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le Rouge: sperimentazioni d’arte astratta sul tema del rosso

A Natale non poteva non esserci un evento tributo al colore rosso! Made4Art di Milano presenta le Rouge, speciale progetto artistico che riunisce alcune significative sperimentazioni d’arte astratta sul tema del rosso. Protagonisti della mostra Luigi Aricò, Carla Battaglia, Marina Berra, Fiorenza Bertelli, Donata Bonanomi, Claudio Cattaneo, Antonio Corbo, Iure Cormic, Giorgio Lo Fermo, Giuseppe Portella, Paolo Remondini: in esposizione una selezione di opere realizzate da artisti dalle differenti specificità tecniche e sensibilità artistiche in un allestimento di forte impatto cromatico e basato su armonie, variazioni, rapporti tra le diverse infinite sfumature.

Il progetto, a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni, è un vero e proprio omaggio a un colore, il rosso, da sempre legato a concetti quali “emozione”, “amore”, “passione”, “calore”, impiegato dagli artisti sin dai tempi più antichi per rappresentare sentimenti profondi e intensi legami affettivi. Giochi di luci e ombre, presenze geometriche, forme appena riconoscibili, inclusioni di materiali e di altri colori: il rosso sorprende e coinvolge, suscita emozioni e, grazie all’intervento artistico, in tutte le sue molteplici varianti, ci conduce in una dimensione intima e personale, all’interno di noi stessi e delle nostre sensazioni.

le Rouge, con data di inaugurazione martedì 22 dicembre, rimarrà aperta al pubblico fino al 18 gennaio.

La nuova mostra di Made4Art, spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura, rientra nel percorso di indagine sull’arte astratta precedentemente inaugurato con Visioni astratte. Nuove tendenze al femminile (19 marzo-2 aprile 2013) e portato avanti con le successive esposizioni Black&White. Astrazione negli opposti (24 maggio-7 giugno 2013), Explosion! colore astrazione emozione (25 ottobre-14 novembre 2013), Monochromes (5-25 febbraio 2014), Light & Shadow (3-16 settembre 2014), GREEN. arte uomo natura (7-20 novembre 2014), Primary colours (3-16 febbraio 2015), L’arte come energia per la vita (3-16 giugno 2015).

le Rouge
Luigi Aricò, Carla Battaglia, Marina Berra, Fiorenza Bertelli, Donata Bonanomi, Claudio Cattaneo, Antonio Corbo, Iure Cormic, Giorgio Lo Fermo, Giuseppe Portella, Paolo Remondini
a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo
22 dicembre 2015-18 gennaio 2016
Inaugurazione martedì 22 dicembre, ore 18.30
Durante il periodo delle Festività la mostra sarà su appuntamento
Orari a partire dal 7 gennaio: lunedì ore 16-19, martedì-venerdì 10-13 e 16-19

M4A – MADE4ART
Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura
Via Voghera 14 – ingresso da Via Cerano, 20144 Milano
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872
Media partner: Espoarte




Le “Due Vite allo Specchio” di Marco Florita

di Giuliana Tonini – Prosegue il tour di presentazioni di ‘Due vite allo specchio’, il primo romanzo di Marco Florita, edito da LOG Edizioni. Dopo quelle di Milano del 21 ottobre e di Sesto San Giovanni del 28 novembre, il 19 dicembre è stata la volta di Bobbio (PC). In quest’ultima occasione c’è stata la partecipazione attiva di Cosmopeople. Seduta al tavolo di presentazione di fianco all’autore, nella sala congressi del Centro Culturale Polivalente del Comune, ho infatti avuto il piacere di esporre un’introduzione al romanzo.
Due vite allo specchio’ rientra a pieno titolo nella categoria dei romanzi di formazione, quei racconti in cui il personaggio principale compie un percorso di crescita, che lo porta, alla fine, ad essere più consapevole di se stesso e del posto che aspira ad avere nel mondo.
Nel caso di ‘Due vite allo specchio’ è estremamente probabile che il lettore si immedesimi col protagonista, Vince Petrucciani, un uomo ormai anziano che ripercorre, nei suoi ricordi, gli snodi della sua giovinezza, vissuta nella Milano di qualche decennio fa. Con i suoi dubbi e le sue incertezze, i suoi incontri con personaggi, maschili e femminili, che portano aspettative e disillusioni, ma anche gioie inattese, Vince Petrucciani potrebbe essere davvero ognuno di noi, ed è facile che la sua storia ci faccia tornare alla mente alcuni momenti della nostra.
È un racconto particolare – con uno stile di punteggiatura e un uso degli ‘a capo’ del tutto originale – narrato in maniera intimistica e introspettiva, ma mai malinconica, che l’autore dipana con grande sensibilità e capacità di osservazione del carattere umano.
Marco Florita ha raccontato al pubblico di Bobbio quale significato ha avuto per lui scrivere questo romanzo. Prima di tutto è stato un modo per esprimere genuinamente, attraverso la scrittura, le proprie emozioni e sensazioni, e quindi se stesso (sottolineando, però, che ‘Due vite allo specchio’ non è un romanzo autobiografico). E inoltre, tramite la stesura del libro, ha ripreso i temi di una poesia composta quando aveva poco più di vent’anni, in cui contrapponeva le percezioni nei confronti della vita da parte di chi ne è poco più che all’inizio, un ragazzo, e di chi invece si sta avviando alla conclusione, un uomo anziano. Nel romanzo il vecchio (Vince Petrucciani) e il ragazzo sono l’uno di fronte all’altro sulle rive opposte di un fiume: il fiume della vita.
Due vite allo specchio’ è acquistabile online, tramite tutti i siti di vendita di libri, in formato eBook al prezzo di 4,99 euro oppure in formato cartaceo al prezzo di 10,50 euro.
Pagina Facebook: Marco Florita




Alessandra Angelini e il suo omaggio alla Joie de Vivre

Made4Art di Milano presenta la personale di Alessandra Angelini Joie de Vivre, evento che si terrà martedì 15 dicembre 2015 a Milano presso D Studio in Via della Spiga 7.

L’arte di Alessandra Angelini (Parma, 1953), artista e docente di Grafica e Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Brera, è un universo di luce e colori dove questi elementi fondamentali vengono modulati dall’artista seguendo un’armonia musicale che diventa parte integrante delle opere stesse; una ricerca condotta attraverso la sperimentazione sulle tecniche e le potenzialità espressive dei materiali.

In esposizione una serie di lavori in tecnica mista su tela, sculture in metacrilato e un importante libro d’artista: una selezione di lavori rappresentativa della delicata e poetica produzione artistica di Angelini, un vero e proprio omaggio alla gioia di vivere e un invito a osservare la realtà circostante da nuove prospettive.

In concomitanza con la personale di Alessandra Angelini, presso D Studio di Milano si svolgerà uno speciale Christmas Cocktail, momento di incontro con gli artisti, i collezionisti e gli amici di Made4Art e dell’artista in occasione delle Festività natalizie.

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Alessandra Angelini | Joie de Vivre
Made4Art Christmas Cocktail 2015 

c/o D Studio, Via della Spiga 7, Milano
Martedì 15 dicembre 2015, dalle ore 17 alle 21




Cantina della Vetra: gli autentici sapori milanesi

di Matteo Biondetti – Un luogo dai veri sapori milanesi, ove la cura estetica dei piatti si sposa perfettamente con la tradizione della cucina meneghina, in un ambiente confortevole e familiare a pochi passi dalle Colonne di San Lorenzo, fulcro della movida cittadina. Stiamo parlando del ristorante e enoteca Cantina della Vetra.

Ottimi gli antipasti, in particolare la pancetta sette strati con sfoglie di pane, castagne e mele, e, come secondo, il brasato di manzo al barolo, ideale per la stagione A/I, accompagnati da un’interessante selezione di vini, di cui noi consigliamo, sconfinando nel vicino Veneto, il Brolo Campofiorin Oro della cantina Masi, dal gusto vellutato ed elegante ispirato alla produzione dell’Amarone.

Chiude il nostro commento positivo l’ottimo servizio e i prezzi adeguati alla location ed alla qualità del cibo, tra i 40/50€.

Necessaria la prenotazione nel fine settimana.

Cantina della Vetra, Via Pio IV, 3, 20123 Milano

Telefono 02 8940 3843

www.cantinadellavetra.it




In fuga dal Capodanno

Cosa fare a Capodanno … sarà questa la domanda ricorrente per i prossimi trenta giorni. Nel dilemma, tra proposte di cenoni, parenti in arrivo, interminabili partite di Mercante in Fiera o tombolate, bilanci e buoni propositi per il 2016, ecco qualche idea su cui investire, potendo, per una fuga dal Capodanno. Un settebello di città da visitare sotto le feste, ma non solo

1-Londra, un Capodanno per tutta la famiglia. Il Capodanno in strada forse più bello in Europa con i fuochi di artificio che si specchiano nel Tamigi, le luci nella città addobbata per le feste, il Winter Wonderland di Hyde Park numerose attività per tutta la famiglia, il percorso fiabesco creato nel giardino botanico reale di Kew Garden. Una vacanza a fine dicembre inoltre è l’ultima chiamata per celebrare i 500 anni di Hampton Court, fondata dal cardinale Wolsey e diventata residenza di Enrico VIII: il castello, oltre ad essere una meraviglia architettonica e con una storia appassionante e curiosa (non solo Tudor), organizza una serie di attività anche in costume dedicate a tutta la famiglia, bambini compresi. Fino al 4 gennaio inoltre, l’offerta del castello comprende anche una pista da ghiaccio. Proprio in questi giorni infine ha aperto alla National Gallery una mostra dedicata a Goya: “The Portraits”, 70 ritratti (compreso quello della Duchessa d’Alba) riuniti per la prima volta. Per i bambini invece apre alla Somerset House la mostra dedicata a Tintin, la superstar del fumetto belga che ha appena compiuto 85 anni. Non solo.
Per le feste torna infine nella City il Taste of London Winter al Tobacco desk, un’occasione unica per gustare le specialità invernali dei migliori ristoranti della capitale, come Hix, Tom’s Kitchen, Club Gascon e Tredwell’s  e prendere parte alle lezioni di cucina con cuochi rinomati come Tom Kerridge, Monica Galetti e Marcus Wareing.
A teatro infine, oltre ai grandi classici del Natale e non solo, sale l’attesa per il debutto di Wonder.Land, versione contemporanea di Alice nel Paese delle Meraviglie, con musica di Damon Albarn (ex Blur, Gorillaz) e libretto e parole di Moira Buffini all’Oliver Theatre dal 2 dicembre e per Funny girl, per la prima volta a Londra da 50 anni esatti,  al Menier Chocolate Factory. Il periodo infine rappresenta un’ottima occasione di shopping: i saldi a Londra iniziano il 26 dicembre

 

2-Cortina: Arte, sci e bel mondo. A Cortina debutta a dicembre il pittore umbro Pinturicchio, rendendo così ancora più speciale l’offerta della località più glamour delle Dolomiti. Nella perla delle Dolomiti, presso il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo, sarà esposta la misteriosa opera “Il Bambin Gesù delle Mani” del Pinturicchio, una meraviglia recuperata dall’oblio dalla Fondazione Giordano e un vero rebus per gli appassionati d’arte. Ricomparsa, 500 anni dopo dal nulla, l’opera del Pinturicchio, rivela al mondo la liason  Papa Alessando VI Borgia (1431 – 1503) e Giulia Farnese, bellissima amante e madre di un figlio a attribuito a Borgia. Non mancherà poi l’offerta neve e non solo che ha reso Cortina una delle icone del turismo invernale. Circondata   da cime dolomitiche che superano i 3000 metri, Cortina offre spettacoli natalizi, concerti e feste in piazza. Anche se la meta più ambita da vip e quasi famosi sono le feste nei rifugi su Cristallo e il Tofane che, per l’occasione, si trasformano in ristoranti raffinati dove festeggiare fino all’alba.

 3-Verona, il romanticismo made in Italy tra mercatini e mostre

Verona si veste a festa per Natale anche grazie al mercatino natalizio che invade le vie del centro. Un break nella città di Romeo & Giulietta quest’inverno ha anche due ragioni in più: le mostre da non perdere all’Amo (Arena Museo Opera). La prima è la grande mostra monografica dedicata a Tamara de Lempicka, una delle artiste del Novecento più amate e seguite dal grande pubblico, la mostra racconta l’eccezionale avventura artistica di Tamara attraverso 200 opere tra olii, disegni, fotografie, acquerelli, video e abiti. La seconda mostra invece, intitolata “Seurat-Van Gogh e Mondrian”, racconta, con 80 capolavori provenienti Kröller Müller Museum di Otterlo (Olanda), il post Impressionismo in Europa, ovvero quell’epocale svolta avvenuta con le sorprendenti tele di Seraut e Signac che, a fine ottocento, hanno aperto una nuova pagine nella storia dell’arte.

 

4– Vienna, un Capodanno Belle Époque tra concerti e mostre

Per chi può, il concerto dei Wiener Philharmoniker al Musikverein o, in alternativa, la tradizionale Sinfonia n.9 di Beethoven alla Konzerthaus, è il Capodanno per eccellenza.  E per una serata ancora più scintillante, l’Hofburg, antica residenza imperiale, spalanca le sue porte per un fine anno all’insegna della grande tradizione dei balli viennesi con il “Ballo di San Silvestro” che rievoca i fasti asburgici e sancisce come da tradizione l’ingresso nel nuovo anno.

Per attendere le celebrazioni di Capodanno, si può poi cogliere l’occasione per visitare quattro mostre davvero da non perdere. Due solo all’Albertina: un percorso dedicato a Edvard Munch con 120 tra le più significative opere dell’artista norvegese (tra cui anche icone del suo operato artistico come “L’urlo”, “Madonna” e “Il bacio” e i “I mondi del Romanticismo”, una rassegna che illustra i diversi volti di questo movimento artistico musicale, culturale e letterario, che iniziò ad affermarsi intorno al primo Ottocento. Si potranno ammirare opere di Caspar David Friedrich, Philipp Otto Runge, Francisco de Goya, Karl Friedrich Schinkel e William Turner. Al Belvedere Inferiore inoltre va in scena la rassegna “Klimt – Schiele – Kokoschka e le donne”, un percorso che mostra come i tre importantissimi pittori del Modernismo viennese si rapportarono allo scottante tema “donna” seguendo percorsi diversi, ma con punti di contatto. La mostra esamina analogie e differenze fra i tre pittori, e permette di inquadrare i rapporti tra uomini e donne nel primo ventesimo secolo in un’ottica nuova. L’Espressionismo Tedesco prende infine vita al Leopold Museum. La mostra al Museo Leopold sarà caratterizzata da una selezione di circa 30 dipinti e 80 opere su carta di tutti i principali esponenti dell’espressionismo tedesco, tra cui i rappresentanti del gruppo artistico “Die Brücke” Ernst Ludwig Kirchner, Otto Mueller e Karl Schmidt- Rottluff, nonché da alcuni rappresentanti della “Neue Künstlervereinigung München” e della “Blaue Reiter” come Gabriele Münter, Alexej von Jawlensky e Franz Marc.

5-New York per un Capodanno divertente tra addobbi e show La stagione delle feste natalizie di New York è da sempre ricca di appuntamenti e di eventi da non perdere che rappresentano la tradizione natalizia per eccellenza tra questi ci sono sicuramente l’albero di Natale del Rockfeller Center con le sue luci a Led e la stella di Natale Swarovski, l’Holiday Train Show at Grand Central Terminal, trenini che sfrecciano lungo una città in miniatura addobbata a festa al New York Transit Museum Gallery, l’Origami Holiday Tree dell’ American Museum of Natural History che si potrà vedere dal 23 novembre al 10 gennaio e The Rink at Rockefeller Center, una delle piste da ghiaccio più belle e tradizionali di Manhattan, proprio sotto l’albero. Per la sera poi la scelta è davvero ampia tra classici del musical a Broadway e tradizionali spettacoli natalizi come Lo Schiaccianoci di George Balanchine del New York City Ballet dal 27 novembre al 3 gennaio, Revelations, il nuovo spettacolo dei ballerini dell’Alvin Ailey American Dance Theater in scena dal 2 dicembre al 3 gennaio e il tradizionale Christmas Spectacular al  Radio City Music Hall.

6- Ferrara, un Capodanno “metatafisico” Per le feste Ferrara festeggia il centenario dal soggiorno di de Chirico, un soggiorno da cui ha preso vita la corrente dell’arte metafisica.  La mostra “De Chirico a Ferrara: metafisica e avanguardie, in programma fino a febbraio a Palazzo dei Diamanti, riporta nella città emiliana le opere che l’artista concepì dal 1915 al 1918. Questo fu infatti il periodo del suo soggiorno a Ferrara, dove fu inviato, insieme al fratello Alberto Savinio, in seguito al loro arruolamento nell’esercito italiano dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

7-Petra, un “Non” Capodanno tra scavi e Mar Morto Per chi non sopporta cenoni, partenti e addoppi tradizionali, oltre a tutta la retorica che circonda le festività, scappare in un Paese che non festeggia (ufficialmente) né Natale né Capodanno può essere una valida alternativa. Soprattutto se a poche ore di distanza dall’Italia si riesce a godere di un clima temperato, di meraviglie artistiche (come Petra) e naturali 8come il deserto del Wadi Rum e il Mar Morto).




Giotto, l’Italia. La mostra di Milano e il ritratto di una star della pittura italiana del Trecento

di Emanuele Domenico Vicini – Dal 2 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 Palazzo reale di Milano ospita una mostra dedicata a Giotto (Vespignano, 1267 circa – Firenze, 1337), piccola nelle dimensioni, selezionatissima nei pezzi, ma di una qualità sorprendente, perché raccoglie capolavori giotteschi mai proposti in un solo contesto espositivo.
Quando la mostra fu annunciata, come gran finale delle esposizioni nate intorno ad Expo, molte furono le perplessità e i dubbi, non solo perché Giotto, maestro indiscusso della pittura italiana del Medioevo, star senza rivali della prima pagina della nostra storia figurativa, è un pittore paradossalmente ancora molto sfuggente, le cui opere di sicura attribuzione su supporto mobile sono davvero poche, ma anche per la complessità tecnica, essendo esposti pezzi assolutamente preziosi, come il polittico Stefaneschi, mai uscito dal Vaticano negli ultimi settecento anni.
La mostra rimane composta solo di 13 pezzi: pochi apparentemente, ma frutto di una precisa scelta dei curatori, Pietro Petraroia e Serena Romano, che non hanno battuto la strada più agevole di esporre, oltre ai capolavori giotteschi, altri pezzi coevi o in qualche modo connessi, per irrobustire il percorso, ma hanno preferito proporre solo il Giotto autentico, su cui non vi siano dubbi attributivi particolari.
In questo modo emerge la grandezza assoluta del maestro, la sua sperimentazione e la sua capacità di vivere una tradizione pittorica molto ben consolidata, aggiornandola attraverso ricerche stilistiche del tutto inedite.

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Le opere di datazione più antica sono il Polittico di Badia e il Polittico di Santa Reparata. Se il primo presenta ancora una serie di soluzioni di tradizione, più vicine alle consuetudini compositive del tempo (siamo tra il 1295 e il 1300), con i santi ben inquadrati nelle loro cornici, lo sguardo rivolto allo spettatore, e la Madonna al centro che regge il Bambino con i tratti del piccolo adulto, il Polittico realizzato per Santa Reparata, l’antica cattedrale fiorentina, sostituita poi dalla attuale Basilica di Santa Maria del Fiore, anche se ha la stessa struttura a comparti separati da cornici, dai quali si affacciano i santi e al centro la Madonna col Bambino, mostra già un forte senso di unità, di coesione narrativa: i santi guardano il bambino, lo benedicono, nel dialogo muto con lui, fuori di simbolo, traggono la forza della loro santità. E il bambino è finalmente nelle fattezze infantili che gli sono proprie: volge gli occhi alla madre, la accarezza, ne riceve uno sguardo colmo di tenerezza. Giotto sta traghettando la pittura sacra celebrativa di più alto profilo (perché destinata a pala d’altare di una delle principali cattedrali italiane) verso un immaginario di familiarità naturale e colma di dolcezza che non spegne la spiritualità dell’opera, ma la cala nella realtà dei sentimenti umani.
In tutte le tavole giottesche le figure si stagliano solide e precise, panneggiate con chiarezza e con un chiaroscuro molto evoluto, capace di costruire corpi solidi, evidenti, con un volume preciso che occupa spazi precisi. Anche se stagliati su fondi dorati che continuano una tradizione di gusto orientale bizantino, amatissima in Italia fino al Quattrocento per tutta la pittura su supporto mobile, i santi giotteschi sono veri nei loro gesti e nelle loro posture.
Il pezzo forte della mostra è sicuramente il Polittico Stefaneschi, realizzato dal maestro intorno al 1320, per l’altare maggiore della Basilica di San Pietro cosiddetta “costantiniana”, quella cioè voluta e fondata dall’imperatore Costantino all’indomani dell’Editto di Milano (313 d.C.) con il quale la religione cristiana veniva resa libera in tutto il territorio dell’Impero Romano. Quell’edificio oggi non esiste più, sostituito dall’attuale Basilica di San Pietro, costruita su ordine di papa Giulio II, a partire dal 1506 e progettata da Donato Bramante. Per questo motivo il Polittico si trova ora conservato nella Pinacoteca Vaticana.
Il dipinto, commissionato dal cardinale Iacopo Stefaneschi per l’altare maggiore della basilica costantiniana, sta prima di tutto a dimostrare la posizione raggiunta dal maestro nel panorama italiano. Autore alcuni anni prima – come si è detto – di un’opera simile per Firenze, è lui a ricevere la commissione per la pala che avrebbe decorato la basilica più importante della cristianità, il fulcro della fede di Pietro, colma di capolavori di ogni epoca che testimoniano lo sforzo di ogni pontefice di celebrare e onorare la Roma cristiana.
Il polittico, che celebra i santi romani per eccellenza, Pietro e Paolo, è dipinto su entrambi i lati perché la sua collocazione prevedeva una faccia rivolta all’assemblea (quella con San Pietro in trono circondato da angeli e nei pannelli laterali San Giacomo, San Paolo, Sant’Andrea e San Giovanni Evangelista) e una rivolta ai canonici seduti nel presbiterio (quella con il Cristo in trono al centro e ai lati il martirio di San Pietro, crocifisso a testa in giù, e quello di san Paolo, decollato).
Questo lato soprattutto porta un esempio di modernità stupefacente. Il trono che ospita il Cristo ha uno impianto prospettico a punto di fuga centrale perfetto, con le sue arcate gotiche in scorcio, che rende molto credibile la parata di angeli festanti a corona del Cristo, intorno al trono. Seduto con il braccio alzato nella posa benedicente, il Cristo è panneggiato in blu e oro, le ombre sono attentamente chiaroscurate per garantire la piena percezione del corpo, delle gambe che avanzano, del bracco che regge il testo sacro. Tutto diventa credibile in senso naturale, ogni gesto si riempie di una sobrietà umana che da qui in avanti sarà la cifra della pittura centro italiana e che Giotto ha già ampiamente sperimentato nei grandi cicli di affreschi cui ha dato vita, fra tutti quello padovano per la Cappella della famiglia Scrovegni.
I volti dei personaggi non sono più bloccati in un’astratta dimensione di sacralità sovrannaturale, ma sono calati nel tormento delle emozioni umane. Basti guardare le due scene di martirio, a sinistra Pietro è crocifisso, come tradizione vuole, tra la cosiddetta Piramide Vaticana (demolita a partire dal 1499 per aprire la nuova Via Alessandrina) e la Piramide Cestia, due sepolture romane databili circa al I secolo dopo Cristo, che erano state per secoli ritenute le tombe rispettivamente di Romolo e Remo (venivano chiamate infatti Meta Romuli e Meta Remi). Così Pietro più chiaramente che mai diventava il simbolo della nuova Roma Cristiana che superava quella pagana.
Fedela a questa tradizione iconografica, che obbliga ad acrobazie prospettiche e proporzionali notevoli, Giotto recupera la sua piena umanità e modernità nelle espressioni di dolore, a volte violento, a volte muto e rassegnato, dipinte sul volto degli astanti.
Così anche intorno a San Paolo decapitato troviamo la stessa cura per dare una credibilità tutta umana alla scena. Più libero da vincoli di tradizione, Giotto qui inventa un frammento di scorcio naturale, composto da due colline che si muovono dolcemente dietro i protagonisti. Certamente più vincolato dalla destinazione del Polittico, e quindi meno libero di inventare perfette geometrie e solidissime architetture nelle quali far vivere le scene, come invece succede nei già citati affreschi padovani, Giotto, anche nella rigorosissima e controllatissima solennità dei polittici per le grandi basiliche italiane del Trecento, offre quelle ricerche stilistiche e quelle sperimentazioni pittoriche che ne faranno il punto di riferimento per gli artisti italiani di due secoli a venire.




Romea Green: la conquista del green food a Pavia

di Federico Poni – Negli ultimi decenni la crescita dei fast food, tutto fritto, carne grassa e verdura piena di zuccheri, è aumentata a dismisura. Eppure questi luoghi hanno creato e ancora creano una sorta di dipendenza dal famigerato “cibo spazzatura” che molti continuano a mangiare. Basti pensare che i panini del colosso dei Fast food, ammuffiscono solo dopo mesi e mesi; ancora peggio, come si è visto in un video virale qualche anno fa, si può mettere un hamburger nell’acido cloridrico e… la forma rimane intatta.
Negli ultimi anni, però, c’è stata una presa di coscienza da parte della collettività: in molti si sono resi conto della pericolosità dei fast food, un po’ per l’economia non del tutto etica, un po’ per l’assoluta e indiscutibile cucina insana.
Insomma: c’è sempre più consapevolezza verso ciò che si mangia: meno sprechi, meno fritto, meno sale, meno zuccheri, meno carne, più verdura, più spezie, più etica. In una parola: più green.
Il Green Food è un tipo di cucina nata recentemente: la salute è al primo posto, i ristoranti Green eliminano del tutto la carne (si sa che contiene molte tossine tumorali), ma si condanna anche il sale: il sodio, se in eccesso, provoca ipertensione e vari problemi cardiaci.
Anche a Pavia la storia culinaria cambia, con la recente apertura della yogurteria – Green Food “Romea Green”, succursale della famosa Gelateria “Romea”, in Strada Nuova, vicino al Ponte Coperto. Lì si servono yogurt con pochi grassi, centrifugati e frullati, ma anche cereali in tutte le salse, caldi e freddi, polpette di legumi, torte salate di tuberi e lasagne, tutto completamente vegetale. Oltre ad essere Green, è anche Street: il cuoco Filippo prepara gustosi panini a tre piani con verdure e salse dello chef, vegburger e VegDog, hamburger e HotDog in chiave vegan. Ingredienti base sono seitan e tofu, sostituti delle proteine animali nella alimentazione vegetariana, per tutti i palati. Ovviamente ci sono anche i dolci green, dai budini alle torte, dalle macedonie alla cioccolata.
Sabato 28 Novembre, al pomeriggio, ci sarà la presentazione dei Cesti di Natale della Romea Green, tra chiacchiere e assaggi, cioccolata calda e dolcetti, con una selezione accurata di prodotti top del settore bio, kamut e couscous integrale, paste di grano e biscotti, creme spalmabili senza olio di palma e vini simbiotici.
Il Green food vuole un’alimentazione all’insegna della verdura di stagione, naturale, biologica. Nessun conservante, nessun zucchero raffinato e basse temperature per conservare meglio i prodotti.
Tante persone, però, non conoscono e non praticano questa alimentazione, sottolineando che la dieta Mediterranea è la migliore al mondo. Nulla da ridire (o quasi), ma realmente, adesso, alla fine del 2015, chi parla di dieta mediterranea sa davvero che cosa sia? Forse i nostri nonni la conoscevano e la seguivano in modo veramente completo. Chi sa riconoscere oggi un tipo di cereale dall’altro? Farro, orzo, sorgo: tanta gente non sa che aspetto abbiano. Ormai gli italiani mangiano solo pasta, riso, pane e pizza. Le verdure sono solo un contorno e i legumi, proteine molto più sane della carne, ben pochi li consumano. Non c’è un pasto che non contenga derivati animali.
Dal secondo dopoguerra gli occidentali mangiano quanto vogliono, senza pensare agli sprechi e alla propria salute. Ma i tempi cambiano fortunatamente.




Alla scoperta del Vermouth al Bicerìn Milano

La serata è di quelle da non perdere. Soprattutto in una pigra domenica novembre. Una lezione sulla storia del vermouth e, a seguire, una degustazione guidata a cura di Anita Franzon, giovanissima sommelier originaria proprio del Piemonte, dove fu ideato questo specialissimo vino liquoroso.

Per appassionati e non l’appuntamento con “In principio era il vermouth” è fissato per domenica prossima, 29 novembre, alle ore 17.00, all’enoteca “Bicerìn Milano” di via Panfilo Castaldi 24.

Saranno presenti anche un paio di produttori di vermouth artigianali.

Il costo della partecipazione è di 25 euro a persona. Per info e prenotazioni: 02 84258410 – info@bicerinmilano.com.

Celebrare il vino, quello buono e autentico, dotato di grande personalità, realizzato da piccoli produttori che riescono a mantenere inalterata la loro libertà di espressione grazie alla modalità di lavoro ancora artigianale. E’ l’ideale che muove Bicerìn Milano, un luogo voluto da Silvia Amoni, Alberto Gugliada e Lorenzo Viola, tre amici con un ideale in comune.

Il desiderio di condividere con gli altri la passione per il vino, il cibo e le cose belle in genere li ha spinti a realizzare in città, nella zona di Porta Venezia, un’enoteca e wine-bar non convenzionale, dove è possibile aprire la mente e il cuore al vino per riuscire a provare nuove emozioni sensoriali all’insegna del piacere, della bellezza e della condivisione.

Il nome non ha nulla a che vedere con la tipica bevanda piemontese, ma è un omaggio ai nonni che usavano questo termine dialettale intendendo un “bicchierino”, che il più delle volte conteneva vino.

Il concept architettonico nasce da un presupposto fondamentale: “il posto migliore dove assaporare un bicchiere di vino è il divano di casa tua”. Da qui l’idea di creare un luogo dove le persone potessero sentirsi a proprio agio, in totale comodità e relax, grazie anche agli arredi ricercati e confortevoli, e dimenticare la frenesia di una giornata milanese sorseggiando del buon vino.

Silvia, Alberto e Lorenzo tengono a sottolineare che non è una questione di tendenza: grazie alla meticolosa selezione delle etichette proposte (attualmente ben 800), da Bicerìn Milano l’esperienza può essere ogni volta unica, proprio come le annate presenti nella sua “biblioteca del vino”.




This Side of the Mountain. La prima personale di Thomas Masters

Lo spazio Made4Art di Milano presenta la prima personale in Italia del Maestro americano Thomas Masters (Chicago, 1954), This Side of the Mountain, con una selezione di opere rappresentative della sua ultima produzione artistica.

In esposizione 24 lavori in acrilico della serie SOUL-POEMS, un nucleo di opere che indagano il tema della condizione umana. “Questo lato della montagna riguarda ciò che conosciamo della nostra esistenza. Questo lato è incentrato su ciò di cui abbiamo avuto esperienza, testimonianza, sensazione, su quanto abbiamo creato, ciò che abbiamo trovato vero e falso, avvenimenti che durano nel tempo, fenomeni tangibili: la condizione umana “.

La mostra, con data di inaugurazione giovedì 26 novembre, resterà aperta al pubblico fino a giovedì 3 dicembre.

THOMAS MASTERS | THIS SIDE OF THE MOUNTAIN

M4A – MADE4ART

Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura

Via Voghera n. 14 – ingresso da Via Cerano

20144 Milano

Inaugurazione giovedì 26 novembre, ore 18,30

26 novembre- 3 dicembre 2015

Lunedì – venerdì 10-13/16-19

Giovedì 3 dicembre la mostra sarà aperta con gli orari 10-13/15-18

www.made4art.it – info@made4art.it- +39 02 39813872

Made4Art ringrazia Alessandra Ubezio per la collaborazione

 




CHIANTIGNO il nuovo cocktail di Diana Zerilli

L’Hilton Milan (Via Galvani), prestigiosa struttura del Gruppo Hilton situata nel cuore di Milano, il prossimo 19 novembre, sarà il palcoscenico d’eccellenza per la presentazione del Chiantigno, un cocktail a base di Chianti Colli Senesi Docg Mormoraia, gin e Campari, creato dalla Sommelier milanese Diana Zerilli e da Rogger Bustos Prieto, bartender peruviano e sacerdote degli aperitivi e degli after dinner, attualmente all’opera nel bar del Teatro Nazionale di Milano.

Il cocktail, servito anche al bar dell’hotel, sarà accompagnato da un menu in stile finger food creato da Paolo Ghirardi, l’eclettico Executive Chef dell’Hilton Milan.

A conclusione della serata, un assaggio del Panettone alla Vernaccia di San Gimignano Mormoraia, in vendita attualmente presso five5Senses Store, una boutique del gusto che si trova all’interno del Teatro Nazionale.

L’evento sarà anche l’occasione per illustrare agli ospiti il progetto “21 grammi”, un libro-raccolta di ricette sensoriali abbinate a vini toscani, scritto da Diana Zerilli, Paolo Ghirardi, lo Chef Stefano Cerveni e Rogger Bustos Prieto.

L’evento, aperto al pubblico, inizierà alle 18.30 e la degustazione ha un costo di € 15 a persona