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RHOK, al debutto un cantautore da scoprire

“RHOK”: un nome, un destino. Il primo disco di RHOK, “Fibrillazione Atriale”, sta destando l’interesse di alcune case discografiche, nonostante l’autore non sia uscito da uno dei mille talent show, da Amici a X Factor, che imperversano in televisione. I dodici inediti di “Fibrillazione Atriale”, in vendita su Amazon e su altre piattaforme online come Spotify e iTunes (e a breve anche in negozio), hanno infatti riscosso un ottimo riscontro nella web community. “Sto facendo alcune riflessioni, ma sono geloso dell’indipendenza che mi ha portato a riarrangiare alcuni brani scritti qualche tempo fa e a crearne di nuovi, con l’obiettivo di raccogliere, in un solo album, melodie semplici ma mai banali e caratterizzate da testi interessanti. Ho pensato a “Fibrillazione Atriale” come a un lavoro destinato a rimanere nel tempo, un album in grado di mantenere attuale nel tempo il valore dei testi e la piacevolezza della musica. Oggi purtroppo si brucia tutto velocemente, troppo. Non volevo questo per il mio primo cd” sostiene RHOK una sigla dietro a cui si cela Riccardo Moraca,  medico di base, pediatra, musicoterapeuta, omotossicologo e omeopata, oltre a autore e compositore iscritto alla Siae.

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Qual è la metamorfosi di Riccardo Moraca, medico con esperienza pluridecennale, in RHOK, autore di “Fibrillazione Atriale”?
A Melissa, un borgo a pochi chilometri da Crotone quando, da giovane, suonavo in una band, da me chiamata The Doctors quale preludio della mia professione,  avevo scelto come nome d’arte Richard Homak.  E, anche anni dopo, quando mi ero ormai trasferito a Pavia per motivi di studio, per gli amici di questa prima band sono sempre rimasto Richard Homak. Da qui, dalla crasi del mio nome d’arte di un tempo, ha avuto origine il mio futuro come cantante, autore e compositore.

Sta già lavorando quindi a nuovi progetti?
Al momento sto promuovendo “Fibrillazione atriale”, anche con serate dal vivo, spettacoli teatrali e presentazioni. E sto lavorando a un duo acustico. Ma ho diverso materiale su cui vorrei tornare a lavorare per altri cd.

Dove ha trovato il tempo di studiare musica in un percorso professionale così articolato?
Sono e resto un autodidatta con una irrefrenabile passione per la musica che mi ha portato, negli Anni 70, a superare gli esami Siae come autore e compositore melodista.

Come ha scoperto questa passione RHOK?
In casa mia non si ascoltava musica, per così dire, moderna. Solo il nonno medico, di cui ho seguito le gesta, era melomane, ma è mancato quando ero piccolo. Avrò avuto dieci anni quando un giorno sono entrato nell’unico negozio di musica di Crotone e ho chiesto al proprietario di consigliarmi un disco “agitato”.  Ho comprato sulla fiducia Twist and Shout” dei Beatles. È stato una rivelazione e l’inizio di una grande avventura. Ho iniziato allora a studiare da autodidatta e ho persino dato vita a una band, The Doctors, che suonava a molti eventi di Melissa e dei paesi vicini, matrimoni, comunioni e feste di piazza.  Cover certo, dai Beatles ai Dik Dik, Camaleonti e ai Nomadi, e in generale alle band musicali del momento. Ma non solo. Già da adolescente scrivevo testi e musica, inserendole nel repertorio che poi cantavo e suonavo sul paleo … e non mi sono mai più fermato.

Quali sono state le tappe che l’hanno portata dai The Doctors a “Fibrillazione Atriale”?
Dopo i The Doctors ho cantato e suonato in altre band tra cui i Music Live di Pavia, con i quali ho suonato negli Anni 90  cover e brani da me composti. Ma mi sono sempre visto soprattutto come autore. In questi anni infatti non ho mai smesso di scrivere testi e musica, diciamo che la musica è stata la colonna sonora della mia vita. Ho vinto tra l’altro il Derby Nazionale della Canzone a Salice Terme presentato da Daniele Piombi con “Non Voglio Vivere” nel 1973, ho  partecipato al primo Festival di Città di Novara presentata da Corrado con “Quanto Tempo ci Vorrà”  e ho lavorato con Pierquinto Carraggi, l’imprenditore che ha portato Frank Sinatra in Italia e che, nel 1985, mi ha aperto le porte dell’Ambrogino trasmesso in Eurovisione. Ho vinto come autore anche quest’ultima manifestazione con la canzone “Tu, Tu, Tu” interpretata sul palco da Paola Carra.

È mai stato tentato dall’idea di dedicare maggiore spazio professionale alla vena creativa e artistica?
Certo. E non sono mancate neanche le offerte, persino un abboccamento dalla Ricordi. Ma all’epoca avevo altre esigenze. Oggi è venuto il momento di tornare in campo con i miei tre figli che hanno partecipato a “Fibrillazione Atriale”: Marco ha curato gli arrangiamenti oltre a suonare chitarre e basso e a cantare alcuni brani; Valentina si è occupata del design e ha cantato in “Ma Dimmi un Po’ Cos’è Questa Musica” ed Emanuele ha suonato alla batteria.

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Come nasce a questo punto “Fibrillazione Atriale”?
Fibrillazione Atriale” nasce da una chiacchierata con mio figlio Marco, psicologo musicista, cantatore e leader dei Back to the Beatles. Volevo raccogliere alcuni brani che avevo composto nel corso del tempo e, insieme a mio figlio, ho integrato e riaggiornato alcuni testi, lavorando agli arrangiamenti e completando la collezione con nuovi brani.

… Per la discesa in campo ha scelto un titolo piuttosto complesso…
Mi sono ispirato ad alcuni album di Franco Battiato. D’altro canto, cercavo un titolo che si distinguesse e, allo stesso tempo, rispecchiasse la mia identità che racchiude sia l’aspetto scientifico sia il lato creativo. Sotto a un vocabolario prettamente medico, si cela in realtà una metafora della vita. Sono in ogni caso convinto che la musica possa aiutare a far comprendere la scienza e, allo stesso tempo, possa essere un sostegno terapeutico per la guarigione.

Sin da un primo ascolto di “Fibrillazione Atriale” balza all’orecchio la prevalenza di testi impegnati rispetto a quelli, più classici almeno nella tradizione italiana, d’amore Si spazia dalla denuncia della violenza contro le donne, in “La Mattina Appena Sveglia”, a temi economici in “Recessione”.  …una scelta peculiare.
Tengo molto ai testi, sia che si parli d’amore sia che si parli di realtà sociali o di sofferenza interiore. Per questo in “Fibrillazione Atriale” trovano posto brani come “C’era Una Volta” che è una denuncia sulla società, dai veterinari corrotti che firmavano anche l’idoneità delle carni gonfiate di ormoni alla corruzione negli uffici pubblici; “Aiutami, Sostienimi, Soccorrimi”, dove si parla di ansia, depressione e attacchi di panico, una condizione che riguarda sempre più persone e soprattutto giovani e “Come On” che parla di persone che aspettano la manna dal cielo. Non mancano infine poi melodie come “Cade Lenta la Neve” e “Uno Spruzzo di Mare”. Peraltro proprio di “Fibrillazione Atriale” ho già prodotto e pubblicato su YoutTube il primo video in cui arte, scienza e musica si fondono.

Oltre alla sua musica e a quella dei Beatles, cosa ascolta? Qual è l’ultimo concerto a cui ha assistito?
Mi piace la musica italiana De Andrè, Fossati, De Gregori, Battiato, Paolo Conte e tutta la buona musica classica, jazz, pop, leggera, dalle origini ai giorni nostri. Ma non solo. Sono andato, tra l’altro, al concerto degli Aerosmith, a quello dei Rollig Stones e, più volte, a quelli di Paul McCarthy, il mio idolo.