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In Sicilia per Pasqua

Pasqua e i ponti di aprile offrono un’occasione perfetta per immergersi nella cultura e nelle tradizioni della Sicilia. Le giornate lunghe e tiepide e la primavera rendono un viaggio in Sicilia per Pasqua ancora più bello.

Ogni provincia vanta una sua tradizione secolare in cui fede e folklore si mescolano dando vita a riti come il “ballu di li diavoli” di Prizzi nel palermitano nella domenica di Pasqua, o la Pasqua bizantina di Piana degli Albanesi  con la sfilata in abiti tradizionali o la processione dei misteri siciliani di Trapani con la ricostruzione della via Crucis con venti gruppi sacri. La processione dei Misteri di Barette Messina risale addirittura al 1610, mentre quella di Lipari si tiene nel contesto particolarmente suggestivo del centro storico della città fino al castello normanno.  A Ispica, nel Ragusano, la via Crucis inizia alle due del mattino. In provincia di Siracusa, a Sortino nella notte del giovedì santo si accendono piccoli falò, fareti, al passaggio della processione. A Messina infine le statue della Madonna e del Cristo Risorto si cercano per le strade della città.

Un viaggio ideale in Sicilia in primavera non può comunque che iniziare dalla distesa di mandorli fioriti della Valle dei Templi di Agrigento, l’antica Akragas definita da Pindaro la più bella tra le città dei mortali, per poi proseguire a Piazza Armerina dove dedicare tutta la giornata alla Villa del Casale e ai suoi straordinari mosaici.

Al di fuori dai classici tour, Caltanissetta ed Enna, facilmente raggiungibili, possono essere considerate due tappe interessanti a livello culturale ed enogastronomico. Ancora di più a Pasqua.

Sul centro storico di Caltanissetta,  considerata a inizio novecento la capitale mondiale della produzione di zolfo, spicca il monumentale Palazzo Moncada, reggia cinquecentesca in stile barocco con influenze rinascimentali, la cui costruzione non fu mai ultimata. Da non perdere anche una visita all’antica Abbazia di Santo Spirito e al monumento al “Redentore” da cui si gode uno splendido panorama sulla città, sulle Madonie e sull’Etna. Vanto della città è poi la raffinata pasticceria. Proprio qui, secondo la leggenda, è nato il cannolo. A Caltanissetta, la Settimana Santa, gemellata con quella di Siviglia, si celebra con rituali antichi che si sviluppano nell’arco di sette giorni. Si parte dal corteo della Real Maestranza, fino alle “Vare”, i grandi gruppi statuari che sfilano la sera del Giovedì Santo, per arrivare alla processione del Cristo Nero, accompagnata dalle ladate dei “fogliamari”, i raccoglitori di verdure selvatiche.

Dal capoluogo nisseno, per raggiungere Enna bastano appena trenta minuti di auto o treno. La città è arroccata su un monte terrazzato, definito nei tempi antichi “ombelico della Sicilia”. Il Duomo, dedicato a Maria Santissima della Visitazione, è stato costruito nel Trecento per volere di Eleonora d’Angiò, moglie del re di Sicilia Federico III d’Aragona, per celebrare la nascita del figlio Pietro. A poca distanza si ergono d la Torre di Federico II, usata probabilmente come residenza estiva dell’imperatore e il castello di Lombardia, di origine medievale, che deve il suo nome a una guarnigione di soldati lombardi posti a difesa del maniero durante la dominazione normanna. Anche ad Enna, i riti della Settimana Santa sono particolarmente sentiti e culminano con la processione degli incappucciati del Venerdì Santo, quando tremila confrati circa  procedono lentamente lungo le vie cittadine, accompagnando le Vare del Cristo Morto e dell’Addolorata, in un’atmosfera carica di spiritualità.  In provincia di Enna, vale infine la pena ricordare la “Corsa dei Santoni”, statue alte oltre tre metri che raffigurano i dodici apostoli che si tiene ad Aidone la Domenica della Palme.

 




Itinerari in bici

La primavera è la stagione ideale per avventure in bici alla scoperta del territorio italiano tra borghi, enogastronomia se  sapori tipici,  percorsi immersi nella storia o scenari naturali.  Pedalare fa bene, è divertente e con la bici elettrica è alla portata di tutti o quasi. In bici si possono scoprire scenari inconsueti senza fretta, assaporando ogni minuto del viaggio. Per questo il cicloturismo negli ultimi anni è letteralmente esploso portando viaggiatori solitari o in gruppo a scoprire borghi, colline e campagna da un altro punto di vista, quello del sellino. E, allo stesso tempo, il cicloturismo è uno strumento di rigenerazione territoriale, sociale e ambientale che valorizza le comunità locali, tutela i paesaggi e promuove esperienze che lasciano un impatto positivo, per chi pedala e per i luoghi attraversati.
Ecco alcuni spunti di itinerari per organizzare un week end o un viaggio più articolato in bici, immergendosi nella bellezza del paesaggio ed esplorando il territorio.

. La Ciclovia del Sole: in bici tra piccoli borghi, natura e buon cibo

La Ciclovia del Sole nel tratto Mirandola – Bologna è  un viaggio che coinvolge tutti i sensi nel cuore dell’Emilia-Romagna. Lungo il tragitto, infatti, non mancano le occasioni per assaporare le eccellenze gastronomiche della cucina emiliana dai tortellini ai bolliti misti, dallo gnocco fritto con salumi tipici accompagnati da un bicchiere di Lambrusco Che si tratti di una pedalata rilassante o di un’avventura su due ruote, la Ciclovia del Sole è l’ideale anche per principianti. Il percorso, interamente pianeggiante, si sviluppa lungo l’ex tracciato ferroviario della linea Verona-Bologna, attraversando i  paesaggi rurali della pianura emiliana. Tra campi coltivati, corsi d’acqua e borghi, questa ciclovia tocca località ricche di storia e tradizioni, come Mirandola, San Felice sul Panaro, Crevalcore e San Giovanni in Persiceto, per poi proseguire verso Bologna.

. L’Anello di Perugia in bici nel cuore dell’Umbria

L’Anello di Perugia è un itinerario che combina sport, natura e cultura.
Il percorso, lungo 38 km con un dislivello di 906 metri, si sviluppa prevalentemente su asfalto ed è adatto a biciclette gravel, city bike, mountain bike ed e-bike. Il livello di difficoltà è intermedio. Lungo il tragitto si alternano tratti immersi nella natura a tappe nei borghi storici umbri, dove piazze, antiche fortezze e architetture secolari raccontano secoli di storia. Pedalando, si attraversa Perugia toccando luoghi iconici di questa città come la Fontana Maggiore, la Cattedrale di San Lorenzo e la Rocca Paolina.

. La Ciclovia dei Parchi della Calabria

Pedalare lungo la Ciclovia dei Parchi della Calabria significa attraversare un territorio autentico, dove la natura incontaminata si fonde con le tradizioni di una terra millenaria. Un percorso di 545 km che si snoda tra boschi, borghi e vette dell’Appennino calabrese, toccando quattro aree protette: il Parco Nazionale del Pollino, il Parco Nazionale della Sila, il Parco Naturale Regionale delle Serre e il Parco Nazionale dell’Aspromonte. Premiata con l’Italian Green Road Award 2021 e l’Oscar dell’Ecoturismo 2024, questa Ciclovia rappresenta un modello virtuoso di turismo lento, capace di valorizzare il territorio senza alterarne l’identità.
L’itinerario si sviluppa lungo strade poco trafficate e sentieri ciclabili, con un dislivello impegnativo che regala panorami mozzafiato. Strutturato in 12 tappe, il tracciato offre percorsi adatti a diversi livelli di difficoltà, dalle sezioni più agevoli fino alle impegnative salite appenniniche, riservate ai ciclisti più esperti. La variante verso il Lago Angitola, immerso nel Parco delle Serre, aggiunge un’ulteriore opportunità di scoperta. La Ciclovia inoltre è un viaggio nei sapori autentici della Calabria: dai salumi artigianali ai formaggi tipici come il caciocavallo di Ciminà, dai legumi di montagna ai piatti iconici come il Pesce Stocco.

. Il Parco delle Dune Costiere in bici a ridosso della spiaggia

Non occorre essere dei ciclisti professionisti per regalarsi una pedalata nel Parco delle Dune Costiere: il territorio infatti è sostanzialmente pianeggiante e i percorsi sono ben tenuti e segnalati. Per una prima esplorazione del territorio, si può scegliere un itinerario ad anello che si snoda dall’ex casa cantoniera per 18 km tra uliveti, masserie e dune fino al mare su stradine pianeggianti a basso traffico e, in parte, sterrate. Un breve raccordo conduce dall’ex casa cantoniera alla via Traiana, strada tracciata agli inizi del II secolo d.C. per collegare Roma al porto di Brindisi e facilitare, tra l’altro, il trasporto dell’olio. Dalla via Traiana poi, si prende una stradina sterrata diretta verso la foce del fiume Morelli attraverso distese di uliveti e pascoli,  da cui si intravedono le “lame”canali carsici su cui si aprono grotte. La zona umida del Fiume Morelli, tra i gioielli naturalistici del Parco, è infine angolo incontaminato di natura dominato da dune fossili con oltre 120mila anni di storia alle spalle e costellato da specchi di acqua dolce dove si possono osservare anatre, uccelli migratori, canneti e ginepri pluricentenari.

.Cycling Riviera: in bici in Liguria sulla riviera dei fiori
La Cycling Riviera è un percorso adatto a tutti, in gran parte pianeggiante, dove il mare è protagonista. La ciclabile di 24 km si snoda tra Ospedaletti e San Lorenzo a Mare sul percorso, riconvertito, della dismessa vecchia rete ferroviaria. Riconosciuta tra le ciclabili più belle d’Europa è una delle eccellenze della riviera ligure di Ponente.

. Ciclovia del Mincio, in bici tra natura e cultura
La pista ciclabile del Mincio collega Peschiera del Garda a Mantova in 45 chilometri di pista che si snoda lungo le alzaie del Mincio toccando Valeggio sul Mincio, Borghetto, Pozzolo e, infine, Mantova. Il percorso è pianeggiante, abbastanza ombreggiato e costellato di una nutrita presenza di fauna, per lo più di uccelli. In primavera le fioriture del Parco del Mincio regalano un’atmosfera indimenticabile.

. Ciclovia Meridiana per scoprire in bici l’Appeninno Lucano
La Ciclovia Meridiana attraversa il Parco dell’Appennino Lucano con un tracciato principale ad anello di 295 km (6.110 m di dislivello), prevalentemente su strade a basso traffico,  suddivisibile in due circuiti autonomi. Il sistema include cinque percorsi di intersezione, un anello pianeggiante nella Val d’Agri e un tracciato MTB “La via dell’acqua”. La Ciclovia ricalca parzialmente l’antica Via Herculia.

-La Via dei Templi e dei Borghi” per attraversare in bici la storia della Sicilia
La Via dei Templi e dei Borghi collega Catania, Agrigento e Palermo, attraversando alcune delle zone più suggestive della Sicilia. Questo percorso è pensato per offrire un’esperienza immersiva tra storia, archeologia, enogastronomia e natura, con tappe nei borghi più affascinanti dell’entroterra siciliano.

. Ciclovia del Trasimeno in bici in riva al lago
La Ciclovia del Trasimeno è un percorso ad anello di circa 60 km che abbraccia il lago Trasimeno, ideale per ogni tipo di ciclista. Con i suoi scorci panoramici, i lidi tranquilli e i borghi pittoreschi, rappresenta la cornice perfetta per una vacanza in bici indimenticabile.




Zurigo in fiore

A Zurigo è tempo di fioriture ed è possibile seguire online il countdown per ciliegi giapponesi e magnolie così da organizzare al meglio un week lungo di primavera in questa città al centro della Svizzera, ma facilmente raggiungibile dall’Italia sia in treno (si raggiunge in tre ore e mezza da Milano)  sia in aereo.  Affacciata sull’omonimo lago, attraversata dal fiume Limmat e attorniata dalle Alpi, Zurigo è una destinazione perfetta per un week end di primavera in cui abbinare percorsi culturali negli oltre cinquanta musei della città, a itinerari nei vecchi quartieri industriali riconvertiti e passeggiate per i parchi cittadini.
Sono sette i posti  da non perdere per assistere al  tripudio delle fioriture primaverili che trasformano Zurigo in una distesa di fiori colorati.

. Idaplatz: in primavera i ciliegi in fiore trasformano la Idaplatz e le strade circostanti (soprattutto Bertastrasse, Gertrudstrasse e Zurlindenstrasse) el cuore di Wiedikonin un pittoresco spettacolo naturalistico in rosa.
. Parco Belvoir: annoverato tra i giardini all’inglese più antichi della regione è un luogo speciale dove rilassarsi, con ampi prati, grandi stagni, alberi secolari e zone pervase dalla quiete più assoluta. Dal 1985 vanta un giardino con oltre 120 varietà di iris e gigli. Da qui si gode una vista maestosa su città, lago e montagne.
. Rieterpark: con i suoi 70mila metri quadrati di superficie il parco, che sorge nel quartiere di Enge nei pressi del lago, è il più grande di Zurigo. Le origini del parco e la sua villa (che oggi ospita il Museo Rietberg) risalgono al 1855, per poi essere rilevati alla fine del XIX secolo dalla famiglia di industriali di Winterthur Rieter e passare alla città nel 1945.
. Stauffacher: crocevia centrale di Zurigo con su cui si affacciano caffè e ristoranti. n primavera, lo Stauffacher colpisce con un’atmosfera particolare: magnolie, ciliegi e ciliegi giapponesi adornano la piazza con le loro fioriture.
.Parco Platzspitz: il popolare parco di fronte alla Stazione Centrale di Zurigo. Nel XV secolo, quello che allora era un pascolo veniva usato per le feste degli “Schützen”. Qui ebbe origine anche la tradizione dello “Knabenschiessen”. Fu solo nel 1780 che, lungo i fiumi Limmat e Sihl, che abbracciano il parco, furono allestiti dei viali alberati, che riscossero un grande successo. Nel XIX secolo, ai viali si aggiunsero un gazebo musicale e la rete di sentieri.
.Lungolago: la passeggiata sulle rive del lago di Zurigo. Quando, attorno al 1800, andare a passeggiare divenne una moda a Zurigo, nella parte inferiore del bacino lacustre nacque il parco ininterrotto più grande dell’epoca e Zurigo si trasformò da cittadina sul fiume a metropoli sul lago. Il lungolago era ed è un luogo di relax. La terrazza panoramica sulla Bürkliplatz rappresenta la metà della passeggiata e consente di ammirare i tratti del lungolago rimanenti: Mythenquai, General-Guisan-Quai, Utoquai e Seefeldquai. Al termine del Seefeldquai si trova il Giardino Cinese, un omaggio della città di Kunming, gemellata con Zurigo.
.Casa del Patrimonio:  villa zurighese che ospita una mostra interattiva sulla cultura edilizia.




Erl, il palcoscenico culturale delle Alpi

Erl è un minuscolo piccolo paese della regione austriaca di Kufstein che, grazie alla presenza di due futuristici (e giganteschi) teatri si trasforma in un vero e proprio palcoscenico delle Alpi con enti culturali di eco internazionale. E quest’anno è l’anno giusto per organizzare un viaggio in questo angolo di Tirolo peraltro comodamente raggiungibile in treno da Verona.

Quest’anno, a Erl vanno in scena i “Passionsspiele” che dal 2013 sono inseriti nella lista dei Patrimoni orali e immateriali dell’Umanità quale opera d’arte che contraddistingue e ha contraddistinto nei secoli questa parte dell’Austria. Tutti i sabati e le domeniche compresi tra il 25 maggio e il l 4 ottobre 2025 verranno portate in scena le esibizioni teatrali nel celebre teatro “Passionsspielhaus” costruito 60 anni fa appositamente per recitare la Passione. Si tratta di un teatro dall’incredibile acustica e dal design particolare. Non potendo essere riscaldato è utilizzato solo dalla tardi primavera ad inizio autunno.

Erl minuscolo paese del Tirolo
Immagine per gentile concessione ufficio stampa Kufstein

Dal 1623 a Erl, ogni sei anni, va in scena da maggio a ottobre  al “Passionsspielhaus“(Teatro della Passione)  la rappresentazione sacra della Passione di Cristo che coinvolge praticamente tutto il villaggio tra comparsi, attori e cantanti. Si tratta della rappresentazione teatrale in lingua tedesca più antica al mondo. Da quattrocento anni questa tradizione è portata avanti dagli abitanti Erl, i quali, per salire sul palco nelle antiche vesti di chi conobbe Gesù, non tagliano capelli e barba per parecchi mesi antecedenti i Passionsspiele. Sul paco infatti salgono oltre 600 persone, la metà degli abitanti di Erl, a recitare i Passionsspiele.  Lo stesso Passionsspielhaus ospita fino a 1500 persone, più di tutti gli abitanti di Erl, eppure in occasione della rappresentazione della Passione di Cristo è sempre esaurito. I i numeri hanno dell’incredibile e, anche per questo si ritiene che il Passionsspielhaus sia un punto fondamentale della vita culturale di Erl e di tutto il Kufsteinerland, il territorio tirolese che gravita intorno Kufstein e che comprende anche Erl.
Oltre al “Passionsspielhaus” ovvero “Teatro della Passione” dove per tutta estate vanno in scena i Passionsspiele, Erl vanta un secondo teatro innovativo, dalla forma futuristica: si chiama Festspielhaus e sorge vicino al Passionsspielhaus. Qui si tengono numerosi eventi e festival musicali durante tutto l’anno, rassegne di opere liriche e concerti di musica da camera di alto livello rendendo la regione di Kufstein il “palcoscenico culturale” delle Alpi.

Erl è celebre anche per la Blaue Quelle, una fonte d’acqua molto speciale in quanto si tratta di un luogo energetico. Circa 700 litri di acqua potabile sgorgano dalla terra ogni secondo alla temperatura di 8,1 gradi e alimentano un piccolo laghetto, una sorta di piscina naturale che brilla di tonalità iridescenti di verde, blu e turchese, a seconda di come i raggi del sole illuminano lo specchio d’acqua.

 




Courmayeur brinda alla primavera

Courmayeur chiude la stagione invernale e brinda primavera con un calendario ricco di eventi che accompagnano il risveglio e con la nuova cantina presso il Pavillon du Mont Fréty di Skyway Monte Bianco. della natura che trasforma la montagna in un paradiso per gli amanti delle attività all’aria aperta

Il 5 aprile si tiene l’Hardbooter’s Day, e una giornata all’insegna dello sport, del divertimento e dello stile vintage. L’atmosfera si carica di energia tra gare goliardiche, una spettacolare water slide e la sfida per il titolo di King of Style.

Il 21 aprile è la volta della 27ème Foire de la Pâquerette, la tradizionale fiera dell’artigianato valdostano che trasformerà il centro storico di Courmayeur in un vivace mercato all’aperto, tra bancarelle ricche di creazioni in legno, ferro battuto e vimini.

A Courmayeur comunque si scia nel comprensorio ai piedi del Monte Bianco fino al 6 aprile, senza considerare che con lo Skyway Monte Bianco si raggiungono i  3.466 m di Punta Helbronner da cui parte uno degli itinerari iconici in fuoripistia. Si attraverano ghiacciai, la Mer de Glace, per poi approdare a Chamonix dopo aver coperto un dislivello di circa 2.500 metri.

Per i meno sportivi la risalita sullo Skyway Monte Bianco può essere l’occasione per visitare la Cave Mont Blanc che ha recentemente inaugurato la sua nuova cantina d’alta quota a 2.173 metri presso il Pavillon du Mont Fréty di Skyway Monte Bianco. A dieci anni dall’apertura della prima cantina con laboratorio di spumantizzazione presso la stazione intermedia, ha preso vita il nuovo concept, progettato in collaborazione con lo studio di architettura Giò Forma. Proprio qui a 2.173 metri è prodotto lo spumante Pas dosé “Cuvée des Guides”, un omaggio alla montagna e alle Guide Alpine di Courmayeur. L’intero processo di spumantizzazione  avviene in quota in condizioni di altitudine, temperatura e pressione atmosferica uniche. Dal 2022, Cave Mont Blanc, in collaborazione con il dipartimento di Enologia dell’Università di Torino, sta studiando come l’ambiente d’alta quota influenzi il processo di spumantizzazione i cui risultati definitivi sono attesi entro fine anno. La nuova cantina sperimentale del Pavillon è un invito a celebrare l’altezza e a superare i limiti.

Con la chiusura della stagione sciistica, il risveglio della natura  trasforma la montagna in un paradiso per gli amanti delle attività all’aria aperta. Le valli Vény e Ferret diventano protagoniste delle escursioni a piedi o in mountain bike, mentre le acque della Dora offrono l’opportunità di vivere il brivido del rafting, di esplorare il fiume in kayak o di provare il canyoning tra gole e cascate.

 

 




In Engadina per il FIS Snowboard, Freestyle and Freeski World Championships

Dal 17 al 30 marzo l’Engadina diventa  il palcoscenico dei FIS Snowboard, Freestyle and Freeski World Championships St. Moritz Engadin 2025. Un’occasione in più per organizzare un week end lungo sulla neve, ammirando gli oltre 1500 atleti in gara su 17 discipline, divertendosi in pista (i comprensori rimangono accessibili salvo che per le aree interessate dalle gare) e godendosi l’atmosfera e le feste.

Le discipline di snowboard e freeski slopestyle e snowboard e freeski halfpipe avranno luogo sul CORVATSCH, ski & snowboard cross, slalom parallelo e gigante, aerials e moguls sul CORVIGLIA. Mentre a St. Moritz, a Champfèr presso la Olympiaschanze, il vecchio trampolino olimpico, splendido esempio di costruzione archeologica dei Giochi Olimpici del 1948, ci sarà lo snowboard e freeski big air oltre al villaggio snowboard del festival dove si terranno la cerimonia di apertura e di chiusura, la cerimonia dei campioni e tantissimi concerti ed eventi con DJ.

L’occasione di un week end lungo in vista del FIS Snowboard, Freestyle and Freeski World Championships St. Moritz Engadin 2025 è perfetta per scoprire i comprensori sciistici del Corvatsch e del Corviglia e le piste panoramiche più belle dell’Alta Engadina e di St. Moritz.  Già sede sede di due Olimpiadi invernali nel 1928 e 1948, oltre che di numerose Coppe del mondo di sci, l’Engadina offre 155 chilometri di piste di qualità FIS servite da 24 impianti di risalita, infinite possibilità di sciare, ospiti cosmopoliti e l’“atmosfera champagne” fanno di St. Moritz un posto speciale.

Per uno skisafari perfetto che ripercorra le piste più divertenti dell’Engadina, il punto di partenza è a Sils/Furtschellas. Da qui si raggiunge la stazione a monte Furtschellas che offre una vista eccezionale verso la Val Fex. Da Furtschellas per poi scendere  all’Alp Surlej e risalire diretti fino a 3303 metri, dove si trova la stazione a monte del Corvatsch. Questo è la cima più alta delle Alpi Svizzere sudorientali raggiungibile in funivia. Una foto dalla terrazza panoramica  sulle cime innevate circostanti è d’obbligo prima di scendere sulle piste fino a Giand’Alva a sua volta punto di partenza della leggendaria corsa dell’Hahnensee per St. Moritz-Bad.  A fine pista, attraversata la strada, si raggiunge l’altro versante della valle, la zona del Corviglia e del Piz Nair. Dal  Piz Nair, scesi al Lej da la Pêsch, si raggiunge in seggiovia la Fuorcla Grischa pronti per la lunga discesa via Marguns a Celerina che conclude il safari sugli sci.

Per chi soggiorna nella valle dell’Alta Engadina, il pacchetto sleep&ski prevede l’acquisto scontato dello skipass a soli 47 franchi al giorno, prenotando una o più notti nelle tante strutture alberghiere che aderiscono all’iniziativa https://booking.engadin.ch/en/experiences/sleep-+-ski .




4 profumi per celebrare le donne

Volete regalare qualcosa di diverso del solito mazzo di mimose per la festa della donna?

Oppure, desiderate farvi un regalo per  festeggiare voi stesse?

Ecco i nostri consigli profumati per questo bellissimo periodo dell’anno: non so voi, ma i giorni come questi in cui iniziano ad intravedersi i primissimi segni dell’arrivo della primavera ci fanno venire voglia di profumi floreali, armoniosi, civettuoli, ma anche eterei e delicati !

La prima fragranza che vi vogliamo consigliare è Mimosa Tanneron di Perris Monte Carlo, un brand che ci piace tantissimo e che seguiamo sin dalla sua nascita nel 2011 perché unisce tradizione e modernità, utilizzo sapiente di materie prime e un’allure di pulizia e sobrietà non comune. Il Massiccio del Tanneron si estende alle spalle di Cannes ed è il massiccio della mimosa:  le mimose selvatiche si alternano alle varietà coltivate in quella che è la patria di questa coltura e che gli è valsa l’appellativo di «Più grande bosco di mimose d’Europa».

Non sappiamo voi, ma noi adoriamo il profumo di questo fiore, che è unico, soave ed inebriante allo stesso tempo. E il maestro Jean-Claude Ellena con Mimosa Tanneron ha voluto omaggiare la dolcezza e la tenerezza che si prova all’inizio dell’innamoramento, catturando l’atmosfera ariosa e leggera che l’inizio della primavera porta con sé. In aggiunta, il parfumeur ha scelto Biancospino, Rosa e Muschio bianco, per esaltare al massimo il profumo naturale di questo fiore. 

(Perris Monte Carlo official website)

Il secondo profumo è J’Adore l’Or della Maison Christian Dior. Non appena nominato quale nuovo Direttore creativo della Maison, Francis Kurkdjian ha deciso di riscrivere uno dei più celebri e celebrati blockbuster della profumeria moderna, che dalla sua uscita nel 1999 è sempre stato ai primi posti nelle classifiche e non ha mai perso un colpo. J’adore, per l’appunto. 

Questa è una versione della fragranza originale più rotonda e morbida, ispirata dal desiderio di Kurkdjian di esaltare la purezza dei fiori, enfatizzandone i contorni e le sfumature sfaccettate. Le note olfattive includono fiori d’arancio, gelsomino grandiflorum e rosa, tutte in assoluta, cioè in massima concentrazione. I fiori d’arancio conferiscono luminosità e rotondità, accentuando la femminilità della fragranza, mentre il gelsomino è potente e discreto, accompagnato da sfumature di mandorla, mango e banana. La rosa centifolia è una rosa carnale, rotonda ed esuberante: questi ingredienti sono il vero oro di J’adore. E questa versione trasforma questo iconico profumo da dolce e giovane essenza floreale a un aroma più maturo e complesso.

E passiamo ora a 2 profumi di nicchia, quindi che non troviamo nelle classiche profumerie commerciali. Entrambi i marchi di cui vi parliamo oggi sono distribuiti in Italia da Omnia Luxury Trade srl.

Il primo brand che vi vogliamo segnalare è stato creato nel 2016 da una meravigliosa ragazza tailandese di nome Pissara Umavijani. Nata e cresciuta a Bangkok, Pissara è stata affascinata dalla profumeria francese fin dalla tenera età. Arrivata a Parigi nel 2011, con il sogno di iniziare una carriera nel mondo dei profumi, ha fondato l’ormai celebre Maison Parfums Dusita.  Il termine “dusita” in lingua tailandese significa “paradiso”, poiché il focus delle fragranze di Dusita sta proprio nel voler suscitare felicità in chi le utilizza.

Tutti i profumi di Dusita sono tributi olfattivi alla poesia del compianto poeta ed artista Montri Umavijani. padre di Pissara. Nell’universo di Dusita, sia la poesia che il profumo sono mezzi ideali per connettersi con gli altri; stimolano l’immaginazione, elevano lo spirito e richiamano i sensi, oltre che l’intelletto. Per ogni fragranza che compone, Pissara crea anche un’illustrazione che cattura l’essenza del profumo, così come il poema che lo ha ispirato. Tutte le creazioni sono realizzate con materiali di prima qualità e in gran parte naturali, garantendo la migliore esperienza olfattiva. 

Per questa festa speciale vi consigliamo La Duceur de Siam. Profumo di strana bellezza notturna, questa fragranza ci trasporta in un giardino orientale pieno di spezie e di sensuali fiori notturni il cui profumo inebriante quasi ci stordisce.

L’apertura è un mix mozzafiato di fiori favolosi – Foglia di Violetta, Frangipani, Champaca. Il leggero tocco di Garofano dona una sensazione verde ed energizzante, che si equilibra con la dolcezza balsamica dell’Ylang Ylang e della Rosa di maggio. Nel cuore, le note uniche e celesti di Cannella morbida e calda si fondono con un eccezionale Legno di Chalood tailandese – un accordo sensuale, legnoso e vanigliato dell’antico Siam – invitando a un viaggio sensoriale attraverso la tradizione e la novità. Le note di base svelano una miscela esclusiva di Assoluta di Vaniglia e Legno di Sandalo Mysore, con il profumo afrodisiaco di Ambra rara e un seducente accenno di Ambra Grigia.

(Foto ufficiale PR and more)

Infine, un altro brand molto interessante è Maison de l’Asie, una Casa di Profumi di lusso nata da ispirazioni asiatiche che, fondendo arte storica della profumeria francese classica con aperture asiatiche, crea veri e propri viaggi olfattivi evocativi. Imbarcarsi in un’avventura sensoriale grazie a profumi meticolosamente curati e studiati per raggiungere il perfetto equilibrio tra purezza, vibrazione tematica e opulenza: questo il core della mission di Maison del l’Asie.  La visione della fondatrice, Elizabeth Liau, è reinventare le forme classiche della profumeria moderna e intrecciare nuove storie olfattive con riferimenti all’arte, alla letteratura e ai viaggi nel meraviglioso, esoterico e immaginifico mondo dell’Asia.

Oggi vi vogliamo parlare di Mother x Love, una delle 3 fragranze che compongono la collezione dedicata a Singapore. Il capitolo si svolge sullo sfondo di Singapore, dove il vecchio e il nuovo devono coesistere, mescolando maschile e femminile, e armonizzando influenze orientali e occidentali. La narrazione incapsula il viaggio emotivo attraverso la vita fugace di momenti, fondendo il passato con il presente in un arazzo culturale che confonde tradizionale e frontiere moderne. Attraverso la brezza dolcemente ondeggiante del muschio bianco, Mother x Love evoca sensazioni di nostalgia e conforto. Delicati fiori bianchi catturano la consistenza del cashmere, fondendosi nel muschio per evocare sensazioni di apertura – di ricordi di giardini lussureggianti, dove le piastrelle sbiadite sono illuminate dalla luce del sole pomeridiano.

Mother x Love è arioso, elegante e intimo, come un ricordo di una sensazione costante e confortante di affetto. Un profumo che porta al nostro presente, guardando verso un passato felice.

(Foto ufficiale PR and more)

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La fam: il canto di fratellanza e inclusione di Mr Dailom

Ancora un singolo estratto dall’album “Latin Blanco” per Mr Dailom, fuori dal 29 gennaio il video di “La Fam”, un brano diverso dagli altri, che nasce dalla voglia di sperimentare incursioni verso il mondo dell’afrobeat e testimonia la volontà di uscire dai confini stilistici predefiniti, anche all’interno dello stesso disco, che ha una matrice reggaeton. Ma “La fam” è diverso soprattutto dal punto di vista dei contenuti, orientati verso temi sociali particolarmente attuali: si tratta di un inno alla fratellanza, l’esaltazione di una idea di famiglia legata al contesto di strada sì, ma lontana dall’accezione odierna rappresentata in certi generi musicali in voga, quale la trap. Il videoclip, ad opera di Matteo Sambero, vuol tradurre il messaggio dell’artista in immagini, scegliendo alcuni luoghi particolari di Brescia, in cui Mr Dailom incontra amici e compagni di diverse culture e provenienze, fratelli anche e soprattutto nella condivisione di quella lingua universale che è  la musica.

Album link: https://album.link/it/i/1743201350 Video https://youtu.be/N5rGtaLnFV8

Come è nata l’idea di “La Fam”?

Direi soprattutto dal desiderio di sperimentare altri tipologie di suoni; Eggwyte ha costruito il beat, abbiamo cercato di fondere il suono dominante del disco con ritmiche latine del reggaeton, l’afrobeat e la dancehall. Lo scopo del brano è quello di esprimere dei valori importanti, oggi più che mai, quali l’uguaglianza e la fratellanza tra persone di diversa cultura e tradizione, all’interno del contesto di strada, dove si creano rapporti di amicizia che travalicano ogni diversità culturale o stato sociale.

Il video è pensato per dare corpo visivamente al tema, portando sullo schermo tutti i luoghi dove il concetto di fam prende vita, i negozi etnici, i barber shop, il campetto. In questi luoghi, la condivisione tra diverse culture avviene in maniera naturale, e appunto molto spesso si concretizza in musica o in situazioni di aggregazione o in rapporti di amicizia. È stata una bellissima esperienza girarlo, anche per i contatti a livello umano,  che hanno rivestito un ruolo fondamentale.

“La fam” è parte di  “Latin Blanco”, come nasce questo tuo terzo album?

Arriva da una genesi e uno sviluppo durati più di un anno, grazie alla collaborazione con EGGWYTE e con il team Abacusweb, che mi segue da anni e che ha supportato la svolta a livello sia artistico sia di immagine. Il titolo è di per sé esplicativo,  mi colloca tra i pochissimi che hanno saputo portare il reggaeton in Italia verso una fase più matura di affermazione nel panorama discografico, con credibilità, senza cadere nel ridicolo tentativo di emulare quello d’oltreoceano. I brani hanno, quindi, tutti una matrice reggaeton, ma soprattutto per il linguaggio si nota l’influenza Hip Hop/rap, un occhio sempre rivolto verso la cultura di strada e verso i club. In “Latin Blanco”, inoltre, traspare la voglia di sperimentare con incursioni verso il mondo dell’afrobeat, come in “La Fam”, “Nirvana” con un mood più tribale e “London” brano con sonorità reggae; lo scopo è quello di uscire dai miei confini stilistici, caratteristica già espressa nei lavori precedenti, ma che in questo progetto risulta più forte. Ho inserito una bonus track, “Pasta e Mandolino”, brano con sonorità Rap/Trap che chiude il progetto esprimendo l’orgoglio della propria italianità, con riferimento alla situazione del nostro paese, con rime taglienti che ci ricordano come con la mia musica io non persegua solo la leggerezza, ma ponga una accentuata attenzione verso temi impegnati. Temi che peraltro caratterizzano anche “La Fam”.

Oggi è molto acceso il dibattito riguardante il genere trap e rap, spesso per i testi controversi, tu cosa ne pensi?

Temo di non essere la persona più adatta per esprimere un parere, io penso che il rap sia sempre stato, nel bene o nel male, uno specchio dell’artista o una voce della realtà, ora mi pare di vedere un tipo di musica che non ha quasi più nulla di Hip Hop, il fatto che sia in linea a livello stilistico non significa che sia rap: in tanti artisti attuali non vedo reale voglia di esprimersi, ma  un tentativo di fare marketing proponendo un personaggio prima ancora che un artista o un prodotto artistico valido.

Cosa hai in cantiere per i prossimi mesi?

Sto lavorando in studio, perchè i testi e la bella musica sono importanti, ci saranno delle belle sorprese nel 2025, chiuderemo l’album in bellezza e partiremo subito con altre novità.

Ph. Beatrice Piazzetti

www.mrdailom.com




Riapre con Tulipanomania il Parco Giardino Sigurtà

L’8 marzo riaprono cancelli del Parco Giardino Sigurtà con il via alla prima fase del Festival di Tulipanomania e l’ingresso libero per le donne in occasione della Festa delle Donne (per l’occasione anche il biglietto di ingresso per gli uomini è ridotto a 14 da 18 euro).  Il Parco Giardino Sigurtà rimarrà poi aperto tutti i giorni fino al 9 novembre.

Questo tesoro verde di Valeggio sul Mincio, a due passi dal Lago di Garda e poco distante da Verona, si estende su una superficie di 600.000 metri quadrati ed è percorribile a piedi, in bicicletta, in golf-cart o shuttle elettrici oppure a bordo del trenino panoramico. Oltre sei secoli di storia, un Labirinto tra i più belli al mondo, 18 laghetti, fioriture stagionali, soffici manti erbosi, iniziative e un ricco calendario eventi rendono speciale l’esperienza al Parco Giardino Sigurtà, aperto tutti i giorni dall’8 marzo al 9 novembre 2025.

Con la primavera i 60 ettari del Parco Giardino Sigurtà si veste con le prime fioriture di tulipani e narcisi, le piante giallo oro di forsizia, mandorli e peschi.

il Parco Giardino Sigurtà è uno scrigno di:

  • tulipani con il Festival di Tulipanomania  (dall’8 marzo, giorno dell’apertura al 30 aprile). L’evento è stato premiato nel 2024 con il World Tulip Innovation Award grazie al milione di tulipani (record italiano), alle progettazioni floreali innovative ad opera di Giuseppe Inga Sigurtà (proprietario del Giardino) come aiuole galleggianti, panchine e balconate fiorite. Con l’occasione i 600.000 metri quadrati del Parco Giardino Sigurtà fanno da scenografia a oltre un milione di tulipani, giacinti e narcisi. Centinaia di varietà selezionatissime tra precoci, medie e tardive, tinte pastello o vivaci, forme lineari o frastagliate caratterizzeranno questi eleganti fiori, simbolo dei Paesi Bassi, disposti in aiuole riprogettate anno dopo anno e in ordine libero all’ombra dei boschi di carpini e querce.
    Dagli esordi del 2005 con 5.000 esemplari e pochi colori si è giunti con Tulipanomania al milione di tulipani grazie a studio, dedizione e ricerca continua, perseguendo l’idea di arricchire con note colorate i prati smeraldo che caratterizzano il Parco Giardino Sigurtà.
    Per questa fioritura, che è la più importante in Italia e seconda a livello europeo, la scelta delle varietà più belle e la progettazione sempre innovativa dell’aiuole inizia quasi un anno prima rispetto al tempo di fioritura, mentre la piantumazione nel terreno dei bulbi avviene nei mesi autunnali: l’équipe dei giardinieri colloca ad uno ad uno i bulbi nel terreno in differenti aree del Parco.
    Per l’edizione 2025 è previsto uno show garden interno al Parco a pochi passi dall’entrata con un’esposizione di circa 2000 metri quadrati di oltre 100 varietà di tulipani. Tra le varietà scelte si potranno ammirare: Lingerie dai bordi sfrangiati, Marathon Champion dai toni rosati, World Peace dai colori giallo e arancio, Apricot Impression che ricorda le tonalità dell’albicocca, Canyon dalle sfumature dark, Negrita che si mostra con i petali color viola, Sun Lover affascinante nei suoi petali giallo/arancio, Super Parrot dai petali dalla gradazione bianco/verde che ricordano, come rivela il nome, le ali di un pappagallo, e Crown of Negrita dai toni scuri e dalla forma a corona. Sarà un luogo dove “perdersi” nella meraviglia floreale, tra innumerevoli forme e colori.
  •  fioriture stagionali con migliaia di rose che impreziosiscono il Viale delle Rose, favolose peonie e ortensie, centinaia di ninfee estive multicolore, girasoli, 30 varietà di dalie che arricchiscono il Viale delle Aiuole Fiorite, piante annuali come gli impatiens.
  • -alberi secolari come la Grande Quercia (più di 400 anni), gli alberi fossili come i ginkgo biloba e le meta sequoie, e alberi scenografici come gli aceri giapponesi, liquidambar e lagerstroemie che in autunno si accendono di caldi colori. E poi un tocco esotico con palme e banani, esemplari di carpini bianchi e neri, tigli e paulonie, lo spettacolare corniolo che in primavera assume tinte rosa, 40.000 bossi sempreverdi, ulivi e pini marittimi.
  •  animali che abitano nella Fattoria: fu costruita nei primi Anni ’50 dal dottor Sigurtà, fondatore del Parco e proprietario della Sigurtà Farmaceutici, per allevare delle vacche da latte,. Il latte veniva utilizzato per realizzare farmaci. Oggi, all’interno della fattoria ristrutturata, si possono vedere animali come l’anatra Germanata Veneta, il tacchino Comune Bronzato, la gallina Robusta Lionata, la gallina Ermellinata di Rovigo, la gallina Padovana e la pecora Brogna, un animale tipico della provincia veronese e che viene allevato principalmente sui Monti della Lessinia. Le uniche razze che non sono originarie del Veneto sono gli asini S. Domenico, provenienti dalla vicina Emilia-Romagna e le caprette tibetane. Diversamente percorrendo i prati e i viali del giardino si incontrano i picchi verdi e scoiattoli; negli specchi d’acqua nuotano le carpe giapponesi o koi, carassi e tartarughe.

Da non perdere nel Parco Giardino Sigurtà anche:

– il Labirinto: un capolavoro di architettura vegetale, disegnato da Giuseppe Inga Sigurtà utilizzando 1500 piante di tasso Si sviluppa anche in altezza: una torre sovrasta i 2500 metri quadrati di un percorso;

– punti di interesse storico: il Poggio degli Imperatori (dedicato a Francesco Giuseppe I d’Austria e Napoleone III di Francia), l’Eremo e il Castelletto, il Monumento a Carlo Sigurtà;

– punti da fotografare: il Grande Tappeto Erboso, la Passeggiata Panoramica, i Giardini Acquatici nel periodo estivo.

– le iniziative e il calendario eventi: dalle challenge su Instagram ai raduni storici, agli eventi sportivi, musicali, dedicati ai più piccoli, al mondo cosplay




Le Domeniche degli altri: nuovo singolo di Stefano Colli

Dopo il successo del suo album d’esordio Aquiloni, il cantautore bolognese Stefano Colli torna con un nuovo singolo, Le domeniche degli altri. Il brano, nato da una nuova collaborazione con la cantautrice Marsali (Rebecca Pecoriello) e il Maestro Giancarlo Di Maria, esplora con profondità  e delicatezza il tema del ricordo e delle relazioni passate che continuano a lasciare traccia nella nostra vita. Attraverso immagini poetiche e una melodia avvolgente, la canzone evoca un viaggio emotivo tra nostalgia e riflessione, in cui piccoli gesti quotidiani possono risvegliare frammenti del nostro vissuto e le possibilità  mai realizzate.

Abbiamo avuto il piacere di parlare con Stefano Colli per approfondire il significato di questo nuovo progetto e scoprire qualcosa di più sul suo percorso artistico.

“Le domeniche degli altri” é un brano molto intimo e riflessivo. Qual è stata la scintilla che ha dato origine a questa canzone?

Dove vanno a finire le cose non compiute? Esiste un posto nel mondo che racchiuda gli attimi spezzati, i baci non dati, le parole non dette? Dove anche gli amori lasciati a metà trovano la ragione che li spinga ad esistere ancora?

“Le domeniche degli altri” nasce un pò da questi interrogativi. Io credo che gli incontri che facciamo nel corso delle nostre vite siano fondamentali, nel bene e nel male. Le nostre identità, in fondo, sono proprio il risultato di tutti gli incontri che abbiamo fatto, di tutte le persone che ci hanno attraversato lasciandoci addosso ogni volta, inevitabilmente, un frammento di sé. Questo riguarda sia coloro che sono rimasti nelle nostre vite, che abbiamo trattenuto, sia coloro che, per i motivi più disparati, hanno incontrato il nostro cammino solo per un periodo circoscritto della nostra vita.

Nel testo emergono domande profonde sul passato e sulle relazioni. C’è un’esperienza personale che ha influenzato la scrittura di questo brano?

Sicuramente sì, ma non si tratta di una esperienza unica, piuttosto di una somma di tante situazioni. A chi non è capitato di doversi lasciare alla spalle un legame importante per poi ritrovarsi a fare i conti con il grande cambiamento che questo comporta nella propria vita, sia da un punto di vista emotivo che pratico. Ci si trova a rivedere la propria quotidianità, riappropriarsi di spazi prima condivisi. E’ un momento di solitudine, malinconia e anche di profonda ricostruzione.

Il tema del ricordo e della memoria è centrale nella canzone. Che rapporto hai con il passato e come influenza la tua musica?

Penso di avere un buon rapporto con il passato, ma tendo piuttosto ad essere sempre più proiettato al futuro e a rimanere poco focalizzato sul presente. Mi sento un pò funambolo tra l’inaffidabilità, l’incertezza del ricordo e le aspettative proiettate nel domani. Vorrei imparare a rimanere più focalizzato su quello che sto facendo ora in modo da porterlo apprezzare e godermelo fino in fondo.

Dopo il successo di “Aquiloni”, come senti di essere cresciuto artisticamente con questo nuovo singolo?

Con questo brano, ancora una volta frutto della collaborazione con la cantautrice Marsali e il mio produttore artistico Giancarlo Di Maria, sento di essere stato più sincero. Negli ultimi anni ho vissuto con frustrazione e senso di inadeguatezza il fatto di cantare e rappresentare un genere musicale diverso da quello che propone la maggior parte della discografia italiana in questo momento storico. Ma credo di aver fatto pace con questo. Ho capito che non posso e non voglio essere diverso da ciò che sono; che sarebbe inutile e controproducente emulare un linguaggio che non mi rappresenta. Quello che posso fare è rimanere in ascolto della mia sensibilità, del mio cambiamento, del mio sentire, e provare a comunicarlo a modo mio, sperando magari che qualcuno possa identificarsi e riconoscersi nella mia musica. E credo appunto che la sincerità sia l’unica strada possibile per instaurare una comunicazione autentica.

La tua musica è spesso descritta come eclettica. Quali sono le influenze che hanno maggiormente segnato il tuo stile?

Sicuramente il teatro, che è diventato ben presto il mio habitat naturale, ha influenzato tantissimo il mio modo di fare musica, di approcciarmi ad un testo e al peso delle parole. Sono cresciuto ascoltando i nostri grandi cantautori dai vinili di mio padre e per me la parola ha sempre avuto un ruolo centrale anche nell’ascolto. La musica, come l’arte in generale, non è e non è mai stata puro intrattenimento, ma scoperta e ascolto dell’altro e di me stesso. Opportunità di conoscenza e linguaggio immediato, diretto per suscitare riflessioni ed interrogativi. Per questo ritengo che la musica abbia sempre avuto una dimensione politica molto importante e non ho mai sopportato la retorica di quei commenti del tipo: “che si limiti a fare il cantante, a ognuno il suo mestiere.”

Cosa ti affascina maggiormente nel processo creativo di una canzone? Parti prima dalla musica o dal testo?

Innanzitutto io non sono abituato a scrivere da solo. Per me la scrittura, almeno fino ad oggi, è sempre stata un momento di scambio e condivisione di idee. Ogni volta però il processo creativo è diverso, ogni canzone ha la sua storia. Ricordo per esempio il caso di “Guarda la notte”, brano contenuto nel mio album “Aquiloni”: in quel caso il grandissimo Gianluca Fantelli (“Il Fante”) mi mandò un testo di cui mi innamorai alla prima lettura, così chiamai il pianista Mattia Pallotti e gli chiesi di suonare sulla base delle emozioni che queste parole gli avevano restituito. Io iniziai a cantare una melodia e la canzone nacque così, in qualche minuto,  senza ulteriori revisioni, con una naturalezza  e una spontaneità che non ho più sperimentato in seguito. Questo è il grande potere delle parole, quelle importanti, che toccano in profondità.

“Le domeniche degli altri” anticipa un nuovo album o altri singoli in arrivo?

Questo brano fa da apripista ad un nuovo progetto discografico a cui sto lavorando con il mio team, si tratta di un progetto abbastanza ambizioso e ricco di collaborazioni, con un’impronta molto teatrale e letteraria. Ma è ancora presto per parlarne, voglio prima essere sicuro di riuscire a concretizzare quello che ho in testa! Ci vorrà un pò di tempo e tanto lavoro.

Se potessi realizzare un featuring con un artista, italiano o internazionale, chi sceglieresti e perché?

Mi piacerebbe tantissimo collaborare con Michele Bravi, che ha una sensabilità artistica che trovo molto vicina alla mia. Tra l’altro, ho apprezzato molto il suo ultimo album “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi”. Poi con Niccolò Fabi, uno dei miei cantautori preferiti da sempre, Noemi, Arisa e Malika Ayane, voci che mi incantano ad ogni ascolto.

Nel panorama internazionale invece, il mio sogno sarebbe un duetto con Damien Rice e uno show con Michael Bublè. Già che ci siamo sognamo in grande!

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ph Simona Buccolieri