy fattura all’incirca un milione di euro con una marginalità del 12-15% circa. Il solo rimpianto, come commenta il manager, è quello di non essere riusciti ad abbinare la musica con i trend gourmet, come invece accade all’estero, a causa egli elevati costi della Siae.

Pe quanto poi riguarda Taste of Milano, Dorigo spiega: “La manifestazione quest’anno è inserita nel palinsesto Milano Food City e di Week&Food si caratterizza come uno degli eventi di punta della nuova settimana del food, eredità di Expo2015. I numeri di questa edizione parlano da soli: 24 chef, 84 piatti, oltre 50 vini in mescita e le eccellenze italiane della birra e del caffè. Tutto è pronto per soddisfare i palatati degli oltre 22mila visitatori attesi per assaggiare la MilanoGourmet”. A The Mall si alterneranno venti ristoranti su quattro giorni. Giovedì 4 e venerdì 5 il pubblico potrà assaggiare le creazioni di: Ceresio 7 Pools and Restaurant, Felix Lo Basso Restaurant, Finger’s, Langosteria, Mantra Raw Vegan, Quechua, Ristorante Sadler, Tano Passami L’Olio, Vinciguerra Restaurant e Vun Andrea Aprea. A seguire si alterneranno nelle cucine sabato 6 e domenica 7: Acanto, Ada e Augusto, Il Liberty, Il Ristorante Trussardi Alla Scala, Innocenti Evasioni, La Locanda del Notaio, Ristorante Berton, Ristorante Rubacuori by Venissa, Unico Ristorante e Wicky’s Wicuisine. Ogni chef proporrà un menu di 4 portate con prezzi variabili da 6 a 10 Ducati, la speciale valuta dell’evento con cambio 1 Ducato/1 Euro.

Tra le novità di questa ottava edizione del Taste of Milano vi è la possibilità di farsi consegnare a casa alcuni piatti proposti dai maggiori chef milanesi al Taste of Milano grazie al servizio di food delivery di UberEats. Tra queste eccellenze un donut di mousse di piselli accompagnato da una capasanta cotta a bassa temperatura e tre salse (pomodoro, nero di seppia e basilico)  firmato da Felice Lo Basso (Felix Lo Basso) che, da solo, porta nell’aria il profumo di primavera, e la rivisitazione del manzo all’olio di Andrea Provenzani del ristorante Il Liberty, il solo chef che, finora, è stato invitato e ha partecipato a tutte le otto edizioni del Taste of Milano. “Nel corso di queste otto edizioni del Taste of Milano  la manifestazione mi ha portato nuovi clienti e profitti” sostiene Provenzani che sottolinea poi come per la sua rigata sia particolarmente entusiasta di partecipare al Taste of Milano, un’occasione di incontro e scambio con le eccellenze gourmet meneghine.




“Latteria della Darsena”, un angolo di Puglia a Milano

La “Latteria della Darsena” di Milano è diventata il nuovo punto di riferimento per tutti gli amanti della Puglia che, ogni tanto, in città, sentono la nostalgia dei sapori e dei profumi salentini. Aperto a novembre 2015 sui Navigli ( Piazza Cantore 1), nel pieno centro della movida milanese, “Latteria della Darsena” nasce da un’idea di un salentino doc esperto di locali, Francesco di Giacomo che ha voluto portare a sotto la Madonnina un angolo della sua Puglia.

Il casaro Mimmo prepara quotidianamente, nel laboratorio a vista all’interno del locale, i freschissimi formaggi vaccini della tradizione pugliese: la burrata, il fior di latte, la mozzarella, i nodini, il primo sale, la ricotta, la scamorza, il caciocavallo. A queste prelibatezze si aggiunge la stracciatella, fiore all’occhiello della “Latteria della Darsena” e probabilmente una delle migliori di Milano. Nel laboratorio vengono anche fatte piccole produzioni di nicchia che recuperano il patrimonio culinario della terra d’origine con ingredienti rigorosamente “made in Puglia”: i panzerotti, la focaccia barese, le orecchiette, la frisella d’orzo, la brasciola…speciali anche i salumi DOP.

Alla “Latteria della Darsena” è bello fermarsi e poter gustare direttamente sul posto i capolavori pugliesi. A pranzo, magari nel week end quando i Navigli si vestono a festa, o all’ora dell0aperitivo prima che inizi lo struscio sui canali di Milano. E di certo, difficilmente chi si ferma a bere un primitivo con un piatto di salumi e formaggi pugliesi,  avrà voglia di andarsene prima di aver assaggiato una delle specialità pugliesi in menù che cambiano stagionalmente, lasciando la voglia agli avventori di continuare a tornare in questo angolo di paradiso salentino sotto la Madonnina. Pochi tavolini, alla giusta distanza, e ambiente informale rendono subito caloroso il locale su cui appunto si affaccia anche il laboratorio del casaro.  Ad accogliere i clienti in questo magico “angolo di Puglia” c’è Francesco accanto ad una deliziosa Vespa Vintage molto gettonata dagli amanti dei selfie. Da non perdere le classiche orecchiette alle cime di rapa, saporite e leggermente piccanti e gli immancabili pasticciotti a doppia crema che lasciano in bocca il ricordo delle estati al mare …e soprattutto delle colazioni all’alba. Per un pranzo o una cena si spendono all’incirca 20-25 euro

Si comincia con le entrée che vanno dallo “Scampo crudo al Lime con Burrata e Mandorle” alla “Battuta di Manzo al Ginepro e Misticanza”. Ottime le “Fave e Cicoria”, la “Tartare di Salmone con Crema di Piselli novelli”, il “Polpo alla griglia” e la “Tartare di Pesce bianco e Melograno”.  Nei primi piatti è racchiusa tutta la storia di una grande Terra. Si va dall’ “Orecchietta Classica alle Cime di Rape” alla “Orecchietta Cime, Stracciatella e Chips di Patata” passando per il “Cavatello con Pomodoro Fiaschetto e Ricotta salata”. Per i secondi la Latteria propone il Polpo alla Luciana con Crostone di Pane casereccio”, la “Darna di Orata con Crema di Cavolfiore verde e Ricotta”, le “Bombette tipiche con Patate al Rosmarino”, il “Baccalà Mantecato con Zucca arrosto” e la classica “Tagliata di Manzo con Riduzione al Negramaro e Patata”.

A settembre la Latteria della Darsena ha raddoppiato con l’apertura di un nuovo punto vendita in via Stoppani 12, zona Città Studi, dove poter acquistare le golosità pugliesi. 




L’international day of Italian Cuisinses celebra l’orgoglio per la cucina italiana nel mondo

Da dieci anni, il 17 gennaio si celebra l’orgoglio per la cucina italiana nel mondo anche se sotto un band tutt’altro che made in Italy, ovvero International day of Italian Cuisinses.  È il giorno di Sant’Antonio Abate patrono, tra l’altro dei macellai. Quest’anno le celebrazioni hanno un protagonista d’eccezione: la pizza, in due versioni, la classica margherita e quella dello chef di ogni singolo ristornate che parteciperà all’evento. L’intento è quello riaffermare l’eredità italiana di un piatto conosciuto in tutto il mondo … ma troppo spesso contraffatto.
Sono quindi previsti centinaia di ristornati in tutto il mondo pronti a celebrare, con la pizza, l’orgoglio tricolore in cucina. Nelle precedenti edizioni della manifestazione sono stati portati alla ribalta, tra l’altro, la parmigiana di melanzane, la cotoletta alla milanese, il pesto genovese, le tagliatelle al ragù bolognese, il tiramisù, il risotto all m ilanese, gli spaghetti al pomodoro, la cotoletta e la pasta alla carbonara. Insomma una piccola parte del meglio della nostra cucina che, troppo spesso, all’estero viene interpretata secondo suggestioni locali. Oltre alla pizza all’ananas e alla “pepperoni pizza”, apparsa talmente tante volte nelle serie televisive americane da far percepire la pizza come un piatto tipico a stelle e strisce, si possono in effetti ricordare le varianti di pasta alla carbonara proposte all’estero con ogni ingrediente tranne quelli previsti dalla classica ricetta della cucina delle nostre nonne o piuttosto un piatto di parmigiana che in Australia significa cerne di pollo con salsa al pomodoro e un formaggio bianco, che dovrebbe evocare la mozzarella, in cima alla composizione artistica.