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Sci ed enogastronomia a Plan de Corones

A Plan de Corones lo sci sposa, a oltre duemila metri di altitudine, cultura ed enogastronomia di eccellenza. Sul maestoso panettone che dà il nome al comprensorio e domina Brunico si scia su quasi 120 chilometri di piste (DolomitiSuperSki) fino al 14 aprile e si fa tappa all’AlpiNN. In questo rifugio glamour all’interno del  Lumen, il museo della fotografia di montagna, lo chef tristellato Norbert Niederkolfer propone la sua visione di cucina fondata sulla attenzione al territorio, sulla sostenibilità e sull’etica no waste secondo cui tutto può diventare un ingrediente di ricette creative (menù degustazione da quattro portate a partire da 78 euro). Ogni piatto, secondo questa idea di cucina, rappresenta le montagne, la fatica dei contadini, la qualità dei prodotti e le tradizioni tramandate da generazioni.

PLAN DE CORONES PARADISO DELLO SCI Kronplatz 2000- Plan de Corones si raggiunge facilmente perfino in treno (gratis con la guest card che viene consegnata all’arrivo degli ospiti nelle strutture convenzionate). Agli impianti di risalita del comprensorio di Plan de Corones infatti si può accedere anche dalla fermata del treno (Ski Pusteral Express che ogni mezz’ora minuti collega il comprensorio 3 Cime con quello di Plan de Corones, scarponi ai piedi). In pochi minuti si sale quindi da Brunico a 2275 metri pronti per esplorare, sci ai piedi, una destinazione che può ben definirsi mecca dello sci. Da qui lo sguardo si perde sulle cime più famose delle Dolomiti e non solo: dalla catena delle Odle fino alla Marmolada, passando dal Sassolungo, Sassopiatto, Croda Rossa d’Ampezzo e Tofane, fino alla distesa delle Alpi Aurine.  Impossibile annoiarsi. Dalla Campana della Concordia che, suona tutti i giorni a mezzogiorno per portare il suo messaggio di pace nel mondo, si scende a valle lungo ampie piste, come la Furcia, da godersi  perdifiato come prima discesa della giornata. Non mancano le black five le cinque piste nere del comprensorio, compresa la Piculin che scende quasi i verticale a Piccolino in Val Badia da cui in pochi minuti di bus (il 460) si arriva a La Villa, porta di accesso al circuito del SellaRonda.

RELAX ALLLA PARTENZA PER PLAN DE CORONES  A Riscone (frazione di Brunico), a meno di duecento metri dagli impianti di risalita di Plan De Corones, il  Falkensteiner Hotel Kronplatz offre una base di partenza ideale per godersi tutto lo sci della Val Pusteria e il relax della sua Acquapura Mountain spa dedicata agli elementi della natura. Qui sulla piscina a sfioro all’ultimo piano della struttura, si attende che la calda luce del tramonto inondi le Dolomiti per poi concedersi come aperitivo la merenda proposta dalla struttura.

 




Ribelle e Rascasse è la ragione per cui fermarsi a Treviglio

Nel centro storico di Treviglio, tra Bergamo e Milano, Ribelle e Rascasse dà volto dal 2020 a un locale dall’anima cosmopolita in cui i vini naturali (oltre trecento etichette) e la birra artigianale si sposano a un menù stagionale particolarmente curato in cui trionfano cicchetti alla veneta e ostriche Gillardeau, formaggi italiani e francesi e salumi artigianali . Un nuovo concept che vale la pena scoprire.

Ribelle e Rascasse nasce come unione di due mondi, quello del vino naturale e quello della birra artigianale,  incarnate dai due proprietari, Ruggero Del Zotti e Roberto Attilio Nisoli, che nel 2020 hanno aperto Ribelle e Rascasse all’interno di un palazzo di fine 800. Il nome, insolito, deriva dalla combinazione di due elementi “Ribelle”, scelto da Nisoli, rinvia al Barbera (e più precisamente al Barbera rosato di Camillo Donati) e al mondo di convivialità emiliana, Rascasse voluto da de Zotti richiama l’iconica curva del circuito automobilistico di Monecarlo.

Un’accogliente corte interna si apre sul locale dai pochi coperti e dagli arredi realizzati su misura da artigiani locali tra legno e ferro, pantoni rosa cipria e verde petrolio. Entrando nel locale si è accolti da un “tavolo social” con dieci sedute e da un bancone dove potersi sedere anche per mangiare, seguito poi da piccoli tavoli più intimi e raccolti.

Ribelle e Rascasse propone per l’aperitivo un menu da condividere e stuzzicare insieme a oltre 300 vini naturali italiani, francesi e dal mondo proposti anche al calice e una vasta selezione di birre artigianali e acide oltre alla drink list stagionale fore di oltre 150 referenze. A cena il menu si articola attraverso quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi e quattro dolci, che cambiano spesso mantenendo però alcuni piatti must come l’Uovo pochè, omaggio dello chef Giacomo Ercoli alla collaborazione con Carlo Cracco, la Battuta di manzo al coltello o lo Spaghettone alla bottarga. Sia a pranzo che a cena non mancano poi piatti signature come gli Gnocchi di patate fatti in casa con ragù di anatra in punta di coltello con fondo al cioccolato fondente e zest di arancia, resi morbidissimi da un tocco di mascarpone nell’impasto.




2 Profumi per … Gennaio

Iniziamo oggi una serie di articoli mensili in cui vi consigliamo 2 profumi al mese. Per questo mese di gennaio vi proponiamo un profumo cosiddetto “commerciale” e un profumo di nicchia: Devotion (D&G) e Desert Suave (Liquides Imaginaires).

Iniziamo con Devotion di Dolce & Gabbana, il nuovo profumo della maison uscito lo scorso autunno e che troviamo perfetto per questo periodo post-vacanze. Non vi manca già il profumo del panettone, dei canditi, la dolcezza delle feste? Allora Devotion è la scelta giusta per voi.

Con questo profumo, creato dal famosissimo Olivier Cresp, Stefano Dolce e Domenico Gabbana vogliono celebrare i valori più nobili della vita, quei valori positivi incarnati dal simbolo del cuore sacro, molto caro ai due stilisti e che campeggia sulla bellissima boccetta. Il cuore sacro è da sempre simbolo di devozione, e per i couturier è il simbolo della perfezione e della loro instancabile ricerca di bellezza. Il profumo Devotion celebra quindi la bellezza della nostra terra e in particolare della costiera amalfitana (non a caso lo spot – che vede Katy Perry protagonista – è stato girato a Capri): il limone candito in apertura stuzzica il nostro “appetito”, mentre i fiori d’arancio regalano freschezza e luminosità alla composizione, che termina con una deliziosa ed avvolgente vaniglia. Un delizioso gourmand, avvolgente e sensuale, ma anche frizzante e divertente, ottimo per contrastare la malinconia che accompagna la fine delle vacanze natalizie.

Il secondo profumo che vi proponiamo per questo mese è della Maison francese Liquides Imaginaires, fondata dal designer Philippe di Meo nel 2011 e ispirata ad un concetto di profumo che va al di là del semplice accessorio di bellezza, ma che si fa strumento di passaggio dal materiale all’immateriale, da solido a liquido, da visibile ad invisibile. Ecco quindi che il logo della maison è un talismano a forma di chiave, per aprirci le porte di questo mondo immateriale, e il tappo ha la forma di un’anfora, nei tempi antichi utilizzata per trasportare le essenze più preziose.

Tutta la collezione è straordinaria, per questo mese di gennaio vi consigliamo però Desert Suave, che fa parte della trilogia “Les Eaux Imaginaires” – creata per trasportarci via dalla routine di tutti i giorni in luoghi magici ed evocativi. Vi vogliamo quindi portare via dal freddo di gennaio e trasportarvi in un’oasi lussureggiante, un gioioso miraggio: una terra fertile in mezzo al deserto, acqua fresca e dolci datteri invitano lo stanco viandante a fermarsi qui, a rilassarsi e a stuzzicare tutti i cinque sensi ma anche a lasciare dietro di sé il sentore pungente del suo carico di spezie. Un profumo pieno di contrasti come è lo stesso deserto: caldo, avvolgente e dolce (la rosa, il dattero, il cisto) ma anche fresco ed energizzante (cardamomo, mandarino italiano, fiore d’arancio e chiodi di garofano).

Insomma: un miraggio olfattivo in un mondo apparentemente privo di odori.

Buon inizio di anno nuovo, scriveteci nei commenti se conoscete già queste fragranze e cosa ne pensate!




Natale: film e vini per un pairing ideale

Divano, plaid con un gatto accoccolato sopra e streaming per gustare i classici delle Feste. Tutto è pronto per le oziose serate da trascorrere durante le festività di Natale, meglio ancora se sorseggiando un vino dal pairing ideale, almeno sulla carta, con il film trasmesso sullo schermo. Ecco quindi i vini ideale da abbinare ai film di Natale

Nightmare Before Christmas – S.C. 1931 di Bellenda

Cos’è il Natale? È la domanda che si fa Jack Skeletron, Re delle Zucche della città di Halloween e protagonista di Nightmare Before Christmas. Un brindisi per un Natale fuori dagli schemi è con S.C. 1931 di Bellenda, un metodo classico pas dosé che nasce da uve glera, coltivate nella zona di Carpesica (Vittorio Veneto). Fragrante e aromatico, con bollicine fini e persistenti, S.C. 1931 ammalia il naso con sentori di frutta a polpa bianca e nocciole, di miele d’acacia accompagnati a brioche e torta di mele.

Love actually – Maiolica IGP Terre di Chieti di Cantina Tollo

Dieci storie d’amore si intrecciano  a Londra nelle settimane precedenti al Natale, mentre risuonano le note di Christmas is all around me cantata da una vecchia pop star decaduta.  La pellicola capace di scaldare il cuore e raccontare l’amore, può essere accompagnata dal Maiolica IGP Terre di Chieti di Cantina Tollo, un vino che affonda le radici nel passato, nelle uve dell’omonimo vitigno autoctono solo recentemente riscoperte, e reinterpreta la tradizione abruzzese.  Dal colore rosso rubino tenue, il Maiolica Igp Terre di Chieti presenta sentori di fragola di bosco macerata e lampone. Al palato è elegante, di medio corpo, con tannini setosi ed equilibrati, con una vivace acidità che conduce a un finale lungo e profondo.

Il Grinch – Raboso del Piave di Cecchetto

Il pairing per uno spirito forte. deciso e controcorrente come quello del Grinch è con il Raboso del Piave di Cecchetto. Robusto e deciso, richiede tempo per dare il meglio di sé e per stupire all’assaggio. Dal colore rosso rubino intenso, presenta un bouquet pieno, ampio e gradevole con note di marasca, mora selvatica e viola.

L’amore non va in vacanza – Broy Bianco Collio 2020 di Collavini

 L’amore non va in vacanza è una storia di cambiamenti e nuovi inizi sotto il vischio per cui il pairing perfetto è con un calice di Broy Bianco Collio 2020, un vino strutturato ideale per festeggiare le svolte.  Dal colore giallo paglierino intenso con tenui riflessi verdolini, il blend di Collavini al naso ricorda frutta tropicale matura, miele d’acacia, scorza d’arancia e fiori gialli. In bocca il corpo potente, caldo e morbido è bilanciato da una piacevole freschezza e mineralità.

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni – LuKont 2020 de Il Conte Villa Prandone

Lo spirito nobile di Clara, protagonista della fiaba dello Schiaccianoci, risuona nel Montepulciano LuKont de Il Conte Villa Prandone. Il nome del vino, che in dialetto marchigiano significa il conte, era infatti il soprannome di Amilcare de Angelis, fondatore della realtà vitivinicola di Monteprandone (Ascoli-Piceno), discendente di una nobile famiglia caduta in povertà. LuKont è un Marche Rosso I.G.P da uve 100% Montepulciano. Sfoggia un intenso color rosso rubino e conquista i sensi con i suoi sentori di liquirizia e frutti di bosco.

La fabbrica di Cioccolato – Enantio Riserva 1865 Prefillossera di Roeno

L’estro e l’eccezionalità di Willy Wonka, il cioccolatiere creato da Roal Dahl, si abbina all’enantio, vitigno autoctono della Terradeiforti. Roeno ha saputo valorizzare la longevità, la robustezza e la resistenza della varietà per creare Enantio Riserva 1865 Prefillossera. Dal profumo profondo e articolato, possente ed elegante al palato, offre aromi in continua evoluzione, dalla complessa trama tannica.

La vita è meravigliosa – Riserva 2009 Pas Dosé di Mosnel

Quando tutto sembra perduto, arriva un angelo senza ali a mostrare al protagonista,  George Bayle, il valore di quanto ha costruito nel tempo. È chi guarda le cose da un’altra prospettiva che vince la sfida. Lo dimostra la Riserva 2009 Pas Dosé di Mosnel, azienda di Camignone (Brescia) che del saper attendere ha fatto la sua cifra distintiva. L’etichetta di Mosnel nasce dalle migliori uve chardonnay, pinot bianco e pinot nero, che regalano un profilo aromatico sfaccettato tra note di brioche al miele, scorze di agrumi, mele gialle in composta, jasmin tea, biscotto al malto e sfumature di frutto della passione.

Mary Poppins – L’EST di Sorelle Bronca

Sospinta da un soffio di vento dall’Est, fa la sua entrata nell’immaginario collettiva Mary Poppins. L’Est si ritrova anche in L’EST Brut di Sorelle Bronca, un Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg nasce dai vigneti che si trovano sul versante di Conegliano, dove il terreno ricco di ferro dona al vino note fresche e floreali. Al naso il bouquet ricorda il glicine, l’acacia e la mela verde. Fresco, elegante e di grande piacevolezza armonica, è caratterizzato da un’equilibrata acidità e una buona sapidità.

Una Poltrona Per Due – Torcolato di Cantina Maculan

Trasmesso interrottamente dal  dal 1997 per Natale, Una Poltrona Per Due  può essere ritenuto intramontabile come  il Torcolato di Cantina Maculan, passito da sola uva vespaiola. Di color giallo dorato brillante, al naso rivela un bouquet che vira dalle note di miele a quelle floreali, per passare alla vaniglia e a legni nobili. In bocca è dolce e pieno, dimostrando un eccellente equilibrio fra acidità e zuccheri.




I profumi che hanno fatto la storia: i favolosi anni ’60

Non so voi, ma io quando penso agli anni ‘60 e in particolare ai profumi da uomo, ho stampata in mente l’immagine di Alain Delon mollemente sdraiato a bordo piscina nell’omonimo film del 1968 con Romy Schneider. A dirla proprio tutta, in realtà mi viene in mente quell’immagine anche quando mi chiedono quale sia per me l’archetipo della bellezza maschile…

Ma lasciamo da parte il mio pénchant per il bell’Alain e parliamo di alcuni dei profumi più iconici del favoloso decennio 1960-1969.

Negli anni ‘60 il movimento hyppie, nato a San Francisco, predica un ritorno alla natura, il rifiuto delle costrizioni, l’uguaglianza dei sessi e la ricerca dei paradisi artificiali al grido di “fate l’amore, non la guerra”. I simboli di questa gioventù ribelle sono la musica pop, i giacconi di cuoio nero, e i capelli lunghi. Dalle manifestazioni contro la guerra del Vietnam al maggio sessantottino, un vento di ribellione soffia ovunque tra i giovani e si diffonde in Europa. La gioventù scopre l’India, i suoi guru, le sue sette e i suoi aromi: si profuma di sandalo, muschio e patchouli e brucia bastoncini di incenso.

Parallelamente a questa anti-moda, l’alta moda si orienta verso il prêt-à-porter di lusso con Yves Saint-Laurent, Daniel Hechter, Paco Rabanne, Cacharel, Courrèges.

Nel 1966, Dior lancia Eau Sauvage, creata da Edmond Roudnitska: a un tempo discreta e persistente, segna l’avvento della profumeria al maschile e apre la via alle eau frâiche femminili, mascoline e androgine. Eau Sauvage è stato il primo profumo per uomo di Dior e, per almeno 25 anni, è stato il profumo per uomo più venduto al mondo. Roudnitska, nel crearlo, decise di mantenere la semplicità della struttura classica del profumo per uomo, ma aggiungendo un tocco di eleganza con l’uso di fiori, fino ad allora esclusivi dei profumi femminili, e con l’hédione, una nuova sostanza che verrà molto utilizzata da Roudnitska, ad aggiungere freschezza. L’essenza legnosa e aromatica del profumo creano un’essenza selvatica che dà il nome al prodotto.

E il nostro Alain fu anche il primo testimonial utilizzato da Dior per pubblicizzare questa fragranza.

Per quanto riguarda la profumeria femminile, come dicevamo i profumi negli anni ‘60 diventano più accessibili non solo dal punto di vista dei costi, ma anche più leggeri e freschi.

Oggi vogliamo citare Calèche, un altro capolavoro di Hermès uscito nel 1961, esattamente a 10 anni di distanza da Eau d’Hermès (trovate qui l’articolo che abbiamo dedicato a questa maison) e creato da Guy Robert. La prima fragranza femminile della maison: un profumo delicato per un’amazzone moderna (se preferite, potete immaginarvi comodamente sedute all’interno della carrozza che dà il nome alla fragranza). Un profumo gioioso e femminile ispirato da un cuoio dall’odore fiorito, con un accordo di note di legni bruciati. E’ la rosa liana Argyreia a dare questa sensazione di cuoio fiorito addolcita da note verdi come mughetto, narciso e iris. Il profumo possiede un carattere cipriato e dolce che richiama la scia di vetiver e di muschio bianco.

Il secondo profumo che riteniamo emblematico del decennio è Chamade di Guerlain. Con il cuore che batte al ritmo de La Chamade, romanzo di Françoise Sagan, rivendica la parità tra uomini e donne e il diritto di decidere della propria vita. Ispirandosi al celebre romanzo e all’energia di questa rivoluzione in corso, Jean-Paul Guerlain immagina la “sua” Chamade, una fragranza decisa che infrange anch’essa i codici del suo tempo e che vuole esprimere il battito spaventato del cuore quando si è infinitamente innamorati.

(bottiglietta vintage)

Dedicato alla donna emancipata, questo fiorito ambrato verde vede per la prima volta in assoluto utilizzati i boccioli del ribes nero, a cui aggiungono freschezza l’accordo di giacinto ed il galbano, per poi arrivare alle note di fondo: vaniglia, sandalo e gelsomino. Un’audace incarnazione della libertà di essere ed amare.

Ma adesso tocca a voi: qual è l’uomo più bello di tutti i tempi? E il profumo da uomo che più vi piace?  Scrivetecelo nei commenti, alla prossima!




Puro Hygge: un menù di ispirazione nordica

di Emanuele Domenico Vicini

Dettagli curati, toni chiari, tendenzialmente neutri, ambiente silenzioso e raccolto. Così si presenta il nuovo Puro Hygge, lo spin off di Puro Slow Burger, locale ormai afferrmartissimo in centro a Pavia.

Puro nacque alcuni anni fa proponendo un riuscito match tra la praticità dell’hand food e la ricercatezza di materie prime di qualità, con abbinamenti non scontati e varianti sempre nuove ogni settimana.

Ora è uno dei locali più affermati della città, perché ha saputo catturare e fidelizzare il suo pubblico (e con l’asporto si è salvato nel post Covid).

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Puro Hygge, che inaugura oggi, ha una trentina di posti disposti su tre piani (magari un po’ scomodi da raggiungere) e un’offerta di ispirazione nordica: pesce e verdure, panini aperti alla danese, tapas e piatti completi. Si può scegliere tra alcune proposte di menù degustazione o si compone il proprio pranzo con piatti diversi.
Dominano salmone, aringhe e merluzzo, verdure in agrodolce, salse ed erbe aromatiche, il tutto preparato con eleganza ed equilibrio tra le parti.

Marcato, ma molto piacevole è il contrasto tra la leggerezza dei colori del locale (apprezzabile la scelta di recuperare quanto più possibile dell’architettura e delle decorazioni degli ambienti, pavimenti compresi) e la sapida nettezza dei sapori che si gustano, capaci di richiamare la semplicità un po’ ruvida, ma avvolgente, delle città del nord.

Due giovani camerieri, forse ancora un po’ impacciati, gestiscono la sala. Discutibile la scelta di non avere aria condizionata. Purtroppo l’estate Pavese non è addolcita dalle temperature di Copenaghen…

Puro Hygge, Ristorante a Pavia, Strada Nuova, dal 2 luglio




L’opera donata da Emilio Isgrò “Cinque Maggio. Minuta cancellata”

 di Cristina T. Chiochia Ci sono occasioni per perdersi negli archivi e trovare un concetto di prossimità artistica del tutto nuovo anche in capolavori come la poesia del Cinque Maggio. Una sorta di generatività al contrario e di connessione con una comunità ritrovata quella del dono di Emilio Isgrò della minuta cancellata del Cinque Maggio. Prossima come Milano e Manzoni.
E di linguaggio, con una nuova pubblicazione, presentata presso la Biblioteca Braidense di Milano, che riporta poi la magia di un incontro, quello di Isgrò ed i suoi lavori, con quel Cinque Maggio, poesia unica e stra conosciuta in Italia che si fa anche inno. Anche grazie al catalogo ragionato per Skira Editore, Isgrò presenta il suo lavoro in modo inedito ed attraverso una donazione che ha il sapore del fare una sorta di transizione sulla parola che non va mai rinviata. Ma asciugata. Cancellata. Come se il cambiamento della forma scritta e della cancellatura diventasse in questo modo quodiano e costante per tutti gli autori e gli scrittori, quando diventa qualcosa di importante. Qualcosa che non può non deve essere demandata. Cancellatura necessaria e reale. Una virtualizzazione del processo creativo che virtualizza la conoscenza della poesia stessa e la rende importante, sincera, più di quanto potesse esserlo, leggerla nella versione definitiva. O pubblicata.
Scrittura a mano. Inchiostro secco. Cosa sarebbe senza la presenza di quelle cancellature? Attraverso la donazione di questa minuta insomma, Isgro entra nel processo creativo di Manzoni con competenza e lascia delle risposte ad una fase storica che, purtroppo, è molto attuale. quella degli eroi e della guerra.  La poesia per Napoleone, eroe invitto diventa memoria di presente,  che come recita il comunicato stampa” ancora una volta unisce la grande arte con la grande letteratura, la memoria con il presente, è la protagonista della donazione di Emilio Isgrò alla Biblioteca Nazionale Braidense: “Cinque Maggio. Minuta cancellata”.  L’artista ha infatti apportato le sue cancellature sul manoscritto autografo della celebre poesia manzoniana dedicata a Napoleone, manoscritto conservato in biblioteca, uno dei più celebri della Braidense, istituto che accoglie il più importante fondo manzoniano nazionale, volendo così rendere un nuovo omaggio alla lingua poetica del grande scrittore”. Una presentazione interessante. Che coglie tutta la drammaticità del presente, con gli occhi artistici di un artista che guarda il suo lavoro in prospettiva e dall’alto, mentre Manzoni raccontava “il suo” futuro attraverso il condottiero più famoso, Napoleone.



La prima Beauty Week milanese, un nuovo mood tra bellezza e benessere

di Cristina T. Chiochia Ci sono eventi che entrano nella tradizione anche alla loro prima edizione. Pare questo il caso della settimana milanese dedicata alla cultura della bellezza e del benessere che si è svolta dal 3 all’8 maggio.  La prima edizione della Milano Beauty Week sorprende per i numeri. oltre 10mila visitatori che , come recita il comunicato stampa “hanno partecipato a incontri di approfondimento, mostre, laboratori, esperienze di bellezza e iniziative di beneficenza”.

Un evento diffuso nella città che aveva al suo centro  Palazzo dei Giureconsulti con numerosi esercizi e spazi che hanno reso uniche le attività proposte durante la settimana. Non solo luoghi d’arte ma anche iniziative accattivanti dove , con oltre 900 eventi e ben 100 aziende cosmetiche che vi hanno aderito, i partecipanti hanno potuto cogliere le sfaccettature della riapertura degli store del benessere aderenti e dei molti operatori del settore.
Un primo felice incontro nei giorni dell’evento è stato quello con Enrico Gambera, visagista. Tra green e made in Italy parla della eccellenza e dell’esigenza della qualità dei prodotti allo spazio espositivo di Unconventional Cosmetics e spiega perché è cosi importante la creatività e la innovazione incentrati sul benessere della persona. anche nel trucco. Tra prodotti innovativi e modelli nuovi insomma, le idee della linea sono appunto “unconventional” perché approcciano alla bellezza in modo inedito. Ed esplorano, anche grazie a talenti e concetti provenienti da lunghe esperienze di esperti come Gambera, un nuovo mood tra bellezza e benessere.
Nuovo mood possibile? Addentrandosi per le varie aree espositive e seguendo i vari appuntamenti proposti, pare proprio di si. E e Unconventional Cosmetics riunisce l’eccellenza dei prodotti per la bellezza green handmade e made in Italy proposti solo online, interessante è l’approccio giocoso di Cantabria labs Difa Cooper che con uno spazio interamente coperto di specchi, fa “riflettere” il visitatore sul proprio aspetto esteriore declinandolo attraverso le proprie linee di prodotto tra cui Elancyl, che dal 1971 continua ad essere pioniere di innovazioni o la linea Heliocare che con fernblock ( un attivo brevettato di origine naturale estratto da una felce ) attiva veri e propri meccanismi antiossidanti.
Un nuovo modo di “essere” wellness è possibile? Così pare. Grazie anche allo splendido spazio dedicato ai profumi. Vero e proprio “locus amenus” per rigenerarsi attraverso il senso dell’olfatto, che dopo la pandemia, è stato piuttosto mortificato tra mascherine ed effetti della malattia. Riprendersi insomma corpo e mente. Nel migliore dei modi. Con giocosità e voglia di vivere. Ecco in sintesi questa Milano Beauty Week che ,come dice Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italiana  ha premiato anche i numeri «i numeri di questa edizione di lancio testimoniano la calorosa accoglienza che la città ha riservato a Milano Beauty Week: un trampolino che senza dubbio ci proietta verso il 2023 con l’ambizione di rendere La settimana dedicata alla cultura della bellezza e del benessere una ricorrenza collettiva annuale da inserire nel calendario delle week milanesi . Una risposta in cui speravamo e che abbiamo constatato incontrando i numerosi visitatori che in questi giorni hanno avuto modo di scoprire il dietro le quinte del settore cosmetico e le molteplici sfaccettature che ne fanno un comparto di eccellenza. Cosmetica Italia, accanto ai partner Cosmoprof ed Esxence, ha creduto in Milano Beauty Week e lavorato con passione per costruire una manifestazione unica nel suo genere per il mondo della cosmesi. Un ringraziamento va a Regione Lombardia, Comune di Milano, Assolombarda, Camera Nazionale della Moda Italiana e Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, che hanno dato il loro patrocinio a questa prima edizione, ai nostri sostenitori, agli sponsor, alle aziende, ai professionisti e alle realtà distributive, commerciali e di servizi del comparto: assieme siamo riusciti a sviluppare una sinergia vincente che ci ha permesso di raggiungere dei risultati di grande successo».
Valori sempre più green, raccolta fondi e un mood di ben-essere dove i consumatori sono sempre più partecipi del processo di innovazione di chi produce e vende prodotti di bellezza, in sicurezza e sostenibilità ambientale. Sinergie ritrovate tra gioia di vivere e serenità quasi dimenticate per ben due anni. Grazie anche al cinema che, per mezzo della similitudine tra profumo e cinema sprigiona un universo di grandi emozioni: profumo, in modo invisibile che approda, attraverso l’olfatto, al sistema limbico cerebrale facendo scaturire emozioni e ricordi e non più problemi connessi alla pandemia. Scelto in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino, sono stati proposti sei grandi film della cinematografia italiana e sono stati abbinati altrettante fragranze per completarne la narrazione.
Torna il mood del benessere. All’insegna della bellezza. Perché no.



La PHOTOGRAPHING ART di Franz Egon von Fürstenberg

di Cristina T. Chiochia Ci sono momenti privilegiati nella vita di ognuno. Saperli cogliere e poi renderli fruibili anche ad altre persone, invece è compito di pochi. Durante la settimana dell’arte a Milano (Milano Art Week) si è svolto presso  lo spazio di ASsab One un incontro dal titolo  “Photographing Art di Franz Egon von Fürstenberg” dove il presidente di ASsabo One, Elena Quarestani, in conversazione con Adelina von Fürstenberg, curatrice internazionale e produttrice indipendente, Pasquale Leccese, Gallerista, Angela Vettese, storica dell’arte Gianluca Winkler, vice-presidente di Art for the World Europa, hanno proposto una sorta di tavola rotonda.
Dalla sua nascita questo spazio si è distinto per  offrire agli artisti un luogo “non convenzionale di ricerca e di espressione e, al pubblico, la possibilità di avvicinarsi ai processi dell’arte in un contesto favorevole al dialogo. Attraverso un’attività che spazia dalla produzione di mostre, di eventi culturali e di progetti artistici e nella convinzione che la cura e la bellezza siano valori fondamentali per gli individui e per la società”, come si legge nella loro presentazione.  Anche in questa iniziativa è stato integrato un progetto di cultura con un valido strumento di indagine del presente che, grazie alla presenza di Egon von Fürstenberg e di altri artisti quali Riccardo Arena, Stefano Boccalini, Marta dell’Angelo, Mikalyel Ohnajanian, Remo Salvadori ha offerto un  momento di condivisione per tutti i presenti sulle fotografie e sul senso della memoria e del tempo, in un arco temporale di circa 45 anni.
Photographing Art presenta una selezione di fotografie scattate dal fotografo messicano-tedesco Franz Egon von Fürstenberg tra il 1974 e il 2018.  Una memoria imperdibile del mondo dell’arte contemporanea, delle emozioni, dei rapporti, dei momenti di gioia e di fatica, degli incontri, delle relazioni, del senso di appartenenza a una comunità e al contempo della solitudine creativa dell’artista. Sono momenti spesso sfuggiti alle cronache, ai media, ai cataloghi e alla storia dell’arte, ma catturati da un osservatore che ha seguito da vicino l’evoluzione della ricerca contemporanea grazie al rapporto con sua moglie, la curatrice Adelina Cüberyan von Fürstenberg, che ha dato vita ad alcuni dei momenti più belli dell’arte internazionale – recita il comunicato stampa – Egon ha testimoniato con la sua macchina fotografica quel che accade in quel mondo dell’arte, non l’ufficialità, non la facciata delle cose, ma lo spirito che ha fatto fiorire l’arte e gli artisti. Tenendo d’occhio ogni idea, dettaglio o movimento, ogni attimo atteso o imprevisto, la macchina fotografica di Franz Egon von Fürstenberg riprende l’istante, la fluidità del momento in cui la persona reale è libera e naturale, non inquadrata o in posa come un personaggio famoso.

Ma l’incontro è andato oltre. Grazie al desiderio di rappresentare il concetto di “personalità” il volume edito da Skira Editore  ha permesso anche di avvicinarsi in una sorta di zoom al concetto di “interessante”. Cosa è insomma interessante? Sia che si tratti di Andy Warhol, Joseph Beuys,  Marina Abramovic o Jannis Kounellis, fino ad arrivare Mario e Marisa Merz o Chen Zhen, il volume di Skira coglie quello che significa essere. Lavorare ed assistere in un contesto favorevole all’arte contemporanea ed al design.  Memorie e frammenti che si uniscono in un unico volume e che contribuiscono visivamente tramite l’arte fotografica a comprendere modi ed origini, sensi e connessioni in contesti di sviluppi tra generazioni tra di loro molto distanti. Mondi che si incontrano come universi. E che si accolgono, come l’evento milanese ha significato.




Sorolla: quando l’arte di un grande artista della pittura si tinge di sole spagnolo

di Cristina T. Chiochia Il “pittoresco” spagnolo non è facile di definire. Forse per questo, essendo cambiato il mondo spagnolo, oramai “pronto” per Picasso ed il cubismo, fu presto dimenticato. Dovettero passare molti anni fino alla sua riscoperta, con il nuovo millennio. Forse perché Sorolla ed il “suo mondo” era un modo di sentire la vita,  un sentimento che nelle due guerre venne spazzato via, troppo in fretta. Fatto prima di buio (il suo realismo, come la fotografia della società) e poi di luce accecante (il suo luminismo). Quasi di una ossessione per la vita contemporanea per lui, compresa solo da chi , come lui, gli era contemporaneo, ma che risulta ora nel suo essere tipicamente spagnola di quegli anni: dalla siesta silenziosa post prandiale e dalla luce, accecante, del cielo andaluso. La mostra che si sta svolgendo a Palazzo  Reale a Milano è un modo per vedere (o rivedere) con le emozioni che evoca, il “tanto paesaggio spagnolo” che fa amare ora questo paese e non solo come meta turistica, ma anche come filosofia di vita: luce e vita.
JOAQUIN SOROLLA PITTORE DI LUCE L’opera di Joaquín Sorolla (nato nel 1863 e morto nel 1923), diventa in questa mostra a Milano dal titolo “Joaquin Sorolla: pittore di luce” e visitabile sino al 26/6/2022, un straordinario esempio della pittura spagnola moderna esportata nel mondo prima della rivoluzione di Picasso come idea di luce nel colore “bianco assoluto”. Come recita il comunicato stampa: “per la prima volta in Italia, a Palazzo Reale dal 25 febbraio al 26 giugno, un’esposizione monografica ripercorre la ricca e fortunata produzione artistica del grande pittore spagnolo Joaquín Sorolla y Bastida (Valencia 1863-Cercedilla 1923). 
UN ARTISTA TRA I MASSIMI RAPPRESENTATI DELLA PIUTTURA IBERICA A CAVALLO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO Poco noto al pubblico italiano, Sorolla è stato uno dei massimi rappresentanti della moderna pittura iberica a cavallo tra Ottocento e Novecento, contribuendo in modo determinante al suo rinnovamento e aprendola al clima della Belle Époque. Tra gli artisti più amati e apprezzati del suo tempo sia per la grande qualità tecnica che per il carattere umile e benevolo, Joaquín Sorolla ottiene una fama che travalica ben presto i confini nazionali, partecipando e ottenendo prestigiosissimi premi alle grandi manifestazioni internazionali. Sarà però l’ambito Grand Prix, ottenuto alla nota Esposizione Universale di Parigi nel 1900, a lanciare la sua pittura di luce e colore definitivamente sulla scena internazionale. A Londra nel 1908 viene acclamato come “il più grande pittore vivente al mondo”.
INNOVATORE DELLA PIUTTURA ESPRESSIONISTA  PROTAGONISTA NEL RALISMO SOCIALE SPAGNOLO  Pittoresco spagnolo quindi, innovatore della pittura espressionista spagnola, ha dipinto più di 2000 opere. Legato profondamente all’ Italia, dove visse e si formò con borse di studio (ad Assisi e partecipando a varie Biennali a Venezia oltre che alla Esposizione di Roma del 1911), si distinse sempre per l’uso della luce en plein air, delle spiagge spagnole. Capolavori colmi di elementi atmosferici, colti con mano veloce ma mai fugace in opportunità quasi fotografiche di chi osserva in pennellate veloci e pastose di cui la pittura di Sorolla dà spesso conto. Capolavori  indiscussi per comprendere la liricità del suo lavoro, nella prima e terza sala della mostra, le celebri tele di “realismo sociale” spagnolo con cui alla fine del diciannovesimo secolo veniva spesso definita per quell’idea di una “povertà feudale” di cui spesso erano “vittime” i giovani: prostituzione, sifilide, tubercolosi. È  a questo popolo di innocenza che dedica spesso le sue tele come nel caso di “Tratas de Blancas” del 1895 sulla prostituzione spagnola delle adolescenti  o la “Triste Herencia” del 1899.
LA FMAIGLIA AL CENTRO DELL’OPERA DI SOROLLA Un realismo sociale che lascia spazio alla luce e la freschezza del mare, in tutte le sue forme, visione di un  Joaquín Sorolla pittore che vuole raccontare la luce anche attraverso una gioventù spensierata, colta nei giochi in riva al mare. Un pittore che racconta, come recita il comunicato stampa “attraverso circa 60 opere la straordinaria evoluzione artistica di questo pittore ambizioso e determinato, che ha fatto dell’arte la sua ragione di vita. Accanto al profondo amore per la pittura, tuttavia, Sorolla ha sempre accompagnato un ancor più intenso legame con la sua famiglia, il suo soggetto prediletto. In molte delle sue splendide tele, Sorolla racconta l’amore per la sua Clotilde, moglie, musa e vera compagna di vita, e per i tre figli, María, Joaquín ed Elena. Un legame che nutre la sua ispirazione e guida la ricerca verso la “verità” dell’immagine da riportare sulla tela, la quale può essere generata solo da una reale partecipazione e un’intensa emozione” . Pittore dedito al “luminismo” facendolo diventare un modo di esprimere la sua appartenenza alla terra spagnola.
UNA MOSTRA PREZIOSA PER CHI AMA LA  SPAGNA E NON SOLO Un pittore proposto in mostra come perenne scoperta: dagli esordi negli anni Ottanta dell’Ottocento a Valencia, che si commuove con il colore della musica del cielo e del mare,  fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1923. Sorolla ha sempre davanti gli occhi il mare. L’azzurro. Fino alla luce del cielo, come una esplosione di fuoco vivo, come scriveva lui in una lettera, indirizzata alla moglie. Grazie anche al bel catalogo, edito da Skyra, la mostra prone un po’ tutte le tematiche del pittore suddiviso in sezioni tematiche tra cui lo sguardo sulla realtà, i ritratti, i giardini e i riflessi di luce, il mare, i tipos e gli studi classici. Una mostra preziosa. Dove vengono esposti anche piccole meraviglie tra cui una piccola veduta di Toledo e del cielo atmosferico su Segovia: piccoli quadri di vera poesia che mostra come la pittura sia uno stato d’anima. Nella piccola veduta di Toledo, la sagoma umana in primo piano offre la riflessione sul movimento. Dipende dal motivo e dal momento. La pennellata è il momento della vita del pittore. E’ azione. Quella su Segovia invece, il pittore che gioca con il tempo atmosferico come quello ideale. Ed il tempo cambia. Velocemente.
Una mostra per chi ama la Spagna e ne ha fatto esperienza diretta, vissuto come “tempo prezioso”, o chi desidera farla. L’arte di un grande artista della pittura spagnola che si tinge di luce. Il progetto nato dalla collaborazione con molti musei, tra cui il Museo de Bellas Artes di Valencia, l’Hispanic Society di New York, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, i Civici Musei di Udine, Musei di Nervi Raccolte Frugone.  Patrocinata dell’Ambasciata di Spagna in Italia, del Consolato Generale spagnolo a Milano, dell’Ente del Turismo spagnolo.