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Lolita: la nuova identità di Mr Dailom passa per la pista da ballo

Dopo i due album Sulle mie gambe e Vita da cane, è uscito il 2 luglio Lolita, il nuovo singolo di Mr Dailom, un brano che segna una vera e propria svolta creativa nel percorso dell’artista.

Spostandosi verso nuove sonorità latine, tipiche del reggaeton, ma sempre legate al mondo urban, il singolo apre un nuovo capitolo nella carriera di Dailom; scelta chiaramente non dettata dalla necessità di aderire alle tendenze del momento, ma che getta piuttosto le fondamenta per una nuova identità.

Il brano, oltre a delineare un nuovo percorso, parla di una esperienza personale di Dailom che viene ben rappresentata anche dal video, diretto da Paolo Meroni di Altered Studio (https://youtu.be/sPnB-DzAxpE): in questo, infatti, la protagonista (Letizia Poma) ha un atteggiamento smorfioso e giocoso, a tratti sprezzante dei sentimenti che il partner le esprime e manifesta; quello che emerge, tuttavia, è un messaggio positivo, di rivincita del protagonista, che nelle scene finali si dimostra non più affranto dal rifiuto, ma sorridente, quasi a pregustare l’attesa di un nuovo inizio.

Com’è nato il tuo nuovo singolo Lolita?

Sicuramente nasce dall’esigenza di scrivere e cantare sulle basi latin e arriva da una mia esperienza personale che ho condensato in una canzone durante il periodo del lockdown. Ci sono chiari riferimenti al contesto al quale appartengo ora, ovvero la pista da ballo che ho potuto vivere per un anno e che mi ha regalato bellissime esperienze, ahimè, prima delle chiusure.

Cosa ti ha spinto a iniziare questo nuovo capitolo legato alle sonorità latine?

Semplicemente andando alle serate latin e iniziando a prendere lezioni di bachata mi sono innamorato del genere, per me è stato un po’ come tornare all’inizio della mia carriera; i primi rapper, infatti, li ho sentiti dallo stereo di amici domenicani in auto e gli ascolti di allora erano Daddy Yankee e Don Omar, per intenderci.

Chi è Mr Dailom oggi e chi era ieri?

Oggi è un artista con esperienza che riesce a sfruttare maggiormente i suoi talenti.

Sono cresciuto grazie a delle esperienze che ho volutamente scelto per uscire dalla mia confort zone, ovvero ho sperimentato fino al punto di trovare maggiore feeling con i suoni che mi piacciono, e soprattutto, dal punto di vista della scrittura, ho cercato di distaccarmi dai classici canoni del rap provando a scrivere per e con altri come autore.

Il Dailom di ieri è stato fondamentale per il mio percorso, la musica è uno sfogo emotivo quasi terapeutico, e nei miei due precedenti album ho sfogato la rabbia senza fare calcoli, oggi invece ho maggiore consapevolezza del mio intimo, per cui ho l’esigenza di esprimerlo.

C’è un tuo brano al quale ti senti particolarmente legato? Perché?

Allora, io cerco di vivere sempre nel presente in base al trasporto emozionale che quella canzone mi trasmette, per cui ora come ora dico Lolita, perché mi ricorda anche quella normalità prima della pandemia, passata tra serate e appuntamenti, una normalità che stiamo gradualmente recuperando.

Progetti futuri?

Sicuramente vorrei far uscire un nuovo album; inoltre vorrei dimostrare che si può intrattenere e far divertire le persone trattando anche di contenuti seri, ma con la delicatezza di chi si sa esprimere senza appesantire l’ascoltatore, che a volte ha voglia solo di “scappare” un po’ dalla quotidianità.

Ph. Chiara Sardelli

 

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Tatuaggi: l’ironia di Andrea Annecchini per celebrare le differenze

Dopo il successo di Gerbere in dicembre (terzo estratto dall’album Apri gli occhi), arriva in radio e negli stores dal 2 luglio il nuovo singolo di Andrea Annecchini, Tatuaggi, scritta da Andrea stesso insieme al Maestro Giancarlo Prandelli (GNE Records).

 

Tatuaggi è una canzone pop rock indie, dal messaggio pungente veicolato con ironia: si tratta, infatti, di una esortazione a non giudicare dall’aspetto, a non lasciarsi andare a giudizi basati unicamente sulle apparenze, soprattutto in un momento di difficoltà come quello attuale. Un invito a valorizzare la diversità di aspetti e di opinioni, nella convinzione che sono le differenze a rendere più ricco e bello il nostro angolo di universo.

Un messaggio tradotto in modo giocoso e allegro dal video (https://youtu.be/iyh4VUj5V8s), realizzato da Carlo Neviani e girato in un vero studio di tatuaggi (Pride & Glory Tattoo), con un alone di leggerezza e di colore che sicuramente non può che suscitare allegria e buon umore.

Ne parliamo meglio con Andrea stesso.

Com’è nato il brano Tatuaggi?

Cercavo una sonorità fresca, ritmicamente allegra e spontanea. Questo brano è nato proprio da questo mood: nella spontaneità, ovviamente, ma anche nel guardarmi intorno e vedere un mondo di colori, tatuaggi e persone alla continua ricerca di un cambio di aspetto.

Viene spontaneo chiedere: hai qualche tatuaggio?

Paradossalmente non ho tatuaggi, non ho mai contemplato la possibilità di farne uno fino ad ora. Dopo aver girato il video sicuramente la voglia di farsene uno aumenta: tutti quei disegni, quelle forme, quei colori ispirano a disegnare e disegnarsi il corpo, senza dubbio. Mi piacerebbe, insomma, ma non trovo mai l’ispirazione giusta nel decidere cosa realmente tatuare. La mia anima viaggia a velocità che la mente non controlla, spesso il mio essere così sognatore, così utopico e creativo, spinge la mia mente a provare tutto ciò che la vita sa darmi, ma non si sofferma. Per questa ragione non riesco a decidere ancora l’immagine giusta da fermare sulla pelle.

Fra poco dovrebbe uscire il tuo libro… Ti va di parlarcene un po’?

Nel libro che uscirà presto, racconto la collaborazione e il lavoro che si evolve tra un artista e il suo produttore. Potrebbe essere sicuramente utile per chi vuole iniziare questo percorso, per chi vuole rendere questo il lavoro di tutti i giorni, la sua stabilità. Sicuramente uno degli scopi del libro è lanciare il messaggio che nulla è impossibile se ci credi veramente, che la vita sa regalarti eventi importanti quando è il momento di sperimentarli. Che qualsiasi cosa decidiamo e costruiamo dentro di noi diventa reale, se hai fede in quello che sei e in ciò che fai. E per finire spero di poter spiegare come queste trasformazioni cambiano la prospettiva di noi e di quello che è intorno a noi; collaboratori, amici e amori, tutto cambia in meglio se restiamo saldi in ciò che vogliamo veramente. Nel libro descrivo proprio come è cambiato tutto in me e con me.

Progetti per il futuro?

Sicuramente nei prossimi mesi c’è la costruzione di un nuovo album, ho ancora tanti contenuti da esprimere e rendere pubblici.

Appena sarà possibile spostarsi, però, partirò per l’America Latina con l’album Apri gli occhi, infatti sto ricantando i brani in lingua spagnola. Questo mi entusiasma molto, perché viaggiare è sempre stato un desiderio che finalmente potrò realizzare. Grazie alla vittoria ai Sanremo Music Awards sarà a Cuba nel mese di novembre, ma prima presenzierò al Festival della Moda di Venezia, a settembre.

Ph. Federico Folli

Tatuaggi : https://backl.ink/147277476

 

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Il conformismo dei Little Liars nel nuovo singolo di Dilemma

Dopo il successo di I don’t wanna smile, Dilemma torna con un nuovo brano, Little Liars, fuori dal 9 luglio. Con un testo profondo, ancora una volta la giovane artista bresciana si fa portavoce del disagio della sua generazione che, oltre a vivere in un periodo storico incerto, si deve confrontare con le difficoltà tipiche dell’adolescenza.

Attraverso la sua musica, con sonorità indie rock e un sound che, nel finale, diventa una sorta di marcia, Dilemma denuncia la logica pericolosa del conformismo, portata al suo estremo, raffigurando appunto  la marcia dei Little Liars, soldatini obbedienti, che seguono le ombre di terze persone, leader che ne condizionano i comportamenti.

Come nasce Little Liars?

Little Liars nasce dall’idea di voler esprimere una sensazione personale, cercando di riportarla attraverso metafore e altre forme descrittive indirette. Il brano vuole “scoperchiare” la realtà dei fatti, ossia la tendenza a fingere di essere qualcun altro solo per appartenere ad un gruppo.

Pensi che la pandemia ed il lockdown abbiano acuito questi problemi per la tua generazione?

Sicuramente, il mio progetto nasce proprio dal lockdown, un periodo di riflessione e scoperta, quindi ogni pezzo racchiude un momento passato in quei mesi.

Come ogni adolescente, vivo questo tipo di situazioni ogni giorno e il mio modo di sfogarmi è scrivere e produrre quello che ho in mente. In particolare, i sei testi racchiudono: la mia passione per la musica, l’amicizia, la “tossicità” di alcuni rapporti, la società, la visione che ho di me stessa… cosa su cui ho lavorato molto durante il lockdown.

Quali artisti musicali ascolti più spesso?

Tra i primi cantanti che ho seguito c’è Noemi, ho iniziato ad ascoltare le sue canzoni alle elementari e mi sono innamorata delle sonorità e del genere dei suoi brani, della sua voce e dei testi.  Crescendo ho poi scoperto la musica estera, quella americana in particolare. La prima artista che mi ha colpito è stata Miley Cyrus. Ad oggi mi ispiro a quelli più indie rock, pop come ed esempio Mika, Billie Eilish, Melanie Martinez, Cavetown, Camila Cabello, Harry Styles… e tanti altri. Di italiano mi piace molto anche Achille Lauro.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Spero un giorno di poter rendere questa passione il mio lavoro, vorrei vivere di musica al 100%, quindi il mio progetto al momento è continuare a fare quello che mi piace, continuare a fare musica.

Ph: Giulia Strazzabosco

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Stefano Colli racconta Aquiloni, il suo album di esordio

Stefano Colli non ha bisogno di presentazioni, è un artista poliedrico che si divide tra la carriera come cantante e quella da attore. Aquiloni è il suo album di esordio, dopo i singoli Crudele e Guarda la Notte. Prodotto e arrangiato da Giancarlo Di Maria, Aquiloni è composto da nove tracce che includono sette pezzi inediti, una cover del brano “La lettera che non scriverò mai“, portato al successo da Fiorella Mannoia, e un prologo introduttivo, recitato dal famoso attore italiano Ivano Marescotti.  Il progetto si arricchisce della preziosa collaborazione di Giò Di Tonno, nel brano Indispensabile, di Iskra Menarini in Mozambico e di Rebecca Pecoriello nel singolo di lancio Aquiloni,  di cui è anche autrice. Il booklet dell’album è interamente illustrato da Patrik Fongarolli Frizzera, noto per il suo progetto artistico Il lato fresco del cuscino.

Il brano Aquiloni è la chiave di lettura di tutta l’opera che si caratterizza per un sincretismo artistico che, del resto, rispecchia proprio la versatilità artistica di Stefano. Una ricerca che si concretizza in un’opera pluriartistica, che unisce letteratura, musica, teatro, arti visive. Aquiloni è un inno all’unicità dell’essere umano e alla continua ricerca del senso profondo della vita, in cui ogni uomo è protagonista spaesato. Gli aquiloni rappresentano quindi l’essere umano, sospinto da venti e correnti che sembrano guidarne il percorso; l’uomo è un aquilone che percorre il suo tragitto, il cammino della vita, evolvendo ad ogni incontro, evento, esperienza, bella o brutta che sia, ma restando libero e sempre più consapevole della propria identità ed unicità. Il testo vuol essere, pertanto, un appello e una rivendicazione di tale libertà e, al contempo, della necessità e del diritto di proteggere la bellezza che ancora rimane in noi e attorno a noi.

Abbiamo incontrato Stefano che, nella video intervista che segue, ci racconta come è nato questo suo ultimo progetto e quali sono i suoi impegni futuri.

ph. Riccardo Sarti

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Stefano Duranti Poccetti – Per una nuova Commedia dell’Arte. Nuovi intrighi e nuove maschere

La Commedia dell’Arte  è parte integrante della nostra cultura,  uno dei patrimoni teatrali più importanti, oggi apparentemente dimenticata o spesso incompresa nella sua natura ed essenza. Eppure, ad una più attenta analisi, essa sembra essere sempre viva e attuale. Viene da chiedersi, quindi, come si può riproporre la Commedia dell’Arte ai giorni nostri?

Ce lo racconta Stefano Duranti Poccetti, laureato in Discipline letterarie, artistiche e dello spettacolo alla facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo (Università degli Studi di Siena), giornalista e traduttore, con il suo bellissimo libro Per una nuova Commedia dell’Arte. Nuovi intrighi e nuove maschere (Edizioni Akkuaria), opera adottata recentemente in una importante università americana, la Middlebury Language Schools di Vermont.

Come nasce Per una nuova Commedia dell’Arte. Nuovi intrighi e nuove maschere?


La pubblicazione è del 2017. Ho sempre amato il teatro ed i miei primi tentativi letterari sono stati proprio teatrali. Poi, per un lungo periodo, ho scritto prevalentemente poesia e nel 2017 sono arrivato al testo citato. Non so proprio da dove tutto sia scaturito: pura ispirazione, voglia di scrivere commedie, di divertirsi scrivendo, perché il bello di scrivere commedie è proprio questo, che si riesce a volte a sorprendere se stessi e a strapparci un sorriso.

Quali potrebbero essere i nuovi intrighi e le nuove maschere di cui parli?
Partiamo dalle maschere. All’interno di questo libro ho posto anche un piccolo dizionario di personaggi da me inventati. Ci sono, solo per citarne alcuni: il Politico Corrotto, Il Mafioso Caduto in Fallimento, il Notaio Napoletano, l’Uomo Vicino al Suicidio. Non credo che abbiano bisogno di presentazioni e che già i nomi dati siano già abbastanza evocativi. Questi e altri danno vita a nuovi intrighi dal carattere a tratti comico, a tratti tragico, proprio perché c’è l’intenzione, attraverso la commedia, sì di far ridere, ma anche di far riflettere e piangere intimamente su temi e personaggi che dovrebbero rispecchiare problematiche sociali ed esistenziali.

Nel libro, oltre a presentare e auspicare una nuova teoria teatrale, proponi alcuni testi per la nuova Commedia dell’Arte, uno di questi è “Città comica, città tragica”. In cosa consiste?
“Città comica, città tragica” è la prima pièce della raccolta e se non ricordo male anche la prima che scrissi, proprio perché possedeva in sé tutti gli elementi della mia idea di Nuova Commedia dell’Arte. Innanzitutto, assistiamo al gioco tra comico e tragico e troviamo qui alcuni dei personaggi principali. Abbiamo il perfido Politico Corrotto che non riesce a conquistare la più bella del paese: Isabella appunto (gioco di parole), e così si avvale dell’ausilio del Mafioso Caduto in Fallimento, che però fallisce tutti i suoi stratagemmi. Isabella è innamorata del timido Misantropo e alla fine i due riusciranno a stare insieme, dopo tante peripezie. All’interno della commedia si assiste nel finale al ritorno della più famosa delle maschere della Commedia dell’Arte, vale a dire Arlecchino, che rimetterà ordine alla vicenda. Particolarità della mia ideazione sta anche nella scenografia, la quale rappresenta la città in cui sono ambientati i fatti e che non cambia mai durante la messinscena. I personaggi la abitano simultaneamente, senza entrate e uscite. In questo modo vivono di volta in volta le diverse zone della città, ma le altre intanto rimangono vive e i personaggi in quel momento non chiamati alla recitazione accompagnano il dramma con gesti e movimenti.

Nel “Manifesto per il Ritorno della Commedia dell’Arte”, contenuto nel libro, auspichi un teatro che non tenga conto della televisione e che non sia autoreferenziale. In che modo può avvenire questa emancipazione?
Non è propriamente una emancipazione, è un tornare indietro per migliorarsi. Una volta chi faceva teatro poi poteva fare televisione, oggi spesso è il contrario e questo fa sì che la qualità si venga a perdere (vi svelo un segreto lettori, non vado quasi più a teatro, perché non si possono proprio vedere gli attori che recitano col microfono, non essendo in grado d’impostare la voce. Negli ultimi anni ho preferito andare all’opera, lì dove la qualità è indispensabile – e non nego che per la mia Commedia dell’Arte un po’ di spunti dalla lirica li ho presi, in particolare per quanto concerne la creazione di atmosfere e stereotipi.)
Trovo inoltre che, sì, oggi quello che vediamo in scena sia autoreferenziale, scusami la parola, non so se qui possiamo dirla, ma spesso e volentieri si assiste a masturbazioni artistiche, se mi consenti. Questi due elementi, mancanza di qualità e autoreferenzialità, hanno allontanato un certo pubblico dal teatro e questo è un peccato.

La pandemia ha colpito molto duramente tutto il settore dello spettacolo e forse con particolare forza il mondo del teatro. Secondo te questa può essere un’occasione di rinascita? Come?
Semplicemente ricercando sulla qualità. Nei momenti difficili non c’è tempo per i compromessi e per le manfrine. Ora più che mai bisogna puntare sulla meritocrazia e sull’innovazione!

Perché la gente non andava più a teatro prima della pandemia?
Credo di averti risposto nella domanda precedente: per mancanza di qualità e anche a causa di un teatro troppo autoreferenziale. Cosa potrei aggiungere a questo? Forse potrei imputare qualcosa anche alla scuola. A volte vengono organizzati progetti in cui si portano i ragazzi a teatro, e questo è bello, il problema è quello che si porta a vedere, di norma un mattone di teatro sociale quasi ducumentaristico (oddio, quanto lo odio, vi prego, mettetelo al bando, ci bastano i documentari televisivi!). Portate i ragazzi a vedere una bella commedia di Molière, di Eduardo o di Goldoni e vedrete che si appassioneranno al teatro!

Per acquistare il libro:




I don’t wanna smile è il grido di Dilemma e di una generazione

Giovanissima artista bresciana di talento, Dilemma (Gaia Parzani) esordisce con un singolo in inglese, I don’t wanna smile, scritto da lei stessa insieme al Maestro Giancarlo Prandelli, che ha composto la musica e curato tutto l’arrangiamento.
Un brano molto attuale, che esprime un disagio tipico dell’adolescenza, oggi portato all’estremo dalle restrizioni dovute alla pandemia, momento difficile per i giovani che si sono visti privati  di tante risorse fondamentali dal punto di vista psicologico, emotivo, sociale.

I don’t wanna smile è una critica verso la società odierna, fatta di sorrisi finti e forzati, di apparenza e socialità virtuale. Un messaggio sottolineato dallo stesso video, https://youtu.be/50UtbzP0gmE, per la regia di Federico Folli e il contributo artistico del Maestro Giancarlo Prandelli.

Cosa ha ispirato I don’t wanna smile?
Diversi pensieri e situazioni in cui mi ritrovavo a fingere un sorriso quando non avevo voglia di “essere felice” e volevo stare sola in camera mia in silenzio. Ormai è da un anno che siamo costretti a rimanere in casa, di conseguenza l’entusiasmo e la voglia di sorridere è meno presente. Il mio messaggio, però, non è espressione di un disagio, ma di un semplice stato d’animo che dovrebbe essere normale alla nostra età.
Il video rispecchia il concetto che volevo rappresentate, suono più strumenti e canto, uso tutti i mezzi che ho a disposizione per trasmettere il mio messaggio. È ambientato in montagna, ricorda il “distacco” dalla realtà sociale a cui tutti sono ormai abituati, quella virtuale; ma sottolinea anche il desiderio di tornare ad attribuire il giusto peso alle esperienze vissute nella vita reale.

Quali artisti musicali ascolti più volentieri?
Noemi in primis: ho iniziato ad ascoltare le sue canzoni alle elementari. Mi sono innamorata delle sonorità, della sua voce e dei testi. Tutt’oggi la ascolto e la seguo come quando avevo 9 anni. Crescendo ho poi scoperto la musica americana, Miley Cyrus ad esempio. Ad oggi mi ispiro a quelli più indie rock, pop come : MIKA, Billie Eilish, Melanie Martinez, Cavetown, Camila Cabello, Harry Styles… e tanti altri. Sono più concentrata sulla musica internazionale, ma di italiano mi piace molto Achille Lauro.

Da dove prendi ispirazione?
Prendo ispirazione da qualsiasi cosa. Può essere una frase sentita in un film, una situazione che ho vissuto o che mi hanno raccontato. Un’idea, una metafora…qualsiasi cosa che mi riporti ad un concetto che sento di voler esprimere a mio modo.

Progetti nel immediato futuro?
Il mio primo progetto è fare musica, ho la fortuna di essere supportata da una squadra che crede in me, il Maestro Prandelli ( GNE Records), con cui sto lavorando per la realizzazione di altri brani… Spero che questo percorso diventi una professione in futuro, chissà…

Ph. Elisabeth Lens

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Il brano autobiografico di Adriano Cassara: Nel Mondo degli Eroi

Dopo l’anteprima esclusiva sul prestigioso sito del MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) arriva su YouTube il video di Nel Mondo degli Eroi (https://youtu.be/SodhO7ZHf28), singolo d’esordio di Adriano Cassara, frutto della collaborazione tra GNERECORDS, MUSICAVIVA EDIZIONI ed EVENTI e MANAGEMENT. Un brano fortemente voluto dall’artista, che racconta la sua emozionante storia di paternità a soli 19 anni: le responsabilità, il sacrificio e le difficoltà che questa scelta ha comportato, rendendo Adriano un eroe moderno, senza super poteri, ma armato solo della volontà di donarsi al proprio bambino.

Come nasce Nel Mondo degli Eroi?
Ho sempre voluto dedicare una canzone a mio figlio, che mi ha cambiato la vita per sempre. Questo brano nasce da questa volontà e dal fatto che, essendo diventato padre a soli 19 anni e non capendo ancora l’importanza e il vero significato della parola papà, ho sentito la necessità di raccontare e condividere questa mia esperienza con chi come me ha affrontato la paternità in giovanissima età… Ad oggi posso dire che è stata molto bella e positiva, ma non è stato facile e penso che questo traspare sia dal brano che dal video. Il video nasce da un’idea del mio management, la Eventi e Management; assieme alla mia etichetta discografica, la GNE Records, abbiamo voluto dare l’idea di una riflessione a voce alta. Con la neve e le avversità meteorologiche che si vedono in tutto il video abbiamo voluto rappresentare quello che ho dovuto affrontare fino ad oggi affinché potessi essere un padre presente, ma con la consapevolezza che tutto quello che ho fatto lo rifarei senza nessun ripensamento o pentimento.

Ti va di parlarci un po’ del rapporto con tuo figlio?
Con mio figlio ho un rapporto bellissimo e intenso; per me quasi più come un amico, visto che stiamo crescendo assieme, passiamo molto tempo in compagnia l’uno dell’altro tutte le volte che possiamo. Visti i miei orari e impegni di lavoro, il tempo che passiamo insieme è sempre fatto di tante attività, ma soprattutto usiamo questo tempo per conoscerci sempre di più. Diego mi ha insegnato a capire il valore e il senso della vita e per questo lo ringrazierò sempre. Tra l’altro, lui è il mio primo fan, ama sentirmi cantare, conosce tutte le mie canzoni e sono felicissimo quando gliele sento canticchiare; mi sostiene e mi dà forza e coraggio per non mollare mai, per continuare a credere in quello che faccio. Lui è il mio alter-ego, la mia forza e la mia musa ispiratrice.

A quali generi musicali e a quali artisti ti senti più vicino?
Mi piace molto il pop leggero, ma amo anche provare a fare cose nuove e sperimentare nuovi generi, assieme al mio gruppo di lavoro. Uno dei miei artisti preferiti è Eros Ramazzotti, ma ovviamente amo il cantautorato italiano, tipo Lucio Battisti e Fabrizio De André.

Che progetti hai per il futuro?
Per il futuro siamo lavorando al mio primo album, che sarà con tutti i miei inediti e magari con qualche sorpresina.

ph. Alan Blaze

https://www.adrianocassara.com/




Andrea Annecchini: siamo tutti come Gerbere in Dicembre

Gerbere in Dicembre, il terzo singolo estratto dall’album Apri gli occhi è fuori dall’8 febbraio 2021, edito da GNE RECORDS di Giancarlo Prandelli. Il singolo di lancio “Anime a metà”, dopo le nomination per la finalissima di Sanremo Music Awards 2019 ne aveva conquistato il podio come miglior brano dell’anno.

Gerbere in dicembre è stato scritto da Andrea stesso, insieme al produttore Giancarlo Prandelli, parla di solitudine, depressione ed emarginazione utilizzando una metafora molto forte: siamo tutti gerbere in dicembre, in attesa della rinascita, della primavera.

Il videoclip riprende con essenzialità, con una comunicazione diretta ed immediata, questa tematica: tutto ciò che si vede sono due personalità narranti, che sembrano fluttuare in un ambiente asettico, davanti a una lampadina che simboleggia il risveglio dallo stato di torpore dell’anima, mentre la valigia è simbolo del carico di cui bisogna liberarsi per dar voce piena alla propria essenza e natura (https://youtu.be/09EGNWCQGZY )

Abbiamo chiesto all’artista qualche dettaglio in più.

Come nasce l’idea di Gerbere in Dicembre?

Gerbere in Dicembre, cantata insieme al mio produttore, autore e compositore, il maestro Giancarlo Prandelli, è un riferimento chiaro a come i rapporti malati e le persone negative ci abbattano, alimentando depressione e ansia. Al contempo sottolinea anche il fatto che questi stadi emotivi sono generati da noi stessi a volte, poiché siamo noi a aprirci troppo agli altri, quando bisogna invece “allontanarsi da chi è diverso da noi”, come recita il brano, lanciando il consiglio di affrontare i rapporti con parsimonia e riflessione, perché dandoci subito rischiamo di diventare facile preda di chi trova più facile prendere che donare.

Queste persone, di cui spesso sono stato vittima anch’io, devo dire, sono state da scuola per me, mi hanno aiutato a forgiare la mia forma mentis. Vorrei quindi semplicemente mettere in guardia su quanto sia importante tutelare se stessi, evitando di donarsi troppo subito.

Da dove trai la tua ispirazione per scrivere musica?

Più viaggio, conosco persone, vivo nuove esperienze, anche paradossali, e più trovo ispirazione. Secondo me, per essere un buon cantautore, viaggiare e sperimentare molto sono fattori estremamente importanti. Infatti questo periodo di fermo imposto dalla pandemia non è stato, al contrario di come si potrebbe pensare, costruttivo per la creatività. Bisogna vivere per scrivere e suonare, non c’è altra via.

Hai collaborato e scritto con diversi artisti. Con chi altri ti piacerebbe collaborare?

Sono numerosi gli artisti per cui provo tanta ammirazione e adoro la collaborazione in generale perché credo che la musica espressa insieme abbia una marcia in più, un’energia magica. Ma se dovessi scegliere sarebbe bellissimo poter condividere i miei lavori e testi con artisti del calibro di Elisa, Brunori SaS, Ex-Otago, Coez e Levante, giusto per citarne alcuni.

Come è stato lavorare con artisti giovani come Richi Sweet? E con il tuo produttore Giancarlo Prandelli?

Lavorare con realtà giovani in generale è sempre un elemento di crescita, abbiamo tanto da imparare da loro, i giovani sono il futuro e anche nella musica il loro sentire di innovazione è una grande spinta per noi, una guida per osare.

In Giancarlo Prandelli ho trovato un grande insegnante: mi ha spinto a credere di più alle mie capacità, a non temere il giudizio. Ha reso le mie idee più moderne e soprattutto mi ha aiutato a sperimentare di più.

Progetti in cantiere?

Sicuramente nei prossimi mesi mi dedicherò alla costruzione di un nuovo album. Prima però partirò per il Sud America con questo album, appena ci sarà possibile spostarsi, infatti sto ricantando i brani in lingua spagnola: viaggiare è sempre stato un desiderio che finalmente potrò realizzare.

La vittoria dei Sanremo Music Awards mi vedrà partecipare, spero presto, alla via musicale della seta, 25 date in varie capitali europee e asiatiche; durante la manifestazione dei SMW, proporrò la mia musica per arrivare a Pechino e non vedo l’ora che questo accada.

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L’omaggio alla Natura di Fabio D’Amato: Power

E’ fuori dal 15 Dicembre Power il nuovo singolo di Fabio D’Amato , dal 18 anche il videoclip, di grande impatto emotivo, in anteprima Sky Tg24 https://tg24.sky.it/spettacolo/musica/2020/12/15/power-fabio-damato-video , è disponibile sul canale YouTube del compositore(https://youtu.be/69-52HgOCVs).

Girato in Indonesia del talentuoso regista Doni Rawan, come un film racconta il viaggio di un uomo (Agus Triawan) alla ricerca di un contatto con l’essenza della Natura, vista nella sua massima espressione di forza ed energia, di potere che si esprime sia nel bene sia nel “male”, abbiamo chiesto a Fabio come è nata l’idea di questo progetto particolare.

Cosa o chi ha ispirato la composizione di Power?

Power è un brano arrivato così, naturalmente : stavo guardando un documentario, mi sono affacciato dalla finestra di casa mia e percepivo di fronte a me l’immensità della natura, la sua forza la sua bellezza, il suo potere su noi esseri umani, così mi sono messo di fronte al mio fidato piano e sono uscite le prime note.

Nel video è presente l’attore Agus Triawan che cerca di rappresentare l’essere umano di fronte al potere della Natura, l’uomo che interagisce con la Natura, ma che in fondo non può nulla contro di essa quando si ribella oppure o mostra la sua potenza. La forza della natura non è domabile, la si percepisce ogni volta, ma non è controllabile, a volte sembra ammonire l’uomo ricordandogli la propria forza Power, ma anche che il mondo andrebbe trattato meglio evitando così catastrofi.

Con Doni Rawan, regista indonesiano, è stato davvero un grosso piacere collaborare: è stato bravissimo a cogliere tutti i messaggi e le sfumature del brano per riversare completamente a sync le immagini sulle note.

Cosa rappresenta la Natura per te?

La natura rappresenta per me davvero tanto, è in fondo il mondo nel quale viviamo anche se spesso la nostra vita è segnata dalla tecnologia, pc , smartphone,…

La Natura è sempre lì, è sempre iì pronta ad accoglierci, basterebbe solo ricordarsene.

Gli animali e tutti gli esseri viventi vanno rispettati, io nel mio piccolo cerco di fare il possibile, sono 7 anni ad esempio che sono vegetariano per cercare di fare qualcosa di concreto per tutte le creature del pianeta, se ami non li mangi.

Ti sei definito un “trascrittore di emozioni in note”. La musica quindi per te è un linguaggio?

La musica è assolutamente linguaggio universale: il bello della musica è che non ha età, non ha necessariamente una sua lingua, non ha sesso, non crea discriminazioni, semplicemente esiste per farci compagnia, per farci innamorare, per farci emozionare e ricordare… perché la musica ha quel potere, come un profumo, appena senti le note di un brano a te caro ti vedi proiettato direttamente a quel ricordo, bello o brutto non importa, quel ricordo appare subito come un film e ti riporta alle stesse emozioni vissute.

Progetti futuri?

Sto pensando all’uscita del mio terzo album che andrà un po’ a raccogliere i tanti singoli usciti, e sicuramente uscirò con altri brani perché ho sempre voglia di comunicare.

Continueranno anche le collaborazioni con altri artisti in vari campi, perché credo che la collaborazione possa apportare sempre un valore aggiunto alla creatività. Continuerò a scrivere canzoni, perché mi piace raccontare attraverso anche l’uso delle parole e testi. Ci sono sempre gli spot che amo musicare insieme a video o cortometraggi. Sono ovviamente sempre aperto a progetti nuovi.

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Toni Veltri e la sua Verona: magica, in note e immagini

Verona” il nuovo singolo di Toni Veltri, è fuori dal 11 Dicembre e in radio dal 14 Dicembre. Il video, girato in un’insolita Verona deserta, dalle abili mani di Carlo Neviani e dalla troupe di Davide Franzoni (noto Regista nazionale della Image mix 35), dopo l’anteprima esclusiva del 16 dicembre sul sito del MEI (http://meiweb.it/2020/12/16/in-anteprima-esclusiva-sul-meiweb-il-nuovo-video-di-toni-veltri-dal-titolo-verona/) è finalmente fuori, nel canale YouTube dell’artista https://youtu.be/8Rggs209XyU

L’artista italo-belga, vanta importanti collaborazioni Gianluca Grignani, Michele Zarrillo, Umberto Tozzi, Toto Cutugno, Antonello Venditti e riconoscimenti prestigiosi conseguiti nel corso della sua carriera artistica, tra cui ricordiamo il premio per miglior brano inedito al concorso Emozioni Live 2020, tenutosi presso il Teatro Del Casinò di Sanremo in onore di Lucio Battisti e  in onda sulle reti Mediaset (Rete4, Tgcom24, La5) e Sky (Tv Moda).

Come è nata la tua passione per la musica?

È nata insieme a me. Son cresciuto con tanta musica è mi son sempre emozionato grazie alla musica,  fin da bambino. Lucio Battisti è stata la mia massima fonte di ispirazione, è grazie alla sua musica che ho capito cosa avrei voluto fare da grande: l’artista.

Qual è stata l’esperienza musicale più significativa per te, fra quelle vissute finora?

Son state tutte importanti. Mi hanno insegnato tutto quello che oggi so, non posso dimenticare tutte le mie collaborazioni e aperture di artisti famosi, particolarmente con Gianluca Grignani, cantare in duetto con lui è stato davvero emozionante.

Com’è nata “Verona”?

“Verona” rientra nel filone Indie/Pop con sperimentazione vocale tra la Trap, l’RNB e il POP. E’ stato arrangiato dal Maestro Giancarlo Prandelli con la collaborazione di Massimo Galfano, io stesso ho voluto prendere parte attivamente a  tutte le fasi di produzione, arricchendo il percorso creativo con le mie sensazioni ed emozioni.

L’idea è nata proprio nella città di Verona, dove ero in giro con un amico  tra gente che ballava, artisti che cantavano, famiglie che passeggiavano per le vie: una notte magica. Eppure, in pochi minuti,  mi ha assalito una sorta di malinconia, di malessere un sentimento che mi è rimasto dentro per un po’.

Verona è nata da quell’esperienza, è un dialogo con la città da cui traspare tutto il tormento di questo momento difficile, di una società senza certezze.

Abbiamo voluto poi tradurre in immagini il sentimento di quella notte… la nostalgia, la mancanza, da qui è nato il video: un omaggio a una città fantastica, Verona di notte è uno spettacolo. Il video è stato girato di notte in una città deserta,  nel freddo di fine ottobre, dal bravissimo Carlo Neviani e dalla troupe di Davide Franzoni (Regista di fama nazionale della Image mix 35). Le immagini esaltano tanti dettagli magici: dall’Arena e piazza delle Erbe, fino alla famosa collina dalla quale si scorge l’Adige, i castelli e le mura.

Che progetti hai per il futuro?

In questo momento stiamo lavorando al nuovo Album e progettando concerti è forse una tournée, Covid permettendo ovviamente. Insomma, abbiamo tanti progetti che ci impegnano, ma non voglio anticipare troppo.

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