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A due ore da Milano rinasce la stagione invernale del San Bernardino

A due ore di autostrada da Milano, sulle Alpi Svizzere, il San Bernardino si appresta a tornare i fasti di un tempo dopo l’acquisizione e riapertura degli impianti da parte di San Bernardino Swiss Alps. Gli sciatori sostenibili inoltre possono inoltre utilizzare lo skipass anche per muoversi sul territorio gratuitamente con i mezzi pubblici da Chiasso in poi.

Il San Bernardino offre quaranta chilometri circa di piste su due due ski aree, quella di Confin e quella di Pian Cales, sui versanti opposti del paese, oltre a circuiti per lo sci di fondo e innumerevoli percorsi nella natura, anche accompagnati da un biologo o a bordo di motoslitte elettriche o cani da slitta, e a un fitto calendario di eventi.

In particolare l’area  di Confin vanta 35 chilometri di piste e, grazie all’altitudine favorevole, l’innevamento naturale è garantito. Le piste partono da una quota di 2.525 metri e convergono alla Capanna Confin, a metà del comprensorio, a circa 2mila metri.  Da non perdere la leggendaria pista nera 12 “Al Mur”, un vero e proprio muro verticale che sfida anche gli sciatori più esperti. All’esterno della Capanna Confin, tappeti mobili e piste dedicate ai principianti offrono un’area ideale per chi è ai primi passi sugli sci. La parte bassa di Confin, oltre a garantire la discesa fino a valle, include una divertente pista rossa caratterizzata da cambi di pendenza. L’area di Pian Cales, praticamente all’interno del villaggio di San Bernardino, offre cinque chilometri di piste ideali per gli sciatori principianti e di livello intermedio.  Lo skipass stagionale (aulti: 640 franchi) consente poi di sciare tre volte gratuitamente nel comprensorio di Splügen Tambo e di avere uno sconto del 50% sugli skipass di Livigno e dell’Alta Valtellina (Bormio, Santa Caterina di Valfurva e Cima Piazzi) oltre che su quello di  15 piccole e medie stazioni del Canton Grigioni.

Al San Bernardino tra le novità della stagione ci sono l’apertura di un’enoteca, Suisse Wine Bar, e di un Bistrot, cui si aggiungono l’Igloo Fracch per colazioni,
merende e après ski, due snack bar (Buvette Acubona e la Hutte Pian Cales).




Lambrusco e cucina cinese da Ba Restaurant a Milano

Il “Giro del mondo con il Lambrusco” fa tappa a Milano da Ba Restaurant per un sorprendente abbinamento. Il tour permette di sperimentare la versatilità delle bollicine emiliane in abbinamento con la cucina internazionale ed etnica.

Al Ba Restaurant di Milano in particolare il percorso di degustazione si articola in sei proposte i piatti tradizionali della cucina cinese reinterpretati in chiave contemporanea dallo chef abbinate a sei diverse tipologie dei vini Lambrusco Doc, dal frizzante allo spumante. I particolare per valorizzare piatti della cucina cinese sono stati scelti i vini  Lambrusco di Ca’ de Medici, Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina Sociale di Gualtieri, Francesco Bellei, Pezzuoli, Venturini Baldini.

Il Lambrusco è un universo di sfumature e colori che, grazie alle differenti varietà, ai territori e ai diversi metodi di produzione utilizzati, vanta una grande la versatilità. Più in dettaglio le denominazioni del Lambrusco abbracciano varietà diverse e territori differenti: la provincia di Modena e di Reggio Emilia, dalle zone di pianura a quella collinare, ciascuna con la propria tradizione enologica. Se nel modenese la tendenza predilige il focus su una singola varietà, nel reggiano è tradizionalmente utilizzato un blend/uvaggio di differenti vitigni. La parola Lambrusco indica una famiglia di dodici vitigni a bacca nera. Autoctoni, sviluppati e diffusi da tempo immemore nella Regione Emilia-Romagna. Il loro uso può essere più o meno esclusivo a seconda delle denominazioni di origine e delle scelte enologiche dei produttori. Si tratta di Sorbara, Grasparossa, Salamino, Foglia Frastagliata, Barghi, Maestri, Marani, Montericco, Oliva, Viadanese, Benetti e Pellegrino.

 




Classical Therapy al Teatro Menotti: uno spettacolo musicale di pura magia

Dal 24 al 27 ottobre, il Teatro Menotti di Milano ha aperto le sue porte a un’esperienza indimenticabile: Classical Therapy del MozART Group, uno spettacolo dove la musica classica si trasforma in uno show coinvolgente e divertente. Lontani dai tradizionali concerti, i quattro straordinari musicisti polacchi portano sul palco molto più che semplici esecuzioni: con archetti illuminati, giochi di ombre e trovate sceniche di grande effetto, riescono a incantare e divertire, dimostrando che anche gli oggetti possono “danzare” al ritmo della loro ironia.

Il MozART Group, attivo dal 1995 e ormai icona mondiale del “cabaret musicale”, ha portato il proprio stile unico in oltre 50 paesi, riuscendo sempre a lasciare il pubblico senza parole. La loro terapia? Un mix geniale di talento, umorismo e versatilità, con cui rivisitano i classici della musica in chiave comica, aggiungendo tocchi sorprendenti che trasformano ogni pezzo in un momento di pura meraviglia. La loro abilità non si limita alla musica: sono capaci di interagire, scherzare e coinvolgere il pubblico, regalando risate e stupore senza pronunciare una parola.

Classical Therapy è uno spettacolo in cui la musica diventa linguaggio universale: partendo dalle composizioni classiche, il MozART Group esplora diversi generi, dal jazz al pop, facendo apprezzare anche ai meno appassionati l’energia e la bellezza della musica. Con una maestria che sfiora l’acrobazia musicale, i quattro artisti non solo suonano con tecnica impeccabile, ma “giocano” con gli strumenti in un dialogo continuo tra suoni e gag. La loro creatività si esprime con piccole invenzioni sceniche, come l’uso di archetti illuminati e ombre cinesi, che arricchiscono ogni scena di nuove suggestioni visive, sorprendendo e facendo sorridere gli spettatori.

Formatisi nelle prestigiose accademie di Varsavia e Łódź, i membri del MozART Group dimostrano che la musica classica può anche essere leggera, accessibile e ironica, invitando tutti a riscoprirne la meraviglia. Con l’approssimarsi del trentesimo anniversario della loro attività nel 2025, continuano a diffondere il loro messaggio senza frontiere, dimostrando che la musica può essere sia un gioco che una terapia per l’anima.

Consigliato a tutti, Classical Therapy è uno spettacolo che lascia il segno: per chi ama la musica, per chi vuole ridere, per chi cerca un modo nuovo di guardare alla tradizione. Il MozART Group promette una serata di magia e allegria, dove anche il pubblico diventa parte di questo viaggio tra note e risate.




Benvenuti nella Guida NON Guida di Milano: Milano fantastica

Lunedì 30 settembre abbiamo avuto il piacere di partecipare alla presentazione, presso la storica Libreria Bocca (situata in Galleria Vittorio Emanuele), della bellissima guida “Milano fantastica”, un progetto edito dalla casa editrice Peacock, su testi di Grazia Guarnieri e disegni di Giulia Lazzaron. Introduzione a cura di Francesca Vertucci. Il libro è scritto sia in italiano che in inglese, il che lo rende perfetto sia per i milanesi che vogliono conoscere tutti i misteri della propria città sia per i turisti, anche stranieri.

Sul sito della casa editrice leggiamo che Milano fantastica è una Guida NON Guida di Milano, un viaggio unico e affascinante attraverso la città che ha sempre incantato il mondo con la sua storia e i suoi profumi. Incontrerai: 

  • Grazia, la Tua Guida Fantastica; Grazia non è una guida turistica qualunque. Con lei, scoprirai storie reali ma straordinarie, intrecciate con la ricca trama storica della città. Ogni palazzo e ogni piazza di Milano hanno un segreto, un racconto che aspetta solo di essere svelato. Grazia ti condurrà attraverso itinerari insoliti.
  • Giulia, l’Artista; Lasciati ammaliare dalle opere di Giulia, l’artista contemporanea che, con i suoi disegni, trasforma Milano in un mondo incantato, aprendo porte che ti conducono in una dimensione dove la città diventa un luogo di sogni e meraviglia.
  • I Segnalibri Profumati; a rendere ancora più il tuo viaggio sensoriale, ci saranno i segnalibri profumati realizzati da Milano Fragranze. Questi piccoli effluvi non solo ti accompagneranno nelle letture, ma porteranno con sé le fragranze tipiche della città: il profumo dei fiori dei giardini, l’aroma del caffè negli storici bar della galleria e la brezza serale che soffia lungo i Navigli.

Come ha ben sottolineato Francesca Vertucci durante la serata di presentazione, questo progetto è molto interessante proprio per il suo approccio multisfaccettato, che unisce la bellezza e l’incanto della narrazione di Grazia al godimento delle fantastiche immagini create dalla fantasia di Giulia, per arrivare ad accostare i luoghi di cui leggiamo con i propri odori e profumi caratteristici.

Grazia ci ha raccontato che l’avventura è iniziata una sera in cui Giulia le ha proposto di creare insieme un libro su Milano, dicendo che aveva iniziato a disegnare una creatura con 6 occhi…e che a Grazia è venuta subito in mente la Milano spagnola con le sue 6 porte di ingresso alla città (da qui, il nome di sestieri per indicare i quartieri). 

Dalla passione di Giulia per le mante nascono invece le due protagoniste del libro: Mantica e Lucina, per l’appunto due mante che ci raccontano i loro viaggi per Milano. Come leggiamo nell’introduzione, non a caso tra le prime pagine del libro la mappa della Milano antica ricalca la forma di una sinuosa manta, dal greco mantis-mantis, ovvero “indovino”, ma anche dall’ispanico-americano “coperta, mantello”. Una sorta di prefazione e premonizione di ciò che seguirà nel libro: una serie di misteri, segreti e fascinazioni sulla città più ambivalente e discussa di tutta Italia.

Attraversermo quindi Milano passando dai Navigli, la Darsena, Brera, Montenapoleone, Piazza Affari, la Galleria Vittorio Emanuele, l’Ippodromo, il Castello Sforzesco e tanto altro. E in questo viaggio saremo accompagnati anche da un bellissimo segnalibro profumato con uno dei meravigliosi profumi di Milano Fragranze (in questo caso Brera).

Milano Fragranze è un marchio di profumi che celebra la bellezza e la diversità di Milano attraverso fragranze uniche, ispirate ai luoghi più iconici della città. Lo “Spirito del Luogo” (il Genius Loci) è l’ispirazione dietro ogni profumo, che consente di raccontare la storia delle persone e dei luoghi che hanno reso Milano una città unica sia ieri che oggi.  Come sostiene Marcel Proust nella sua opera “La Recherche Du Temps Perdu”, l’odore e il sapore delle cose possono rimanere impressi a lungo nella nostra memoria e riemergere inaspettatamentedopo qualche tempo. Milano Fragranze cattura questa essenza e crea profumi che possono evocare i ricordi della città in modo unico e personale.

Ogni profumo di Milano Fragranze è un viaggio olfattivo che ti trasporta nei quartieri e nei monumenti più emblematici di Milano. Dalle note fresche e luminose dei giardini segreti fino alle sfumature intense e sofisticate della vita notturna milanese, ogni creazione riflette l’anima cosmopolita e dinamica della città.  Al momento il brand conta 10 referenze: Panettone, Piazza Affari, La Prima (dedicato a La Scala), Derby (che richiama l’Ippodromo ovviamente), Brera, Cortile (fragranza che ricrea l’atmosfera dei ballatoi delle case di ringhiera), Diurno (conoscete la storia dell’Albergo Diurno di Porta Venezia?), Basilica, Galleria e Naviglio. Le formulazioni sono il risultato di un’attenta selezione di materie prime pregiate e il risultato sono profumi ricchi e complessi, ideali sia per chi cerca un’eleganza discreta che per chi desidera un aroma più audace.

Trovate la registrazione della presentazione del libro sul Canale YouTube della Libreria Bocca (https://www.youtube.com/LibreriaBocca1775), gestito con verve ed energia da Giorgio Lodetti, e ovviamente potete comprare il libro nelle migliori librerie (costo: 20€) e sul sito della casa editrice Peacock (https://www.studiopeacock.net/). Sul sito ufficiale di Milano Fragranze (https://www.milanofragranze.com/) potete invece acquistare le fragranze, il discovery kit, le candele (Panettone è in assoluto la nostra preferita!), gli accessori e anche il libro!




Da Ghe Sem prodotti cinesi reinterpretati in chiave italiana

Dopo i dumplimg dai sapori italiani, Ghe Sem, il primo dim sum bar di Milano, introduce anche i bao (panini coti al vapore) dai ripieni tutti italiani.
Ghe Sem apre nel 2016 con l’idea di unire gli antichi rituali dei pastifici cinesi e le tecniche di preparazione orientali alla bellezza
della cucina mediterranea. Nascono così dumpling dai ripieni tutti italiani, drink d’autore con il cocktail bar che miscela prodotti italiani e orientali, e ora come fuori menu: i bao, sia dolci che salati.

I dim sum rimangono i protagonisti del menù di Ghe Sem. Ravioli dalla tipica forma e consistenza dei dumpling cinesi, ripieni di cacio e pepe, sugo all’amatriciana, cotechino con lenticchie, carbonara, norma, polpo alla luciana. Con oltre 25 tipi diversi di ravioli, anche dolci, ogni piatto stupisce con sapori che variano da boccone a boccone.

Anche i Bao da Ghe Sem rispettano la logica di mantenere un prodotto concettualmente cinese reinterpretato in chiave italiana. E infatti tra i bao salati non manca un omaggio a Milano con la farcitura con ossobuco alla milanese, mentre le alternative stagionali includono proposte come il bao trevigiano con gorgonzola, radicchio e noci. Tra i Bao dolci sono protagoniste la crema e la granella di pistacchio oltre alla Nutella e alla granella di nocciola.




A San Simpliciano risuona Bach. Ingresso libero

Per tre sere San Simpliciano sarà inondata di musica. Il 9,16 e 23 ottobre infatti la seconda edizione del Festival “Bach in Basilica” porta la musica del grande maestro tedesco a Milano. L’ingresso è libero.

L’iniziativa, promossa dai direttori artistici Gianluca Capuano e Lorenzo Ghielmi, vede protagonisti alcuni celebri musicisti  internazionali insieme al grande organo di San Simpliciano, costruito nel 1991 da Jürgen Ahrend e voluto da un comitato di appassionati e dal Comune di Milano per avere uno strumento ideale per la musica di Johann Sebastian Bach.

Nella serata inaugurale, il 9 ottobre, Bernard Foccroulle presenta un dialogo virtuale fra Bach e Matthias Weckmann, musicista che ricoprì a lungo la carica di organista della chiesa di San Giacomo ad Amburgo. La musica di Bach e quella di Weckmann sono accomunate dalla ricchezza polifonica. Spesso Weckmann scrive a 5 o 6 voci, affidando ben due voci al pedale; esattamente come fa Bach nel grande corale Aus tiefer Not, in programma nel concerto di Foccroulle. I virtuosismi contrappuntistici e l’amore per i canoni, presenti nella musica di Weckmann, sono gli stessi che Bach, qualche decennio più tardi, utilizzerà nell’Arte della Fuga.

Il 16 ottobre Bernhard Haas accosta due compositori nati nello stesso anno a pochi chilometri di distanza uno dall’altro ma che nella vita non si sono mai incontrati: Georg Friedrich Händel e Johann Sebastian Bach.

Il programma di Simone Vebber, il 23 ottobre, accosta ad alcune fra le più celebri composizioni di Bach alcune pagine di autori contemporanei, e più precisamente di autori che compongono secondo un’estetica minimalista, uno stile compositivo che utilizza cellule melodiche brevi e ripetitive, originando nell’ascoltatore la sensazione di un fluire lento e tranquillo del tempo.




Champagne Jacquart celebra i suoi primi 60 anni

Champagne Jacquart celebra i suoi primi sessant’anni all’insegna della gioia di vivere all’hotel Château Monfort di Milano tra degustazioni abbinate a creazioni dello chef Domenico Mozzillo che capitana la cucina del ristorante Rubacuori di Château Monfort, cocktail d’eccezione che esaltano le note aromatiche di ogni Champagne e party.

Fondata nel 1964, la Maison Jacquart nasce dall’intento di riunire l’esperienza di una trentina di
vignerons-artigiani pronti a condividere talento e  vigneti per produrre grandi vini. Nasce così il concetto di Mosaïque, un mosaico di crus, di terroir e talenti. Cresciuta negli anni con l’inserimento di nuovi soci, Jacquart oggi copre 300 ettari distribuiti su più di 60 crus in tutte le aree della Champagne. La varietà di queste parcelle in grado di garantire un’incredibile
diversità è il carattere distintivo dello Champagne.  “La filosofia della maison è quella di celebrare ogni piccolo momento della vita con una nota di gioia e leggerezza, trasformando l’ordinario in straordinario” spiega  Joëlle Weiss, enologa di casa Jacquart. Sin dalla sua creazione, infatti, Champagne Jacquart, ha sfidato i canoni tradizionali, con un approccio disinvolto e creativo, invitando a brindare per tutti i piccoli e grandi successi quotidiani, non solo nelle occasioni speciali.

Il punto di forza dell’azienda è lo Chardonnay, con la sua freschezza, finezza e capacità d’invecchiamento. Il dosaggio leggero e appropriato e un processo di vinificazione preciso e innovativo rivelano alla degustazione uno stile diretto, arioso e fine.
Per scelta, Champagne Jacquart viene affinato solo in acciaio inox senza passaggi in legno per esaltare le caratteristiche varietale dell’uva e di ogni singola parcella, valorizzandone freschezza e vivacità. “Tutte le nostre cuvées sono espressione gioiosa dello champagne, basate sulla freschezza aromatica dello Chardonnay elaborato nelle sue mille sfumature. Dalle più leggere e pungenti a quelle più eleganti e golose, accomunate dalla stessa brillantezza, dal temperamento e dall’immancabile freschezza finale.” commenta  Weiss, l’enologa di casa Jacquart.

Champagne Jacquart viene distribuito da Rinaldi 1957 spa, capitanata da Giuseppe Tamburi, che ha trasformato la
passione per i distillati e i vini in una missione.




Al Shoo Loong Kan per un viaggio in Cina senza muoversi da Milano

In viaggio in Cina, nello  Sichuan, senza muoversi dal cuore di Milano, da Via Farini 21 tra Chinatown e Porta Garibaldi. Ed è questo, un vero e proprio viaggio nel gusto dello Sichuan, che propone  Shoo Loong Kan, il primo ristorante in Italia (e uno dei sette in Europa) della catena dedicata all’hot pot, un piatto simbolo di socialità e condivisione a tavola originario della Terra dai Mille Volti, la provincia sud occidentale della Cina attraversata dal Fiume Azzurro e habitat naturale dei panda giganti.

Tra lanterne rosse e pagode in legno che riprendono l’architettura dei villaggi dello Sichuan, al Shoo Loong Kan gli ospiti si trasformano in chef, cuocendo da soli e secondo il proprio gusto carne, pesce, verdure e noodle all’interno dei brodi che bollono  in un enorme pentolone condiviso, l’hot pot. Fin dal nome Shoo Loong Kan richiama la cultura della provincia di Sichuan dove l’hot pot ha avuto origine secoli fa almeno secondo una certa tradizione (un’altra fa risalire questa fondue cinese ai mongoli),   Shoo Loong Kan, che in alfabeto fonetico pinyi diventa significa infatti promontorio del piccolo drago (Xiao ()= piccolo, Long ()= drago, Kan )= promontorio, pendio) e riporta a sua volta a Chongqing, la città dove è iniziato il rito dell’hot pot.

Ed è proprio questa particolare pentola in rame posta al centro di ogni tavolo, costantemente riscaldata e condivisa dagli ospiti, l’hot pot appunto, la protagonista di Shoo Loong Kan. Nell’hot pot bollono fino a tre diversi brodi (il prezzo varia da 12 a 15 euro, è fisso, non dipende dal numero dei commensali e il brodo verrà costanemente riempito nel corso della serata), dai più classici ai più piccanti anche con variante vegana, in cui cuociono le pietanze da abbinare poi a una o più salse, create secondo il proprio gusto con un mix di oltre 16 condimenti, spezie, oli vegetali, sperimentando ogni volta nuove combinazioni. Un’esperienza sensoriale divertente, aggregante e gustosa dove lasciarsi stupire, guidati dallo staff, da sapori inattesi e da verdure dai nomi impronunciabili, condividendo con gli altri commensali la sorpresa della “pesca” nel brodo.

Nell’hot pot infatti cuociono diversi ingredienti contemporaneamente in un mix tutto da inventare tra frutti di mare e pescato, tagli di carne, Wagyu compreso, e frattaglie selezionati da Macelleria Sirtori, verdure e funghi orientali dalle foglie di crisantemo al taro, dalle patate igname alle alghe, dal sedano lattuga al melone d’inverno, dai funghi shitake agli enoki, dalle orecchie di Giuda ai shimeji bianchi o marroni.

Per  chi desiderasse qualcosa dalla cucina ci sono anche alcune chicche dello chef Michele Yang. Il tutto da abbinare a vini, birre e sake (anche in degustazione) o con i Loong Tea a base di the freddo alla camelia e frutta, peculiarità del locale. Ad accogliere gli ospiti Chen Yeyan, per anni direttore di sala dello storico ristorante giapponese Osaka.




A Milano debutta il primo escape game in un museo

Dal 23 marzo a Milano è possibile organizzare un escape game negli oltre 50mila metri quadrati di uno spazio davvero inconsueto e disponibile nei week end.

Il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano lancia infatti Planetario Perduto, il primo escape game da giocare interamente all’interno degli spazi espositivi. Un gioco di ruolo multigiocatore al confine tra fiction, realtà storica e attualità che si ripromette di mostrare, in una luce diversa, le collezioni di questa icona di Milano.

Seguendo gli indizi e interpretando le mappe, i giocatori possono infatti scoprire gli angoli più remoti dello storico museo di Milano e visitare alcune delle più importanti sezioni espositive alla ricerca delle misteriose formule celate in alcuni degli oggetti più iconici delle collezioni.

In tutto le missioni da superare sono otto e attraverso queste il gioco ripercorre le storie  di navi, sottomarini, aerei, computer e macchine leonardesche, conducendo i partecipanti attraverso le Gallerie Leonardo, la sezione Spazio, le reti e le infrastrutture di Mosaico Tecnologico, il sottomarino Enrico Toti e il Padiglione Aeronavale.

Escape game Planetario Perduto si inserisce all’interno di una più ampia missione del Museo della Scienza e della tecnica di Milano volta all’utilizzo dei linguaggi e delle tecnologie digitali per la valorizzazione del proprio patrimonio.

 

 




Ribelle e Rascasse è la ragione per cui fermarsi a Treviglio

Nel centro storico di Treviglio, tra Bergamo e Milano, Ribelle e Rascasse dà volto dal 2020 a un locale dall’anima cosmopolita in cui i vini naturali (oltre trecento etichette) e la birra artigianale si sposano a un menù stagionale particolarmente curato in cui trionfano cicchetti alla veneta e ostriche Gillardeau, formaggi italiani e francesi e salumi artigianali . Un nuovo concept che vale la pena scoprire.

Ribelle e Rascasse nasce come unione di due mondi, quello del vino naturale e quello della birra artigianale,  incarnate dai due proprietari, Ruggero Del Zotti e Roberto Attilio Nisoli, che nel 2020 hanno aperto Ribelle e Rascasse all’interno di un palazzo di fine 800. Il nome, insolito, deriva dalla combinazione di due elementi “Ribelle”, scelto da Nisoli, rinvia al Barbera (e più precisamente al Barbera rosato di Camillo Donati) e al mondo di convivialità emiliana, Rascasse voluto da de Zotti richiama l’iconica curva del circuito automobilistico di Monecarlo.

Un’accogliente corte interna si apre sul locale dai pochi coperti e dagli arredi realizzati su misura da artigiani locali tra legno e ferro, pantoni rosa cipria e verde petrolio. Entrando nel locale si è accolti da un “tavolo social” con dieci sedute e da un bancone dove potersi sedere anche per mangiare, seguito poi da piccoli tavoli più intimi e raccolti.

Ribelle e Rascasse propone per l’aperitivo un menu da condividere e stuzzicare insieme a oltre 300 vini naturali italiani, francesi e dal mondo proposti anche al calice e una vasta selezione di birre artigianali e acide oltre alla drink list stagionale fore di oltre 150 referenze. A cena il menu si articola attraverso quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi e quattro dolci, che cambiano spesso mantenendo però alcuni piatti must come l’Uovo pochè, omaggio dello chef Giacomo Ercoli alla collaborazione con Carlo Cracco, la Battuta di manzo al coltello o lo Spaghettone alla bottarga. Sia a pranzo che a cena non mancano poi piatti signature come gli Gnocchi di patate fatti in casa con ragù di anatra in punta di coltello con fondo al cioccolato fondente e zest di arancia, resi morbidissimi da un tocco di mascarpone nell’impasto.