“PELÉ”: COME SI DIVENTA UN MITO
di Elisa Pedini – Arriva nelle sale italiane dal 26 maggio, l’attesissimo film “Pelé” per la regia dei giovani registi Jeffrey e Michael Zimbalist. Il loro successo nel campo documentaristico, dove hanno esplorato sia il Brasile che la cultura brasiliana, ha assicurato al film una prospettiva unica e un tono profondo di veridicità. Hanno curato anche la sceneggiatura, basandosi su mesi d’interviste a Pelé, ai suoi amici più stretti e ai suoi parenti. Una pellicola intensa, potente e carismatica come l’anima del grande campione di cui ci narra la storia: Edson Arantes do Nascimento, “O Rei” (trad: “Il Re”) come lo chiameranno i brasiliani, o Pelé, come lo chiamerà tutto il mondo. Un uomo che, dal nulla e dalla profonda povertà, s’è fatto “leggenda”, grazie a un talento innato, ereditato forse dal papà, ma soprattutto e ci tengo a sottolinearlo, grazie alla determinazione e a un lavoro durissimo. Questo immortale “campione del calcio”, è, prima di tutto, un “campione nella vita”: esempio di sportività pura, di “fair play” all’ennesima potenza, di passione, di determinazione e di sacrificio. Sono le sue doti umane, i suoi «tre cuori», come lui stesso ha più volte affermato, giocando sul nome del paese natìo: Três Corações, unite a quelle agonistiche, che hanno fatto di lui un idolo. Inoltre, prima d’introdurvi al film, mi piace sottolineare alcuni aspetti. Il Brasile è una terra bellissima e gravata da pesantissimi problemi sociali, laddove la maggioranza della popolazione vive in una miseria straziante. Ma, caratteristiche, indomabili e basilari, del popolo brasiliano sono: la voglia di vivere e il senso di profondissime identità e appartenenza, che, questo film, delinea magistralmente. Una pellicola, dunque, che non è solo un omaggio a un mito umano, a un campione che, a tutt’oggi, resta “Il Re” e che ha cambiato per sempre la storia del calcio, ma è anche e soprattutto un atto d’amore verso un popolo: quello brasiliano. Edson Arantes do Nascimento nasce a Três Corações il 23 ottobre del 1940, ma quando ha cinque anni la sua famiglia si trasferisce a Bauru. Suo padre è João Ramos do Nascimento, meglio noto come Dondinho, calciatore professionista di talento, che, però, termina prematuramente la propria carriera a causa di un infortunio al ginocchio e sua madre è Maria Celeste Arantes. Il film inizia che Edson, detto “Dico” da amici e parenti, ha nove anni. Gioca a pallone a piedi nudi per le vie del villaggio coi suoi compagni. La passione del calcio e il talento, per lui, sono ereditari. Il 1950 vede lo svolgersi della quarta edizione del Campionato Mondiale di Calcio, dopo una pausa di ben dodici anni, causata dalla guerra, e il paese ospitante è proprio il Brasile. C’è grande aspettativa. C’è voglia di vittoria. Il padre di Dico segue fremente le partite. Il Brasile, però, subisce una cocente sconfitta, che viene vissuta in modo molto pesante dal popolo. Il piccolo Dico fa, allora, una promessa al suo papà, che suona audace e improbabile come tutti i sogni dei bambini: lui porterà il Brasile alla vittoria del Campionato del Mondo. Il tempo passa fra scuola e piccoli lavori per aiutare l’economia domestica. La mamma di Dico fa le pulizie a casa d’una famiglia benestante e un giorno porta Dico con sé. Il figlio dei proprietari, José, rientra con dei suoi amici. Stanno parlando d’un torneo giovanile di calcio che faranno lì a Bauru. Il piccolo Dico interviene, con tutta l’ingenuità dei bambini e pronuncia male il nome del portiere Bilé, chiamandolo Pilé. Ovviamente, s’attira la derisione e lo scherno della comitiva, che gli affibbia il nomignolo di Pelé, da cui l’odio di Dico verso quel soprannome, che, però, lo accompagnerà, per sempre, verso la gloria. Decide d’iscriversi al match con i suoi compagni. Perdono per un soffio, ma un talent scout nota le sorprendenti capacità di Dico e soprattutto il suo modo di giocare: la Ginga, orgoglio e spirito del popolo brasiliano. Personalmente ignoravo la storia del gioco spettacolare di Pelé e quindi, lascio il gusto di scoprirla anche a voi. Pelé andrà a giocare al Santos FC, prima nelle giovanili, poi nelle riserve, fino ad approdare in prima squadra. Fra competizione, dissidi con l’allenatore e duri allenamenti, arriva la convocazione per il Campionato Mondiale di Calcio. Pelé ha solo sedici anni. La competizione per essere scelti ed entrare in squadra è molto alta, oltre alla spiacevole evenienza di reincontrarsi con un altro fenomeno del calcio, ma sicuramente non suo amico: José. Quando scende in campo con la maglia della nazionale brasiliana, Pelé, ha 17 anni, è il 1958 e il Mondiale si gioca in Svezia. Il Brasile è dato totalmente perdente da tutti. Invece, giocando con questo stile unico e straordinario, che farà affermare in tutto il mondo il calcio come “il gioco più bello del mondo”, il Brasile, guidato da Pelé, vince il suo primo mondiale, diventando la prima nazione ad aver mai vinto un Campionato Mondiale fuori dal proprio paese. Il suo goal, realizzato nella finale con la Svezia, è considerato il terzo più grande goal nella storia della Coppa del mondo FIFA e il primo, tra quelli realizzati in una finale di un mondiale.
“Pelé” è un film davvero avvincente e poetico ad un tempo, anche per l’esecuzione molto realistica. A tale proposito trovo interessante accennarvi come siano giunti a scegliere gli attori protagonisti. Per il ruolo di Pelé è stato necessario avere due attori: uno che impersonasse il giocatore all’età di 9 anni e l’atro all’età di 16-17. Questo significava che, non solo dovevano avere caratteristiche fisiche simili al campione, ma anche, un talento naturale nel calcio e nella recitazione, oltre, a dover conoscere l’inglese. Si può comprendere come la selezione sia stata decisamente difficile e sfidante, tanto che ha comportato l’organizzazione del più ampio casting della storia del cinema contemporaneo. Sono state visionate persone d’ogni estrazione sociale e professione, attori professionisti, neofiti, giocatori esperti, studenti. Il primo a essere stato inserito nel cast è stato un bambino brasiliano che avrebbe interpretato Pelé all’età di nove anni: Leonardo Lima Carvalho, scelto per la sua grande spontaneità davanti alla cinepresa e il suo carisma. La ricerca del “Pelé sedicenne” è stata ben più disperata. Non riuscivano a trovare nessuno che soddisfacesse tutti i parametri necessari. Hanno iniziato a cercare per strada e anche sulle spiagge di Rio. Fino a trovare, finalmente, un candidato: Kevin de Paula, il quale s’è mostrato strepitoso, nonostante non avesse alcuna esperienza nella recitazione. Al fine di mantenere intatte l’integrità e l’autenticità della storia, i registi hanno deciso che il film sarebbe stato girato interamente in Brasile.