Si avvicina il debutto di Giulia Fabbri in Mary Poppins, forse uno dei musical più attesi del 2018. Una prima assoluta per l’Italia che finalmente si apre alle grandi produzioni stile Londra e Broadway. E per Giulia, classe 1987, diplomata alla Bernstein School of Musical di Bologna, talentuosa performer già apprezzata in spettacoli quali Newsies, Footloose e Grease, un’occasione d’oro per arrivare dritti al cuore di milioni di persone che hanno amato Mary Poppins sul grande schermo, con le sue magiche canzoni, e nei racconti di P.L. Travers, sua creatrice. Nessuno timore di confronto. “Non cerco di essere come Julie Andrews perché nessuno sarà mai come lei, ma conosco Mary Poppins, ho un’idea precisa di cosa voglio raccontare e cercherò di farlo al meglio possibile” sostiene Giulia.
Mary Poppins è un traguardo importante per una performer. Come sei arrivata al ruolo della tata più famosa del mondo?
Il ruolo di Mary Poppins l’ho ottenuto dopo cinque audizioni. E fin qui nulla di strano…ma essendo coinvolti direttamente la Disney e Cameron Mackintosh, i produttori dello show in tutto il mondo, per me è stata un’emozione grandissima. E poi, che dire, Mary Poppins rappresenta un fortissimo richiamo alla mia infanzia: quelle musiche mi portano in luoghi stupendi e mi mettono gioia ogni volta che le sento. Questo mi ha aiutato moltissimo sia durante le varie audizioni sia durante l’attesa della risposta, che è stata la più lunga della mia esperienza lavorativa fino ad ora: ben un anno e mezzo!
Cosa ti piace di più di questo ruolo?
Amo questo personaggio in tutto. È elegante e vezzosa, vanitosa e permalosa ma anche pratica, efficiente e ha un cuore enorme, anche se non dà mai a vedere cosa pensa o cosa sente, non si perde in parole o smancerie. È sempre presente per i bambini e per la famiglia, è un po’ angelo custode, un po’ super eroe, è praticamente perfetta come dice lei, e ha sempre la situazione sotto controllo e la risposta a tutto. A livello personale interpretare un personaggio che sa sempre esattamente cosa fare è meraviglioso.
Hai avuto occasione di vedere le produzioni estere di Mary Poppins? Cosa ne pensi?
Ho avuto la fortuna di vedere Mary Poppins a Londra 10 anni fa, era la prima volta che vedevo un musical nel West End. Sono letteralmente rimasta a bocca aperta, stupefatta davanti a una macchina scenica di quella portata e alla incredibile bravura degli attori sul palco. In particolare, mi hanno colpito i bambini, così piccoli ma professionalmente allo stesso livello dei colleghi adulti. L’emozione più grande l’ho provata quando Mary è volata sulla platea e poi su, sopra la galleria fino a raggiungermi…mi ha quasi sfiorato nel suo volo.
Non lo dimenticherò mai.
Ti spaventa il paragone con Julie Andrews?
Il paragone con Julie Andrews non mi spaventa semplicemente perché è impossibile. Julie Andrews è una dea, è perfetta, senza “praticamente”, la sua Mary ha fatto la storia e ha segnato generazioni di persone. Io non cerco di essere come Julie Andrews perché nessuno sarà mai come lei, ma conosco Mary Poppins, ho un’idea precisa di cosa voglio raccontare e cercherò di farlo al meglio possibile. Tra l’altro il musical è diverso dal film, ci sono altre scene, altri linguaggi da usare, altre sfumature da sottolineare. Il minimo comune denominatore è la storia della famiglia Banks e Mary Poppins ma la versione teatrale è un’altra cosa rispetto al film.
La tua Mary assomiglia a quella di Julie Andrews?
La mia Mary Poppins certamente assomiglia a quella di Julie Andrews per certi versi, il personaggio è quello, ma, come dicevo, lo spettacolo teatrale mette a disposizione altri aspetti del personaggio da mettere in evidenza. Il mio scopo non è assomigliare a Julie Andrews, per quanto darei un braccio per poterci riuscire, ma è presentare un personaggio credibile, efficace e omogeneo alla regia di Federico Bellone.
Ti senti di più una cantante che recita o un’attrice che canta?
Se fai un musical, sia che tu canti sia che tu balli, sei comunque un attore. Siamo tutti innanzitutto attori, perché nel musical canto e danza sono solo altri linguaggi che vengono usati per raccontare la storia. Perciò, che tu stia dicendo una battuta o ballando una coreografia, o cantando una nota tenuta, sei comunque un attore.
Ritieni che una produzione così imponente come quella di Mary Poppins possa considerarsi come una sorta di apertura dell’Italia ai grandi musical del West End e di Broadway?
Ritengo che Mary Poppins sia un progetto fortemente voluto, estremamente ambizioso e imponente, e mi auguro che il successo che speriamo abbia lo spettacolo sia uno stimolo per le grandi produzioni e per gli investitori a scommettere di più sul nostro paese con altri grandi titoli.
Qual è il tuo sogno, professionale, nel cassetto? Quale ruolo vorresti interpretare e per quale motivo?
Il mio sogno professionale lo sto vivendo adesso, cammino a un metro da terra e mi sento fortunata e grata di stare dove sto. Ci sono tantissimi altri ruoli che vorrei interpretare, uno dei tanti è Cinderella in Into the Woods di Stephen Sondheim, perché è uno dei miei musical preferiti, scritto da uno dei miei autori preferiti. Il personaggio di Cinderella ha molte sfaccettature che vanno ben oltre alla facciata da principessa della fiaba che tutti conosciamo, così come ogni personaggio di quel musical!
Dove ti vedi tra vent’anni?
Tra vent’anni non ho idea di dove sarò, ma ho intenzione di fare in modo di vedermi col sorriso che ho stampato in faccia in questo momento