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La moda entra nei musei del mondo

La moda va al museo e fa sold out. Negli ultimi mesi sono stati  inaugurati due musei dedicati a Yves Saint Laurent : uno a Parigi, nello storico atelier in Avenue Marceau dove trovano spazio le diverse creazioni dello stilista dallo smoking all’haute couture oltre a coloro a cui Saint Laurent si è ispirato (Henry Matisse e Pablo Picasso compresi),  e un altro nella città di elezione del couturier francese, Marrakesh, dove oltre a 5mila abiti, 15mila accessori, un  auditorium e una biblioteca, trova posto una libreria che  riproduce la prima boutique aperta a Parigi dall’artista.

Ma la danza infinita di creatività tra abiti e accessori, profumi e foto di passerella, prende numerose altre vie fino a raggiungere tutti i continenti.  Sono sempre più numerosi i musei del fashion e le mostre monotematiche dedicate a singoli stilisti o maison che hanno fatto la storia del settore e attraggono ormai più visitatori dei poli culturali più tradizionali. A dare il via al trend è stata “Savage Beauty” esposizione dedicata ad Alexander Mc Queen organizzata dal Metropolitan di New York nel 2011 (dove è presto diventata una delle mostre più viste di tutti i tempi con 650mila visitatori) e poi ospitata nel 2015 dal Victoria&Albert di Londra è stata vista da più di un milione di persone, eguagliando le mostre dei record generalmente dedicate agli impressionisti.

E non poteva che essere la Francia, la patria dell’haute couture, ad annoverare i maggiori musei che qui gode della stessa attenzione dedicata alle altre arti figurative. A Parigi il Musée Galliera (Musée de la Mode de la Ville de Paris) vanta oltre 70mila pezzi dal 1780 ad oggi, tra cui abiti appartenuti a Maria Antonietta e outfit indossati da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany. Ad Albi, in Occitania, dopo un doveroso omaggio al cittadino forse più illustre, Henri de Toulouse-Lautrec, vale la pena cercare nelle vie del centro un museo che è un piccolo scrigno della moda dove ogni anno vengono allestite esposizione a tema grazie alla ricca collezione dai proprietari. Di particolare fascino anche il Museo delle arti decorative della moda e della ceramica di Marsiglia ospitato nel castello Borély, dove trovano posto 5600 capi, 1600 accessori e 100 profumi. In Europa sono da visitare anche le collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra e il MoMu di Anversa che, inaugurato nel 2002, ospita principalmente i lavori degli stilisti belgi.

Particolarmente attento al fashion è anche il Giappone che vanta il Kyoto Costume Institute con oltre 12mila capi di abbigliamento (sorprendentemente) occidentali risalenti addirittura al 17° secolo e 16mila documenti (è aperta al pubblico solo una selezione); il Bunka Gakuen Costume Museum di Tokyo che punta a scoprire la cultura giapponese e internazionale attraverso l’abbigliamento; il Sugino Gakuen Costume Museum di Tokyo e il Kobe Fashion Museum. A New York infine sono le gallerie del Metropolitan a giocare da protagoniste e, in particolare, quelle dedicate alla sezione Constume Institute, tra le più frequentate del museo, grazie agli oltre 35mila capi di abbigliamento e accessori provenienti dai cinque continenti a partire dal 15° secolo.

E l’Italia? Nel Paesi dove la creatività è, da sempre protagonista,  non esistono musei statali centrati solo sulla moda. A Milano, capitale riconosciuta del prêt-à-porter,  Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume Moda e Immagine, ospita collezioni e allestimenti che vale  la pena esplorare nelle mostre che ciclicamente vengono allestite. Due anni fa poi  Giorgio Armani ha festeggiato i quarant’anni del brand inaugurando Armani/Silos, in Via Borgognone, uno spazio di 4.500 metri quadrati che si sviluppa su quattro piani proponendo una selezione ragionata di abiti dal 1980 a oggi. La selezione racconta la storia e l’estetica dello stilista ed è suddivisa per temi: al pian terra la sezione Stars e la sezione dedicata al Daywear, al primo piano la sezione Esotismi, al secondo piano, Cromatismi, al terzo e ultimo piano la sezione Luce. Sempre sotto la Madonnina la Fondazione Prada “ha scelto l’arte come principale strumento di lavoro e di apprendimento” e propone dibatti e percorsosi culturali per “arricchire la vita quotidiana, aiutarci a capire i cambiamenti che avvengono in noi e nel mondo”.

Tra i musei della moda che mostrano uno spaccato di made in Italy, vale la pena mettere in agenda ci sono anche:
– il Museo Boncompagni Ludovisi di Roma che vanta 800 pezzi tra abiti e accessori di alcuni dei brand storici più importanti come Fausto Sarli, Gattinoni, Angelo Litrico, Roberto Capucci e Valentino;
– il Museo Salvatore Ferragamo a Firenze, ospitato all’interno di Palazzo Spini Feroni, documenta l’intera storia della maison e delle creazioni del suo fondatore, “il calzolaio delle stelle”;
– il Museo della Fondazione Roberto Capucci ospitato a Firenze a Villa Bardini espone i dodici abiti-scultura confezionati in occasione della Biennale di Venezia del 1995;
– la Galleria del Costume di Firenze (dal 2016 Museo della Moda e del Costume), parte del complesso museale di Palazzo Pitti conta ben 6000 pezzi fra abiti antichi e moderni, accessori, costumi teatrali e cinematografici tra cui alcuni abiti di Eleonora Duse e di Donna Franca Florio e i vestiti funebri del granduca Cosimo de’ Medici e della sua famiglia;
– Il Museo Internazionale della Calzatura Pietro Bertolini, all’interno del Castello Sforzesco di Vigevano,  vanta un patrimonio complessivo di oltre 3000 pezzi;
– La Fondazione Ratti a Como ospita un museo del tessuto
-Palazzo Mocenigo a Venezia, ospita abiti del XVII e XVIII oltre al Museo del Profumo.

 

 

 

 




Gino Rodella: l’archi-stylist del Papa

Gino Rodella è un artista poliedrico, che ama definirsi archi-stylist. Architetto, scenografo, stilista, designer e pittore nonché performer, dal 1990 a oggi ha realizzato la ristrutturazione di oltre 480 locali, sia in Italia che all’estero.

Una delle sue opere maggiori è il suggestivo trono papale per Sua Santità Papa Benedetto XVI.

Inarrestabile e sempre attivissimo, è attualmente impegnato in un progetto originale di riciclo di scarti di alluminio per la realizzazione di opere d’arte e di design, nonché nella realizzazione di una grande opera d’arte dedicata ai due Papi, Benedetto XVI e Francesco.

D. Gino Rodella, architetto, artista, stilista, designer e tanto altro. Quando hai scoperto il tuo talento?

R. Ho scoperto il mio talento nella prima infanzia, visto che quando ero all’asilo già creavo delle piccole scenografie e costumi, facendo esibire i miei amici  sul piccolo teatro dell’asilo. Le prime scenografie erano costruite con rami d’albero, scope in paglia, i costumi erano realizzati con pezzi di tende, vestiti vecchi e cartoncino . Sì, potrei dire che la mia vita artistica è partita proprio dalla scuola materna, già le suore erano molto preoccupate per il mio sdoppiamento di personalità, ma erano pur felici perché tenevo occupati per ore gli altri bambini.

D. Oltre ad essere un artista a tutto tondo, sei anche scenografo. Quali sono le tue collaborazioni più importanti in tale ambito?

R. A parte le realizzazioni fatte da ragazzino, posso dire che le prime scenografie vere e proprie sono nate nell’organizzazione di spettacoli di piazza  per beneficenza. Dal punto di vista professionale, il mio percorso inizia nel periodo in cui frequentavo il corso di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Grazie alla mia grande fantasia e capacità di ottenere risultati di grande effetto con poco costo, vengo chiamato in Rai da Michele Cucuzza, per creare situazioni scenografiche e coreografiche per la trasmissione “La vita in diretta” . Tramite sempre l’accademia di Milano ho progettato fondali scenografici per il teatro, per serate di Gigi Proietti.  Una collaborazione importante, di cui vado molto fiero, è con l’attrice Paola Borboni, perché non solo è stata una maestra, ma specialmente un’amica che mi ha aiutato ad accettare le mie mille personalità e ad inserirmi nell’ambito teatrale.

D. Tv o Teatro, dove pensi di aver dato il meglio?

R. Penso di aver dato il meglio di me stesso sia in TV che in teatro, perché il mio lavoro è sempre stato la base della mia vita, tendo a dare il massimo quando creo e libero la fantasia, creazioni spesso destinate al successo e prestigiose. Un esempio è stata la realizzazione, ancora da studente, dei disegni per la trasmissione “Indietro tutta” con Renzo Arbore.

D. Un personaggio che nella tua vita ha avuto un significato importante?

R. Un personaggio a me molto caro è Sophia Loren, riguardo ai canoni di bellezza, insieme ad Anna Magnani, che interpretava i suoi personaggi dando l’anima e tutta se stessa. Queste due attrici sono stati i due punti di riferimento per la mia arte. Talmente ero affascinato da entrambe le attrici che, in alcuni periodi nella mia vita, mi immedesimavo in loro, iniziando dall’abbigliamento, al trucco, parrucco fino anche ai gesti e al modo di parlare. Dal punto di vista umano, sicuramente l’incontro con Papa Ratzinger mi ha dato una grande forza morale. Il ricordo che ho di Papa Benedetto XVII è di uomo di grande cultura, umiltà e spiritualità. Abbiamo avuto diversi colloqui privati ed ho avuto tutte le risposte alle mie domande esistenziali, in occasione della realizzazione del trono che mi era stato commissionato in suo onore.

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D. Un attore, un cantante, un artista tra i tuoi preferiti?

R. La cantante da me sempre amata e in cui mi rispecchio  è Amanda Lear per come dipinge , per come canta , per come si veste , per come si muove e per il suo stile di vita. Anche grazie a lei ho accettato il mio modo di essere e ho capito la mia ambiguità, che poi è la fonte del mio estro creativo. Non a caso la considero una musa ispiratrice.

D. Architettonicamente a chi ti ispiri o a quale corrente?

R. La mia risposta è molto semplice, riguardo l’architettura non mi sono mai ispirato a nessuna corrente specifica, le mie progettazioni sono puro istinto, quindi il progetto è insito nel mio Dna.

D. Il tuo progetto più importante?

R. Il progetto che mi sta più a cuore tra quelli realizzati è stata la costruzione di una chiesa in Brasile, fatta con materiali di recupero, nel 1988, a Capo Gabana. Stavo realizzando dei locali sul posto e con parte dei ricavi ho voluto creare questa chiesa particolare, in un capannone dove prima vendevano frutta e verdura all’ingrosso. Ho poi donato questa realizzazione a Suor Camilla, che si occupava di orfani.

D. Abbiamo saputo di un nuovo grande progetto in fase di realizzazione, puoi anticiparci qualcosa?

R. Il progetto attualmente in fase di realizzazione riguarda il mio mondo spirituale. I simboli che sto creando nascono dalla mia convinzione che l’unione di questi due ultimi papi abbia la forza di salvare il mondo. Si tratta in realtà di 3 progetti denominati “Deus” per i due papi (Benedetto XVI e Francesco): una croce, un calice e un braccialetto. Ci sto lavorando intensamente, perché si tratta di una impresa di grande portata, quindi estremamente difficile ed impegnativa.

D. A cosa stai lavorando attualmente, oltre al progetto “Deus”?

R. Attualmente sto collaborando con una ditta bresciana, specializzata in estrusione di profili. Si tratta di un progetto molto originale: dagli scarti di alluminio derivanti dal processo di lavorazione, realizzo opere d’arte, quadri, arredamento, design, pavimenti e persino abbigliamento. Naturalmente con la mia fantasia è uscito un fiume di opere che saranno presto commercializzate sotto il nome di una nuova linea di prodotti (qualche esempio su www.pasturi.it).

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Links: www.ginorodella.it
FB: https://www.facebook.com/GinoRodellaArts/

foto Gaetano Cucinotta