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Il trionfo di Rocky a Milano

di zZz – Buona la prima! Senza dubbio. E buona ancor prima di iniziare: un pubblico numeroso in attesa di divertirsi e che non ha visto deluse le sue aspettative. Lo spettacolo è stato uno Show dall’inizio alla fine: è stato lo Show, il ‘Rocky Horror Show’, con tutto il coinvolgimento che un musical crea (e deve creare), anche oltre la fine, con un ‘a solo’ dei musicisti a palcoscenico vuoto e con una platea colorata e danzante alla ribalta. Il delirio dell’Horror ha mostrato di saper mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione, senza mai strafare né in un senso, né nell’altro: la tradizione non ha fatto rima con castrazione e l’innovazione si è mantenuta lontano dalla schizofrenia e dall’arroganza. Le belle voci sulla scena – mai imbalsamate o troppo impostate (eccezion fatta per gli intermezzi di un narratore ‘onnisciente’, ma per fortuna non onnipresente) – sono riuscite a distrarre i più esigenti da una scenografia a tratti ingenua e didascalica, a tratti eccessivamente giocata su videoproiezioni non eccezionali. Robuste e interessanti e piene le interpretazioni degli uomini; raffinate e leggere e variopinte le donne e le loro ‘arie’; intriganti e giustamente androgini tutti. L’inizio e la fine – ma anche qualche momento centrale – sapevano di allusioni cinematografiche; e bene ha fatto Sam Buntrock, il regista, a strizzare l’occhio (o a mordicchiare le labbra) alle pellicole del passato. E bene hanno fatto gli attori a lasciar spazio ai ‘tormentoni’ di genere e al pubblico pronto a interpretarli e a raggiungere l’apice del divertimento con l’arrivo in scena del Dr. Scott (who?). Giuste e mai stucchevoli le carrettelle del protagonista Rob Fowler: gli inserti in italiano (grazie, scusa) non hanno disturbato, ma hanno dato al tutto carattere, vita e presenza, senza arrivare – nonostante il pericolo in agguato – alla proskynesis che, spesso, nei remake di opere cult gli attori e i registi si sentono obbligati a fare nei confronti del pubblico. Nulla di tutto ciò in questo nuovo allestimento del Rocky Horror Show, perché non ce n’era bisogno. Lo show si è saputo far apprezzare senza mezzi termini e senza mezzucci, dall’inizio alla fine; e promette repliche ancora più impeccabili. Il tempo renderà più familiare il palcoscenico agli attori e questi lo sapranno dominare in lungo e in largo, molto più di come lo hanno domato nella prima; molto più di quanto una prima non abbia consentito forse (o soprattutto) per l’imbarazzo derivante dall’impresa: il Rocky Horror Show non si improvvisa ed è una sfida. Mettere in scena un classico-irriverente stra-amato feticisticamente da molti non è facile, ma gli attori diretti da Sam Buntrock ci sono riusciti. Da rivedere: almeno due volte (se non di più).