1

“L’abito della sposa” debutta al Teatro San Babila

Debutta stasera “L’abito della sposa”, novità assoluta proposta dal teatro San Babila di Milano con Pino Strabioli e Alice Spisa per la regia Maurizio Panici

Lo spettacolo è una delicata commedia dolce amara, scritta da Mario Gelardi, che riporta indietro le lancette dell’orologio all’Italia del 1963, all’età dell’innocenza. E’ l’anno del matrimonio Ponti – Loren, della visita in Italia di Kennedy, della scandalosa love story tra Teddy Reno e Rita Pavone, è l’anno della tragedia del Vajont. Alto- basso, rosa-nero, le vicende si alternano così nel paese ed anche nella vita del sarto Lucio.

“L’abito della sposa” è la storia del sarto Lucio e della ricamatrice Nunzia è la storia di due solitudini, di due tenere figure unite da un segreto. Lucio è un sarto di abiti militari, figlio di un sarto di abiti militari; ha girato tutta l’Italia con i suoi genitori ed ora parla un dialetto che è un miscuglio di molte lingue. Lucio è un uomo di mezza età, un po’ irascibile, dai modi spicci e diretti, ma in fondo una brava persona, quindi non se la sente -e forse non può proprio rifiutare- quando un capitano gli chiede di cucire l’abito da sposa di sua figlia. Lucio non può tirarsi indietro, ma non sa nemmeno come fare, così è costretto ad assumere una giovanissima sartina, Nunzia, una ricamatrice che ci riporta direttamente all’atmosfera di quegli anni. Così il logorroico Lucio deve dividere la sua sartoria con la timida Nunzia “ che per tirarle una parola di bocca ci vuole più di una tenaglia”. E’ l’incontro e la scoperta di due vite, di due imprevedibili vite e tra la passione per le canzoni di Rita Pavone e le ritrosie di una ragazza che non sa come comportarsi con gli uomini, raccontiamo il mondo fuori da quella sartoria, ma anche il piccolo mondo di due persone che custodiscono un segreto che finalmente possono svelare.

DOVE, COME E A QUANTO
Lo spettacolo sarà in scena fino al 15 novembre.
Biglietti da 17 euro (il mercoledì sera)  )




“Il malato immaginario”, al San Babila per ridere di vecchie e nuove ossessioni

“Il malato immaginario” di Moliere è in scena al Teatro San Babila di Milano fino al 1 novembre. Lo spettacolo porta la firma di Andrea Buscemi, protagonista anche sulla scena insieme a Nathalie Caldonazzo.

La commedia, incentrata sulla figura di Argante, vecchio ipocondriaco succube di medici approfittatori, è riproposta in una chiave e in un linguaggio più moderno e vicino allo spettatore di oggi che potrà riconoscere, nel “Il malato immaginario”, vecchie e nuove ossessioni. Uno spettacolo da non perdere e un testo, testamento morale e artistico dello stesso Moliere, ancora attuale a distanza di secoli.

“Il malato immaginario” è Argante (Andrea Buscemi), un borghese che vive una vita appartata e afflitta d numerosi malanni, frutti più che altro di una plateale ipocondria. Ad assisterlo con stizza e rimproveri la serva Tonina (Livia Castellana), consapevole più di chiunque altro della gratuità dei malanni del padrone, che spende cifre considerevoli per farsi curare dall’ambiguo e interessato dottor Purgone. Desideroso di avere un medico quotidianamente a portata di mano, Argante decide di assegnare in sposa la propria  unica figlia Angelica (Martina Benedetti) al dottor Purgone, nonostante la stessa sia innamorata segretamente del giovane Cleante. Mentre l’avvenente moglie di Argante (interpretata da Nathalie Caldonazzo) intesse una tresca con lo stesso Purgone, Tonina e Angelica cercano di scongiurare lo sconsiderato matrimonio che Argante vorrebbe far celebrare in tempi brevissimi. Da qui una girandola di colpi di scena che porterà a un fine lieto, seppure non così scontato, lasciando ampi margini di riflessione.

DOVE, COME E A QUANTO

Biglietti da 20 euro
Spettacoli: martedì – giovedì – venerdì – sabato ore 20.30 mercoledì – domenica ore 15.30




Un coperto in più al teatro San Babila

Il testo di Maurizio Costanzo debutta al Teatro San Babila per la regia di Gianfelice Imparato con Maurizio Micheli e Vito. La commedia, del 1972, riprende così la via del palcoscenico.

“Date a degli attori, possibilmente napoletani, la libertà di esprimersi non dico nella loro lingua, ma con toni, accenti, colori che sono propri, anziché nell’astratta lingua delle accademie e dei teatri, ed ecco tutto si illumina, tutto diventa verità e materia d’esperienza, anche una commedia dalle geometrie simmetriche come Un coperto in più di Maurizio Costanzo…” scriveva Giorgio Prosperi su Il Tempo 43 anni fa.
grande attore di teatro e di cinema. Una commedia a più letture come tutti i testi che entrano di diritto nella storia del teatro italiano.“Un coperto in più” è una commedia scritta in italiano ma la costruzione del dialogo ed il suono delle frasi, almeno per i due personaggi maschili, è dichiaratamente partenopea, come squisitamente partenopea è quella disciplina in cui tanti sono ancora costretti ad esercitarsi: “l’arte di sapersi arrangiare”

Il testo tratta di un ricco gioielliere che vive con sua moglie una vita coniugale apparentemente tranquilla e felice. La moglie è una donna bella e sensibile, piena di charme, insomma una donna eccezionale, tanto eccezionale che non esiste più, o forse è scomparsa tempo prima o forse non è mai esistita. Un giorno arriva un piccolo imbroglione cha campa alla giornata tentando di rifilare gioielli falsi ed è proprio nel tentativo di vendere un anello che si ritrova ad entrare in questa incredibile famiglia dove la padrona di casa non esiste ma si inizia un vero e proprio rapporto a tre assolutamente reale con tanto di dialoghi, domande e risposte fatte ad una sedia vuota. Quello che si sa con certezza è che questa assurda vicenda consentirà ai due protagonisti di arrivare attraverso un rapporto sbilenco, fatto di finzione e piccole fregature, ad una vera e profonda amicizia.

Un commedia quindi sempre attuale che saprà evocare nello spettatore tanta emozione e divertimento e porterà anche a piacevoli riflessioni.




“Crimini del cuore” debutta al Teatro San Babila

“Crimini del cuore” debutta al Teatro San Babila di Milano il prossimo 24 aprile con Benedicta Boccoli, Fulvia Lorenzetti,  Paola Bonesi, Cristina Fondi, Marco Casazza, Leonardo Sbragia. Firma lo spettacolo, in scena fino al 3 maggio, il regista Marco Mattolini.
Il testo di Beth Henley racconta le vicissitudini delle tre sorelle Magrath si ritrovatesi, pe uno strano destino, nella vecchia casa paterna nel Mississippi. Là vive Lenny, una zitella lamentosa e un po’ squinternata, che si occupa di un nonno vecchio e malato. Nel giorno del suo malinconico compleanno, arriva Meg, da tempo lontana in cerca di successi teatrali e canori e successivamente accolgono Babe, appena rilasciata dalla polizia dopo aver sparato all’oppressivo marito.
L’incontro inconsueto è l’occasione adatta per ricreare l’atmosfera di famiglia. Mille ricordi allegri e tristi riaffiorano…

Quando e a Quanto

Martedì – Giovedì – Venerdì – Sabato ore 20.30

Mercoledì – Domenica ore 15.30

Biglietti da euro 22 a euro 27,50

Credits Foto: Margherita Mirabella

 




“Dodici uomini arrabbiati” un cult del cinema a teatro

In arrivo a Milano “Dodici uomini arrabbiati”, in scena al teatro San Babila dal 10 al 19 aprile con la regia di regia Marco Vaccari. Un testo molto attuale, visti i casi recenti di cronaca giudiziaria che impone una riflessione d’obbligo sulla presunzione di innocenza che deve necessariamente caratterizzare ogni i moderno sistema giuridico. Uno spettacolo da vedere e rivedere. Un

E’ un testo che denuncia le insidie del sistema giudiziario con una straordinaria tensione dell’impianto narrativo la cui unità di luogo e di tempo ne esalta la dimensione inquieta e claustrofobica. Il copione sfrutta ottimamente molti elementi importanti: le testimonianze, incredibilmente contrastanti, rievocate e interpretate da ogni giurato; il rapporto fra un membro e l’altro della giuria in un caso di vita o di morte; il tipo emotivo di ogni singolo giurato; alcuni problemi materiali come il tempo, l’orario e la scomodità della stanza.

In “Dodici uomini arrabbiati” sono chiaramente contenuti importanti messaggi di democrazia, di giustizia, di responsabilità sociale, di oppressione dei tempi sugli individui che li vivono. La battaglia dialettica tra dodici persone chiuse in una stanza è metafora della nostra società con tutte le sue contraddizioni, le sue discriminazioni, le sue paure, le sue violenze.

Lo scrittore commediografo e sceneggiatore statunitense Reginald Rose fu tra i più richiesti dalla televisione e dal cinema americano negli anni ’50. Era considerato uno dei precursori di quello che decenni più tardi sarebbe stato chiamato il “legal thriller”. Il successo di Rose è associato al romanzo “La parola ai giurati” (1954), che divenne nel giro di breve tempo un testo teatrale, un telefilm e un film diretto da Sidney Lumet (Oscar alla Carriera) con Henry Fonda nel 1957. Il romanzo vendette subito 400 mila copie. Una seconda versione del film fu realizzata nel 1997 da William Friedkin con Jack Lemmon.

Martedì – Giovedì – Venerdì – Sabato ore 20.30
Mercoledì – Domenica ore 15.30

Biglietti da euro 22 a euro 27,50




Massimo Dapporto è un “Ladro di razza” da non perdere

Massimo Dapporto è un “Ladro di razza” da non perdere al teatro San Babila di Milano fino al 29 marzo. L’attore milanese domina la scena con un’abilità e un carisma che lo calano alla perfezione nel personaggio, un piccolo truffatore romano che ha sempre vissuto di espedienti fino all’incontro con una donna, una zitellona benestante di origini ebree (la convincente Susanna Marcomeni) che, suo malgrado, gli cambierà la vita. Siamo infatti nella Roma a cavallo del 16 ottobre del 1943, il giorno tristemente noto per il rastrellamento del ghetto, una data che, inevitabilmente, protagonista della scena. Nel cast anche un efficace e vivace  Blas Roca Rey. Lo spettacolo, scritto da Gianni Clementi e diretto da Marco Mattolini, è una produzione di Teatro San Babila e Fama Fantasma Srl.

Ladro Razza dapporto 3

Difficile catalogare un simile testo, commedia e tragedia (di un popolo intero e della sua nazione) si intrecciano  in un testo che richiama il grande cinema italiano. Neorealismo certo, a cui è evidentemente ispirato, ma non solo. L’orizzonte è molto più ampio. Vengono infatti in mente gli eroi piccoli piccoli di Mario Monicelli (Vittorio Gassman e Alberto Sordi ne “La grande guerra”) a anche Roberto Benigni ne “La vita è bella” non solo per il contesto storico, ma per la capacità di analizzare, raccontare e probabilmente anche stigmatizzare, un modo tutto italiano di affrontare le tragedie della storia.

Ladro di razza 2

“Ladro di razza”  indaga in chiave di tragicommedia un momento della nostra storia.  Momenti di trascinante comicità si alternano a parentesi di riflessione e commozione, regalando allo spettatore 3 personaggi da ricordare.  Tito, Oreste e Rachele, infatti, protagonisti di questa piccola, minuscola e, per certi versi, ridicola storia diventano il tramite per raccontare un’Italia in guerra, una Roma allo stremo, ma ancora capace di sussulti d’orgoglio. “Ladro di razza” è una storia di ingenuità e fame, di illusioni e inganni, di risate e lacrime,  quando le parole onore, compassione e orgoglio avevano ancora un significato.

Ladro di razza 1

Roma 1943. Un modesto ladro e truffatore, Tito, abituato a inventarsi la vita, esce dal carcere, dopo aver scontato l’ennesima pena. Non può tornare a casa dei suoi, perché sulle sue tracce c’è un usuraio, noto per la sua crudeltà. Decide quindi di rifugiarsi nella catapecchia di Oreste, suo amico d’infanzia, che lavora come operaio nelle fornaci di Valle Aurelia. Tito deve assolutamente trovare al più presto dei soldi, per placare l’ira del “cravattaro”. Conosce casualmente una ricca zitella ebrea, Rachele, che vive da sola in un appartamento lussuoso del ghetto. Sarà lei la sua vittima. Tito la corteggia e, dopo un’estenuante resistenza della donna, riesce finalmente ad entrare nelle sue grazie. Ormai è di casa e pronto per il furto, in cui coinvolge anche l’amico fornaciaro.  E’ l’alba del 16 ottobre 1943, il momento del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti. In questa storia, mai il detto “Al posto sbagliato nel momento sbagliato” fu più puntuale. Ma il piccolo uomo Tito, opportunista e vigliacco, catapultato di colpo in un episodio storico dirompente, scoprirà in sé un inaspettato coraggio che gli consentirà un grande riscatto.

“E’ importante mettere in scena questo testo con un allestimento e un cast totalmente nuovi a tre anni di distanza dalla sua breve uscita sulla scena romana, perché riferendosi ad un momento ormai lontano ci fa riflettere sul presente più attuale, sull’estraneità delle persone rispetto ai grandi fatti della storia e della politica, sulla profonda incidenza dell’incertezza economica e sociale sulle scelte morali delle persone, sull’eterno confronto fra l’adeguarsi allo status quo, alla situazione dominante per quanto sinistra e inaccettabile si percepisca e la tentazione/coraggio di ribellarsi” sostiene Marco Mattolini che poi aggiunge: “Un certo clima del testo che si immerge nell’immaginario del neorealismo cinematografico italiano del dopoguerra fa da prisma per sottolineare il valore emblematico della vicenda e la sua attualità”.

COME DOVE E A QUANTO

Appuntamento al Teatro San Babila di Milano Corso Venezia, 2/A – 20121 Milano
Martedì – Giovedì – Venerdì – Sabato ore 20.30
Mercoledì – Domenica ore 15.30
Biglietti da euro 22 a euro 27,50

 




Marco Columbro e Gaia De Laurentiis in scena al San Babila

Dal 12 al 15 marzo, Marco Columbro e Gaia De Laurentiis portano in scena al Teatro San Babila di Milano “Alla stessa ora il prossimo anno”, commedia romantica di Bernard Slade per la  regia di Giovanni De Feudis.

la commedia prende avvio da un incontro casuale che, tuttavia influenzerà notevolmente le vite dei protagonisti. George è fuori casa per lavoro. Doris è fuori casa per un ritiro spirituale. Sono al ristorante, lui la nota e le manda una bistecca. I due finiscono in quella camera di motel. Entrambi sposati con figli, si danno sì un appuntamento …ma a un anno di distanza allo stesso giorno, la stessa ora, stesso motel, stessa camera. E poi l’anno dopo, e poi l’anno dopo ancora.

“Alla stessa ora il prossimo anno”, commedia di Bernard Slade, è stata prodotta per la prima volta nel 1975 ed è stata rappresentata per ben quattro anni consecutivi a Broadway.  E’ diventata un film di successo e resta una delle commedie più prodotte nella storia dello spettacolo.

In Italia la prima edizione è stata prodotta da Garinei e Giovannini nel 1978 con Enrico Maria Salerno e Giovanna Ralli, poi una seconda edizione del 1989 con Ivana Monti e Andrea Giordana. Nel 2001 la coppia Marco Columbro (nel 2002 verrà sostituito da Gianfranco Iannuzzo) e Maria Amelia Monti registra ovunque il tutto esaurito.




“Ospiti” in arrivo al Teatro San Babila

In arrivo al Teatro San Babila di Milano “Ospiti” la commedia divertente, cinica e romantica di Angelo Longoni in scena al teatro meneghino dal 20 febbraio al 1 marzo. Protagonisti della pièce Cesare Bocci, Marco Bonini ed Eleonora Ivone

Ospiti è … La storia di Leo, un uomo che deve fare i conti con la propria vita sbagliata, con i propri affetti finiti e con la comica misantropia che lo accompagna. Per qualche giorno, l’idea di un nuovo amore e un divertente caso di scambio di persona, gli permette di immaginare un’esistenza più interessante, più viva e affascinante…La storia di Sara, una donna che ha fatto del disincanto e della consapevolezza una buffa arma per difendersi dai sentimenti incontrollabili e dalle persone che la vogliono amare in modo possessivo…La storia di Franco un uomo che sa amare solo in modo eccessivo, totale, irrazionale. Un essere fragile e comico ma, al contempo, pericoloso, uno che non sa distinguere la passione dalla molestia.

Una commedia divertente, cinica ma anche romantica. I tre protagonisti vivono l’amore come la più impegnativa delle loro attività, sia che lo inseguano, sia che lo fuggano, sia che lo sminuiscano. Alla base dei loro comportamenti c’è la convinzione che, quando si è innamorati, ognuno dia contemporaneamente il meglio e il peggio di sé.

DOVE E COME
Teatro San Babila di Milano

Martedì – Giovedì – Venerdì – Sabato ore 20.30
Mercoledì – Domenica ore 15.30

Biglietti da euro 22 a euro 27,50




“Il clan delle divorziate” novanta minuti di fuochi di artificio e risate

Ancora pochi giorni per poter ridere con “Il clan delle divorziate”, in scena al Teatro San Babila di Milano fino al prossimo 1 febbraio. Il claim scelto dalla produzione dello show, ovvero “una risata ogni trenta secondi”, non è che la pura realtà. Non si fa in tempo a finire di ridere per una sagace battuta che subito ne segue un’altra, in una giostra di scoppiettanti fuochi di artificio dove non manca l’effetto sorpresa. Al termine dell’atto unico che costituisce lo spettacolo si ha un solo rimpianto: che i novanta minuti circa dello show si siano esauriti in fretta. Troppo in fretta. Non ci si stacca facilmente dalla poltrona, anche perché rimane la voglia di conoscere il secondo tempo della improbabile amicizia nata in scena tra le le tre protagoniste, unite dal solo fil rouge di essere neo divorziate. Tre donne alle prese con amicizia, sesso e amore.

Insomma un’occasione imperdibile per chiunque abbia voglia di trascorrere una serata in allegria , allo stesso tempo, per prendere parte a uno dei più grandi successi internazionali, in ambito teatrale, degli ultimi dieci anni. Scritta da Alil Vardar, la commedia ha debuttato a Tolosa nel 2004 riscuotendo un immediato successo: il sold out è arrivato dopo poche settimane insieme al gran premio del Festival du Rire di Tolosa. Il Clan si è successivamente mosso alla conquista di Parigi, dove è tutt’oggi in scena: dopo dieci anni, il Clan ha sedotto più di 2.500.000 di spettatori ed è stato trasmesso in prima serata su France 4. Milano è stata la prima città scelta per il debutto al di fuori dei confini francofoni, in un progetto che conta di portare la commedia in altre 19 città europee.

Sarebbe quindi un vero peccato lasciarsi scappare l’occasione. Tanto più che calcano il palcoscenico tre veri e propri mostri della scena teatrale italiana: il grande mattatore Stefano Chiodaroli, la poliedrica Lucia Vasini e l’effervescente Jessica Polsky. Tre interpreti che riescono a calarsi alla perfezione nei ruoli delle tre neo divorziate (compreso Chiodaroli che veste il ruolo della donna forte, brillante, decisa ma non proprio aggraziata), facendo in un lampo dimenticare di assistere ad una rappresentazione teatrale e non alla vita concreta.
C.




Il Conservatorio di Milano si allea con il vicino Teatro San Babila per una inedita rassegna

Il Conservatorio “G. Verdi” di Milano dà il via a una promettente collaborazione con i “vicini di casa” del Teatro San Babila con una rassegna di concerti in cui la musica classica di differenti epoche e differentissimi organici (dall’orchestra d’archi ad un duo soprano e pianoforte…) si intreccia con tre appuntamenti di jazz.
Filo conduttore dei programmi, in una anno per Milano particolarmente significativo e caratterizzato dal tema Expo, è l'”Italia”. Saranno quindi proposte escursioni nel repertorio musicale del Futurismo come arie e romanze dei più famosi operisti, brani del romantico Ottorino Respighi quanto le note contemporanee di Franco Donatoni. Ciascuna delle otto rappresentazioni vengono proposte a 10 euro a biglietto.
Il tutto nella certezza che si tratti dell’inizio di un lungo viaggio comune.
Appuntamento quindi alle 20.30 presso il Teatro San Babila di Milano in queste date:
– 2 febbraio- ore 20.30
Concerto Arancio – JAZZ
Collettivo Monk
Le stupende composizioni di Thelonious Monk e John Coltrane riproposte da dieci tra i migliori musicisti dei corsi Jazz del Conservatorio di Milano. Arrangiamenti di Dario Trapani.
16 febbraio Il Conservatorio G. Verdi incontra il Teatro San Babila
nell’arcobaleno della musica

-16 Febbraio 2015
Concerto Giallo – CLASSICO
O. Respighi-“Antiche danze e arie per liuto, Suite n.1”
A. Casella-“Fox Trot – Omaggio a Balla e Boccioni”
F. B. Pratella-“Poema sinfonico “Inno alla vita”
A. Casella-“Pagine di guerra op. 25”
D. Lombardi-“Trasale Sospeso”
G. Lupis-“8 Variations, One Crazy, on “Ah! Vous dirai-je, Maman!”
(2010, World Premier nella versione per pianoforte a 4 mani)
A. Casella “Trois pièces for pianola”

Duo Miroirs
Antonello D’Onofrio e Claudio Soviero pianoforte

-2 Marzo 2015
Concerto Verde – JAZZ
Billy, Billie e Babila
Nel centenario della nascita di Billy Strayhorn e di Billie Holiday recital di canto di due tra le più interessanti cantanti dei corsi Jazz del Conservatorio di Milano accompagnate da un eccellente combo. Il progetto propone un repertorio di pezzi che attraversano il mondo dello swing e del blues, con escursioni nel suggestivo universo di Billy Strayhorn, cui appartengono brani come “Chelsea Bridge” e “Upper Manhattan Medical Group”. In programma brani celeberrimi dei due artisti, come “Fine and Mellow” e “Take the “A” Train,” e composizioni più sofisticate e particolari come “Good Morning Heartache” e “Chelsea Bridge”, di cui il gruppo propone arrangiamenti estremamente personali
Beatrice Arrigoni e Soleil Vaccarella voci
Fabio Chesini sax
Lorenzo Blardone pianoforte
Marco Rottoli contrabbasso
Riccardo Tosi batteria

-16 Marzo 2015
Concerto Blu – CLASSICO
O. Respighi- “Sonata in si minore”
O. Messiaen-“Louange à l’immortalité de Jésus” da Quatuor pour la fin du temps”
F. Donatoni-“Ciglio”
I. Stravinskij-“Suite italienne”

Matteo Calosci violino
Luigi Nicolardi pianoforte

-20 Aprile 2015
Concerto Indaco – JAZZ
Contemporary Ensemble del Conservatorio Musica “G. Verdi” di Milano
Composizioni, rielaborazioni e direzione a cura del M° Giovanni Falzone

Il Contemporary Ensemble è un organico sperimentale che basa la propria performance sulla memorizzazione di piccoli frammenti tematici, modalità esecutive, riff, libere improvvisazioni dei singoli e suggerimenti estemporanei dettati dal direttore d’orchestra. La peculiarità di questo progetto è l’interazione in tempo reale tra l’orchestra e il direttore che pur partendo da forme prestabilite crea attraverso specifici segni convenzionali quadri sonori ogni volta diversi.
Un viaggio tra melodia e astrazione attraverso l’affascinante mondo dell’improvvisazione che intreccia le molteplici sonorità che hanno fortemente caratterizzato il XX secolo.