CRIMINAL: UN FILM CHE VI RIMARRÀ NELLA MEMORIA

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di Elisa PediniDal 13 aprile al cinema, “Criminal” il nuovo film del giovane regista israeliano Ariel Vromen. Dopo aver raccontato in “The Iceman”, del 2012, la storia vera d’un efferato serial-killer, che lo ha imposto agli onori della critica, Vromen torna, dietro alla cinepresa, con un action-thriller davvero notevole. Pellicola assolutamente da vedere: coinvolgente, originale, anticonformista e provocatoria. “Criminal” è un film che mi sento di definire: impressionante. La scienza e la ricerca scientifica sono, di fatto, il tema portante. Due le capacità umane esaltate: quella d’inventare e quella di ricordare. Sublime.

Siccome voglio accompagnarvi nella mia lettura del film e di ciò che ho molto apprezzato, mi è necessario, innanzi tutto, introdurvelo e dunque, raccontarvi la trama. La storia narrata è semplice e lineare: Heimbahl, un anarchico fanatico e folle, vuole appropriarsi di un wormhole in grado di forzare il sistema di difesa americano comandandone le armi a piacimento. Tale programma è stato ideato dal giovane e geniale hacker Jan Strook, detto “l’olandese”, il quale, però, non ha alcuna intenzione di farlo cadere nelle mani dello psicopatico Heimbahl, essendo ben cosciente delle conseguenze nefande che ciò comporterebbe. Fa, dunque, un accordo con la CIA. Il suo tramite è William Pope, l’unico perfettamente al corrente di tutti i dettagli della situazione e che nasconde “l’olandese” per proteggerlo. Heimbahl trova Pope. Lo tortura, nel tentativo d’avere informazioni, ma, l’agente, non parla, cosa che gli costerà la vita. È qui che entra in gioco la scienza, nella persona del dottor Franks, neurochirurgo che sta conducendo esperimenti sul passaggio di memoria da un essere vivente all’altro. La ricerca è in fase sperimentale e per ora è stata solo condotta su cavie. Mancano, ancora, almeno cinque anni di lavoro perché si possa passare alla sperimentazione sugli umani. Tuttavia, il capo di Pope, Quaker Wells, non vuol sentire ragioni. La posta in gioco è la salvezza del mondo. Si deve rischiare. Serve un altro essere umano che ospiti la memoria di Pope per trovare “l’olandese” prima di Heimbahl. La CIA non ha candidati, ma il dottor Franks, si. Ha individuato in Jerico Stewart, un detenuto nel braccio della morte, il candidato ideale. Un uomo violento, pericoloso, sociopatico, totalmente privo di empatia, di sentimenti, di sensi di colpa. L’unica emozione che Jerico è in grado di provare è la rabbia, che sfoga nella violenza più bestiale e brutale. Ciò nonostante, quest’uomo, così immondo, ha le caratteristiche cerebrali idonee. L’intervento chirurgico si fa. Inizialmente, sembra non aver funzionato; ma, lentamente, Jerico comincia ad avere dei flash di una vita non sua, sempre più nitidi. Con i ricordi, affiorano in lui anche le capacità di Pope. Tuttavia, avvisa il dottor Franks, non sarà per sempre. Molto presto, tutto svanirà nella sua mente. Ricordi frammentari, insufficienti, che, però, danno il via a un doppio percorso: da un lato, il cammino interiore di Jerico che scopre affetti, emozioni e situazioni a lui totalmente ignoti; dall’altro, il tentativo di fermare Heimbahl. “Criminal” mescola alle atmosfere e ai ritmi del thriller, i passi e i marosi dell’anima, dosandoli con sapienza. Come e dove portino questi due percorsi lo lascio scoprire a voi, gustandovi il film. Ciò che mi ha colpita e su cui mi piace riflettere è, invece, l’aspetto scientifico per un verso e quello umano per l’altro. Certo, la ricerca del dottor Franks è fiction, invenzione pura. L’idea da cui, però, Vromen parte, su cui si è documentato e su cui ha costruito “Criminal” non è così infondata. Infatti, non sono pochi gli studi che trattano di “memoria”. «Mi hanno incasinato il cervello», così apre il film Jerico. È noto che, a restare impressi, siano gli eventi più significativi, quelli che hanno coinvolto le emozioni più forti ed è proprio questo che, sapientemente, Vromen ci mostra. La memoria che Jerico eredita da Pope è, esattamente, quella a lungo termine, ovvero, quella che si fissa grazie alle emozioni e alle percezioni sensoriali a essa legate. I suoi ricordi sono frammentari e privi di consequenzialità, perché sono più rievocazioni di istanti. Inoltre, è risaputo che il cervello umano non sia in grado di distinguere tra emozione provata ed emozione allucinata. Per parte mia, trovo affascinante l’idea che un giorno la scienza sia in grado di trovare un modo per “trasportare memoria”. Recenti studi scientifici condotti dall’Università di Harvard, hanno dimostrato che gli atomi hanno memoria, ovvero possono “ricordare” con precisione quello che hanno fatto in precedenza e che, pertanto, sono in grado di trattenere e trasportare informazioni. Tale ricerca si sta, a tutt’oggi, sviluppando, seppur, ben evidentemente, in campo quantistico. Da questi dati, a vedere in Vromen un precursore avveniristico del futuro scientifico ne corre, ovvio. La sua, è fiction. Sognare, invece, è lecito. Vedendo “Criminal” non si può non essere affascinati da questo “sogno”. Il secondo aspetto che mi ha colpita, come ho anticipato sopra, è quello umano. La cinematografia ci ha abituato ad avere a che fare con scienziati o ricercatori pazzi, o privi di scrupoli, o avulsi dalla realtà. In “Criminal”, Vromen ci presenta, invece, due esseri umani, geniali; ma con una coscienza e un’anima. Un hacker e un neurochirurgo, che inventano, entrambi, qualcosa di straordinario, ma che restano due persone “normali”, totalmente calati nella loro realtà. Non sono folli, né spregiudicati, anzi, si pongono delle questioni morali ben precise. L’originalità di “Criminal” trova, poi, l’apice del compimento nell’esecuzione degli interpreti, che, più che recitare, sembrano realmente vivere gli eventi. Un ritrovato e straordinario Kevin Costner, che si scrolla di dosso il grigio di parti, ultimamente, poco riuscite, divenendo interprete intenso di Jerico Stewart, affiancato da un superbo Tommy Lee Jones nei panni del dottor Franks e da un potente Gary Oldman nel ruolo di Quaker Wells. Un realistico Jordi Mollà ci coinvolge nei vaneggiamenti dello psicopatico Heimbahl, mentre Michael Pitt rende, con notevole veridicità, l’angoscia dell’hacker Jan Strook. Non sono da meno le interpretazioni di Ryan Reynolds, nella parte dell’eroico William Pope e di Alice Eve nel ruolo della giovane e bella vedova.

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