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La moda della gioielleria antica in mostra a Milano alla Fondazione Luigi Rovati

di Cristina T. Chiochia
Imparare o descrivere la storia del gioiello non è compito facile. Eppure Il “mood della moda della gioielleria antica” ha sempre più successo. Ne è un valido esempio la mostra a Milano presso La Fondazione Luigi Rovati a Milano che, da quando è stata aperta un anno fa, offre la rara possibilità di vedere in un contesto unico, quello di un palazzo molto conosciuto in città, dei veri tesori etruschi, anche di alta gioielleria antica.
E non solo. Molti i tesori etruschi che è possibile ammirare in una mostra che è stata realizzata ad hoc e che è diventata in breve tempo un evento.
La mostra al piano nobile e ipogeo del Museo d’Arte di questa Fondazione la cui sede è in Corso Venezia a Milano, già dal titolo “Tesori etruschi: la collezione Castellani tra storia e moda” si presta a questa idea di “mood”. E così, dal 25 ottobre 2023 al 3 marzo 2024 è possibile ripercorrere questa arte orafa e un pò tutta la cultura etrusca, in queste sale con una passione davvero unica. La mostra che è stata realizzata e resa possibile con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma al fine di portare a Milano i reperti archeologici più preziosi ed importanti della collezione Castellani. contiene reperti unici da vedere. Quasi a comprendere cosa sia un gioiello antico, il visitatore visitando i vari ambienti , grazie anche agli altri oggetti esposti, puo’ ammirare cosa significhi appunto notare le varie piccole disomogeneità e le piccole scoloriture in cui pero’ taglio lavorazioe e stile diventano lo scopo con cui apprezzare quelle che non sono imperfezioni ma anzi, unicità dei pezzi. E cosi, una passione, vero e proprio vanto di una antica tradizione antiquaria romana che ha fatto di una arte, un lavoro. Famiglia di orafi e collezionisti (oltre che di mecenati) nel corso di un secolo, hanno saputo nell’ottocento in fermento, re-inventare l’antica arte e cultura etrusca dell’oro rendendo bronzi, gioielli antichi e ceramiche ispirazione per le loro creazioni.
Per la prima volta arriva a Milano da Roma la più significativa collezione vanto di un lavoro fitto ed incessante tra la Fondazione milanese e l’istituzione pubblica romana. Valorizzare il patrimonio etrusco non è compito facile. Eppure questa mostra ci riesce appieno, in particolare nella sala azzurra al piano nobile, dove sono presenti le oreficerie e che sono strettamente connesse alla sfera del lusso ad opera dei Castellani a partire dal loro anno di fondazione, il 1814 sino alla sua chiusura nel 1927.  Collane con pendenti ad anforetta, bracciali a moduli stile etrusco, collane con pendenti triangolari “periodo primigenio” in mostra in tutto il loro splendore.

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Il mood della moda irrompe in questa mostra realizzata con molti altri capolavori tra cui vasellame e molto altro, ma che è proprio nella sezione sulla oreficeria a fare la differenza:  nella sezione del gioiello come esempio di questo modo di creare alta oreficeria, sia quella originale etrusca, sia nelle sue repliche moderne. Nasce la oreficeria archeologica italiana, destinata ad un target specifico che la ama e crea tendenza. Non si dimentichi infatti che ebbe una influenza forte sulle ispirazioni neoclassiche della moda e del costume italiani ed europei di quel tempo fino all’art nouveau.
Una mostra inedita con veri e propri capolavori in sei sezioni che espongono gioielli antichi e riproduzioni ottocentesche, circa 80, provenienti da Roma, oltre che un insolito viaggio nel tempo:  grazie ad uno spazio espositivo, quello dell’ipogeo che come un labirinto, offre la rara esperienza di scoperta inedita di una civiltà, come quella etrusca, che è stata frutto di scavi e ritrovamenti in luoghi nascosti con l’attività di Fortunato Pio Castellani e i suoi figli, Alessandro ed Augusto che ebbero anche una bottega orafa attenta alle tendenze della moda, e che creò appunto le collezioni della moda della gioielleria antica e che ora, grazie a questa fondazione privata, oggetto di conoscenza e di sperimentazione.



La croce del Giubileo: Borromini dialoga con Lady Be

Lady Be reinterpreta l’opera di Francesco Borromini, un’importante opera del 1625, eseguita dal mosaicista Giovan Battista Calandra, La Croce fu realizzata su commissione di Papa Urbano VIII Barberini, come sigillo della porta santa dopo il Giubileo del 1625.

Quando Innocenzo X Pamphilij riaprì la porta santa per il suo giubileo, nel 1649, ruppe simbolicamente il sigillo e ne fece dono al cardinale nipote (nipote di donna Olimpia, Francesco Maidalchini), e per questa via il piccolo mosaico venne riposizionato sullo stipite della porta della chiesa, che era divenuta la cappella privata dell’adiacente giardino di donna Olimpia in Trastevere.

Il 4 Settembre verrà presentata a Roma in località Trastevere, nella Chiesa di Santa Maria in Cappella, è l’opera più recente della eco-artista Lady Be; l’ultima perla realizzata per un progetto esclusivo realizzato per l’evento “Di là dal fiume”, giunto alla quarta edizione.

L’opera rappresenta una croce ed è la reinterpretazione del mosaico borrominiano presente nella stessa chiesa, ma con materiali di recupero, ovvero oggetti di plastica di varia provenienza usati in tutte le opere di Lady Be (tappi di bottiglie, involucri, bigiotteria, cancelleria, giocattoli vecchi, tubi, cavi elettrici).

L’opera è sagomata e fedele ai colori originali, che grazie all’utilizzo della plastica risultano brillanti e decisi, la composizione è ben equilibrata. Come nell’opera originale, è presente la fronda d’ulivo simbolo dei Pamphilij, e la particolarità che salta subito all’occhio è la presenza di 5 api (regine) attorno alla croce,  simbolo di laboriosità, purezza, capacità di comando, di orientamento ed abilità nella costruzione dei nidi con celle esagonali, scelte per nobilitare il simbolo della famiglia. Sono presenti in tante altre opere commissionate dai Barberini, tra cui il Baldacchino dell’ altare maggiore di San Pietro.

Lo speciale eco-mosaico, di dimensioni 54 x 88 cm, verrà presentato durante la visita guidata alla Chiesa, in Via Piero Peretti 6  alle ore 11; la visita è su prenotazione obbligatoria ed è necessario esibire il green-pass.

L’evento si svolge nell’ambito del festival curato dall’Associazione Culturale Teatroinscatola, “Di là dal fiume” il cui programma va dal 29 agosto al 5 settembre, ed offre esperienze culturali insolite, gratuite e diffuse in luoghi ogni volta differenti, con particolare attenzione al XII Municipio di Roma.

Musica, incontri, installazioni, proiezioni, presentazioni libri, mostre, fotografia, blitz urbani e biciclettate in undici location, cui si aggiunge quest’anno un programma di visite guidate presso quattro edifici di culto, come la Chiesa a Trastevere in cui si svolge l’esposizione della preziosa opera di Lady Be.

La “sfida” del festival è quella di portare in spazi ordinari eventi di qualità, nell’idea di fondo che il riuso di strade, edifici, piazze e aree della città mediante l’interazione con le arti possa creare inediti luoghi di relazione, dove la fruizione dell’evento da parte dello spettatore è spesso casuale.

Il progetto è congeniale all’idea di Lady Be, che fa del “riuso” il suo punto di forza, ed è ciò che consolida questa collaborazione oltre alla presenza del mosaico.

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Infatti, dal 2019 Lady Be ha cominciato a portare la sua arte in luoghi non espressamente nati per l’arte (ma fruibili liberamente dal pubblico) realizzando maestose esposizioni; dalla sua personale allestita all’Aeroporto di Milano Malpensa (mostra attualmente visitabile) all’esposizione nell’Università di Pavia, alla presenza delle sue opere sostenibili a Fiumicino nell’ambito di un evento organizzato da Disney e Legambiente e nel backstage del Concertone del 1 Maggio a Roma.

L’idea è che l’arte vada verso lo spettatore, abbandonando così gli asettici musei e altre realtà come gallerie d’arte e altri luoghi frequentati soltanto da appassionati d’arte.

Il pubblico di grandi e piccoli da sempre apprezza molto le opere di Lady Be. L’artista porta avanti questa attività da più di 10 anni e lo fa per sostenere il suo importante messaggio per l’ambiente, non sprecare ma trovare risorse e alternative per utilizzare e smaltire correttamente tutti i materiali, in particolare la plastica che è ciò che attualmente provoca più problemi di inquinamento in particolare di mari e oceani, andando a stravolgere l’intero eco-sistema.

Gran parte del materiale che utilizza Lady Be nelle opere proviene infatti dalla raccolta sulle spiagge, altro deriva dalle scuole e da mercatini dell’usato. Gli oggetti vengono consegnati inconsapevolmente dal popolo, e divengono tasselli del suo speciale mosaico.

Nel caso della croce, è possibile vedere diversi pezzi di materiale riconoscibile intero e spezzettato, per riprodurre con minuzia e maestria i diversi dettagli della croce, dalla presenza delle 5 api, al rosone di luce in alto, con sfumature dorate ricercate nei materiali, alle foglie di ulivo con diverse sfumature di verde.

Il mosaico borrominiano, infatti, leggermente minore di dimensioni rispetto all’opera di Lady Be, è un minuzioso lavoro di micro-mosaico, che a detta dei custodi è stato apprezzato moltissimo anche dal critico Vittorio Sgarbi che, avendo a disposizione poco tempo, ha voluto vedere solo quello e ha scattato decine di foto.

Lo stesso critico d’arte che conosce da anni l’arte di Lady Be apprezza molto anche i suoi mosaici, che nelle sue recensioni ha definito “formidabili”; “sorprendenti figurazioni”.

 

Info e prenotazione visita

Tel 340.5573255

Email info@teatroinscatola.it

Sito www.teatroinscatola.it




La moda entra nei musei del mondo

La moda va al museo e fa sold out. Negli ultimi mesi sono stati  inaugurati due musei dedicati a Yves Saint Laurent : uno a Parigi, nello storico atelier in Avenue Marceau dove trovano spazio le diverse creazioni dello stilista dallo smoking all’haute couture oltre a coloro a cui Saint Laurent si è ispirato (Henry Matisse e Pablo Picasso compresi),  e un altro nella città di elezione del couturier francese, Marrakesh, dove oltre a 5mila abiti, 15mila accessori, un  auditorium e una biblioteca, trova posto una libreria che  riproduce la prima boutique aperta a Parigi dall’artista.

Ma la danza infinita di creatività tra abiti e accessori, profumi e foto di passerella, prende numerose altre vie fino a raggiungere tutti i continenti.  Sono sempre più numerosi i musei del fashion e le mostre monotematiche dedicate a singoli stilisti o maison che hanno fatto la storia del settore e attraggono ormai più visitatori dei poli culturali più tradizionali. A dare il via al trend è stata “Savage Beauty” esposizione dedicata ad Alexander Mc Queen organizzata dal Metropolitan di New York nel 2011 (dove è presto diventata una delle mostre più viste di tutti i tempi con 650mila visitatori) e poi ospitata nel 2015 dal Victoria&Albert di Londra è stata vista da più di un milione di persone, eguagliando le mostre dei record generalmente dedicate agli impressionisti.

E non poteva che essere la Francia, la patria dell’haute couture, ad annoverare i maggiori musei che qui gode della stessa attenzione dedicata alle altre arti figurative. A Parigi il Musée Galliera (Musée de la Mode de la Ville de Paris) vanta oltre 70mila pezzi dal 1780 ad oggi, tra cui abiti appartenuti a Maria Antonietta e outfit indossati da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany. Ad Albi, in Occitania, dopo un doveroso omaggio al cittadino forse più illustre, Henri de Toulouse-Lautrec, vale la pena cercare nelle vie del centro un museo che è un piccolo scrigno della moda dove ogni anno vengono allestite esposizione a tema grazie alla ricca collezione dai proprietari. Di particolare fascino anche il Museo delle arti decorative della moda e della ceramica di Marsiglia ospitato nel castello Borély, dove trovano posto 5600 capi, 1600 accessori e 100 profumi. In Europa sono da visitare anche le collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra e il MoMu di Anversa che, inaugurato nel 2002, ospita principalmente i lavori degli stilisti belgi.

Particolarmente attento al fashion è anche il Giappone che vanta il Kyoto Costume Institute con oltre 12mila capi di abbigliamento (sorprendentemente) occidentali risalenti addirittura al 17° secolo e 16mila documenti (è aperta al pubblico solo una selezione); il Bunka Gakuen Costume Museum di Tokyo che punta a scoprire la cultura giapponese e internazionale attraverso l’abbigliamento; il Sugino Gakuen Costume Museum di Tokyo e il Kobe Fashion Museum. A New York infine sono le gallerie del Metropolitan a giocare da protagoniste e, in particolare, quelle dedicate alla sezione Constume Institute, tra le più frequentate del museo, grazie agli oltre 35mila capi di abbigliamento e accessori provenienti dai cinque continenti a partire dal 15° secolo.

E l’Italia? Nel Paesi dove la creatività è, da sempre protagonista,  non esistono musei statali centrati solo sulla moda. A Milano, capitale riconosciuta del prêt-à-porter,  Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume Moda e Immagine, ospita collezioni e allestimenti che vale  la pena esplorare nelle mostre che ciclicamente vengono allestite. Due anni fa poi  Giorgio Armani ha festeggiato i quarant’anni del brand inaugurando Armani/Silos, in Via Borgognone, uno spazio di 4.500 metri quadrati che si sviluppa su quattro piani proponendo una selezione ragionata di abiti dal 1980 a oggi. La selezione racconta la storia e l’estetica dello stilista ed è suddivisa per temi: al pian terra la sezione Stars e la sezione dedicata al Daywear, al primo piano la sezione Esotismi, al secondo piano, Cromatismi, al terzo e ultimo piano la sezione Luce. Sempre sotto la Madonnina la Fondazione Prada “ha scelto l’arte come principale strumento di lavoro e di apprendimento” e propone dibatti e percorsosi culturali per “arricchire la vita quotidiana, aiutarci a capire i cambiamenti che avvengono in noi e nel mondo”.

Tra i musei della moda che mostrano uno spaccato di made in Italy, vale la pena mettere in agenda ci sono anche:
– il Museo Boncompagni Ludovisi di Roma che vanta 800 pezzi tra abiti e accessori di alcuni dei brand storici più importanti come Fausto Sarli, Gattinoni, Angelo Litrico, Roberto Capucci e Valentino;
– il Museo Salvatore Ferragamo a Firenze, ospitato all’interno di Palazzo Spini Feroni, documenta l’intera storia della maison e delle creazioni del suo fondatore, “il calzolaio delle stelle”;
– il Museo della Fondazione Roberto Capucci ospitato a Firenze a Villa Bardini espone i dodici abiti-scultura confezionati in occasione della Biennale di Venezia del 1995;
– la Galleria del Costume di Firenze (dal 2016 Museo della Moda e del Costume), parte del complesso museale di Palazzo Pitti conta ben 6000 pezzi fra abiti antichi e moderni, accessori, costumi teatrali e cinematografici tra cui alcuni abiti di Eleonora Duse e di Donna Franca Florio e i vestiti funebri del granduca Cosimo de’ Medici e della sua famiglia;
– Il Museo Internazionale della Calzatura Pietro Bertolini, all’interno del Castello Sforzesco di Vigevano,  vanta un patrimonio complessivo di oltre 3000 pezzi;
– La Fondazione Ratti a Como ospita un museo del tessuto
-Palazzo Mocenigo a Venezia, ospita abiti del XVII e XVIII oltre al Museo del Profumo.

 

 

 

 




Artemisia: la vita della pittrice in musical

Torna in scena “Artemisia – Il Musical” in una location speciale: il Teatro Flaiano in Roma.

Il musical originale prodotto da Massimo Rossi e dalla cooperativa M.M. Mondo Musica sulla vita dell’eclettica Artemisia Gentileschi, pittrice caravaggesca del ‘600, è pronto a trionfare sulle scene, con un cast parzialmente rinnovato ma sempre con la stessa grande voglia di mettersi in gioco.

Il debutto sarà il 6 Ottobre, e da lì lo si rivivrà ogni fine settimana dello stesso mese ed il primo di Novembre, ogni sabato e domenica in doppia replica pomeridiana (ore 17.00) e serale (ore 21.15) per 19 repliche complessive.

Il musical ha per di più ottenuto la concessione del patrocinio del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

L’evento si pone sulla scia dei successi ottenuti nel 2015, culminati con la vittoria assoluta al concorso “PrIMO” (Premio Italiano Muical Originale) decretata dal voto online, e ottenendo il premio della critica della giuria di qualità, in ex-aequo con l’opera “Violet&Mussolini”. Ma non solo. L’interesse del pubblico è stato tangibile anche e soprattutto dal sold out della Prima nazionale presso il Teatro Lyrick di Assisi (il 22/03/2015), e dalla successiva e fortunata riproposizione al Teatro Romano di Gubbio (il 31/07/2015).

La peculiarità della vicenda raccontata ha permesso infatti al pubblico di avvicinarsi a tematiche attuali ed importanti, come la violenza di genere e il diritto alle pari opportunità. Ed è proprio per questo che il progetto riparte.

La vita di Artemisia viene sviscerata in fondo nei vari e complicati rapporti con le figure maschili per lei di riferimento: dal controverso padre Orazio (anch’egli pittore), al suo stupratore Agostino Tassi; dal ribelle e anticonformista Caravaggio, all’importante e geniale Galileo Galilei. Ognuna di esse ha un’incidenza rilevante nell’esistenza della protagonista, che tuttavia man mano si emancipa dalle loro ombre fino al raggiungimento di uno dei suoi più grandi sogni: entrare nell’Accademiadelle Arti e del Disegno di Firenze. La realizzazione di Artemisia come donna ed artista coincide dunque con quella di tante altre, divenendone i qualche maniera il simbolo per eccellenza.

Artemisia si erge infatti a figura simbolo dell’indipendenza femminile, capace di affermare sé stessa in un mondo che fa della potenza e del dominio virile i suoi cardini fondamentali.

Il musical nasce dalle musiche originali di Marco Rosati e dai testi e le liriche di Lucia di Bella, che nella nuova versione apporta sostanziali modifiche per raggiungere una coerenza storica totale rispetto alla stesura e la regia originale di Enrico Zuddas. La regia di questo riallestimento è affidata ad Alberto Sebastian Ricci. L’orchestra dal vivo sarà guidata dal maestro Massimiliano Tisano, mentre Elisa Pierini coadiuvata da Alice Rosati curano le coreografie.

Artemisia avrà il volto di Eleonora Lombardo (Biancaneve il musical, Ladies – la commedia musicale con Riccardo Fogli, Rent) affiancata da Lalo Cibelli (già in Georgie il musical, Amalfi 839AD e Il grande dittatore al fianco di Tosca) nei panni di Orazio Gentileschi e Sara Nardelli in quelli di Tuzia Medaglia. Il genio di Caravaggio sarà in mano a Giovanni Zanotti, e Nicola Fesani sarà lo scabroso Agostino Tassi. Pierantonio Stiattesi sarà interpretato da Nicola Vivaldi mentre Stefano Colli e Riccardo Sarti si alterneranno nel ruolo di Galileo Galilei.

Completano il cast Mirko Saulino, Martina Casagrande, Maria Letizia Orsini, Laura Lanzi, Alessandro Pannacci, Maria Borsini e Laura Saulino.

“Artemisia – Il Musical” è un evento avvincente, trascinante e coinvolgente nella sua complessità. Ironico al punto giusto, con punte di drammaticità, è sicuramente in grado di affascinare e rapire il pubblico del musical italiano e allo stesso tempo di stimolare riflessioni tanto crude quanto necessarie in merito a quanto nella società contemporanea non funziona.

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ARTEMISIA – IL MUSICAL

Di Marco Rosati(musiche) e Lucia Di Bella(liriche e testi)

regia di Alberto Sebastian Ricci

coreografie di Elisa Pierini con il supporto di Alice Rosati

orchestra dal vivo diretta dal maestro Masimiliano Tisano
PROGRAMMAZIONE

Doppia replica pomeridiana e serale ore 17.00 e ore 21.15

Ogni sabato e domenica di Ottobre

Sabato 4 e domenica 5 Novembre
BIGLIETTI

Platea: 30€

Galleria: 25€

Biglietti acquistabili:

dal sito web Ticket Italia al link: http://ticketitalia.com/index.php?route=product/category&path=98″,

presso le ricevitorie:
Libreria Feltrinelli, Viale Giulio Cesare, 58 00135 Roma, Tel 06 87440263
Libreria Feltrinelli, Viale Giulio Cesare, 58 00135 Roma, Tel 06 87440263

presso tutte le ricevitorie autorizzate sul territorio nazionale

direttamente dal botteghino del teatro durante i giorni di spettacolo




Brunella Platania racconta Heathers – Il Musical

Heathers”, il musical ispirato al film-cult del 1989 “Heathers – Schegge di Follia” con Winona Ryder e Christian Slater, si prepara a debuttare in Italia. Una scelta coraggiosa, molto audace e interessante, voluta da un trio di professionisti di tutto rispetto, quali Brunella e Maria Laura Platania e Marcello Sindici.

In America, dove ha debuttato nel 2013 con grande tributo di pubblico e critica, “Heathers” è diventato un vero e proprio fenomeno di massa.

Lo spettacolo tratta tematiche di grande attualità: bullismo, adolescenza a rischio, omofobia, suicidio: argomenti profondi, trattati con pensosa leggerezza e in chiave esorcizzante, grazie anche a una colonna sonora rock, originale e coinvolgente, pienamente aderente ai momenti salienti e ai passaggi narrativi della trama.

Brunella Platania, regista, attrice, cantante, un grande nome del teatro italiano, e che di “Heathers” ha curato la regia e l’adattamento in italiano, ci racconta il perché di questa particolare scelta.

Perché Heathers? È stata una scelta solo artistica o per i temi trattati?

Ho strenuamente voluto questo spettacolo: ho insistito e mi sono applicata con determinazione, insieme a Marcello Sindici, per ottenere la possibilità di portarlo in scena in Italia, anche se per ora in una High School Edition, che comunque è di tutto rispetto.
È stata una prima di tutto scelta artistica perché mi sono innamorata sia della colonna sonora, che è molto rock, molto forte e assolutamente accattivante, sia della messa in scena teatrale di un film cult degli anni ’90 “Schegge di Follia”, a cui sono molto affezionata.
Pensare che qualcuno abbia trovato il coraggio e il modo di portare in scena la storia controversa che racconta il film, mi ha completamente affascinato. Ovviamente la pellicola tratta argomenti molto forti, pur con accenti a tratti ironici e leggeri, che, nella versione teatrale, sono ancora più rilevanti.
Quello che ha convinto me, Maria Laura e Marcello sono stati proprio questi argomenti, tra l’altro attualissimi, che, essendo così forti, vanno per forza trattati con un minimo di leggerezza.
La colonna sonora, insieme con quell’impronta più ironica e- direi quasi – sopra le righe, serve proprio a questo, a sdrammatizzare un po’ i toni, perché altrimenti sarebbero troppo pesanti per uno spettacolo teatrale.

C’è un messaggio?

E’ uno spettacolo con un messaggio importantissimo. Tratta argomenti scottanti, duri, pesanti. L’occhio è puntato sul microcosmo di una scuola che è rappresentativa di un mondo in corruzione e, soprattutto, su questa adolescenza che attraversa un momento delicatissimo.
Abbiamo messo sotto una lente d’ingrandimento un po’ deformante, proprio per garantire maggiore serenità nell’audience, i veri problemi adolescenziali, le tematiche che riguardano i nostri figli, i figli di questo mondo: il bullismo, l’omofobia, il suicidio adolescenziale che è conseguenza della sofferenza, della mancanza di equilibrio, della mancanza di protezione, dell’assenza degli adulti che a volte ignorano o non vedono il dolore dei giovani.
Il “male” e il disagio ormai passano attraverso mezzi che sono poco controllabili: tutte tematiche di un’attualità sconvolgente molto vicine a noi.
Lavorare a questo spettacolo, in versione italiana, con un cast di ragazzi, ci ha portato a curare l’adattamento con molta attenzione e scrupolo, proprio perché il messaggio passasse con più incisività.

In generale il musical e il teatro devono trasmettere un messaggio? È uno dei compiti dell’arte in generale?

L’arte è comunicazione, è veicolo di emozione, di sentimenti, di tradizione, è il modo che hanno gli esseri umani, in qualche modo, di eternare se stessi, le proprie potenzialità e capacità e di tramandare, di far arrivare la loro voce anche a chi ci sarà dopo.
Certamente l’arte ha questo compito, ma non dimentichiamo che mantiene anche quello del divertimento e dell’intrattenimento.
In qualche modo, bisogna che i due aspetti siano legati tra loro, perché dove c’è leggerezza, i messaggi profondi arrivano in maniera più diretta, perché si predispone il pubblico a uno stato d’animo più ricettivo.

Lo spettacolo ha mantenuto l’ambientazione negli anni 80?

Lo spettacolo ha un’ambientazione più anni ’90. Quegli anni erano meno problematici per la generazione giovanile, anche se gli adolescenti hanno sempre vissuto gli stessi problemi.
Dal mio punto di vista gli anni ’80 davano più ganci, offrivano più possibilità di appoggio, di motivazione e di “salvezza”.
Negli anni ’90 abbiamo assistito a un passaggio verso un’atmosfera più cupa, più demotivante e quindi alcune problematiche anche incomprensibili sono venute più in superficie e si sono rese più evidenti.
Questa è la chiave dello spettacolo. All’improvviso, in una mente non completamente sana si è insinuato il tarlo della demolizione di una generazione a sé contemporanea, una sorta di autodistruzione proprio per eliminare traccia di quelli che nel musical sono chiamati dinosauri.

Quale sarà il futuro di questo Heathers?

Il futuro di Heathers lo decideranno il pubblico e lo spettacolo stesso!
Da parte nostra ce la mettiamo tutta, perché sia un lungo futuro.
È la prima volta che viene portato in Italia,; poi debutterà a Londra nel 2018 e infine sbarcherà anche in altri paesi europei.
Non è certamente uno spettacolo semplice, ma è assolutamente attuale e artisticamente straordinario, perciò speriamo che nel futuro abbia una grande diffusione, soprattutto per il messaggio che contiene e perché parla dei giovani, è fatto da giovani e non può non lasciare il segno in chiunque lo venga a vedere.

Vi aspettiamo dal 20 al 22 ottobre allo Spazio Diamante di Roma.

Per tutte le informazione visitate la pagina Facebook ufficiale “Heathers the Musical Italia – High School Edition” e il sito www.heathersmusicalitalia.com

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Georgie – Il Musical: una travolgente storia d’amore in tour

Georgie – Il Musical, dopo il debutto lo scorso maggio al Teatro Orione di Roma, parte per il tour ufficiale con un nuovo allestimento e un cast stellare. Lo spettacolo, tratto dalla novella di Mann IzawaLady Georgie”, reso celebre in Italia dal noto cartone animato, ha vinto due prestigiosi premi ai Broadway World Italy Awards 2016 come “Miglior Spettacolo con Partitura Originale” e come “Miglior Attrice non protagonista” a Brunella Platania.

Anche in questa nuova versione troveremo sul palco grandi artisti del teatro musicale italiano, a partire da Claudia Cecchini, che torna a vestire i panni della protagonista Georgie, Brunella Platania  nel ruolo della madre adottiva Mary Buttman (Brunella è anche vocal coach e acting coach) e Dario Inserra che, dopo essere stato Arthur Buttman nella scorsa stagione, interpreterà il giovane aristocratico Lowell J.Grey. Interpretano i ruoli dei fratelli Abel e Arthur Buttman i gemelli Daniele e Umberto Vita, novità di questo cast insieme a Roberto Rossetti nelle vesti dell’intrigante e misterioso Irwin Dangering e a Lalo Cibelli che darà volto e voce al Duca Dangering.

La storia, tratta dal manga, è ambientata nella seconda metà del XIX secolo, quando l’Australia era ancora una colonia penale Inglese. Una sera, il signor Buttman, un agricoltore del luogo, trova una donna in fin di vita, Sophie, che gli affida la figlia Georgie, ancora in fasce. Nonostante il pericolo, infatti la donna sembra fuggita dal vicino campo di prigionia, l’uomo decide di prendere con sé la bambina. Georgie viene così adottata dalla famiglia Buttman, composta dal padre, dalla madre Mary e dai due fratelli Abel e Arthur. La madre adottiva non riesce però ad accettare la piccola Georgie: a turbarla sono sia le sue oscure origini che il timore, peraltro giustificato, che, crescendo, la ragazza possa portare scompiglio tra Abel ed Arthur. Gli accadimenti vedranno Georgie intraprendere un viaggio lungo e pericoloso partendo dalla sua amata Sydney fino ad approdare in una Londra grigia e sconosciuta alla ricerca delle sue vere origini e del suo amore, l’aristocratico Lowell J. Grey. La piccola Georgie dovrà crescere in fretta e dar conto alle sue vere emozioni.

La storia d’amore di Georgie e Lowell si prepara a conquistare i cuori del pubblico italiano!

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fotografie Valentina Vallorini

GEORGIE IL MUSICAL

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TOUR

30 MARZO – TEATRO TRAIANO – CIVITAVECCHIA

1 APRILE – TEATRO GIUSEPPETTI – TIVOLI

4 APRILE – TEATRO ARTEMISIO – VELLETRI

6 APRILE – TEATRO LEA PADOVANI – MONTALTO DI CASTRO

8 E 9 APRILE – TEATRO CONDOMINIO – GALLARATE

Acquisto biglietti su www.georgieilmusical.it

Infoline: 3477193198

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Lillo & Greg alla conquista di Roma

Lillo & Greg vanno alla conquista di Roma dove promettono di sbancare con “Il Mistero dell’Assassino Misterioso”, un autentico cult del loro repertorio.  Lillo & Greg approderanno il 22 febbraio al Teatro Sistina e vi rimarranno fino al 12 marzo.

Sul palco, insieme a Lillo & Greg, ci sono anche Vania Della Bidia, Danilo De Santis e Dora Romano. La Regia è di Lillo & Greg. Scene di Andrea Simonetti.

Un castello nella campagna londinese, un misterioso maggiordomo, l’omicidio di un’anziana contessa, un investigatore e gli stravaganti sospettati: ecco gli ingredienti per un perfetto giallo, dai toni brillanti, di chiara matrice anglosassone. 
Il detective Mallory ha riunito nel salone principale del castello i sospetti assassini della Contessa Worthington, ma un inatteso accadimento cambierà le dinamiche dell’indagine, minando esponenzialmente la trama del giallo e scatenando gli egoismi e le meschinità degli altri attori disposti a tutto pur di farsi notare da un produttore televisivo presente in platea.
 I ritmi serrati, le battute oblique, l’onnipresente umorismo di situazione e non ultima la cornice del giallo, rendono la commedia elettrizzante ed esilarante fuor di ogni dubbio.

Nata da un’idea di Greg e scritta a quattro mani con Lillo, “Il Mistero dell’assassino misterioso” è la prima commedia in cui si fa centrale la narrazione metateatrale che svela, scardinandolo con un pizzico di perfidia, il delicato equilibrio su cui vivono alcune compagnie di teatro, ma su cui si fondano anche la maggior parte dei rapporti umani: gelosie, meschinità, invidie, rancori e falsità.

 




Serena Autieri è Lady D

Serena Autieri porta in scena Lady D in Diana & Lady D, monologo a due voci che debutta, in prima nazionale, al Teatro Sistina di Roma. Lo spettacolo, scritto e diretto da Vincenzo Incenzo, debutta il 14 febbraio e rimarrà in scena fino al 19 febbraio.

Serena Autieri incarna le due anime, quella pubblica e quella privata, della principessa Diana, l’icona planetaria e la donna disperata, in una prova d’attrice estremamente complessa, incorniciata dai quadri aerei delle acrobate guidate da Bill Goodson.

Un luogo comune e abusato considera doppie le personalità eccellenti. Due anime in lotta, una fragile, l’altra invincibile, che condividono un unico corpo. Mai come nel caso di Diana però tutto questo è stato così trasparente e autentico. La maestrina e la principessa, la bulimica e la filantropa la mamma e l’amante si sono ostacolate e combattute pubblicamente, in ogni occasione, fino all’ultimo giorno, bruciando una il terreno dell’altra e rivendicando la loro impossibilità di coesistere.

Diana & Lady D è il grido di ogni donna inascoltata, schiacciata nei suoi intendimenti, mortificata nella propria femminilità, ma è anche l’inno alla differenza, la celebrazione di un bene superiore, la promessa alla donna che verrà. Perché ancora oggi, in una società devota all’individualismo la libertà femminile è una libertà spesso non prevista. Perché ancora oggi alle donne è rimproverato di non imparare a leggere in tempo i segnali della violenza per garantirsi una salvezza.

 




Monica Guerritore è Judy Garland

Monica Guerritore sarà Judy Garland in End of the Rainbow. Il debutto dello show, che inaugura la stagione 2016-2017 del Teatro Sistina, è previsto per mercoledì 19 ottobre. Sold out a Broadway, End of the Rainbow è un musical scritto da Peter Quilter e diretto da Juan Diego Puerta Lopez incentrato su Judy Garland. Monica Guerritore, nel ruolo dell’attrice americana divenuta celebre con Il Mago di Oz,  è perfetta interprete e “mattatrice”.  Il musical racconta la parabola di Judy Garland, svelando il duplice volto di una donna da un lato seducente e forte sul palco, dall’altro fragilissima e sola.

“Judy è innamorata pazza del suo giovane amante. Scoppiettante, folle, drammatica, stramba e tenerissima come solo una grande artista può essere e disperata come lo è una donna completamente sola nonostante i suoi innumerevoli amori. Tira avanti con quel che resta della sua voce e supplisce dando al pubblico la sua anima. La sua vita è la scena e lì canterà e morirà. Tra lustrini e paillettes” commenta Monica Guerritore per poi aggiungere: “End of the Rainbow racconta cosa c’è dietro le luci della ribalta che nascondono la vita di questi meravigliosi talenti. Ritrovo nella sua parabola la fine di altre donne, star fragili, inadeguate a sopportare tanta energia. Penso a Amy Winehouse, Whitney Houston, Edith Piaf. La stessa Evita che sta per andare in scena. Il corpo umano non sopporta tanta divinità. La sua solitudine è legata a un talento sconfinato, che non trova riparo negli uomini. Lo dice bene Sciascia quando scrive di Majorana: ci sono talenti che brillano come stelle e divorano il corpo stesso che li abita”.

 

 




Ehud Ettun Trio a Milano. Quando il jazz si fonde con le sonorità ebraiche

Dopo un trionfante tour di concerti in tutto il mondo, con tappa, da ultimo, al prestigioso e rinomato Seul Jazz Festival, EHUD ETTUN TRIO torna in Italia, grazie anche alla sponsorizzazione dell’Ambasciata Israeliana e all’Associazione Italia Israele di Milano.

Il gruppo musicale israeliano si esibirà per la prima volta a Milano, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi, giovedì 6 ottobre, in un concerto di musica jazz contaminata da sonorità tipicamente ebraiche.

I giovani talenti del jazz internazionale Ehud Ettun (contrabbasso), Daniel Schwarzwald (pianista) e Nathan Blankett (batterista), suoneranno gratuitamente per il pubblico milanese il 6 ottobre e poi saranno a Roma (il 7 e 8 ottobre) presso il tempio del jazz Alexanderplatz Jazz Club.

I tre giovani musicisti hanno una formazione è un percorso di vita molto simile: tutti e tre sono nati e cresciuti in Israele, hanno cominciato a suonare da giovani, si sono conosciuti andando a concerti e hanno deciso di suonare insieme. La formazione internazionale li ha portati molto lontano! Infatti con la loro musica rappresentano la tendenza di un jazz fluido, organico e fortemente improvvisato. Un jazz che viene contaminato dalle esperienze, dai viaggi e dalle persone che si incontrano sul proprio cammino.

Continueremo a essere creativi, a registrare musica e a suonare” ha dichiarato Ehud Ettun su Hindu in occasione del tour in India “E continueremo ad avere l’idea che la curiosità e la diversità rende il mondo un posto migliore. Speriamo di fare qualcosa di sociale grazie alla nostra curiosità. Il mondo diventa più stimolante accettando le diversità. La musica può essere un modo di unire le persone quando tutto il resto fallisce“.

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EHUD ETTUN TRIO in concerto

giovedì 6 ottobre – ore 20.45


Conservatorio “Giuseppe Verdi” – Sala Puccini


via Conservatorio, 12 – Milano

INGRESSO LIBERO

per informazioni:

Italiaisraele.MI@libero.it