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Luca Ronconi in mostra al nuovo spazio espositivo del Piccolo

Al via RovelloDue – Piccolo Spazio Politecnico che nasce dall’incontro tra Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa e Politecnico, legati da una sintonia che nasce un po’ dalla natura stessa di Milano come città poli-tecnica, nello spirito di Gadda e Vittorini.  Aperto tutti i giorni con ingresso libero, RovelloDue – Piccolo Spazio Politecnico  è uno spazio multimediale per il teatro che ospita mostre temporanee interattive.

La prima iniziativa – dal 20 febbraio al 17 marzo – è un omaggio a Luca Ronconi. “Non nego il sogno che inseguo da una vita: tra gli anfratti dello spazio, gli interstizi del tempo, presentare uno spettacolo infinito”. In queste parole di luca Ronconi risiede il senso del percorso: a partire dalle tre parole chiave Spazio, Tempo, Parola, è data la possibilità di una esplorazione attiva del lavoro di Luca Ronconi al Piccolo.

I diversi contributi multimediali  ricreano suggestioni e atmosfere del percorso creativo ronconiano. È un modo per rispettare il suo “sogno” di infiniti percorsi che ciascuno spettatore ricompone nella propria memoria. L’esperienza è arricchita anche da immagini di tutti gli spettacoli che dal 2000 al 2015 raccontano l’esperienza di Luca Ronconi al Piccolo, mentre a fotografie in bianco e nero è affidata la testimonianza del suo lavoro con gli allievi della Scuola di Teatro oggi a lui dedicata.

Nel teatro per come lo intendeva Luca Ronconi, ossia forma privilegiata di esplorazione del reale, sta il senso dell’eccezionalità di Infinities, lo spettacolo che il Piccolo realizzò, con l’apporto del Politecnico di Milano,  suggerendo come “infinite” siano le possibilità del rappresentabile. Contributi video mostrano Luca Ronconi alle prove, negli ex laboratori della Scala alla Bovisa, circondato dagli attori, accanto a studenti e ricercatori del Politecnico, che diceva di aver scelto come note viventi a piè di pagina, perché in un discorso scientifico non ci si può “calare”: o lo si conosce o non lo si conosce e con i quali condivise un dettato che è alla base di qualunque ricerca, estetica quanto scientifica: il bello non è applicare un metodo, è sperimentare e scoprire.

 




La cromoterapia secondo Vesna Pavan

di Adriana Fenzi La cromoterapia è una “medicina alternativa” volta al trattamento dei disturbi di varia entità. Secondo i praticanti della cromoterapia i colori sono in grado di influenzare le funzioni dell’organismo, agendo a livello immunitario, metabolico e nervoso.

Vesna Pavan, l’artista che dipinge le donne, ha studiato a fondo la cromoterapia e il lavoro sui chakra e ha deciso di produrre le sue opere considerando anche la funzione terapeutica dei colori. Il “Cromatismo Pavaniano” è un lavoro sui colori puri e sul gioco tonale dei contrasti che crea vibrazioni positive. Non è solo la scelta dei colori, ma anche l’affiancamento degli stessi che deve generare sensazioni psico-fisiche nell’osservatore. Il colore viene percepito dall’occhio di chi guarda, ma anche l’ambiente può modificare la percezione del colore. Utilizzando colori puri Vesna riduce al minimo questo rischio.

Il giallo e l’arancione ad esempio suscitano vitalità, il giallo e l’azzurro provocano serenità, il bianco dona equilibrio e relax mentale, il marrone comunica calore, il verde aiuta la concentrazione, il rosso genera una senso di leggerezza e distrazione e il magenta regala entusiasmo.

I colori  dialogano con le frequenze del nostro corpo, ad  esempio il blu genera frequenze che si collocano tra i 430/490 nanometri, di conseguenza ha effetti benefici sulla mente, aiuta la concentrazione e l’introspezione, infonde un’alta qualità di energia favorendo la comunicazione. Il viola invece, essendo un colore con una doppia personalità, deve essere armonizzato con colori d’affiancamento come il verde e il giallo, che riportano la frequenza e la forza di questo colore a livelli ottimali per una lunga serenità.

Quando l’artista lavora ai suoi monocromi pensa sempre a dove potrebbero essere collocati e a che cosa dovrebbero comunicare. Il lavoro diviene più complesso nelle opere pluricromatiche, dove bisogna tenere sempre presente la quantità di energia che deve irradiare un opera, in modo da non creare disturbi sul lungo periodo. Immaginare un’opera già inserita nel suo contesto oggi è più difficile, in quanto  non c’è più un vero e proprio confine tra ambiente domestico e lavorativo; quindi è fondamentale introdurre negli spazi, dove si vive o si lavora, opere dai colori nutrienti e disintossicanti per la mente, lo spirito e il corpo, in base all’attività che si andrà a svolgere in quell’ambiente ed alle ore di permanenza  in esso.

Secondo la Pavan “Il colore è una medicina e lavora in risonanza con il nostro campo elettrico, avvolgendoci in un moto perenne di cessione ed assorbimento neuro-psicofisico”.




Mauro Balletti: sulle spalle dei giganti

di Andrea Farano – Non deve essere stato facile per Mauro Balletti conquistare l’autonomia della propria dimensione espressiva, scansando il rischio di restare schiacciato dalla gigantesca personalità artistica di due autentiche divinità laiche, come Mina e Picasso, che – per caso o empatia – ne hanno attraversato e segnato vita e visioni.

È questa la riflessione che ci accompagna durante la visita alla Galleria Artespressione, dove, sotto la guida di Matteo Pacini, Mauro Balletti (Milano, classe 1952) – fotografo, regista, pittore e scultore, noto ai più come fotografo unico e ufficiale dal 1973 di Mina, per la quale ha realizzato decine tra scatti e copertine – espone una raccolta della propria produzione degli ultimi 40 anni, tra il rigore essenziale dei disegni a china su carte ambrate, le tecniche miste in cui spicca la materia grassa dei pastelli ad olio e le monumentali stampe laser sulle quali l’autore interviene in una sorta di rilettura del segno originario.

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Eppure, quello che emerge prepotentemente dalla mostra antologica distribuita sui due piani espositivi della galleria è un artista affrancato, maturo e risolto, dove il Maestro del Cubismo e la Tigre di Cremona fanno qui e là capolino solo quali numi tutelari di un percorso rispettoso del sottile limite che separa la cieca devozione dalla consapevole citazione e dell’omaggio ispirato.

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In un universo creativo talvolta al limite del caricaturale – in cui si innestano sottili richiami all’indagine brutalmente intimistica di Lucien Freud, tra lo sguardo lascivo di Balthus e la comunicazione introspettiva di Egon Schiele – la rilettura esistenziale in chiave ironica dona veste nuova alla fisicità di ambientazioni e figure dai tratti felliniani, dove il nudo ha il coraggio di affrancarsi dall’erotismo e le forme sviluppano una plasticità quasi scultorea.

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Ed allora è facile lasciarsi condurre dal getto continuo del tratto pittorico come in un flusso ininterrotto di coscienza, scoprendosi immersi nello stupore e nella scoperta di sè.

“Citare è un continuo conversare con il passato per dare un contesto al presente. Citare è attingere alla Biblioteca di Babele; citare è riflettere su quanto è già stato detto, e se non lo facciamo, parliamo in un vuoto dove non v’è voce umana che possa risuonare.” (Alberto Manguel)

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“Mauro Balletti: Opere di grafica e pittura dagli anni ’80 ad oggi”

A cura di Matteo Pacini, dal 4 febbraio al 5 marzo 2016 (prorogata sino al 17 marzo)

Galleria Artespressione, via della Palla n. 3 – Milano

www.artespressione.com

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San Valentino, cinque idee per stupire il partner

San Valentino ormai è alle porte. Per chi non avesse ancora deciso dove trascorrere la sera il giorno più romantico dell’anno, ecco qualche cinque idee per stupire il partner.

San Valentino alla scoperta di Pavia  “In love”
Appuntamento speciale per la festa degli innamorati a Pavia dove sarà possibile prendere parte a una passeggiata (Pavia in Love appunto)  per le vie del centro cittadino e conoscere tutte le storie e gli intrighi rosa che, proprio da quelle vie medioevali della città lombarda sono passate nel corso dei millenni.   Le passeggiate (oltre a Pavia in Love, ce ne sono molte altre da scoprire: dai Longobardi ai fantasmi che infestano il Ticino, dalle caffetterie storiche pavesi ai grandi scienziati dell’ateneo pavese, da San Siro a Sant’Agostino, alle storie d’amore)  durano due ore  e sono condotte dai cantastorie dell’Associazione Culturale il Mondo di TELS e dalle guide della Cooperativa Oltre Confine.  Prenotazione obbligatoria (per informazioni:  Me in Italy by I Viaggi di TELS:  Tel. 0382578706 – Mail: info@me-in-Italy.com e Infopoint Stazione Ferroviaria di Pavia: 0382538769 – Mail: infopointpavia@gmail.com).

Un San Valentino all’insegna della magia a Londra
Un San Valentino ad Hogwarts, nella scuola di incantesimi più famosa nel mondo della fiction. I Warner Bros Studios di Londra, sede del parco a tema dedicato Harry Potter, propongono un appuntamento speciale con la magia e il romanticismo per le serate del 13 e del 14 febbraio. Cena a lume di candela nella sala grande di Hogwarts e tour notturno degli studios per 495 sterline a coppia (600 euro circa), gadget compresi. 

Un San Valentino di benessere
Allo Sport & Kurhotel Bad Moos di Sesto Moso in provincia di Bolzano, si può trascorrere una serata speciale all’insegna del benessere in una cornice romantica e spettacolare. Il pacchetto “Esclusive Night Spa” permette di prenotare dalle ore 20 alle 23 la  Panoramic Sauna St. Valentin “Cembra”, le docce a cascata sulfurea e la Sala relax Old Stube in esclusiva a 50 euro a persona.  In legno di cirmolo e con gettate di vapore agli aromi del bosco, questa sauna offre una vista incantevole sulle montagne e sulla chiesetta St. Valentin. Appena fuori si trovano le docce a cascata sulfurea per un comfort anche salutare. Dopo la sauna, sosta nella Sala relax Old Stube ricavata in un’antica Stube gotica del 13esimo secolo. Il divanetto ad angolo e le poltrone in pelle con i morbidi cuscini in loden color burro, i lettini ergonomici in legno con materassini nocciola posizionati davanti alle finestre, il tavolino e le sedie tipiche, tutto invita al rilassamento. E poi la cura per i dettagli, foto di famiglia di tempi passati, ceppi con sacchettini di fieno e pigne, tutto è studiato fin nei minimi particolari.

San Valentino al chiaro di luna sulle Dolomiti
Si parte al chiaro di luna dagli impianti di Arabba, a quota 1.602 metri, subito accolti da un piccolo aperitivo e, dopo una risalita di venti minuti, si giunge a destinazione a quota 2.478 metri . la direzione è quella del ristorante Viel dal Pan, dove sarà possibile trascorrere con un menù studiato apposta dallo  chef napoletano Ivan Matarese. Il tutto per 75 euro. Per informazioni  +39 335 6306696.

San Valentino a Stoccolma per un party lungo una notte nel cuore di Stoccolma
Per un San Valentino glamour non può esserci altra destinazione che Stoccolma per un party lungo tutta una notte e che si preannuncia un evento da tutto esaurito. Mamma mia! The party promette far rivivere le atmosfere dell’omonimo musical nel cuore di Stoccolma, patria degli Abba. L’operazione porta una firma importante, quella di Björn Ulvaeus, uno dei quattro componenti della band svedese. Il locale (Tyrol) ha aperto le porte sull’isola di Djurgården e ogni sera si trasforma in una taverna greca (come l’ambientazione del musical) dove si cena e ci si diverte a ritmo di “Dancing Queen” e delle altre hit del gruppo icona della musica glam pop degli Anni ’70

 




Ingresso gratuito e apertura prolungata alle Gallerie d’Italia per San Valentino

Le Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano festeggiano San Valentino con orario prolungato fino a mezzanotte (l’ultimo ingresso è fissato alle 23), iniziative speciali per la ricorrenza  e visite gratuite per tutti, innamorati e single. Sono inoltre previste letture animate del gruppo teatrale Dramatrà e attività a sorpresa per le coppie che si presenteranno davanti ai tre esemplari del ‘Bacio’ di Hayez.

E’ stato inoltre organizzato un percorso speciale all’interno delle proprie sale: ‘Due secoli d’amore alle Gallerie’ , una passeggiata romantica fra le opere dell’Ottocento, del Novecento e della mostra temporanea su Hayez. Un viaggio alla scoperta dell’amore nella poetica artistica e nella vita, per rivelare affetti e passioni vissute dagli artisti e rappresentati dalle loro creazioni. L’amore mitologico evocato da Canova, quello di Hayez per la sua musa ispiratrice e coppie, nell’arte e nella vita, come Lucio Fontana e la sua Teresita. Accanto alle opere più significative, le guide svelano gli affettuosi legami che esse nascondono. Prenotazione obbligatoria.

DOVE, COME E A QUANTO

Gallerie d’Italia Piazza della Scala, 6 – 20121 Milano
Ingresso gratuito alle Gallerie d’Italia per San Valentino. Costo visita guidata ‘Due secoli d’amore alle Gallerie’: 5 euro a persona




Tranquillo Cremona e l’invenzione della Scapigliatura

di Emanuele Domenico Vicini – Cade proprio in questi giorni l’anniversario canonico e di tradizione per la nascita della Scapigliatura lombarda: il 6 febbraio. Il riferimento è al titolo del romanzo manifesto di Cletto Arrighi (al secolo Carlo Righetti) La Scapigliatura e il 6 febbraio, che racconta del giovane Emilio Digliani, focoso patriota nella Milano del 1853, destinato a un amore infelice, alla ribellione contro il perbenismo borghese e alla morte contro l’invasore austriaco.

È lui il prototipo dello scapigliato, «pandemonio del secolo, personificazione della storditaggine e della follia, serbatoio del disordine, dello spirito d’indipendenza e di opposizione agli ordini stabiliti», come recita l’Introduzione al romanzo. Sono i Bohémien all’italiana, giovani di classi sociali medio alte che, per posa o per profonda convinzione, scelgono una vita di opposizione al mondo di valori sociali da cui provengono e diventano artisti “contro”.

A celebrare l’originalità e l’attualità di questo movimento, il prossimo 26 febbraio si inaugura alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia una delle mostre più attese del 2016, Tranquillo Cremona e la Scapigliatura, aperta fino al 5 giugno. L’autorevolezza scientifica dei musei pavesi e la capacità imprenditoriale di ViDi, società provata che di fatto realizza la mostra, insieme, hanno dato vita a molti progetti interessanti (l’ultimo è stata la mostra dedicata ai Macchiaioli, sempre nel museo pavese, nel 2015).

Ora il nuovo tema è la Scapigliatura, il movimento tutto lombardo che nella seconda metà del XIX secolo ha inaugurato un cammino di rinnovamento della cultura italiana, sfociato non molti anni dopo nel fenomeno dell’avanguardia futurista.

A rendere sicuramente interessante l’evento è la scelta di proporre un percorso “guidato” dalle parole di Tranquillo Cremona, pavese, il pittore scapigliato per eccellenza, che ha lasciato, oltre a un catalogo di opere pittoriche di grandissimo fascino, anche molti scritti che raccontano le impressioni, le emozioni, la voglia di essere nuovi, diversi alternativi, di quel gruppo di giovani artisti, pittori, letterati e musicisti che scelsero, a metà tra goliardia e provocazione di chiamarsi scapigliati.

La condizione di ribellione che anima il gruppo scapigliato è prima di tutto artistica e letteraria e si radica molto in profondità. Essa trae alimento da radici politiche e sociali drammaticamente confitte nell’humus risorgimentale. Quella che era parsa un’epopea gloriosa si rivelava un fallimento, specie agli occhi di chi vi aveva visto l’inizio di una nuova era. L’arretratezza economica, l’analfabetismo, il brigantaggio: segni evidenti di un’Italia unita dalle cancellerie ma non nella sostanza civile.

Essere scapigliati quindi, nella Milano degli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento significa opporsi all’imborghesimento, al perbenismo, alle smancerie salottiere; significa scegliere atteggiamenti insolenti e guasconi, giocare sul sottile filo del maledettismo ispirato dal maestro Baudelaire e indulgere in comportamenti tra il goliardico e l’antisociale, fino alla scelta di uno stile di vita trasandato, fatto di abiti anticonformisti e barbe fluenti.

Certo, oggi la pittura scapigliata tutto ci può sembrare tranne che violentemente di opposizione: ritratti, paesaggi, scene d’amore sono i temi di questi artisti. Ma nel contesto della seconda metà dell’Ottocento, quando in altre città d’Italia trionfa la pittura che in gran pompa celebra l’unificazione nazionale, scegliere di abbandonare del tutto il tema storico politico e soprattutto di superare ogni forma di tecnica accademica che ancora era vincente negli ambienti della cultura ufficiale, significava davvero voler scuotere dalle fondamenta abitudini e tradizioni artistiche consolidate e irrigidite da una prassi rigorosa.

Tra i grandi scapigliati ricordiamo subito Daniele Ranzoni, che nell’arte del ritratto sociale raggiunge una leggerezza e una luminosità trepidante davvero uniche. Le sue opere raccontano il bel mondo della upper class lombarda del tempo. I Troubetzkoy, i Pisani Dossi, i De Lorenzi Sordelli sono i suoi committenti. Bambini e giovani fanciulle i suoi soggetti. Dalle sue tele traspaiono corpi vibranti, colti in una posa intensa ma sfuggente, elaborata ma sentitamente naturale. Gli sguardi, le angolazioni, le delicatissime ombre, che trascolorano da fondi scuri a primi piani di un candore lunare, raccontano di animi malinconici, pervasi dal dubbio, dall’inquietudine, come colti da un senso della decadenza che ci porta ormai alle soglie della modernità novecentesca. Le sue protagoniste anticipano la complessità delle figure femminili più moderne, colte nella loro contraddizione: più Carlotte di sapore gozzaniano che femmes fatales dannunziane.

Tranquillo Cremona, pavese di nascita, educato a Venezia e poi a Brera, è il pittore di punta del gruppo, non tanto in temi un po’ melodrammatici, tanto carichi da essere – forse involontariamente – comici, come L’edera o Attrazione, quanto nelle scelte di stile. La materia è leggera, il colore diffuso, tutto è sfocato in una luce iridescente che suggerisce nella vibrazione continua i risultati che alcuni anni dopo daranno vita alla parabola impressionista. Persone cose e ambiente si fondono nelle brillanti sfumature dell’atmosfera, anticipando in modo mirabile le ricerche divisioniste e futuriste (proprio milanesi).

Il suo capolavoro è sicuramente il Ritratto di Nicola Massa, fascinoso giovanotto del bel mondo, in realtà ormai riconosciuto dalla critica come Guido Pisani Dossi (e scambiato fin all’inizio con il cugino Nicola Massa, a lui molto somigliante) attivo scapigliato, insieme con i fratelli Alberto e Carlo.

Nettissima è l’originalità della tela. Il bel dandy guarda con sfrontatezza verso di noi, oltre noi, l’occhio semichiuso, forse annebbiato da una vita di mondanità, la sigaretta stanca nella mano sinistra, l’abito di luminoso velluto nero e il corpo adagiato mollemente su una seta cangiante.

La pennellata sfatta, composta nei passaggi di tono come piani di luce, conferisce un senso di provvisorietà, di precarietà, nel quale cogliamo tutta la consapevolezza della caducità di un mondo di piaceri e leggerezza. Non a caso questo ritratto è anche diventato copertina per un’edizione italiana del Ritratto di Dorian Gray. Nicola Massa non partecipa della stessa perversa fascinazione del personaggio di Wilde, ma ne condivide l’alterigia, il senso del bello e la malcelata tristezza.

Non possiamo dimenticare, e la mostra ci aiuta molto bene, che la Scapigiatura è stata anche scultura e musica, in nome di una unità delle arti, predicata dai protagonisti di questo movimento, concetto potentemente originale che troverà eco solo nelle sperimentazioni Jugendstil viennesi di primissimo novecento.

Se la pittura ha gioco facile nel disfare la materia in luce e colore, molto più complesso è il discorso scultoreo dove domina la solidità del metallo.

Giuseppe Grandi, capofila degli scultori scapigliati, sa imprimere ai suoi bronzi un modellato vibrante, pittorico, fatto di pieni e vuoti leggerissimi, di increspature sottili che generano un movimento luminoso di grande efficacia.

Il suo capolavoro è il Monumento alle Cinque Giornate di Milano, realizzato tra il 1881 e il 1894 per Porta Vittoria e posto nella piazza omonima, splendido esempio di scultura che vibra come pittura.

Nelle Note azzurre, diario funambolico che lo scapigliato Carlo Dossi tiene tra il 1870 e il 1907, si narra che Grandi si fosse procurato un’aquila e un leone in carne e ossa come modelli vivi e veri per il suo monumento: coup de théâtre in pieno stile scapigliato e geniale intuizione sul rapporto tra arte e realtà.

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Tranquillo Cremona e la Scapigliatura

dal 26 febbraio 2016 al 5 giugno 2016

Scuderie del Castello Visconteo di Pavia




Pedalando verso la primavera sulle ciclabili più belle d’Italia

La primavera è nell’aria, nonostante i calendari ufficiali dicano tutt’altro. L’aria frizzante, il sole e i prati dove iniziano a spuntare i primi fiori anno subito venire voglia di spolverare le proprie biciclette e, pedalando nel verde, andare alla scoperta di angoli d’Italia più o meno nascosti. Ecco quale idee per queste giornate primaverili …nonostante tutto. Un buon punto di partenza è stato dato dall’ultima edizione di Cosmobike che ha premiato con l’Italian Green Road Award la Assisi-Spoleto-Norcia, la ciclabile Cortina-Venezia e la Cycling Riviera.

L’Assisi-Spoleto-Norcia  è un percorso di 102 km che attraversa, in sei facili tappe, borghi medioevali, paesaggi incontaminati e luoghi di culto. Per informazioni e bike tour ci si può rivolgere a: Umbria & Bike (www.umbriabike.eu, 075.5067101), Gira L’Umbria (Antonella Tucci 348.8916928, info@giralumbria.it), La Spoleto Norcia (Luca Ministrini, 320.2895750, info@laspoletonorciainmtb.it)

La ciclabile Cortina-Venezia è una via verde di 191 km che nasce nel Parco Regionale delle Dolomiti d’Ampezzo per poi giungere alla città lagunare. Per esplorare la ciclovia, ci si può rivolgere a Fun Active Tours (www.funactive.info, 0474.771210) e a Simonetta Bike Tours (334.5487382 www.simonettabiketours.it)

La Cycling Riviera è un percorso adatto a tutti, dove il mare è protagonista. La pista ciclo-pedonale del Parco Costiero Riviera dei Fiori si snoda per i 24 km della vecchia linea ferroviaria tra Ospedaletti e San Lorenzo a Mare. Il percorso è stato studiato per regalare comfort, benessere e divertimento. Per organizzare la giornata, si può fare riferimento al sito www.cyclingriviera.com dove sono presenti anche i diversi punti di noleggio delle bici (contatto: 349.4916209).




Sergio Armaroli: Sleeping With One Eye Open

Sleeping With One Eye Open è la personale di Sergio Armaroli, presentata da Made4Art di Milano il prossimo 3 febbraio, a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo, che mette in mostra una selezione di lavori che focalizza l’attenzione su diversi aspetti della produzione dell’artista.

In esposizione presso Made4Art una serie di disegni su carta, oli e tecniche miste su tela, lavori di diverso formato che, all’interno di un particolare allestimento e accompagnati dalla presenza “disturbante” di una colonna audio composta dall’artista secondo un’idea di controllata casualità, forniranno all’osservatore impulsi visivi e suggestioni sonore, sollecitazioni e richiami in grado di trasportare all’interno dello stimolante universo di Sergio Armaroli, dove la componente musicale e poetica rimane una costante per condurre a nuove e inaspettate esperienze percettive.

Accompagna la mostra un catalogo con testi critici dei due Curatori e le immagini delle opere in mostra; Sleeping With One Eye Open, con data di inaugurazione mercoledì 3 febbraio alle ore 18.30, rimarrà aperta al pubblico fino al 10 dello stesso mese.

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Sergio Armaroli (1972) ha compiuto gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano diplomandosi in pittura con il massimo dei voti e presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano dove ha conseguito il diploma in Musica Elettronica, Jazz e Strumenti a Percussione. Si è perfezionato presso la Fondazione Arturo Toscanini di Parma e presso l’Accademia del Teatro Alla Scala di Milano. Ha studiato inoltre “percussion popular” presso l’I.S.A. Instituto Superior de Arte de La Habana (Cuba).

Ha suonato e suona in numerose orchestre, ensemble cameristici e in qualità di solista in Italia e all’estero (Polonia, Germania, Lussemburgo, Svizzera, Messico, Gran Bretagna e Francia). Ha al suo attivo numerose registrazioni (ArtAche, Stradivarius, Rugginenti, BMG Ricordi, Red! e Dodicilune). L’ultimo suo lavoro per marimba sola dal titolo “Early Alchemy” ha avuto un generale consenso di critica in Italia e negli Stati Uniti. Come “attore musicale” realizza alcuni progetti multimediali e performativi progettando alcune installazioni sonore.

Ha esposto in Italia in mostre personali e collettive. Nel 2013 presso lo spazio Made4Art ha partecipato al progetto artistico Black&White. Astrazione negli opposti (24 maggio-7 giugno). Nel 2014, sempre presso lo spazio Made4Art, si è tenuta la personale Camera d’eco (EchoChamber) (21-31 gennaio) e il 21 ottobre si è svolta la presentazione di una monografia dedicata ai suoi vent’anni di attività, volume edito da Vanilla Edizioni con testi a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni. Del 2015 è la personale Sergio Armaroli Confusio Rerum Confusio Verborum (17-22 marzo), progetto di sound installation / active soundwork inserito nel Festival 5 Giornate – Milano: Cinque Giornate per la Nuova Musica.

Sergio Armaroli | Sleeping With One Eye Open

a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo

3-10 febbraio 2016

Inaugurazione mercoledì 3 febbraio, ore 18.30

Orari: lunedì ore 16-19, martedì-venerdì 10-13 e 16-19, sabato su appuntamento

Catalogo a cura di Made4Art

M4A – MADE4ART 
Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura

Via Voghera 14 – ingresso da Via Cerano, 20144 Milano

www.made4art.it – info@made4art.it – tel. +39.02.39813872

Media partner: Espoarte




La pittura e la bellezza della contemplazione. Intervista esclusiva al Maestro Daniele Bongiovanni

L’arte e i suoi processi, l’etica, la relazione tra l’artista e la sua opera. Questi sono alcuni dei temi che hanno stimolato la nostra curiosità e caratterizzato la nostra conversazione. Per indagare sul campo, siamo entrati nello studio di un affermato pittore italiano: Daniele Bongiovanni, che si è intrattenuto con noi di CosmoPeople, per rilasciarci un’ intervista esclusiva.

Daniele Bongiovanni, nasce a Palermo nel 1986, laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, oggi è impegnato professionalmente tra l’Europa e gli Stati Uniti. negli anni le sue opere sono state esposte e rappresentate  in molti paesi del mondo: Parigi, Las Vegas, Australia, Milano, Dublino, Brescia, Chicago, Padova, Boston, Napoli, Liverpool, Treviso, Bari, Istanbul, Torino, Palermo, Irlanda, Singapore, Bologna, Udine, Brasile. Recentemente, in concomitanza con eventi espositivi in Italia, in Inghilterra e negli Usa, è stato invitato come ospite internazionale al Museo Stadio di Domiziano di Roma – Piazza Navona, ad esporre le sue opere, con acquisizione d’opera in permanenza, al Centro Documentazione Amedeo Modigliani – archivio storico, monografico ufficiale, e in un grande progetto di ricerca, al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston sempre con acquisizione.

Ben scrive la storica e critica d’arte Inmaculada Martin Villena descrivendo l’opera del Bongiovanni: “L’opera del Maestro Daniele Bongiovanni, pittore di formazione accademica, è un connubio tra pittura classica e moderna, uno studio continuo sulla figura e lo spazio, valorizzato da un saper gestire con estrema eleganza il corpo del soggetto e il colore che lo rappresenta. Una delle manifestazioni più affascinanti di questo raffinato linguaggio la troviamo nella collezione ”Aesthetica”, e in opere come “Terremoto” e “Il creatore”, dove in una composizione studiata perfettamente nei contrasti, il colore, esaltato da aperture luminose diventa centrale come figura. L’artista attraverso la sua pittura, il suo sapere moderno, contemporaneo, ci porta inevitabilmente a comprendere quali siano state le sue influenze, è ciò che maggiormente emerge è sicuramente il suo aver guardato e analizzato con attenzione, le tendenze d’avanguardia del primo Novecento: l’ espressionismo di Oskar Kokoschka e quello del Munch più figurativo e perfezionista. Il Maestro, esalta i limiti assoluti del sentimento e della realtà; con disciplina e genio, dipinge il vero, che seppur esaltato, grazie alla sua grande tecnica, nella psicologia e nella percezione visiva, rimane ugualmente concreto. Guardando le sue opere in qualsiasi ordine, diventa inevitabile attraverso questi valori di bellezza universale, il tentare di ostacolare i lati oscuri dell’essere, tutto ciò grazie a questo omaggio continuo alle evoluzioni dell’uomo e alla purezza. Il pittore nei suoi lavori esorcizza ogni volta ciò che del reale ci spaventa, il suo lavoro ci porta oltre i nostri limiti fisici, lasciandoci esprimere attraverso il fruire un senso di emancipazione. L’opera omnia si distingue anche per il bianco e nero, esplicito e perfetto nella collezione  “Neri”, collezione di ritratti, dai toni diluiti e contrastanti, dove dietro alla perfezione dei volti, il contesto fumoso, il suono della materia, è protagonista sublime. Daniele Bongiovanni in questo contesto, cattura i momenti e il progredire del tempo, qui i modelli diventano profondi ritratti che ci interrogano”.

Maestro, cosa avviene alla fine, una volta portata a termine un’opera?

Avviene un silenzioso e lucido distacco. Poi c’è la responsabilità, ma forse non alla fine, ma durante. La responsabilità di portare a termine un lavoro, seguirne e arrotolarne il filo, mantenendo l’intenzione naturale di far convivere la progettazione con il lato emotivo della situazione. Durante questo processo, terminata un’opera, tutto diventa un evento di impatto importante, un momento dilatato, quello fluido e necessariamente critico della contemplazione, la ricerca del bello. Diciamo che trovo fondamentale valutare i dettagli, valutare il risultato atteso, misurandolo con lo spazio e giudicandolo da una prospettiva prima diretta e poi laterale.

Un momento dilatato, la bellezza della contemplazione. La sua pittura incontra la filosofia, l’etica. Qual’è l’etica dell’arte?

Nella mia pittura la filosofia ha sempre avuto una sua importanza, è il terzo fenomeno tra il significato e il significante. Recentemente sono stato ancora più diretto, realizzando uno studio di figurazione sull’Estetica. Per quanto riguarda l’etica, posso parlare di una morale che riguarda l’aspetto tecnico e teorico dell’arte: quello di avere una reale conoscenza della disciplina. Se parliamo in generale, io ho sempre visto una grande morale, un criterio nel fare arte, questo lavoro oltre a raccontare la storia, arricchire i sensi e la percezione, ha sempre raccontato dei fatti e delle idee, quindi nel farlo c’è anche una responsabilità di comunicazione. La responsabilità di raccontare qualcosa tramite l’arte, che nel suo essere rappresentazione onirica e virtuosa, ha sempre avuto a che fare con il vero. Credo che questa sia una delle spiegazioni più semplici e meno articolate.

Parliamo del passato. Quando ha concretizzato il suo primo progetto artistico?

Pensandoci bene, il mio primo progetto artistico concretizzato è stato quello di dare importanza a tutto ciò che realizzavo. Alcune cose che ho realizzato in passato, segni, disegni e aperte campiture, oggi sono nelle mani dei collezionisti che mi seguono.

Parlando di storia, quanto gli artisti dell’800 e del 900  hanno influenzato la sua pittura?

Diciamo che le mie influenze sono molteplici, se parliamo in termini di studi e di percorso.
Io credo che per fare il nuovo, bisogna conoscere, leggere ed analizzare ogni periodo storico, Difficilmente in arte, o in qualsiasi altro campo, artistico – scientifico e non solo, si può affrontare se stessi, fare nuove scoperte, senza reali conoscenze del passato. Non credo ad un innovazione che nasce dal nulla. Quella a volte è solo una scusa.

Ci anticipi qualcosa dei suoi prossimi progetti.

Quest’anno è iniziato con degli eventi in Inghilterra, negli Usa, poi Roma e Milano, tra pochi giorni sarò di nuovo in viaggio, per dei nuovi progetti che vedranno luce molto presto. Diciamo che si lavora giorno per giorno. A breve sarò anche Al Centro Documentazione Amedeo Modigliani, dove sono stato invitato, sia in mostra che in permanenza con acquisizione ufficiale d’opera, nella loro prestigiosa collezione.

In mostra ci saranno opere inedite?

Attualmente sono in mostra con opere appartenenti a collezioni private e opere nuove ovviamente.
Ciò si ripeterà nei prossimi appuntamenti.

Lo vedremo nuovamente all’estero nei prossimi mesi, per l’anno 2016?

Certo, il percorso iniziato qualche mese fa, è itinerante. Per questo motivo, sto anche ampliando la collezione Aesthetica.

Sito ufficiale dell’artista:
www.danielebongiovanni.com

 




Osterialnove: dove si sposano tradizione e innovazione

di Matteo Biondetti – Al civico 9 di Via Thaon di Revel, in piena zona Isola di Milano, si trova l’Osterialnove (www.osterialnove.com), punto di incontro per gli appassionati della musica e del buon cibo. Questa “cantina”, che dispone di due ampie stanze arredate in stile rustico ma curato, con tavoli in legno, pareti in muratura a vista e un bel pianoforte a coda, nonché di una splendida veranda che si affaccia su un giardino privato per godere di rari momenti di pace e tranquillità, offre infatti a coloro che desiderano assaporare cibi tradizionali, reinterpretai con creatività, anche serate speciali dedicate a diversi generi musicali (sezione eventi del sito web). Il menu, che varia in base alle stagioni, spazia da portate semplici, quali taglieri di salumi e formaggi italiani selezionati dalle migliori macellerie e da noti caseifici, a piatti più innovativi e ricercati (gallinella di mare con mousse di cachi, riso carnaroli agricola Osenga con mirtilli e prosecco, filetto di ricciola aromatizzato all’arancia con broccoletti e mandorle tostate), ed è arricchito da una buona selezione di vini e da gustosissimi dolci. Il servizio è gentile e curato e il prezzo per la cena si aggira intorno ai 30/40 Euro, bevande e vino inclusi.

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