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L’Aida di Anna Netrebko infiamma Verona

Dieci minuti di standing ovation hanno chiuso la rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi all’Arena di Verona. Sabato 16 luglio, in una serata prossima al sold outè trionfare è stata Anna Netrebko nel ruolo della protagonista, la Celeste Aida figlia del re etiope Amonasro e schiava in Egitto. Carismatica in “Ritorna vincitor”, suadente in “O cieli azzurri” e poi ancoracombattuta e accorata nel tragico duetto con Amonasro e sensuale in quello con l’innamorato Radames, Netrebko ha saputo dominare la scena anche grazie all’intesa conYusif Eyvazov, suo compagno nella vita e sul palcoscenico.  Lasciate al di fuori dell’anfiteatro romano le polemiche sull’utilizzo del “blackface”, il pubblico del 99° Verona Opera Festival è rimasto incantatodal ritorno in scena del soprano russa nell’opera regina dell’Arena.

Accompagnata da un cast di eccezione a iniziare daltenore Eyvazov nel ruolo del guerriero Radames combattuto tra l’amore per Aida e l’amore per la propria patria dal mezzosoprano Anna Maria Chiuri nel ruolo di Amneris, figlia del Re degli Egizi e sfortunata terza nel triangolo amoroso in scena. Applausi anche per Amonasro interpretato dal baritono Ambrogio Maestri che alterna la dolente supplica al Re degli Egizi con l’intransigente duetto con Aida, per il Re degli Egizi del basso Romano Dal Zovo e per il gran sacerdote Ramfis del basso polacco Rafał Siwek.

L’allestimento dell’Aida proposta dal 99° Verona Opera Festival è quello monumentale e faraonicofirmato, vent’anni fa, da Franco Zeffirelli che porta in scena un Egitto dorato, magnificente, prezioso, sovrabbondante, immaginario e sontuoso sovrastato da una colossale piramide e su cui vegliano gli occhi delle 14 sfingi e dei quattro idoli collocati sugli spalti e sulla scena La scena monumentale e tradizionale, anche grazie ai costumi multicolori di Anna Anni e alle coreografie originali di Vladimir Vasiliev, restituisce la doppia anima dell’opera di Verdi solenne ed esotica in costante equilibrio fra l’intimismo dei duetti sottolineato da calibrati giochi di luce e la grandeur del trionfo e delle celebrazioni pubbliche come nell’invocazione a Fthà o nell’esortazione alla guerra. Amori, gelosie, passioni, vendette, drammi dilanianti, pentimenti e messaggi di pace tra popoli si alterano sul palco in una rappresentazione che non può che suscitare stupore e meraviglia tra gli spettatori.  Non manca chi parla perfino di un allestimento hollywoodiano e di una “operazione esteticamente abbagliante” per questo allestimento dell’opera tratta da Verdi dal soggetto originale dell’egittologo Mariette e rappresentata in Arena fin dalle origini nel 1913.

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Sul podio di Aida il Maestro Marco Armiliato, Direttore musicale del 99° Arena di Verona Opera Festival 2022, alla guida di Orchestra della Fondazione Arena e Coro preparato da Ulisse Trabacchin. Insieme al Ballo areniano coordinato da Gaetano Petrosino, oltre alla Akmen di Ana Sophia Scheller, fatale spirito guida creato da Zeffirelli appositamente nel 2002 (all’epoca per Carla Fracci), si confermano i due primi ballerini Eleana Andreoudi e Alessandro Staiano.

Si può dire quindi che l’Arena di Verona rimane il teatro migliore dove godersi l’Aida nella lunga stagione estiva. Da non perdere le prossime repliche: 24, 28 luglio (ore 21.00); 5, 21, 28 agosto (ore 20.45) e 4 settembre (ore 20.45).​




La magia de La Traviata incanta l’Arena di Verona

Emozioni e magia incantano le migliaia di spettatori seduti sugli spalti dell’Arena di Verona che si zittiscono improvvisamente quando i violini aprono il Preludio de La Traviata di Giuseppe Verdi nell’allestimento di Franco Zeffirelli, l’ultima sontuosa creazione firmata dal Maestro toscano che ha inaugurato il Verona ’Opera Festival del 2019. Un affresco sulla Parigi dell’Ottocento con un trionfo di colori, luci e costumi che portano lo spettatore subito nel cuore dell’opera più rappresentata al mondo. Lo spettacolo, diretto dal Maestro Marco Armiliato, direttore musicale del Festival, adatta il percorso intimo e psicologico di Violetta, travolta dall’inaspettata storia d’amore tanto da spingersi al sacrificio di sé, alla grandiosità degli spazi areniani con una scena ambiziosa su più livelli resa possibile da una colossale scatola scenica.  Ancora poche repliche per uno spettacolo da non perdere: 22, 30 luglio (ore 21.00), 6, 20 agosto e 1 settembre (ore 20.45). Dopo occorrerà attendere l’estate del 2023 quando, per il Festival del centenario, sarà ripresa anche LA Traviata allestita da Zeffirelli insieme ad a altri sei titoli.

“Questa Traviata vuole essere un omaggio all’arte e alla tecnica di Zeffirelli, da parte di tutte le maestranze areniane, cui è richiesto un lavoro d’eccellenza. Come lui, inoltre, vogliamo credere nei giovani, e anche in questa produzione, accanto a stelle affermate, debuttano virgulti a cui auguriamo una carriera internazionale” racconta Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico di Fondazione Arena, ricordando come nel 1984 fu scelta proprio dal Maestro toscano come Violetta, ne La Traviata diretta da Carlos Kleiber, per poi aggiungere: “Da Sovrintendente, trentacinque anni dopo, è stato un onore per me poter affidare a Zeffirelli un nuovo allestimento e realizzare un sogno che coltivava dal 2008”. L’allestimento in scena de La Traviata “raccoglie l’idea originale di Zeffirelli, quel geniale flash forward che seguendo la musica di Verdi origina una storia d’amore fra le più belle di sempre, e la amplifica rendendola adatta all’unicità degli spazi areniani. Il tutto, grazie anche ai suoi collaboratori, nel segno della cura del particolare, anche nella scena più affollata, che contraddistingue l’opera sempre viva del Maestro. È stata lungamente, accuratamente preparata con lui e presentata al suo fianco nella primavera 2019. Ora la riproponiamo per la prima volta, rendendogli giustizia con un irripetibile cast di stelle” aggiunge Stefano Trespidi, vice Direttore Artistico.

Si inizia dalla fine, dal corteo funebre di Violetta, la Traviata il cui destino, evidenziato dalle note dolenti del Preludio, appare segnato fin da subito. L’irrompere dell’amore per Alfredo porta alla sorpresa, all’esplosione di gioia incontenibile, prima che venga chiesto e accettato il passo indietro per il bene dell’amato e quindi alla rinuncia e al riscatto. La storia è nota per un ruolo titanico che ha visto protagonista la giovane soprano armeno Nina Minasyan che ha dominato la scena commuovendo con grazia e delicatezza  il pubblico dell’Arena che, a sua volta, le ha tributato una standing ovation. Lunghi applausi nella rappresentazione del 15 luglio anche il tenore Francesco Meli, tornato in Arena come Alfredo Germont e per il baritono Amartuvshin Enkhbat (già Nabucco) nel ruolo di Giorgio Germont.

Impreziosiscono l’allestimento i costumi creati da Maurizio Millenotti, le luci di Paolo Mazzon e le coreografie di Giuseppe Picone interpretate dal Ballo dell’Arena coordinate da Gaetano Petrosino e con i primi ballerini Eleana Andreoudi e Alessandro Staiano. L’Orchestra della Fondazione Arena e il Coro preparato da Ulisse Trabacchin sono diretti dal Maestro Armiliato.​