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Al Teatro La Fenice si brinda con il Concerto di Capodanno

Per chi non avesse ancora deciso dove andare per le Feste, Venezia potrebbe essere un’ottima meta. Anche perché proprio al Teatro La Fenice di Venezia  si tiene il Concerto di Capodanno, il concerto per iniziare il nuovo anno nella migliore tradizione tricolore, giunto ormai alla sua quattordicesima edizione. Partono infatti dalla splendida cornice del Teatro La Fenice gli auguri, televisivi, di un felice nuovo.  Anche il Concerto di Capodanno 2017, diretto da Fabio Luisi, si chiude con un brindisi d’auguri da non perdere, quello della Traviata di Giuseppe Verdi.
La prima parte del Concerto di Capodanno sarà esclusivamente orchestrale, la seconda, che vedrà anche la partecipazione dei solisti e del Coro preparato da Claudio Marino Moretti, sarà invece dedicata al melodramma con un programma di famose arie d’opera come il celeberrimo brindisi dalla Traviata di Giuseppe Verdi.
Luisi è uno dei maggiori direttori italiani, già direttore musicale della Staatskapelle di Dresda, direttore principale del Metropolitan di New York e dal 2018 sarà direttore musicale del Maggio Musicale Fiorentino.

DOVE, COME E A QUANTO

29 dicembre- 1 gennaio   Concerto di Capodanno – Teatro La Fenice di Venezia.
giovedì 29 dicembre 2016 ore 20:00
venerdì 30 dicembre 2016 ore 17:00
sabato 31 dicembre 2016 ore 16:00
domenica 1 gennaio 2017 ore 11:15

Biglietti da 55 euro




Il Rigoletto secondo Opera Young al Teatro Litta

L’opera lirica è un grande patrimonio culturale che va salvaguardato e tramandato. Opera Young è un nuovo progetto fatto da giovani e rivolto a tutti gli appassionati e a chi si vuole avvicinare ad un mondo di grandi passioni e per questo molto moderno. Tutti giovani sul palcoscenico, in buca e dietro le quinte per proporre quattro tra i più famosi titoli del melodramma.

Si comincia con Rigoletto, una delle più celebri opere di Giuseppe Verdi e tutto il repertorio italiano. Il maestro Marco Beretta, direttore musicale e preparatore dell’intero cast dell’opera, vuole dare una lettura il più possibile fedele alla scrittura verdiana e nello stesso tempo legata alla migliore tradizione esecutiva in una visione interpretativa più attuale. In questa versione, agile e originale nella messa in scena, il regista Alberto Oliva propone una riflessione sulla politica e sulle dinamiche del potere. Il buffone di corte è un mestiere con le sue regole e le sue caratteristiche, anche fisiche. La gobba è un abito da lavoro, un costume così condizionante da diventare anche un modo di essere, al punto da distorcere la verità fino a farne una forma perversa di satira autolesionista. La corte del Duca è un bordello di donne oggetto, tutte intercambiabili, leggere ed evanescenti come abiti da sera – di cui è piena la scena – vacue e vuote come un grande guardaroba che non appartiene a nessuno. Se l’abito non fa il monaco, di certo fa il politico. E così Rigoletto vive una doppia vita, ha una doppia personalità: quando dismette l’abito da cortigiano gobbo, diventa un padre iperprotettivo e paranoico, ma anche capace di un amore incondizionato e sublime per a sua unica figlia. Con l’amore di redime, ma è destinato a pagar cara la leggerezza de suo lavoro portato all’eccesso di zelo. Maschere, abiti, doppie facce e ambiguità sono le caratteristiche dominanti nelle dinamiche del potere, grazie alle quali si sale e si scende, dalla polvere alle stelle e viceversa. Non manca anche il gioco dei doppi, con i personaggi che si specchiano gli uni negli altri, Gilda e Maddalena, Rigoletto e Sparafucile, ma anche incastri e sovrapposizioni, esaltati musicalmente dal celebre, magnifico e inarrivabile quartetto divenuto proverbiale.

Lo spettacolo si mantiene del tutto fedele all’opera di Giuseppe Verdi, con un impianto scenico molto semplice, costumi contemporanei che esaltano l’universalità della storia e il ripetersi delle stesse congiunture, perché la politica è fatta dagli uomini, che hanno sempre gli stessi istinti, le medesime pulsioni che mettono in pratica con analoghe strategie, intrighi, inganni e maledette coincidenze. Il conflitto che maggiormente dilania le scelte dei politici è quello tra il senso del dovere e il sentimento. Rigoletto paga lo zelo che lo contraddistingue nello svolgere il suo ruolo di buffone sbruffone (quando non è di sua figlia che si parla), ma allo stesso modo è fatale l’errore del suo doppio Sparafucile, che per affetto risparmia una vita e ne condanna un’altra, innocente.

 

TEATRO LITTA


11 dicembre ore 16.30

RIGOLETTO
di Giuseppe Verdi

PROGETTO OPERA YOUNG
di ADADS
direttore Marco Beretta
regia Alberto Oliva
coro e orchestra Opera Young
trucco e acconciature  APTA Accademia Professionale di Trucco Artistico Società Umanitaria Milano
costumi di Artescenica di Reggio Emilia
luci Marco Meola
assistente alla regia Arianna Aragno

PER INFORMAZIONI:
www.adads.it
www.mtmteatro.it

BIGLIETTERIA
Teatro Litta –  Corso Magenta 24, Milano
02 86454545
biglietteria@mtmteatro.it

PREZZI
biglietto intero: 25 euro
biglietto ridotto (over 60, under 25): 20 euro

ORARIO SPETTACOLO: domenica 11 dicembre ore 16.30




La Savignano si racconta in occasione della presentazione del volume “Luciana Savignano – L’eleganza interiore”

Sabato 10 dicembre alle ore 17 Luciana Savignano incontrerà il pubblico nel Ridotto di Palchi del Teatro alla Scala in occasione della pubblicazione del volume “Luciana Savignano – L’eleganza interiore” scritto dal danzatore e critico di danza Emanuele Burrafato (Roma 2016). L’artista ne discuterà con l’autore e la critica di danza Elsa Airoldi.

Il libro ripercorre le tappe della carriera della Savignano, sviluppatasi sui palcoscenici di tutto il mondo al fianco dei coreografi e dei danzatori più rappresentativi della seconda metà del Novecento quali Maurice Béjart, Roland Petit, Paolo Bortoluzzi, Rudolf Nureyev, Alvin Ailey, Mario Pistoni, personalità straordinarie di cui spesso l’artista regala un ritratto toccante ed esclusivo.

Recensioni, profili critici, interviste inedite e raro materiale fotografico illustrano il suo percorso artistico, evidenziando le peculiarità di una danzatrice unica e irripetibile, capace di incarnare sulle scene una femminilità diversa e lontana da ogni stereotipo di ballerina. Il racconto prende vita a Milano, tra le mura della scuola del Teatro alla Scala, e si sposta subito dopo sul suo palcoscenico, fino a toccare i teatri più importanti del globo.




Aperitivo in concerto con la travolgente Ester Rada

Come ogni anno, “Aperitivo in Concerto” festeggia il Natale con uno spettacolo di alta qualità ideativa e massima capacità d’intrattenere. Domenica 11 dicembre ore 11,00, al Teatro Manzoni di Milano è di scena la cantante etiope-israeliana Ester Rada, spettacolosa interprete che ha dimostrato di saper rileggere, con trascinante ed esplosiva vitalità, tradizioni come quella etiope e quelle mediorientali all’insegna di una vocalità che trae esempio dalle lezioni di interpreti storiche africano-americane come Ella Fitzgerald, Nina Simone, Aretha Franklin e, in tempi ancora più vicini a noi, Eryka Badu e Lauryn Hill.

Autentico animale da palcoscenico, Ester Rada, classe 1985, testimonia la nuova creatività che quotidianamente ormai ci giunge da ogni parte del globo, fondendo linguaggi, culture e tradizioni diverse e dando vita a sincretismi che già oggi sono la colonna sonora del nostro domani.

Oggi Ester Rada è una fra le più significative interpreti internazionali a emergere dalla scena israeliana, in un contesto dominato da sempre dalle grandi voci africano-americane. Il connubio fra culture e tradizioni diverse che il suo stile di canto incarna aggiunge ulteriore fascino all’impresa.

APERITIVO IN CONCERTO” – stagione 2016/2017
Teatro Manzoni, via Manzoni 42 Milano

CONCERTO DI NATALE

DOMENICA 11 DICEMBRE 2016 – ORE  11

Prima e Unica data italiana
La nuova stella nel firmamento del soul  ESTER RADA

Prevendita
Biglietto intero €15 – Ridotto giovani € 10 – alla cassa del Teatro
Numero Verde 800-914350
Online: www.teatromanzoni.it – www.Ticketone.it + Call Center 892.101




Annie Jr porta in scena 30 mini performer

Per due giorni al Teatro Manzoni di Milano andranno in scena  30 mini performer in Annie Jr. Lo spettacolo debutterà nel pomeriggio di Sant’Ambrogio e tornerà sul palco sabato 10 dicembre sempre alle 15.30.

 

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Anni Jr è un musical realizzato e messo in scena dalla Children’s Musical School asd e  nasce da un’idea di Fiorella Nolis e Maria Cristina Urru con l’obiettivo di dare l’opportunità a giovanissimi ragazzi di realizzare un vero musical da proporre nel panorama teatrale Italiano. Anni Jr i protagonisti esclusivi sono i ragazzi di età compresa tra i 7 e i 16 anni. Si aggiungono all’ensemble di Annie Jr le campionesse Italiane di FITKID, specializzate nell’unione di danza e acrobatica, guidate magistralmente da Gabriella Crosignani.

 

Annie Jr è una tradizionale fiaba di Natale a lieto fine. La storia infatti prende avvio nel Natale del 1930, all’indomani della Grande Depressione, quando piccola Annie, abbandonata da genitori nell’orfanotrofio diretto dalla crudele Miss Hannigan, Annie riesce a fuggire dall’orfanotrofio e, avventura dopo avventura, a trovare una nuova famiglia.

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DOVE, COME E A QUANTO Annie jr
TEATRO MANZONI DI MILANO 7 e 10 dicembre h 15.30
Biglietti da 15 euro

 

 




La Madonna della Misericordia di Piero della Francesca a Natale a Milano

Per un mese intero la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca, tra le icone del Rinascimento italiano, sarà esposta a Palazzo Marino, in sala Alessi, e visitabile gratuitamente.

Si tratta della prima opera documentata del pittore toscano e consiste nella pala centrale dell’omonimo polittico della Misericordia realizzato da Piero della Francesca per la Confraternita della Misericordia di Sansepolcro tra il 1445 e il 1472 e conservato al Museo Civico di Sansepolcro, città natale del maestro toscano. Accanto al municipio di Milano, presso le Gallerie d’Italia, un’altra novità terrà compagnia a milanesi e turisti per tutto l’arco delle vacanze di natale: le opere di Bellotto e Canaletto.

La  Madonna della Misericordia, nella tradizionale rappresentazione della Vergine Maria che apre il mantello per dare riparo ai fedeli, conclude l’anno dedicato al Giubileo della Misericordia ed evidenzia la modernità di Piero della Francesca nella ricerca della prospettiva.  La particolarità del suo mantello della Madonna della Misericordia di Piero della Francesca in mostra a Milano, consiste nel fatto che il maestro toscano ha realizzato il mantello come se fosse l’abside di una chiesa, sotto la quale si rifugiano diversi personaggi dal priore, ami membri della Confraternita in un abbraccio tra il divino e l’umano.

 

Madonna della Misericordia – Piero della Francesca
Sala Alessi – Palazzo Marino, piazza della Scala, Milano
dalle 9.30 alle 20 (ultimo ingresso alle 19.30). Il giovedì fino alle alle 22.30 (ultimo ingresso alle 22)

il 7 dicembre chiusura alle 12 (ultimo ingresso alle 11.30)
24 e 31 dicembre 2015 chiusura alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30)
8 e 25 dicembre, 1 e 6 gennaio dalle 9.30 alle 20 (ultimo ingresso alle 19.30)




Prima delle prime: alla Scala si parla di Madama Butterfly

Mancano ormai pochi giorni all’attesissima prima di “Madama Butterfly” al Teatro alla Scala di Milano. L’opera viene proposta nella sua prima versione, quella che nel 1904 debuttò alla Scala e, nonostante un cast di rilievo e la cura dell’allestimento, fu un flop colossale. Riccardo Chailly, con l’ausilio di Gabriele Dotto, ha compiuto un attento lavoro per ripristinare l’orchestrazione del primo manoscritto, proseguendo così nel percorso di rilettura critica delle opere pucciniane, per dare “una possibilità in più di ascolto, confronto e conoscenza” dell’opera che procurò il più grande dolore artistico a Puccini.

Domani, venerdì 2 dicembre, alle ore 18, nel Ridotto dei palchi “A. Toscanini” del Teatro alla Scala, Enrico Girardi, docente di Storia della musica all’Università Cattolica di Milano e critico musicale del “Corriere della sera”, parla di Madama Butterfly, nell’incontro “Quale Butterfly” con ascolti e video.

Grande dolore in piccole anime”: questo è quanto Puccini cercava per le sue opere. Lo suggerisce una sua lettera a Gabriele D’AnnunzioOra sai quello che mi ci vuole: amore–dolore. Grande dolore in piccole anime”. Chissà cosa rispose il poeta. Comunque Puccini aveva già raccontato le dolenti vicende di Mimì e Manon quando in un teatro londinese scopriva nel luglio 1900 un’altra piccola “anima”, assistendo a Madama Butterfly, una tragedia di David Belasco. Poco dopo nel 1901, con la collaborazione per la stesura del libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, iniziava la composizione che solamente nel dicembre 1903 poteva dirsi completa in ogni sua parte. A dilatare i tempi della realizzazione aveva forse contribuito una ricerca minuziosa di documenti legati all’Oriente: la precisione ambientale era un’esigenza imprescindibile di Puccini. In questa fase, preziosi furono gli aiuti di una attrice giapponese, Sada Yacco, e dell’ambasciatrice nipponica, profonde conoscitrici di usi e costumi orientali.

Tuttavia Madama Butterfly nel 1904 non entusiasmò. Si ritiene che attorno all’opera fosse stato costruito ad arte un clima d’ostilità o che forse il pubblico fosse rimasto sorpreso di fronte a un’opera innovativa che guardava agli sviluppi più recenti del teatro musicale europeo. Puccini così scrisse a un amico: “Con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio… ma la mia Butterfly rimane qual è, l’opera più sentita e suggestiva che io abbia mai concepito”. L’insuccesso indusse autore ed editore a ritirare lo spartito per sottoporlo a una revisione con il risultato che la nuova versione di Madama Butterfly in tre atti fu accolta con entusiasmo al Teatro Grande di Brescia, appena tre mesi dopo, il 28 maggio. Tuttavia Puccini tornò continuamente sull’opera, “Non si decise mai per una versione in particolare ed è difficile individuare la sua ultima volontà”.

Ora tocca al pubblico milanese cancellare, dopo più di 100 anni, quell’antica ferita.

Primo appuntamento del ciclo

Prima delle prime
Stagione 2016/2017

Amici della Scala – Teatro alla Scala

Madama Butterfly
di Giacomo Puccini
libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa

Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”
Venerdì 2 dicembre 2016 ore 18

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti




“ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA” – VERSO UN NUOVO ”RINASCIMENTO”

di Elisa Pedini – In sala ancora per due date: stasera 22 e domani 23 novembre, il film “ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA”, a cura di Francesca Pedroni. Tutte le sale su www.nexodigital.it. Un tour formidabile ed entusiasmante alla scoperta delle grandi interpretazioni di Roberto Bolle, attraverso immagini esclusive, dal palcoscenico e dal backstage, degli spettacoli del suo gala “Bolle and Friends” in tre luoghi simbolo del patrimonio culturale italiano: l’Arena di Verona, il Teatro Grande di Pompei, le Terme di Caracalla a Roma. Una pellicola che trasuda la passione, la determinazione, la fatica, la gioia del protagonista e dei suoi compagni d’avventura: dieci eccezionali danzatori di tutto il mondo scelti dallo stesso Bolle per avvicinare la danza a un pubblico di migliaia di spettatori: Nicoletta Manni, del Teatro alla Scala, Melissa Hamilton, Eric Underwood, Matthew Golding del Royal Ballet di Londra, i gemelli Jiři e Otto Bubeníček, rispettivamente del Semperoper Ballet di Dresda e dell’Hamburg Ballett, Anna Tsygankova del Dutch National Ballet di Amsterdam, Maria Kochetkova e Joan Boada del San Francisco Ballet, Alexandre Riabko dell’Hamburg Ballett. Un film che è, sicuramente, dedicato agli appassionati di danza, ai fans di Roberto Bolle, ma anche e soprattutto, dedicato a un’italianità da riscoprire ed esaltare. La nostra Étoile sottolinea, infatti, la sua missione: in questo momento di crisi profonda, bisogna ripartire dalla bellezza, intesa come arte, cultura e patrimonio artistico, «un nuovo Rinascimento italiano», lo definisce. L’immagine è quanto meno affascinante e aulica. Per questo, aggiunge Bolle, il suo obiettivo è quello di portare la maestosità effimera della danza nell’eternità di luoghi di bellezza, che esistono da duemila anni. «È come ballare fuori dal tempo e dallo spazio» spiega. Devo ammettere che, veder danzare Roberto Bolle, con la sua figura maestosa, apollinea, principesca, capace di trasmettere emozioni persino attraverso il grande schermo, all’interno di imponenti cornici storiche di valenza mondiale, è un’esperienza davvero impattante. L’estasi che prova lo spettatore è la stessa che ci comunicano i ballerini, per i quali, il ballare fra gli scavi archeologici di Pompei è stata «un’esperienza unica nella vita». Inoltre, ci parlano delle Terme di Caracalla come d’un luogo magico, da cui si sprigiona un’energia speciale, che entra dentro e si riverbera nella danza. Infine, l’imponente Arena di Verona, simbolo della cultura e dell’arte italiane in tutto il mondo, in grado di far vivere un entusiasmo collettivo in una potenza, corporea ed emotiva, unica. Tanta spettacolare bellezza umana e monumentale non può, naturalmente, lasciare indifferenti. Mi sono sentita coinvolta e trascinata come in un sogno; ma, quello che mi è piaciuto in modo particolare e che ci tengo molto a sottolineare, è che “ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA” non è una mèra esaltazione della bellezza, della danza e dell’arte, non è una copertina patinata da guardare; ma è, soprattutto, un percorso, un viaggio, in quello che significa avere una passione, un sogno, una missione. La danza è un’arte, uno sport, che, come nessun’altra pratica, plasma e forgia il corpo in un’armonia perfetta di forme. Tuttavia, la danza è un’amante gelosa ed esigente: pretende sacrifici, lavoro durissimo quotidiano, passione indefessa, cieca abnegazione, disciplina ferrea, allenamento estenuante alla sbarra. Tutto questo, a prescindere che tu sia alle prime armi o un’Étoile. Con la danza si forgiano corpo e anima. Nulla di tutto ciò viene nascosto allo spettatore. Il corpo è uno strumento di lavoro e lo si deve plasmare a compiere movimenti complessi, duri, contro natura, sin da bambini. Mi è piaciuto moltissimo questo messaggio di tenacia e passione. L’idea di forgiare se stessi, il proprio corpo, il proprio carattere e quindi il proprio futuro. Immagine molto bella di grande forza e spinta verso il “domani”, verso i propri obiettivi. Come già detto sopra, ma mi piace, anche qui, specificare meglio, “ROBERTO BOLLE. L’ARTE DELLA DANZA” riprende la filosofia dei gala “Bolle and Friends”, ispirata dal suo grande maestro e mentore: Rudolf Nureyev, il quale fu il primo a dare vita a una nuova figura di ballerino, rompendo gli schemi; oltre ad aver portato in scena, per la prima volta, la formula del gala “ Nureyev and Friends”. Un omaggio, dunque, al suo maestro, di cui vorrebbe «seguire le orme, portando la danza dove essa non è mai stata».




Vesna Pavan in “Fermo Immagine”

Vesna Pavan, artista di Spilimbergo (PN) che, come ama definirsi, è una donna che dipinge altre donne, prende e riconferma il suo impegno sociale a favore delle vittime di deturpazioni da acido. Venerdì 25 novembre 2016, in occasione della Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne, Vesna Pavan inaugurerà infatti una mostra fotografica di sensibilizzazione sul tema, dal titolo “Fermo Immagine”. Il percorso fotografico voluto da Vesna Pavan, sarà aperto al pubblico dalle ore 13:00 alle ore 19:00 all’interno della galleria “Spazio M7” di via Monte Nevoso 7 a Milano. L’esposizione rimarrà accessibile poi fino al 30 novembre 2016 e sarà visitabile  su appuntamento.

La mostra è composta da circa duecento foto che Vesna ha scelto tra le immagini più significative, viste in tv negli ultimi due anni e mezzo. “Fermo Immagine” ha l’obiettivo di farci riflettere su due aspetti: il primo riguarda la velocità dei video che vengono proiettati durante i telegiornali, che talvolta rende impossibile una visione chiara e una comprensione completa; il secondo è lo spaventoso numero di donne che hanno subito violenze, percosse e mutilazioni negli ultimi due anni e la necessita di fare qualcosa affinché la situazione possa cambiare.

Venerdì 25 novembre  verrà presentato, in anteprima assoluta, il video raffigurante l’installazione multi-sensoriale, che Vesna Pavan aveva allestito il 14 febbraio 2015, in occasione della presentazione di RED&FUCHSIA, progetto umanitario che Vesna Pavan sta portando avanti allo scopo di raccogliere fondi da destinare ad ASFI (Acid Survivors Foundation India) e ASTI (Acid Survivors Trust International), associazioni umanitarie che assistono quotidianamente le donne che hanno subito violenza. Centoventicinque opere appartenenti al ciclo SKIN sono state realizzate da Vesna appositamente per essere vendute all’asta nelle sedi Rotary di 24 paesi, dall’Italia all’India, e i proventi verranno devoluti interamente alle due associazioni.

 




Georges Mathieu: alla nascita dell’Astrazione Lirica

di Andrea Farano – Resta ancora qualche giorno utile per accostarsi (ed ammirare coi propri occhi) alla strabiliante potenza del tratto segnico di Georges Mathieu (Boulogne sur Mer, 1921 – Boulogne-Billancourt, 2012), uno dei padri della pittura del novecento, al quale la giovane Dellupi Arte dedica una retrospettiva di valore assoluto.

Sito all’interno dello straniante panorama di City Life, lo spazio espositivo accoglie un’antologia di opere realizzate dal pittore francese nelle due decadi fondamentali per la nascita e lo sviluppo della propria espressione artistica, selezionate in collaborazione con il Comité Georges Mathieu, a garanzia della qualità dell’allestimento apparecchiato dalla galleria milanese.

Già all’ingresso si è quasi tramortiti dalla monumentalità delle tele alle pareti, compiute testimonianze di quella “Astrazione Lirica” che a partire dal 1947 canalizza – attraverso un binomio semantico apparentemente inconciliabile – la poetica innovativa di Mathieu, capace di concepire una via autonoma e sempre riconoscibile nell’oceano delle correnti di pittura informale: si accosta alla scuola americana dell’ Action Painting e dell’Espressionismo Astratto (Pollock e De Kooning), guarda allo Spazialismo di Fontana e lambisce le avanguardie giapponesi del gruppo Gutai, pur restando una voce sostanzialmente unica nel panorama mondiale del secondo dopoguerra.

Questa nuova astrazione – che resta pur sempre profondamente gestuale – eleva a proprio totem una fenomenologia puramente pittorica, dove il coinvolgimento corporeo è totale, da vivere spesso attraverso una performance teatrale svolta sotto gli occhi del pubblico: i colori, sovente applicati sulla tela (dal fondo rigorosamente monocromo) direttamente dal tubetto, sfociano alternativamente in simboli calligrafici o esplodono in dinamismi al limite del caos.

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Eppure, a ben vedere, ogni composizione, nonostante l’apparente disordine, si struttura quasi sempre a partire da un asse centrale – sviluppandosi poi per linee ortogonali e curve semicircolari spinte all’esterno da forze centrifughe – in un costrutto che piuttosto rivela, in ultima analisi, un’energia solenne e pacificata.

2Sarebbe un errore lasciarsi abbagliare dalla facilità compositiva di Mathieu e confonderne la mano innegabilmente virtuosa con un mero decorativismo vuoto di contenuti; se nella sua poetica il segno anticipa il significato è solo per divenire mezzo di connessione fra l’inconscio e il mondo reale.

Nel suo gesto – apparentemente incontrollato, ma in realtà figlio di un processo di automatismo psichico di matrice surrealista – traspare con forza la dimensione di un pensiero profondo e complesso, che riflette e indaga sul passato, sul presente, sulla propria esistenza, trasmettendoci la febbre e l’eccitazione della vita… sino a travolgerci.

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I primi concetti dell’intelletto preesistono in noi come semi di scienza, questi sono conosciuti immediatamente dalla luce dell’intelletto agente dall’astrazione delle specie sensibili… in questi principi universali sono compresi, come germi di ragione, tutte le successive cognizioni.” | Tommaso d’Aquino

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Georges Mathieu: 1951-1969
Dellupi Arte, via Spinola n. 8 – Milano
sino al 20 novembre 2016
Info: www.dellupiarte.com