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Osterialnove: dove si sposano tradizione e innovazione

di Matteo Biondetti – Al civico 9 di Via Thaon di Revel, in piena zona Isola di Milano, si trova l’Osterialnove (www.osterialnove.com), punto di incontro per gli appassionati della musica e del buon cibo. Questa “cantina”, che dispone di due ampie stanze arredate in stile rustico ma curato, con tavoli in legno, pareti in muratura a vista e un bel pianoforte a coda, nonché di una splendida veranda che si affaccia su un giardino privato per godere di rari momenti di pace e tranquillità, offre infatti a coloro che desiderano assaporare cibi tradizionali, reinterpretai con creatività, anche serate speciali dedicate a diversi generi musicali (sezione eventi del sito web). Il menu, che varia in base alle stagioni, spazia da portate semplici, quali taglieri di salumi e formaggi italiani selezionati dalle migliori macellerie e da noti caseifici, a piatti più innovativi e ricercati (gallinella di mare con mousse di cachi, riso carnaroli agricola Osenga con mirtilli e prosecco, filetto di ricciola aromatizzato all’arancia con broccoletti e mandorle tostate), ed è arricchito da una buona selezione di vini e da gustosissimi dolci. Il servizio è gentile e curato e il prezzo per la cena si aggira intorno ai 30/40 Euro, bevande e vino inclusi.

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Crazy Cat Cafè: dove i gatti sono i padroni di casa

di Giuliana Tonini – Amici di Milano e dintorni, turisti e viaggiatori di passaggio che siete amanti dei gatti come me, sappiate che, dallo scorso ottobre, a Milano c’è un piccolo paradiso per noi. Si chiama Crazy Cat Cafè ed è in via Napo Torriani n. 5. E’ il primo bar bistrot di Milano dove si può andare a prendere un caffè o gustare un dolce in compagnia di … sei gatti.

Aperto da una giovane coppia milanese, Alba Galtieri e Marco Centonza, l’idea prende spunto dai neko cafè giapponesi (neko, in giapponese, significa gatto). I neko cafè si sono diffusi anche nelle principali città europee e di recente sono ‘sbarcati’ anche in Italia. A Torino, infatti, ce ne sono già ben due, il Neko Cafè di via Napione n. 33 e il MiaGola Caffè di via Giovanni Amendola 6D, e anche Roma ha il suo micio caffè, il Romeow Cat Bistrot di via Francesco Negri n. 15.

E adesso i nostri amici felini hanno messo la bandierina anche a Milano. Al Crazy Cat Cafè noi siamo a casa di Freddie, Patti, Bowie, Mina, Elvis e Blondie, i gatti trovatelli, presi dalla strada, cui Alba e Marco hanno dato un tetto, cibo assicurato, cure, attenzioni e tante, tantissime coccole, quelle di tutti i clienti del locale.

Al Crazy Cat Cafè i veri padroni di casa sono i sei mici. Tutto, infatti, è a misura di gatto. Appena ci sediamo e apriamo il menù, leggiamo subito, alla prima pagina, il decalogo per il rispetto, da parte dei clienti, del benessere dei gatti. Non si può, ad esempio, dare loro da mangiare. Hanno il loro cibo e le dolci prelibatezze che noi gustiamo nel locale non sono affatto l’ideale per la dieta di un gatto. Sono da evitare foto col flash e gli schiamazzi e devono essere rispettati gli spazi e il riposo dei gatti.

Il decalogo è steso in modo garbato e divertente. Ad esempio, dove ai clienti viene chiesto di non svegliare i gatti che stanno dormendo, è scritto ‘a voi piacerebbe essere svegliati di soprassalto mentre dormite?’. Come dargli torto…?

I gatti non sono obbligati a stare in mezzo a noi tutti il giorno. Hanno, infatti, spazi separati per il cibo, le lettiere e per quando magari vogliono semplicemente starsene un po’ per i fatti loro. Sono, inoltre, seguiti regolarmente da una veterinaria.

I gestori del Crazy Cat Cafè hanno anche intenzione di organizzare dei piccoli eventi di formazione rivolti a chi ha un gatto o ha intenzione di adottarne uno, per sensibilizzare le persone verso una ‘convivenza consapevole’ col proprio pelosino.

Nel locale in stile vintage, arredato con mobili di legno, i gatti passano tra le gambe dei clienti, passeggiano sui tavoli, giocano con i tiragraffi, le palline e i giochi sistemati per loro in tutto il bar, se avvicinati con gentilezza si fanno vezzeggiare e prendere in braccio, e camminano sulle scalette e le passerelle sospese a mezz’aria. Il tutto per la gioia dei gattofili presenti, adulti e bambini, che si scatenano a fare foto coi cellulari. A proposito di bambini, i genitori sono avvisati. Sappiano che, dopo avere portato i loro figli al Crazy Cat Cafè, le loro richieste di avere un gatto tutto loro diventeranno ancora più pressanti.

Tra una carezza e l’altra ai mici, possiamo intanto gustare prodotti di caffetteria – i tè aromatici e la cioccolata calda sono assolutamente da provare – e degli ottimi dolci (la torta di cioccolato che ho preso io era divina).

Insomma, per chi ama i gatti il Crazy Cat Cafè è il posto ideale per passare un pomeriggio in relax durante le feste natalizie, per prendere un caffè all’ora di pranzo o per un happy hour dopo il lavoro.

Crazy Cat Cafè

Dove: Milano, via Napo Torriani n. 5

Apertura: tutti i giorni dalle 9.30 alle 21.30

Sito internet: www.crazycatcafe.it

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Cantina della Vetra: gli autentici sapori milanesi

di Matteo Biondetti – Un luogo dai veri sapori milanesi, ove la cura estetica dei piatti si sposa perfettamente con la tradizione della cucina meneghina, in un ambiente confortevole e familiare a pochi passi dalle Colonne di San Lorenzo, fulcro della movida cittadina. Stiamo parlando del ristorante e enoteca Cantina della Vetra.

Ottimi gli antipasti, in particolare la pancetta sette strati con sfoglie di pane, castagne e mele, e, come secondo, il brasato di manzo al barolo, ideale per la stagione A/I, accompagnati da un’interessante selezione di vini, di cui noi consigliamo, sconfinando nel vicino Veneto, il Brolo Campofiorin Oro della cantina Masi, dal gusto vellutato ed elegante ispirato alla produzione dell’Amarone.

Chiude il nostro commento positivo l’ottimo servizio e i prezzi adeguati alla location ed alla qualità del cibo, tra i 40/50€.

Necessaria la prenotazione nel fine settimana.

Cantina della Vetra, Via Pio IV, 3, 20123 Milano

Telefono 02 8940 3843

www.cantinadellavetra.it




Alla scoperta del Vermouth al Bicerìn Milano

La serata è di quelle da non perdere. Soprattutto in una pigra domenica novembre. Una lezione sulla storia del vermouth e, a seguire, una degustazione guidata a cura di Anita Franzon, giovanissima sommelier originaria proprio del Piemonte, dove fu ideato questo specialissimo vino liquoroso.

Per appassionati e non l’appuntamento con “In principio era il vermouth” è fissato per domenica prossima, 29 novembre, alle ore 17.00, all’enoteca “Bicerìn Milano” di via Panfilo Castaldi 24.

Saranno presenti anche un paio di produttori di vermouth artigianali.

Il costo della partecipazione è di 25 euro a persona. Per info e prenotazioni: 02 84258410 – info@bicerinmilano.com.

Celebrare il vino, quello buono e autentico, dotato di grande personalità, realizzato da piccoli produttori che riescono a mantenere inalterata la loro libertà di espressione grazie alla modalità di lavoro ancora artigianale. E’ l’ideale che muove Bicerìn Milano, un luogo voluto da Silvia Amoni, Alberto Gugliada e Lorenzo Viola, tre amici con un ideale in comune.

Il desiderio di condividere con gli altri la passione per il vino, il cibo e le cose belle in genere li ha spinti a realizzare in città, nella zona di Porta Venezia, un’enoteca e wine-bar non convenzionale, dove è possibile aprire la mente e il cuore al vino per riuscire a provare nuove emozioni sensoriali all’insegna del piacere, della bellezza e della condivisione.

Il nome non ha nulla a che vedere con la tipica bevanda piemontese, ma è un omaggio ai nonni che usavano questo termine dialettale intendendo un “bicchierino”, che il più delle volte conteneva vino.

Il concept architettonico nasce da un presupposto fondamentale: “il posto migliore dove assaporare un bicchiere di vino è il divano di casa tua”. Da qui l’idea di creare un luogo dove le persone potessero sentirsi a proprio agio, in totale comodità e relax, grazie anche agli arredi ricercati e confortevoli, e dimenticare la frenesia di una giornata milanese sorseggiando del buon vino.

Silvia, Alberto e Lorenzo tengono a sottolineare che non è una questione di tendenza: grazie alla meticolosa selezione delle etichette proposte (attualmente ben 800), da Bicerìn Milano l’esperienza può essere ogni volta unica, proprio come le annate presenti nella sua “biblioteca del vino”.




CHIANTIGNO il nuovo cocktail di Diana Zerilli

L’Hilton Milan (Via Galvani), prestigiosa struttura del Gruppo Hilton situata nel cuore di Milano, il prossimo 19 novembre, sarà il palcoscenico d’eccellenza per la presentazione del Chiantigno, un cocktail a base di Chianti Colli Senesi Docg Mormoraia, gin e Campari, creato dalla Sommelier milanese Diana Zerilli e da Rogger Bustos Prieto, bartender peruviano e sacerdote degli aperitivi e degli after dinner, attualmente all’opera nel bar del Teatro Nazionale di Milano.

Il cocktail, servito anche al bar dell’hotel, sarà accompagnato da un menu in stile finger food creato da Paolo Ghirardi, l’eclettico Executive Chef dell’Hilton Milan.

A conclusione della serata, un assaggio del Panettone alla Vernaccia di San Gimignano Mormoraia, in vendita attualmente presso five5Senses Store, una boutique del gusto che si trova all’interno del Teatro Nazionale.

L’evento sarà anche l’occasione per illustrare agli ospiti il progetto “21 grammi”, un libro-raccolta di ricette sensoriali abbinate a vini toscani, scritto da Diana Zerilli, Paolo Ghirardi, lo Chef Stefano Cerveni e Rogger Bustos Prieto.

L’evento, aperto al pubblico, inizierà alle 18.30 e la degustazione ha un costo di € 15 a persona




Life of Wine, in arrivo la IV edizione

In arrivo la quarta edizione di Life of Wine,  evento dedicato alle vecchie annate e appuntamento speciale pensato per omaggiare quei vini dal lungo percorso, orgoglio di realtà storiche che ben conoscono l’importanza della longevità dei propri prodotti. L’evento avrà luogo il 15 novembre e sarà ospitato dall’l’Hotel Rome Cavalieri. Saranno una cinquantina le cantine presenti, ognuna delle quali porterà in assaggio della sua etichetta più rappresentativa l’ultima annata in commercio e almeno due vecchie annate: un viaggio nel tempo per capire come il vino evolve, si affina e si completa con il passare degli anni. Il tutto arricchito dalla possibilità di conoscere e confrontarsi con i vignerons, scoprendo nei loro racconti le storie e i territori sempre unici che ne accompagnano lavoro e passione.

DOVE, COME e A QUANTO 15 novembre Hotel Rome Cavalieri, Via A. Cadlolo, 101 – Roma Orario: Dalle 15 alle 21.30 Ingresso: Intero: euro 15 – Ridotto soci FIS: euro 10




Villa Santa Maria si conferma città dei cuochi

Ancora una volta Villa Santa Maria, un borgo arroccato sule colline abruzzesi in provincia di Chieti, si è trasformata nella città dei cuochi per la kermesse più attesa d’autunno e giunta ormai alla sua 37° edizione.
Dopo le celebrazioni religiose del venerdì, riservate al Patrono dei cuochi, San Francesco Caracciolo, è stato presentato, presso l’IPSSAR Giovanni Marchitelli, il volume “Lo chef della salute” (Nuova Gutemberg-Lanciano) una pubblicazione realizzata grazie al patrocinio del Comune di Villa Santa Maria e coordinata dal professor Antonio Di Lello.
La rassegna è continuata nel pomeriggio con una serie di show cooking che hanno intrattenuto i molti visitatori. Il primo a esibirsi il professor Ermanno Di Paolo con gli alunni del Marchitelli; seguito dal maître chocolatier Massimo Tavoletta che ha deliziato il pubblico con la ricetta di un profitterol rivisitato e, il giorno dopo, con una torta al cioccolato accompagnata dal tipico liquore abruzzese a base di visciola Ratafià. A chiudere la programmazione di show cooking del sabato è stato uno chef stellato, Davide Pezzut che, in un mix di originalità e di sani ingredienti del territorio, ha presentato incredibili ricette come il pane lievitato con il mosto di Montepulciano e l’uovo in Purgatorio con le uova della gallina atriana, un razza quasi in via di estinzione e oggi in fase di recupero.
La domenica si è aperta con il concorso de Il Cuoco Doc, vinto dallo chef Cosmo Denys Ladisa, per poi proseguire con altri show cooking nel pomeriggio come quello del noto chef televisivo Bartolomeo Errico, lo Chef Bartolo, e finire in bellezza la performance dell’artista abruzzese Marco Papa. In chiusura, uno spazio dedicato alla pizza, l’immancabile Pasta party e il buffet dimostrativo lungo il corso principale del paese.




Un pranzo a Triora, il paese delle streghe

di Emanuele Domenico Vicini – Una tradizione, tra le più radicate nei secoli passati, definisce Triora come un centro di tradizione stregonesca.

Queste leggende che, va detto, hanno tra il 1587 e il 1589 generato alcuni dei più gravi processi ai danni di donne, condannate per aver causato epidemie di bestiame, piogge mefitiche e compiuto atti di cannibalismo, oggi sono solo materia turistica.

Ecco allora una simpatica domenica di festa, verso la fine di agosto, quando i villeggianti della costa balneare, forse un po’ troppo assuefatti alla tintarella, hanno desiderio di qualcosa di nuovo e si concedono una gita nell’entroterra. Non mancano, poi, come è doveroso, molti “prodotti tipici”: dai liquori della streghe, agli unguenti, al più vario merchandising che attinge, necessariamente, per mancanza di altri riferimenti iconografici, all’immaginario di fate, folletti e gnomi.

Triora oggi è un ridente e fresco borgo che domina la Valle Argentina, una delle più caratteristiche e affascinanti del Ponente Ligure. Lo si può visitare perché ci diverte il mondo delle streghe e tutto quanto gli sta intorno, ma forse, vale la pena passarci una giornata per ammirare la sua architettura, arroccata su speroni di falesie, dove il complesso intreccio di volte e archi permette di sostenere case in pietra e un castello nella parte alta del borgo. Sono i segni evidentissimi di un passato come rocca difensiva, spesso contesa tra i potentati liguri e piemontesi, luogo tutt’altro che secondario nella geografia politica dell’europa medievale e moderna, passaggio obbligato per salire, con merci e commerci, dalla costa alle alte valli delle Alpi Marittime.
La storia più recente ha visto un progressivo spopolamento, come è accaduto in moltissimi altri centri dell’entroterra ligure, dove la fatica della vita di campagna è stata spesso barattata con le (soltanto apparentemente) più agevoli attività turistiche marine. Oggi Trioria è ridotta a poche centinaia di abitanti, che crescono durante l’estate, quando molti villeggianti, che amano il silenzio, la pace e non cercano la movida costiera, la raggiungono per periodi di vacanza.

Nella quiete delle sue strette vie, rinfrescate dalla pietra delle case, proprio all’inizio della parte più antica del paese, si trova un delizioso ristorante, decisamente uno dei migliore della vallata: L’Erba Gatta (www.erbagatta.it). Condotto in stile familiare, il ristorante nasce all’insegna della riscoperta di piatti e sapori locali: dai formaggi di malga, alla verdura (che nella valle, grazie alla ricchezza di acque e alle caratteristiche del terreno cresce buonissima), dalle paste fatte in casa alla selvaggina.

Queste terre godono di una condizione eccezionale, data dal clima alpino asciutto e fresco (sopra Triora si raggiungono rapidamente i 2000 metri e in alcuni giorni limpidi da quelle vette si vede il mare), che si fonde con i tratti mediterranei della costa, calda e temperata. Questo matrimonio d’amore, tra Alpi e mare ha permesso non solo una condizione di vita assolutamente favorevole, ma ha anche contribuito a generare tradizioni culinarie molto originali, semplici ma estremamente sane e raffinate.

L’Erba Gatta ha colto il senso di questa storia e lo ha saputo riproporre al palato moderno. Le carni della selvaggina di montagna si cuociono nelle verdure cresciute alla luce della riviera; il condimento principe è l’extravergine di oliva taggiasca; lo stoccafisso, ovvero il merluzzo essiccato, pesce tradizionalmente povero della gente ligure, viene legato con le patate di collina, nella versione più moderna del branda cujon, piatto che sprigiona sapori e aromi di notevole fascino e che soddisferà i palati più esigenti. Il tutto innaffiato con vini locali (ormeasco, rossese, pigato o vermentino) che aggiungono una nota di grande valore al pranzo. Nella bella stagione si mangia all’aperto, nel portico esterno, con una impagabile vista sulla valle; d’inverno si gode del calore delle sale interne.

In ogni caso, una giornata a Triora e un pranzo all’Erba Gatta sono una bellissima occasione per un tuffo nella storia del ponente ligure e nelle sue più prelibate tradizioni culinarie.

 




Vù, il primo olio made in Basilicata

Da una pratica olivicola risalente fin alla Magna Grecia, nasce Vù, l’olio prodotto sulle pendici del monte Vùlture, antico vulcano orai spento, all’estremità settentrionale della regione Basilicata.
I diciotto Frantoi del Vùlture che lo producono, uniti sotto un’unica etichetta, rappresentano i custodi di un territorio a volte impervio ma fertile e generoso, grazie alla particolare composizione riconducibile alla loro origine vulcanica.
Nel loro olio ritroviamo il carattere morbido e armonioso di un paesaggio collinare dominato dalla sagoma del monte Vùlture e dallo scenario verdeggiante che ne ricopre i versanti. Si tratta di un olio pregiato, dall’aspetto dorato con lievi sfumature verdoline e dal profumo delicato di natura erbacea, con sentori di mandorla e di carciofo, armonico nelle note amare e piccanti.
La qualità, la genuinità e la tipicità del prodotto, così come i metodi con cui è realizzato, sono certificati e garantiti dal riconoscimento del marchio Vùlture D.O.P.”, l’unica dop ad oggi riconosciuta sul territorio lucano.




Ristogolf, un circuito tutto da gustare

Una calda estate, un campo da golf ritagliato nel territorio stretto della Liguria e la cucina d’autore degli chef stellati. Un programma ricco di degustazioni, showcooking e naturalmente di buche e fairway.

L’evento  stato ideato dall’Associazione Ristoratori, Albergatori & Co Golfisti per la quarta tappa del Circuito Ristogolf 2015. Teatro dell’evento il magnifico Circolo Golf e Tennis di Rapallo che con le sue diciotto affascinanti buche ha accolto gli oltre 140 partecipanti a questa gara molto particolare e gustosa.

Ben tre i momenti dedicati all’alta cucina durante la tappa del 23 luglio: le buvette gourmet, lo showcooking stellato e il gourmet party di fine giornata.

Alla partenza frutta fresca di stagione e poi in campo alla buca 3 Pà e Strinu, ormai un “must” per Ristogolf, seguito alla buca 6 da una piovra con maionese alla paprika.

Spazio al padrone di casa con la buvette del gestore del Ristorante del Circolo Golf e Tennis Rapallo, Salvatore Lutero, che ha proposto una Lasagnetta al Pesto con pinoli tostati. A seguire, un Gelato al Pistacchio con crumble, un Escalivada con Caprino e la Pizza Gourmet di Molino Dallagiovanna.

E sempre a proposito di grande cucina, al termine della tappa riflettori puntati sulla cucina che

ha ospitato lo showcooking degli chef ospiti. Primo piatto di Marco Pernati (ristorante Manuelina di Recco) che ha proposto “Morone al sale aromatizzato alle olive”. La seconda creazione porta la firma della chef Tina Cosenza (ristorante Teresa di Genova Pegli): spuma di patate con vongole veraci.

Terzo e ultimo momento food della giornata, subito dopo le premiazioni per i vincitori di tappa, il gourmet party conclusivo di giornata, a cura dello chef Cerea Ristorante Da Vittorio, che a Rapallo ha goduto della presenza di un vanto locale e regionale, la Focaccia di Recco IGP del Ristorante Manuelina.

L’organizzazione si sposta ora al Golf Club La Pinetina dove il 9 settembre si terrà l’ultima tappa prima della finalissima all’Argentario (dal 2 al 4 ottobre), alla quale parteciperanno di diritto i vincitori delle singole tappe.