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Simona Ventura cerca apiranti calciatori per Agon Channel

Simona Ventura, seleziona nuovi aspiranti calciatori per Leyton Orient, il talent-show sul calcio di Agon Channel, in onda ogni giovedì alle 21.00 su Agon Channel e che mette in palio un contratto di un anno con la squadra londinese del Leyton Orient.
Appuntamento lunedì 19 gennaio 2015, a partire dalle ore 9, presso lo Stadio Dei Marmi di Roma, ci sarà una selezione ufficiale di nuovi concorrenti per lo show Leyton Orient.
La conduttrice sarà affiancata dal campione del mondo Fulvio Collovati e dal direttore sportivo del Chiasso, Fabio Galante.




Valeria Valeri e Milena Vukotic saranno “Le Fuggitive” al San Babila di Milano

Valeria Valeri e Milena Vukotic, mostri sacri del teatro e del cinema italiano, danno appuntamento al Teatro San Babila di Milano dal 6 al 15 febbraio con “Le Fuggitice”, di Pierre Palmade e Christophe Duthuron, diretto da Nicasio Anzelmo

Il testo analizza le problematiche dell’universo femminile, problematiche che, nonostante lo scorrere del tempo, sembrano rimanere eguali ieri come oggi e probabilmente domani. Le due protagoniste incarnano l’archetipo delle ‘signore per bene’, appartenenti a quella dimensione femminile della società che ha imparato ad accettare le regole del gioco imposte dalla controparte maschile e che ad un certo punto della loro vita decidono di infrangere … fuggendo.

Biglietti da 22 euro.




Dal 16 al 18 gennaio FEDERICO BUFFA LE OLIMPIADI DEL 1936. PRIMA NAZIONALE

Dopo lo straordinario successo televisivo del programma Federico Buffa racconta Storie Mondiali, trasmesse su Sky, il noto cronista e commentatore sportivo è al suo debutto teatrale. “Le Olimpiadi del 1936” andrà in scena dal 16 al 18 gennaio al Teatro Menotti e, avendo registrato il sold out, sarà fruibile anche in diretta streaming acquistabile sul sito www.federicobuffa.com.

Lo spettacolo, partendo dalla narrazione di una delle edizioni più controverse dei Giochi Olimpici, quella del 1936, racconta una storia di sport e di guerra.

Le storie dello sport, sono storie di uomini. Sono storie che scorrono assieme al Tempo dell’umanità, seguono i cambiamenti e i passaggi delle epoche, a volte li superano.

È capitato a Berlino nel ‘36 quando Hitler e Goebbels volevano trasformare le loro Olimpiadi, o quello che credevano che fossero le “loro” Olimpiadi, nell’apoteosi della razza ariana e del “nuovo corso”. E invece quelle Olimpiadi costruirono i simboli più luminosi dell’uguaglianza. Il primo giorno di gara due atleti neri sul podio del salto in alto, Cornelius Jonshon e Dave Albritton. Al secondo giorno qualcuno consigliò il fuhrer sul fatto che non era più il caso di salutare personalmente gli atleti vincitori di medaglie. Jesse Owens di medaglie ne vinse addirittura 4, due record mondiali e un record olimpico, il tutto documentato, in diretta, con le immagini di Leni Riefensthal. La sua libertà creativa ha consentito di regalare all’umanità la straordinaria smorfia di disappunto di Hitler al terzo oro di Owens. Mentre in quella stessa estate del ‘36 il mondo assisteva in colpevole silenzio alla tragedia della guerra civile spagnola, e la pace scricchiolava sull’asse Roma Berlino Tokyo, le Olimpiadi illuminavano il cielo con un’altra storia, forse la più incredibile. Due atleti giapponesi arrivarono primo e terzo alla maratona di Berlino. Alla premiazione,mentre ascoltavano l’inno, la loro testa era china. Non erano giapponesi, erano Coreani. Il vincitore Sohn Kee-chung, 52 anni dopo, portava dentro lo stadio di Seul la fiamma olimpica del 1988 indossando come una seconda pelle la maglia della sua nazione, la Corea. Le storie dello sport sono storie di uomini, scorrono assieme al tempo, ma a volte lo fermano, quasi a chiedere a tutti una riflessione, una sospensione.

Le Olimpiadi del 1936: una storia fatta di tante storie e dentro altre storie.

Noi le raccontiamo all’interno di un luogo senza tempo, un luogo dimenticato, sospeso tra il sogno e la realtà. Le raccontiamo con le parole di chi c’era in quei giorni esaltanti e tremendi, le raccontiamo con lo stile narrativo incalzante di Federico Buffa, le raccontiamo con la musica e le canzoni evocative di un’epoca in bilico tra il sogno e la tragedia, le raccontiamo con le immagini “rivoluzionarie” di Leni Riefensthal.

“Le Olimpiadi del 1936” è uno spettacolo che miscela differenti linguaggi teatrali per una narrazione civile emozionale che non trascura gli accenti tragicomici.

In scena oltre Federico Buffa, che interpreta la parte di Wolgang Fürstner, comandante del villaggio olimpico, i musicisti Alessandro Nidi, Nadio Marenco e la giovane cantante Cecilia Gragnani, personaggi evocati dal protagonista nel desiderio di poter rivivere quei giorni e quei luoghi della lontana estate del 1936, I giorni delle Olimpiadi di Berlino.

“Un buco nella storia, ma noi non ce ne accorgevamo affatto”

Wolfgang Fürstner, Le Olimpiadi del 1936.

FEDERICO BUFFA – giornalista e telecronista sportivo per Sky, inizia ad occuparsi di basket negli anni ’80 ed è tra i massimi esperti italiani di NBA e sport statunitense. Tifoso del Milan, ha collaborato con il canale tematico rossonero Milan Channel. Nel 2014 incontra un felice successo di pubblico con la trasmissione Federico Buffa racconta storie mondiali, trasmessa su Sky, a cui segue il libro Storie Mondiali, edito da Sperling & Kupfer, e scritto a quattro mani con il giornalista Carlo Pizzigoni.

Federico Buffa tornerà in tv, in esclusiva su Sky, da sabato 14 febbraio (alle 23.30 su Sky Sport 1 HD) con “Federico Buffa racconta”, un  nuovo e originale format on the road chepresenterà le storie di alcuni dei grandi campioni del calcio europeo, raccontate nelle città che li hanno visti nascere o trascorrere la parte più importante della loro carriera. Si partirà sabato 14 febbraio da Belfast con la storia di George Best.

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dal 16 al 18 gennaio

FEDERICO BUFFA

LE OLIMPIADI DEL 1936

di Federico Buffa, Emilio Russo, Paolo Frusca, Jvan Sica

con Federico Buffa

pianoforte: Alessandro Nidi

fisarmonica: Nadio Marenco

voce: Cecilia Gragnani

regia: Emilio Russo e Caterina Spadaro

direzione musicale: Alessandro Nidi

costumi: Pamela Aicardi

luci: Mario Loprevite

tecnico luci: Giuliano Bottacin

tecnico video: Giacomo Delfanti

fonica a cura di Theatre Project

allestimento scenico: Cristiana Di Giampietro

foto: Laila Pozzo

produzione TieffeTeatro

PRIMA NAZIONALE

TEATRO MENOTTI

via Ciro Menotti 11, Milano

tel. 02 36592544

biglietteria@tieffeteatro.it

Acquisti online

con carta di credito su www.teatromenotti.org

PREZZI

intero – € 25.00

convenzioni – € 20.00

ridotto/under 25 – € 20,00

ridotto/over 65 (residenti a Milano) € 12,50

ridotto/over 65 (residenti fuori Milano) € 17,50

prevendita – € 1,50

ORARI SPETTACOLO,lunedì riposo

martedì, giovedì, venerdì, sabato  – ore 20.30

mercoledì  – ore 19.30

domenica – ore 17.00

 

 




Luca Jurman debutta in prima nazionale al Teatro Manzoni con “Vorrei la pelle nera”

Luca Jurman e Ugo Conti debuttano in prima nazionale al Teatro Manzoni di Milano con la favola soul (ma anche un po’ commedia musicale secondo la definizione stessa utilizzata dal regista Maurizio Colombi) “Vorrei la Pelle Nera”.
“Vorrei la Pelle Nera” non è solo la canzone di Nino Ferrer, ma la versione moderna della favola di “Cenerentola”, ricca di trascinanti canzoni, colpi di scena e tutta da ridere. Una favola soul i cui temi centrali sono l’etica, la dignità, la passione per la musica, e il delicato rapporto fra la percezione che abbiamo di noi stessi e come gli altri ci vedono.
Le splendide canzoni soul degli anni 60/70/80, in parte suonate dal vivo, la strepitosa voce di Luca Jurman, stroico insegnate di Amici di Maria De Filippi in numerose e indimenticabili edizioni del talent,  la simpatia di Ugo Conti e un cast di 8 attori musicisti saranno i protagonisti di una vicenda ambientata in un rinomato night club, tempio della musica afroamericana. Un luogo di incontro per discografici, artisti e appassionati di musica, in cui si esibiscono le migliori band della città con cantanti esclusivamente di colore.

Scritto e diretto da Maurizio Colombi Musiche originali e di scena di Luca Jurman
Canzoni edite di N. Ferrer, M. Jackson, R.Charles, W. Houston, M. Gaye, B. White, J. Brown, Commodores Jackson Five

Biglietti da 23 euro e solo quattro serate per poter assistere allo show al Teatro Manzoni.




San Valentino in Alta Pusteria. Due cuori e Tre cime tra Dolomiti e alta cucina

 I cinque comuni dell’Alta Pusteria, Sesto, San Candido, Dobbiaco, Villabassa e Braies, invitano tutte  le coppie a trascorrere un indimenticabile San Valentino circondati dalla magia del paesaggio dolomitico tra natura, ottima cucina e benefiche pause relax.

E chi è alla ricerca di una struttura speciale e accogliente per il week-end del 14 e 15 febbraio, sul sito del Consorzio Turistico Alta Pusteria (www.altapusteria.info) è possibile scegliere la struttura più adatta a ogni esigenza tra centinaia di hotel, residence, agriturismi, appartamenti e camping, verificando in tempo reale la disponibilità e i prezzi.

Per i più romantici non manca la possibilità di avventurarsi lungo sentieri innevati per tranquille passeggiate tra i boschi oppure noleggiare una slitta trainata da cavalli per una gita alla scoperta del paesaggio invernale, avvolti in calde coperte. Invece, i più temerari possono ammirare l’Alta Pusteria dall’alto a bordo di variopinte mongolfiere che solcano il cielo: un’idea speciale anche per chi desidera fare la proposta di matrimonio in un modo originale, che sicuramente lascerà a bocca aperta la propria amata




Le quattro stanze di hotel più strane al mondo. Almeno secondo Hotels.com

Serve qualche idea per una pausa originale?  Hotels.com  suggerisce quattro alberghi in cui il soggiorno darà vita ad una esperienza davvero unica: soggiornare nelle stanze più strane al mondo ovviamente in destinazioni da sogno. 

Ecco le quattro mete:

1 Arte Luise Kunst Hotel, Berlino   (2,5 stelle, a partire da €43 per camera a note). Le camere sono state dipinte e arredate da artisti e i temi sono i più svariati: dalla cemera per giganti a quella dedicata ai fumetti. 

2-Madonna Inn, San Luis Obispo (California) – (3 stelle, a partire da €179 per camera a notte)
Gli amanti dei Flintstones hanno la possibilità di soggiornare in una stanza (attenzione è la numero 137) che ricostruisce  una vera e propria grotta simile all’abitazione degli uomini primitivi anche se, ovviamente, dotata di ogni comfort.

3-Hotel Costa Verde,  Manuel Antonio (Costa Rica) – (3,5 stelle, a partire da €184 per camera a notte)
L’hotel infatti è stato costruito all’interno della fusoliera di un Boeing 727 del 1965. Appoggiato su un piedistallo di 50 metri d’altezza, vi si accede tramite una scala a chiocciola che consente di occupare gli spazi abitativi, arredati con pannelli in teak. Dall’alloggio, inoltre, è possibile godere di una vista spettacolare.

4-Marmara Antalaya, Antalaya (Turchia)  – (5 stelle, a partire da €61 per camera a notte)
Costruito su una struttura galleggiante su un serbatoio da 500 tonnellate d’acqua, alcune delle camere dell’hotel compiono un giro costante di 360 gradi. La forma circolare e le vetrate gli consentono di funzionare come ruota panoramica, permettendo agli ospiti di addormentarsi con la veduta della piscina e svegliarsi con quella del mare. Ma non è tutto, all’interno dell’enorme ristorante si ergono nove gigantesche colonne, ognuna delle quali è stata realizzata secondo un tema: una, per esempio, funge da libreria, circondata da scale utili per accedere ai volumi più in alto, una invece ospita opere d’arte e un’altra permette di improvvisarsi artisti dipingendo graffiti. E per i più sportivi, una colonna è addirittura attrezzata per praticare l’arrampicata.




Enrico Brignano torna al Teatro Sistina con Evolution

Enrico Brignano torna sul palco del Teatro Sistina di Roma dal 27 gennaio con Evolution, uno show tutto nuovo, dedicato all’evoluzione dei comportamenti e al nostro rapporto ormai vitale con la tecnologia

In due ore, Brignano racconterà millenni di storia, dal paradiso terrestre al digitale terrestre, dalla mela di Adamo alla mela di Steve Jobs, dal fossile al missile. Un viaggio attraverso l’evoluzione, giocando con le sue contraddizioni e sorridendo di qualche errore. Perché il cambiamento è inevitabile, bisogna sì guardare al passato, ma è lecito farsi qualche domanda sul futuro. Si tratta di un’evoluzione della specie o di una specie di evoluzione? In ogni caso Questo spettacolo darà una risposta a tutte le domande che ci facciamo ogni giorno, e per tutte le domande c’è sempre un’unica risposta….”Guarda su Internet”.

Il racconto si snoderà all’interno di una scenografia tecnologicamente avanzata, con un disegno luci suggestivo.

Biglietti da 28,75 euro.

 




Martha Rossi & Killer Queen al Teatro della Luna di Milano il 2 febbraio per “A night with Queen”

Solo un’occasione a Milano per vedere dal vivo Martha Rossi & Killer Queen. l’appuntamento è fissato per lunedì 2 febbraio, alle ore 21, al Teatro della Luna di Milano. Gli artisti,  con la straordinaria partecipazione dell’Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus e I Musici Cantori di Milano presentano dal vivo “A night with Queen”.

I Killer Queen tribute band ufficiale dei Queen per l’Italia, in duetto con Martha Rossi, già nota per essere stata scelta personalmente da Brian May come una delle protagoniste del musical “We Will Rock You” (oltre che protagonista di una storica  edizione di Amici di Maria De Filippi)  daranno vita a “A night with queen”, show prodotto da Rockopera ricco di sorprese sulle note dei più grandi successi della storica band inglese.

I biglietti sono in vendita in tutti i punti vendita TicketOne   e ovviamente al botteghino del teatro nelle sere di spettacolo.




Francesco Facchinetti ospite d’onore di O.X.S. a Pitti Uomo

Francesco Facchinetti è stato l’ospite d’onore dello stand O.X.S. a Pitti Uomo. Il dj, cantante e conduttore televisivo ha accompagnato la presentazione della collezione autunno-inverno 2015/16 del brand e della capsule collection O.X.S. by Alle Tattoo.

L’artista che per anni ha fatto del suo corpo “un diario su cui scrivere” è stato lo special guest del debutto dello scarponcino-icona di O.X.S, il Frank, nell’inedita versione “tatuata” by Alle Tattoo, celebre tatuatore modenese detentore di quattro Guinnes World Record.

O.X.S. continua così a utilizzare forme alternative di comunicazione sperimentando  un modo di comunicare trasversale, universale e intenso quale il tatuaggio, da tempo un vero e proprio messaggio, oltre che un modo di essere, e legandosi a un artista simbolo dell’eccellenza italiana, come lo stesso brand.

 




Die Soldaten, alla Scala un’occasione unica per scoprire l’opera di Bernd Alois Zimmermann

In arrivo al Teatro alla Scala di Milano il capolavoro di Bernd Alois Zimmermann: un’opera gigantesca e totalizzante, un appuntamento irrinunciabile per chi ama la musica, il teatro, la letteratura. Lo spettacolo sarà in scena al Piermarini dal 17 gennaio al 3 febbraio. Prima di ogni recita un incontro introduttivo gratuito con Franco Pulcini nel Ridotto dei palchi.
“Se ci fosse un Guinness dei primati per le opere, Die Soldaten vincerebbe in molte categorie” scherza il regista Alvis Hermanis. I primi aspetti che colpiscono del capolavoro di Bernd Alois Zimmermann sono il gigantismo e la complessità di una produzione che prevede 25 cantanti solisti e un’orchestra sterminata che dalla buca si espande nei palchi: in tutto 112 professori inclusi 15 percussionisti, 4 dei quali occuperanno i palchi doppi situati nel 1° e 2° ordine a sinistra, e 6 (Stage Bands I, II e III) saranno dislocati nella Sala Prove dell’Orchestra e riprodotti live in sala da altoparlanti collocati nel soffitto; infine un complesso “Jazz Combo” di 4 elementi è collocato nella barcaccia stampa.

Ma Die Soldaten è anche un capolavoro totalizzante, un classico del Novecento non solo musicale capace di atterrire con complessità inaudita e livelli di tensione parossistici e nello stesso tempo di emozionare e commuovere il pubblico, come testimonia il successo caloroso ottenuto da tutte le produzioni e in particolare da questa, presentata al Festival di Salisburgo nel 2012.

Per aiutare il pubblico ad accostarsi all’universo affascinante e complesso di Zimmermann il Teatro alla Scala ha organizzato prima di ogni recita un incontro preparatorio nel Ridotto dei Palchi a cura del professor Franco Pulcini. L’incontro avrà luogo alle ore 19 (apertura porte ore 18.30) e sarà aperto gratuitamente  a tutti i possessori di abbonamento o biglietto, fino a esaurimento dei posti.

 

L’opera

È il 1957 quando il direttore dell’Opera di Colonia suggerisce a Zimmermann (1918-1970) il testo teatrale di Jakob Lenz (1751-1792) come soggetto per un’opera (c’era un precedente, composto da Manfred Gurlitt nel 1930). Lenz, nato a Cēsvaine (Seßwegen) in Lettonia, cresciuto a Königsberg e per un certo tempo amico di Goethe, è stato un esponente di spicco dello Sturm und Drang: Die Soldaten è ricordato anche come applicazione pratica delle Osservazioni sul Teatro in cui Lenz teorizza il superamento delle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione; la breve e tragica vita dello scrittore, del quale dopo un duro litigio con Goethe vaga per diversi paesi, prossimo alla follia, fino al trasferimento a Mosca dove viene trovato morto per strada una notte di maggio, ispira il racconto “Jakob Lenz” di Büchner, da cui nel 1978 Wolfgang Rihm trae l’opera omonima. Zimmermann, cresciuto negli anni del nazismo e traumatizzato dall’esperienza della guerra (era stato in Polonia, Francia e Russia prima di essere riformato per malattia), è certamente colpito dagli aspetti di polemica antimilitarista ma anche e soprattutto dalla modernità del linguaggio e dal superamento delle unità di tempo e di luogo. “Dio è uno soltanto in tutte le sue opere, e deve esserlo anche il poeta” aveva scritto Lenz; Zimmermann parla di “Unità dell’azione interiore, deduzione della molteplicità dei fenomeni a partire da una unità logicamente rigorosa, ma capace di aprirsi, di svilupparsi…”.

Dal punto di vista musicale, il modello di questa unità è la perfetta costruzione musicale del Wozzeck (tratto da Büchner: si disegna così una precisa costellazione estetica, e sarà interessante ascoltare le due opere dirette dal medesimo maestro nel corso della stagione scaligera). Come Berg, Zimmermann costruisce i suoi numeri musicali (15 scene nei Soldaten come in Wozzeck) adottando in massima parte il linguaggio dalla dodecafonia ma rifacendosi a forme della musica strumentale classica e preclassica: Ciaccone, Ricercari, Toccate… Il riferimento a queste forme è tuttavia più simbolico che letterale, e l’universo musicale che Zimmermann, memore anche dei suoi anni di lavoro per la radio, include nel suo lavoro è vastissimo: dal jazz, rappresentato da una band nella scena della ballerina andalusa nel Café d’Armentières nel II atto e presente come suggestione in molti altri luoghi dell’opera, a due corali dalla Matthäuspassion di Bach che irrompono nell’intermezzo del II atto insieme al Dies Irae, alla musica elettronica e concreta. Ne emerge una “forma pluralistica del teatro musicale” la cui ambizione totalizzante (o apocalittica) è riaffermare una concezione del tempo non lineare ma circolare presentando un intreccio di piani temporali che in alcune scene (II e IV atto) giunge alla rappresentazione simultanea di azioni diverse. Non a caso, se il dramma di Lenz era ambientato nelle Fiandre nel 1775, la partitura dell’opera di Zimmermann (il cui libretto aggiunge alla “commedia” di Lenz quattro poesie) reca l’indicazione “Tempo: oggi, ieri e domani”. Agostino, Bergson, Husserl sono tra le fonti di ispirazione del pensiero del compositore. In questo circolo allucinato sono prigionieri tutti i personaggi, condizionati, scrive Zimmermann, “non dal destino ma piuttosto dalla costellazione fatale delle classi sociali, delle circostanze, dei caratteri, a partire dalla quale essi subiscono in fondo innocentemente eventi ai quali non possono sfuggire”.

Il progetto originale di Zimmermann prevedeva che il pubblico sedesse al centro di una dozzina di gruppi orchestrali separati: un’impostazione visionaria che nel 1960, insieme alla complessità della partitura, fece recedere l’Opera di Colonia dal progetto nonostante il forte sostegno di Hans Rosbaud, cui l’opera sarà dedicata. Secondo il Sovrintendente Oskar Schuh e il Direttore Musicale Wolfgang Sawallisch il lavoro era semplicemente ineseguibile. Il rifiuto spinse l’autore a importanti ripensamenti ma non ad abbandonare l’impresa. Nel 1963 la Westdeutscher Rundfunkorchester diretta da Michael Gielen presentò un estratto sinfonico dell’opera, confutando almeno in parte la tesi dell’ineseguibilità. Le ultime due scene del III atto, il IV atto e gli intermezzi furono composti nel 1963/64, e Die Soldaten andò finalmente in scena a Colonia il 15 febbraio 1965.

 

L’allestimento

Nonostante la relativa rarità di esecuzione, o proprio perché ogni messa in scena costituisce uno sforzo produttivo straordinario e un evento culturale di primo piano, Die Soldaten ha impegnato alcuni dei maggiori registi del nostro tempo. La prima esecuzione ebbe luogo a Colonia nel 1965, per la direzione di Michael Gielen e la regia di Hans Neugebauer. La prima italiana avviene a Firenze nel 1977. Tra gli allestimenti più importanti si ricordano quello di Harry Kupfer a Stoccarda alla fine degli anni ’80, quello della Semperoper di Dresda con l’acclamata regia di Willy Decker nel 1995 e  quello della Biennale della Ruhr nel 2006 con la messa in scena di David Pountney. Nel 2013 l’opera di Zurigo propone un allestimento di Calixto Bieito con la direzione di Marc Albrecht, mentre è dello scorso maggio la versione di Andreas Kriegenburg per l’Opera di Monaco con Kirill Petrenko sul podio.

Il presente allestimento è stato presentato nei vasti spazi della Felsenreitschule nel corso del Festival di Salisburgo nell’agosto 2012, con Ingo Metzmacher alla testa dei Wiener Philharmoniker: ma la versione scaligera sarà radicalmente ripensata anche in base alle diverse caratteristiche del palcoscenico. “Con infinita sottigliezza il regista lettone Alvis Hermanis rende ciascuno di noi colpevole di voyeurismo. Ogni dettaglio di questa produzione è rifinito fino alla perfezione”, scrisse allora Shirley Apthorp sul Financial Times, aggiungendo che se un difetto si poteva trovare era la troppa bellezza nell’interpretazione di un’opera così corrosiva e brutale: “Sia la seduttiva bellezza della messa in scena di Hermanis sia la direzione meticolosa di Ingo Metzmacher sembrano smussare gli spigoli della dura partitura di Zimmermann”. Sul versante musicale, notava George Loomis sul New York Times, “Oltre a un magistrale lavoro sull’insieme, Ingo Metzmacher dirige con palpabile dedizione per questa partitura… Laura Aikin, alla testa di un numeroso cast, è impressionante nella parte della protagonista Maria e garantisce che le numerose note acute previste siano tutte al loro posto.  Impressionante il lamento di Gabriela Benackova come Contessa de la Roche”.

 

Nello spettacolo alla Scala, come a Salisburgo, la partitura di Zimmermann sarà interamente eseguita dal vivo inclusi i passaggi all’inizio del Quarto atto per i quali, in considerazione dell’estrema complessità esecutiva, il compositore aveva raccomandato di utilizzare un nastro registrato. Le modifiche della partitura, per quanto riguarda l’utilizzo di nastri registrati, corrispondono alle rappresentazioni del Festival di Salisburgo e sono state riprese nella stessa forma al Teatro alla Scala.

 

La trama

La storia della caduta di Marie, borghese promessa a un giovane che l’ama e sedotta da un ufficiale che non mantiene le sue promesse, ha radice nelle esperienze di Lenz. Nel 1774 il barone Friedrich Georg von Kleist, al servizio del quale Lenz si era trasferito a Salisburgo, si era impegnato a sposare la giovane borghese Cleophe Fibich, per poi partire lasciandola tra le braccia del fratello minore, non senza che anche Lenz se ne innamorasse riassumendo poi la vicenda in un Diario. Proprio questo diario, insieme alle considerazioni sulla moralità dei soldati espresse nel saggio Del matrimonio dei soldati (Lenz fu uno dei primi sostenitori degli eserciti popolari e nazionali in opposizione alle armate mercenarie) fu alla base del dramma Die Soldaten. Nel testo di Lenz padre e figlia alla fine si riconoscono e si abbracciano lasciando spazio alla morale esposta dalla Contessa; nell’opera la ricongiunzione non avviene e i personaggi restano nella disperazione e nella solitudine.