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Selfie, la rinascita di Simona Ventura?

di Federica Pisati – “Cerco sempre di rinascere, come l’araba fenice, mi piace ricominciare da zero” dichiara Simona Ventura presentando la seconda edizione di  Selfie- le cose cambiano che debutta su Canale 5, in prima serata, l’8 maggio.

Mitologicamente associata al ciclo della vita, la fenice è simbolo di immortalità dello spirito. Sono ricchi i riferimenti alla partecipazione all‘Isola dei famosi 2016 da parte della presentatrice. Così come il reality, anche Selfie si presenta come un percorso che genera un cambiamento nella vita delle persone. “Selfie mi ha cambiato moltissimo è stata la mia rinascita dopo L’Isola”  spiega Simona Ventura che poi aggiunge: “Una volta tornata avevo voglia di spaccare il mondo, volevo l’opportunità di avere un programma nuovo ed ottenerlo è stata una bella soddisfazione”. Senza considerare infine che “Selfie mi ha permesso di tornare a Mediaset dopo 11 anni di Rai. Ora mi sento di nuovo a casa” conclude la conduttrice.

“In redazione, dopo la prima edizione del tv show, sono arrivate le 45mila richieste d’aiuto” sottolinea Simona Ventura che poi accenna agli  svariati temi sociali toccati dal programma e illustrati dagli stessi protagonisti. Vengono raccontate storie di bullismo a causa dei difetti fisici, di donne che si sono trascurate per mantenere unita la loro famiglia, oppure ancora vittime di violenza domestica che scrivono al programma chiedendo di rimuoverne i segni rimasti sulla pelle. In questi casi specifici, il ricorso alla chirurgia estetica è probabilmente la scintilla che invoglia le persone a ricominciare ed a ritrovare loro stesse. L’obiettivo del programma è appunto quello di aiutare le persone comuni, principalmente attraverso la chirurgia a ritrovare autostima e sicurezza alle persone che per diversi problemi le hanno perse. Ma non solo, si affrontano semplici problemi di look per affrontare anche micro e macro chirurgia, attraversando in alcuni casi problemi psicologici come ansie, fobie, manie e dipendenze. 

Ad affiancare Super Simo ci sarà Belen Rodriguez che si prenderà carico dei casi accompagnando ciascun partecipante fino alla scala delle meraviglie. Oltre a Belen troviamo 3 coppie di mentori: Stefano De Martino con Bernardo Corradi; Alessandra Celentano e Mattia Briga; Iva Zanicchi e Barbara De Rossi ed un giurato che cambierà ogni puntata, il primo in questa veste sarà il Professor Stefano Zecchi. La giuria stabile vedrà la partecipazione di Platinette, Alex Belli, Pamela Camassa e Tina Cipollari. Ad affiancare la giuria permanente, a comporre l’equipe medica ci saranno il professor Giorgio Nardone fondatore del centro di terapia strategica di Arezzo; la dottoressa Sarà Farnetti, specialista in medicina interna; il Professor Marco Gasparotti chirurgo estetico ricostruttivo; il dottor Antonio Spagnolo medico chirurgo specializzato in chirurgia plastica, ricostruttiva e medicina estetica ed ancora il dottor Emanuele Puzzilli medico dentista e il dottor Bruno Carlesimo specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica.  




Al via Taste of Milano

Al via l’ottava edizione di Taste of Milano, tappa milanese del format di Wme-Img che celebra l’alta cucina nel mondo. La manifestazione che apre le porte ai nuovi trend della cucina milanese, prende vita dal 4 al 7 maggio a The Mall,  Piazza Lina Bo Bardi 1, in zona Porta Nuova Varesine (ingresso 16 euro). Incontri, degustazioni, lezioni di cucina, showcooking e la possibilità di assaggiare il meglio della cucina milanese in quattro giorni di festa all’ombra del nuovo fulcro della vita mondana e culturale sotto la Madonnina.

“Taste of Milano è da 8 anni la festa degli chef e del loro pubblico. Una manifestazione in continua crescita ed evoluzione dedicata quest’anno interamente ai numerosi ristoranti di qualità del territorio milanese” commenta  Mauro Dorigo, General Manager di Brand Events Italy, società che dal 2010 organizza i Taste Festival Italiani ovvero Milano, Roma e, con questa stagione, anche Courmayeur. “Il primo Taste of risale al 2004 a Londra. Mia sorella lavorava per la società organizzatrice e, dopo qualche anno, visto il crescente successo della manifestazione londinese, abbiamo deciso di portarlo in Italia”. Di edizione in edizione, Taste of è cresciuta esponenzialmente tanto che oggi Brands Events Italy fattura all’incirca un milione di euro con una marginalità del 12-15% circa. Il solo rimpianto, come commenta il manager, è quello di non essere riusciti ad abbinare la musica con i trend gourmet, come invece accade all’estero, a causa egli elevati costi della Siae.

Pe quanto poi riguarda Taste of Milano, Dorigo spiega: “La manifestazione quest’anno è inserita nel palinsesto Milano Food City e di Week&Food si caratterizza come uno degli eventi di punta della nuova settimana del food, eredità di Expo2015. I numeri di questa edizione parlano da soli: 24 chef, 84 piatti, oltre 50 vini in mescita e le eccellenze italiane della birra e del caffè. Tutto è pronto per soddisfare i palatati degli oltre 22mila visitatori attesi per assaggiare la MilanoGourmet”. A The Mall si alterneranno venti ristoranti su quattro giorni. Giovedì 4 e venerdì 5 il pubblico potrà assaggiare le creazioni di: Ceresio 7 Pools and Restaurant, Felix Lo Basso Restaurant, Finger’s, Langosteria, Mantra Raw Vegan, Quechua, Ristorante Sadler, Tano Passami L’Olio, Vinciguerra Restaurant e Vun Andrea Aprea. A seguire si alterneranno nelle cucine sabato 6 e domenica 7: Acanto, Ada e Augusto, Il Liberty, Il Ristorante Trussardi Alla Scala, Innocenti Evasioni, La Locanda del Notaio, Ristorante Berton, Ristorante Rubacuori by Venissa, Unico Ristorante e Wicky’s Wicuisine. Ogni chef proporrà un menu di 4 portate con prezzi variabili da 6 a 10 Ducati, la speciale valuta dell’evento con cambio 1 Ducato/1 Euro.

Tra le novità di questa ottava edizione del Taste of Milano vi è la possibilità di farsi consegnare a casa alcuni piatti proposti dai maggiori chef milanesi al Taste of Milano grazie al servizio di food delivery di UberEats. Tra queste eccellenze un donut di mousse di piselli accompagnato da una capasanta cotta a bassa temperatura e tre salse (pomodoro, nero di seppia e basilico)  firmato da Felice Lo Basso (Felix Lo Basso) che, da solo, porta nell’aria il profumo di primavera, e la rivisitazione del manzo all’olio di Andrea Provenzani del ristorante Il Liberty, il solo chef che, finora, è stato invitato e ha partecipato a tutte le otto edizioni del Taste of Milano. “Nel corso di queste otto edizioni del Taste of Milano  la manifestazione mi ha portato nuovi clienti e profitti” sostiene Provenzani che sottolinea poi come per la sua rigata sia particolarmente entusiasta di partecipare al Taste of Milano, un’occasione di incontro e scambio con le eccellenze gourmet meneghine.




“Latteria della Darsena”, un angolo di Puglia a Milano

La “Latteria della Darsena” di Milano è diventata il nuovo punto di riferimento per tutti gli amanti della Puglia che, ogni tanto, in città, sentono la nostalgia dei sapori e dei profumi salentini. Aperto a novembre 2015 sui Navigli ( Piazza Cantore 1), nel pieno centro della movida milanese, “Latteria della Darsena” nasce da un’idea di un salentino doc esperto di locali, Francesco di Giacomo che ha voluto portare a sotto la Madonnina un angolo della sua Puglia.

Il casaro Mimmo prepara quotidianamente, nel laboratorio a vista all’interno del locale, i freschissimi formaggi vaccini della tradizione pugliese: la burrata, il fior di latte, la mozzarella, i nodini, il primo sale, la ricotta, la scamorza, il caciocavallo. A queste prelibatezze si aggiunge la stracciatella, fiore all’occhiello della “Latteria della Darsena” e probabilmente una delle migliori di Milano. Nel laboratorio vengono anche fatte piccole produzioni di nicchia che recuperano il patrimonio culinario della terra d’origine con ingredienti rigorosamente “made in Puglia”: i panzerotti, la focaccia barese, le orecchiette, la frisella d’orzo, la brasciola…speciali anche i salumi DOP.

Alla “Latteria della Darsena” è bello fermarsi e poter gustare direttamente sul posto i capolavori pugliesi. A pranzo, magari nel week end quando i Navigli si vestono a festa, o all’ora dell0aperitivo prima che inizi lo struscio sui canali di Milano. E di certo, difficilmente chi si ferma a bere un primitivo con un piatto di salumi e formaggi pugliesi,  avrà voglia di andarsene prima di aver assaggiato una delle specialità pugliesi in menù che cambiano stagionalmente, lasciando la voglia agli avventori di continuare a tornare in questo angolo di paradiso salentino sotto la Madonnina. Pochi tavolini, alla giusta distanza, e ambiente informale rendono subito caloroso il locale su cui appunto si affaccia anche il laboratorio del casaro.  Ad accogliere i clienti in questo magico “angolo di Puglia” c’è Francesco accanto ad una deliziosa Vespa Vintage molto gettonata dagli amanti dei selfie. Da non perdere le classiche orecchiette alle cime di rapa, saporite e leggermente piccanti e gli immancabili pasticciotti a doppia crema che lasciano in bocca il ricordo delle estati al mare …e soprattutto delle colazioni all’alba. Per un pranzo o una cena si spendono all’incirca 20-25 euro

Si comincia con le entrée che vanno dallo “Scampo crudo al Lime con Burrata e Mandorle” alla “Battuta di Manzo al Ginepro e Misticanza”. Ottime le “Fave e Cicoria”, la “Tartare di Salmone con Crema di Piselli novelli”, il “Polpo alla griglia” e la “Tartare di Pesce bianco e Melograno”.  Nei primi piatti è racchiusa tutta la storia di una grande Terra. Si va dall’ “Orecchietta Classica alle Cime di Rape” alla “Orecchietta Cime, Stracciatella e Chips di Patata” passando per il “Cavatello con Pomodoro Fiaschetto e Ricotta salata”. Per i secondi la Latteria propone il Polpo alla Luciana con Crostone di Pane casereccio”, la “Darna di Orata con Crema di Cavolfiore verde e Ricotta”, le “Bombette tipiche con Patate al Rosmarino”, il “Baccalà Mantecato con Zucca arrosto” e la classica “Tagliata di Manzo con Riduzione al Negramaro e Patata”.

A settembre la Latteria della Darsena ha raddoppiato con l’apertura di un nuovo punto vendita in via Stoppani 12, zona Città Studi, dove poter acquistare le golosità pugliesi. 




LovBy a caccia di influencer

In un anno di attività LovBy, piattaforma di action marketing fondata da Fabrizio Rametto, ha  già raggiunto 80mila influencer attivi sui diversi canali social e progetta di crescere ancora. Per questo cerca nuovi influencer.

LovBy permette alle aziende di abbattere ogni “barriera” ed entrare in contatto diretto con i loro potenziali clienti, e agli utenti, persone “comuni” che in questi anni hanno sviluppato una loro influenza sui social, di diventare ambasciatori dei brandi più amati. Per entrare nel circuito degli ambasciatori di Lovby basta registrarsi con uno o più profili e scoprire il proprio social rank.

Nel giro di pochi minuti infatti, un algoritmo proprietario misurerà il numero degli amici, i contatti, i follower, i like, le condivisioni dei post, le visualizzazioni, la frequenza di utilizzo  l’interazione che ciascuno è in grado di generare all’interno della propria community.    Più le interazioni generano consenso, più il social score sarà alto e maggiore sarà la valorizzazione delle attività. In base al social rank, gli influencer su LovBy vengono classificati in “start”,”senior”,“master” e “top”.

L’azienda crea e propone una missione che desidera far compiere agli influencer, che può essere social (per esempio una condivisione di un post o di un video su Facebook) e non social (dall’iscirzione ad una newsletter, alla prova di un prodotto o un acquisto a condizioni privilegiate) e stabilisce quanto remunerare l’attività dell’utente per ogni missione eseguita.

Le aziende entrano così in relazione diretta e continuativa con il consumatore, definiscono il tipo di action in base ai propri obiettivi, stabiliscono il costo, la verificano e pagano solo a consuntivo, con un modello di spesa a performance basato su risultati misurati e verificati.

L’influencer a sua volta sceglie a quali missioni aderire in base al livello di gradimento del brand, o a quanto è coinvolto in quella missione; per ciascuna missione sviluppata l’utente guadagnano dei Lovies che potrà convertire in ogni istante nella boutique premi sulla piattaforma.  

 




Michelangelo & Sebastiano: la National Gallery esplora il rapporto

Il rapporto tra Michelangelo e Sebastiano del Piombo è il tema della mostra dedicata ai due artisti italiani che sarà in scena per tutta la primavera alla National Gallery di Londra. Michelangelo & Sebastiano apre il 15 marzo e termina il 25 giugno.  L’esposizione, che analizza il rapporto tra i due artisti sostanzialmente contemporanei  (Michelangelo 1475-1564 e Sebastiano del Piombo 1485-1547), esplora i talenti complementari e le personalità divergenti dei due artisti. La mostra comprende circa settanta opere tra dipinti, disegni, sculture e lettere, prodotte da Michelangelo e Sebastiano prima, durante e dopo la loro collaborazione. Michelangelo & Sebastiano, grazie all’ampia corrispondenza tra i due artisti presentata dall’esposizione, offre una visione unica nella loro vita personale e professionale, le loro preoccupazioni, le frustrazioni e i momenti di gloria.

Nel 1511, Sebastiano del Piombo, un giovane pittore veneziano dal talento eccezionale, arriva a Roma e viene rapidamente coinvolto dalla scena artistica e altamente competitiva della città. Qui incontra Michelangelo, all’epoca al lavoro per il soffitto della Cappella Sistina. I due diventano rapidamente amici e alleati contro lo straordinario Raffaello, da poco arrivato in città e con una fama in aumento tra i più influenti patroni di Roma. Come unico pittore ad olio in città rivale di Raffaello, Sebastiano del Piombo diventa un collaboratore ideale per Michelangelo. Da parte sua, Sebastiano del Piombo beneficia immensamente dei disegni e delle proposte concettuali di Michelangelo e insieme creano una serie di opere di grande originalità e rara bellezza. Quella tra Michelangelo e Sebastiano del Piombo è una collaborazione sviluppatasi in  un momento particolarmente drammatico per l’Italia stretta tra guerra e alle prese con lo  scisma teologico nel Nord Europa, ma anche di grande energia intellettuale e innovazione artistica.

La amicizia tra Michelangelo e Sebastiano del Piombo iniziata a Roma nei primi anni del ‘500 dura per oltre venticinque anni, ben oltre il trasferimento a lungo termine di Michelangelo nella sua nativa Firenze (1516) e la morte di Raffaello (1520), per poi chiudersi bruscamente con il ritorno di Michelangelo a Roma per dipingere il Giudizio Universale nella Cappella Sistina, apparentemente a causa di un diverbio sulla tecnica pittorica.

Un prestito chiave della mostra Michelangelo & Sebastiano è il Compianto su Cristo morto, noto anche come la Pietà di Viterbo (circa 1512-16 – in foto) Si tratta del primo dipinto frutto della collaborazione tra Michelangelo e Sebastiano e rappresenta eloquentemente l’unione delle due menti. Raramente esposto fuori dall’Italia, è anche il primo grande paesaggio notturno nella storia, originale nell’iconografia per la separazione del Cristo dal grembo della madre.

A suo tempo, la Pietà di Viterbo fu ricevuta con ampie lodi, grazie a cui Sebastiano del Piombo si aggiudicò le due seguenti importanti commissioni, entrambe completate con l’aiuto di Michelangelo – la decorazione della cappella Borgherini in San Pietro in Montorio, Roma (1516-24) e la Resurrezione di Lazzaro (1517-19). Quest’ultima fu dipinta in concorrenza con la grande Trasfigurazione (ora ai Musei Vaticani) di Raffaello per la cattedrale di Narbonne, dalla cui  fu rimossa nel XVIII secolo. La Resurrezione di Lazzaro diventò poi parte del gruppo fondamentale di dipinti che forma parte della collezione della National Gallery nel 1824, a cui fu attribuito il primo numero di inventario, NG1.

Recenti ricerche scientifiche condotte presso la National Gallery hanno fornito nuovi spunti sui rispettivi lavori dei due artisti sulla Resurrezione di Lazzaro. La riflettografia infrarossa ha evidenziato che il contributo di Sebastiano del Piombo al dipinto fu più considerevole e indipendente dall’influenza di Michelangelo di quanto si fosse pensato. Ora resta inteso che Michelangelo è intervenuto solo in una fase relativamente avanzata nello sviluppo del dipinto, rivedendo con i disegni la figura del Lazzaro resuscitato, già dipinto da Sebastiano del Piombo

Tra le altre opere in evidenza c’è Il Cristo risorto di Michelangelo, una statua di marmo di dimensioni maggiori del naturale scolpita da Michelangelo nel 1514-15,  prestata dalla Chiesa di San Vincenzo Martire di Bassano Romano (Italia). Il Cristo risorto sarà esposto con un calco in gesso del XIX secolo ispirato alla seconda versione dello stesso soggetto di Michelangelo (1519-21), che risiede sempre nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Mai vista prima, questa giustapposizione permette ai visitatori di vedere per la prima volta queste statue fianco a fianco.

La Visitazione di Sebastiano dal Louvre di Parigi e il Compianto sul Cristo morto dallo State Hermitage Museum di San Pietroburgo lasceranno le loro collezioni per la prima volta per viaggiare a Trafalgar Square. Quest’ultimo sarà riunito con La discesa di Cristo al Limbo (1516) di Sebastiano del Piombo proveniente dal Museo del Prado di Madrid, e con una copia del secolo XVII di Francisco Ribalta del Cristo che si rivela agli apostoli di Sebastiano, non conservato. I tre dipinti saranno presentati come il trittico originale per la prima volta da quando furono separati nel 1646.

Per evocare l’esperienza di vedere le opere in situ, sarà utilizzata una rivoluzionaria tecnologia per presentare una spettacolare riproduzione tridimensionale della cappella Borgherini in San Pietro in Montorio, Roma. Utilizzando le più avanzate tecniche di acquisizione digitale e di ricostruzione delle immagini, la National Gallery porterà la cappella a Londra per una coinvolgente esperienza della struttura così come fu creata.

“Questa è la prima esposizione del suo genere mai allestita, e la prima a presentare l’opera di Sebastiano del Piombo nel Regno Unito. Sebbene altamente stimato tra i collezionisti nel secolo XIX , Sebastiano è stato emarginato nell’immaginario collettivo in gran parte a causa della sua stretta associazione con Michelangelo, Raffaello e Tiziano. Spero che questa mostra possa incoraggiare un nuovo punto di vista su questo grande artista originale, evidenziando anche un aspetto trascurato dell’attività di Michelangelo” afferma Matthias Wivel, curatore del The Credit Suisse Exhibition: Michelangelo & Sebastiano.

Il direttore della National Gallery, dott. Gabriele Finaldi, commenta “La mostra ci introduce nel cuore dell’Alto Rinascimento a Roma, dove stava nascendo un’arte nuova ed eroica. In un contesto di guerra e di conflitto religioso Michelangelo e Sebastiano del Piombo hanno prodotto opere sulla vita e la morte e la risurrezione che sono tra le più potenti e toccanti mai realizzate. Questa è un’opportunità unica per vedere un’eccezionale raccolta di capolavori”.

 

Michelangelo & Sebastiano DOVE, COME E A QUANTO- 15 marzo-25 giugno
National Gallery, Londra

Biglietto: 18 sterline
Orari: 10-18. Venerdì ultimo ingresso: 201.15

 

 




Keith Haring in mostra a Milano

Dal 21 febbraio al 18 giugno 2017, Milano celebra il genio di Keith Haring (1958-1990) con una grande mostra allestita a Palazzo Reale.  L’esposizione di Keith Haring prevede con una vasta selezione di opere provenienti da tutto il mondo e mette in evidenza i riferimenti tra Haring e altri artisti e linguaggi.

A Palazzo Reale saranno presenti oltre 90 opere del geniale artista americano, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia, provenienti da collezioni pubbliche e private americane, europee, asiatiche.  La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della sua ricerca, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte.

All’interno del percorso espositivo, i lavori di Haring vengono posti in dialogo con le sue fonti di ispirazione, dall’archeologia classica, alle arti precolombiane, alle figure archetipe delle religioni, alle maschere del Pacifico e alle creazioni dei nativi americani, fino a arrivare ai maestri del Novecento, quali Pollock, Dubuffet, Klee.

 

 

L’esposizione Keith Haring. About Art, curata da Gianni Mercurio,  ruota attorno a un nuovo assunto critico: la lettura retrospettiva dell’opera di Keith Haring non è corretta se non è vista anche alla luce della storia delle arti che egli ha compreso e collocato al centro del suo lavoro, assimilandola fino a integrarla esplicitamente nei suoi dipinti e costruendo in questo modo la parte più significativa della sua ricerca estetica.

Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.

Tuttavia, il suo progetto, reso evidente in questa mostra, fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico, che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.

La mostra sarà ordinata in un allestimento emozionante e al contempo denso di rimandi al contesto in cui la breve ed esplosiva vita di Haring gli consentì di esprimersi come una delle personalità più riconosciute dell’arte americana del dopoguerra.

DOVE, COME E A QUANTO

 

 

 

KEITH HARING. ABOUT ART

Milano, Palazzo Reale: 21 febbraio – 18 giugno 2017

 

lunedì: 14.30-19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30
giovedì e sabato: 9.30-22.30

Biglietti: 12 euro

 

 




Bruno Biondi e il fascino delle sue stanze verticali

Siamo sballottati dalla vita odierna come se fosse un caos, quindi arriviamo a sera e cerchiamo una tranquillità, un appiglio. La linea verticale è trovare se stessi in una serenità stabile” – Bruno Biondi

di Federico Poni – “Le Stanze Verticali” è una mostra personale dell’artista Bruno Biondi, curata da Massimiliano Binazza, in esposizione presso la galleria Statuto13.

I dipinti dell’artista si basano su tre colori, il nero, il grigio ed il bianco, colori freddi che, con le diverse tecniche usate, sembrano prendere parola e creare una sensazione che si può percepire con tutti i sensi.

La particolarità delle composizioni è la verticalità: una richiesta di salvataggio dal buio grazie alla luce, tema principale delle serie di Biondi. Inoltre l’artista lavora sulle tecniche di scavo, taglio del legno, della tela o del cartone, che richiamano una caduta, una non accettazione, quasi un odio, della società.

Qualche volta, però, troviamo anche dei dipinti bianchi, casti, puri: la salvezza è arrivata anche se rimane sempre una “ferita”, rappresentata da un taglio o uno scavo nel cartone.

Il cartone ondulato, oltre ad essere il nome di una serie, è un materiale scelto spesso da Biondi: lucido e omogeneo sulle contrapposte facce che sono però tenute insieme da onde. Queste onde, secondo l’artista, rappresentano, allo stesso tempo, ordine e disperazione, un silenzioso urlo di dolore.

A contrasto con i dipinti bianchi se ne trova uno completamente nero, senza altre tonalità, con due nette linee scavate: una strada senza uscita, un’imperfezione voluta, come un segno di autocritica.

La maggior parte delle opere sono suddivise in due parti, una più cupa e una più chiara, con in mezzo la fatidica linea: un bipolarismo formato da sofferenza e speranza in cui l’artista è completamente perso, immerso in un mare colmo di odio.

Queste sensazioni melanconiche sono idealmente riassumibili nel concetto schopenhaueriano del pendolo: un continuo alternarsi di totale dolore e, in questo caso, di una costante minima speranza: un “memento mori” astratto.

Il minimo comune denominatore delle opere, quindi, sono le linee verticali, che fungono da specchio, in primis, per l’artista ma anche per gli individui della nostra odierna società. Una, due o tre linee: delle pseudo strade opache, ruvide o lisce, brevi o lunghe che richiamano sempre un’autobiografia del momento.

Bruno – come lo descrive il curatore della mostra – è riflessivo, profondo, dallo sguardo impenetrabile. Le sue opere sono una via per esorcizzare le sue paure, i suoi fantasmi inconsci”.

Le Stanze Verticali sono quindi dei luoghi onirici che dominano la mente ma che l’artista desidera poter dominare, “come se personificassero il luogo dove un regista teatrale/l’artista riesce a scrutare da dietro la quinta scenica, a regolare, a dirigere e infine a decidere quale sarà la trama, quale sarà il finale”.

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Le Stanze Verticali – Mostra personale di Bruno Biondi

Galleria d’Arte Contemporanea Statuto13
Via Statuto, 13 (corte int.) – 20121 Milano

In mostra fino al 24 gennaio 2017
Apertura al pubblico: ore 11-19 da martedì a sabato




Case & Cinema: vivere dentro a un film

Vivere come dentro a un film potrebbe presto diventare realtà per alcuni fortunati  che potranno letteralmente portare il cinema fin dentro le pareti di casa. Sono infatti in vendita case in cui sono stati ambientati set di film diventati veri e propri cult. E si possono comprare online sul sito di immobiliare.it.

A Cortina d’Ampezzo è in vendita, con prezzo riservato, la villa dove sono stati girati ben blockbuster dei cinema di tutot il mondo: nel 1963 La Pantera Rosa con David Niven e Peter Sellers e, nel 1981, 007 Solo per i tuoi occhi con Roger Moore e Carole Bouquet.

A Roma per 4,1 milioni di euro si può diventare proprietari di un palazzo che nel 1977 è stato il set di Una giornata particolare, uno dei più intensi capolavori del grande schermo, di Ettore Scola con Sophia Loren e Marcello Mastroiani e, nel 1995, del Romanzo di un giovane povero con Alberto Sordi.  Non lontano da Roma, ma in provincia di Latina, a Terracina è in vendita per “soli” 3 milioni di euro la casa dove Carlo Verdone, nel 1998, ha filmato alcune scene di un altro dei pezzi da novanta del cinema degli ultimi vent’anno: Gallo Cedrone.

Per meno di un milione di euro invece si può trovare a Torino l’appartamento  dove sono stati girati sia Bianca come il latte, rossa come il sangue, film con Luca Argentero del 2013, sia La verità, vi spiego, sull’amore, film con Ambra Angiolini, Giuliana De Sio e Carolina Crescentini che sarà nelle sale dal prossimo aprile.

 

 




L’international day of Italian Cuisinses celebra l’orgoglio per la cucina italiana nel mondo

Da dieci anni, il 17 gennaio si celebra l’orgoglio per la cucina italiana nel mondo anche se sotto un band tutt’altro che made in Italy, ovvero International day of Italian Cuisinses.  È il giorno di Sant’Antonio Abate patrono, tra l’altro dei macellai. Quest’anno le celebrazioni hanno un protagonista d’eccezione: la pizza, in due versioni, la classica margherita e quella dello chef di ogni singolo ristornate che parteciperà all’evento. L’intento è quello riaffermare l’eredità italiana di un piatto conosciuto in tutto il mondo … ma troppo spesso contraffatto.
Sono quindi previsti centinaia di ristornati in tutto il mondo pronti a celebrare, con la pizza, l’orgoglio tricolore in cucina. Nelle precedenti edizioni della manifestazione sono stati portati alla ribalta, tra l’altro, la parmigiana di melanzane, la cotoletta alla milanese, il pesto genovese, le tagliatelle al ragù bolognese, il tiramisù, il risotto all m ilanese, gli spaghetti al pomodoro, la cotoletta e la pasta alla carbonara. Insomma una piccola parte del meglio della nostra cucina che, troppo spesso, all’estero viene interpretata secondo suggestioni locali. Oltre alla pizza all’ananas e alla “pepperoni pizza”, apparsa talmente tante volte nelle serie televisive americane da far percepire la pizza come un piatto tipico a stelle e strisce, si possono in effetti ricordare le varianti di pasta alla carbonara proposte all’estero con ogni ingrediente tranne quelli previsti dalla classica ricetta della cucina delle nostre nonne o piuttosto un piatto di parmigiana che in Australia significa cerne di pollo con salsa al pomodoro e un formaggio bianco, che dovrebbe evocare la mozzarella, in cima alla composizione artistica.




Cantine San Marzano: profumi, sapori e cultura della Puglia

di Alessandro Oteri – Le previsioni del meteo sono catastrofiche: una tempesta di feste si abbatterà sulla penisola dal 25 dicembre, con raffiche di pranzi di grandi consistenza. E noi siamo pronti: forchetta e coltello alla mano, dopo un anno di allenamento della mascella, lontani dalla prova costume, non vediamo l’ora di mangiare tutte le prelibatezze che Natale & c. offrono. Antipasti di terra e di mare, caldi e freddi, alici marinate, una ricca savoiarda, pasta all’uovo fatta in casa con ragù che ha bollito giorni, ravioli in brodo, tacchino ripieno di castagne o faraona alla melagrana, insalata russa, capricciosa, panettone con crema al mascarpone, zabaione allo champagne e chi più ne ha, più ne metta. Di fronte a tutto questo ben di dio, non si può trascurare una cosa molto importante: il vino! Eh sì, signori miei, che pasto sarebbe senza il vino? Per pranzi simili, poi, ci vorrebbe un buon vino: corposo, intenso e profumato. Ovviamente italiano.

Io quest’anno ho scelto di accompagnare i pasti delle mie feste con dei vini che ritengo rappresentino al meglio la nostra nazione e la nostra tradizione: i vini di Cantine San Marzano. Ottimi rossi corposi, ricchi, intensi ma morbidi al palato e bianchi da un gusto che non si può che definire mediterraneo, perché, se chiudi gli occhi mentre li sorseggi, ti sembrerà di essere vicino al mare, tra ulivi odorosi.

Cantine San Marzano porta la Puglia in tavola. I suoi vini nascono proprio nell’area Dop del Primitivo di Manduria: a cavallo tra il mar Ionio e l’Adriatico, tra le province di Taranto e Brindisi, dove il suolo è arido, argilloso e calcareo, a tessitura fine, e i vigneti poggiano su strati di roccia tufacea molto superficiali. È questo il tipico terroir mediterraneo, caratterizzato anche da un’intensa presenza di ossidi di ferro, che conferisce quella nota colorazione rossa alla terra. Una zona che risente anche di un clima estremo: arsura, brina, venti di scirocco, alte temperature, forti escursioni termiche fra il giorno e la notte e venti provenienti delle vicine coste, da cui la vite, pur provata, riesce comunque a trarre giovamento.

Da questi vitigni nascono vini pregiati e raffinati, ottimi per pranzi ricchi e abbondanti, come quelli che ci aspettano nei prossimi giorni, ma anche per i pasti di ogni giorno o come vini da meditazione. Cantine San Marzano ha nel suo listino vini per ogni occasione o, meglio, adatti per le più diverse portate.

Indiscusso padrone di casa è il SESSANTANNI Primitivo di Manduria DOP, un vino che ha segnato la storia delle Cantine: corposo, ma morbido, di colore rosso rubino intenso, profumo fruttato e leggermente speziato, con un retrogusto di cacao, caffè e vaniglia, si accompagna perfettamente a robusti primi o piatti di carne. La sua evoluzione è ANNIVERSARIO 62 Primitivo di Manduria DOP Riserva. Entrambi sono anche vini da meditazione.

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EDDA (Lei) Bianco Salento IGP è il bianco ideale da abbinare ai piatti di pesce o ai formaggi. è un vino fresco, colore paglierino con riflessi dorati e un profumo intenso floreale, di pesca e vaniglia, un vino di tempra minerale, come l’anima di una elegante donna salentina. Un fresco profumo di Mediterraneo.

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LIBOLL è invece il fresco, brioso e gradevole spumante Extra Dry della casa, ottimo per l’aperitivo o per accompagnare antipasti di mare. Ha un perlage vivace e una piacevole spuma che riempie il palato, lasciando un fresco sentore di delicati fiori.

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E per concludere il pasto, ottimo come accompagnamento al dessert, 11 FILARI: un intenso vino da meditazione color rosso rubino, con percezione di miele mitigato da una giusta acidità.

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Con Cantine San Marzano, leader del settore vitivinicolo pugliese fin dal 1962, si portano in tavola i profumi, i sapori e la cultura della Puglia.

Che dire di più? Provateli e buone feste a tutti.

Per info www.cantinesanmarzano.com