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Storie di resilienza al Premio Wondy

di Morgan Le Fay – A Milano la premiazione dei finalisti del “Premio Wondy”.

Un premio letterario dedicato alla resilienza, di certo l’unico in Italia, probabilmente anche nel mondo: “Premio Wondy” è l’iniziativa lanciata circa un anno fa dall’associazione “Wondy sono io”, nata in memoria di Francesca Del Rosso, giornalista, blogger e scrittrice, morta nel dicembre 2016, a 42 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro. L’idea è venuta, quasi d’istinto, ad Alessandro Milan, giornalista e marito di Francesca.

Francesca, “Wondy” per gli amici, amava i libri e ha portato avanti, fino all’ultimo, una straordinaria testimonianza di resilienza, affrontando la malattia non soltanto con grande coraggio e forza d’animo, ma anche con ironia e quasi leggerezza. Anche grazie a lei, che, tra le altre cose, per diverso tempo ha tenuto un blog su “Vanity Fair” dal titolo “Le chemioavventure di Wondy”, la parola resilienza ci sta diventando un po’ più familiare: una capacità, insita in ognuno di noi (anche se magari non ne siamo sempre consapevoli), di resistere agli urti, alle difficoltà della vita, senza spezzarci, di trasformare anche le esperienze più negative in opportunità, in qualcosa di positivo. L’associazione intende diffondere proprio questa cultura della resilienza, attraverso varie iniziative (potete trovare tutte le informazioni sul sito wondysonoio.org).

Il “Premio Wondy” è una di queste. Alle case editrici (e ben ottanta hanno risposto) è stato chiesto di inviare un’opera, di recente pubblicazione, che avesse a che fare con la resilienza. Tra i sei romanzi arrivati in finale, ne è stato premiato uno da una giuria tecnica e uno da una giuria popolare, che ha potuto votare sulla pagina Facebook dell’associazione.

Le opere finaliste sono:
La rondine sul termosifone, di Edith Bruck, ed. Nave di Teseo
Non volevo morire vergine, di Barbara Garlaschelli, ed. Piemme
Voi due senza di me, di Emiliano Gucci, ed. Feltrinelli
Magari domani resto, di Lorenzo Marone, ed. Feltrinelli
La notte ha la mia voce, di Alessandra Sarchi, ed. Einaudi;
Quello che mi manca per essere intera, di Ilaria Scarioni, ed. Mondadori.

La giuria tecnica, presieduta da Roberto Saviano, era composta da Daria Bignardi, Paolo Cognetti, Ferruccio de Bortoli, Luca Dini, Donatella Di Pietrantonio, Chiara Fenoglio, Chiara Gamberale, Emanuele Nenna, Paola Saluzzi e Gianni Turchetta.

La premiazione dei vincitori si è svolta il 5 marzo al teatro Manzoni di Milano, in collaborazione con Edizioni Condé Nast, rappresentata per l’occasione da Luca Dini, direttore editoriale e membro della giuria, che Wondy l’aveva conosciuta molto bene.

L’evento è stato presentato da Ambra Angiolini e Alessandra Tedesco, giornalista di Radio 24 e amica di Francesca, che hanno trascinato sul palco anche un Alessandro Milan, in verità un po’ riluttante, e ha visto la partecipazione di numerosi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, come Roberto Bolle, Rossella Brescia, Caterina Balivo, Martina Colombari, le cantanti Malika Ayane e Paola Turci, con le loro voci straordinarie.

Di ogni opera finalista era stato scelto un brano rappresentativo, letto da altrettanti attori, tutti bravissimi e visibilmente commossi: Alessandro Borghi, Marco D’Amore, Matilda De Angelis, Marta Gastini, Vittoria Puccini e Valeria Solarino.

I romanzi, di cui alcuni autobiografici, raccontano, senza sconti, storie segnate da eventi dolorosi, che hanno dato una svolta, spesso drammatica, alle vite dei personaggi. Eppure, nello stesso tempo, sono vicende percorse da un incrollabile, ineludibile, amore per la vita. Storie resilienti, appunto, di chi ha saputo rialzarsi, affrontare e superare anche le situazioni più dure, trovando in sé inaspettate risorse.

Un momento particolarmente toccante è stata la testimonianza di Mutlu Kaya, una ragazza diventata, tre anni fa, la star di un talent show in Turchia, grazie alla sua voce angelica e a una sfolgorante bellezza. Il fidanzato, che non gradiva la sua carriera televisiva, le ha sparato alla testa. Lei è miracolosamente sopravvissuta, ma purtroppo con gravi danni cerebrali, che l’hanno costretta su una sedia a rotelle e a un lungo, difficile percorso di recupero. Eppure, l’altra sera Mutlu era lì, sul palco, a sorridere e cantare ancora, a raccontare la sua storia, a manifestare il suo ottimismo e la sua gioia di vivere, salutata dal pubblico con una lunga standing ovation.

Ma è giunto il momento di sciogliere finalmente la suspense con la proclamazione dei vincitori:
la giuria popolare ha scelto “Non volevo morire vergine” di Barbara Garlaschelli, mentre la giuria tecnica ha assegnato il premio a “La notte ha la mia voce” di Alessandra Sarchi. Due storie, per alcuni aspetti simili, che affrontano problematiche forti, estreme, ma che hanno molto da dire a tutti noi, perché non è necessario ammalarsi di cancro o essere colpiti da una disabilità o da un lutto per essere (o imparare a essere) resilienti. Ognuno, poi – come ha sottolineato Alessandra Tedesco a mo’ di conclusione – trova il suo modo, la sua strada, per superare le avversità.

La serata è stata un successo, che ha mescolato parole e musica, allegria e commozione, toccando le corde più profonde di tutti i presenti, ospiti e pubblico (e la cosa era palpabile), senza mai cedere alla tristezza: una festa, insomma, proprio come sarebbe piaciuto a Wondy.
Appuntamento, dunque, alla prossima edizione, e buona resilienza a tutti!

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Tornano gli Oblivion ed è subito festa

Tornano gli Oblivion con una nuova e scintillante edizione de “The Human Jukebox” che promette di far scatenare l’intera Milano fino al 29 marzo. Lo show, ogni sera diverso, grazie a “mashup”,  parodie e battaglie musicali su richiesta del pubblico,  è in scena al Teatro Leonardo da Vinci.

Dai Ricchi e Poveri alle leggende del rock fino  rapper, da Ligabue ai cori Gospel, da Morandi ai Queen, passando da Al Bano fino al Volo, in un flusso di note infinito prende vita per una esperienza folle e mai ripetibile. Nessun cantante potrà sentirsi al riparo da questo articolato mangianastri umano che mastica le note e le digerisce in diretta in modi mai sentiti prima. Gli Oblivion hanno dato nuova vita alla “satira musicale” e con il loro repertorio praticamente infinito sono pronti ad affrontare sfide sempre più difficili a colpi duetti impossibili e canzoni strampalate. Nessuno spettacolo sarà uguale al precedente.

La magnifica cinquina degli Oblivion è composta da Graziana Borciani, Davide Calabresi, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. Gli Oblivion  si incontrano nel 2003 a Bologna dove iniziano a frequentare (ma solo virtualmente) una serie di maestri eccellenti come il Quartetto Cetra, Giorgio Gaber, i Monty Python fino a creare un loro stile originale che mescola modernità e tradizione, vintage e attualità. Trascorrono anni intensi spesi nel teatro di rivista e nei musical, poi nel 2009 diventano notissimi al grande pubblico grazie al loro video su YouTube “I Promessi Sposi in 10 minuti”, ancora oggi una vera e propria icona.

 

DOVE COME E A QUANTO

OBLIVION THE HUMAN JUKEBOX dal 13 al 29 marzo
Teatro Leonardo da Vinci di Milano – Via Ampère 1, Milano
Biglietti da 25,80 euro. Dalle 20.30

Il tour degli Oblivion prosegue in altre tre tappe:

10-11 aprile – VIGEVANO (MI) – Teatro Cagnoni
12 aprile – CONCOREZZO (MB) – Teatro San Luigi
dal 18 al 21 aprile – GENOVA  – Teatro della Corte




Sonia Bergamasco interpreta Il Ballo della Némirovski

Questa bambinetta, questa mocciosa venire al ballo, figurarsi…Aspetta un po’, bella mia, ti farò passare io tutte le idee di grandezza…Ah, credi di fare il tuo debutto in società l’anno prossimo! Chi ti ha messo questi grilli per il capo? Sappi, mia cara, che io ho cominciato soltanto adesso a vivere, capisci, io, e che non ho intenzione di avere tra i piedi una figlia da marito…
(I. Némirovski, Il ballo)

Antoinette, la ragazzina protagonista del romanzo breve Il Ballo di Irène Némirovsky, è una quattordicenne, figlia di una coppia di ebrei arricchiti, vessata e umiliata dalla madre, che la esclude da un sontuoso ballo, che dovrebbe sancire la consacrazione sociale della donna. E Antoinette allora si vendica molto crudelmente.

Sonia Bergamasco interpreta questa favola nera della Némirovsky, spietata come può essere la storia della scrittrice, morta ad Auschwitz, odiata da una madre egoista e narcisista, che le sopravvivrà e finirà serenamente la propria vita a Nizza, in Francia.

Questa storia – dice la Bergamascoraccoglie cinque voci essenziali: la madre, la figlia, il padre, l’istitutrice e la vecchia cugina. Una storia di vendetta e disamore. Attraverso lo sguardo di Antoinette, la figlia adolescente, cerco negli specchi le figure di un teatro che sonnecchia nelle pieghe del quotidiano. Cerco il teatro di un bambino solo che costruisce il suo mondo perché il mondo conosciuto (quello degli adulti) non è bello e non gli piace. La storia di Antoinette è molto più di questo. È la presa di coscienza del rispecchiamento umano e feroce di due donne, madre e figlia. È l’arma di vendetta di una scrittrice che sempre, in ogni sua opera, ricorda e non perdona. La scrittura come arma, scoperta molto presto da Irène, proprio contro quella famiglia, quella madre che non aveva saputo amarla. È anche una dichiarazione d’amore nei confronti della letteratura, del libro come oggetto e come cura, della lettura come invenzione di mondi e materia sediziosa. Così il Piccolo Principe, ma anche Cenerentola e Biancaneve si affacciano da questi specchi e affondano lo sguardo sul presente. Gioco, vita, storie e destino”
.

Teatro Franco Parenti – Sala Tre
17-25 marzo 2018

Il ballo
racconto di scena ideato e interpretato da Sonia Bergamasco
liberamente ispirato a “Il ballo” di Irène Némirovsky

disegno luci Cesare Accetta
scena Barbara Petrecca
costume di scena Giovanna Buzzi
produzione Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco

Biglietti

intero: platea 23,50€
; convenzioni > 18€
over 65/ under 26 > 15€
+ diritti di prevendita

Info e biglietteria

via Pier Lombardo 14
 – tel. 02 59995206
 – mail: biglietteria@teatrofrancoparenti.it

Tournée
2 marzo – 3 marzo Spazio Kor – ASTI
6 marzo – 11 marzoTeatro Gobetti – TORINO




La corte del gusto

di Angelo Collura – Alle porte di una metropoli come Milano si fermano tante cose, anche alcune testimonianze di un’epoca risalente ad oltre 200 anni fa.

Sicuramente degno di nota il ristorante Antica Posta a Corsico, dove i proprietari con un imponente lavoro di recupero hanno ridato splendore ad una delle 147 poste a cavallo della Lombardia.

Un cortile in stile lombardo, una vecchia mangiatoia e un abbeveratoio che richiamano alla mente un tempo lontano fanno da cornice ad un susseguirsi di piatti che soddisfano gli occhi ed il palato.

Lo sforzo è evidente, ma lo è soprattutto il risultato. Una cucina attenta a risaltare le tradizioni, un servizio impeccabile e preparato non solo sulle pietanze, ma anche sulla storia di un luogo così suggestivo.

Alla porte di una città proiettata al futuro, rimane un posto dove ritrovarsi con gusto.

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Billy Elliot in tour riparte da Milano

Torna Billy Elliot, il musical prodotto da PeepArrow Entertainment e da Il Sistina, diretto e adattato in italiano da Massimo Romeo Piparo.

Dal 15 marzo lo spettacolo rivelazione delle scorse stagioni ripartirà in tour dal Teatro Arcimboldi di Milano.

Billy Elliot il Musical promette nuove emozioni grazie a un cast rinnovato: Tancredi Di Marco, Davide Fabbri e Matteo Valentini, tre giovanissimi allievi dell’Accademia il Sistina, vestiranno i panni del giovane e grintoso ballerino capace di realizzare il suo sogno di danzare. I tre giovani protagonisti sono pronti a portare sulla scena tutto l’entusiasmo e la creatività della loro giovane età.

Sul palco con loro troviamo Sabrina Marciano, acclamatissima nel ruolo di Mrs. Wilkinson, Elisabetta Tulli e per la prima volta Eleonora Facchini, tre artiste dal grande talento, protagoniste del musical Mamma Mia!, il più grande evento teatrale della stagione. E ancora: Luca Biagini nel ruolo del padre Jackie Elliot; Cristina Noci nel ruolo della nonna; Donato Altomare, nel ruolo del fratello Tony; una strepitosa orchestra dal vivo e un cast di 30 straordinari performer coreografati da Roberto Croce.

Lo spettacolo, basato sull’omonimo film di Stephen Daldry, con le musiche pluripremiate di Elton John, vede alla direzione musicale il Maestro Emanuele Friello, alle scene Teresa Caruso, ai costumi Cecilia Betona e all’impianto luci Umile Vanieri.

La passione per la danza, la tenacia e la fiducia in se stessi sono i cardini di una storia straordinaria, che ha conquistato il cuore del pubblico di ogni età. Billy è un ragazzo che per amore della danza sfida anche l’ottusità di un padre e un fratello che vorrebbero diventasse pugile. A far da sfondo alla sua avventura, che ha nutrito sogni e speranze di intere generazioni di talenti, l’Inghilterra dell’era Thatcher, con le miniere che chiudono e i lavoratori in rivolta, ma anche il mondo della danza, fatto di poesia e di faticose ore di prove. Come in ogni grande storia, ad accendere le emozioni ci pensano grandi valori come l’amore, la determinazione, la voglia di farcela, ma anche l’amicizia tra adolescenti, che riesce a far superare ogni discriminazione di orientamento sessuale.

BILLY ELLIOT – IL MUSICAL

www.billyelliot.it
www.ilsistina.it
www.peeparrow.com

TOUR ITALIANO

MILANO – dal 15 al 25 marzo 2018 Teatro Arcimboldi
ROMA dal 6 al 22 aprile 2018 Teatro Sistina
IMOLA dal 25 al 29 aprile 2018 Teatro Stignani
MESTRE dall’8 al 13 maggio 2018 Teatro Toniolo
MODENA dal 15 al 16 maggio 2018 Teatro Pavarotti




Andrée Ruth Shammah porta in scena Cita a ciegas

Andrée Ruth Shammah firma la regia di Cita a ciegas, un thriller appassionante, un avvincente intreccio di incontri apparentemente casuali dove violenza, inquietudine e comicità serpeggiano dentro rapporti d’amore.

La regista milanese si è innamorata subito di Cita a ciegas, il testo più rappresentato al mondo di Mario Diament, famoso scrittore e drammaturgo argentino.

La trama. Un uomo cieco è seduto su una panchina di un parco a Buenos Aires. È un famoso scrittore e filosofo – chiaramente ispirato all’autore argentino Jorge Luis Borges – che era solito godersi l’aria mattutina. Quella mattina, la sua meditazione viene interrotta da un passante: da qui una serie di incontri e dialoghi svelano legami tra i personaggi sempre più inquietanti, misteriosi e a tratti inaspettatamente divertenti.

Come Borges, che crebbe parlando e scrivendo in inglese e spagnolo e visse in diversi paesi, Diament è uno scrittore interculturale, un emigrato e un esule che scrive della e sull’Argentina, sull’identità e l’isolamento, come fece il grande poeta argentino.

Con la messa in scena firmata da Andrée Ruth Shammah, Cita a ciegas viene presentato per la prima volta in Italia.

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Cita a ciegas
(Appuntamento al buio)

di Mario Diament
traduzione, adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah
con Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave

Teatro Franco Parenti
6 – 29 marzo 2018

Date e orari
Martedì , venerdì h 20.00 (venerdì 9 marzo h 20.30); mercoledì 19.30; giovedì h 21.00; sabato h 20.30; domenica ore 16.00; lunedì riposo

Biglietti

intero: prime file biglietto unico 38€; I e II settore 30€; III settore 23,50€
convenzioni (escluso prime file) > 21€
over 65/ under 26 (escluso prime file) > 18€
+ diritti di prevendita

Info e biglietteria
Biglietteria
: via Pier Lombardo 14
02 – tel. 59995206
 – mail biglietteria@teatrofrancoparenti.it




Cartoomics: mondi paralleli in fiera

di Morgan Le Fay – Se, a partire dal prossimo venerdì fino a domenica, vi imbattete, per strada o in metropolitana, in Darth Vader, gli Avangers, Frodo o Lara Croft, state tranquilli: non siete in preda alle allucinazioni! È iniziato “Cartoomics”, l’appuntamento milanese dedicato a cinema, fumetti, giochi e collezionismo, che da ormai 25 anni richiama appassionati e curiosi di ogni età.

Proprio per festeggiare il quarto di secolo, l’edizione 2018 si prospetta ancora più ricca di eventi e novità: ben 45,000 metri quadrati allestiti nei padiglioni della Fiera Milano Rho ospitano incontri, mostre, gare e sfilate di cosplay, tornei, workshop, spettacoli interattivi… e tante novità. C’è solo l’imbarazzo della scelta!

Alle già numerose aree tematiche (editoria, cinema, action, fantascienza, fantasy, videogames), quest’anno sono stati aggiunti tre nuovi spazi: Horror, Western e Kids, quest’ultimo destinato ai bambini, che saranno coinvolti in tantissime attività, tra cui laboratori di tecnologia e robotica, giochi e creatività.

L’amatissima area Games offre oltre 1000 metri quadrati per i giochi da tavolo, di ruolo e di carte collezionabili, dove sono presentate le novità di settore e si può interagire con esperti e autori indipendenti.

Tra le novità più interessanti, il debutto di Cartoomics University, con vere e proprie lezioni di fumetto, cinema, musica, sceneggiatura, marketing e giornalismo, tenute da “mostri sacri” come Altan, Bruno Bozzetto, Silver, Maurizio Nichetti e molti altri (sarebbe davvero troppo lungo citarli tutti).

Fitto anche il calendario delle tavole rotonde e degli incontri con autori e disegnatori di fama internazionale, le anteprime di film, anime e videogiochi.

Ma anche se non siete fanatici di Star Wars, di Assasin’s Creed o di manga e desiderate semplicemente divertirvi e trascorrere una giornata diversa, vi piacerà anche soltanto ammirare i costumi dei cosplay, curiosare tra gli stand e farvi conquistare da un libro, un poster o un gadget che mai e poi mai avreste pensato di comprare… là fuori, nel mondo “normale”. Ma sappiatelo: una volta varcate le porte di Cartoomics, proprio come Alice in Wonderland, entrerete in un’altra dimensione, una realtà parallela, dove tutto diventa possibile, e dove anche voi non sarete più gli stessi!

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Cartoomics
9-10-11 marzo
Fiera Milano Rho
, h 9,30-19,30
Tutte le info su www.cartoomics.it




La Famiglia Addams al Teatro Nuovo di Milano

Come sempre ho voluto fare un po’ mio anche questo spettacolo, l’ho personalizzato per renderlo più divertente, con un ritmo serrato tutto botta e risposta e con un carattere da cartone animato” dice così il regista Claudio Insegno alla conferenza stampa di presentazione del suo nuovo lavoro, il musical La Famiglia Addams. È una nuova produzione di Lorenzo Vitali in scena al Teatro Nuovo di Milano dal 9 al 25 marzo.

Rivivono così sul palco i personaggi creati da Charles Addams negli anni Trenta e resi famosi dall’omonimo cartone animato, da una serie tv di grande successo e da due film sul grande schermo con attori del calibro di Raul Julia e Anjelica Houston.

Nei panni di Gomez Addams, il capofamiglia, troviamo Gabriele Cirilli. “ Se vi chiedete perché ho scelto Gabriele – dice Insegno – la risposta è una sola: perché è un attore”. Gabriele Cirilli ha infatti un curriculum teatrale di tutto rispetto e, tra l’altro, proprio quest’anno festeggia i suoi 30 anni di carriera tornando in scena, come al suo esordio, con un musical. “Ho iniziato 30 anni fa con Il desiderio preso per la coda di Pablo Picasso – dice Gabriele – Mi sono reso conto di avere una grande responsabilità per questo nuovo spettacolo quando ho visto appeso in giro il manifesto dello spettacolo con il mio nome. Ma non sono il protagonista, tutto il cast lo è, sono tutti grandi professionisti”.

Sul palco con Cirilli troviamo infatti grandi artisti del musical italiano: Jacquline Maria Ferry, la gelida moglie Morticia, Lucia Blanco e Alfredo Simeone, nei panni rispettivamente di Mercoledì e Puglsley, i figli Addams, Umberto Noto, zio Fester, Annamaria Schiattarella, Nonna Addams, Filippo Musenga, Lurch, Andrea Spina, Mal Beineke, Giovanna D’Angi, Alice Beineke, e Luigi Fiorenti, Lucas Beineke. L’Ensemble è composto da Simone De Rose, Greta Disabato, Federica Laganà, Maria Carlotta Noè, Daniele Romano e Eus Santucci.

La regia è di Claudio Insegno reduce dal successo di altre produzioni targate Teatro Nuovo come Spamalot e Hairspray, Musical che hanno conquistato pubblico e critica. Le coreografie e le musiche portano la firma rispettivamente di Valeriano Longoni e del M° Angelo Racz. Musica e liriche sono di Andrew Lippa, il libretto è di Marshall Brickman e Rick Elice.

La famiglia Addams racconta una storia originale, che in realtà è l’incubo di ogni padre. In un’enorme e fatiscente villa di stile vittoriano, decisamente sinistra, vive una ricchissima famiglia: la Famiglia Addams, appunto. La primogenita Mercoledì, la principessa delle tenebre, è ormai diventata una piccola donna e come spesso accade nell’adolescenza, si è innamorata di un giovane ragazzo, dolce, intelligente, cresciuto in un’ordinaria, famiglia rispettabile. Spaventata dalla possibile reazione della madre, Mercoledì decide di confidarsi con il padre Gomez che si vede costretto a fare una cosa che non ha mai fatto in vita sua: mantenere un segreto alla sua amatissima e fascinosissima moglie, Morticia. Tutto procede tranquillamente fino a quando improvvisamente qualcuno decide di imbastire una cena di gala per il fidanzato della giovane.

La famiglia più eccentrica e macabra del mondo diventa così una sorta di metafora al contrario delle più comuni abitudini della famiglia media americana, restituendocene con ironia, brivido surreale e un divertimento assicurato un’immagine che non si può dimenticare e non amare.




Riccardo III, Shakespeare come un videogioco

Riccardo III di Corrado d’Elia è lo spettacolo da vedere di questa stagione teatrale milanese troppo spesso appiattata sulla facile condiscendenza verso il pubblico. È Shakespeare ovvio ma niente paura: lo spettacolo dura un’ora, si segue perfettamente pur senza avere alcuna conoscenza della Guerra delle due Rose che ha attraversato il Quattrocento inglese (e che, per l’appunto termina con la sanguinosa battaglia in cui Riccardo III, ultimo erede della casata di York, perde la vita sul campo di  Bosworth) e, grazie a una resa scenica e grafica (a firma di Chiara Salvucci) elegante, stilizzata e di sicuro impatto, è tutto fuorché scontato.
È un Riccardo III allestito come un vero e proprio video game con tanto di punteggio per ogni completamento dei diversi livelli che conducono al “game over” e musica celebrativa ad ogni passaggio di livello in livello. Un allestimento geniale considerando che proprio Riccardo III, così come dipinto da William Shakespeare, sembra il malvagio burattinaio che scala i vertici della corona inglese attraverso sottili giochi di astuzie, intrighi, lotte di potere e crudeli ricatti (è passato alla storia per aver imprigionato e, presumibilmente, ucciso i due principini nella Torre!), salvo poi essere sommerso dallo stesso clima d’odio da lui generato e, lasciato solo da tutti, morire sul campo di battaglia senza possibilità di vie di fughe (“Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!”).
E, d’altro canto,  i confini storici non servono quando protagonista della scena è la brama di potere oltre ogni pudore che assimila il Riccardo III di Shakespeare ad ogni altro tiranno politico o di impresa gravato dalla stessa ansia di raggiungere i propri obbiettivi, abbattendo ad uno ad uno gli ostacoli in vista del “game over” e piegano alla propria volontà le “pedine” sul campo . La paura, l’odio, il sospetto e l’ambizione. L’allestimento mette a nudo i sentimenti primari al di fuori di qualsiasi contesto storico o geografico.
A condurre il gioco è quindi Riccardo III stesso, una mente diabolica che saltando di livello in livello dirige, complotta, seduce e uccide, in una progressione vertiginosa fino al “game over” finale, tra luci psichedeliche che sottolineano i disegni geometrici disegnati sul palco quasi tramutato in scacchiera e una musica incalzante che scandisce, inesorabile, i diversi momenti del dramma. È il Big Generator, la mente diabolica assetata di potere e di gloria, capace di desiderare tutto, il grande virus che conduce il gioco, manovrando il joystick di un videogame dove tutti alla fine, nemici e complici, risultano uguali pedine da abbattere o conquistare, a servizio della propria ambizione.
Per il pubblico si tratta di un’esperienza intesa, in cui cui sono i sentimenti e le contraddizioni del potere a occupare la scena più che i semplici personaggi del dramma Shakespeariano, una quadro indimenticabile sospeso tra incubo e realtà.

 

  SAVE THE DATE

Dal 20 febbraio al 4 marzo 2018
MTM Teatro Litta, corso Magenta 24, Milano
RICCARDO III
 
adattamento e regia di Corrado d’Elia
 con Andrea Bonati, Raffaella Boscolo, Marco Brambilla, Giovanni Carretti, Paolo Cosenza, Corrado d’Elia, Gianni Quillico, Chiara Salvucci, Antonio Valentino
ideazione scenica e grafica Chiara Salvucci
produzione Compagnia Corrado d’Elia

biglietti: 24 euro



Pamela Petrarolo da “Non è la Rai” a “Ballando con le Drag”

Gli Anni 90 sbancano in tv e a teatro. Dopo le ragazze di “Non è la Rai“, le Drag. Pamela Petrarolo, dopo aver ballato e cantato per tutte le edizioni di “Non è la Rai” approda sul palco del Teatro Nuovo di Milano con “Ballando con le Drag“, un progetto che nasce in Sardegna e a cui la stessa Pamela aveva fatto da madrina nel 2014. “In questo show mi ispiro a “Priscilla la regina del deserto” e sogno uno spettacolo ancora tutto da scrivere, una commedia brillante e musicale da portare in tutto il mondo dove poter ballare, recitare e cantare” confessa Pamela che poi cita come suoi riferimenti nel showbiz “Lorella Cuccarini, Heather Parisi e Raffaella Carrà, gli stessi miti di quando ero ragazzina, Ornella Vanoni e Milva per quanto riguarda invece la voce“.

Roberto Manca mi ha rivoluto nello show e ne sono felicissima: sono affascinata dal modo di fare spettacolo delle Drag Queen, dalla musica, dai costumi, dall’ironia e dalla grande capacità di stare in scena che accomuna le protagoniste di questo spettacolo davvero unico. È un’arte speciale che al pubblico regala molto più delle aspettative. Io mi inserirò nello show con uno sketch con una Barbara D’Urso un po’ diversa dal solito” ci racconta Pamela che poi aggiunge “Ballando con le Drag” è un show che rompe gli schemi abituali, lo standard su cui gli spettacoli dal vivo sono proposti sui palcoscenici italiani. Al teatro italiano d’altro canto manca, spesso, un po’ di effervescenza e di trasgressione“.

Per il futuro Pamela Petrarolo, che Gianni Boncompagni aveva soprannominato The Voice, ha l’uscita di un nuovo album di hit, il terzo, a metà aprile e un’agenda fitta di serate con alcune delle ragazze di “Non è la Rai” per celebrare i mai dimenticanti Anni 90.  “Non mi pesa il brand “Non è la Rai”: devo tutto allo show, il primo reality italiano e a Gianni Boncompagni che è stato il pigmalione mio e di molti altri artisti che calcano oggi i palcoscenici tv e cinematografici.  Mantengo vivi i rapporti con molte persone del cast e continuiamo a divertirci insieme“.

 

SAVE THE DATE

 Il 21 febbraio al Teatro Nuovo di Milano è in scena Ballando con le Drag: in un’ora e mezza di show, insieme a danzatori professionisti, si raccontano gli ultimi otto anni di avventure delle protagoniste, note Drag Queen tra cui Peperita e Shantey Miller. Nella tappa di Milano ci saranno anche Pamela Petrarolo, Vincenzo de Lucia, Elena Nieri, Giovanna D’Angi e Nadia Scherano. Un fantastico corpo di ballo capitanato dalla coreografa, danzatrice e performer Sabrina Orlando che, insieme a Davide Talarico, Danilo Musci e i Gd Group, accompagnerà le Drag Queen in questa fantastica avventura. Arrivano a Milano, sul palco del Teatro Nuovo, anche le sarde Gyna Canesten e Marta Sechi,  insieme a Darla Fracci e Claudio Smaldone, rispettivamente Drag Queen e danzatore, vere colonne portanti dell’evento. A condurre la serata  Roberto Manca, direttore artistico dell’Associazione Culturale MUSIC & MOVIE.