Picasso e le sue passioni. Un percorso attraverso ciò che ha ispirato la sua arte. A Pavia fino al 20 marzo 2016

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di Giorgia Schiera – Sita nel Palazzo Vistarino di Pavia, l’esposizione presenta più di 200 opere del pittore provenienti da numerose collezioni private.

La bellezza del palazzo settecentesco non fa altro che rendere ancora più piacevole la visita, e ci accompagna attraverso sette sale, ognuna delle quali è dedicata a temi e stili diversi.

Pablo Picasso è stato un pittore molto longevo, e perciò ha potuto creare molto e ha potuto attraversare in prima persona le più importanti correnti artistiche del Novecento.

Bambino prodigio, dopo l’infanzia a Malaga, vivrà quasi tutta la svita artistica a Parigi.

La pittura di Picasso si divide principalmente in 4 periodi. All’inizio si collocano il Periodo blu e il Periodo rosa, nei quali costruisce le figure restando però fedele ancora a quell’educazione accademica che aveva ricevuto e sviluppato negli anni dell’adolescenza: volumi ben torniti, spazio verisimile e punti di vista unico. In questa fase sono soggetto delle sue tele gli umili, i poveri, che rende utilizzando le tinte fredde del blu e del grigio. Nel periodo rosa il pittore si concentra su altre forme di emarginazione: i saltimbanchi e gli artisti di strada, stanchi e affaticati dalla vita, sono tratteggiati con toni caldi e fini tinte pastello.

Ma la rivoluzione arriva nel 1907: il Cubismo.

Picasso stravolge il concetto di pittura, realizzando le figure con più punti di vista diversi, frammentandole, per far in modo che sia lo spettatore a ricreare un’immagine ideale nella propria mente, aprendo quindi il dibattito su una domanda per il pittore fondamentale: “La pittura rappresenta davvero la realtà?”

Delle sette sale della mostra pavese, la prima è dedicata alla tauromachia, tema a lui molto caro, in quanto lo riporta alla sua infanzia. Per realizzarlo ha utilizzato la tecnica dell’acquatinta allo zucchero, una particolare tecnica di incisione. Sono esposte 26 incisioni, molto simili per stile e per rappresentazione. Non vi è colore, ma solo contrasti di chiaro scuro tra il bianco e il nero che danno dinamicità alla scena: il toro infatti sembra davvero si stia per lanciare alla carica contro il matador che intrattiene il pubblico in visibilio, mentre le linee semplici rendono le incisioni facilmente comprensibili e facilmente apprezzabili.

Passando alla seconda sala ci troviamo davanti al mondo dei saltimbanchi, tema certamente prediletto dal pittore nel suo periodo rosa. A Pavia sono però esposte solo stampe di incisioni in bianco e nero (acquaforte e punta secca). Il tema già praticato a Picasso, assume qui toni nuovi, che vanno dalla malinconia all’ironia.

Nelle sue rappresentazioni dimostra la solidità della sua tecnica e la razionalità con cui realizza i corpi e il loro volume attraverso tratti precisi, che poi andrà a svanire con il celebre quadro Le Demoiselles d’Avignon, punto di rottura tra Picasso post-impressionista e il nuovo Picasso cubista. Pur essendo piccole incisioni, sono capaci di trasmettere un certo senso di inquietudine, grazie allo stile che ricorda un artista come Munch, le cui incisioni producono le medesime sensazioni.

Nella terza sala è esposta una raccolta di studi di costumi per il Tricorno, un balletto di Sergej Aghilev (su musiche di De Falla), che affida al pittore la realizzazione della scenografia. Picasso ne studia i costumi e i decori disegnando vari bozzetti di personaggi che anima con colori brillanti, sia caldi che freddi. I personaggi hanno pose semplici, proprio per far comprendere la coreografia che le scene avrebbero  accompagnato.

Nella quarta sala sono esposti i poemi che Picasso ricopia dai Vingt Poems del poeta Louis de Gongora. Accanto al testo Picasso affianca incisioni di volti e corpi femminili, di cui alcuni semplici, mentre alcuni dal tratto elaborato, ma tutti  capaci di potenza espressiva e comunicativa, quasi come se le figure di Picasso fossero una vera personificazione di ciò che De Gongora ha scritto, e che Picasso ha riportato su incisione.

Entrando nella sala successiva ci si trova davanti al dipinto molto probabilmente ispirato alla compagna Dora Maal: Tetè de Femme. È la fase cubista del pittore, dove si esaspera la scomposizione per piani, per andare a ricreare una forma mentale dell’immagine.

Non ci troviamo davanti ad un’immagine vera e propria di donna, ma di forme geometriche che riescono a ricreare in noi l’immagine femminile.

L’uso dei colori non è armonico, le tonalità spente non trasmettono emozioni serene o di felicità, mentre la figura verso il basso si fa evanescente, come se stesse scomparendo per sempre, forse dalla vita del pittore.

Accanto alla Tète de Femme, ritratto della compagna, come potrebbe non trovarsi l’autoritratto del pittore stesso? Scelto come copertina della mostra, non ha è sottoposto a un forte processo di scomposizione, ma piuttosto una generale deformazione del viso. Picasso si è voluto rappresentare così, restando fedele al suo stile originale, e con un’idea di fondo geniale: la rappresentazione artistica come sintesi di mondo ideale e mondo infantile, in quanto da bambini non si è portati a disegnare razionalmente, ma solo seguendo il proprio istinto, la propria spontaneità, riportando l’arte alla sua forma più pura. Quella che vediamo quindi non è l’immagine del Picasso reale, ma è come Picasso vede la forma più pura di se stesso.

Consiglio vivamente a chiunque sia intenzionato a visitare la mostra di farlo nei prossimi giorni, non solo per l’originalità delle opere esposte, ma anche per ammirare un palazzo molto bello, aperto al pubblico solo poche volte all’anno.

È una visita rilassante e molto formativa che permette di trascorrere un bel pomeriggio ad ammirare le opere di un pittore che ha fatto la storia dell’arte e della cultura del Novecento.

PICASSO E LE SUE PASSIONI

Palazzo Vistarino – Pavia

Fino al 20 marzo 2016

www.picassoelesuepassionipavia.it

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