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Bertamè un garage che si trasforma in ristorante

Bertamè è  la storia di un meccanico della vecchia Milano e, allo stesso tempo, è anche la storia di un ragazzo appassionato di sport e di cose belle, che si mette prima in gioco per creare un concept store e poi per reinventare il futuro  di una vecchia trattoria di quartiere, con un pergolato incorniciato da un glicine secolare, che riprende vita grazie al sogno di due ragazzi che guardano al futuro con il gusto per i sapori

Bertamè è la storia di Lorenzo Bertamé e riunisce, sotto un solo nome, tre anime: un garage, un concept store e una trattoria dove i vecchi sapori sono reinventati alla luce di una cucina che coniuga tradizione e innovazione. Un marchio che nasce in un garage e arriva fino in tavola, trovandosi perfettamente a suo agio e lavorando ad alti livelli in ognuna di queste realtà.

È il 1981 quando la piccola auto officina Bertamé apre i battenti in via Lomonaco, traversa di Viale Lombardia, in Città Studi a Milano. Un riferimento per gli abitanti del quartiere, che nel corso degli anni hanno stabilito un rapporto familiare con il proprio meccanico di fiducia. Come spesso accade, Roberto Bertamé non manca di insegnare un mestiere al figlio Lorenzo, classe 1972, cresciuto tra il rombo dei motori.  Lorenzo rileva l’attività nel 2004 e , in poco tempo, il garage diventa  una sorta di spa per le automobili.  Gli affari vanno bene e, se Lorenzo fosse stato un tipo di quelli che si accontentano, non avrebbe nemmeno notato i locali vuoti lasciati dalla banca fallita all’angolo, con quelle belle vetrate che si affacciano sul trafficato viale Lombardia. Invece Lorenzo rileva i locali e li trasforma in un open space, “Be More, dove dare una sbirciatina agli accessori per auto e moto, ma anche oggettistica, dipinti, pezzi d’arredo di design, fino ad arrivare a capi d’abbigliamento e bijoux.

Dal design alla cucina spesso il passo è breve, non solo per quanto riguarda la mise en place della tavola. Affascinato della manualità e dalla cura artigianale di ogni genere di prodotto e grande cultore della qualità della materia prima, Lorenzo Bertamé ha potuto recentemente rilevare i locali di una storica trattoria in via Lomonaco, che ha appena riaperti i battenti, dopo un accurato lavoro di ristrutturazione.

La Trattoria Bertamé si configura come un luogo intimo e familiare, che racchiude in sé tutto l’amore la tradizione e per la cura dei dettagli con la freschezza di un design raffinato. Punto forte del locale è sicuramente il giardino d’inverno, situato sotto un pergolato incorniciato da un magnifico glicine secolare, che per tutta l’estate si configurerà come un ambìto angolo di pace al riparo dal caos cittadino.

Lorenzo Bertamé ha lavorato in prima persona alla ristrutturazione del locale, supportato da Marcello Baroli, che nel 2011 ha fondato MBM Extreme Designer, unendo la pratica dell’attività agonistica relativa all’ambiente motociclistico con quella di interior. Bertamé ha poi affidato le chiavi della cucina a Uriel Manuel Cosi, giovanissimo chef  cresciuto tra il Messico e gli Stati Uniti che ha studiato per la Tattoria Bertamè un menù fatto di pochi piatti ben selezionati, in cui la qualità della materia prima la fa da padrone: il Tartufo di San Giovanni D’Asso, la Composta di Cipolla di Cannara o la Bottarga di Orbetello.  Tutto è rigorosamente preparato al momento, a partire dal pane. Manuel rivisita la cucina tradizionale con il tocco sapiente dello chef, che sa aggiungere una nota esotica ed inaspettata in ogni piatto, da cui emergono chiaramente la sua passione e la dedizione per questo lavoro. Già con 30 euro si può sperimentare una cena sotto il pergolato. A pranzo la Trattoria Bertamè offre soluzioni anche più convenienti.

 




“TRUMAN”: QUANDO UN AMICO È PER SEMPRE

di Elisa Pedini – Dal 21 aprile sarà nelle sale italiane “Truman” del regista catalano Cesc Gay. La particolarità della sua regia è proprio quella di mettere in risalto, in modo molto naturale e realistico, le sfumature e l’introspezione dei rapporti umani con delicatezza e humour. Già in “Una pistola en cada mano” del 2012, dove peraltro ritroviamo la triade Gay-Darin-Cámara, questo regista s’era fatto apprezzare proprio per la sua grande capacità di descrivere plurime realtà attraverso la molteplicità delle relazioni umane. “Truman” è una pellicola intelligente, toccante, profonda. Una perla di maestria, sia dal punto di vista della regia che dell’esecuzione, pronta a ribaltare l’anima anche del pubblico più esigente e duro. Amo definire questo regista un “impressionista del grande schermo” perché  riproduce le sensazioni e le percezioni umane, con tocchi veloci e delicati, ma precisi come un bisturi, “disegnando” una tela perfetta giocata tra i contrasti di luci e ombre dei colori puri, forti e vividi dell’anima umana. Cesc Gay analizza i fili che reggono le relazioni umane, proponendo dialoghi e situazioni molto reali sia nelle parole, che nelle dinamiche, che nella gestione delle inquadrature. Ogni dettaglio non è casuale, ma riproduce, esattamente, le conversazioni tra congiunti, amici o parenti che siano: i timori, il detto e il non-detto, i silenzi, gli sguardi, le sospensioni: ovvero, quegli istanti in cui si sta parlando con una persona cui si tiene, ma l’emozione blocca le parole in gola, ma l’altro, che ci conosce, capisce comunque. Nella regia di Cesc Gay, persino i pensieri parlano. La sua telecamera è una mano delicata e rispettosa che raccoglie il cuore dei protagonisti per metterne a nudo l’anima. È delicata come cristallo la materia che manipola e proprio per questo non tralascia mai la levità, l’ironia e lo humour. D’altronde, nei rapporti umani è così: mai e poi mai si vorrebbe far del male a chi si ama e allora si cerca di dire le cose, anche le più dure, in modo sincero, ma dolce e gentile. Si entra in punta di piedi dentro l’anima di qualcuno. Proprio questa è la delicatezza che usa Cesc Gay e che ritroviamo in modo potente in questo film. La trama di “Truman” è impegnativa: tocca tasti gravi come la malattia e la morte; ma, sopra tutto e tutti, resta la capacità umana di provare emozioni, resta la forza dell’amicizia, resta il rispetto profondo per l’anima umana. Julián è un affermato attore argentino che vive a Madrid: estroso, bohémien, separato, con un figlio che studia ad Amsterdam. Vive la sua vita da single “Don Giovanni” in compagnia del suo amatissimo Truman: un bullmastiff che lui considera il suo secondo figlio. Qualcosa, però, cambia nella vita patinata di Julián: un verdetto nefando e un futuro che svanisce. Sua cugina Paula ne avvisa il migliore amico di Julián, Tomas, professore madrileno che si è trasferito a vivere in Canada. Posato, responsabile, pragmatico, Tomás ha formato la sua famiglia, solida e stabile, e insegna all’università. Non esita a volare dall’amico. Nel suo cuore cova la speranza che la sua vicinanza possa cambiare la situazione, ma, ben presto, comprende che tutto è, invece, segnato. Tutto è deciso. Il grande cruccio di Julián è trovare una famiglia che si prenda cura di Truman, con amore e dedizione, quando lui non ci sarà più. Non vi dico altro sulla trama, perché è un film da vedere, da vivere e da gustare. Aggiungo solo che i due amici passano quattro intensi giorni insieme vivendo tante situazioni e incontrando le possibili famiglie adottive per Truman. I dialoghi sono la vera chiave portante. La comunicazione è un dono squisitamente umano ed è proprio comunicando che le persone attivano le interrelazioni tra loro, scambiandosi emozioni, idee, intese, disaccordi. In particolare, fra battute, scherni, scambi d’opinione, silenzi d’una profondità sconcertante, lo spettatore viene portato dentro l’anima dei protagonisti. Non si sfugge alla regia di Cesc Gay. Mi sono ritrovata a sentire dentro le vibrazioni delle paure, degli abissi, dei protagonisti, anche quando le medesime venivano solo sottintese e non esplicitate. Senza neppure accorgermene, mentre ridevo delle battute che normalmente si scambiano due grandi amici, le lacrime mi scendevano. Potevo sentire, attraverso quei dialoghi e quegli sguardi, i sentimenti interiori dei protagonisti, i loro diversi modi di vedere e d’approcciare la drammaticità degli eventi. La delicatezza e il rispetto tipici della regia di Cesc Gay, in “Truman” trovano il loro compimento perfetto. Pellicola preziosa, intensa, significativa che tiene lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo fino all’ultimo secondo. Fino all’ultimo struggente saluto all’amico Truman. Magistrale e penetrante l’interpretazione di due colossi della cinematografia spagnola come Ricardo Darin, che interpreta, con incredibile naturalezza, la drammaticità del personaggio di Julián e Javier Cámara, nel ruolo del grande amico Tomás. Non per altro, entrambi vincitori del premio Goya per “migliore attore”. Parlando d’interpretazione magistrale non posso certo non menzionare un attore davvero speciale: Troilo, lo splendido bullmastiff nella ineguagliabile parte di Truman, che da il nome al film.

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Gianni Oliva: Šiauliai. Attimi di sospensione sulla Collina delle Croci

In occasione di Photofestival 2016, lo spazio Made4Art di Milano presenta Šiauliai, personale dell’artista e fotografo Gianni Oliva (Torino, 1964) a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni, una mostra con il Patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Lituania nella Repubblica Italiana.

In esposizione una serie di scatti realizzati nel 2007 alla Collina delle Croci (Kryžių Kalnas), nei pressi della città lituana di Šiauliai, compresa l’opera vincitrice del primo premio al Photissima Art Prize Torino 2015.

Luogo di pellegrinaggio e meta turistica, la piccola altura su cui si ergono decine di migliaia di croci piantate dai fedeli, secondo una tradizione popolare che dura da secoli, è diventata nel corso del tempo simbolo religioso e dell’identità nazionale lituana.

Gianni Oliva ha ritratto la Collina delle Croci in una gelida giornata autunnale, realizzando con paziente attesa scatti di intensa poesia e di grande forza evocativa, dove l’infinita distesa di croci e le piccole figure che talvolta appaiono nei loro abiti colorati emergono da un paesaggio reso indistinto dalla neve. Attesa, momento di sospensione per cogliere l’istante giusto, che si rivela essere una delle componenti fondamentali della produzione artistica di Oliva, “uno dei momenti più eccitanti e creativi dell’arte fotografica. Spesso immaginiamo una fotografia e improvvisamente questa prende vita davanti ai nostri occhi componendosi”.

In mostra presso Made4Art di Milano una selezione delle 14 immagini fotografiche della serie Hill of Crosses, scattate in un’unica giornata nell’ottobre del 2007. Šiauliai, con data di inaugurazione mercoledì 20 aprile, rimarrà aperta al pubblico fino al 9 maggio.

Gianni Oliva. Šiauliai

a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni
M4A – MADE4ART | Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura

Via Voghera 14 – ingresso da Via Cerano, 20144 Milano

20 aprile – 9 maggio 2016

Inaugurazione mercoledì 20 aprile, ore 18.30

La mostra non sarà aperta al pubblico nei giorni 25, 28, 29 aprile e 2 maggio

Lunedì ore 16 – 19, martedì – venerdì ore 10 – 13 / 16 – 19 
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872

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Londra, Amsterdam e Pontedera: tre week-end per tre compleanni reali

Week-end  superstar per fine aprile. Gli eventi che celebrano la primavera si susseguono su tutto il terrirono e anche fuori dai confini della Penisola. L’importante è saper scegliere. Ecco tre idee per tre differenti week-end che a loro modo celebrano tre diversi e compleanni: quello della regina Elisabetta d’Inghilterra, quello di Willem-Alexander, re dell’Olanda e quello della Vespa, regina della Dolce Vita italiana.

1-Londra compleanno reale, Shakespeare e  St George’s Day. Il 21 aprile la regina Elisabetta compie i suoi primi 90 anni e, anche se le celebrazioni ufficiali sono generalmente posticipate a giugno a causa degli acquazzoni che nella capitale inglese, ad aprile, sono ancora più frequenti del solito, non ci sarà pub a Londra e dintorni in cui l’evento non sia celebrato con un brindisi. Meglio ancora con due brindisi, o anche qualcuno di più.  Per chi si può fermare per il week-end lungo, il  23 aprile si potrà assistere alle celebrazioni per  il St George’s Day e per i 400 anni dalla morte di Shakespeare, tra Trafalgar Square e South Bank. Le iniziative, anche gratuite, sono numerose e interesseranno il pieno centro della City. Un’occasione unica per volare a Londra e unirsi ai festeggiamenti, completamente laici, in Trafalgar Square per il patrono inglese (St George appunto, il leggendario cacciatore di draghi e salvatore di principesse), per poi attraversare il Tamigi e recarsi a South Bank, al Shakepeare’s Globe Theatre, a ricordare i quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare. Non solo. Il Shakepeare’s Globe ha allestito una passeggiata di tre km circa tra Westminster e il Tower Bridge dove una serie di 37 schermi riporteranno un vita i principali personaggi del drammaturgo grazie con brevi filmati recitati dai maggiori attori teatrali mondiali. 

 

2 – Amsterdam tra parate dei fiori ad Haarlem e festeggiamenti reali nella capitale. Un’idea da non perdere per un week-end fuori porta è quella di volare in Olanda per assistere alla parata dei fiori di Haarlem, una feste piena di colori e aromi. Quest’anno si terrà il 23 e il 24 aprile. Il percorso si snoda su 42 klm da Noordwijk ad Haarlem e porta sulle strade venti enormi carri e trenta auto addobbati di fiori. Il punto forse più suggestivo da cui assistere alla parata è il parco botanico di Keukenhof, non lontano da Amsterdam, da cui la sfilata passa a metà pomeriggio, intorno alle 15.30. Qui, circondati da sette milioni di bulbi in fiore, si potrà godere dello spettacolo reso possibile dall’opera di centinaia di volontari. Per chi poi si può permettere qualche giorno di vacanza in più, è assolutamente da non perdere la “Festa del Re”, Koningsdag, il giorno in cui l’intera Amsterdam impazzisce e si riversa per le strade della capitale olandese. La festa (in precedenza cadeva il 30 aprile) celebra Willem-Alexander, nato, appunto, il 27 aprile 1967. Nelle strade, lungo i canali, nei parchi e ovunque ci sia spazio, esplode il più grande street party dell’anno. Tra “orgoglio arancio”, musica live, dj set, party e un mercato delle pulci che si stende per tutta la città, troverete un’atmosfera elettrizzante imperdibile. Il vrijmarkt (mercato libero) offre l’opportunità a grandi e piccini di vendere oggetti di seconda mano per le strade e nei parchi di Amsterdam, per l’occasione trasformata nel più grande mercatino delle pulci del mondo. Gli olandesi, gli stranieri in città e i turisti conquistano ogni spazio libero di Amsterdam in una giornata di felice caos e, secondo tradizione, fin dalla notte precedente – la Notte del Re – ha inizio una serie infinita di party: dj set nelle piazze, barche colorate nei canali, musica dal vivo che dai bar e dai caffè invade le strade.
 

3- Pontedera (Pisa) 22-25 aprile “70 anni di Vespa”. Pontedera si prepara a celebrare il mito per eccellenza della Dolce Vita: la Vesta che, proprio in questi giorni, celebra i suoi primi 70 anni di vita. Un altro compleanno, per così dire, regale.  Piaggio infatti festeggia i suoi primi 70 anni da quanto Enrico Piaggio, il 23 aprile 1946, ha depositato il brevetto per la Vespa, icona due ruote dell’italian way of life. Il programma è fitto: tra raduni,  inaugurazioni di mostre al museo Piaggio, gare, cene di gala, tour sulle colline circostanti, cene di gala e musica dal vivo e culminerà con il concerto di Enrico Ruggeri il 24 aprile. Per tutti i fan della Vespa l’appuntamento per il week-end lungo tra le colline pisane è di quelli irrinunciabile.




DESIGN E ARREDAMENTO: ALL’INSEGNA DELLA PERSONALIZZAZIONE

di Elisa Pedini – Per la settimana del design e il Salone del Mobile ho pensato di proporvi qualcosa di diverso dal solito. Mi sono concentrata su alcuni aspetti delle nuove collezioni che mi hanno colpita particolarmente pensando a chi, magari, si trovi in un momento di “rivoluzione casalinga”. Ho pensato a quando mi sono trovata io nella situazione di arredare la casa prima e di rinnovare poi e all’importanza che certi eventi hanno giocato in entrambe le situazioni. Ho deciso d’approcciarmi, dunque, con lo stesso spirito, individuando quelle che, per me, sono caratteristiche importanti: originalità e fruibilità. Da questo tour “mirato” ho selezionato e creato un mio itinerario sulla base degli ambienti e degli oggetti che sono d’uso quotidiano. Nel mio caso, per esempio, la zona Living è un aspetto molto importante: non è soltanto l’“area vita” della mia quotidianità, ma è anche e soprattutto, l’ambiente “sociale” della casa: ovvero, quello che condivido con gli amici. Lo immagino e lo voglio, un ambiente “Zen” fortemente caratterizzato: un “giardino” dentro un appartamento di 50mq. Le sue caratteristiche primarie, secondo il mio approccio, devono essere: rilassante, accogliente, giovane, ecologico, leggero alla vista, senza spigoli, dalle forme originali, ma comode; compatto per motivi di spazio, ma completo in ogni suo aspetto, coordinato in tutte le sue parti e che non m’impegni eccessivamente nella manutenzione. Sono andata a caccia di questo “living ideale” e l’ho immaginato per voi.

Per il mobilio, mi ha incuriosita la proposta originale e simpatica d’un’azienda che si chiama “Carton Factory” (www.cartonfactory.it), di Monteriggioni in provincia di Siena, in mostra al Din in Via Massimiano/Via Sbodio, zona Lambrate. È una start-up che nasce dalla trasformazione e rivalutazione d’uno scatolificio del 1947. Simbolo d’un’Italia che si rinnova, che non s’arrende e che crea, quest’azienda ha abbandonato l’uso del cartone per il packaging, rivolgendosi a un uso molto più creativo del medesimo. Il tavolo “Floyd”, per esempio, ha per base un albero stilizzato e per ripiano una lastra di cristallo temperato: leggero alla vista, ma robusto e compatto al tatto, sembra proprio un “giardino in casa”. Può essere abbinato alle sedie “Bruce” con braccioli, o al modello “Terence” senza braccioli. La linea propone, in coordinato, anche la zona relax del Living con l’originale poltrona “Chiocciola”, per esempio e librerie dalle stesse forme arrotondate. Tutti i modelli sono realizzati con materiali altamente ecologici: legno e cartone certificato FSC (Forest Stewardship Council: si tratta di un sistema di certificazione internazionale che garantisce che la materia prima usata per realizzare un prodotto in legno o carta proviene da foreste dove sono rispettati dei rigorosi standard ambientali, sociali ed economici; n.d.r.) e ogni modello è personalizzabile in dimensioni e colori.

Inoltre, un Living che si rispetti, almeno per me, è fatto di dettagli preziosi, anzi, è proprio dalla cura dei particolari che si può comprendere e “respirare” l’anima di chi abita la casa, che ne riempie e vivifica ogni ambito. Nel mio modo “umanizzato” d’interpretare gli interni: il mobilio rappresenta il corpo; i dettagli, lo spirito. Nulla più d’una luce calda e avvolgente può riverberare la “Luce interiore” di chi abita la casa. Le architetture di luce sono importanti e fondamentali per il benessere degli abitanti. Fra le tante proposte che ho visto, il mio cuore resta legato al vetro e alla magia d’un’azienda che ha davvero fatto la storia: Venini di Murano (www.venini.com), realtà rappresentativa d’una delle tradizioni più rinomate della nostra Italia, ovvero quella dei maestri vetrai, esistente dal 1921. Acquisita da gennaio 2016 da un’altra grande azienda italiana, la Damiani, esponente, dal 1924, d’un’altra eccellenza del nostro paese, che è quella dei maestri orafi. Venini è in mostra al Rocca 1794 in Piazza Duomo, 15 fino al 17 aprile. L’arte di questa azienda unisce alla tradizione, la flessibilità e l’originalità del design creando dei veri capolavori. Lampade che grazie al loro aspetto, ma soprattutto grazie alla creazione di meravigliosi giochi di luce, personalizzeranno i vostri ambienti. Qui vi propongo quelle lampade che mi hanno colpita e che vedo all’interno della mia idea di “ambiente con anima”, come per esempio “Bloss”, dell’architetto Emir Uras. È una lampada da tavolo, dal design semplice, ma estremamente affascinante. La sua forma evoca un microcosmo: una sfera in vetro opalino, disponibile nei colori ambra e talpa, su base in metallo cromato. L’oggetto perfetto per creare un’atmosfera “Zen” di relax e benessere. Altro oggetto che ha attirato la mia attenzione è “Kalika” del designer Massimo Iosa Ghini. Una lampada da tavolo che s’ispira alle forme magiche e intramontabili della natura: un bocciolo in cristallo “rigadin” su supporto in metallo ramato o cristallo e nichel spazzolato. L’ultimo pezzo su cui attirerei la vostra attenzione è “Visir”, ideata da Venini. Il nome stesso ci riporta alle corti d’oriente ed evoca un’atmosfera magica ed esotica. Il Visir, dignitario plenipotenziario, dalle vesti e dai copricapi preziosi e ricchi di perle e cristalli, ha ispirato questa lampada dalle dimensioni importanti che ci conduce nel mondo delle fiabe, delle leggende e dei misteri delle notti d’oriente. Paralume in tessuto su un supporto in metallo cromato e cristallo trasparente blu notte, oppure in metallo cromato e cristallo opalino color talpa.

Altro aspetto fondamentale, per chi, come me, è amante della massima personalizzazione degli ambienti e dei dettagli, è la tavola. Il momento conviviale è per noi italiani importantissimo e per me, che prediligo l’originalità e il gusto, è basilare accogliere i miei commensali a una tavola che mi rappresenti, con dettagli lineari, ma, contemporaneamente, particolari e coordinati. In quest’ottica non può mancare una grande azienda italiana come Alessi (www.alessi.com), fondata nel 1921 da Giovanni Alessi e leader mondiale per la qualità dei prodotti e l’eccellenza del design. Pensando alla quotidianità della mia vita, mi sento di proporre il servizio da tavola completo “Tonale”, ideato dall’architetto inglese David Chipperfield, trae ispirazione dalle ceramiche coreane, giapponesi e cinesi associando alla purezza della forma la delicata poetica delle tonalità utilizzate dal pittore bolognese Giorgio Morandi nelle sue opere. La linea era già stata presentata con successo nel 2009, ma è solo oggi che si completa in ogni dettaglio col piatto da portata e il vaso da fiori e due nuove tonalità di colore: Pale Blue e Pale Green. Questi nuovi toni di colore, più freddi, che richiamano elementi naturali come l’acqua e il cielo, applicati al bicchiere, alle tazzine, al piatto fondo, alle ciotole, all’insalatiera e ai nuovi vasi per fiori, si affiancano ai toni caldi e terrosi della serie originaria. Mi piace l’idea d’una tavola ove nulla stoni e che essa stessa s’arredi per un momento d’incontro conviviale. Dove l’omogeneità delle forme può essere variata nei colori, consentendo una delicata originalità pittorica sulla propria tavola quasi fosse una tavolozza. Infine, per un tocco originalissimo alla nostra tavola, magari per esaltare e sottolineare proposte particolari della nostra cucina ai nostri ospiti, proporrei la serie “Ellipse” della designer Abi Alice. Affascinata dalla forma scultorea, pura e minimale dell’ellisse, sviluppa una serie di contenitori multifunzionali in acciaio in tre formati, declinandoli in gradevoli abbinamenti di bianco/giallo/bianco, turchese/bianco/turchese e giallo/turchese/giallo. A queste tre serie si affianca un sofisticato contenitore di piccole dimensioni, presentato in acciaio inossidabile lucido e in acciaio satinato con doratura manuale in oro 24 carati. Due raffinate varianti indicate per servire in tavola con eleganza antipasti, finger food, cioccolatini o piccoli dolci.

Come ultimo suggerimento, sempre nell’ottica della massima personalizzazione degli ambienti, non poteva certo mancare il tessile e dunque, il Gruppo Zucchi-Bassetti (www.zucchibassetti.com), che nella nuova collezione ci propone dei design raffinati per tutti i gusti, con la solita alta qualità di prodotto. In questa sede, pensando a una “casa con anima” e del “tutto coordinato”, propongo tre linee; ma posso garantirvi che la fantasia e l’originalità non hanno davvero limiti. La prima linea che mi ha affascinata è “Lacca” di Bassetti. Ispirata alle antiche lacche cinesi, di cui il nome, è composta da un ramage floreale centrale e da una balza in motivi ricamo e geometrie. Propone un copripiumone double-face con federe e coordinati i copricuscini d’arredo, la tovaglia e le tovagliette all’americana, il telo multifunzione, il plaid con leggera imbottitura anallergica e l’elegante e raffinato kimono. Le varianti di colore sono il rosso delle lacche, il blu Cina e il tortora. L’altra preziosa linea, che mi ha colpita, si chiama “Celtic” e fa parte della “Zucchi Collection”, che prende il nome dalla collezione aziendale di antichi stampi per stoffa, cui le fantasie e le geometrie della “Zucchi Collection” traggono ispirazione. Tali magnifici stampi sono, peraltro, in mostra presso lo store di via Cavallotti 13, nel cuore di Milano. “Celtic” è caratterizzata da una struttura geometrica rigorosa e al contempo, da forme morbide e fluide. Inoltre, è impreziosita dall’inserimento della “Z” di “Zucchi”. La linea include la parure di lenzuola, le federe, il copripiumino e il plaid in leggera imbottitura anallergica, entrambi double-face, la trapunta in calda imbottitura anallergica, il telo multifunzione e i copricuscini d’arredo. Proposta in tre varianti cromatiche: rosso, blu navy e grigio. L’ultima proposta è giovane e frizzante: si tratta della linea classica “Pantone Universe” di Bassetti, che copre tutta la gamma di colori in tinta unita e cosa bellissima, sia per gli amanti del ton-sur-ton che del coordinato fantasia, vi “veste” l’intera casa: asciugamani, lenzuola, federe, copripiumoni, copriletti, tovaglie, tovagliette all’americana, guanti da forno, presine, grembiuli da cucina. Le proposte del Gruppo Zucchi-Bassetti non si fermano, comunque, qui e si arricchiscono della nuova collezione di Tommy Hilfiger; delle raffinatissime proposte della “Descamps Collection”, che, peraltro, in occasione dei 30 anni della famosa spugna della Maison: “La Mousseuse”, propone sul mercato la nuova collezione di asciugamani ispirati al tulle; della collezione bohémienne di Jalla, che rinnnova di mille colori la spugna spugna soffice e morbida e infine della raffinata e delicata collezione per il letto di “Jardin Secret Collection”.

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La scrivania ecologica helloStandy al Fuorisalone

Viene presentata in questi giorni, durante l’evento Fuorisalone, al Salone del Mobile che si tiene a Milano fino al 17 aprile, helloStandy, la nuova standing desk fai-da-te che permette di incentivare la produttività lavorativa del 20%, salvaguardando salute e ambiente. helloStandy, infatti, è la nuova, rivoluzionaria piattaforma di cartone riciclato pensata e realizzata in Italia che trasformerà qualsiasi mobile o scrivania in una funzionale standing desk.

Utilizzata anche dall’amministratore di Facebook Mark Zuckerberg – che ha fatto abolire ben 250 scrivanie presso i propri uffici – la standing desk non è altro che una scrivania alta per permettere ai propri dipendenti di lavorare in piedi in ufficio o comodamente da casa. Una scelta rivoluzionaria che, non solo è in grado di aumentare la produttività lavorativa, ma anche di tutelare la salute di tutti quei lavoratori che sono costretti a passare molte ore seduti dietro ad una scrivania e l’ambiente.

Sono ormai accertati i danni procurati dalle abitudini sedentarie, per questo le standing desk stanno letteralmente conquistando il mercato americano e si apprestano a fare lo stesso in Europa. Tuttavia, i costi di questi innovativi mobili non sono indifferenti – il costo medio di una standing desk può variare dai 300 e fino ai 4000 dollari. Ma con helloStandy è possibile usufruire di tutti i benefici di una standing desk a soli 29 euro, grazie ai risparmi conseguibili attraverso l’impiego di materiali riciclabili.

Inoltre, helloStandy può essere utilizzata su qualsiasi superficie piana ed è in grado di supportare il peso di qualsiasi computer, pur essendo leggerissima. Realizzata in cartone spesso 5 mm e di misura 50×50 cm, questa rivoluzionaria e pratica piattaforma di design occupa uno spazio irrisorio. Infatti, presentandosi come un cartone pieghevole, si potrà decidere di utilizzarla solo all’occorrenza, per poi richiuderla facilmente e senza ingombrare alcuno spazio. Una scelta salutare ed ecologica che migliorerà anche l’efficacia lavorativa.

Dopo la settimana ad una delle maggiori fiere di design, in cui sarà possibile effettuare già un preordine, il prodotto sarà acquistabile direttamente sul sito www.hellostandy.com con consegna in qualsiasi parte del mondo.




“NEMICHE PER LA PELLE”: IL CONNUBIO DEGLI OPPOSTI

di Elisa Pedini – In uscita nelle sale italiane da oggi, 14 aprile, il film “Nemiche per la pelle” del regista Luca Lucini. Commedia brillante, divertente e ironica da non perdere assolutamente per passare 92 minuti in allegria. La sapiente regia di Lucini ci ripropone la contrapposizione di due personaggi, che sono, in verità, più dei caratteri molierianamente intesi, incarnando ed esasperando un aspetto ben preciso della società moderna. Proprio dalla contrapposizione di due esacerbate personalità, improbabili proprio perché eccessive, scaturisce l’umorismo e la comicità di questa pellicola. Di per sé la trama non ha nulla di particolarmente comico, anzi: due donne, Lucia e Fabiola, si conoscono da anni e si odiano profondamente. La prima è la ex moglie dell’attuale marito della seconda: Paolo. Sono totalmente agli antipodi: tanto è pragmatica, realista e donna d’affari Fabiola, quanto è idealista, sentimentale e sognatrice, Lucia. Da sempre si contendono l’affetto e le attenzioni di Paolo, che, però, muore, lasciandole entrambe. Questo avvenimento drammatico porta alla luce un grande segreto dell’uomo: un figlio, avuto con una terza donna. Inoltre, Paolo, che, con loro due, di figli non ne aveva mai voluti, forse, colto da un sentore di quanto sarebbe potuto accadergli, ha lasciato al suo amico e avvocato Stefano, nonché gestore delle ingenti finanze di Fabiola, una lettera con le sue volontà. Le due donne dovranno prendersi cura, congiuntamente, del bambino: Paolo Junior. Lucia e Fabiola, ambedue inadeguate alla maternità, animate, inizialmente, sia dall’antico astio che da questioni ereditarie, quindi, economiche, iniziano, così, un viaggio dentro se stesse e dentro questa maternità tardiva e inattesa. Entrambe assorbite dalle loro vite: Fabiola ha i suoi affari, mentre Lucia ha le sue “crociate” e il suo amore con l’immaturo e artista fallito,Giacomo, si troveranno a dover fare i conti con una realtà nuova, che le spiazza e le terrorizza. Proprio quando il bambino comincia a far breccia nei loro cuori, ecco che accade qualcosa di totalmente imprevisto, scombussolando ancora di più la vita e i sentimenti delle protagoniste. Lucia e Fabiola saranno allora costrette, per la prima volta, ad unire le forze, passare del tempo insieme; diventare, piacenti o no, alleate. Scopriranno così, oltre tutte le evidenti e buffe differenze, che c’è qualcosa che, forse, in fondo, le accomuna. In questa fase entra in gioco un’altra caratteristica di Lucini: il suo tatto delicato. La telecamera quasi accarezza i volti e le vite dei suoi “caratteri”, facendo loro cadere la maschera e portandoli, totalmente, quanto inesorabilmente, sul piano della realtà. Dove nulla è sempre tutto bianco, o tutto nero; ma al contrario esistono tante sfumature di colori, di toni, di personalità, di sentimenti. Sempre tipico della sua regia è il non tralasciare mai lo humour, che consente di mantenere i toni molto leggeri, anche nei momenti di maggiore tensione. Tra battute, battibecchi, situazioni improbabili, “Nemiche per la pelle” scorre via in modo davvero rapido e piacevole. La semplicità degli eventi raccontati, trova il suo ritmo scandito e perfetto proprio nelle dinamiche d’incontro e scontro degli opposti, che, a loro volta, trovano il loro connubio perfetto nello sguardo ironico e bonario della telecamera di Lucini. Merito sicuramente anche dell’interpretazione, che ci mostra una Margherita Buy, nel ruolo di Lucia e una Claudia Gerini, nella parte di Fabiola, squisitamente calate nell’incarnazione esacerbata dei loro personaggi e che riescono a rendere, con altrettanta forza, il cambiamento. Supportate da Paolo Calabresi, che interpreta l’avvocato Stefano e di Giampaolo Morelli, nel ruolo di Giacomo, ricalcando il suo personaggio tipico: del ragazzo bravo, ma immaturo e pieno di sé, che se combina qualcosa nella vita è più per caso che per volontà sua.

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Al Castello Malingri per un fine settimana Bio&Vegan

Il 7 e 8 maggio 2016 arriva al Castello Malingri la terza edizione dell’evento “Dal parco al Castello” dedicato alla natura, al benessere, all’enogastronomia, alla didattica e gli intrattenimenti per i bambini con una connotazione tematica BIO & VEGANA. Un percorso tra idee e proposte dall’alimentazione, alla meditazione, all’educazione, dalla botanica ai giochi. Una grande esposizione arricchita da attività ludiche e laboratori per tutte le età, perché non si finisce mai d’imparare, di crescere…e di giocare!

Il Feudo sarà suddiviso in aree tematiche, vi saranno aree dedicate all’esposizione e vendita di prodotti enogastronomici, un’area dedicata ai piccoli artigiani, alle spezie, alle piante ed ai fiori ed alle attività sportive.

L’evento darà modo di ammirare gli spettacolari scenari naturali e storici del Feudo Malingri, assaporando i primi caldi primaverili, passeggiando tra stand enogastronomici e micro eventi.

La manifestazione si rivolge ad un vasto pubblico, e si propone di coinvolgere le più importanti istituzioni e associazioni territoriali, coinvolgendole in prima persona. I bambini delle scuole avranno modo di partecipare agli innumerevoli laboratori didattici presenti, passando due giornate immersi nella natura a contatto con gli animali. Le aree dedicate all’intrattenimento dei bambini rendono l’evento una divertente occasione di trascorrere il week-end fuori città per tutta la famiglia.

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VEGAN & BIO WEEKEND nasce con l’idea di sensibilizzare le persone nei confronti dei diritti di tutti gli esseri viventi e dell’ambiente che ci circonda; sull’importanza di un consumo consapevole e su quanto la scelta di ciò che mangiamo, consuminamo e utilizziamo abitualmente incida sulla nostra salute e sulla salute dell’ambiente in cui viviamo. VEGAN & BIO WEEKEND  ha come obbiettivo INFORMARE su quali siano le alternative o le possibili scelte alimentari e comportamentali per raggiungere il benessere fisico, nel pieno rispetto della natura.VEGAN & BIO WEEKEND  offre la possibilità alle aziende del settore di presentare i propri prodotti in linea con i principi della manifestazione: senza lo sfruttamento di nessun tipo di essere vivente ed eco-compatibile con l’ambiente in cui viviamo. Crea un punto di incontro e confronto fra le persone promuovendo conferenze e workshop interessanti, utili ed innovativi.
VEGAN & BIO WEEKEND  si propone di essere un evento interessante e costruttivo per tutte quelle persone informate e sensibili all’argomento, ma soprattutto per tutti quelli che sentano l’esigenza o la curiosità di CONOSCERE le possibilità e le proposte per migliorare la qualità della propria vita

VEGAN & BIO WEEKEND  si rivolge a: – aziende e piccole realtà che vogliano proporre i loro prodotti e ampliare la propria visibilità partecipando attivamente all’evento o come aziende partner- aziende, professionisti o associazioni che vogliano inserirsi con conferenze, laboratori, dimostrazioni o workshop con lo scopo di educare, sensibilizzare, consigliare ed informare il pubblico su come raggiungere e mantenere il proprio benessere.

CATEGORIE MERCEOLOGICHE: macrobiotica, cosmesi e cura della persona, piante, erbe, spezie, abbigliamento ecologico, proposte ludiche e sportive naturali ed ecologiche, proposte con materiali riciclati.

DAL PARCO AL CASTELLO – Speciale VEGAN & BIO

7/8 maggio 2016

Feudo Malingri di Bagnolo Piemonte

www.castellodibagnolo.it

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CODICE 999 – BELLO MA SENZA TROPPI ENTUSIASMI

di Elisa PediniDal 21 aprile nelle sale italiane l’atteso film “Codice 999” del regista John Hillcoat, che torna, dopo qualche anno, dietro alla telecamera. Pellicola feroce, cruda, serrata, ricca d’azione, di sparatorie e di violenza. Sicuramente concepita e votata ad alti incassi, ma, francamente, non mi convince e vi spiego perché: nonostante certi aspetti mostrino delle varianti su tema, essi, non sono sufficienti a uscire dai cliché del genere, che il film ricalca in pieno. Ne riconosco i lati innovativi, primo fra tutti, l’ambientazione che, questa volta, è Atlanta: città sicuramente poco sfruttata a livello cinematografico. Inoltre, un’altra scelta coraggiosa, è costituita dal portare in scena una realtà malavitosa ben poco nota: ovvero quella della criminalità ebreo-russa, la cosiddetta “mafia kosher”, gruppi criminali, molto potenti negli Stati Uniti, che si sono fatti strada col traffico d’armi. Una “cupola” così terribile, che, nel film si sentenzia, lo stesso Putin teme. Infine, l’aver coinvolto nel film veri membri delle gang di latinos che governano interi quartieri della città. Nonostante tutto questo, la trama ci propone, per l’ennesima volta, il solito manipolo di poliziotti ed ex membri dell’esercito, corrotti e avidi, il di cui capo, Michael Atwood, è tenuto in pugno da Irina Vlaslov, spietata boss della mafia russo-israeliana, con il solito bambino, usato come oggetto di ricatto. Questo è il mezzo primario utilizzato per far leva sull’uomo, al fine di fargli fare tutti i lavori sporchi di cui la mafia necessita. Oltre, naturalmente, a tutta una serie di violentissime iniziative volte a convincere il manipolo di corrotti a restare compatto. Il film si apre con un’audace rapina in banca che termina in una cruenta sparatoria in autostrada. Il sergente Jeffrey Allen è incaricato d’indagare sul caso, mentre il suo nipote prediletto, onesto e ingenuo, finisce per diventare il nuovo partner di uno dei poliziotti corrotti. Quella, doveva essere l’ultima impresa sporca e invece, al manipolo di corrotti, viene imposta un’ulteriore missione, solo che, stavolta, è impossibile da portare a termine: una rapina al dipartimento di sicurezza interna. L’unico modo per tentare d’eseguirla è provocare un codice 999: ovvero, l’omicidio d’un poliziotto. Tale atto comporterebbe il convergere di tutte le pattuglie sul luogo del delitto con assoluta priorità, aprendo una contestuale caccia all’assassino. Tutto questo caos, consentirebbe un tempo maggiore per la rapina, che passerebbe in secondo piano, con conseguente ritardo d‘intervento delle forze dell’ordine. Da questa decisione si dipana tutta l’azione del film, fra solite bande, soliti quartieri malfamati e solite prostitute da trivio. Fra casualità, avidità, tradimenti e drastiche soluzioni per togliere di mezzo chi diventa scomodo. Quella che, a mio avviso, potrebbe essere la parte interessante della trama e cioè l’indagine sull’identità di questa banda, che imperversa facendo crimini e mostrando un’elevata preparazione tecnico-tattica, è messa, in verità, troppo in secondo piano per dare un reale valore aggiunto. Quelli che seguono le indagini sono poliziotti onesti, ma indolenti, lenti, alcolizzati e non danno vera linfa vitale, né un quadro tanto positivo, al dunque. In conclusione, a me, che i cliché lasciano del tutto indifferente, questo film, non convince. Certamente, nulla va tolto al ritmo, spettacolarmente serrato, all’ambientazione realistica, né alla dose di crudeltà ben gestita e che da corpo alla tematica più che rispondente al genere cui la pellicola appartiene. Nulla va tolto alla regia sapiente e straordinaria di Hillcoat, che si conferma maestro delle riprese, laddove cieli plumbei e luoghi cupi accompagnano l’atmosfera di congiura e corruzione. Nulla da dire neppure dal punto di vista dell’esecuzione, semplicemente ineccepibile, potendo contare su straordinari interpreti come: Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor , Woody Harrelson, Aaron Paul, Norman Reedus, Gal Gadot, Teresa Palmer, Anthony Mackie e un’eccezionale Kate Winslet. La mia perplessità è puramente “tematica” e non certo tecnica. Gli amanti del genere saranno assolutamente soddisfatti e non ho remore nel consigliare loro di gustarsi il film dall’inizio alla fine. Quelli che, invece, fossero stanchi delle solite trame trite e ritrite, sappiano che non vedranno nulla di particolarmente innovativo. Una pellicola “da cassetta” assolutamente ben fatta; ma che, a mio parere, non porta alcun valore aggiunto al panorama cinematografico contemporaneo.

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Franchi e Tosini alla Milan Design Week 2016

In occasione del Fuorisalone del Mobile 2016, Made4Art di Milano presenta un’esposizione di opere d’arte e design di Franca Franchi e Massimo Tosini.

Fondatori del movimento artistico “Zen in Art – per un’estetica Zen” (2014), i due artisti si riconoscono nei principi Zen, pensiero di importanza fondamentale in un mondo globalizzato e in profonda crisi spirituale.

Raffinatezza, essenzialità delle forme e dei cromatismi, sobrietà, naturalezza, ricerca della positività e della quiete interiore: questi alcuni degli elementi che accomunano le opere di Franchi e Tosini, nella produzione artistica come negli oggetti di design da loro realizzati.

In esposizione presso Made4Art una selezione di sculture, lampade e tavoli in cristallo creati da Franca Franchi e una serie di opere pittoriche e paraventi di Massimo Tosini: pezzi unici in bilico tra bellezza e funzionalità, arte che incontra il design.

Franca Franchi ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero; entrambi sono presenti nell’antologia di scritti critici “Gli artisti che ho incontrato” (Skira, 2015) di Gillo Dorfles, che segue gli artisti di cui ha curato la mostra “Il Segno e la Luce”, 2015, scegliendo le opere esposte e scrivendo la presentazione.

Un evento Expo in Città, Made4Expo.

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Franca Franchi e Massimo Tosini – Milan Design Week 2016

12-17 aprile 2016, ore 11-19

Spazio M4A – MADE4ART
Via Voghera 14 – Ingresso da Via Cerano – 20144 Milano

MM2 P.ta Genova – S. Agostino | Tram 14-2-9-19, Bus 74-47-59

Comunicazione a cura di  M4A – MADE4ART

Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura
di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo
www.made4art.it | info@made4art.it | www.made4expo.com