I profumi che hanno fatto la storia: I RUGGENTI ANNI ‘20

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di Claudia Marchini

Nelle scorse puntate abbiamo già parlato di due profumi iconici creati proprio in questo decennio: Chanel N°5 e Shalimar. Questa epoca, caratterizzata da un fenomeno di grande espansione industriale poi rifluito nei disastri della grande depressione del 1929 e del proibizionismo, ha creato mode e determinato tendenze, praticamente in ogni aspetto del costume e dell’arte del tempo. E la profumeria non fa ovviamente eccezione.

Dopo la fine della prima guerra mondiale la pace ritrovata inaugura una corsa sfrenata alla novità, al divertimento (a ritmo di Charleston) e allo sfarzo. I profumi anni ‘20 diventano beni di lusso. Abbiamo visto come la passione per l’Oriente portò alla creazione dei primi profumi cosiddetti “orientali”, con Shalimar grande precursore. 

Le donne, che sono diventate più emancipate, richiedono freschezza, dinamismo e novità. E qui entrano in campo le aldeidi, molecole sintetiche che danno la sensazione delle bollicine nello champagne. Chanel N°5 – come sapete – è considerato il capostipite della famiglia degli “aldeidati”, in cui troviamo anche Arpège di Jeanne Lanvin creato da André Fraysse nel 1927. 

Si racconta che Jeanne Lanvin volesse fare un bellissimo regalo all’amata figlia, Marguerite, per i suoi 30 anni: voleva regalarle il più bel profumo del mondo, e per questo mise a disposizione un budget illimitato per poter utilizzare le migliori materie prime. Il risultato fu un profumo meraviglioso (non per nulla è considerato tra i migliori profumi femminili di tutti i tempi, insieme a Chanel N°5 e Joy), una fragranza fiorita e fruttata a base di rosa bulgara, iris florentina, gelsomino e mughetto che lascia una scia di sandalo, tuberosa, vaniglia e vetiver.

In cambio, la stilista chiese alla figlia di dare un nome a quella nuova fragranza Lanvin. Essendo lei una cantante d’opera, optò per la parola “Arpège” (arpeggio), perché il profumo le sembrava proprio un arpeggio di aromi.

Il falcone in cristallo nero, disegnato dall’architetto Armand Albert Rateau e decorato da Paul Iribe, rappresentava le forme di una mela, sul quale era ritratto il logo di Lanvin, che rappresenta la stessa Jeanne Lanvin insieme alla figlia. Sia la bottiglia, che la sua confezione, in origine erano di una particolare tonalità di blu, il cosiddetto “blu Lanvin”, inventato dalla stilista e presente in molte delle sue creazioni.

Fra le star che lo hanno amato particolarmente possiamo citare Jayne Mansfield, Martha Stewart, la Principessa Diana, Grace Kelly e Rita Hayworth

Inizialmente nel 1993 e poi nel 2006 Arpège ha subito una riformulazione e ciò lo ha reso più moderno e di conseguenza amato anche dalle nuove generazioni, grazie al suo bouquet di oltre sessanta fiori.

(la confezione attuale)

La storia della Maison Lanvin – che è la casa di moda più longeva al mondo – e della sua fondatrice Jeanne è affascinante ed emblematica….ma ci vorrebbe un intero articolo per parlarne e non abbiamo tempo, perché vi dobbiamo ancora presentare un altro Giovann*: Jean Patou ! Ma chi era Jean Patou? All’epoca, il fondatore dell’omonima casa di moda era considerato l’uomo più elegante d’Europa, un vero Dandy degli anni ruggenti.

Dicevamo più sopra che l’euforia che caratterizza ogni aspetto di questo periodo storico si spegne con la crisi economica del 1929. Il crollo delle borse aveva dato un durissimo colpo alle finanze dei numerosi e facoltosi clienti americani di Jean Patou. Per superare la crisi il couturier sognava una fragranza lussuosa come antidoto alla sfortuna. Patou chiese quindi al naso Henri Alméras di creargli un profumo. Alméras gli propose una fragranza composta dalle più preziose essenze di rose e gelsomino, spiegando però allo stilista che in questo modo la fragranza sarebbe stata molto costosa. 

Patou aveva trovato il suo profumo, quello a immagine della haute couture; tanto che decise addirittura di raddoppiare la concentrazione della fragranza. Era nato il profumo più costoso al mondo (lo stesso stilista scherzò al riguardo prevedendo per l’appunto che sarebbe stato il profumo più costoso mai esistito). Per realizzarne solo 30 ml sono infatti necessari ben 10.000 fiori di gelsomino e 28 dozzine di rose!

Il jus contiene anche note di ylang ylang e tuberosa, su un fondo di zibetto e muschio. Il risultato è un profumo intenso, ipnotico, inebriante e persistente. Impossibile da ignorare.

Originariamente il flacone di Joy fu creato dall’architetto ed artigiano francese Louis Süe, che realizzò una bottiglia dalla forma volutamente semplice e classicheggiante. Successivamente ne fu ripresentato un flacone di cristallo realizzato da Cristalleries de Baccarat (a sua volta riprogettato da Verrières Brosse).

Nonostante il prezzo elevatissimo, Joy ebbe subito una enorme fortuna, proprio per il messaggio di positività che voleva dare, per il suo voler essere un antidoto alla povertà e alle difficoltà di quel particolare periodo.

Tra le star che lo hanno amato ci sono Josephine Baker e Jacqueline Kennedy. Come resistere d’altronde alla scia travolgente del suo effluvio ? In fondo, aspiriamo un po’ tutt* ad essere indimenticabili …

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