1

Ciclo le Sinfonie di Beethoven

L’Associazione Musicale Arteviva è lieta di presentare la Nona Sinfonia di Beethoven, quinto e ultimo appuntamento dell’Undicesima Stagione Concertistica in Santa Maria delle Grazie, la Basilica Milanese del XV secolo, patrimonio dell’Umanità e sede dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

Il concerto apre il ciclo “Le Sinfonie di Beethoven” che proseguirà presso la Sala Verdi del Conservatorio di Milano a giugno e luglio 2015.

Orchestra da camera Arteviva

L’Orchestra da Camera Arteviva è stata fondata nell’anno 2003 ed ha al suo attivo più di 150 concerti. L’organico completo è formato da circa 40 musicisti professionisti che lavorano nelle più prestigiose orchestre italiane (Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, I Solisti Veneti, Orchestra dei Pomeriggi Musicali, Orchestra Filarmonica della Scala, ecc.) ed ospita validi ed apprezzati solisti.
Dall’anno 2003 l’orchestra tiene stabilmente una propria Stagione Musicale con programmi eterogenei e articolati di musiche che abbracciano un ampio arco temporale, dal periodo barocco fino a composizioni di autori contemporanei. Dall’anno 2009 le Stagioni Musicali dell’Orchestra hanno la propria sede stabile nella Basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Tutti i concerti hanno sempre ottenuto ottimi riscontri sia per la qualità dei programmi presentati sia per la cura del lavoro musicale svolto sotto la guida del direttore stabile Matteo Baxiu.
Nell’estate dell’anno 2005 l’orchestra è stata ospite del Festival Pianomaster di Gravedona (Co), dove ha riscosso un grande successo di critica e pubblico.
Del compositore contemporaneo Antonio Cericola ha eseguito l’opera lirica Le Avventure di Pinocchio e, in prima esecuzione assoluta, l’oratorio Passio et Resurrectio Domini Nostri e il balletto Questo Amore.

Coro Polifonico Theophilus

Il Coro Polifonico Theophilus ha tenuto il suo primo concerto nel 1995 ed è attualmente composto da circa 35 coristi. Il nome del coro costituisce un legame con Mozart il cui nome di battesimo era per l’appunto Theophilus (Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus), da lui stesso latinizzato in “Amadeus” durante un suo viaggio in Italia.
Durante la sua attività quasi ventennale si è perfezionato vocalmente sotto la guida di qualificati insegnanti di vocalità e si è esibito in numerosi concerti suscitando sempre ottimi consensi.
Il repertorio comprende i grandi capolavori della musica corale con una particolare sensibilità e predilezione per la musica sacra mozartiana. Di Mozart ha infatti presentato sia una vasta selezione di opere poco note del periodo giovanile sia alcune delle grandi pagine della maturità.
Accanto al percorso dello studio e della valorizzazione dei compositori classici, il coro coltiva anche una speciale attenzione per la musica contemporanea. Di particolare interesse è stata l’esecuzione in prima assoluta dell’Oratorio Passio et Resurrectio Domini Nostri del compositore abruzzese Antonio Cericola.
Il coro ha mostrato negli anni una costante crescita qualitativa sia sotto il profilo tecnico-vocale sia nell’ambito artistico-interpretativo. La sua attività è diventata un punto di riferimento per tutti coloro che, pur non essendo musicisti di professione, intendono accostarsi alle grandi opere corali con serietà ed impegno, raggiungendo obbiettivi di ottimo livello e notevoli soddisfazioni personali. Il coro è stato fondato ed è diretto da Matteo Baxiu.

Matteo Baxiu – direttore

Direttore di coro e d’orchestra, ha iniziato gli studi musicali a Brescia nel 1986 con il Maestro Giuseppe Pagani ed ha proseguito la sua formazione studiando al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra di Milano, all’Accademia Musicale Pescarese e all’Accademia Internazionale della Musica di Milano.
Ha frequentato il “Corso internazionale di direzione di coro e d’orchestra” dell’Estate Musicale Frentana di Lanciano, ed in quella occasione ha avuto modo di lavorare con il Maestro Piero Bellugi. Ha seguito i corsi di direzione d’orchestra tenuti dal Maestro Antonio Cericola a Lanciano (anno 2001) e Pescara (anni 2004 e 2005) conseguendone il diploma di merito. Ha studiato composizione con il Maestro Arturo Sacchetti.
Possiede inoltre una solida formazione umanistica avendo conseguito la laurea in Lettere Classiche presso l’Università Statale di Milano.
Nel 1995 ha fondato il Coro Polifonico Theophilus e da allora si è dedicato attivamente alla direzione di coro sviluppando un’ottima esperienza e sensibilità per la musica corale.
Come direttore d’orchestra si è esibito in numerosi concerti affrontando un vasto repertorio che spazia dal periodo barocco fino ai compositori della sua generazione. Ha diretto i grandi capolavori sacri del periodo barocco e classico tra cui la “Johannes-passion” di Bach, la “Grande Messa” KV427 e la “Messa da Requiem” di Mozart, la “Nelsonmesse”, la “Theresienmesse”, l'”Harmoniemesse” e “Le sette ultime parole” di Haydn, le Messe D167 e D950 di Schubert. Ha diretto altresì numerose sinfonie e concerti di Mozart, Beethoven, Schubert e Mendelssohn. Del periodo tardo romantico e moderno ha eseguito musiche di Brahms (“Ein Deutsches Requiem”), Grieg, Mahler, Prokofiev, Britten e Stravinskij. Accanto ai grandi classici ha proposto esecuzioni di autori del novecento e musiche meno note al grande pubblico, in particolare di compositori inglesi (Holst, Warlock, Gerard Finzi e Vaughan Williams). Ha sempre rivolto una particolare attenzione alla diffusione della musica tra i ragazzi, presentando spesso lezioni concerto per le scuole. Di particolare rilievo è la sua collaborazione con il compositore contemporaneo Antonio Cericola del quale ha diretto, in prima esecuzione assoluta, l’oratorio “Passio et Resurrectio Domini Nostri” (12 marzo 2005) e il balletto “Questo Amore” (23 aprile 2005). In qualità di direttore di coro e d’orchestra ha sempre ottenuto ottimi riscontri di critica e di pubblico.
La sua esecuzione del Requiem di Mozart, registrata presso la Basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano, è stata pubblicata dalla casa discografica Kicco Classic.
Dall’anno 2007 all’anno 2009 è stato docente ai corsi del CPSM presso il conservatorio G. Verdi di Milano. Attualmente è direttore del Coro Polifonico Theophilus, direttore stabile dell’Orchestra da camera Arteviva e direttore artistico dell’Associazione Musicale Arteviva.

CORO POLIFONICO THEOPHILUS
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Solisti: Martina Bortolotti, Marta Fumagalli, Alejandro Escobar, Davide Rocca
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
(Bonn, 16 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827)

SINFONIA N.9
in Re minore op. 125

Allegro ma non troppo, un poco maestoso
Molto vivace
Adagio molto e cantabile, andante moderato
Finale: Presto ma non troppo

La sinfonia n. 9 in Re minore con voci e coro finale Op. 125 (nota anche solo come Nona sinfonia o Sinfonia corale) è l’ultima sinfonia composta da Ludwig van Beethoven e completata nel 1824, quando era completamente sordo.
La prima assoluta avvenne venerdì 7 maggio 1824 nel Theater am Kärntnertor di Vienna, con la contralto Caroline Unger ed il tenore Anton Haizinger. La parte corale (cioè cantata) include brani dell’ode An die Freude (Inno alla Gioia) di Friedrich Schiller, ed è collocata nel quarto e ultimo movimento, mentre i primi tre tempi sono esclusivamente sinfonici.
Le parole sono cantate da quattro cantanti solisti e un coro. La sinfonia è stata la prima maggiore composizione sinfonica con voci. È una delle opere più note di tutta la musica classica ed è considerata uno dei più grandi capolavori di Beethoven, se non la più grandiosa composizione musicale mai scritta. Nel 2001 spartito e testo sono stati dichiarati dall’UNESCO Memoria del mondo, attribuendoli alla Germania.

CORO POLIFONICO THEOPHILUS
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ciclo “Le Sinfonie di Beethoven”
Ludwig van Beethoven Sinfonia n.9 in Re minore op. 125

presso la

Basilica di Santa Maria delle Grazie
Lunedì 8 giugno 2015 – ore 21.15
Milano

image

Prezzi dei biglietti
(acquistabili presso la sede operativa di via Sardegna 46 dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 17), presso la biglietteria online (http://www.associazionearteviva.com/concerti/biglietteria.html) o sul circuito Vivaticket.

• Biglietto posto settore A per singolo concerto: € 25,00

• Biglietto posto settore B per singolo concerto: € 18,00

Ciclo “Le Sinfonie di Beethoven”

In occasione di Expo 2015, Arteviva propone al pubblico milanese il Ciclo “Le Sinfonie di Beethoven” che dopo questa prima esecuzione proseguirà presso la SALA VERDI del CONSERVATORIO di Milano:
• 30 giugno 2015 – Beethoven: Sinfonie 4 op. 60 e 6 op. 68
• 7 luglio 2015 – Beethoven: Sinfonie 2 op. 36 e 5 op. 67
• 14 luglio 2015 – Beethoven: Sinfonie 1 op. 21 e 3 op. 55
• 21 luglio 2015 – Beethoven: Sinfonie 7 op. 92 e 8 op. 93

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
30 Giugno 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 4
in Si bemolle Maggiore op. 60
Adagio, Allegro vivace
Adagio
Allegro vivace
Allegro ma non troppo

La Quarta Sinfonia in Si bemolle maggiore op. 60 fu composta, quasi di getto, nell’estate del 1806, interrompendo i lavori già iniziati per la Quinta, ed eseguita per la prima volta nel marzo 1807 a Vienna. Compresa fra due opere gigantesche come l’Eroica e la Quinta, la Quarta è stata inevitabilmente considerata per lungo tempo come partitura meno importante e di effetto all’interno del corpus che resta tra i lasciti più alti della musica di tutti i tempi. Certo, nella Quarta più che le tensioni espressive di risonanza universale che troviamo in altri luoghi del sinfonismo beethoveniano si colgono atmosfere di carattere personale, non estranee al fatto che in quel periodo il difficile rapporto amoroso di Beethoven con Teresa con Brunswick conoscesse un momento di particolare distensione. Numerosi sono i luoghi della Quarta dove è facile ascoltare presagi che avranno la loro completa realizzazione solamente nell’epoca delle Sinfonie di Mahler e di Bruckner.

SINFONIA N. 6
“Pastorale”
in Fa Maggiore op. 68
Allegro ma non troppo
Andante molto mosso “Scena al ruscello”
Allegro “Gioconda riunione di contadini”
Allegro “La tempesta”
Allegretto “Canto dei pastori. Sentimenti di gioia e di gratitudine dopo la tempesta”

L’elaborazione della Sesta Sinfonia fu quasi contemporanea a quella della Quinta, ma si estese su un periodo più breve: tra l’estate del 1807 e l’estate del 1808. Nonostante la concomitanza di concezione e di realizzazione, la Sesta Sinfonia differisce in tutte le sue parti (con la sola eccezione dell’episodio dedicato alla tempesta) dal linguaggio della Quinta Sinfonia, come se appartenesse ad un autore diverso. Questo sdoppiamento della personalità artistica di Beethoven nel momento culminante della sua carriera, sembra arduo da spiegare. L’opera venne considerata uno dei massimi raggiungimenti del genio beethoveniano e la più importante espressione musicale correlata a uno dei problemi che più interessavano filosofi e scrittori romantici: il rapporto tra l’uomo e la natura. In questo senso la sinfonia segna per il musicista l’approdo a una visione serena e fiduciosa del mondo.

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
7 Luglio 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 2
in Re Maggiore op. 36
Adagio molto, Allegro con Brio
Larghetto
Scherzo (Allegro)
Allegro molto

La Seconda Sinfonia di Ludwig van Beethoven in Re maggiore, op. 36, composta fra il 1800 e 1802, fu eseguita il 5 aprile 1803 al Theater an der Wien di Vienna diretta dal compositore. È in questa composizione che Beethoven apre la strada all’espressione di una formidabile tensione psicologica che, dall’Eroica in avanti, costituisce uno dei caratteri più appariscenti di tutta la sua produzione strumentale. L’efficace analisi di Berlioz illustra lo schema dell’opera: “In questa Sinfonia tutto è nobile, superbo, grandioso. L’Introduzione è un capolavoro; gli effetti più belli si susseguono ordinatamente ma sempre in maniera inaspettata. La melodia di una solennità commovente e allo stesso tempo impone rispetto e pone l’ascoltatore in una condizione di sensibilità ricettiva. Il ritmo si fa via via più audace, la strumentazione più ricca, più sonora e variata. A questo ammirevole Adagio si salda un Allegro con brio di incantevole impetuosità”. Una descrizione entusiastica, quella di Berlioz, che riassume l’atteggiamento di un ascoltatore per il quale la prima esecuzione viennese della Seconda è già vista come un avvenimento storico.

SINFONIA N. 5
in Do minore op. 67
Allegro con brio
Andante con moto
Allegro
Allegro, Sempre più allegro, Presto

Composta tra il 1807 e l’inizio del 1808, la Quinta Sinfonia è stata indicata come l’esempio massimo nel quale Beethoven traduce in musica quella dialettica degli opposti che rivitalizza la forma-sonata classica e che si fa risalire nei suoi principi più elevati alla famosa antinomia kantiana. L’enorme popolarità della composizione si deve alla qualità e quantità di temi diversi e allo stesso tempo intimamente connessi, alla meravigliosa trasformazione di carattere che l’ascoltatore vive nel passaggio tra la prima e la seconda parte della Sinfonia, con quella conclusione trionfale espressa attraverso un ritmo contagioso.

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
14 Luglio 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 1
in Do Maggiore op. 21
Adagio molto, Allegro con Brio
Andante cantabile con moto
Menuetto: allegro molto e vivace
Finale: Adagio – Allegro molto e vivace

Scritta tra il 1799 e 1800, la Prima Sinfonia risente ancora dell’impianto e della strumentazione tipiche delle ultime sinfonie di Mozart e Haydn. Tuttavia, è per la novità di certe idee e per la perentorietà del discorso che la Prima trova la sua ragion d’essere e si conquista un posto di primo piano nel panorama della musica orchestrale di quegli anni. L’opera riceve il battesimo all’Hoftheater di Vienna il 2 aprile del 1800 sotto la direzione dell’autore che dedica la partitura al suo protettore Barone Gottfried van Swieten, alto funzionario di corte, che negli anni ’80 del secolo precedente aveva rivelato a Mozart i segreti dell’arte contrappuntistica bachiana e haendeliana.

SINFONIA N. 3
“Eroica”
in Mi bemolle Maggiore op. 55
Allegro con brio
Marcia funebre (Adagio assai)
Scherzo (Allegro vivace)
Finale (Allegro molto)

La Terza Sinfonia di Beethoven in Mi bemolle maggiore op. 55 detta “Eroica” fu composta fra il 1802 e 1804 ed eseguita privatamente il 3 gennaio 1805 e pubblicamente il 7 aprile 1805 diretta dal compositore al Theater an der Wien. È nota la vicenda che si accompagna all’iniziale dedica della Terza a Napoleone Bonaparte e alla revoca della stessa nel momento in cui il condottiero, simbolo per Beethoven di un nuovo modo di concepire la guida di uno Stato secondo i principi di libertà e democrazia sanciti nella Rivoluzione francese, si fa incoronare Imperatore. L’opera celebrativa, divenuta in seguito “Sinfonia eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grande uomo”, si ammanta così di un significato funebre (la morte della libertà e l’affermazione della tirannia) che investe tutto l’ideale affettivo e umanitario del grane musicista. L’Eroica è uno dei casi più rappresentativi della storia della musica in cui la tensione psicologica dell’individuo non solo entra in una specie di risonanza universale, ma riesce a esprimersi mediante il segno musicale, ampliandone smisuratamente la sintassi e ricorrendo a un uso lacerante del linguaggio

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
21 Luglio 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 7
in La Maggiore op. 92
Poco sostenuto – Vivace
Allegretto
Presto – Assai meno presto
Allegro con brio

La Settima Sinfonia, scritta a distanza di tre anni dalla “Pastorale”, in un periodo sfolgorante di attività, tra il 1811 ed il 1812, non ha una linea di continuità con le precedenti sinfonie, che furono composte dal 1801 al 1808 senza interruzione. Iniziò a scriverla a Teplitz, una città termale in Boemia dove Beethoven seguiva una cura nel 1811, sperando recuperare il suo udito. La prima esecuzione ebbe luogo l’8 dicembre del 1813 nella sala grande dell’Università di Vienna per un concerto di beneficenza e, nonostante qualche commento critico non proprio felice di alcuni musicisti contemporanei, la partitura si impose sempre di più come uno dei capolavori del sinfonismo beethoveniano e cominciò ad assumer, all’interno del ciclo delle nove Sinfonie, i connotati di una mitica “apoteosi alla danza”. La celebre definizione esce dalla penna di Wagner e influenzerà gli orientamenti di tutta la critica futura, che dalla Settima ha sempre sottolineato la predominanza del lato ritmico in contrapposizione a quello relativo alla dialettica tematica presente ad esempio della Quinta.

SINFONIA N. 8
in Fa Maggiore op. 93
Allegro vivace e con brio
Allegretto scherzando
Tempo di minuetto
Allegro Vivace

Dopo numerosi rimaneggiamenti, Beethoven completò, in tempi relativamente brevi nell’estate del 1812, l’Ottava Sinfonia. Dopo una prima esecuzione privata, avvenuta nell’aprile 1813 presso la residenza dell’arciduca Rodolfo, fu presentata per la prima volta al pubblico il 27 febbraio 1814 a Vienna.
L’Ottava Sinfonia è sempre stata guardata come opera minore, sia per le dimensioni, sia per l’apparente ritorno verso un linguaggio che echeggia il Settecento e parrebbe riportarci all’atmosfera delle prime due sinfonie. Di carattere brillante e spirituale, essa segna un ritorno inatteso ad una forma decisamente classica, consona ai modelli di Mozart e Haydn.
In realtà l‘elemento che più metteva in imbarazzo la critica ottocentesca è quella componente umoristica, leggiadra che è pure ingrediente non trascurabile nella poetica beethoveniana.

Prezzi dei biglietti
(acquistabili presso la sede operativa di via Sardegna 46 dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 17), presso la biglietteria online (http://www.associazionearteviva.com/concerti/biglietteria.html) o sul circuito Vivaticket.

Biglietti singoli concerti

• Biglietto posto settore A1 per singolo concerto: € 30,00

• Biglietto posto settore A per singolo concerto: € 25,00

• Biglietto posto settore B per singolo concerto: € 20,00

• Biglietto posto settore C per singolo concerto: € 15,00

• Biglietto posto settore D per singolo concerto: € 10,00

Abbonamento a 4 concerti (in vendita dal 16/03/2015 al 30/06/2015)

• Abbonamento posto settore A1 per quattro concerti: € 108,00
• Abbonamento posto settore A per quattro concerti: € 90,00
• Abbonamento posto settore B per quattro concerti: € 72,00
• Abbonamento posto settore C per quattro concerti: € 54,00
• Abbonamento posto settore D per quattro concerti: € 36,00

sAssociazione Musicale Arteviva
Via Sardegna 46 – 20146 – Milano – Cod. Fisc.: 90016790157 – P.Iva: 05393680961
Web: www.associazionearteviva.eu – Mail: info@associazionearteviva.eu – Tel e fax: 02.49663199 – Cell: 348.3665186




BUKA ultimo ballo retrofuturistico con volo pornocosmico

Si chiude lunedì 1 giugno con un ultimo happening d’arte e musica la stagione BUKA: la migliore musica elettronica da club, assolutamente fuoriluogo, d’avanguardia, (con)temporanea, itinerante e site – specific. L’appuntamento è lunedì 1 giugno nell’affascinante club “Striptease”, spazio fuori dal tempo, in cui ballo e performance dal vivo si intrecciano e si mescolano adeguandosi all’anima del luogo (ex cinema negli anni trenta, trasformato in un club disco negli anni Ottanta, e infine il primo locale di lap dance d’Italia nel 1997 con il nome di “Striptease”).

Un locale unico per l’originale atmosfera che lo pervade tra estetica periferica decadente e architettura sontuosa: le tende di velluto rosso, l’ampio palco, le scenografie e gli allestimenti in stile “cosmico”, la consolle in alto, gli allettanti divanetti privè nella zona playroom, l’ottima aereazione, lo spazio imponente da ex cinema, tutto è utilizzato da BUKA per questo “ballo retrofuturistico con volo porno cosmico”. Un pastiche di stili e un format costruito appositamente per rievocare le diverse anime dello spazio tra proiezioni, performance live, dj set e ballo.

La serata di apre alle ore 21.30 con una prima parte con selezione di video artistici e frammenti di sexy movie ad ambientazione spaziale. Seguiranno due concerti: l’ambient occulta del sassofonista e polistrumentista tarantino Valerio Cosi, e per la prima volta in Italia, Black Zone Myth Chant, “psichedelia rituale afrocentrica”, dalle atmosfere oscure e tribali.
Dopo la mezzanotte, senza soluzione di continuità, si entra nella seconda parte e si balla con la musica da club più ricercata, la techno-wave con il live dell’inglese Broken English Club e tre ore di showcase dell’etichetta Minimal Rome: live acid-house della Banda Banetti più l’ibrido live/djset di Dave Grave con i compagni alle macchine.
Ad intervallare la musica le provocatorie performance ispirate al mondo sexy trash dello stripclub: le legature del MaestroBD, il collettivo spagnolo Abismal e l’Arte del Solletico di Kalamos aperta al pubblico.

BUKA, nata come rassegna musicale e artistica volta al riuso del prestigioso complesso della ex casa discografica CGD di via Quintiliano a Milano – coinvolgendo, nei tre anni di attività, le più importanti avanguardie della club culture e i migliori festival musicali d’Italia – conferma dunque la sua anima itinerante forte del successo dei luoghi che ha attraversato: dalla serata berlinese “AUßERHALB DER BUKA – An exhibition in Berlin”, un’avvincente combinazione tra una galleria d’arte temporanea e una club night, agli eventi privati nel Cinema Manzoni, al rave nell’ex-bordello alla periferia di Madrid, e questo magico club-non-club Striptease, ormai già un cult delle notti milanesi.

BUKA
lunedì 1 giugno 2015 – dalle ore 21.30 alle 05.30
Ex Cinema Moderno-Aramis / Striptease Via Padova 272, Milano

Prima di mezzanotte 10 intero / 8 ridotto BUKA CLub Members
Dopo la mezzanotte 15 intero / 13 ridotto BUKA CLub Members
Per maggiori informazioni www.buka.xyz




A passeggio per EXPO

di Giuliana Tonini – Ho fatto una prima puntatina all’Expo. Con la formula ingresso alle 19 e chiusura alle 23.
Solo un primo assaggio in attesa di visite più sostanziose, perché in sole quattro ore dell’Expo ci si può giusto fare un’idea d’insieme.
Premetto che, tra le fazioni ‘l’Expo mi è piaciuto’ e ‘l’Expo non mi è piaciuto’, io appartengo alla prima.
Dunque, in quattro ore si può scegliere di scorrazzare sul decumano e sul cardo di romana memoria e tra i padiglioni del sito, visitandone qualcuno tra quelli che rimangono aperti di sera ai visitatori, oppure una alternativa può essere cominciare a visitare bene i padiglioni e mettere poi ‘visto’ o ‘da rifarci un giro’ sulla propria mappa.
Io ho scelto di scorrazzare, pur dopo qualche tentennamento sul visitare subito il Padiglione Zero, che introduce all’esposizione presentando un percorso sul rapporto dell’uomo con l’ambiente e col cibo dalla sua comparsa sulla Terra fino ad oggi. ‘Divinus halitus terrae’, che campeggia su una delle pareti esterne del Padiglione Zero, all’ingresso del sito espositivo, era molto invitante, ma mi sono riservata di gustare appieno questo pezzo forte la prossima volta.
È divertente risalire il decumano e vedere il risultato delle corse disperate delle ultime settimane prima dell’apertura. Il risultato sono padiglioni che io ho trovato affascinanti sia dal punto di vista dell’architettura, design e tecnologia sia dal punto di vista dei contenuti e dell’atmosfera.
Una delle critiche più frequenti è che l’Expo di Milano non è altro che una fiera tendente al parco dei divertimenti. Ma mi viene da pensare che essere una fiera è la funzione stessa di una esposizione universale, in cui i paesi partecipanti mostrano quello che sono, e soprattutto saranno, capaci di fare e produrre in un determinato settore.
Nei padiglioni in cui sono entrata, il tema dell’esposizione – Nutrire il pianeta, Energia per la vita – è stato reso con installazioni accattivanti, pannelli descrittivi ed esposizione di oggetti relativi alla produzione del cibo. Ho sentito dire più di una volta che gli unici paesi che hanno centrato questo tema, concentrandosi soprattutto verso il futuro dell’alimentazione, sono stati Germania e Svizzera. La prossima volta sarò particolarmente curiosa di visitare i loro padiglioni.
E ora veniamo a quella che, secondo me, è la superstar dell’Expo: l’albero della vita.
Lo trovate alla fine del cardo, vicino al padiglione Italia, di cui è il simbolo. È al centro di un lago artificiale perfettamente rotondo, che dà il nome all’area circostante, Lake Arena.
Già alla luce del giorno e ‘a riposo’, coi suoi trentasette metri di legno e acciaio, la creatura del veneziano Marco Balich – direttore artistico del padiglione Italia – ispirata a un disegno di Michelangelo, fa proprio un bell’effetto. Ma quando lo si vede animarsi col suo suggestivo spettacolo di luci, colori, fuochi, acqua e musica non si può non esserne rapiti. Lo spettacolo più bello e più lungo, quasi un quarto d’ora, è quello notturno, alla mezza di ogni ora. E si vive una autentica atmosfera di rito collettivo, con centinaia di persone attorno all’albero della vita, accorse sulle gradinate intorno allo specchio d’acqua o in piedi nello spazio circostante.
Ci sono poi alcune cose, grandi e piccole, che ho trovato particolarmente ‘sfiziose’. La riproduzione della Madonnina nel padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo. La rete del padiglione del Brasile, dove bambini e adulti si divertono come pazzi a camminare sospesi a mezz’aria e dondolando. Le coltivazioni su pannelli verticali e la stupefacente cascata digitale del padiglione USA. Le sculture giganti di Libeskind all’incrocio tra il cardo e il decumano. I contenitori di sakè nel padiglione giapponese. Le altalene (i ‘kiik’) del padiglione estone, che oscillando generano energia elettrica. Le tipiche poltroncine in vimini da spiaggia che il padiglione tedesco mette a disposizione dei visitatori per riprendere fiato tra una visita e l’altra, su cui si ha l’impressione di essere in villeggiatura sul Mare del Nord. La scultura coi ‘carciofoni’ tricolore bianchi, rossi e blu del padiglione della Francia.
E il suggestivo e caleidoscopico percorso tra gli specchi nel padiglione Italia, con le proiezioni di celebri paesaggi italiani e opere d’arte? Eh…. sarebbe sicuramente entrato a pieno titolo nella mia top ten di questa prima puntata….. se fossi riuscita a vederlo. Sì, perché il padiglione di noi padroni di casa chiude alle 20.30. Già il fatto che diversi padiglioni siano chiusi durante le ore serali di visita è una delle note negative dell’esposizione. Ma che proprio quello del paese organizzatore chiuda all’ora di cena mentre il Turkmenistan e altri sono gli ultimi a spegnere le luci non fa una bella impressione.
In ogni caso, però, il mio bilancio di questa prima visita è più che positivo. L’Expo Milano 2015 mi piace. E aspetto la prossima visita per vedere e scoprire tante altre cose, ed entusiasmarmi ancora.




EXPO CILE il paese alla fine del mondo

di Matteo Rolando – Due volte a settimana, alle 10 del mattino, nel padiglione cileno di Expo si celebra l’alzabandiera: si canta l’inno cileno e tre “carabineros”officiano la cerimonia secondo la tradizione nazionale. Il blu, bianco e rosso della bandiera rappresentano il mare (l’oceano Pacifico), le Ande e il sangue dei patrioti cileni che combatterono per l’indipendenza, insieme a una stella a indicare che il Cile è una repubblica unitaria e non federale. Il padiglione ha una superficie di circa 2.000 metri quadrati, suddivisi in tre piani: al piano terra c’è l’ingresso, il ristorante e un negozio che vende prodotti di artigianato, souvenir, alimenti e vini. Al primo piano ci sono le sale espositive, e al secondo gli uffici amministrativi e un auditorium per le conferenze.
Rafael Bordachar, 26 anni, è una delle guide che dà il benvenuto ai visitatori e ha fatto molto strada per arrivare fino ad Expo: in Cile ha superato una selezione molto rigida, con una serie di interviste individuali e di gruppo, a cui hanno partecipato più di 2.000 persone. E’ così che ci racconta la sua esperienza.
Da che parte del Cile vieni?
Da Curicò, una città a sud di Santiago, la cui economia si basa su colture di mele e vite (Curicó è una cittadina di circa 100.000 abitanti che si trova nella regione di Maule, di cui è anche capoluogo).
Come hai imparato l’italiano?
L’ho imparato perché ho studiato in Italia e ho conseguito la laurea in architettura a Venezia nell’anno 2013. L’Italia è un paese molto importante per la cultura e ho voluto studiare qui.
Come hai deciso di venire a lavorare in Italia, a Expo?
Volevo lavorare per qualcosa che rappresentasse il mio paese all’estero. Expo è una buona occasione per condividere la propria cultura e apprendere quella di altri paesi in un contesto multiculturale.
Come inizia la tua giornata tipo?
Arrivo al padiglione insieme ai miei colleghi, mi metto la divisa: pantaloni e giacca nera e una maglietta con una stampa di Mister Nobody, un personaggio con forma di cuore disegnato da un poeta centenario cileno, Nicanor Parra, che rappresenta il mio paese. (Uno dei più importanti poeti cileni contemporanei).
Come si svolge il tuo lavoro?
Mi incontro con i miei colleghi e ci dividiamo quotidianamente le attività di accoglienza nelle diverse “stanze” che compongono il padiglione, e facciamo da guida ai visitatori. Arrivano al padiglione 50 persone ogni dieci minuti per la visita guidata, che dura venti minuti, con una media di 3.000 visitatori al giorno e altri ancora che preferiscono andare a mangiare e a vedere i negozi presenti all’interno.

Di che nazionalità sono i visitatori?
Principalmente sono italiani, ma ci sono anche molti stranieri.
Qual è la parte più emozionante della visita secondo te?
La seconda parte, la “sala de las personas”, in cui ci sono otto schermi e in ognuno si vede l’ immagine di un cileno che lavora la terra: è la catena produttiva agricola delle diverse regioni, quindi viene rappresentata tutta la diversità del paese.
Quali sono le tue aspettative per il tuo futuro lavorativo, dopo l’esperienza Expo?
Ho un lavoro in Cile come architetto, ma mi piacerebbe studiare urbanistica e lavorare in un ente governativo.
Cosa ti piace di Milano e dell’Italia?
Mi piace che sia una città cosmopolita e molto verde, con strade alberate che mi ricordano Santiago del Cile. Gli italiani sono molto simpatici ed è un paese molto ricco di cultura, gastronomia e paesaggi affascinanti.
Una curiosità su Expo?
In ogni padiglione lavorano persone di tutte le nazionalità, non solo appartenenti al paese espositore. Per esempio nel mio, noi guide non siamo tutte cilene. Questo è l’animo multiculturale di Expo: durante e dopo il lavoro abbiamo occasione condividere le nostre esperienze con i colleghi di diverse parti del mondo.
Una curiosità sul tuo paese?
Il Cile è il paese più a sud del mondo e il più lungo del mondo: questo gli dà la particolarità di avere diciassette climi diversi. Lavorando in Expo mi sento a casa, perché ogni giorno ho un contatto diretto con la mia cultura, oltre che con le altre . Sei mai stato a visitare il paese “alla fine del mondo”?

Con queste parole Rafael mi lascia e torna al suo lavoro: é così che giorno dopo giorno, visita dopo visita, i padiglioni di Expo accolgono i visitatori, offrendo una loro panoramica culturale e gastronomica sullo sfondo di una Milano in fermento come mai prima.




E’ Tiempo De Tango al Teatro Arcimboldi

Miguel Angel Zotto presenta al pubblico una serata storica nel suo genere, una festa offerta al pubblico milanese per celebrare il ballerino che ha rivoluzionato il tango argentino  e la sua storia: Juan Carlos Copes. Un’occaisone unica e imperdibile: sabato 6 giugno al Teatro Arcimboldi di Milano.

Dopo sessantacinque anni di carriera professionale in tutto il mondo e all’età di 84 anni, Copes festeggia in danza il suo ritiro dalla scene europee in una grande serata di tango e musica: Tiempo, il tango e la sua evoluzione.

Quest’uomo, considerato pura essenza del tango fatta gesto, dotato ancora di uno stile inimitabile e di una eleganza impeccabile, di grande lucidità e prestanza fisica, stupirà il pubblico del Teatro Arcimboldi insieme alla figlia Johana Copes, sua partner nel ballo. A questa straordinaria coppia si uniscono il “discepolo” Zotto, insieme alla moglie e partner Daiana Guspero, e gli eredi più accreditati a rappresentare il futuro del tango: Sebastian Arce e Marina Montes, Pablo Moyano e Roberta Beccarini. Sul palcoscenico faranno da cornice a questi affermati interpreti di tango più di venti coppie scelte da Zotto in questi anni, alcune delle quali appartengono alla sua rinomata Compagnia.

Non da ultima sarà protagonista anche la musica, suonata dal vivo dall’Orchestra Minimal Flores Del Alma, che saprà essere a tratti forte ed energica a tratti dolce e melodica, alternando sapientemente le due facce della stessa medaglia che si chiama Tango.

Il saluto di Jaun Carlos Copes dalle scene europee sarà dunque una celebrazione in grande stile, un avvenimento ricco di tutte le sue sfumature: nostalgia, commozione ma anche grande gioia e vita.

Dove, come e a quanto

Sabato 6 giugno, Teatro Arcimboldi di Milano

Prezzi dei biglietti comprensivi di prevendita: € 23/28,75/34,50/40,25/46




STOMP, una travolgente orchestra di rumori

di Giuliana Tonini – Questa volta non me lo sono perso. Al Barclays Teatro Nazionale di Milano, la sera della prima, finalmente ho visto STOMP, lo spettacolo ‘dei rumori’ ideato e portato in scena per la prima volta nel 1991, a Brighton, da Luke Cresswell e Steve McNicholas.

Due ore di puro spettacolo in cui gli artisti recitano, mettono in scena delle divertenti scenette e interagiscono con il pubblico senza pronunciare neanche una parola. Perché la lingua che si parla sul palcoscenico di STOMP è quella della musica e della danza. Una musica fatta con strumenti come scopettoni, secchi, bidoni, coperchi, tubi idraulici, lavandini, pneumatici da trattore, carrelli della spesa, giornali, scatolette di fiammiferi e accendini. E una danza acrobatica fatta di salti e piroette.

I bambini in sala sono letteralmente affascinati e anche gli adulti si divertono a interagire con il cast in un dialogo fatto a ritmo di battimani e di ‘pestate’ di piedi sul pavimento sotto le proprie poltrone.

È incredibile come gli stomper riescano a dare vita e voce a questa insospettabile orchestra di oggetti di uso quotidiano. Lo spirito dello spettacolo è reso efficacemente dalla descrizione sulla locandina: puro ritmo urbano.

I miei numeri preferiti sono la  spassosa ‘conversazione’ fatta con i tubi idraulici snodabili e il suggestivo capolavoro di coordinazione messo in scena con gli accendini che gli artisti spengono e accendono a intermittenza.

E quali sono i vostri?




Jesus Christ Superstar di nuovo in scena

Torna a Milano l’evento teatrale  della stagione 2014, Jesus Christ Superstar firmato da Massimo Romeo Piparo e con Ted Neeley, storico interprete dell’omonimo  film di Norman Jewison, nel ruolo di Jesus Christ Superstar.

L’’indimenticabile protagonista del successo cinematografico del 1973 sarà in scena al Teatro Nuovo dal prossimo 5 giugno, dopo il trionfo in tutti i teatri italiani, tra standing ovation e applausi a scena aperta.

Lo spettacolo, un grande allestimento prodotto dalla Peep Arrow Enterteinment, resterà in scena al Teatro Nuovo di Milano (Piazza San Babila) fino al prossimo 28 giugno per poi proseguire con il Tour europeo.

Dove, come e a quanto

Teatro Nuovo, Milano dal 5 al 28 giugno
Biglietti da 39 euro




STOMP porta in scena il ritmo del Millennio

Energia pura  contaminazione di più generi. Tutto questo e molto di più è  STOMP, di ritorno in Italia, dopo aver girato oltre 40 Paesi, e in scena al Barclays Teatro Nazionale di Milano fino al 31 maggio.
L’occasione è unica per una serata speciale dove rimanere fermi e seduti composti, come un tempo raccomandavano tutte le mamme del mondo, sarà un’impresa particolarmente  ardua.  Per fortuna il cast coinvolge in più di un’occasione il pubblico presente in sala dando vita a uno spettacolo nello spettacolo.

In scena da anni a Londra, STOMP  è stato creato e diretto  da Luke Cresswell, che firma anche la coreografia, e Steve McNicholas. “STOMP parla tutte le lingue del mondo” è questo il refrain che campeggia da meno un decennio nel West End londinese. E in effetti non occorre nessuna preparazione per godersi uno spettacolo che vuole trovare la bellezza nella quotidianità, travolgendo con un ritmo contagioso ogni mezzo e strumento della vita concreta: dalle scope ai bidoni della spazzatura. Il disordine della vita urbana diventa fonte di stupore e ritmo contagioso, il rumore si trasforma in musica e uno spettacolo di ballerini-acrobati e percussionisti in evento unico.

Senza trama, personaggi né parole, STOMP mette in scena il suono del nostro tempo, traducendo in una sinfonia intensa e ritmica i rumori e le sonorità della civiltà urbana contemporanea. Con strofinii, battiti e percussioni di ogni tipo, i formidabili ballerini-percussionisti-attori-acrobati di STOMP danno voce ai più “volgari”, banali e comuni oggetti della vita quotidiana: bidoni della spazzatura, pneumatici, lavandini, scope, spazzoloni,  in un “delirio” artistico di ironia travolgente. Sfidando continuamente ogni convenzione sui confini di genere, STOMP è danza, dall’hip hop al tip tap fino al flamenco all’acrobatico, teatro e musica insieme. È un elettrizzante evento rock, un anomalo concerto sinfonico in stile “videoclip”: senso rapido del tempo, visualizzazione della musica, vortice ritmico nella scansione delle immagini.

Oltre a pezzi ormai classici, con secchi, bidoni, scope, da segnalare un suggestivo brano eseguito dall’intero cast al boio  con il solo ausilio degli accendini. mai visto qualcosa di simile.

STOMP nasce a Brighton (Inghilterra) nel 1991 dalla creatività di Luke Cresswell e Steve McNicholas, ha trionfato in questi ultimi anni nei più importanti festival e teatri del mondo, da Broadway a Parigi, da Los Angeles a Tokyo.

 

Dove, come e a quanto
Barclays teatro Nazionale

Orario spettacolo:
dal martedì al sabato ore 20.45
sabato e domenica anche pomeridiana ore 15.30

Prezzi dei biglietti comprensivi di prevendita:

martedì/mercoledì/giovedì e sabato pomeriggio Poltronissima € 51,50 – Poltrona €40,00 – Galleria €28,50

venerdì/sabato sera e domenica pomeriggio Poltronissima € 57,50 – Poltrona €46,00 – Galleria €34,50




A GRAAL vince il Bene

di Emanuele Domenico Vicini – Si è conclusa la mostra concorso Creative food per giovani artisti presso la Galleria GRAAL spazio arte di Pavia, importante manifestazione che da ormai tre anni invita gli studenti più creativi a partecipare con idee, mezzi, intuizioni, per inventare la propria arte, nelle forme più libere e originali.
Quest’anno l’Expo ha dettato legge e il tema scelto è stato quindi il cibo e l’alimentazione: Creative food era il titolo dell’evento, perché il cibo è creatività, invenzione, cultura e come poche altre cose al mondo può stimolare l’ingegno artistico.
Ha vinto Samantha Musina, quinta liceo, che ha centrato l’obiettivo con un’ingegnosa quanto semplice soluzione. Il nostro bene più importante è una scatola di cartone colma di terra con l’indicazione “fragile”. La terra è l’origine di ogni cosa. Da lì derivano il nostro cibo e la nostra stessa vita. Ma la terra oggi è sotto attacco: l’uomo stesso, che per primo trae vita dalla terra, ne minaccia l’esistenza. Non si parla allora solo della terra da cui nasce ogni frutto ma della Terra, della Madre Terra dell’origine stessa della vita.
Il linguaggio è semplice e chiarissimo e, proprio per questo, molto efficace. L’invito è rivolto a tutti. Attenzione: la vita della Terra è a rischio.
Samantha è una studentessa del corso di arti figurative che ha passato questi anni di scuola a lavorare sul colore, sul disegno, sulla forma plastica, sulla sfumatura e sul chiaroscuro. Eppure qui pensa da artista concettuale, elabora un’idea, che diventa messaggio preciso, e la sviluppa recuperando un linguaggio metaforico che allude alle soluzioni delle avanguardie degli ultimi anni Sessanta. Il riferimento più diretto è all’Arte Povera, i cui protagonisti combattevano contro le convenzioni di una forma complessa e artificiosa, per evocare le strutture più antiche e originali del linguaggio della società contemporanea.
Samantha sceglie la semplicità del concetto e della forma.  E la semplicità vince. Così Musina si è  aggiudica il premio della giuria critica di GRAAL e il premio assegnato dagli internauti che online hanno visitato la mostra qui su Cosmopeople e su Facebook.
Vince l’arte concettuale, vince il pensiero sulla forma e vince la speranza che le giovani generazioni capiscano che la Terra è il nostro bene più prezioso.



Dove EXPO andare: piccolo manuale di sopravvivenza

Dopo due giorni interi, dall’alba al tramonto passati in EXPO, ho finalmente imparato ad orientarmi tra cardo e decumano (i due grandi viali che definiscono il perimetro dell’Esposizione), ma soprattutto ho appreso qualche piccolo trucco di sopravvivenza in quella grande fiera, a metà strada tra una Las Vegas tricolore e un parco giochi per adulti, che è l’EXPO, in scena a Rho (Milano) dal 1 maggio al 31 ottobre. Ecco il mio manuale:

1-Quando andare: assolutamente alla sera, a meno che non si venga apposta a Milano (e, anche in questo caso, potrei suggerire almeno una decina di posti dove aspettare l’ora X) e si debba a tutti i costi rientrare in giornata a casa.
Prima di tutto perché dopo le 19.00 l’ingresso costa solo 5 euro rispetto ai 39 euro previsti per il biglietto ordinario e poi perché, finalmente, si inizia a respirare. Sono infatti moltissime le scolaresche che, quanto meno in questi primi giorni, affollano viali, ristoranti e padiglioni. E solo verso sera si inizia a trovare qualche spazio libero, si riducono le file per l’ingresso ai padiglioni  e ci si riesce a muovere più agilmente. Senza considerare che l’estate a Milano è piuttosto afosa, di giorno e di notte ma soprattutto di giorno. Attenzione però: molti padiglioni, a iniziare da quello Italiano (il che si commenta da solo visto che proprio l’Italia ospita la manifestazione….ma tant’è), non aspettano le 23 per chiudere le loro porte …. meglio quindi programmare il proprio tour nel mondo per tempo per non perdersi le attrazioni desiderate e arrivare per le 21 o le 22 all’Albero della vita dove è in programma uno spettacolo di luci e suoni da non perdere.

2-Come andare: se si parte da Milano centro assolutamente con i mezzi pubblici.
Si tratta di una scelta non solo sostenibile o ecocompatibile, ma di buon senso. Si arriva più velocemente, non si ha il problema del traffico e neppure delle troppe code all’ingresso (Cascina Merlata può essere particolarmente intasata visto che vi arrivano tutti i pullman delle scolaresche) e non si devono aspettare le navette per arrivare agli accessi dell’EXPO dai parcheggi. Il biglietto andata e ritorno della metropolitana costa 5 euro (1,6 euro a tratta di integrazione se si ha un abbonamento, mensile o annuale, ordinario).
Se si raggiunge l’EXPO da fuori Milano, è possibile valutare un biglietto giornaliero con cui muoversi anche in città. E’ stato inoltre emesso un biglietto ferroviario giornaliero valido sull’intera regione lombarda, metropolitana compresa (ma in EXPO ci si arriva anche in treno e l’accesso da Cascina Triulza è ancora più comodo dalla stazione rispetto alla metro), a 16 euro.

3-L’attrezzaturascarpe comode  prima di tutto (l’EXPO è molto estesa e ci si muove a piedi. Nell’andata si può perdere la cognizione della lontananza dall’ingresso, attratti dai padiglioni ma, al ritorno, i piedi potrebbero dolere); Autan o simili visto che  le zanzare incombono già a maggio (da portarsi dietro soprattutto se si sceglie di rimanere  se si va al crepuscolo …  in questo caso l’Autan è fondamentale per sopravvivere); ombrello o impermeabile o cappello antipioggia (in EXPO molti spazi non sono riparati, padiglioni compresi,….meglio quindi partire attrezzati se il rischio pioggia incombe); attrezzatura fotografica prediletta (una volta all’EXPO, per quanto molte istallazioni siano piuttosto kitsch e l’aspetto di insieme simile a un luna-park, si viene presi inevitabilmente dall’entusiasmo) e bottiglietta d’acqua (in EXPO i prezzi variano e la base di partenza, dopo le prime verifiche, è di 1,5 euro per bottiglietta da mezzo litro… meglio portarsi dietro l’acqua quindi, tanto più che sparsi tra i padiglioni ci sono numerose fontanelle che erogano, gratuitamente, acqua potabile liscia e gasata e una bottiglia vuota torna utile).

4-Come muoversi: individuare prima di tutto un volontario. In EXPO, almeno ad una prima analisi, non si trovano servizi di informazione “ufficiali” ma solo volontari, ragazzi con giacca bianca a logo EXPO che girano spesso in gruppo.
Sono i volontari EXPO  a detenere il “potere” ovvero mappe e informazioni più o meno attendibili (di ufficiale c’è poco, quindi le informazioni di cui dispongono spesso derivano dall’esperienza personale dei singoli) sugli eventi in corso, sugli spettacoli previsti ai vari padiglioni e sui concerti. Esistono anche dei pannelli video al lato del decumano e del cardo  che tuttavia, almeno per questa prima tornata in EXPO, forniscono solo due informazioni relative agli eventi (ovvero la parata delle mascotte di EXPO e i programmi di luci e suoni all’albero della vita).
Ogni padiglione ha un suo palinsesto di concerti, show ed eventi (alcuni padiglioni poi prendono vita solo con i concerti e gli show…)  e anche EXPO, almeno in teoria, ne ha uno proprio (ma ieri, 8 maggio, era prevista alle 20.00 una rappresentazione della Traviata, annullata all’ultimo minuto senza che nessuno sapesse nulla in merito e senza avvisi), ma le informazioni ufficiali sono latenti. Per questo trovare un volontario informato equivale a trovare un tesoro!

5-Capitolo “Emergenze”. 
La prima indiscussa per noi italiani è quella del  caffè: i banchetti di Eataly offrono Illy a un euro, mentre i padiglioni, soprattutto quelli esteri, hanno prezzi che per un italiano possono apparire esorbitanti … ma d’altro canto fuori confine anche Starbucks vende caffè a prezzi stellari e nessuno se ne stupisce. I ristornati esteri hanno semplicemente adottato in Italia la propria politica di prezzi nazionale che, per acqua e caffè, ad un italiano può apparire piuttosto salata.
Quella classica, la toilette, non dà grandi problemi: l’area è dotata di diversi bagni adeguatamene segnalati e anche i singoli padiglioni nazionali ne sono in genere forniti.
Fame&sete. La sete si può calmare tranquillamente alle fontanelle che erogano acqua gratuitamente…o per qualcosa di diverso, a pagamento, nei diversi ristori presenti su tutto il perimetro (la birra si trova a partire dai 3,5 euro, il calice di vino dai 4 euro). Quanto alla fame, non è una fiera del cibo. I ristornanti ci sono  ma sono a pagamento con prezzi variabili e formule menù più o meno accessibili. Come sempre, vale il consiglio di dare un occhio alla carta e ai prezzi prima di trovarsi con delle salate sorprese. Per chi preferisse un pic nic non mancano gli spazi dove fermarsi per uno spuntino (la passeggiata del padiglione della Germania e la terrazza del Turkmenistan, per quanto mi riguarda, sono imbattibili)
Stanchezza. Sul decumano e sul cardo non ci sono panchine ma, in compenso, abbondano istallazioni con postazioni relax praticamente dovunque tra i padiglioni. Persino i gabbioni della Tecnogym (finora sempre visti vuoti ad eccezione del personal trainer a disposizione di chi volesse fare ulteriore movimento) offrono grandi palloni (in teoria strumenti per addominali e simili) su cui sostare. Al lato delle due strade principali ci sono spazi verdi su cui, se si ha tempo e voglia, si può sostare.
Le batterie: per ricaricare cellulari, tablet, pc e macchine fotografiche ci sono due postazioni: al padiglione Enel (in zona Corea) e da McDonald’s (in fondo al decumano, in zona Al Qatar e Turkmenistan e… per ironia della sorte vicino anche al padiglione di Eataly) dove, con il solito pragmatismo a stelle e strisce, hanno persino previsto postazioni dotate di cavi per coloro che si fossero dimenticati a casa il carica batterie.