La violenza domestica è un problema di “tutti”
Così la scrittrice Palma Gallana invita i lettori alla presentazione del suo libro “Il prezzo delle ali”
di Matteo Rolando – Palma Gallana è stata mia insegnante di russo tanti anni fa: perciò la rincontro con grande piacere per intervistarla alla pubblicazione del suo primo romanzo, “Il prezzo delle ali”, con cui esordisce nella narrativa italiana. La presentazione, organizzata in collaborazione con il Comune di Milano e il Rotary Club Milano Precotto San Michele, si terrà martedì 24 ottobre alle 18.00 a Palazzo Marino, (in piazza della Scala) e prevede anche la partecipazione di Telefono Donna Onlus. Il romanzo ha già ottenuto numerosi riconoscimenti: è primo nella sezione prosa al concorso internazionale “La finestra eterea” per cui sarà premiato a Cinisello Balsamo, a fine mese. Visto il suo successo e l’interesse dimostrato dal pubblico, l’opera è stata pubblicata con il logo e il patrocinio gratuito del comune di Forlì del Sannio (Molise), nel quale si è tenuta una prima cerimonia di premiazione. Quando incontro l’autrice per intervistarla mi sembra la stessa di tanti anni fa, piena di energia e volonterosa di diffondere un messaggio importante: <dalla violenza domestica si può e si deve uscire>.
Tre aggettivi per descrivere il tuo libro.
Rispondo citando i commenti di tre lettori: “angosciante ma non triste”, “bellissimo”, “da leggere”.
Come sei arrivata alla scrittura? Quali sono le tue precedenti esperienze editoriali?
Collaboro nell’editoria dal lontano 1993, quando neolaureata ho iniziato a scrivere manuali e dizionari per lo studio della lingua russa per la casa editrice A. Vallardi e a tutt’oggi continuo a progettare e curare testi per lo più dell’area linguistica. Alla scrittura creativa sono arrivata invece per via personale, non professionale, spinta dal desiderio di diffondere un messaggio importante, che mi tocca come donna e come madre, vale a dire quello che dalla violenza si può e si deve uscire.
Puoi fare una breve sinossi della trama del libro ?
Ilaria B. è una donna indipendente, laureata, stimata in ambito professionale madre di due bambine, che all’età di 45 anni, dopo aver subito per anni maltrattamenti familiari da parte del convivente, padre della secondogenita, all’ennesimo pestaggio si rende conto di dovere agire per «proteggersi e proteggere». Dopo cinque anni di vessazioni trova il coraggio di denunciare il compagno e con l’aiuto del centro antiviolenza e il sostegno di amiche, vince le sue paure, affronta un processo e riprende in mano la propria vita. La libertà tuttavia non è un regalo, ha un prezzo. Per conquistarla, Ilaria deve affrontare una dolorosa discesa negli inferi della propria sofferenza, di bambina picchiata e vittima di violenza assistita, sciogliere i nodi del passato e riportare alla luce il fil rouge di violenza che da almeno tre generazioni, come una maledizione ancestrale, incatena le donne della sua famiglia. Ilaria B., sarà colei che riuscirà a spezzare quelle catene, a liberare le proprie figlie, a risalire dal sommerso e a volare.
Pensando alla protagonista, Ilaria, ci sono elementi autobiografici che vi accomunano?
Ilaria non solo rispecchia il mio pensiero, ma racchiude anche il peggio e il meglio di me. Il peggio è rappresentato dalla sua incapacità di reagire, di prendere posizione di fronte alla violenza. Il meglio sono il suo coraggio e la sua forza che ad un certo punto irrompono e la portano a superare ogni cosa e a riscattarsi.
In merito al tema della violenza domestica sulle donne, “come si potrebbe intervenire efficacemente, oggi”?
Il fenomeno della violenza sulle donne, nel quale rientra la violenza domestica, è un problema di tutti, anche di chi non picchia la moglie, anzi ti dirò di più anche di chi la moglie non ce l’ha. Battute a parte, il fenomeno riguarda tutti, donne e uomini, giovani e anziani, perché in una famiglia in cui scatta la violenza, non solo c’è una donna in pericolo e un uomo che va fermato, ma spesso ci sono figli che assistono e che vanno messi al riparo affinché non acquisiscano modelli devianti che andranno a riprodurre poi da adulti. Quindi occorre intervenire su due piani, uno immediato e uno sul lungo termine: nell’immediato bisogna intervenire nelle situazioni in cui la violenza è in atto, per mettere in salvo le donne, e arginare il numero dei femminicidi che ricordiamolo in Italia sono stati 120 nel 2016 e non tendono a diminuire. Sul lungo termine, invece, occorre fare prevenzione, andando nelle scuole a formare i giovani, parlando ai nostri figli, che sono gli adulti di domani e come ci arriveranno al domani è anche responsabilità nostra. Se non abbiamo figli, parliamo ai nipoti. Se siamo insegnanti, parliamo ai nostri studenti. Tutti siamo coinvolti, nessuno escluso. Tutti possiamo dare il nostro contributo per diffondere la cultura del rispetto, perché amare significa prima di tutto rispettare, e laddove c’è rispetto non c’è violenza. Forse sono eccessivamente ottimista, ma questa è la direzione verso cui dobbiamo andare per contrastare la violenza.
Hai deciso di devolvere i proventi del libro in beneficenza alla Onlus SVS Donna Aiuta Donna, associazione di avvocati che affianca il centro antiviolenza SVS di Milano : cosa ti ha portato a questa scelta?
Il mio è un segno di riconoscenza nei loro confronti perché quando ho avuto bisogno, loro mi hanno aiutata. Molti centri antiviolenza, che costituiscono, ci tengo a sottolinearlo, il punto di riferimento principale per una donna vittima di violenza, purtroppo sono costretti a chiudere per mancanza di fondi, soprattutto dopo il recente taglio sociale. Quindi molto, se non tutto, è lasciato nelle mani del volontariato. Sono ben felice che il mio contributo, piccolo o grande che sia, andrà a sostegno degli importanti progetti di SVS DAD.
Perché la gente dovrebbe leggere il tuo libro?
Perché può piacere o non piacere, ma sicuramente non lascia indifferenti. Dalla storia di Ilaria si torna cambiati.