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I dodici elementi di Cardenal Mendoza

Cardenal Mendoza rivela i suoi dodici elementi attraverso un’originale edizione limitata presentata al Museo Bagatti Valsecchi di Milano.

Cardenal Mendoza Elements Edition nasce dal confronto a Jerez tra importatori, distributori, bartender e consumatori di tutto il mondo che hanno individuato i dodici elementi del brandy ovvero: mogano, rovere, uvetta, prugna, noce, nocciola, cacao, caramello, miele, vaniglia, cannella, tabacco. I dodici elementi di Cardenal Mendoza sono stati poi illustrati da Carmen Garcia Huerta su etichetta e confezione.

Cardenal Mendoza, fiore all’occhiello della cantina Sánchez Romate è stata fondata nel 1887 dalla famiglia Sánchez Romate Hno a Jerez de la Frontera ed è oggi un riferimento internazionale nel mondo dei brandy più esclusivi. La sua produzione artigianale, basata su metodo solera, gestito ancora oggi manualmente, ne è concreta testimonianza. Il vino dei vitigni autoctoni Airèn è distillato in alambicchi di rame e poi affinato per quindici anni in botti che hanno cotenuto Sherry oloroso e Pedro Ximenez.

Il brandy Cardenal Mendoza è un tributo al Cardinal Pedro Gonzáles de Mendoza, che con la sua visione e supporto rese possibile il viaggio di Cristoforo Colombo verso il Nuovo Mondo. Cardenla Mendoza è distribuito da Rinaldi 1957 spa.




L’autunno dorato del Renon sul Sentiero del Vino Rebe

Il Sentiero del Vino Rebe (vite in tedesco) sull’Altipiano del Renon celebra una tradizione vitivinicola che affonda le sue radici nell’epoca romana ed esplora a stretta connessione tra la terra, lavoro dell’uomo e paesaggio.

Con i suoi 132 ettari di superficie coltivata a vite, il Renon si distingue come uno dei principali comuni a vocazione vinicola dell’Alto Adige. Il Sentiero del Vino Rebe è un un percorso che si snoda in discesa per 3,5 chilometri da Signato a Rencio con un dislivello di circa 500 metri, regalando viste mozzafiato sul territorio circostante e sui vigneti. Lungo il tragitto, le installazioni artistiche raccontano le diverse fasi della coltivazione della vite e le peculiarità dei vitigni locali. Ogni tappa del sentiero ha un tema preciso: dall’incontro tra uomo e natura, alla vendemmia e Bolzano, città del vino.

Il Sentiero del Vino Rebe si propone come un simbolo della sinergia tra turismo e agricoltura, un invito a rallentare il ritmo e a lasciarsi trasportare dalla bellezza del Renon, dai profumi della terra e dalle storie che solo il vino sa raccontare.

Una base ideale per scoprire il Sentiero del Vino Rebe e l’autunno dorato sull’Altipiano del Renon è il Parkhotel Holzner che accoglie gli ospiti nell’atmosfera senza tempo della struttura che affonda le proprie radici nel 1908. E proprio l’anno della fondazione dà il nome al ristorante stellato diretto dallo Chef Stephan Zippl. La struttura vanta 15 categorie di camere, distribuite tra la storica casa principale e la sua parte più contemporanea, mantenendo un profondo rispetto per l’ambiente. Situato all’arrivo degli impianti di risalita che in un quarto d’ora collegano Bolzano al suo Altipiano, luogo privilegiato di villeggiatura per i bolzanini, il Parkhotel Holzner sulla stazione del trenino che, grazie al suo approccio “slow” (viaggia a30 chilometri orari) regala un punto di osservazione esclusivo per il foliage d’autunno e permette di raggiungere numerosi sentieri escursionistici che conducono agli angoli più belli del soleggiato altipiano.




Follador 250 anni di terra, famiglia e Prosecco

Terra, famiglia, convivialità, sono questi i valori condivisi da nove generazioni di Follador che, in oltre due secoli e mezzo di storia  hanno dato volto al Prosecco.

Le radici dell’azienda, affondano al 1769 quando il Doge Alvise IV della casata patrizia dei Mocenigo, riconobbe e attestò la superiorità dei vini prodotti dall’antenato Giovanni Follador, che  destinò a vigneto tutte le proprie terre.

Nel corso del tempo, la passione per l’eccellenza e l’intraprendenza proiettata all’innovazione hanno guidato la famiglia alla realizzazione di obiettivi ambiziosi. Una pagina importante di questa storia è stata scritta da uno dei discendenti, Gianfranco Follador, tra i primi Spumantisti del Valdobbiadene e ideatore dell’esclusivo Metodo Gianfranco Follador.  Questa speciale tecnica di vinificazione prevede specifici passaggi nella fase iniziale e l’impiego di attrezzature adatte alla crio-macerazione, per estrapolare le molteplici proprietà delle bucce e donare struttura e personalità a ogni etichetta.

Una visione che ha portato l’azienda a competere con i migliori vini italiani e internazionali, fino al raggiungimento del titolo di “Miglior Prosecco” al The Champagne & Sparkling Wine World Championships2020, un riconoscimento che ha acceso un faro sulla maestria e il saper fare di una discendenza cresciuta fra le vigne, custode di tradizioni antiche e rituali intramontabili, tipici di un  territorio circoscritto: il Conegliano Valdobbiadene.

Terra d’incanto, tra le Dolomiti e Venezia, le colline di Col San Martino, a Valdobbiadene, sono state riconosciute nel 2019 Patrimonio Unse grazie al paesaggio culturale che le contrassegna unico nel suo genere in cui  su questa distesa di colline ricamate dai vigneti sorgono borghi storici di grande suggestione, dando vita a panorami emozionanti, come quello dominato dalle Torri di Credazzo, sotto le quali si estende una parte dei vigneti di proprietà della famiglia Follador.

 




Champagne Jacquart celebra i suoi primi 60 anni

Champagne Jacquart celebra i suoi primi sessant’anni all’insegna della gioia di vivere all’hotel Château Monfort di Milano tra degustazioni abbinate a creazioni dello chef Domenico Mozzillo che capitana la cucina del ristorante Rubacuori di Château Monfort, cocktail d’eccezione che esaltano le note aromatiche di ogni Champagne e party.

Fondata nel 1964, la Maison Jacquart nasce dall’intento di riunire l’esperienza di una trentina di
vignerons-artigiani pronti a condividere talento e  vigneti per produrre grandi vini. Nasce così il concetto di Mosaïque, un mosaico di crus, di terroir e talenti. Cresciuta negli anni con l’inserimento di nuovi soci, Jacquart oggi copre 300 ettari distribuiti su più di 60 crus in tutte le aree della Champagne. La varietà di queste parcelle in grado di garantire un’incredibile
diversità è il carattere distintivo dello Champagne.  “La filosofia della maison è quella di celebrare ogni piccolo momento della vita con una nota di gioia e leggerezza, trasformando l’ordinario in straordinario” spiega  Joëlle Weiss, enologa di casa Jacquart. Sin dalla sua creazione, infatti, Champagne Jacquart, ha sfidato i canoni tradizionali, con un approccio disinvolto e creativo, invitando a brindare per tutti i piccoli e grandi successi quotidiani, non solo nelle occasioni speciali.

Il punto di forza dell’azienda è lo Chardonnay, con la sua freschezza, finezza e capacità d’invecchiamento. Il dosaggio leggero e appropriato e un processo di vinificazione preciso e innovativo rivelano alla degustazione uno stile diretto, arioso e fine.
Per scelta, Champagne Jacquart viene affinato solo in acciaio inox senza passaggi in legno per esaltare le caratteristiche varietale dell’uva e di ogni singola parcella, valorizzandone freschezza e vivacità. “Tutte le nostre cuvées sono espressione gioiosa dello champagne, basate sulla freschezza aromatica dello Chardonnay elaborato nelle sue mille sfumature. Dalle più leggere e pungenti a quelle più eleganti e golose, accomunate dalla stessa brillantezza, dal temperamento e dall’immancabile freschezza finale.” commenta  Weiss, l’enologa di casa Jacquart.

Champagne Jacquart viene distribuito da Rinaldi 1957 spa, capitanata da Giuseppe Tamburi, che ha trasformato la
passione per i distillati e i vini in una missione.




Al Shoo Loong Kan per un viaggio in Cina senza muoversi da Milano

In viaggio in Cina, nello  Sichuan, senza muoversi dal cuore di Milano, da Via Farini 21 tra Chinatown e Porta Garibaldi. Ed è questo, un vero e proprio viaggio nel gusto dello Sichuan, che propone  Shoo Loong Kan, il primo ristorante in Italia (e uno dei sette in Europa) della catena dedicata all’hot pot, un piatto simbolo di socialità e condivisione a tavola originario della Terra dai Mille Volti, la provincia sud occidentale della Cina attraversata dal Fiume Azzurro e habitat naturale dei panda giganti.

Tra lanterne rosse e pagode in legno che riprendono l’architettura dei villaggi dello Sichuan, al Shoo Loong Kan gli ospiti si trasformano in chef, cuocendo da soli e secondo il proprio gusto carne, pesce, verdure e noodle all’interno dei brodi che bollono  in un enorme pentolone condiviso, l’hot pot. Fin dal nome Shoo Loong Kan richiama la cultura della provincia di Sichuan dove l’hot pot ha avuto origine secoli fa almeno secondo una certa tradizione (un’altra fa risalire questa fondue cinese ai mongoli),   Shoo Loong Kan, che in alfabeto fonetico pinyi diventa significa infatti promontorio del piccolo drago (Xiao ()= piccolo, Long ()= drago, Kan )= promontorio, pendio) e riporta a sua volta a Chongqing, la città dove è iniziato il rito dell’hot pot.

Ed è proprio questa particolare pentola in rame posta al centro di ogni tavolo, costantemente riscaldata e condivisa dagli ospiti, l’hot pot appunto, la protagonista di Shoo Loong Kan. Nell’hot pot bollono fino a tre diversi brodi (il prezzo varia da 12 a 15 euro, è fisso, non dipende dal numero dei commensali e il brodo verrà costanemente riempito nel corso della serata), dai più classici ai più piccanti anche con variante vegana, in cui cuociono le pietanze da abbinare poi a una o più salse, create secondo il proprio gusto con un mix di oltre 16 condimenti, spezie, oli vegetali, sperimentando ogni volta nuove combinazioni. Un’esperienza sensoriale divertente, aggregante e gustosa dove lasciarsi stupire, guidati dallo staff, da sapori inattesi e da verdure dai nomi impronunciabili, condividendo con gli altri commensali la sorpresa della “pesca” nel brodo.

Nell’hot pot infatti cuociono diversi ingredienti contemporaneamente in un mix tutto da inventare tra frutti di mare e pescato, tagli di carne, Wagyu compreso, e frattaglie selezionati da Macelleria Sirtori, verdure e funghi orientali dalle foglie di crisantemo al taro, dalle patate igname alle alghe, dal sedano lattuga al melone d’inverno, dai funghi shitake agli enoki, dalle orecchie di Giuda ai shimeji bianchi o marroni.

Per  chi desiderasse qualcosa dalla cucina ci sono anche alcune chicche dello chef Michele Yang. Il tutto da abbinare a vini, birre e sake (anche in degustazione) o con i Loong Tea a base di the freddo alla camelia e frutta, peculiarità del locale. Ad accogliere gli ospiti Chen Yeyan, per anni direttore di sala dello storico ristorante giapponese Osaka.




La Carmen colossal di Zeffirelli seduce l’Arena di Verona

La Carmen in versione colossal di Franco Zeffirelli in scena all’Arena di Verona è un caleidoscopio di colori, danze travolgenti, emozioni e musica che catapulta lo spettatore in una caotica Siviglia ottocentesca rendendolo partecipe delle vicende dell’eroina raccontata da Prosper Mérimée che, anche grazie ai librettisti Meilhac e Halévy, è allo stesso tempo una femme fatale determinata, egoiste e sprezzante capace di far perdere all’uomo il controllo di sé, una donna consapevole dei propri desideri, uno spirito libero e la vittima chi  è incapace di accettare la libertà come valore fondate della vita di una persona.. L’allestimento, che ha aperto l’Opera Festival due anni fa, porta sul palco cinquecento persone tra solisti, coro delle voci bianche A.li.ve diretto da Paolo Facincani, coro, orchestra, ballo della Fondazione Arena di Verona, figuranti, i ballerini della Compañia Gades e cinque cavalli. È un allestimento dinamico, colorato cinematografico, autentico, immersivo che per le quattro ore circa dell’opera avvolge lo spettatore.

Zeffirelli accompagna lo spettatore dentro la tormentata vicenda della sigaraia e dei suoi amori feroci e roventi con il brigadiere Don Josè e il torero Escamillo, con quadri che, fin dall’ouverture, mostrano la grandezza delle masse in scena. Lo spettacolare allestimento integra, anche grazie al coinvolgimento della Fondazione Franco Zeffirelli, le migliori intuizioni del Maestro  per gli allestimenti del 1995 e del 2009 con nuovi elementi tratti dai bozzetti originali come i velari che incorniciano il proscenio delimitando, come in un teatro al chiuso, i confini della storia raccontata sul palco. Gli sgargianti costumi sono quelli originali di Anna Anni, mentre le luci sono opera di Paolo Mazzon che evidenzia prima l’atmosfera mediterranea, poi la segretezza dei traffici notturni sui monti e infine il climax con la torrida piazza con al centro una croce votiva quando, nel giorno della corrida, si consuma la tragedia.

La seconda rappresentazione di Carmen al 101° Arena di Verona Opera Festival, in una serata dedicata a Carlo Bergoni nel centenario della sua nascita, è stata accolta da una lunga standing ovation che ha tributato il successo dell’opera e dell’intero cast. A dirigere il maestro Leonardo Sini che ha impresso un efficace ritmo teatrale e creato le giuste atmosfere cromatiche.  Protagonista del capolavoro di Bizet nella serata del 13 luglio è Aigul Akhmetshina che ha saputo sprigionare la sensualità di Carmen in una interpretazione fluida e disinvolta. La sua gitana, nata libera, seduce Don Josè, interpretato dal tenore Freddie De Tommaso che ha unito un’esecuzione impeccabile alla tragica espressività del protagonista, salvo poi innamorarsi del toreador Escamillo, portato in scena da un convincente Erwin Schrott dalla voce piena e potente. Daria Ryback è stata una Micala, la fidanzata di Don Josè, dalla vocalità fresca e sicura che ha incantato il pubblico nel terzo atto nella struggente Je dis que rien ne m’épouvante. Completano il cast Jan Antem e Vincent Ordonneau (i contrabbandieri Dancairo e Remendado), Chiara Maria Fiorani, al suo debutto areniano, Alessia Nadin (le amiche di Carmen: Frasquita e Mercedes), Gabriele Sagona e Fabio Previati (Zuniga e Morales).

Nonostante Carmen sia la seconda opera più rappresentata sul palco dell’Arena di Verona subito dopo l’Aida (nel 1914, fu il primo titolo ad essere rappresentato in Arena dopo il successo della prima Aida e con il Festival 2025 si raggiungeranno le 300 rappresentazioni), questa versione vale sicuramente il viaggio a Verona per l’atmosfera incandescente creata sul palco; per l’attualità di una storia, quella di Carmen, in grado di rinnovarsi anno dopo anno e di apparire sempre moderna agli occhi degli spettatori; per la realizzazione d’eccezione in ogni singolo dettaglio, compresa l’improvvisazione flamenca a cui la Compañia Antonio Gades dà vita nel cambio di scena a cavallo tra il terzo e quarto atto; ma soprattutto per le voci in grado di incantare, replica dopo replica, migliaia di turisti e melomani.

Meglio organizzarsi fin da subito per non lasciarsi sfuggire l’occasione di assistere a questo appassionante allestimento che ha dato il via al 101° Opera Festival 2024. Le repliche rimaste non sono tantissime e nell’ordine: il 20 e 25 luglio; il 3, 8, 17, 23 agosto e il 7 settembre. Sul palco si alterneranno stelle internazionali come Clémentine Margaine (20, 25/7 e 3, 17, 23/8) e Alisa Kolosova (8/8) nel ruolo di Carmen; i tenore Francesco Meli (il 20/7, 3, 8, 17/8 e 7/9), Roberto Alagna (25/7 e 23/8) e Paolo Lardizzone nel ruolo di Don Josè; i soprani Daria Rybak (20/7), Aleksandra Kurzak (25/7 e 23/8), Pretty Yende (3/8 e 8/8), Mariangela Sicilia (17/8 e 7/9) nel ruolo di Micaela e  Luca Micheletti (20/7 e 25/7), Dalibor Jenis (8/8, 17/8, 23/8 e 7/9) e Ludovic Tézier (il 3/8) nel ruolo di Escamillo. Per l’ultima rappresentazione del 7 settembre sul podio è atteso infine il ritorno di Daniel Oren.




2 profumi per … giugno

Niente lo emozionava
come il profumo del tiglio
in fiore, come quel torpore
soave che risaliva alle narici
dalle lontane, perdute ore dell’infanzia.

Franco Marcoaldi, da La trappola, Einaudi, 2012

Come non essere d’accordo con l’affermazione che giugno è il mese del re tiglio? Quel profumo dolce e soave ci fa immediatamente pensare alla primavera che lascia piano il posto all’estate, le giornate sono lunghissime ma non ancora afose e le sere diventano sempre più tiepide. Camminare e stare all’aperto è così piacevole in questo mese di mezzo, decisamente il mio preferito di tutto l’anno (e prima che lo chiediate – no – non è solo perché è il mese del mio compleanno!!), perché i sensi sono tutti stimolati e l’inizio dell’estate porta sempre un po’ di spensieratezza in più.

Per questo mese quindi vi voglio consigliare due fragranze con la nota di tiglio, per portare sempre con voi la felicità che si prova quando si passeggia sotto questi alberi dal profumo inebriante: si tratta di Tiglio Mirabilis di Laboratorio Olfattivo e Sol Salgado di Thomas de Monaco. Il primo un po’ più secco, che vi consigliamo per il giorno, mentre il secondo più dolce e avvolgente, ideale per le sere d’estate.

Il progetto di Laboratorio Olfattivo nasce nel 2009 dalla visione di Daniela Caon e Roberto Drago e dalla loro passione per la profumeria artistica. Lavorando con i più eclettici nasi al mondo hanno creato una serie nutrita di referenze che ripropongono profumi e sensazioni riconoscibili e familiari in una veste raffinata, elegante e sempre sorprendente. Una serie di profumi del cuore insomma, che ci riportano a memorie e luoghi lontani eppure vicinissimi. Non fa eccezione Tiglio Mirabilis, una delle ultime fragranze lanciate dal brand e frutto della maestria del bravissimo naso italiano Luca Maffei, il quale è riuscito a creare un profumo che racchiude tutta la gioia, la serenità e la pace che regalano i tigli in fiore, con il loro profumo di inizio estate.

L’aggiunta di zenzero e cardamomo in apertura dona alla composizione un tocco frizzante e fresco, stemperando al contempo la dolcezza e la cremosità della nota di tiglio, che troviamo nel cuore della piramide olfattiva insieme all’altrettanto iconico e primaverile gelsomino, in una danza gioiosa e luminosa, che termina nel fondo morbido e soave di legni e muschi. Insomma, un profumo perfetto per una giornata di quasi estate, con la sua carica di energia positiva e di promesse di qualcosa di bello che sappiamo sta per arrivare!

La seconda fragranza che vi proponiamo non è dedicata esclusivamente al tiglio, bensì al desiderio di trattenere per sempre la sensazione di felicità e benessere che si prova nella cosiddetta “Golden Hour”, o magic hour, un termine utilizzato in fotografia (e non per nulla il nostro Thomas nasce fotografo – questo il link all’articolo che gli abbiamo dedicato qualche tempo fa) per indicare una particolare e ricercata condizione della naturale luce solare: quella in cui abbiamo luce morbida, colori caldi, ombre così lunghe che tendono a sparire ed un buon livello di contrasto.

Catturando l’essenza dell’estate infinita, Sol Salgado è un omaggio alla pelle baciata dal sole e ai ricordi più cari, e davvero ci potrà accompagnare per tutta l’estate facendoci vivere nella golden hour per più dei 30 minuti della durata effettiva di questo fenomeno naturale. La fragranza si apre con un meraviglioso fiore di tiglio, la cui potenza e cremosità vengono supportate e amplificate dalla mimosa, mentre il fior di cotone dona acquaticità. Il cuore, con sale, eliotropio ed ambra grigia, fornisce quella sensazione di sale essiccato sulla pelle riscaldata dal sole, nostalgia della fresca sera che arriva. Nel fondo, il muschio, delicato e sensuale, si fonde con il calore dell’ambra, creando un’aura avvolgente. Il legno di sandalo aggiunge una nota di tranquillità mentre la vaniglia affumicata introduce profondità e mistero, come un’ombra che preannuncia l’avvicinarsi del crepuscolo, ma allo stesso tempo enfatizza il calore e la luminosità del giorno che se ne va.
Ogni respiro è come un ritorno a quegli istanti in cui il tempo sembrava infinito e ogni tramonto prometteva un’altra bellissima giornata…

E voi: quali sono i profumi che amate indossare in questo periodo? Fatecelo sapere nei commenti!




2 profumi per maggio

“Ben venga Maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera
Il nuovo amore getti via l’antico nell’ombra della sera
Ben venga Maggio, ben venga la rosa, che dei poeti è il fiore
Mentre la canto con la mia chitarra, brindo a Cenne e a Folgore”
Così scrive Francesco Guccini nella Canzone dei Dodici Mesi. 

Quando pensiamo al mese di maggio, il pensiero evoca immagini di luce, sole, bel tempo, rose, canti di uccelli, voli di rondini. Non sappiamo voi, ma noi quando iniziamo a sentire aria di primavera sentiamo voglia di profumi fioriti, luminosi, anche un po’ fruttati…

Per questo mese quindi vi vogliamo consigliare due profumi che potete trovare facilmente, profumi cosiddetti “commerciali” ma con un DNA distintivo e particolare. Il primo è prettamente femminile, mentre il secondo è assolutamente unisex e fuori dal comune. Parliamo di J’adore l’Or di Dior e di Mémoire d’une Odeur di Gucci.

Da quando nel 2021 Dior annunciò la nomina del grande maestro profumiere Francis Kurkdjian (che aveva già creato due fragranze della Collection Privée, tra l’altro riformulate proprio dopo la nomina) quale direttore creativo delle Fragranze di Parfums Christian Dior, gli esperti ed appassionati hanno aspettato con ansia il primo lavoro dell’ex enfant prodige della profumeria francese. E che lavoro: Kurkdjian si è cimentato nientemeno che con la riscrittura di uno dei più celebri e celebrati blockbuster della profumeria moderna, che dalla sua uscita nel 1999 è sempre stato ai primi posti nelle classifiche e non ha mai perso un colpo. J’adore, per l’appunto.

La svolta cruciale dell’aggiornamento trova le sue radici nel termine “d’oro”. «Pensavo che l’oro a 24 carati fosse puro, ma in realtà, per ottenere l’oro più puro, è necessario riscaldare il metallo fino a renderlo liquido e continuare a riscaldarlo finché le impurità non scompaiono», ha spiegato Kurkdjian in alcune interviste.

Questo concetto ha suscitato la domanda su che cosa sarebbe accaduto se si fosse applicato lo stesso processo a J’adore. Il risultato è una versione della fragranza originale più rotonda e morbida, ispirata dal desiderio di Kurkdjian di esaltare la purezza dei fiori, enfatizzandone i contorni e le sfumature sfaccettate. Le note olfattive includono fiori d’arancio, gelsomino grandiflorum e rosa, tutte in assoluta, cioè in massima concentrazione. I fiori d’arancio conferiscono luminosità e rotondità, accentuando la femminilità della fragranza, mentre il gelsomino è potente e discreto, accompagnato da sfumature di mandorla, mango e banana. La rosa centifolia è una rosa carnale, rotonda ed esuberante: questi ingredienti sono il vero oro di J’adore. E questa versione trasforma questo iconico profumo da dolce e giovane essenza floreale a un aroma più maturo e complesso.

Con Mémoire d’une Odeur la Maison Gucci ha voluto creare una nuova famiglia olfattiva, definita come minerale aromatica. In effetti, Mémoire è un profumo che si fatica ad incasellare in una precisa etichetta. Mescolati dal maestro profumiere Alberto Morillas, gli ingredienti inattesi ed enigmatici di questa fragranza creano un elisir unisex e intramontabile; è una fragranza senza tempo e senza genere, ed è la prima fragranza unisex creata da Gucci. Definito da una nota di camomilla romana, questo particolare fiore della fragranza è stato scelto da Alessandro Michele, all’epoca (siamo nel 2019) direttore creativo della Maison. 

La camomilla romana cresce intorno a Roma in giardini terrazzati a partire dal XVI secolo e ha un profumo verde aromatico, con un carattere che irradia gioia e una nota dolce aromatica di miele e mela verde. Mémoire d’une Odeur mescola la camomilla romana con i petali di gelsomino indiano per donare tenerezza, preziose note muschiate per la profondità e legni nobili, tra cui il caldo e luminoso sandalo e il delicato e leggero legno di cedro, un albero dalla grande forza con radici profonde e un’irresistibile nota alla vaniglia. La confezione esterna, di colore verde, presenta un motivo a stelle ispirato agli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova.

In un periodo attuale in cui la profumeria sta assecondando il gusto imperante per i profumi “bombazza”, persistenti, dalla grande scia, Mémoire d’une Odeur se ne discosta totalmente: è un profumo intimo, discreto ed estremamente elegante. Noi lo adoriamo, e lo consigliamo a tutti coloro che amano le note verdi, fresche, a tratti anche pungenti, e a coloro che vogliono un profumo distintivo e diverso dal solito.

E voi: quali sono i profumi che amate indossare in questo periodo? Fatecelo sapere nei commenti !




1° maggio, mughetto e Guerlain: cosa hanno in comune ?

No, non siamo impazziti: la festa del Primo Maggio, la Maison Guerlain e il mughetto sono indissolubilmente legati, e in questo articolo vi spieghiamo il perché.

Forse non tutti sanno che il Francia il 1° maggio non è solo la festa dei lavoratori, bensì anche la festa del mughetto. In questo giorno infatti per le strade delle città e paesi francesi si trovano tantissimi venditori ambulanti e fiorai che vendono questo fiore. Il 1° maggio in Francia è l’unico giorno dell’anno in cui ci si può improvvisare venditori di mughetto: l’importante è stare a 50 metri da un fioraio!

La festa del mughetto trae le sue origini nel 1561 grazie a Carlo IX che, avendo ricevuto un mazzolino di mughetto come portafortuna, decise di offrirne uno ad ogni dama di corte. Nei primi del Novecento il 1° maggio in Francia fecero la stessa cosa gli stilisti che regalarono un mazzetto di mughetto a tutte le loro operaie. Ma è solo nel 1976 che la festa del mughetto sarà associata a quella del lavoro e il mughetto rimpiazzerà la rosa nell’occhiello dei manifestanti.

Come abbiamo spiegato in un articolo di qualche tempo fa (che trovate a questo link), non da tutti i fiori si possono estrarre gli oli essenziali necessari a produrre l’essenza del fiore stesso. Uno di questi fiori è il mughetto, il fiore portafortuna di Christian Dior, che lo stilista amava particolarmente per la sua freschezza effimera, la delicatezza e semplicità, tanto che ne portava sempre in tasca qualche ramoscello. Ogni anno il primo maggio i suoi artigiani e le sue clienti più affezionate ne ricevevano un bouquet, e gli dedicò persino una straordinaria collezione Haute Couture nel 1954. Lo indossava spesso all’occhiello del bavero e scaramanticamente ne cuciva un rametto negli orli degli abiti prima della sfilata. E al suo fioraio di fiducia chiese di trovare il modo di recapitargli mughetti freschi tutto l’anno.

E forse non tutti sanno che fu proprio Jacques Guerlain nel 1908 a riuscire a ricreare, grazie a nuove tecniche e procedimenti, il profumo di questo fiore. E’ per questo che la Maison Guerlain da oltre 110 anni celebra il 1° maggio presentando una nuova edizione della sua Eau de Toilette Muguet, una fragranza che celebra l’essenza dei fiori di mughetto e incarna lo spirito della primavera francese. Ogni anno Guerlain presenta questa fragranza in un flacone dal design unico. Il nome Millésime, che significa annata in francese, viene utilizzato per indicare che la fragranza viene creata ogni anno con ingredienti diversi, proprio come il vino. Questo ciclico cambiamento rende ogni edizione di Muguet Millésime unica e speciale, tanto che dal 2006 la tradizione di Guerlain di creare ogni anno una nuova edizione della iconica fragranza è diventata fonte di un’attesa fervente per il nuovo profumo da parte degli appassionati di tutto il mondo.

Per questo esclusivo rendez-vous, nel 2024 Guerlain riconferma il proprio impegno a favore dell’artigianato attraverso la collaborazione con Anne Lopez. Sull’iconico Flacone Api, la scultrice ha creato delicati fiori a forma di campanelle, decorati con oro puro 22 carati, trasformando il Millésime 2024 in un’opera d’arte unica. Questa intricata scultura è realizzata con stucco, una miscela di calce, acqua, cemento e polvere di marmo, modellata meticolosamente prima dell’indurimento. Il processo di progettazione prevede che ogni grappolo di fiori venga modellato a mano, seguita da un’attenta modellazione di ogni petalo per emulare l’aspetto di un bouquet rigoglioso.

La fragranza si apre con una frizzante nota verde, che sfocia in un cuore di rinfrescante mughetto e squisita rosa. Si conclude con una miscela di gelsomino e rosa pregiati, che avvolge chi indossa il profumo nell’essenza della primavera e nel caratteristico aroma di mughetto. Un sillage la cui freschezza ricorda per l’appunto un ramo di mughetto appena colto. Unica nota “dolente” il prezzo, non proprio alla portata di tutti (750€). Ma se siete alla ricerca di un oggetto prezioso e da collezione, di un regalo unico e per una persona speciale, questo potrebbe fare al caso vostro!

È possibile trovare tutte le edizioni della collezione speciale nel database del sito Fragrantica: Guerlain Muguet Collection.

Buon Primo Maggio ! Voi che profumo indosserete oggi ?




A Dresda nel cuore della Sassonia

La primavera è la stagione ideale per organizzare un viaggio nel cuore della Sassonia, a Dresda. Dresda è tra i 52 luoghi da visitare nel 2024 per il New York Times per celebrare i 250 anni dalla nascita del pittore Caspar David Friedrich, tra i principali esponenti del Romanticismo, navigare sull’Elba, esplorare il territorio a bordo di una bici elettrica e scoprire l’ultimazione delle ristrutturazioni del Residenzschloss, della storica piazza Neumarkt, ultimata con il complesso barocco del Palais Hoy.

A Dresda si ammirano le opere di Caspar David Friedrich nelle Collezioni d’arte statali di Dresda e nella mostra “Caspar David Friedrich. Dove tutto è iniziato” (all’Albertinum dal 24 agosto al 5 gennaio 2025 e al Kupferstich-Kabinett dal 24 agosto al 17 novembre) e i paesaggi da cui il pittore ha tratto ispirazione esplorando la i territori della cosiddetta Svizzera Sassone, della Valle dell’Elba e dell’Alta Lusazia. Proprio nel Parco Nazionale Svizzera Sassone si trova il Malerweg, il Sentiero dei Pittori Romantici, che per 116 km attraversa le montagne di arenaria dell’Elba, tra gole, cime sinuose e iconiche formazioni rocciose.

Da Dresda si può decidere di navigare in direzione di Meissen o Pirna, per continuare da qui alla volta della Svizzera Sassone. Durante la navigazione si scorgono numerosi castelli e residenze reali come il Castello di Pillnitz, il Lingnerschloss e lo Schloss Eckberg a ridosso del fiume tra bellissimi vigneti. Spettacolare è la tradizionale parata della flotta dei battelli a vapore che si tiene il 1° maggio, quando tutti e nove i piroscafi della storica flotta a vapore Sächsische Dampfschiffahrt sfilano sul fiume Elba per la “Dampferparade”. Migliaia di spettatori si radunano su entrambe le sponde del fiume per salutare le imbarcazioni, sentire i suoni delle sirene e vedere le pale del piroscafo accelerare nella manovra di svolta e, poco dopo, perderle di vista nel verdeggiante scenario fluviale della Valle dell’Elba

Da giugno a settembre infine il Castello di Pillnitz, nei dintorni i di Dresda,  torna come in origine ad essere un castello dedicato al gioco e all’intrattenimento con i “The King’s Games”, una mostra e uno spettacolo multimediale nell’Orangerie..  All’inizio del XVIII secolo, le aree gioco erano regolarmente allestite perché Augusto il Forte amava festeggiare e riuniva la corte a Pillnitz per tornei, gare e giochi. C’erano 60 giochi da tavolo, enormi altalene, un campo da badminton, piste da bowling, una ruota panoramica e molto altro.