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Storie di resilienza al Premio Wondy

di Morgan Le Fay – A Milano la premiazione dei finalisti del “Premio Wondy”.

Un premio letterario dedicato alla resilienza, di certo l’unico in Italia, probabilmente anche nel mondo: “Premio Wondy” è l’iniziativa lanciata circa un anno fa dall’associazione “Wondy sono io”, nata in memoria di Francesca Del Rosso, giornalista, blogger e scrittrice, morta nel dicembre 2016, a 42 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro. L’idea è venuta, quasi d’istinto, ad Alessandro Milan, giornalista e marito di Francesca.

Francesca, “Wondy” per gli amici, amava i libri e ha portato avanti, fino all’ultimo, una straordinaria testimonianza di resilienza, affrontando la malattia non soltanto con grande coraggio e forza d’animo, ma anche con ironia e quasi leggerezza. Anche grazie a lei, che, tra le altre cose, per diverso tempo ha tenuto un blog su “Vanity Fair” dal titolo “Le chemioavventure di Wondy”, la parola resilienza ci sta diventando un po’ più familiare: una capacità, insita in ognuno di noi (anche se magari non ne siamo sempre consapevoli), di resistere agli urti, alle difficoltà della vita, senza spezzarci, di trasformare anche le esperienze più negative in opportunità, in qualcosa di positivo. L’associazione intende diffondere proprio questa cultura della resilienza, attraverso varie iniziative (potete trovare tutte le informazioni sul sito wondysonoio.org).

Il “Premio Wondy” è una di queste. Alle case editrici (e ben ottanta hanno risposto) è stato chiesto di inviare un’opera, di recente pubblicazione, che avesse a che fare con la resilienza. Tra i sei romanzi arrivati in finale, ne è stato premiato uno da una giuria tecnica e uno da una giuria popolare, che ha potuto votare sulla pagina Facebook dell’associazione.

Le opere finaliste sono:
La rondine sul termosifone, di Edith Bruck, ed. Nave di Teseo
Non volevo morire vergine, di Barbara Garlaschelli, ed. Piemme
Voi due senza di me, di Emiliano Gucci, ed. Feltrinelli
Magari domani resto, di Lorenzo Marone, ed. Feltrinelli
La notte ha la mia voce, di Alessandra Sarchi, ed. Einaudi;
Quello che mi manca per essere intera, di Ilaria Scarioni, ed. Mondadori.

La giuria tecnica, presieduta da Roberto Saviano, era composta da Daria Bignardi, Paolo Cognetti, Ferruccio de Bortoli, Luca Dini, Donatella Di Pietrantonio, Chiara Fenoglio, Chiara Gamberale, Emanuele Nenna, Paola Saluzzi e Gianni Turchetta.

La premiazione dei vincitori si è svolta il 5 marzo al teatro Manzoni di Milano, in collaborazione con Edizioni Condé Nast, rappresentata per l’occasione da Luca Dini, direttore editoriale e membro della giuria, che Wondy l’aveva conosciuta molto bene.

L’evento è stato presentato da Ambra Angiolini e Alessandra Tedesco, giornalista di Radio 24 e amica di Francesca, che hanno trascinato sul palco anche un Alessandro Milan, in verità un po’ riluttante, e ha visto la partecipazione di numerosi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, come Roberto Bolle, Rossella Brescia, Caterina Balivo, Martina Colombari, le cantanti Malika Ayane e Paola Turci, con le loro voci straordinarie.

Di ogni opera finalista era stato scelto un brano rappresentativo, letto da altrettanti attori, tutti bravissimi e visibilmente commossi: Alessandro Borghi, Marco D’Amore, Matilda De Angelis, Marta Gastini, Vittoria Puccini e Valeria Solarino.

I romanzi, di cui alcuni autobiografici, raccontano, senza sconti, storie segnate da eventi dolorosi, che hanno dato una svolta, spesso drammatica, alle vite dei personaggi. Eppure, nello stesso tempo, sono vicende percorse da un incrollabile, ineludibile, amore per la vita. Storie resilienti, appunto, di chi ha saputo rialzarsi, affrontare e superare anche le situazioni più dure, trovando in sé inaspettate risorse.

Un momento particolarmente toccante è stata la testimonianza di Mutlu Kaya, una ragazza diventata, tre anni fa, la star di un talent show in Turchia, grazie alla sua voce angelica e a una sfolgorante bellezza. Il fidanzato, che non gradiva la sua carriera televisiva, le ha sparato alla testa. Lei è miracolosamente sopravvissuta, ma purtroppo con gravi danni cerebrali, che l’hanno costretta su una sedia a rotelle e a un lungo, difficile percorso di recupero. Eppure, l’altra sera Mutlu era lì, sul palco, a sorridere e cantare ancora, a raccontare la sua storia, a manifestare il suo ottimismo e la sua gioia di vivere, salutata dal pubblico con una lunga standing ovation.

Ma è giunto il momento di sciogliere finalmente la suspense con la proclamazione dei vincitori:
la giuria popolare ha scelto “Non volevo morire vergine” di Barbara Garlaschelli, mentre la giuria tecnica ha assegnato il premio a “La notte ha la mia voce” di Alessandra Sarchi. Due storie, per alcuni aspetti simili, che affrontano problematiche forti, estreme, ma che hanno molto da dire a tutti noi, perché non è necessario ammalarsi di cancro o essere colpiti da una disabilità o da un lutto per essere (o imparare a essere) resilienti. Ognuno, poi – come ha sottolineato Alessandra Tedesco a mo’ di conclusione – trova il suo modo, la sua strada, per superare le avversità.

La serata è stata un successo, che ha mescolato parole e musica, allegria e commozione, toccando le corde più profonde di tutti i presenti, ospiti e pubblico (e la cosa era palpabile), senza mai cedere alla tristezza: una festa, insomma, proprio come sarebbe piaciuto a Wondy.
Appuntamento, dunque, alla prossima edizione, e buona resilienza a tutti!

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Ambra porta in scena “La guerra dei Roses”

“La guerra dei Roses” arriva a teatro con Ambra Angiolini e Matteo Cremon e la firma di Filippo Dini alla regia. Lo spettacolo debutta il 9 novembre al Teatro Manzoni di Milano dove resterà in scena fino al 26 novembre.

“La guerra dei Roses” è prima di tutto il titolo di un romanzo del 1981 e poi otto anni più tardi diventa un enorme successo cinematografico per la regia di Danny De Vito. L’autore del romanzo, Warren Adler, scrive anche il soggetto del film e in seguito deciderà di adattare questa vicenda anche per il teatro, creando una commedia straordinaria, raffinata e caotica al tempo stesso, comica e crudele, ridicola e folle, trovando forse in teatro la sua dimensione ideale, per la sua potenza espressiva e la sua dimensione terribilmente onirica.

“La grandezza dell’amore si esprime in questa commedia attraverso la sua fine. Adler ci pone di fronte ad una delle più potenti e straordinarie deflagrazione umane: la separazione di un uomo e una donna che hanno condiviso un grande amore. – sostiene Dini-. Non c’è al mondo espressione più sconvolgente della potenza dell’essere umano, non a caso il titolo la paragona ad una guerra, e non solo, ad una delle più sanguinose guerre della storia inglese, una guerra nata in “casa” appunto, la guerra tra due rami della stessa famiglia, la guerra delle due rose.”

La storia narra della lenta e terribile separazione tra i coniugi Rose, lui ricco e ambizioso uomo d’affari, lei una moglie obbediente, ma mai dimessa, che lo ha accompagnato nella sua brillante ascesa. Ad un tratto tutto questo si rompe, si infrange contro lo scoglio della mancata realizzazione professionale di lei. La loro vita passata insieme, viene da lei completamente riscritta, la sua maturata presa di coscienza la rafforza con una ferocia degna di una grande eroina, a scagliarsi sul suo amato, ora il responsabile della sua mancata affermazione, in un crescendo di cattiveria, rabbia e reciproche atrocità, fino alle estreme conseguenze. Ed è guerra, “La guerra dei Roses”.

 

 




I processi alla storia prendono vita a teatro

Magistrati, avvocati e società civile si confrontano a teatro, nei processi alla storia del ciclo “Personaggi e Protagonisti: incontri con la storia. Colpevole o Innocente”. Al termine dei processi il pubblico è chiamato ad esprimersi con un pubblico verdetto. Il primo incontro  è fissato per il 16 ottobre al Teatro Manzoni di Milano è vede come protagonista del dibattito John Fitzgerald Kennedy che, con la sua politica, sarà al centro del dibattimento processuale che vedrà sulla scena dialogare, a braccio, magistrati, avvocati e personalità della vita civile in un confronto di tesi contrapposte tra accusa e difesa con il pubblico che sarà chiamato ad emettere il giudizio.  “A cent’anni dalla nascita di John Fitzgerald Kennedy proviamo ad analizzare sia la persona che lo statista – commenta l’autrice Elisa Greco – Si tratta di uno dei più amati tra tutti i Presidenti degli Stati Uniti d’America, ma è nostro compito chiederci se tutto questo amore ha contribuito a creare un falso mito oppure celebra un vero eroe”. Falso mito o vero eroe?

A rendere pubblici i capi d’accusa sarà Filippo Grisolia,  presidente di sezione penale del Tribunale di Milano, mentre a sostenere l’accusa sarà Ciro Cascone, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano. Saliranno sul banco dei testimoni per l’accusa il giornalista e scrittore Pier Luigi Vercesi, nelle vesti di Arthur Schlesinger e Stefano Bruno Galli, docente di storia delle dottrine e delle istituzioni politiche presso l’Università degli Studi di Milano a rappresentare Richard Nixon. Nel ruolo di avvocato difensore interverrà Laura Cossar, avvocato, nonché consigliere e tesoriere dell’Ordine degli avvocati di Milano. Sul banco dei testimoni, in contraddittorio compariranno Valeria Montebello, nei panni di Jackie Kennedy, ed Eva Cantarella,  ocente presso l’Università degli Studi di Milano Eva Cantarella, che interpreterà Eunice Kennedy. A rivestire i panni del protagonista John Fitzgerald Kennedy Chicco Testa, imprenditore e Presidente di Assoelettrica.

Il format, a cura di Elisa Greco, è giunto alla sua ottava stagione e si avvale del patrocinio dell’Associazione Nazionale Magistrati sez. Milano e dell’Ordine degli Avvocati di Milano. “Filo conduttore di questa edizione sarà l’approfondimento delle trasformazioni che hanno caratterizzato la società attuale scandagliando la vita di quatto prestigiosi ed emblematici protagonisti della Storia e della Società”  ha commentato in merito Elisa Greco.

Il ciclo di appuntamenti prosegue il 15 gennaio con Coco Chanel; il 26 febbraio con Lady Diana e  il 26 marzo con Steven Paul Jobs.




Luca Barbareschi è “L’anatra all’arancia”

Luca Barbareschi e Chiara Noschese conquistano la scena del Teatro Manzoni di Milano dove dal 12 al 29 ottobre danno vita a “L’anatra all’arancia”: una commedia entrata di diritto nella storia del teatro. In scena oltre a Barbareschi, che firma la regia, e a Noschese, ci sono anche Ernesto Mahieux, Gerardo Maffei e Margherita Laterza che animeranno l’ingranaggio del testo sostenendo il ritmo e la vorticosa energia dello spettacolo con la precisione di una partitura musicale. Lo spettacolo è tratto dal testo “The Secretary bird” di William Douglas Home, poi adattata dal celebre autore teatrale francese Marc Gilbert Sauvajon. Del 1973 è un’edizione rimasta storica, diretta e interpretata da Alberto Lionello al cui fianco recitava Valeria Valeri. Celebre è anche la versione cinematografica che vantava l’interpretazione di Ugo Tognazzi e Monica Vitti, nei panni della coppia protagonista con la regia di Luciano Salce.

“L’anatra all’arancia” è una bellissima storia universale di un uomo e di una donna e di come il protagonista si inventi un modo per riconquistare la moglie che lo ha tradito e che amava, architettando un piano per dimostrarle che lui è il suo unico amore anche dopo 25 anni” racconta Luca Barbareschi secondo cui si tratta di un testo con la stessa potenza di Chi ha paura di Virginia Woolf?’” ma che, a differenza del testo di Albee, ha una struttura narrativa molto divertente, che aiuta a veicolare concetti profondi con la risata”.

Gilberto e Lisa sono una coppia sposata da venticinque anni. Più che dal logorio della routine, il loro ménage è messo in crisi dalla personalità di lui, egoista, egocentrico, incline al tradimento, vittima del proprio essere un clown che finisce per stancare chi gli sta intorno. Esasperata, Lisa si innamora di Volodia, tutto l’opposto del marito, un russo di animo nobile, un romantico sognatore che ha scelto di trascorrere la sua vita in Lucania. Punto sul vivo, Gilberto studia una strategia di contrattacco e organizza un week-end a quattro, in cui Lisa e il suo amante staranno insieme a lui e alla sua attraente segretaria, Chanel Pizziconi, un misto tra scemenza e genialità. Il tutto sotto gli occhi di un sempre più interdetto cameriere. L’imprevedibile piano di Gilberto, che al principio sembra sgangherato, è ricco di imprevisti e colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo istante.

“L’aanatra all’arancia” porta in scena una vicenda leggera e piacevole che conquista lo spettatore con la simpatia dei personaggi, le soluzioni effervescenti e i dialoghi e irresistibili.

 

“L’anatra all’arancia” DOVE, COME E A QUANTO

12-29 ottobre – Teatro Manzoni di Milano
Alle 20.45 e di domenica alle 15.30
Biglietti: da 23 euro


 

 

 

 




Il Sorpasso debutta a teatro

Il Sorpasso di Dino Risi, uno dei grandi capolavori della commedia italiana. Lo spettacolo sarà in scena dal 4 al 21 maggio

A più di cinquant’anni dall’uscita del film, la  sceneggiatura,  scritta dallo stesso Risi insieme con Ettore Scola e Ruggero Maccari, approda a teatro con la regia di Guglielmo Ferro e l’adattamento di Micaela Miano.

Nei panni di Bruno (magistralmente interpretato sul grande schermo da Vittorio Gassman) l’attore Giuseppe Zeno, mentre a vestire i panni del suo contraltare, Roberto, la giovane promessa Luca Di Giovanni. La pièce vede anche la partecipazione di Cristiana Vaccaro, l’esplosiva Maddalena nella fortunata serie “Un medico in Famiglia 10” che questa volta incarna l’immaginario femminile nel doppio ruolo della moglie di Bruno e della zia di Roberto. Fanno parte del cast Marco Prosperini, Simone Pieroni, Pietro Casella, Francesco Lattarulo e Marial Bajma Riva.

Manifesto dell’Italia del ‘boom’ economico, Il Sorpasso è, al tempo stesso, un grande road movie psicologico, il che lo rende un testo senza tempo. Spogliato della connotazione storico-sociale, il film è costruito su una drammaturgia destrutturata, scatola aperta ideale per una riscrittura teatrale focalizzata sui personaggi. In questa dinamica la trasposizione teatrale mette al centro della vicenda i due protagonisti, e il loro incontro/scontro come puro conflitto caratteriale e psicologico. Tra Bruno e Roberto si stabilisce sin dalle prime scene un giocoforza di prevaricazione, rivendicazione, ambizioni, fughe, rinascite, silenzi e violenza.

DOVE, COME E A QUANTO
Il Sorpassa  – teatro Manzoni di Milano
4-21 maggio
Orari: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
Biglietti da 23 euro




“Ti parlerò d’amor”, un tuffo negli Anni ’30

Serata da non perdere al Teatro Manzoni di Milano dove il 12 aprile andrà in scena “Ti parlerò d’amor”, uno spettacolo tra prosa e musica che vuole rendere omaggio al cabaret della Berlino degli Anni ’30.

“Ti parlerò d’amor”, prende spunto dalla storia di due sfortunati artisti di cabaret che in una Berlino alla vigilia dei Giochi Olimpici cercano di rilanciare la propria carriera.

Lei sogna di raggiungere in America Marlene Dietrich che un giorno lontano le ha scritto una lettera d’incoraggiamento; lui, più realisticamente, pensa a Parigi. Ne nascono situazioni comiche e momenti di poesia, scanditi da sogni, ricordi e dalle memorie musicali di Weill, Stolz, dalle canzoni francesi e italiane del tempo, da Gershwin: un percorso affascinante, dalla drammatica e toccante conclusione. L’ambientazione voluta dal regista e ideata dallo scenografo Pierpaolo Bisleri rende in modo astratto, ma simbolico, il clima della Germania degli anni Trenta, con uno scivolo prospettico che rappresenta il perimetro della stanza dove si svolge la vicenda.

“Ti parlerò d’amor” è uno spettacolo scritto da Gianni Gori e Alessandro Gilleri con musiche di Brecht-Weill, Stolz, Hollander, D’Anzi,Bixio-Neri , Siegel, Irving Berlin, Gershwin. In scena Marzia Postogna e Andrea Binetti con la regia di Tommaso Tuzzoli.  ,

 

 




Coppélia prende vita al Manzoni

Coppélia è in arrivo al Teatro Manzoni di Milano il prossimo 11 aprile. Il balletto, in tre atti e su musica di Léo Delibes, porta la firma di Marinel Stefanescu alla coreografia  e di Liliana Cosi come Maitre du ballet.

Lo spettacolo presentato dalla Compagnia Balletto Classico Cosi-Stefanescu mantiene la sua versione musicale originale e così la trama. La novità della coreografia sta nello specifico dello stile del coreografo Stefanescu: fantasia, ricchezza, inventiva e attualizzazione sia per le parti classiche che nelle danze di carattere, le mazurke e la ciardasc, sia per le pantomime e i costumi.

Coppélia si annovera tra i capolavori del grande repertorio del balletto classico per gli ingredienti artistici calibrati perfettamente: colorito musicale vivace e romantico, una storia credibile, ambientazione facilmente riconoscibile.  “Ho cercato di pormi dietro ai loro occhi, di capire perché da piccoli si sogna tanto e da grandi così poco …. sì, ricordo, ero capace di parlare per ore con un pupazzo di paglia, ora invece mi accorgo di comunicare a fatica con chi mi sta vicino. Forse c’è qualcosa nei bambini che i grandi non dovrebbero dimenticare, la capacità istintiva di amare l’“altro” anche quando l’altro è una bambola.” spiega Stefanescu.

Lo spettacolo è il primo esempio di un balletto scritto su musica programmata, nato quindi da una stretta collaborazione fra librettista, musicista e coreografo. Ogni azione scenica è ben definita dal libretto e quindi musicata con tempi, ritmi e stili propri del balletto classico. Nasce così un balletto vivace, comico, romantico, popolare, che mantiene tutt’oggi una particolare freschezza e attualità.

Coppélia  si svolge in un villaggio della Galizia, regione confinante tra Polonia e Ungheria. I ragazzi e le ragazze del villaggio, e tra questi soprattutto Swanilda e Franz, sono terribilmente curiosi di sapere chi sia la fanciulla alla finestra della casa abitata da Coppélius, strano vecchio dalla fama di mago. Swanilda è gelosa dell’interesse che il fidanzato Franz mostra verso la nuova fanciulla. Nel II° atto, Swanilda e le sue amiche riescono ad introdursi nella casa misteriosa e scoprono così che è piena di automi di ogni tipo e che anche la ragazza alla finestra non è che una bambola perfetta: Coppélia. Ma il vecchio rincasa all’improvviso. Solo Swanilda non fugge ma, di nascosto e per gioco, s’infila i vestiti di Coppélia. Anche Franz è riuscito a entrare nella casa desideroso di fare la conoscenza di Coppélia, ma Coppélius con astuzia lo fa addormentare per attuare un suo esperimento: trasfondere la sua anima in quella che lui crede essere Coppélia. Swanilda sta al gioco e finge piano piano di animarsi, ma, svegliato dal sonno Franz, Swanilda si smaschera e finalmente felici, lasciano solo e disperato il povero Coppélius. Nel III° atto il balletto si conclude con una grande festa per il matrimonio di Franz e Swanilda. Festa che coinvolge tutto il villaggio, e quasi anche il povero deluso Coppélius.

Coppélia – DOVE, COME E A QUANTO
Teatro Manzoni di Milano, 11 aprile – h 204.5
Biglietti da 20 euro.  

 

 




Gianluca Guidi in scena per “Serial Killer per Signora”

Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia  debuttano in “SERIAL KILLER PER SIGNORA” musical di Douglas J. Cohen, tratto da un racconto di William Goldman e adattato dallo stesso Guidi e da Gianni Fenzi. “Serial Killer per Signora” sarà in scena al Teatro manzoni di Milano dal 23 marzo al 9 aprile.

“Serial Killer per Signora” per me rappresenta il ritorno sulla scena del delitto. Era il 2001 quando ho prodotto e diretto (senza interpretarlo) questo spettacolo per la prima volta. Fu un’esperienza felice: la mia prima regia. Piacque tantissimo, mettendo d’accordo critica e pubblico. A distanza di quindici anni ne curo una seconda edizione, con delle differenze: non produco più, ne sono sempre il regista, interpreto uno dei due ruoli maschili ma spero nel medesimo esito” dichiara Guidi. “Il teatro, tendenzialmente, dovrebbe sempre raccontare una storia; a volte, purtroppo, la si sacrifica per qualche non meglio identificato onanismo di palcoscenico che non porta acqua al mulino di nessuno” conclude il regista

“Un killer in città, può provocare il caos, e che detective lo impacchetterà” canta Morris ad un certo punto della commedia. Questa frase stigmatizza il percorso dei due protagonisti. Kit, uccidendo, ottiene la prima pagina del New York Times, secondo la sua mente malata raggiunge il successo. Morris ne diventa l’inseguitore e potenziale carnefice, dando lustro alla sua sbiadita carriera. Nutrendosi uno dell’altro, iniziano una gara senza esclusione di colpi che, inevitabilmente, avrà un solo vincitore. Se volessimo addentrarci brevemente in una descrizione più profonda del loro rapporto, potremmo tranquillamente asserire che, sebbene in forma assai più lieve e edulcorata, sono l’uno il compendio dell’altro, quasi a voler risvegliare un saggio shakespeariano a firma di René Girard intitolato Il Teatro dell’Invidia in cui si descrive quella spirale che, a partire dal desiderio dell’essere di un altro (il desiderio mimetico), innesca un conflitto la cui violenza è domata solo sporadicamente mediante il sacrificio di una vittima designata. Si intrecciano le vite dei nostri due eroi e del loro “Amore” (come dice Shakespeare ne I Due Gentiluomini di Verona): l’uno per l’altro, con altri rapporti normali e protagonisti di vite terrene: due madri, tre vittime ed una affascinante giovane donna dell’upper class newyorkese, che contribuirà non poco a mettere confusione nella vita del povero Detective Morris Bromo.

 

 

SERIAL KILLER PER SIGNORA” -DOVE, COME E A QUANTO
23 marzo-9 aprile
ORARI: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
BIGLIETTI: da 23 euro

 




Calendar Girls torna a teatro

Calendar Girls torna a teatro con Angela Finocchiaro e un cast di magnifiche interpreti pronte a far riflettere, ridendo, per due ore. “Credo che sia indispensabile agganciare la forza comica del testo anche a questo: è una risata in faccia alla morte, è la vitalità dei girasoli che cercano la luce opponendosi al buio dello sparire” ha dichiarato in merito la regista Cristina Pezzoli. La commedia, in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 21 al  febbraio, oltre ad Angela Finocchiaro, vede in scena Laura Curino, Ariella Reggio, Carlina Torta, Matilde Facheris, Corinna Lo Castro, Elsa Bossi, Marco Brinzi, Noemi Paroni e Titino Carrara.

Calendar Girls è un testo teatrale scritto da Tim Firth, tratto dall’omonimo film del 2004 diretto da Nigel Cole, di cui lo stesso Firth è autore e sceneggiatore. Nell’adattamento teatrale viene mantenuta l’impostazione corale, con un ruolo da protagonista definito, quello di Chris, interpretata da Hellen Mirren nella versione cinematografica e da Angela Finocchiaro in questa teatrale.

Calendar Girls racconta la storia ispirata ad un fatto realmente accaduto,  di un gruppo di donne fra i 50 e i 60 anni che si impegna in una raccolta fondi destinati a un ospedale nel quale è morto di leucemia il marito di una di loro (Annie). Chris, stanca di vecchie e fallimentari iniziative di beneficenza, ha l’idea di fare un calendario diverso da tutti gli altri, in cui convince le amiche del gruppo a posare nude. L’iniziativa riscuote un successo tale da portarle alla ribalta non solo in Inghilterra, facendo volare le vendite del calendario alle stelle. L’improvvisa e inaspettata fama, tuttavia, metterà a dura prova le protagoniste.

Lo spettacolo teatrale ha avuto un enorme successo in Inghilterra, dove è programmato in diverse versioni dal 2008 ed è tuttora in scena. La traduzione e l’adattamento del testo originale di Calendar Girls, per questo primo adattamento italiano,  sono stati affidati a Stefania Bertola, autrice che grazie alla sua ironia ed acutezza ha portato a termine brillantemente un lavoro non semplice: superare le difficoltà che pone il passaggio dalla drammaturgia inglese alla sua versione italiana.

Da considerare infine che Tim Firth, autore della sceneggiatura del film e del successivo adattamento teatrale, ha voluto che la messa in scena di Calendar Girls rimanesse sempre collegata ad una iniziativa benefica, come all’origine è stato per il calendario. Lui stesso ha devoluto in prima persona gran parte delle royalties a lui spettanti per la rappresentazione dello spettacolo all’associazione Leukaemia Research UK.

In linea con le scelte dell’autore, anche questa produzione ha voluto sposare una iniziativa benefica. Calendar Girls ha scelto di sostenere l’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma.




Prodigi della mente sul palco del Manzoni

Prodigi porta in scena al Teatro Manzoni di Milano uno spettacolo particolare  e incentrato sulle meraviglie possibili alla mente umana. Sul palco Vanni De Luca, autentico specialista delle meraviglie, illusionista matematico, esperto in arti marziali, e autentico calcolatore umano, lo scorso maggio si è aggiudicato il primo premio del Campionato Italiano di Magia

In Prodigi,  Vanni De Luca racconta vita morte e prodigi dei suoi maestri e predecessori da Harry Kahne a Thea Alba, aprendo lo scrigno delle sue multiformi capacità: ricordare centinaia di pagine di un libro, risolvere in pochi secondi complicatissimi enigmi matematici, spingere il proprio corpo oltre i limiti della natura, scrivere e parlare al contrario, risolvere il cubo di Rubik mentre declama a memoria canti della Divina Commedia scelti dal pubblico, fino ad arrivare al suo numero di punta: le Meraviglie Multiple. Il numero, portato in scena in Prodigi, è ritenuto uno dei più complessi mai ideati nella storia del mentalismo, in una  personalissima e elettrizzante versione.
L’azzardo che Vanni De Luca ricrea ogni sera per Prodigi era stato tentato, prima di lui, solo da due performer: Harry Kahne e Ricky Jay.

In Prodigi è in scena un uomo solo contro tutti, nessun attrezzo, solo una mente. Una mente che compie, appunto Prodigi.

DOVE, COME E A QUANTO -Prodigi

30-31 gennaio-teatro Manzoni di Milano
Biglietti da 18 euro