La nobiltà e l’eccellenza delle donne nella mostra di Tiziano e l’immagine della donna
di Cristina T. Chiochia La donna. La sua immagine. La sua volontà. Si. Ci sono linguaggi che solo una donna padroneggia. E corde che solo una donna può toccare. Per questo i quasi 50 dipinti esposti in questa nuova mostra a Palazzo Reale a Milano la celebrano come creatura nella cultura del cinquecento veneziano. Non sono solo dipinti “esposti” quindi, testimonianza di una cultura nella Repubblica Marinara per eccellenza, ma che si espongono, in quanto donne. Mostra del Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e Skira Editore in collaborazione con Kunsthistorisches Museum di Vienna a cura di Sylvia Ferino ecco che la mostra Tiziano e l’immagine della donna nel cinquecento veneziano “si offre come un viaggio.
Con ritratti dipinti da uomini, il più celebre Tiziano, dove si espongono donne amate, volute, desiderate, ammirate, celebrate, come un inno alla vita. Tutte meritevoli di un alloro, tanto che è presente in mostra anche il capolavoro “Laura” del Giorgione, ma che si espongono anche con la ricchezza delle vesti (in mostra il celebre abito che Capucci nel 1994 fece in omaggio di Isabella d’Este) e dei gioielli (splendide le collane e il curioso anello nuziale a due twist), o come celebri letterate: scrittrici e poetesse in ben oltre 100 opere tutte esposte in una sorta di percorso emozionale “a tappe” e tra gli altri, anche i celebri capolavori in prestito che alcune settimane fa , causa i recenti sviluppi del conflitto Russo – Ucraino, che sta violentando le coscienze umane europee (una guerra è mai stata voluta da una donna?), era oggetto di richiesta, poi annullata, di essere restituiti. Come recita il comunicato stampa insomma, Palazzo Reale “apre il 2022 con una grande mostra dedicata all’immagine della donna nel Cinquecento nella pittura del grande maestro Tiziano e dei suoi celebri contemporanei quali Giorgione, Lotto, Palma il Vecchio, Veronese e Tintoretto, dal 23 febbraio al 5 giugno 2022.
Circa un centinaio le opere esposte di cui 47 dipinti, 16 di Tiziano, molti dei quali in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, cui si aggiungono sculture, oggetti di arte applicata come gioielli, una creazione omaggio di Roberto Capucci a Isabella d’Este (1994), libri e grafica. “L’esposizione – afferma la curatrice – aspira a riflettere sul ruolo dominante della donna nella pittura veneziana del XVI secolo, che non ha eguali nella storia della Repubblica o di altre aree della cultura europea del periodo. La struttura portante dell’esposizione affronta in otto sezioni un argomento eternamente valido ma anche completamente nuovo, presentando l’immagine femminile attraverso tutto l’ampio spettro delle tematiche possibili e nel contempo mettendo a confronto gli approcci artistici individuali tra Tiziano e gli altri pittori del tempo”.
Un viaggio emozionale dove donne apparentemente lontane tra di loro dialogano in un muto assenso della classificazione di “bella veneziana”. Ma chi erano? Tra sante ed eroine, divinità, miti ed allegorie, i volti delle modelle veneziane del tempo, spesso idealizzate ed enfatizzate diventano raffigurazione delle bellezza muliebre che va oltre la ricerca della bella donna: diventa un modo per equipararla , come una sorta di “pari opportunità” all’altra metà del cielo, che in estrema sintesi potrebbe sintetizzarsi nel titolo del libro, esposto in una teca dedicata ai libri scritti da autrici femminili del periodo in mostra, di Lucrezia Marinelli : “La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ i difetti et mancamenti de gli uomini”.La pittura veneta e la sua scuola che va quasi “oltre” a Tiziano dove è la personalità femminile ad eccellere e qualificarsi. Come e più di quella maschile che, appunto, gli è solo per difetto.
Grazie poi al bel catalogo, con approfondimenti interessanti tra cui “L’arte de’ cenni di Giovanni Bonifacio” del 1616 che ha gettato nuova luce in una sorta di enciclopedia dei gesti, nella mostra è possibile ammirare una intera sala dove i capolavori e le sue muse non vengono più considerate come cortigiane ma come mogli devote che mostrano i seni, perfetti, come suggello nuziale. Ma è cosi? Chissà. Creatura nobile ed eccellente, la donna proposta nell’immaginario cinquecentesco, a Venezia. Guardando la “Laura” di Giorgione, diventa una certezza: rimane però la dolcezza del gesto, nell’indossare una pelliccia maschile ed uno sguardo profondo e dolce tipico femminile, con dietro il lauro come unica riflessione di una celebrazione d’amore e di grande rispetto. Una mostra, prodotta da Comune di Milano e Skira Editore con la partnership di Fondazione Bracco, che si offre come un vero percorso emozionale sui capolavori di quei tempi.