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ConFusion, un locale da scoprire sulle rive dell’Adige

ConFusione 1 italo e tatjanaIl ConFusion è un locale da scoprire almeno per tre ragioni: la posizione incantevole sulle rive dell’Adige e proprio a ridosso del centro storico di Verona, la cura maniacale di singolo  dettaglio dalle posate, ai portatovaglioli, fino alla presentazione del piatto, ma soprattutto, una cucina che unisce tre tradizioni: quella mediterranea, quella giapponese e, infine, quella sudamericana. La proposta della carta, sia per un drink che per un cena, non è mai banale ma è frutto di un’attenta ricerca che esalta tradizioni diverse e materie prime di qualità.

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Il ConFusion, lounge, caffetteria e ristorante, nasce a Verona dal desiderio dello chef Italo Bassi di esprimere a pieno la propria personalità e quella della moglie Tatjana Rozenfeld, profondamente innamorata dell’arte, con un’idea in mente ben precisa: quella di privare dell’eccesso di formalismo l’esperienza di una cucina d’autore e di un menu gourmet.

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Al ConFusion c’è un’attenzione assoluta alla materia prima italiana, caposaldo della cucina di Italo Bassi, e alla sua presentazione in piatti sempre eleganti, dove emerge anche l’esperienza giapponese dello chef. “Tre ingredienti in un piatto, se di ottima qualità, sono già troppi – dice Italo Bassi – Se si ha a disposizione un grande ingrediente occorre farsi da parte e lasciare che sia lui ad interpretare il ruolo da protagonista”. In cucina, oltre a Bassi, anche il sous chef giapponese Masaki Inogouchi e Ivan Bombieri. La contaminazione tra differenti espressioni gastronomiche passa anche dalla loro grande professionalità. Da  non perdere il polpo all’olio di oliva con crema di peperoni dolci e fagiolini profumati all’aglio e yuzukoshò (18 euro), che unisce il Mediterraneo all’Oeriente e lo ying yang di gamberi rossi, quinoa allo zenzero racchiuso da una sfera di avocado e adagiato su una mousse di peperoni rossi (leche de tigre) al mango e con un assaggio di caviale (18 euro), un’esplosione di sapore dalla forma stupefacente. Interessante la proposta di sushi.

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Il ConFusion porta a Verona un concetto di locale internazionale, con tre differenti spazi al proprio interno. Si parte dall’angolo caffetteria “perché bere un gran caffè è ormai molto difficile”, spiega lo chef. Si prosegue con il palcoscenico, la cucina, uno spazio al piano terra che richiama la cultura giapponese di mangiare direttamente al banco di fronte allo chef. Qui nascono i piatti del ConFusion e qui lo chef Inogouchi prepara le proposte di sushi presenti in carta. Al piano superiore il lounge bar con una selezione di assoluto livello e la competenza di due barman professionisti, circondato da 7 terrazzini affacciati sul dolce scorrere del fiume Adige, particolarmente romantico la sera. Tre differenti anime che al ConFusion si mescolano e si intrecciano con disinvoltura, abbattendo i paletti temporali e prolungando l’orario in cui è possibile gustare le creazioni dello chef, magari abbinandole con un miscelato di livello o con un grande champagne.

DOVE

Verona, Via Ponte Nuovo, 9
Telefono: 045 4624806
Drink a partire da 10 euro
Prezzo medio per cena: 40-50 euro. Percorsi di degustazione 5 portate 65 euro; 7 portate: 85 euro.

 

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La cucina di Singapore sbarca a Milano con Pasta B

A due passi dal Duomo di Milano è possibile provare la cucina singaporiana in un locale dall’atmosfera rilassata ma curata specializzato nella pasta che, per quanto riguarda la cucina asiatica, significa principalmente, ma non solo, ravioli e noodles. L’indirizzo è di quelli da portare sempre con sé, per uan paua pranzo fuori dall’ordinario, una gustosa alternativa all’aperitivo o un dopo cinema in pieno centro di Milano e a prezzi accessibili (si può cenare con 20 euro): Pasta B via Hoepli 3.   La ricetta dell’impasto è un segreto che i signori Han custodiscono da 27 anni  e che, di fatto, è diventata porta bandiera dei diversi locali aperti nel mondo:  Jing Hua Xiao Chi o, in italiano, Pasta B.

Pasta B

Tutto è iniziato nel 1989 quando i signori Han aprirono il Jing Hua Xiao Chi, un locale specializzato nella preparazione di ravioli. Dopo quasi trent’anni di esperienza, la seconda generazione ha svelato al mondo le preziose ricette per realizzare le specialità che, fin ad allora, era possibile assaggiare solo a Singapore e in Giappone. Milano è finora la sola città europea in cui è approdata Jing Hua Xiao Chi, Pasta B, anche se non si escludono nuove aperture nella penisola.

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Pasta B grazie alle origini della stessa famiglia Han dove si fondono tradizioni giapponesi, coreane e indonesiane, propone una cucina singaporiana con influenze fusion. Tra le specialità di Pasta B spiccano i ravioli: alla piastra, al vapore e bolliti, interamente fatti a mano arricchiti da diversi e gustosi ripieni comemaiale e gambero (della tradizione di Singapore), pollo, manzo o solo verdure. Il più famoso dei ravioli Jing Hua è il “little juicy steamed meat dumpling”, un bocconcino ripieno di carne trita di maiale e una zuppa ricca di sapore, tutto racchiuso in una pasta sottile ma resistente.  Da non perder ei ravioli alla piastra, la cottura infatti esalta in modo sorprendendo i gustosi ripieni. Assolutamente da provare i noodles, ovvero gli “spaghetti” tipici della tradizione orientale, realizzati homemade, saltati o in brodo, con verdure, pollo o maiale. Potete accompagnarli dal caratteristico katsuobushi ,pesce affumicato ed essiccato a scaglie, dal mentaiko (uova di pesce Pollack marinate con erbe e spezie) o dallo shiso (erba medicinale chiamata anche basilico cinese). I dolci infine sono fatti tutti in casa e proposti con un’ accurata selezione di tè asiatici. Servizio veloce e attento. Un consiglio: il personale è davvero preparato sulla misteriosa cucina singaporiana e sulle influenze asiatiche, non abbiate timore di chiedere approfondimenti o di farvi consigliare i diversi accostamenti possibili che possano esaltare il piatto ordinato.

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DOVE, COME E A QUANTO

PastaB
Indirizzo: via Hoepli 3
Orari: Apertura dalle 11:30 alle 22:00. Riposo il lunedì a cena.
Telefono: 02 7200 4298
Prezzo medio: 20-25 euro




Anne Leibovitz in mostra a Milano dal 9 settembre 2016

“WOMEN: New Portraits”, la mostra in cui si possono ammirare i nuovi scatti commissionati alla celebre fotografa Annie Leibovitz, sarà inaugurata a Milano il 9 settembre 2016 presso gli spazi di Fabbrica Orobia 15, e resterà in programma fino al 2 ottobre, come tappa di un tour globale che tocca 10 città.​

Il nuovo lavoro di Annie Leibovitz prosegue un progetto iniziato oltre quindici anni fa con “Women”, una raccolta di ritratti pubblicata nel 1999 e tuttora molto popolare. Susan Sontag, che aveva collaborato alla realizzazione del primo progetto, l’aveva definita un “work in progress”. “WOMEN: New Portraits” riflette i cambiamenti del ruolo della donna nella società contemporanea e, nel corso del prossimo anno, andrà a costituire un’unica opera composta da molteplici scatti.​

Il progetto è stato voluto da UBS. Annie Leibovitz ha dichiarato: “Quando ho proposto a UBS di proseguire il progetto WOMEN, non c’è stata alcuna esitazione. Facciamolo, è stata la risposta, e il supporto è stato straordinario su tutti i fronti. L’impresa è molto ambiziosa, il soggetto talmente vasto, è come andare in mare aperto e fotografare l’oceano.”

DOVE, COME E A QUANTO
Fabbrica Orobia 15
Via Orobia 15, 20139 Milano, Italia
9 settembre – 2 ottobre 2016
Dal lunedì alla domenica ore 10-18, venerdì fino alle ore 20
Ingresso LIBERO
Fabbrica Orobia 15, costruita nel 1920, è uno spazio industriale storico, situato nel sud di Milano, vicino alla Fondazione Prada, in una zona che sta rapidamente diventando una destinazione per l’arte, la cultura e la moda.




Limoni si trasforma in beauty center

Trucco e parrucco da Limoni dove l’elegante lounge,  completa di cabine (skin care, make up, brow e nail bar), offre anche un’occasione per ritagliarsi un’ora di relax con trattamenti personalizzati. Non più quindi un semplice negozio di profumeria, ma un beauty center dove rinascere con un’esperienza di bellezza a 360 gradi che sappia anticipare ed esaudire le esigenze di stile  femminili e maschili. L’idea è quella di offrire in un unico ed elegante ambiente nei centri cittadini, e quindi a portata di mano anche in pausa pranzo, trattamenti in grado di soddisfare qualsiasi esigenza con prezzi accessibili e personale altamente specializzato.

Il primo negozio a compiere il grande salto è il flagship store di Limoni a Milano in corso Buenos Aires. Ma tra i progetti del gruppo vi è quello di una progressiva espansione su tutto i territorio.

LLG Leading Luxury Group, la holding a cui fanno riferimento sia Limoni che La Gardenia,  ha affidato i servizi Hair Styling e Barberia delle beauty lounge Limoni e La Gardenia a Hair Studio’s e Barberia Elite, i brand del Gruppo Panariello.

 




I Giardini Paprika e Cannella portano, anche ad agosto, la Sardegna a Milano

Chi ad agosto resta a Milano, potrà comunque sognare il mare con l’avventura culinaria proposta da Ai  Giardini Paprika e Cannella, il salotto condotto dalla coppia Davide Paderi e Giovanna Taddei che offre golosi piatti della tradizione italiana e mediterranea, con una particolare declinazione al meglio della Sardegna.

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Ai Giardini Paprika e Cannella a dirigere è lo chef Mauro Bizzarro (per otto anni nelle cucine di Giacomo Milano) possono . Nel menu stagionale spiccano tra gli antipasti i classici “mare crudo” (gamberi gobbetti al lime, scampo di Mazara del Vallo, carpaccio di tonno rosso, tartare di salmone e ricciola, ostrica con bagnetto rosso) o il “mare caldo” (insalata di polpo alla catalana, salmone confit con cremoso di barbabietola e cipolla rossa brasata, crema di ceci con gambero rosso al vapore, spiedini di seppia in panure aromatica e gambero gratinato al pistacchio); il tortino di alici del Mediterraneo al crumble di pistacchi di Bronte, melanzane, mozzarella di bufala campana e olio al pomodoro e basilico o la tartare di salmone irlandese al fresco di limone, insalatina di finocchi e chutney di mango al rhum scuro e cannella. Spettacolare e assolutamente da provare la parmigiana di melanzane con vellutata di basilico e pomodorini confit così come la norcineria di Camaiore Prosciutto toscano DOP Bonuccelli tagliato al coltello o la mortadella al tartufo del salumificio B.B.S o il culatello nostrano di Novellara servite con gnocco fritto. Tra i primi troviamo i paccheri napoletani “Vicedomini” al ragu di mare; i culurgiones di patate alla nuorese con salsa di pomodoro, parmigiano e basilico; le chicche di patate abruzzesi al ragù di scorfano, profumo di timo e datterini arrosto; i ravioli al nero di seppia ripieno di branzino con ricotta di bufala campana su ristretto di gamberi rossi ed erba cipollina; la fregola sarda fatta a mano alle vongole veraci e bottarga di muggine. Secondi di mare come un’impareggiabile frittura di calamaro, gamberi rossi e zucchine julienne; il filetto di tonno su riduzione al porto bianco, cristalli di porro e fagiolini sautè; il salmone marinato alla barbabietola e coriandolo con insalatina croccante e yogurt greco al finocchietto selvatico; il calamaro ripieno al frutto del cappero, pomodorini San Marzano su fresco di gazpacho rosso; i gamberoni flambati al calvados su vellutata di patate viola e polvere di olive nere. Non mancano le escursioni gastronomiche di terra tra costata fiorentina di bovino “Carni Nobili”, galletto amburghese al mattone con salsa bbq e verdure grigliate, costolette d’agnello in croccante di pane a scaglie con caponata di melanzane all’agretto e maionese di sedano. Senza dimenticare i dolci, tutti fatti in casa come il pane e la focaccia,: dalle caramelle di pasta sfoglia con crema al mascarpone alla delizia al limone e frutto della passione, al soufflé al cioccolato caldo con gelato alla crema. La lista vini comprende svariate etichette provenienti da ogni regione italiana, diverse bottiglie importanti e qualche bollicina francese.

Ai Giardini Paprika e Cannella Culurgiones

DOVE, COME E A QUANTO

Ai Giardini Paprika e Cannella
Via Ludovico Settala 2, Milano
Tel. 02.2049650
Chiuso domenica e sabato a pranzo
Prezzo medio 35€

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A Milano si vola con la galleria del vento

Per tutti i milanesi che vedono le vacanze come un traguardo ancora lontano da raggiungere, è in programma un evento assolutamente da non perdere che potrebbe aiutare a sopportare meglio gli ultimi giorni di lavoro prima delle agognate vacanze.

Venerdì 22 luglio, dalle ore 15.00 alle 24.00, sarà installata presso Marketsound – il village che ospita i grandi eventi musicali dell’estate milanese – una galleria del vento verticale che in tutta sicurezza permette di sfruttare un potente flusso d’aria che annulla la forza di gravità, permettendo alla persona di galleggiare su una bolla d’aria, esattamente come succede a un paracadutista quando si lancia da un aeroplano. Il tunnel, che garantisce una vera e propria esperienza di volo, è attualmente l’unico disponibile in Italia e ha un diametro di 11 mt. per 8 mt. di altezza. La struttura del tunnel permette a chi vola di godersi una prospettiva inedita e di interagire con gli spettatori. Si tratta di un’esperienza alla portata di tutti, dai 14 ai 60 anni e non richiede una prestazione fisica particolare né comporta alcun rischio. Serve solo tanta voglia di divertirsi e di lasciarsi andare. L’esperienza è stata voluta da Groupon che,  con l’obiettivo di continuare a proporre esperienze che rendano l’estate degli italiani “sensazionale”, ha voluto regalare ai milanesi la possibilità di vivere, gratuitamente, un’esperienza unica, come quella di volare!




Al via i Suoni delle Dolomiti

I Suoni delle Dolomiti aspettano tutti gli appassionati di musica e montagna in vetta.  La manifestazione debutta oggi con Selmer Saxharmonic presso i Laghi di Bombassei. Ma il nutrito calendario di appuntamenti previsto per l’edizione 2016 dei Suoni delle Dolomiti, promette di portare i maggiori nomi della musica d’autore ad incontrare tanti appassionati negli angoli più suggestivi del Trentino.

Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi ospiteranno due eventi da non perdere. Il primo concerto vedrà protagonista uno dei massimi violoncellisti viventi, Mischa Maisky,  che si esibirà mercoledì 20 luglio alle ore 13.00 nei dintorni del Rifugio Pedrotti alla Rosetta sul panoramico Altopiano delle Pale. Il maestro, per la prima volta ospite del festival, eseguirà la terza e la quinta Suite per Violoncello di Johann Sebastian Bach. Il secondo evento sarà quindi dedicato ad un grande duo italiano e si svolgerà  martedì 2 agosto alle ore 13.00 in Val Canali nei pressi di Villa Welsperg, casa del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, dove Petra Magoni e Ferruccio Spinetti porteranno il loro progetto voce-contrabbasso “Musica nuda” che ha già conquistato tutta Europa. Ad arricchire questa esperienza anche la possibilità di partecipare ad uno percorso sui sentieri montani dal 31 luglio al 2 agosto, con una tre giorni in compagnia di Petra Magoni e Ilaria Fantin, tra camminate e magie sonore per voce e arciliuto nello scenario unico delle Pale di San Martino.

Per l’edizione 2016 dei Suoni delle Dolomiti, sono attesi tra gli altri anche Mario Brunello, Giuliano Carmignola e Jadran Duncumb il 25 luglio presso il Rifugio Antermoia; Alessandro Carbonare, Luca Cipriano e Perla Cormani il 29 luglio presso il Rifugio Segantini; Stefano Bollani il 3 agosto al Rifugio Micheluzzi; Huun-Huur-Tu il 5 agosto presso il Buse de Tresca; Mario Brunello e Yong Min Cho il 10 agosto presso la Malga Tassulla; Cristina Donà, Rita Marcotulli, Enzo Pietropaoli, Fabrizio Bosso, Javier Girotto e altri il 12 agosto presso la Bait del Germano; Ballakè Sissiko e Vincent Segal il 22 agosto presso la Malga Canvere; Richard Galliano e l’Ensemble Symphony Orchestra il 24 agosto presso il Camp Centener e, infine, a chiusura dei Suoni delle Dolomiti, Barcellona Gipsy Balkan Orchestra il 26 agosto presso il Ciampac.




LUGANO, GRANDE SUCCESSO PER LA MOSTRA MUNDUS DEL MAESTRO ITALIANO BONGIOVANNI

E’ stata prolungata fino al 31 luglio Mundus – Exclusive Art Exhibitionevento istituzionale che celebra la pittura del Maestro italiano Daniele Bongiovanni nuovamente su scala internazionale. La mostra, presentata ufficialmente come progetto itinerante, che in autunno, a grande richiesta verrà riproposta anche in Italia, ha aperto i battenti il 17 maggio in pieno centro a Lugano, nelle sedi della CD Arts, con il patrocinio della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera. L’esposizione, presenziata da molte personalità della cultura, e dal sindaco di Lugano Marco Borradori, fin dal giorno della sua apertura, ha riscosso grande successo di critica e di pubblico, attirando così l’attenzione di moltissimi esperti del settore, collezionisti, e fruitori d’arte. Mundus, lanciato come un percorso in crescendo, progressivo, e volutamente antologico, ha dato modo al pubblico di ammirare quelle che fino ad oggi sono i lavori più rappresentativi e importanti della carriera del pittore, oggi operante tra l’Europa e gli Stati Uniti. In mostra è possibile ammirare ancora per un mese, opere appartenenti a collezioni pubbliche e private, come: Il creatore (m’illumino d’immenso), Croma Sophia, Studi sulla pura forma, Collezione Pelle Sporca, ciclo dedicato al rapporto tra uomo e spazio naturale, già esposto alla 53. Biennale di Venezia, la collezione Aesthetica/Natural, il trittico di grandi dimensioni T.d.C (mundus), opera centrale di tutto il percorso, ed elaborati recenti, interamente realizzati nel suo studio in Svizzera.

”Mundus, entrando dentro questo percorso, e guardando le opere del Maestro Bongiovanni, vediamo che ogni soggetto dipinto durante la sua carriera, da una delle tante prospettive possibili, ha parzialmente abbandonato la forma concreta, quasi tutti i lavori dell’artista hanno a che fare con il il progredire interiore, il ritrovarsi in un punto di svolta, su dei campi figurativi, e all’occorrenza informali che vengono elaborati come metafora del tempo sulle cose. Nel dettaglio, in questo processo, per l’occasione contestualizzato in un percorso antologico, la chiave di lettura rimane la filosofia, la ricerca cromatica e la luce. Una luce che abbagliante ed estesa su un tessuto materico, filtrato da velature dai toni a volte corposi, a volte leggeri, si apre in un doppio movimento, esterno e interno al quadro. Tecnicamente, in questo movimento, che si manifesta sublime nello sfondo, i volti e gli spazi sbiadiscono parzialmente, generando presenze e assenze. Mundus, come emblema, ci suggerisce di seguire un ritmo lento e complesso per i nostri occhi, simile a quello della natura, qui rielaborata; natura contaminata che si manifesta come teorema visivo, come risultato di una consolidata sapienza artistica, traguardo di numerosi anni di studio sulla materia pittorica. Le letture di Daniele Bongiovanni appartengono alla realtà: ”L’Uomo”, realizzato per omaggiare ”l’essere” che dialoga con la storia, ha uno sguardo emblematico, che indaga e s’interroga sulla vita. In questa cronologia, Bongiovanni è più volte pittore del ritratto, ritratto di persone e dettagli, dettagli di un’estetica generale. Le sue opere in ordine cronologico emergono come un racconto del vissuto, suo e degli altri. Loro come tasselli numerati hanno una logica precisa, e legano per coerenza e appartenenza ad una trama articolata e importante. Una poetica nel complesso autentica, perchè originale, poetica come linguaggio che diventa opera, appartenente al passato e al presente, indubbiamente legata ad un’iconografia già storica.”

(Mundus, L’uomo e la natura diventano operaTicinolive, 2016)




“LA BELLEZZA RITROVATA”: ULTIMI GIORNI DI MOSTRA

di Elisa Pedini – Ultimissimi giorni, fino al 17 luglio, per visitare la mostra “La bellezza ritrovata”, presso le Gallerie d’Italia in Piazza Scala a Milano, con apertura straordinaria fino alle 23. L’esposizione fa parte del progetto “Restituzioni”, programma di restauri di opere appartenenti al patrimonio artistico pubblico, curato e promosso da Intesa Sanpaolo. Questa è la XVII edizione del progetto, che, per la prima volta, si tiene a Milano. Il restauro è un’eccellenza italiana e mi piace, anche, sottolineare che, questo progetto, nel tempo, ha consentito la scoperta di nuove tecniche di restauro come, ad esempio, quello degli smalti medievali. Un’occasione davvero unica e imperdibile, dunque, per gustare, in anteprima, 145 capolavori sottoposti a restauro, che, poi, torneranno ai rispettivi luoghi d’appartenenza. Ben trenta secoli di storia attraverso il nostro patrimonio artistico culturale. Opere eterogenee che ci conducono a spasso nel tempo e nel nostro magnifico paese, come, per esempio, la “Statua naofora di Amenmes e Reshpu” in calcare egiziano di ben 32 secoli fa. Un restauro precedente, per preservare l’opera, l’aveva ricoperta con una miscela al silicone che, purtroppo, però, impedì la normale traspirazione del calcare, comportandone la frattura interna. Questo capolavoro è stato ora riportato alla sua bellezza. Altra opera, di ben 25 secoli fa, è il “Cavaliere Marafioti” in terracotta policroma, rappresentante, probabilmente, un Dioscuro. Il suo nome deriva da “Casa Marafioti”, ovvero, la villa, vicino Locri, sotto le cui fondamenta, fu ritrovato, a pezzi, questo capolavoro. Oggi, lo ammiriamo in tutto il suo splendore, grazie, anche, a un’accurata opera d’uniformazione del colore. È interessante notare come il restauro, secondo le leggi di Cesare Brandi nella sua “Teoria del restauro”, debba seguire i principî di “storicità” e “reversibilità”, ovvero: ogni lavoro di ripristino effettuato deve, rigorosamente, rispettare sia l’opera che la sua epoca e deve poter essere totalmente rimosso. Principî che, purtroppo, non furono rispettati dal primo restauratore dell’“Adorazione del bambino” di Lorenzo Lotto, che trattò il dipinto con una pasta abrasiva molto aggressiva, devastandolo completamente. L’unica azione di restauro che è stato possibile attuare su quest’opera è stata di sola conservazione. Scempio a parte, sarà, però, molto interessante paragonare il lavoro su quest’olio con i lavori su altri olî, come, a titolo d’esempio, la “Madonna con il Bambino tra i santi Gennaro, Nicola di Bari e Severo” di Filippo Vitale, oppure il “Cristo risorto” di Rubens, ove, invece, il lavoro di restauro raggiunge la perfezione, ridonando bellezza, lucentezza e completezza alle opere senza manipolarle troppo. Un equilibrio veramente perfetto. Cito solo alcune delle altre chicche presenti in questa mostra e da gustare come, per esempio, i vetri dei maestri vetrai muranesi. È straordinario apprendere come il vetro nasca perfetto in sé e pertanto, il lavoro successivo di restauro e conservazione di tale materiale necessiti un procedimento particolarissimo e molto delicato, poiché, persino la semplice acqua rovinerebbe, irreversibilmente, le opere. E ancora, la magnificente armatura da parata giapponese donata ai Savoia, del tipo do-maru a fettucce di seta azzurra e composita di numerosi materiali. Proprio quelle fettuccine hanno richiesto l’intervento d’una restauratrice di tessuti che ha lavorato su ciascuna di esse. Si noterà che, l’armatura, dietro ha degli anellini: essi servivano a chiuderla con un nastro rosso, purtroppo, andato distrutto; per non mutare la “storicità” dell’opera, si è ritenuto opportuno, non sostituirlo con nastro moderno. Infine, vorrei spendere una parola sui disegni restaurati in mostra, perché, per chi l’avesse visitata nei primi mesi, essi sono stati cambiati, ora, troviamo esposti trentasette disegni di Sebastiano Ricci e vi spiego perché. Il “disegno” è un’opera delicatissima che deteriora molto rapidamente, pertanto, non può essere esposto per più di novanta giorni e sempre sotto una luce fredda di massimo 30A. Decorso questo periodo, deve, tassativamente, essere riposto, al buio, per cinque anni. Saputo questo, posso assicurarvi che diventa estremamente affascinante osservare questi capolavori, così intensi, ma anche, così fragili. Eventuali buchi o lacune sono stati restaurati utilizzando una finissima carta di riso giapponese prodotta a Tokyo.

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Le intime Infinitesimalità del poeta Davide Rocco Colacrai

Oggi incontriamo un giovane poeta di Terranuova Bracciolini, Davide Rocco Colacrai. A soli 34 anni ha già conseguito oltre 500 riconoscimenti partecipando a concorsi letterari, anche internazionali ed europei, le sue poesie sono contenute in più di un centinaio di antologie, e ha all’attivo ben tre libri: Frammenti di parole (GDS, 2010), SoundtrackS (David and Matthaus, 2014) e Le trentatré versioni di un’ape di mezzanotte (Progetto Cultura, novembre 2015), quest’ultimo sostenuto da uno spettacolo musico-visivo di presentazione, in tournée fino a pochi giorni fa. La nuova opera, Infinitesimalità (VJ Edizioni, Verona), è in uscita entro la fine del mese.

Il tuo nuovo libro di poesia si intitola “Infinitesimalità”. Come nasce?
Tecnicamente il libro nasce come premio di un concorso letterario: infatti ho vinto il primo premio del Concorso “Arco dei Gavi” per la sezione poesia, e mi è stata riconosciuta la possibilità di realizzare una mia opera per le VJ Edizioni di Verona. Artisticamente invece non ho una risposta precisa da dare, nel senso che sapevo, “sentivo”, che erano maturi i tempi per un nuovo libro e sapevo anche di volerlo chiamare “Infinitesimalità”, tutto il resto è stato intuivo, era, come dire, già pronto, in attesa.

C’è una evoluzione rispetto al tuo libro precedente, “Le trentatré versioni di un’ape di mezzanotte”?
Penso che, rispetto al lavoro precedente, sia da riscontrarsi una inevitabile evoluzione, sicuramente nell’uomo, di conseguenza nel poeta. Infatti si affrontano temi diversi ovvero alcuni degli stessi temi ma in modo più diretto, più di petto, c’è un maggiore coraggio nel parlare, nell’esporsi, anche nel prendere una posizione, una maggiore naturalezza in tutto questo, tuttavia lo stile è più elaborato, simbolico, di non semplice e immediata decifrazione, aperto a molteplici letture. “Infinitesimalità” è un lavoro più intimo, più intimista, e come tale pervaso da un dualismo “infinitesimale”.

Visto che c’è, l’evoluzione di cui chiedevamo, quale è il tuo poeta o scrittore di riferimento?
La verità è che non ho un poeta o uno scrittore di riferimento o che è da me preferito ad un altro. Mi piace leggere, ascoltare, fare mie le parole, i silenzi e le storie, “possedere” il mondo. Inoltre amo sperimentare, soprattutto con la lingua italiana, giocare e stravolgerla, osare e andare oltre rispetto ai limiti tacitamente imposti, accettati, nella poesia, non dire cose già dette ovvero dirle ma in un modo diverso, un modo che obbliga il lettore a fermarsi e a domandare, ad entrare in contatto a tu per tu con i suoi dubbi, un modo che lo mette sulle spine perché deve decidere, egli medesimo, sotto la propria responsabilità, come e quanto significare, e perché.

Ci parli della tua esperienza poetica e del tuo percorso artistico?
Ho avuto la fortuna di sperimentare più strade artistiche prima di “sentire”, di sapere, che la poesia fosse la mia. Infatti ho iniziato con la musica, suonando alcuni strumenti, ho dipinto per molti anni, per un periodo ho realizzato alcuni remixes come dj che circolano tutt’ora nella rete e, infine, sono approdato alla poesia. La mia esperienza poetica pertanto mi piace definirla una esperienza “medianica”, nella misura in cui tutte le sensibilità che ho coltivato nel tempo si sono unite per confluire verso una sensibilità unitaria, indefinita, a volte anche “maledetta”, per mezzo della quale devo saper gestire il dono, e così la responsabilità, di raccontare storie, storie che non sono mie, personali, e che tuttavia appartengono a tutti, sono storie del mondo, storie dell’uomo. L’esperienza poetica infatti ha come fondamento, per me, una vocazione, non una passione, non un passatempo, ma una vocazione dalla quale deriva una responsabilità precisa verso se stessi e verso gli altri: come dicevo, la responsabilità di prendere con sé le storie e di raccontarle, esplicitarle, condividerle. E posso confermare che a volte fa male.

Il mondo ha bisogno della poesia o la poesia ha bisogno del mondo?
Sono convinto che il mondo abbia bisogno della poesia tanto quanto la poesia è bisognosa del mondo. Infatti la poesia si nutre del mondo, come dicevo poc’anzi è fatta di storie, le parole sanno raccontare ed ascoltare, così il mondo a sua volta si nutre della poesia per non essere dimenticato, per sentirsi meno solo, per vivere. L’uno presuppone l’altra in un rapporto biunivoco di sopravvivenza, di completezza, e anche di bellezza.

Allora possiamo riconoscere un ruolo al poeta nella nostra società?
Ho già affermato che il poeta ha una responsabilità ben precisa, quella di prendere una storia e raccontarla. Pertanto se è da riconoscergli un ruolo penso debba essere quello di stimolare le persone, i lettori, di spingerli ad essere se stessi, ad ascoltarsi, a volersi bene, ad accettarsi, ad avere cura di sé e degli altri, ad ascoltare, ascoltare soprattutto quello che l’altro custodisce dentro di sé, le voci del mondo, i silenzi del cuore. Insomma il poeta può influenzare il lettore ad essere migliore. Può fare in modo che via sia una maggiore responsabilità, e bellezza, dentro e fuori.

Che cosa è allora un poeta?
La domanda esatta è chi è un poeta, o forse cosa c’è dentro, dietro, un poeta.
Un poeta, almeno per quanto mi riguarda, è un uomo dominato da un essenziale dualismo nella misura in cui da un lato da sempre “percepisce” l’esistenza di qualcos’altro, un oltre, qualcosa di indefinibile e inafferrabile, di sottile e infinitesimale che, da dentro, lo fa sentire completo, sicuro, a proprio agio nella sua diversità, probabilmente è una forma di fede, di amore, d’infinito, insomma “sa” di appartenere a un Tutto; dall’altro ha conosciuto, e così accumulato, un numero incontabile di cattiverie, ingiustizie, dolori, brutture, solitudini, e similari, senza una capacità di reazione, che un giorno si è ritrovato con una sola alternativa possibile, quella di implodere e quella di esplodere, e gli è venuta naturale la seconda: in primo luogo per ascoltare se stesso, per ri-comporsi, per darsi una forma, di conseguenza per condividere la propria versione con gli altri, in particolare con coloro che hanno, ciascuno, vissuto una esperienza simile secondo una versione differente, la propria. Il poeta è allora quella somiglianza d’uomo nel buio del mondo per gli altri.

I temi sociali quanto influenzano la tua poesia?
Dal momento che ho parlato di una responsabilità del poeta, e di una funzione dello scrivere, dell’essere più che del fare poesia, e del poeta come modello di riferimento, allora la poesia è, essa stessa, per sua natura, intrinsecamente sociale. Ciò significa che la poesia, la mia poesia, è finalizzata a vincere l’indifferenza e le solitudini, il lato oscuro che l’uomo ha, e tutte le sue espressioni. E l’unico modo, secondo me, per farlo, è metterlo davanti allo specchio con se stesso.

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