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Puro Hygge: un menù di ispirazione nordica

di Emanuele Domenico Vicini

Dettagli curati, toni chiari, tendenzialmente neutri, ambiente silenzioso e raccolto. Così si presenta il nuovo Puro Hygge, lo spin off di Puro Slow Burger, locale ormai afferrmartissimo in centro a Pavia.

Puro nacque alcuni anni fa proponendo un riuscito match tra la praticità dell’hand food e la ricercatezza di materie prime di qualità, con abbinamenti non scontati e varianti sempre nuove ogni settimana.

Ora è uno dei locali più affermati della città, perché ha saputo catturare e fidelizzare il suo pubblico (e con l’asporto si è salvato nel post Covid).

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Puro Hygge, che inaugura oggi, ha una trentina di posti disposti su tre piani (magari un po’ scomodi da raggiungere) e un’offerta di ispirazione nordica: pesce e verdure, panini aperti alla danese, tapas e piatti completi. Si può scegliere tra alcune proposte di menù degustazione o si compone il proprio pranzo con piatti diversi.
Dominano salmone, aringhe e merluzzo, verdure in agrodolce, salse ed erbe aromatiche, il tutto preparato con eleganza ed equilibrio tra le parti.

Marcato, ma molto piacevole è il contrasto tra la leggerezza dei colori del locale (apprezzabile la scelta di recuperare quanto più possibile dell’architettura e delle decorazioni degli ambienti, pavimenti compresi) e la sapida nettezza dei sapori che si gustano, capaci di richiamare la semplicità un po’ ruvida, ma avvolgente, delle città del nord.

Due giovani camerieri, forse ancora un po’ impacciati, gestiscono la sala. Discutibile la scelta di non avere aria condizionata. Purtroppo l’estate Pavese non è addolcita dalle temperature di Copenaghen…

Puro Hygge, Ristorante a Pavia, Strada Nuova, dal 2 luglio




L’opera donata da Emilio Isgrò “Cinque Maggio. Minuta cancellata”

 di Cristina T. Chiochia Ci sono occasioni per perdersi negli archivi e trovare un concetto di prossimità artistica del tutto nuovo anche in capolavori come la poesia del Cinque Maggio. Una sorta di generatività al contrario e di connessione con una comunità ritrovata quella del dono di Emilio Isgrò della minuta cancellata del Cinque Maggio. Prossima come Milano e Manzoni.
E di linguaggio, con una nuova pubblicazione, presentata presso la Biblioteca Braidense di Milano, che riporta poi la magia di un incontro, quello di Isgrò ed i suoi lavori, con quel Cinque Maggio, poesia unica e stra conosciuta in Italia che si fa anche inno. Anche grazie al catalogo ragionato per Skira Editore, Isgrò presenta il suo lavoro in modo inedito ed attraverso una donazione che ha il sapore del fare una sorta di transizione sulla parola che non va mai rinviata. Ma asciugata. Cancellata. Come se il cambiamento della forma scritta e della cancellatura diventasse in questo modo quodiano e costante per tutti gli autori e gli scrittori, quando diventa qualcosa di importante. Qualcosa che non può non deve essere demandata. Cancellatura necessaria e reale. Una virtualizzazione del processo creativo che virtualizza la conoscenza della poesia stessa e la rende importante, sincera, più di quanto potesse esserlo, leggerla nella versione definitiva. O pubblicata.
Scrittura a mano. Inchiostro secco. Cosa sarebbe senza la presenza di quelle cancellature? Attraverso la donazione di questa minuta insomma, Isgro entra nel processo creativo di Manzoni con competenza e lascia delle risposte ad una fase storica che, purtroppo, è molto attuale. quella degli eroi e della guerra.  La poesia per Napoleone, eroe invitto diventa memoria di presente,  che come recita il comunicato stampa” ancora una volta unisce la grande arte con la grande letteratura, la memoria con il presente, è la protagonista della donazione di Emilio Isgrò alla Biblioteca Nazionale Braidense: “Cinque Maggio. Minuta cancellata”.  L’artista ha infatti apportato le sue cancellature sul manoscritto autografo della celebre poesia manzoniana dedicata a Napoleone, manoscritto conservato in biblioteca, uno dei più celebri della Braidense, istituto che accoglie il più importante fondo manzoniano nazionale, volendo così rendere un nuovo omaggio alla lingua poetica del grande scrittore”. Una presentazione interessante. Che coglie tutta la drammaticità del presente, con gli occhi artistici di un artista che guarda il suo lavoro in prospettiva e dall’alto, mentre Manzoni raccontava “il suo” futuro attraverso il condottiero più famoso, Napoleone.



La prima Beauty Week milanese, un nuovo mood tra bellezza e benessere

di Cristina T. Chiochia Ci sono eventi che entrano nella tradizione anche alla loro prima edizione. Pare questo il caso della settimana milanese dedicata alla cultura della bellezza e del benessere che si è svolta dal 3 all’8 maggio.  La prima edizione della Milano Beauty Week sorprende per i numeri. oltre 10mila visitatori che , come recita il comunicato stampa “hanno partecipato a incontri di approfondimento, mostre, laboratori, esperienze di bellezza e iniziative di beneficenza”.

Un evento diffuso nella città che aveva al suo centro  Palazzo dei Giureconsulti con numerosi esercizi e spazi che hanno reso uniche le attività proposte durante la settimana. Non solo luoghi d’arte ma anche iniziative accattivanti dove , con oltre 900 eventi e ben 100 aziende cosmetiche che vi hanno aderito, i partecipanti hanno potuto cogliere le sfaccettature della riapertura degli store del benessere aderenti e dei molti operatori del settore.
Un primo felice incontro nei giorni dell’evento è stato quello con Enrico Gambera, visagista. Tra green e made in Italy parla della eccellenza e dell’esigenza della qualità dei prodotti allo spazio espositivo di Unconventional Cosmetics e spiega perché è cosi importante la creatività e la innovazione incentrati sul benessere della persona. anche nel trucco. Tra prodotti innovativi e modelli nuovi insomma, le idee della linea sono appunto “unconventional” perché approcciano alla bellezza in modo inedito. Ed esplorano, anche grazie a talenti e concetti provenienti da lunghe esperienze di esperti come Gambera, un nuovo mood tra bellezza e benessere.
Nuovo mood possibile? Addentrandosi per le varie aree espositive e seguendo i vari appuntamenti proposti, pare proprio di si. E e Unconventional Cosmetics riunisce l’eccellenza dei prodotti per la bellezza green handmade e made in Italy proposti solo online, interessante è l’approccio giocoso di Cantabria labs Difa Cooper che con uno spazio interamente coperto di specchi, fa “riflettere” il visitatore sul proprio aspetto esteriore declinandolo attraverso le proprie linee di prodotto tra cui Elancyl, che dal 1971 continua ad essere pioniere di innovazioni o la linea Heliocare che con fernblock ( un attivo brevettato di origine naturale estratto da una felce ) attiva veri e propri meccanismi antiossidanti.
Un nuovo modo di “essere” wellness è possibile? Così pare. Grazie anche allo splendido spazio dedicato ai profumi. Vero e proprio “locus amenus” per rigenerarsi attraverso il senso dell’olfatto, che dopo la pandemia, è stato piuttosto mortificato tra mascherine ed effetti della malattia. Riprendersi insomma corpo e mente. Nel migliore dei modi. Con giocosità e voglia di vivere. Ecco in sintesi questa Milano Beauty Week che ,come dice Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italiana  ha premiato anche i numeri «i numeri di questa edizione di lancio testimoniano la calorosa accoglienza che la città ha riservato a Milano Beauty Week: un trampolino che senza dubbio ci proietta verso il 2023 con l’ambizione di rendere La settimana dedicata alla cultura della bellezza e del benessere una ricorrenza collettiva annuale da inserire nel calendario delle week milanesi . Una risposta in cui speravamo e che abbiamo constatato incontrando i numerosi visitatori che in questi giorni hanno avuto modo di scoprire il dietro le quinte del settore cosmetico e le molteplici sfaccettature che ne fanno un comparto di eccellenza. Cosmetica Italia, accanto ai partner Cosmoprof ed Esxence, ha creduto in Milano Beauty Week e lavorato con passione per costruire una manifestazione unica nel suo genere per il mondo della cosmesi. Un ringraziamento va a Regione Lombardia, Comune di Milano, Assolombarda, Camera Nazionale della Moda Italiana e Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, che hanno dato il loro patrocinio a questa prima edizione, ai nostri sostenitori, agli sponsor, alle aziende, ai professionisti e alle realtà distributive, commerciali e di servizi del comparto: assieme siamo riusciti a sviluppare una sinergia vincente che ci ha permesso di raggiungere dei risultati di grande successo».
Valori sempre più green, raccolta fondi e un mood di ben-essere dove i consumatori sono sempre più partecipi del processo di innovazione di chi produce e vende prodotti di bellezza, in sicurezza e sostenibilità ambientale. Sinergie ritrovate tra gioia di vivere e serenità quasi dimenticate per ben due anni. Grazie anche al cinema che, per mezzo della similitudine tra profumo e cinema sprigiona un universo di grandi emozioni: profumo, in modo invisibile che approda, attraverso l’olfatto, al sistema limbico cerebrale facendo scaturire emozioni e ricordi e non più problemi connessi alla pandemia. Scelto in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino, sono stati proposti sei grandi film della cinematografia italiana e sono stati abbinati altrettante fragranze per completarne la narrazione.
Torna il mood del benessere. All’insegna della bellezza. Perché no.



La PHOTOGRAPHING ART di Franz Egon von Fürstenberg

di Cristina T. Chiochia Ci sono momenti privilegiati nella vita di ognuno. Saperli cogliere e poi renderli fruibili anche ad altre persone, invece è compito di pochi. Durante la settimana dell’arte a Milano (Milano Art Week) si è svolto presso  lo spazio di ASsab One un incontro dal titolo  “Photographing Art di Franz Egon von Fürstenberg” dove il presidente di ASsabo One, Elena Quarestani, in conversazione con Adelina von Fürstenberg, curatrice internazionale e produttrice indipendente, Pasquale Leccese, Gallerista, Angela Vettese, storica dell’arte Gianluca Winkler, vice-presidente di Art for the World Europa, hanno proposto una sorta di tavola rotonda.
Dalla sua nascita questo spazio si è distinto per  offrire agli artisti un luogo “non convenzionale di ricerca e di espressione e, al pubblico, la possibilità di avvicinarsi ai processi dell’arte in un contesto favorevole al dialogo. Attraverso un’attività che spazia dalla produzione di mostre, di eventi culturali e di progetti artistici e nella convinzione che la cura e la bellezza siano valori fondamentali per gli individui e per la società”, come si legge nella loro presentazione.  Anche in questa iniziativa è stato integrato un progetto di cultura con un valido strumento di indagine del presente che, grazie alla presenza di Egon von Fürstenberg e di altri artisti quali Riccardo Arena, Stefano Boccalini, Marta dell’Angelo, Mikalyel Ohnajanian, Remo Salvadori ha offerto un  momento di condivisione per tutti i presenti sulle fotografie e sul senso della memoria e del tempo, in un arco temporale di circa 45 anni.
Photographing Art presenta una selezione di fotografie scattate dal fotografo messicano-tedesco Franz Egon von Fürstenberg tra il 1974 e il 2018.  Una memoria imperdibile del mondo dell’arte contemporanea, delle emozioni, dei rapporti, dei momenti di gioia e di fatica, degli incontri, delle relazioni, del senso di appartenenza a una comunità e al contempo della solitudine creativa dell’artista. Sono momenti spesso sfuggiti alle cronache, ai media, ai cataloghi e alla storia dell’arte, ma catturati da un osservatore che ha seguito da vicino l’evoluzione della ricerca contemporanea grazie al rapporto con sua moglie, la curatrice Adelina Cüberyan von Fürstenberg, che ha dato vita ad alcuni dei momenti più belli dell’arte internazionale – recita il comunicato stampa – Egon ha testimoniato con la sua macchina fotografica quel che accade in quel mondo dell’arte, non l’ufficialità, non la facciata delle cose, ma lo spirito che ha fatto fiorire l’arte e gli artisti. Tenendo d’occhio ogni idea, dettaglio o movimento, ogni attimo atteso o imprevisto, la macchina fotografica di Franz Egon von Fürstenberg riprende l’istante, la fluidità del momento in cui la persona reale è libera e naturale, non inquadrata o in posa come un personaggio famoso.

Ma l’incontro è andato oltre. Grazie al desiderio di rappresentare il concetto di “personalità” il volume edito da Skira Editore  ha permesso anche di avvicinarsi in una sorta di zoom al concetto di “interessante”. Cosa è insomma interessante? Sia che si tratti di Andy Warhol, Joseph Beuys,  Marina Abramovic o Jannis Kounellis, fino ad arrivare Mario e Marisa Merz o Chen Zhen, il volume di Skira coglie quello che significa essere. Lavorare ed assistere in un contesto favorevole all’arte contemporanea ed al design.  Memorie e frammenti che si uniscono in un unico volume e che contribuiscono visivamente tramite l’arte fotografica a comprendere modi ed origini, sensi e connessioni in contesti di sviluppi tra generazioni tra di loro molto distanti. Mondi che si incontrano come universi. E che si accolgono, come l’evento milanese ha significato.




Sorolla: quando l’arte di un grande artista della pittura si tinge di sole spagnolo

di Cristina T. Chiochia Il “pittoresco” spagnolo non è facile di definire. Forse per questo, essendo cambiato il mondo spagnolo, oramai “pronto” per Picasso ed il cubismo, fu presto dimenticato. Dovettero passare molti anni fino alla sua riscoperta, con il nuovo millennio. Forse perché Sorolla ed il “suo mondo” era un modo di sentire la vita,  un sentimento che nelle due guerre venne spazzato via, troppo in fretta. Fatto prima di buio (il suo realismo, come la fotografia della società) e poi di luce accecante (il suo luminismo). Quasi di una ossessione per la vita contemporanea per lui, compresa solo da chi , come lui, gli era contemporaneo, ma che risulta ora nel suo essere tipicamente spagnola di quegli anni: dalla siesta silenziosa post prandiale e dalla luce, accecante, del cielo andaluso. La mostra che si sta svolgendo a Palazzo  Reale a Milano è un modo per vedere (o rivedere) con le emozioni che evoca, il “tanto paesaggio spagnolo” che fa amare ora questo paese e non solo come meta turistica, ma anche come filosofia di vita: luce e vita.
JOAQUIN SOROLLA PITTORE DI LUCE L’opera di Joaquín Sorolla (nato nel 1863 e morto nel 1923), diventa in questa mostra a Milano dal titolo “Joaquin Sorolla: pittore di luce” e visitabile sino al 26/6/2022, un straordinario esempio della pittura spagnola moderna esportata nel mondo prima della rivoluzione di Picasso come idea di luce nel colore “bianco assoluto”. Come recita il comunicato stampa: “per la prima volta in Italia, a Palazzo Reale dal 25 febbraio al 26 giugno, un’esposizione monografica ripercorre la ricca e fortunata produzione artistica del grande pittore spagnolo Joaquín Sorolla y Bastida (Valencia 1863-Cercedilla 1923). 
UN ARTISTA TRA I MASSIMI RAPPRESENTATI DELLA PIUTTURA IBERICA A CAVALLO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO Poco noto al pubblico italiano, Sorolla è stato uno dei massimi rappresentanti della moderna pittura iberica a cavallo tra Ottocento e Novecento, contribuendo in modo determinante al suo rinnovamento e aprendola al clima della Belle Époque. Tra gli artisti più amati e apprezzati del suo tempo sia per la grande qualità tecnica che per il carattere umile e benevolo, Joaquín Sorolla ottiene una fama che travalica ben presto i confini nazionali, partecipando e ottenendo prestigiosissimi premi alle grandi manifestazioni internazionali. Sarà però l’ambito Grand Prix, ottenuto alla nota Esposizione Universale di Parigi nel 1900, a lanciare la sua pittura di luce e colore definitivamente sulla scena internazionale. A Londra nel 1908 viene acclamato come “il più grande pittore vivente al mondo”.
INNOVATORE DELLA PIUTTURA ESPRESSIONISTA  PROTAGONISTA NEL RALISMO SOCIALE SPAGNOLO  Pittoresco spagnolo quindi, innovatore della pittura espressionista spagnola, ha dipinto più di 2000 opere. Legato profondamente all’ Italia, dove visse e si formò con borse di studio (ad Assisi e partecipando a varie Biennali a Venezia oltre che alla Esposizione di Roma del 1911), si distinse sempre per l’uso della luce en plein air, delle spiagge spagnole. Capolavori colmi di elementi atmosferici, colti con mano veloce ma mai fugace in opportunità quasi fotografiche di chi osserva in pennellate veloci e pastose di cui la pittura di Sorolla dà spesso conto. Capolavori  indiscussi per comprendere la liricità del suo lavoro, nella prima e terza sala della mostra, le celebri tele di “realismo sociale” spagnolo con cui alla fine del diciannovesimo secolo veniva spesso definita per quell’idea di una “povertà feudale” di cui spesso erano “vittime” i giovani: prostituzione, sifilide, tubercolosi. È  a questo popolo di innocenza che dedica spesso le sue tele come nel caso di “Tratas de Blancas” del 1895 sulla prostituzione spagnola delle adolescenti  o la “Triste Herencia” del 1899.
LA FMAIGLIA AL CENTRO DELL’OPERA DI SOROLLA Un realismo sociale che lascia spazio alla luce e la freschezza del mare, in tutte le sue forme, visione di un  Joaquín Sorolla pittore che vuole raccontare la luce anche attraverso una gioventù spensierata, colta nei giochi in riva al mare. Un pittore che racconta, come recita il comunicato stampa “attraverso circa 60 opere la straordinaria evoluzione artistica di questo pittore ambizioso e determinato, che ha fatto dell’arte la sua ragione di vita. Accanto al profondo amore per la pittura, tuttavia, Sorolla ha sempre accompagnato un ancor più intenso legame con la sua famiglia, il suo soggetto prediletto. In molte delle sue splendide tele, Sorolla racconta l’amore per la sua Clotilde, moglie, musa e vera compagna di vita, e per i tre figli, María, Joaquín ed Elena. Un legame che nutre la sua ispirazione e guida la ricerca verso la “verità” dell’immagine da riportare sulla tela, la quale può essere generata solo da una reale partecipazione e un’intensa emozione” . Pittore dedito al “luminismo” facendolo diventare un modo di esprimere la sua appartenenza alla terra spagnola.
UNA MOSTRA PREZIOSA PER CHI AMA LA  SPAGNA E NON SOLO Un pittore proposto in mostra come perenne scoperta: dagli esordi negli anni Ottanta dell’Ottocento a Valencia, che si commuove con il colore della musica del cielo e del mare,  fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1923. Sorolla ha sempre davanti gli occhi il mare. L’azzurro. Fino alla luce del cielo, come una esplosione di fuoco vivo, come scriveva lui in una lettera, indirizzata alla moglie. Grazie anche al bel catalogo, edito da Skyra, la mostra prone un po’ tutte le tematiche del pittore suddiviso in sezioni tematiche tra cui lo sguardo sulla realtà, i ritratti, i giardini e i riflessi di luce, il mare, i tipos e gli studi classici. Una mostra preziosa. Dove vengono esposti anche piccole meraviglie tra cui una piccola veduta di Toledo e del cielo atmosferico su Segovia: piccoli quadri di vera poesia che mostra come la pittura sia uno stato d’anima. Nella piccola veduta di Toledo, la sagoma umana in primo piano offre la riflessione sul movimento. Dipende dal motivo e dal momento. La pennellata è il momento della vita del pittore. E’ azione. Quella su Segovia invece, il pittore che gioca con il tempo atmosferico come quello ideale. Ed il tempo cambia. Velocemente.
Una mostra per chi ama la Spagna e ne ha fatto esperienza diretta, vissuto come “tempo prezioso”, o chi desidera farla. L’arte di un grande artista della pittura spagnola che si tinge di luce. Il progetto nato dalla collaborazione con molti musei, tra cui il Museo de Bellas Artes di Valencia, l’Hispanic Society di New York, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, i Civici Musei di Udine, Musei di Nervi Raccolte Frugone.  Patrocinata dell’Ambasciata di Spagna in Italia, del Consolato Generale spagnolo a Milano, dell’Ente del Turismo spagnolo.



Marc Chagall ovvero l’incanto della sua pittura. Una storia di due mondi al Mudec

di Cristina T. Chiochia Una mostra, quella che si è inaugurata in questi giorni a Milano presso il museo del Mudec e proseguirà sino al 31 Luglio 2022, che è anche un modo per approcciarsi a Marc Chagall in modo inedito, attraverso l’incanto della sua pittura. Curata dall’Israel Museum di Gerusalemme affronta l’opera di Marc Chagall da un punto di vista nuovo ovvero, come recita il comunicato stampa: “collocandola nel contesto del suo background culturale, grazie alla straordinaria collezione nell’Israel Museum, che presenta in mostra una selezione di oltre 100 opere donate per la maggior parte dalla famiglia e dagli amici di Chagall.
IL PROGETTO ESPOSITIVO Il progetto espositivo è dedicato in particolare ai lavori grafici di Chagall e alla sua attività di illustratore editoriale. La mostra ripercorre alcuni temi fondamentali della vita e della produzione dell’artista: dalle radici nella nativa Vitebsk (oggi Bielorussia), descritta con amore e nostalgia nella serie Ma vie, all’incontro con l’amata moglie Bella Rosenfeld, della quale illustrò i libri Burning Lights e First Encounter, dedicati ai ricordi della vita di Bella nella comunità ebraica, pubblicati dopo la morte prematura della donna e di cui in mostra sono esposti i disegni originali”. E basta visitarla per rendersi conto di tutto l’incanto che tutto questo produce.
I DIVERSI MONDI DELL’ARTISTA Chagall, come ben evidenzia il catalogo realizzato da 24Ore Cultura Editore e completo in ogni sua parte,  è uno degli artisti più amati del Novecento. Forse per il suo essere così traversale ad ogni cultura diviso tra mondo russo ebraico, francese ed europea in generale. Lo spettatore della mostra è accolto da un bell’allestimento, suddiviso in sale che segnano i periodi della vita del pittore, adatto a grandi e piccoli, interattivo e legato al mondo onirico del pittore, ma anche alla sua realtà culturale: parole, immagini, oggetti, legati a quello che nel corso della vita di Chagall li ha mixati e resi unici, stabilendone intersezione e gli accostamenti (nella prima sala infatti, ad accogliere il visitatore è un piccolo abstract di oggetti sacri , spesso rappresentati dal pittore nei suoi lavori). Via via che si percorrono le sale, insomma, ecco a volte armonica ed a volte distante, i vari “codici” di riferimento dell’artista suggestivi e che rendono omaggio al tentativo di interpretare un mondo, quello della fantasia di Chagall, spesso legato esclusivamente alle suggestioni. Linguaggi iconici, colorati, enfatizzati dalla lettura di chi guarda (se adulto o bambino, per esempio), che afferma la sua componente iconica di artista, in particolare nella sezione dedicata alla “Francia, la nuova patria” dove si trovano anche i celebri autoritratti: dove Chagall rimane sempre fedele a ogni aspetto del suo personaggio, mentre sorride o fa una smorfia. E poi, i suoi celebri colori: il suo inno alla vita. Ricchezza e complessità di significati nei lavori dedicati alla Sacra Bibbia ed evocativi, ironici e paradossali quelli per il lavoro di Gogol,”Le anime morte”.
CHAGAL BAMBINO EBREO, MARITO E ARTISTA Infatti, come recita il comunicato stampa: “i lavori esposti riflettono dunque l’identità poliedrica dell’artista, che è al tempo stesso il bambino ebreo di Vitebsk; il marito che correda di immagini i libri dell’amata moglie; l’artista che illustra la Bibbia, volendo rimediare così alla mancanza di una tradizione ebraica nelle arti visive; e infine l’originale pittore moderno che, attraverso l’uso dell’iconografia cristiana, piange la sorte toccata nel suo secolo al popolo ebraico“. Una sorta di biografia divisa tra mondo russo ebraico e Francia, insomma, tra secolarizzazione e urbanizzazione mondi culturali e materiali. Malinconia ed allegria che si fondano insieme nei colori e nella ispirazione dell’amore. Quell’amore che rimane da celebrare, come un volo come conseguenza di quel “non essere legati a terra” o, forse “a una terra”. Sradicati. Lasciandosi trasportare in un mondo sradicato dalla legge di gravita. Ed in cui Dio è vivo e presente. Buono. Mentre l’anima colma d’amore, fluttua nell’aria tra cerimonie religiose, oggetti rituali tra fiori e l’immenso amore per la moglie, Bella, che niente può offuscare.

 




La Caccia all’Uovo arriva in Italia

Il primo villaggio italiano delle uova apre le porte il 19 marzo presso la Struttura Puravida a San Martino Siccomario in provincia id Pavia e si preannuncia come una delle destinazioni da vivere con tutta la famiglia in vista di Pasqua.

L’idea nasce da una tradizione comune a Stati Uniti e  paesi nordici, dove nel periodo che precede la Pasqua la dea Eostre (Easter), raffigurata come un coniglio, dona uova alle persone per simboleggiare la nascita di una nuova primavera. “L’easter egg hunt“, la caccia alle uova colorate nascoste nel parco, sarà organizzata nei weekend di Pasqua. Nel frattempo tutti i weekend dal 19 Marzo fino al 1 Maggio (compresi il 18 e il 25 Aprile)  sarà possibile visitare il villaggio e trascorrere una giornata immersi nella natura di un parco di 35mila metri quadrati partecipando a giochi con animazione, laboratori creativi e percorsi didattici, sempre diversi ogni settimana: gli alpaca, i rapaci, le api, il cioccolato, la caccia alle uova e lo sheep dog.

Molte le novità: tra le collaborazioni siglate quest’anno da PuraVida Farm, quella con il Museo Ovopinto di Civitella del Lago (Terni) –  museo unico al mondo, un piccolo gioiello nato per raccogliere ed esporre tutte le uova dipinte messe insieme dall’Associazione Culturale giovanile che da ben 23 anni bandisce la Mostra Concorso Nazionale “Ovo Pinto” (uovo dipinto, in dialetto). In questa cittadina l’antica usanza contadina di dipingere le uova durante il periodo pasquale è stata elevata a prestigiosa e raffinata arte – e quella con il Museo di Scienze Naturali dell’Oltrepò. Quest’ultimo, diretto da Silvia Guioli, racconta l’Oltrepò attraverso il suo passato (archeologia e paleontologia) e attraverso le specie, animali e vegetali, che lo caratterizzano. Entrambi i musei saranno presenti con una selezione delle loro collezioni.




Direttrici di musei italiani in una mostra fotografica

di Cristina T. Chiochia  Si è svolta mercoledì 2 marzo dalle ore 11.00 alle ore 13.00 presso il Palazzo Reale Piazza Duomo 12 Sala degli Arazzi primo piano l’anteprima per la stampa della mostra fotografica RITRATTE Direttrici di musei italiani  che sarà aperta sino al 3 aprile 2022 . “Ritratte – Direttrici di musei italiani” è sicuramente una mostra nella mostra, un omaggio all’ essere donne che parla non solo di curriculum vitae in poche righe di direttrici di musei italiani importanti sparsi per l’Italia, ma anche di cosa le ha spinte a fare questo lavoro, a prendersi cura del patrimonio artistico nazionale e non, ma soprattutto, cosa significhi “essere donna” nel mondo dei beni culturali in Italia. Un viaggio, insomma, avvincente dove si scoprono attraverso la fotografia, le “carte vincenti” che non devono mai mancare ad una donna per avere successo. Un modo unico, insomma, per festeggiare questa festa della donna, per comprendere da una prospettiva avvincente, cosa sia il patrimonio culturale in Italia, oggi.

La mostra promossa e prodotta da Palazzo Reale, Comune di Milano Cultura e Fondazione Bracco sarà visitabile inoltre gratuitamente . Come recita il comunicato stampa: “con questa mostra Fondazione Bracco continua nel proprio impegno per valorizzare l’expertise femminile presentando le professioniste che dirigono i luoghi della cultura italiani. Il progetto artistico con gli scatti d’autore del fotografo Gerald Bruneau si colloca nell’impegno della Fondazione per valorizzare le competenze femminili nei diversi campi del sapere e contribuire al superamento dei pregiudizi, così da incoraggiare una sempre più nutrita presenza di donne in posizioni apicali. La mostra illumina vita e conquiste professionali di 22 donne alla guida di primarie istituzioni culturali del nostro Paese, una sorta di Gran Tour che tocca 14 importanti città italiane da Nord a Sud: da Trieste a Palermo, da Napoli a Venezia per citarne solo alcune.

Il soggetto principale di “Ritratte” è la leadership al femminile. I musei, “luoghi sacri alle Muse”, sono spazi dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, custodi del nostro passato e laboratori di pensiero per costruire il futuro. Inoltre, sono anche imprese con bilanci e piani finanziari, che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia. Dirigere tali istituzioni comporta competenze multidisciplinari, un connubio di profonda conoscenza della storia dell’arte e di capacità gestionali e creative”. Una visione dove l’amore per i musei e soprattutto i sentimenti che trasmettono, diventano quasi immediati.

Le fotografie, sparse per le sale ed in grandi dimensioni, catturano lo sguardo e rendono le protagoniste quasi in dialogo con il visitatore.  Con i ritratti, insomma, a puro titolo di esempio quello di  Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese di Roma o di Emanuela Daffra, Direttrice Regionale Musei della Lombardia, la Fondazione Bracco rende visibili e riconosce le competenze di tante donne vincenti, declinando al femminile e sottolineando un movimento necessario per la parità di genere. Inoltre, essendo da tempo impegnata per contribuire alla costruzione di una società paritetica, fissa immagini di donne vincenti che hanno raggiunto posizioni sociali apicali dove essere donna, fa, spesso, la differenza.

Come lo sguardo del fotografo Gerald Bruneau sottolinea : “Il mio intento è stato quello di mettere in risalto, insieme all’incommensurabile vastità e bellezza del patrimonio artistico italiano, la bellezza di queste donne che si impegnano quotidianamente per rimettere i musei al centro di una proposta culturale elaborata in rete insieme ai soggetti più rappresentativi delle realtà in cui sono immerse, invitano alla partecipazione, stimolano confronto e pensiero critico”,  incarnando così un viaggio nella bellezza del patrimonio culturale italiano attraverso gli occhi e l’aspetto di chi li custodisce, la mostra prosegue idealmente il progetto  “100 donne contro gli stereotipi” (100esperte.it) . Vera e propria narrazione complementare, le foto di Gerald Bruneau, torna a fotografare per Fondazione Bracco dopo la mostra fotografica “Una vita da scienziata” (con i ritratti di alcune delle più grandi scienziate italiane, che da allora è stata esposta non solo a Milano, Roma, Todi ma anche a Washington, Philadelphia, Chicago, Los Angeles, New York, Città del Messico e, per la festa della Donna , l’ 8 marzo a Praga. Donne protagoniste. Ritratti professionali finalmente e non glamour o pubblicitari e un museo, non solo ricorrenze per ricordarlo. Se con una mostra fotografica, tanto meglio.




Sara6: ADORO perdermi, per ritrovarmi

Dopo l’anteprima del 14 luglio, su TG Com24 https://www.tgcom24.mediaset.it/2021/video/con-adoro-sara6-e-un-folletto-della-positivita-_35402722-02k.shtml, arriva in radio e negli stores dal 16 Adoro, il nuovo singolo di Sara6, un brano che può essere definito “energia pura”, un invito ad abbracciare le usualità della vita con spensieratezza, con un sound energico, allegro e carico di vitalità che, pur inserendosi in un genere pop, racchiude sonorità funky e dance.  Il videoclip è stato girato alla Paciu Maison, dimora d’arte nelle campagne bolognesi, e diretto da Harry Baldissera, fondatore e direttore artistico di questo luogo intriso d’arte. Sara6 è un progetto che nasce da un’idea di Serenella Occhipinti, una cantante che ha già pubblicato due dischi come front woman dei Taglia 42 e un disco da solista. Durante il suo percorso musicale ha calcato, tra gli altri, il palco di Sanremo come solista nella sezione Giovani nel 1997 e successivamente nel 1998 con i Taglia 42, per poi tornarci da solista nel 2001.

Come nasce il nome Sara6?

Il mio nome di battesimo è Serenella ed io lo Adoro perché è il nome che mi ha dato mia madre sperando in una bambina serena, però, siccome così serena non lo sono mai stata, pur non rinnegando questo bellissimo nome, ho deciso di cambiarlo in Sara6.

Perché? Perché Sara, dal nome ebraico Sarah, prima moglie di Abramo, significa principessa, che per una selvaggia come me era una bella ambizione.

Il 6 è un numero per me importante perché nella mia vita ha segnato sempre fatti positivi e negativi molto significativi.

Perché hai scritto Adoro?

Sono in continua ricerca del mio essere più profondo.  Non mi piace troppo vivere in mezzo a schemi e regole, preferisco percorrere tante strade che non conosco… Ho scritto il brano per urlare al mondo che Adoro la mia vita nonostante tutte le battaglie che continuano a far sanguinare il mio cuore e a spremere le mie energie, io La amo.

Adoro la mia libertà conquistata a fatica, Adoro potermi organizzare tutto a modo mio, di non dipendere da nessuno, di potermi svegliare alle 10 se voglio, di avere ancora tanta energia e grinta per riuscire a rialzarmi sempre con grande dignità e adoro il fatto di poter vivere con le mie passioni.  Adoro perdermi per ritrovarmi… Il brano è stato scritto da me, Giorgio Santisi e Valerio Fuiano, che lo ha anche arrangiato e mixato e ora è parte integrante sia del suono che dell’immagine del progetto Sara6! In Adoro abbiamo alla batteria il bravissimo Luciano Galloni, batterista di Nek molto apprezzato a livello nazionale.

Raccontaci il concept del video, che è molto particolare. Chi ha avuto l’idea?

L’ idea del video è partita da me e da Giorgio Santisi socio, amico, grande musicista e parte integrante del progetto Sara6. Questa idea poi è stata arricchita da Harry Baldissera, il proprietario della Dimora nonché regista, scenografo e costumista.  Adoro anche lui: è stato di grande aiuto e la sua casa è fantastica, andate a visitarla! La Paciu Maison a Ponte Rizzoli (Bo), ne sarete rapiti come me.

Concettualmente parlando il video è una esperienza visionaria tra arte e illusione:

Io sono una specie di folletto che vive in una realtà parallela, che si muove tra una vita quotidiana normale e una vita piena di colore energia allegria.

Il mio personaggio risulta affascinato dalla gamma cromatica della Paciu Maison, il perfetto scenario per affrontare la vita con più leggerezza e grinta in un viaggio in un universo surreale ed onirico, dove il folletto riscopre la propria dimensione attraversando, con i suoi look diversi, le varie stanze, ognuna delle quali esprime esperienze sensoriali diverse.

Ne approfitto per ringraziare i registi di Ferrara, molto giovani, ma già molto esperti e richiesti nel mondo dei cortometraggi, Martina Mele e Alessandro Rocca di “Destinationfilm “

Mentre per i favolosi trucchi, e sono stati tanti, ringrazio la mia amica e truccatrice fantastica Claudia Calzoni.

Nel video, quale personaggio ti sei divertita di più a interpretare?

Soprattutto la statua che balla nel parco alla fine… Della serie nulla mi fa stare ferma neanche l’immobilità di una statua!

Hai pubblicato da poco, con i Taglia 42, il brano “Diletta Leotta”, hai nuovi progetti con loro?

Loro sono e saranno sempre nel mio cuore perché mi hanno permesso di cominciare alla grande, per cui quando ne avremo voglia e tempo sicuramente incideremo qualche altra canzone…

Prossimi progetti?

Finire l’album e fare tanti live, il 1 agosto regaleremo un piccolo concerto alla Paciu Maison per fare visitare la casa, dimora del video, ai nostri fan. Voglio ringraziare Raffaele Montanari della PMS, che ha creduto tanto nel mio ritorno sulle scene!

https://fanlink.to/sara6adoro

www.sara6.it

www.facebook.com/sara6official

https://www.youtube.com/watch?v=i9OGEBYGbW8

www.giorgiosantisi.com

www.valeriofuiano.it




Mille Parole. La personale di Qiu Yi all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze

Dal 9 luglio al 9 agosto 2021 ci sarà presso l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, sita in Via Ricasoli n.68, la mostra personale di Qiu Yi Mille parole (千字文). Qui si potranno ammirare numerosi inchiostri e installazioni dell’Artista internazionale, anche presidente dell’Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia, che promuove l’incontro tra cultura orientale e occidentale.

Qiu Yi è nato in Cina, ma abita ormai da anni a Firenze, che considera la sua seconda casa, lavorando in modo regolare tra Cina e Italia. La sua poetica sta tra tradizione e innovazione. Partendo infatti dall’antica scuola cinese, l’Autore poi giunge ad altre strade, unendo le sue radici con le scoperte fatte in Occidente, questo attraverso una prospettiva originale e personale. In questo senso scrive il curatore dell’esposizione Vittorio Santoianni:

Dai lavori recenti di Qiu Yi, emerge un artista dalla fisionomia multiforme per il background per-sonale e per l’ampiezza dei campi di interesse toccati. Forse la complessità insita nella sua ricerca si può comprendere maggiormente con il ricorso a polarità dialettiche. L’Oriente e l’Occidente sono sia le aree geografiche che i territori culturali e artistici entro i quali si sposta, ricercandone i punti di unione piuttosto che le differenze. Calato nel presente, i suoi ambiti temporali sono il grande passato della Cina e il futuro del mondo. Il suo linguaggio è caratteristico dell’arte contemporanea (le installazioni, le performance), ma ha anche notevoli affinità con la calligrafia e la pittura tradizionali cinesi che, a suo parere, sono suscettibili di un continuo rinnovamento. I suoi materiali prediletti sono quelli della modernità (l’acciaio, il cemento, il plexiglas) e del passato (l’inchiostro di China). In mezzo a queste antinomie, Qiu Yi si muove con disinvoltura e leggerezza per conciliare termini contrastanti solo all’apparenza, raggiungendo nella sua opera un mirabile equilibrio, che è segno dell’armonia quale suprema aspirazione della millenaria e raffinata cultura cinese”.

Sulla mostra si esprime bene Cristina Acidini, la Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno:

Padrone delle tecniche tradizionali cinesi – in primis della raffinatissima pittura-calligrafia a inchiostro su carta – Qiu Yi ne sperimenta la versatilità associando ad essa modalità espressive tipiche di movimenti occidentali quali l’Informale e il Concettualismo. Questa almeno è l’impressione che ricavo dalla serie di inchiostri su carta Mille parole, opera aperta destinata ad accrescersi nel tempo. L’uso magistrale dell’inchiostro sul foglio candido produce sognanti variazioni: la danza, ora lenta ora frenetica, di pennelli che lasciano in certi passaggi dei segni umbratili, quasi profili di nebbie stracciate dai venti, altrove invece strutture di densa e netta oscurità, capaci di suggerire onirici ideogrammi neri. Forme senza tempo, tracciate da una mano antica lungo le linee di un pensiero contemporaneo”.

La mostra sarà visitabile (ingresso libero) da martedì a sabato negli orari: 10.00-13.00 / 17.00-19.00, mentre di domenica sarà possibile accedere solo dalle 10.00 alle 13.00. Il giorno di chiusura è il lunedì.

Durante l’inaugurazione interverranno: Cristina Acidini, Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, Antonio di Tommaso, Presidente della Classe di Scultura dell’Accademia delle Arti del Disegno, e il curatore Vittorio Santoianni.

Mille parole è organizzata dall’Accademia delle Arti del Disegno, con il Patrocinio di: Regione Toscana, Comune di Firenze, Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze, con la collaborazione del Qiu Yi Studio.