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Con la monumentale Tosca di De Ana, l’Arena di Verona anticipa il Centenario di Puccini

Dieci minuti di standing ovation hanno decretato il successo della seconda rappresentazione della Tosca, nell’allestimento di Hugo De Ana, andata in scena lo scorso 5 agosto all’Arena di Verona. Sabato scorso infatti le stelle sono tornate a splendere sopra l’Antiteatro rendendo ancora più speciale l’assolo “E lucean le stelle” per cui Vittorio Grigolo, un ispirato Mario Cavaradossi, ha concesso il bis. Più volte poi, nel corso della serata, l’opera di Giacomo Puccini (il sesto titolo più rappresentato nel corso delle cento edizioni del Festival Lirico anche grazie ad arie memorabili e amate da un pubblico trasversale come la struggente “Vissi d’arte” e  “Recondita armonia”) è stata interrotta da applausi scroscianti da parte del folto pubblico accorso per il Festival del Centenario e, in particolare, per godere di questo allestimento senza tempo portato in scena per la prima volta nell’estate del 2006.

“Questo capolavoro di Puccini, in una produzione classica e leggibile ma sempre mozzafiato, costituisce uno spettacolo ideale tanto per gli esperti quanto per chi viene all’opera in Arena per la prima volta e si inserisce nell’omaggio che Fondazione Arena sta preparando per il centenario di Puccini” – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente della Fondazione che preannuncia novità in arrivo proprio in vista della ricorrenza (cento anni dalla morte di Puccini mancato il  29 novembre 1924) protagonista della prossima stagione dell’Opera Festival Arena di Verona.

Il palco dell’Anfiteatro è dominato dalla testa monumentale dell’Arcangelo Michele di Castel Sant’Angelo che incombe, distaccata e implacabile, mentre le sue enormi mani (una con un rosario e una imbraccia una gigantesca spada pronta a calare sui protagonisti) incorniciano la scena su cui si alternano opulenti candelabri, tele, croci e mobili d’epoca. Il dramma, in tre atti, prende vita nell’arco di un’unica giornata (il 14 giugno 1800) nella Roma papalina in tumulto, cupa e opulenta, contesa dai bonapartisti ma controllata dal regime di polizia dello spietato Barone Scarpia, mentre sullo sfondo si odono gli echi della battaglia di Marengo. È una Tosca colossale, teatrale e maestosa in cui l’allestimento è a servizio della psicologia dei personaggi: Floria Tosca, diva dalla forte forte personalità e da grandi contrasti; Cavaradossi artista liberale e il Barone Scarpia, il villain del dramma, a capo della polizia pontificia. Non sopravvivrà nessuno.

De Ana, regista, scenografo costumista e lighting designer, gioca sui simboli per far emergere tutte le pulsioni umane al centro dell’opera: gelosia, brama di potere, sesso, amore, passione, lascivia, ipocrita devozione, onore, amore, viltà e coraggio.

Indimenticabile il fastoso Te Deum che, in una sorta di allucinazione di Scarpia, chiude il primo atto con una processione di vescovi quasi mummificati a cui fanno da contraltare altre figure di ecclesiasti dalle fattezze scheletriche che emergono dalle nicchie della parete di fondo

La seconda rappresentazione di Tosca ha visto protagonisti, diretti da Francesco Ivan Ciampa, oltre a Grigolo, anche il soprano bulgaro Sonya Yoncheva nel ruolo di Tosca e Roman Burdenko in quello di Scarpia. Hanno completato il cast il basso georgiano Giorgi Manoshvili nel ruolo di Angelotti, Giulio Mastrototaro nel ruolo del sagrestano, Carlo Bosi come Spoletta, Nicolò Ceriani  nei panni di Sciarrone, Dario Giorgelè come carceriere e Erika Zaha che, con uno stornello cantato sulle rive del Tevere,  apre l’ultimo atto mentre le campane preannunziano la resa dei conti. In scena infine il coro preparato da Roberto Gabbiani e il coro delle voci bianche A.d’A.Mus. diretto da Elisabetta Zucca.

Repliche il 10 agosto e il 1° settembre

 




L’Aida di Poda domina l’estate in Arena

L’Aida è la regina incontrastata dell’Arena oggi così come nel 1913, quando fu scelta proprio l’opera verdiana per inaugurare la prima stagione dell’Arena di Verona Opera Festival voluta dal tenore veronese Giovanni Zenatello. Lo dimostra il nuovo allestimento dell’Aida firmato da Stefano Poda che ne cura anche scene, costumi, luci e coreografie, scelto per festeggiare le cento candeline del Festival. Una produzione kolossal che si unisce alle 28 già andate in scena in oltre sessanta precedenti edizioni del Festival Lirico per un numero complessivo di rappresentazioni che, a fine stagione, dovrebbe arrivare a quota 750.

A dieci anni dall’Aida meccanica della Fura dels Baus, allestita per il centenario dell’inaugurazione e i duecento anni dalla nascita di Giuseppe Verdi, il Festival propone quindi un’altra produzione ipertecnologica e innovativa per brindare a un compleanno davvero speciale, quello del centenario.

Quello firmato da Poda è spettacolo imponente e stellare tra luci laser, canne luminose, luci led che esaltano il profilo dell’Arena, una palla d’argento sospesa sopra l’Anfiteatro, fumi e una gigantesca mano di metallo, icona della produzione, che si apre e si chiude, crea e distrugge, benedice e uccide chiudendosi inesorabile sui due amanti che invocano la pace. Il pubblico, secondo lo stesso Posa, “si trova davanti a una grande installazione: il moderno non è una rincorsa all’attualità, bensì un salto al futuro”, con “un palcoscenico tecnologico, dinamico, cangiante, sorprendente”.

L’hanno ribattezzata Aida di cristallo perché sono le trasparenze a dominare il palcoscenico, un enorme e avveniristico piano inclinato avvolto da piramidi di luce su cui si muovono i protagonisti del dramma con costumi che riflettono e moltiplicano all’infinito gli effetti luminosi, ma potrebbe essere definita anche un’Aida rock che si discosta solo in apparenza dalla tradizione areniana, traboccante di ori, piramidi e cavalli in scena, per farne emergere pienamente lo stupore da parte degli spettatori. “La storia di Aida è quella di un mondo in guerra che divide in nemici mortali due popoli fratelli e vicini. Ma la stessa opera finisce in un sussurro di pace: un viaggio dantesco, da un inizio infernale a un finale di visione celeste” ha dichiarato Poda commentando il suo allestimento che vuole essere “uno spettacolo interdisciplinare che vuole parlare a tutti”.

Il palco è gremito con cinquecento persone circa in scena tra comparse, mimi, i coristi guidati da Roberto Gabbiani, il corpo di ballo coordinato da Gaetano Petrosino e i protagonisti del dramma verdiano tutti diretti da Marco Armiliato. Una massa che si concentra e si espande nello spazio dell’Arena, palcoscenico e gradinate, muovendosi a tratti anche al rallentatore, avvolgendo i protagonisti e creando grandi immagini scolpite dalle luci.

Protagonista della rappresentazione del 21 luglio è Monica Conesa, giovane soprano cubano-americana. Il tenore coreano Yonghoon Lee è stato applaudito al suo debutto come Radames in  Arena. Il baritono veronese Simone Piazzola ha vestito i panni Amonasro, Olesya Petrova quelli di Amneris, Rafał Siwek quelli del sacerdote Ramfis, Abramo Rosalen quelli del Re egizio, Carlo Bosi quelli del messaggero e Francesca Maionchi quelli della la sacerdotessa.

Repliche: 30 luglio – 2, 18, 23 agosto – 3, 8 settembre 2023




Lo Star Roof con le stelle di Giancarlo Perbellini per l’avvio dell’Arena Opera Festival Experience

La magia dell’Arena si apre a Sponsor, 67 Colonne, Imprese che vorranno diventare partner dell’Arena di Verona, ma anche a spettatori e appassionati che per una sera vorranno regalarsi un’esperienza mai realizzata prima: fino al 30 luglio, sarà possibile assistere allo spettacolo dalla prima fila star dopo aver gustato nella cornice incantevole dello Star Roof  una cena a cura dello chef 2 stelle Michelin Giancarlo Perbellini e godere di una selezione di vini a partire dallo storico sponsor dell’Arena Sartori.

L’iniziativa, una delle quattro proposte della nuova offerta corporate Arena Opera Festival Experience, finanzierà la valorizzazione del monumento attraverso la progettazione di un museo dell’Anfiteatro, grazie alla collaborazione con il Comune di Verona, la Direzione Musei e Monumenti, e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Verona, Rovigo e Vicenza.

 Giovedì 14 luglio ha preso il via l’offerta corporate di Fondazione Arena per il Festival 2022, per arricchire l’opera in Arena con alcune esperienze imperdibili.

Fino al 31 luglio saranno attive 4 diverse proposte corporate (The Star Roof, The Stone Lounge, Backstage Vip Pass, Meetings&Events in Gran Guardia) per rispondere ad ogni esigenza; dalle degustazioni, ad un’introduzione allo spettacolo, al tour nel backstage per entrare nel vivo della macchina areniana, alla cena stellata nel cuore dell’Arena, con un’attenzione particolare all’accoglienza degli ospiti dal loro arrivo a Verona fino all’ingresso in Arena.

Il payoff del Festival “Il luogo più italiano sulla Terra” trova piena espressione in queste attività, che sintetizzano alcune delle eccellenze italiane: un anfiteatro millenario come l’Arena, il fascino dell’opera nel più grande Teatro a cielo aperto, allestimenti monumentali che strappano applausi a scena aperta, la tradizione enogastronomica icona dell’Italia nel mondo. È un percorso che vuole guidare gli ospiti a lasciarsi incantare per uscire, al termine dello spettacolo, un po’ più “italiani”.

Lo Star Roof, la terrazza delle stelle, è un luogo magico e nascosto ai più che congiunge l’ala all’Arena. L’esclusività della location si coniuga all’intento di far conoscere e vivere l’Arena e l’opera rendendole un momento di scoperta, culturale ed enogastronomica, per poi vivere l’esperienza dello spettacolo “sotto le stelle” dalla prima fila star (novità del 2022), la più richiesta delle poltronissime di platea.

Ogni sera, prima dell’opera, solo 24 fortunati potranno accedere a questo luogo magico che si affaccia su Piazza Bra brulicante di turisti; dopo la cena, gli ospiti avranno un accesso riservato e saranno accompagnati direttamente in prima fila per l’opera.

Ma l’iniziativa dello Star Roof è ancora più importante se si pensa che finanzia un progetto a favore della tutela e della valorizzazione del monumento, in collaborazione con il Comune di Verona, la Direzione Musei e Monumenti, e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Verona, Rovigo e Vicenza.

«Abbiamo presentato queste nuove iniziative con grande orgoglio – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arena di Verona – ed ora veniamo alla pratica: desideriamo avvicinare ulteriormente il pubblico alla nostra istituzione, all’Arena come teatro, monumento, simbolo, casa collettiva. Creeremo un legame più forte partendo da un pubblico speciale – quello di sponsor, donatori, imprese e sostenitori dell’Arena – e da luoghi speciali, ossia spazi inesplorati già bellissimi e che ora saranno valorizzati in momenti indimenticabili per i primi fruitori, nel rispetto totale dell’anfiteatro millenario che ci ospita. E proprio per il futuro dell’anfiteatro Arena ci sarà un riscontro tangibile: accogliendo un suggerimento del Soprintendente Tiné e sulla scia di ciò che accade in altri Paesi di grande mecenatismo privato, abbiamo pensato di destinare una parte del biglietto al finanziamento di opere tangibili a tutela e salvaguardia di questo luogo storico di arte, bellezza, e spettacolo».

L’esperienza ha come protagonista 2022 Giancarlo Perbellini, chef stellato veronese invitato da Fondazione Arena a curare l’esclusivo menù per gli ospiti.

«Sarà un menù all’insegna della leggerezza e del gusto, in linea con la durata degli spettacoli. – dichiara Giancarlo Perbellini – Per la serata inaugurale di giovedì partiremo con un prodotto di stagione, il pomodoro fondente con crema di squacquerone, spuma di verdure e basilico, per proseguire con un piatto simbolo di San Zeno, gli gnocchi, con spuma di patate e bottarga di tonno. Come secondo proporremo un trancio di branzino con crema di zucchine trombetta, pistacchi di Raffadali e tosazu, il tutto servito in abbinamento a un Soave, e in chiusura, un croccante di frutta e crema di vaniglia. Mentre per la serata di venerdì proporremo, al posto del branzino, un petto di faraona con riduzione di mela verde e crema di ceci in abbinamento a un Valpolicella Ripasso, e come dessert la nostra interpretazione della crostata alla frutta». 

Tutte le iniziative sono gestite dal gruppo Noahlity che, oltre a contribuire alla vendita e all’organizzazione delle esperienze, è diventato uno delle 67 Colonne dell’edizione 2022.

Per la verifica delle modalità di adesione e delle disponibilità di questa e di tutte le altre offerte, è attivo l’indirizzo mail corporate@arenadiverona.it.




L’Aida di Anna Netrebko infiamma Verona

Dieci minuti di standing ovation hanno chiuso la rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi all’Arena di Verona. Sabato 16 luglio, in una serata prossima al sold outè trionfare è stata Anna Netrebko nel ruolo della protagonista, la Celeste Aida figlia del re etiope Amonasro e schiava in Egitto. Carismatica in “Ritorna vincitor”, suadente in “O cieli azzurri” e poi ancoracombattuta e accorata nel tragico duetto con Amonasro e sensuale in quello con l’innamorato Radames, Netrebko ha saputo dominare la scena anche grazie all’intesa conYusif Eyvazov, suo compagno nella vita e sul palcoscenico.  Lasciate al di fuori dell’anfiteatro romano le polemiche sull’utilizzo del “blackface”, il pubblico del 99° Verona Opera Festival è rimasto incantatodal ritorno in scena del soprano russa nell’opera regina dell’Arena.

Accompagnata da un cast di eccezione a iniziare daltenore Eyvazov nel ruolo del guerriero Radames combattuto tra l’amore per Aida e l’amore per la propria patria dal mezzosoprano Anna Maria Chiuri nel ruolo di Amneris, figlia del Re degli Egizi e sfortunata terza nel triangolo amoroso in scena. Applausi anche per Amonasro interpretato dal baritono Ambrogio Maestri che alterna la dolente supplica al Re degli Egizi con l’intransigente duetto con Aida, per il Re degli Egizi del basso Romano Dal Zovo e per il gran sacerdote Ramfis del basso polacco Rafał Siwek.

L’allestimento dell’Aida proposta dal 99° Verona Opera Festival è quello monumentale e faraonicofirmato, vent’anni fa, da Franco Zeffirelli che porta in scena un Egitto dorato, magnificente, prezioso, sovrabbondante, immaginario e sontuoso sovrastato da una colossale piramide e su cui vegliano gli occhi delle 14 sfingi e dei quattro idoli collocati sugli spalti e sulla scena La scena monumentale e tradizionale, anche grazie ai costumi multicolori di Anna Anni e alle coreografie originali di Vladimir Vasiliev, restituisce la doppia anima dell’opera di Verdi solenne ed esotica in costante equilibrio fra l’intimismo dei duetti sottolineato da calibrati giochi di luce e la grandeur del trionfo e delle celebrazioni pubbliche come nell’invocazione a Fthà o nell’esortazione alla guerra. Amori, gelosie, passioni, vendette, drammi dilanianti, pentimenti e messaggi di pace tra popoli si alterano sul palco in una rappresentazione che non può che suscitare stupore e meraviglia tra gli spettatori.  Non manca chi parla perfino di un allestimento hollywoodiano e di una “operazione esteticamente abbagliante” per questo allestimento dell’opera tratta da Verdi dal soggetto originale dell’egittologo Mariette e rappresentata in Arena fin dalle origini nel 1913.

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Sul podio di Aida il Maestro Marco Armiliato, Direttore musicale del 99° Arena di Verona Opera Festival 2022, alla guida di Orchestra della Fondazione Arena e Coro preparato da Ulisse Trabacchin. Insieme al Ballo areniano coordinato da Gaetano Petrosino, oltre alla Akmen di Ana Sophia Scheller, fatale spirito guida creato da Zeffirelli appositamente nel 2002 (all’epoca per Carla Fracci), si confermano i due primi ballerini Eleana Andreoudi e Alessandro Staiano.

Si può dire quindi che l’Arena di Verona rimane il teatro migliore dove godersi l’Aida nella lunga stagione estiva. Da non perdere le prossime repliche: 24, 28 luglio (ore 21.00); 5, 21, 28 agosto (ore 20.45) e 4 settembre (ore 20.45).​




In Arena la Carmen colossal di Zeffirelli

Cinquecento persone sul palco e 13mila sedute tra platea e gradinate dell’Arena di Verona per applaudire con una standing ovation il nuovo allestimento colossal di Carmen di Franco Zeffirelli. L’opera si propone come sintesi dei due diversi allestimenti creati dal Maestro per la messa in scena dell’opera di Georges Bizet all’Opera Festival di Verona. Un caleidoscopio di colori, danze travolgenti, emozioni e musica che catapulta lo spettatore in una caotica Siviglia ottocentesca, ricostruita tra palco a grandezza naturale con case, chiese e piazze avvolte da un sole abbacinante, rendendolo partecipe delle vicende dell’eroina raccontata da Prosper Mérimée che, anche grazie ai librettisti Meilhac e Halévy, è allo stesso tempo una femme fatale sprezzante capace di far perdere all’uomo il controllo di sé, una donna consapevole dei propri desideri, uno spirito libero e la vittima chi  è incapace di accettare la libertà come valore fondate della vita di una persona.

Zeffirelli accompagna lo spettatore dentro la tormentata vicenda della sigaraia e dei suoi amori feroci roventi con il brigadiere Don Josè e il torero Escamillo, con quadri che, fin dall’ouverture, mostrano la grandezza delle masse in scena. Lo spettacolare allestimento integra, anche grazie al coinvolgimento della Fondazione Franco Zeffirelli, la supervisione del suo presidente Pippo Zeffirelli e la partecipazione degli storici collaboratori del Maestro (come Carlo Centolavigna e Lucia Real), le migliori intuizioni di Zeffirelli per gli allestimenti del 1995 e del 2009 con nuovi elementi tratti dai bozzetti originali come i velari che incorniciano il proscenio delimitando, come in un teatro al chiuso, i confini della storia raccontata sul palco. Dirige il maestro Marco Armiliato, Direttore Musicale del 99° Opera Festival, che guida, imprimendo un efficace ritmo teatrale e creando le giuste atmosfere cromatiche Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona, le voci bianche di A.Li.Ve  e un cast internazionale di stelle a cui si aggiungono la compagnia di ballo areniana con le coreografie originali di El Camborio riprese da Lucia Real e la Compañia Antonio Gades diretta da Stella Arauzo, protagonista di un applaudito intermezzo flamenco tra il terzo e quarto atto. Gli sgargianti costumi sono quelli originali di Anna Anni, mentre le luci sono opera di Paolo Mazzon che evidenzia prima l’atmosfera mediterranea, poi la segretezza dei traffici notturni sui monti e infine il climax con la torrida piazza con al centro una croce votiva quando, nel giorno della corrida, si consuma la tragedia.

Nonostante Carmen sia la seconda opera più rappresentata sul palco dell’Arena di Verona, subito dopo l’Aida e nonostante i due precedenti allestimenti di Zeffirelli siano stati una costante negli ultimi anni, questa versione vale sicuramente il viaggio a Verona per l’atmosfera incandescente creata sul palco; per l’attualità di una storia, quella di Carmen, in grado di rinnovarsi anno dopo anno e di apparire sempre moderna agli occhi degli spettatori; per la realizzazione d’eccezione in ogni singolo dettaglio, compresa l’improvvisazione flamenca a cui la Compañia Antonio Gades dà vita nel cambio di scena a cavallo tra il terzo e quarto atto; ma soprattutto per le voci in grado di incantare, replica dopo replica, migliaia di turisti e melomani.  Meglio organizzarsi fin da subito per non lasciarsi sfuggire l’occasione di assistere a questo appassionante allestimento che ha dato il via al 99° Opera Festival 2022. Le repliche, dopo la prima del 17 giugno, non sono tantissime e nell’ordine: 30 giugno, 14,21,31 luglio e 11,14 e 27 agosto.​




A Verona torna il Nabucco risorgimentale

Un fil rouge unisce l’Arena di Verona e Teatro alla Scala di Milano nell’allestimento del Nabucco di Arnaud Bernard che, dopo aver inaugurato il festival de 2017, torna in scena per otto serate. Dopo il debutto del 25 giugno sono previste altre sette repliche dell’opera di Giuseppe Verdi ambientata in epoca risorgimentale: 1, 7, 10, 23, 29 luglio, 18 agosto, 3 settembre.

Uno spettacolo di ampio respiro storico e cinematografico che si rifà visivamente a Senso, capolavoro di Luchino Visconti, aiutato dall’imponente scenografia di Alessandro Camera che, fra barricate e saloni, ruota intorno al Teatro alla Scala di Milano, città al centro dei moti risorgimentali del 1848. Bernard ricolloca la vicenda biblica negli anni in cui Verdi compose l’opera, mentre gli italiani combattevano per la propria indipendenza e identità nazionale, eleggendo il Nabucco di Verdi, al debutto su libretto di Temistocle Solera, alla Teatro alla Scala di Milano nel 1842 icona di questa lotta. Ecco quindi il tripudio sul palco dell’Arena di bandiere tricolori e anche di un “Viva Verdi” (che, negli ultimi anni dell’occupazione austriaca del lombardo veneto, sottendendo Vittorio Emanuele Re d’Italia, permetteva ai patrioti di manifestare senza incorrere in repressioni) che travolgono il pubblico di emozioni. Efficace la rappresentazione del coro degli ebrei, il coro dei cori con  “Va’, pensiero, sull’ale dorate…”,  all’interno dell’allestimento del Nabucco nel Teatro alla Scala. Una rappresentazione nella rappresentazione, un teatro nel teatro” che, grazie a questo espediente è capace di raccontare la nostra storia

L’allestimento di Bernard legge quindi nel contrasto insito nella vicenda narrata nell’opera – il conflitto tra Babilonia e Gerusalemme – la storia d’Italia negli anni turbolenti del Risorgimento. Ed è questa visione profondamente risorgimentale suggerita da musica e libretto, e propria dei rivoluzionari italiani negli anni in cui Verdi componeva, che ha permesso a Nabucco di diventare nell’immaginario collettivo il titolo patriottico per eccellenza, con il suo Va’, pensiero che si eleva ad inno del riscatto nazionale. Bernard parte da questa interpretazione per rendere il dramma più storico, umano e verosimile.

Il collegamento tra Milano e Verona ha inoltre un doppio valore storico per due motivi: la collaborazione tra le due fondazioni e le stesse origini del teatro milanese che, inaugurato nel 1778, ha ereditato nome e sede dalla chiesa di Santa Maria alla Scala (così chiamata in onore di Regina della Scala, della dinastia degli Scaligeri, Signori di Verona, e moglie di Bernabò Visconti, Signore di Milano) demolita proprio per fargli posto,  Poi, nel ‘900, si è stabilito un tradizionale stretto rapporto tra le due Fondazioni liriche (tanti anni fa l’Arena era definita la “Scala d’estate”).

Con il Nabucco sale sul podio il maestro Daniel Oren che dirige (richiamando anche il pubblico scatenato nella richiesta di bis dopo la prima esecuzione “Va’ pensiero”) Orchestra e Coro, preparato da Ulisse Trabacchin. Nel ruolo del titolo il baritono Amartuvshin Enkhbat che, acclamato in Arena fin dai suoi esordi, torna a Verona immediatamente dopo il successo personale riscosso come nuovo Rigoletto al Teatro alla Scala. Accanto a lui, il soprano uruguaiano Maria José Siri interpreta per la prima volta a Verona il difficilissimo ruolo di Abigaille, al suo debutto areniano il basso Abramo Rosalen nei panni di Zaccaria, mentre il tenore Samuele Simoncini e il mezzosoprano Francesca Di Sauro interpretano rispettivamente Ismaele e Fenena.




Al via il Verona Opera Festival 2022

Al via la 99° edizione del Verona Opera Festival che finalmente, con l’estate 2022, torna agli scenografici allestimenti tradizionali per le 46 serate in cartellone in Arena tra giugno e settembre, mentre si guarda già al cartellone da colossal per il Festival del centenario, quello della prossima estate. Prezzi a partire da 28 euro per i biglietti interi per serate che si preannunciano indimenticabili grazie al fascino del luogo con quasi duemila anni storia ae spalle, alle centinaia di artisti in scena, tra cantanti, ballerini, professori d’orchestra, coro, mimi e acrobati, alle fantasmagoriche scenografie.

LA GRANDE BELLEZZA DEL VERONA OPERA FESTIVAL

Non serve essere melomani per apprezzare il Festival Lirico che, dal 1913, si svolge ogni estate a Verona nell’anfiteatro romano. L’idea, oltre in secolo fa, venne al tenore veronese Giovanni Zenatello che, per celebrare il primo centenario dalla nascita di Giuseppe Verdi, allestì l’Aida in Arena. E, da allora, l’opera di Verdi che si svolge all’ombra delle Piramidi è un appuntamento fisso nella programmazione del Festival: anche quest’anno torna infatti con un allestimento firmato da Franco Zeffirelli. «Torniamo a vedere con entusiasmo, speranza, trepidazione, la luna che sorge sulle nostre guglie da fiaba, su tende gitane, piramidi dorate, mentre l’aria si riempie del canto e della musica universale dei nostri maestri fino all’ultimo degli spalti. Abbiamo voglia, anzi la necessità, di vivere appieno tutto questo, di tornare a respirare …e l’Arena è puro ossigeno» ha commentato in merito Cecilia Gasdia, sovraintendente e direttore artistico.

IN SCENA

L’estate 2022 vede in cartellone  cinque titoli d’opera, tre eventi speciali e tantissime stelle. Il Verona Opera Festival 2022 propone un cast internazionale, tra cui si segnalano Plácido Domingo, Vittorio Grigolo, Roberto Grigolo, Anna Netrebko, Lisette Oropesa, J’Nai Bridges ed Elina Garanča, definita dal New York Times “la miglior Carmen degli ultimi 25 anni” al suo debutto sul più grande palcoscenico sotto le stelle per le serate dell’11 e del 14 agosto. Direttore musicale è Marco Armiliato.«

In scena si alternano La Traviata, Aida, Turandot, Carmen, Nabucco, oltre all’evento Plácido Domingo in Verdi Opera Night  (il 25 agosto) che alza il sipario su Macbeth, Don Carlo e Aida; al ritorno di Roberto Bolle and Friends con un programma che unisce danza classica, moderna e contemporanea (il 20 luglio) e all’appuntamento tradizionale con la musica sinfonica dei Carmina Burana di Carl Orff (il 12 agosto) con la partecipazione di orchestra e coro areniani al completo, due cori di voci bianche e Lisette Oropesa, Filippo Mineccia e Mario Cassi come solisti.

A dare il via al Festival, il 17 giugno, è la Carmen di Georges Bizet con un nuovo allestimento di Franco Zeffirelli che integra il leggendario progetto originario del 1995, con cui il Maestro fiorentino debutto in Arena, con le intuizioni adottate nella ripresa dell’opera nel 2009 e elementi scenografici che il compianto registra aveva solo disegnato e vede il coinvolgimento della Fondazione Zeffirelli e di collaboratori storici dell’artista. Dopo la Carmen, che sarà protagonista per nove serate nel corso dell’estate, è la volta il 18 giugno, dall’Aida, opera icona del Festival, che sarà proposta per undici serate compresa quella di chiusura a settembre. In cartellone poi, per otto serate, il Nabucco di Verdi con la produzione dal respiro risorgimentale di Arnauld Bernard per otto serate; La Traviata di Verdi, ultima creazione di Zeffirelli, sempre per otto serate e, per sei serate, la Turandot di Giacomo Puccini nell’allestimento da fiaba ancora una volta firmato dal Maestro toscano e che vede in scena, per un’unica data evento Domingo.




Toni Veltri e la sua Verona: magica, in note e immagini

Verona” il nuovo singolo di Toni Veltri, è fuori dal 11 Dicembre e in radio dal 14 Dicembre. Il video, girato in un’insolita Verona deserta, dalle abili mani di Carlo Neviani e dalla troupe di Davide Franzoni (noto Regista nazionale della Image mix 35), dopo l’anteprima esclusiva del 16 dicembre sul sito del MEI (http://meiweb.it/2020/12/16/in-anteprima-esclusiva-sul-meiweb-il-nuovo-video-di-toni-veltri-dal-titolo-verona/) è finalmente fuori, nel canale YouTube dell’artista https://youtu.be/8Rggs209XyU

L’artista italo-belga, vanta importanti collaborazioni Gianluca Grignani, Michele Zarrillo, Umberto Tozzi, Toto Cutugno, Antonello Venditti e riconoscimenti prestigiosi conseguiti nel corso della sua carriera artistica, tra cui ricordiamo il premio per miglior brano inedito al concorso Emozioni Live 2020, tenutosi presso il Teatro Del Casinò di Sanremo in onore di Lucio Battisti e  in onda sulle reti Mediaset (Rete4, Tgcom24, La5) e Sky (Tv Moda).

Come è nata la tua passione per la musica?

È nata insieme a me. Son cresciuto con tanta musica è mi son sempre emozionato grazie alla musica,  fin da bambino. Lucio Battisti è stata la mia massima fonte di ispirazione, è grazie alla sua musica che ho capito cosa avrei voluto fare da grande: l’artista.

Qual è stata l’esperienza musicale più significativa per te, fra quelle vissute finora?

Son state tutte importanti. Mi hanno insegnato tutto quello che oggi so, non posso dimenticare tutte le mie collaborazioni e aperture di artisti famosi, particolarmente con Gianluca Grignani, cantare in duetto con lui è stato davvero emozionante.

Com’è nata “Verona”?

“Verona” rientra nel filone Indie/Pop con sperimentazione vocale tra la Trap, l’RNB e il POP. E’ stato arrangiato dal Maestro Giancarlo Prandelli con la collaborazione di Massimo Galfano, io stesso ho voluto prendere parte attivamente a  tutte le fasi di produzione, arricchendo il percorso creativo con le mie sensazioni ed emozioni.

L’idea è nata proprio nella città di Verona, dove ero in giro con un amico  tra gente che ballava, artisti che cantavano, famiglie che passeggiavano per le vie: una notte magica. Eppure, in pochi minuti,  mi ha assalito una sorta di malinconia, di malessere un sentimento che mi è rimasto dentro per un po’.

Verona è nata da quell’esperienza, è un dialogo con la città da cui traspare tutto il tormento di questo momento difficile, di una società senza certezze.

Abbiamo voluto poi tradurre in immagini il sentimento di quella notte… la nostalgia, la mancanza, da qui è nato il video: un omaggio a una città fantastica, Verona di notte è uno spettacolo. Il video è stato girato di notte in una città deserta,  nel freddo di fine ottobre, dal bravissimo Carlo Neviani e dalla troupe di Davide Franzoni (Regista di fama nazionale della Image mix 35). Le immagini esaltano tanti dettagli magici: dall’Arena e piazza delle Erbe, fino alla famosa collina dalla quale si scorge l’Adige, i castelli e le mura.

Che progetti hai per il futuro?

In questo momento stiamo lavorando al nuovo Album e progettando concerti è forse una tournée, Covid permettendo ovviamente. Insomma, abbiamo tanti progetti che ci impegnano, ma non voglio anticipare troppo.

LINK

Sito: https://www.toniveltri.com/
Instagram:  https://www.instagram.com/toniveltri/?hl=it
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC7bqlIgX5wyK-DKZlA7KsXg/featured
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Carmen ammalia Verona

Una Carmen ribelle, sensuale, passionale, egoista, dominatrice e determinata è quella che ha aperto la stagione del 96° Opera Festival all’Arena di Verona. La Carmen immaginata da Hugo de Ana prende vita in epoca franchista, a metà degli Anni ’30, oltre cinquant’anni la messa in scena della prima rappresentazione di una delle opere più amate a livello mondiale grazie a quell’afflato di libertà che contraddistingue la protagonista. Carmen infatti è una donna che si distingue tra le altre proprio per la risoluta ricerca della libertà, scelta che riafferma con orgoglio anche di fronte anche alla morte imminente. Una vittima di femminicidio, come è stato sottolineato nel corso della prima rappresentazione areniana di un mese fa con la deposizione al posto 32 della platea di 32 rose rosse a ricordo della vittima di femminicidio da inizio anno. Da allora, il numero è salito a 39. Il che evidenzia, purtroppo, l’attualità dell’opera di Georges Bizet su libretto di Prosper Mérimée: dalla prima rappresentazione della Carmen del 1875 sono passati oltre cent’anni ma poco è cambiato, rimangono purtroppo numerosi gli uomini come Don Jose che confondono l’ossessione malata per amore e non accettano il “no” come risposta.

 

La scelta di de Ana di ambientare l’opera durante la guerra civile spagnola che ha imperversato nella Penisola iberica negli Anni ’30, ben si adatta al personaggio di Bizet. In quegli anni infatti, partecipando alla lotta armata, le donne hanno avuto modo di iniziare l’emancipazione anche sul fronte politico. Un altro tassello che ben si adatta alla rivoluzionaria complessità di Carmen. L’allestimento è dinamico tra cavalli, auto, carri si muovono ballerini, sigaraie e soldati in un movimento talvolta caotico ma studiato sulle le macerie di una Spagna ferita dalla guerra civile. Uno scenario che sottolinea la brutalità della guerra, piuttosto che la Spagna da cartolina spesso convenzionalmente rappresentata in Carmen. Nel primo e nel terzo atto predominano i colori più cupi, il bianco e il nero, mente il secondo atto, quello ambientato alla locanda di Lillas Pastia è un tripudio di colori e in qualche modo ricorda e forse omaggia, nell’uso dei grandi cartelloni pubblicitari di corride e spettacoli di flamenco, la Carmen di Franco Zeffirelli che ha trionfato in Arena nel corso delle ultime stagioni. Peccato solo che la piaggia abbia interrotto il 4° e ultimo atto dell’opera che avrebbe portato in scena la rappresentazione della corrida con l’ideazione di un’arena in arena. Ma in Arena capita ed è anzi una fortuna che, in una giornata di tempeste e temporali su tutto il Veneto come quella di sabato 21 luglio, sia stato comunque possibile assistere ai primi tre atti. Interessante infine l’uso del video mapping sugli spalti dietro il palco, ovvero la proiezione di scritte che contestualizzano la storia rappresentata in un luogo e in momento storico preciso e, talvolta, producono le immagini della città andalusa. Un spunto ulteriore è stara poi l’idea di de Ana di prevedere un percorso circolare che inizia dalla fine (una conclusione immaginata), l’esecuzione di Don Jose in seguito all’uccisione di Carmen nella stessa arena che vede nel 4 atto il trionfo di Escamillo.

 

Sul palco ottima prova per Anna Goryachova, mezzosoprano dal timbro omogeneo che ha saputo sprigionar la sensualità di Carmen in una interpretazione fluida e disinvolta. Serena Gamberoni, soprano al suo debutto in questa stagione in arena, è stata un Micaela dalla vocalità fresca e sicura che ha incantato il pubblico nel terzo atto nella struggente Je dis que rien ne m’épouvante. Un plauso a Francesco Meli, Don Jose, compagno di palco e di vita di Serena Gamberoni che ha unito un’esecuzione impeccabile alla tragica espressività del protagonista.  Alexander Vinogradov è stato infine un convincente Escamillo dalla voce piena e potente. In scena anche Ruth Iniesta (Frasquita) e Arina Alexeeva (Mercédès) che insieme a Goryachova hanno dato vita all’incantevole terzetto Mêlons!, Coupons!, divertente prima e con un crescendo drammatico sul finale. Completano il cast Davide Fersini (Dancairo), Enrico Casari (Remendado), Gianluca Breda (Zuniga) e Gocha Abuladze ( Moralès). A dirigere l’orchestra Francesco Ivan Ciampa, mentre il maestro del coro è Vito Lombardi e il coordinatore del ballo è Gaetano Petrosino. Il Coro di Voci bianche ALiVe è infine diretto da Paolo Facincani.

Uno spettacolo da non perdere.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Repliche:  3, 9, 12, 22, 25, 28 e 31 agosto  (h 20.45).

Biglietti a partire da 22 euro




Tutti a Verona, da Flover, per i mercatini di Natale

Oltre 15 mila metri quadrati dei quali 7.000 al coperto allestiti, tra le piante della serra, in caratteristici mercati di Natale ispirati a quelli del Nord Europa, con decorazioni originali, show ed eventi a tema.  Tutto questo è Flover a Bussolengo, vicino a Verona, dove fino a metà gennaio si può trascorrere una giornata tra shopping e pause golose alla ricerca del regalo perfetto, per parenti, amici e soprattutto per se stessi. L’appuntamento al #villaggionataleflover è di quelli da non perdere. Entrare al Villaggio di Natale di Flover è come entrare  in una delle case fiabesche della piazza di Rothenburg e ogni anno, ormai, da 21 anni non mancano scenari sorprendenti pronti a lasciare i visitatori a bocca aperta

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L’idea del Villaggio di Natale Flover è nata oltre vent’anni a quando uno dei due fratelli proprietari del Garden Center aveva voluto fermarsi a Rothenburg Ob der Tauber, sulla famosa Romantische Straße,  rimanendone incantato tanto da voler portare con sé un pizzico di magia dall’antico questo antico borgo. Era il 1996 e il Villaggio di Natale Flover è piano pano diventato sempre più grande con la creazione di un ambiente magico con innumerevoli oggetti creati artigianalmente con i più disparati materiali, sapientemente disposti ed ambientati allo scopo di rendere ancora più magico ed affascinante il Natale. Visitando il Villaggio di Natale si ha l’impressione di trovarsi in un borgo medioevale: sono ricostruite le mura di cinta della città fortificata, il bosco incantato dove si incontrano gnomi e folletti, il centro storico. il mercatino con le bancarelle e gli alberi addobbati.
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La magica scenografia accompagna gli ospiti in un magico viaggio nel Natale. Si parte dalla stazione alle porte del #villaggioflover, dove una carrozza attende i viaggiatori per condurli tra le meraviglie del Villaggio, verso il mondo degli gnomi al lavoro perché tutto sia pronto per la notte più importante dell’anno, si arriva così in una scintillante e colorata miniera costellata di gemme, dove gli gnomi estraggono il materiale che fa funzionare il treno del Natale. Di carrozza in carrozza ci si addentra nel bosco incantato. Lasciate le carrozze si arriva al cuore del Villaggio, la piazzetta, dove tra le tante bancarelle che espongono decorazioni di ogni tipo e per ogni arredamento provenienti da tutto il mondo, si scorgono alcuni artigiani al lavoro: il pirografo che realizza quadretti bruciando il legno, la decoratrice dei fiori pressati, la creatrice di opere in porcellana fredda e la pittrice che decora il vetro creano le loro opere davanti agli ospiti.

Di particolare fascino gli allestimenti delle stanze del Natale che Flover ha addobbato con i colori di tendenza del Natale 2017, rosa, malva e salvia o per chi cerca accostamenti più particolari tutte le tonalità del blu e dell’azzurro, passando per il petrolio e arrivando al verde, accostati alla lucentezza del bianco e dell’argento.

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Tra le novità di quest’anno poi un grande presepe multimediale interattivo: utilizzando un tablet gli ospiti del Villaggio potranno trasformare la scenografia con effetti e luci diverse. Gli appassionati troveranno a loro disposizione una vasta esposizione di capanne e statuine di provenienza italiana ed estera, oltre a esemplari realizzati interamente a mano e curati nei minimi dettagli da scultori professionisti.  Uno spazio speciale è dedicato ai villaggi Lemax, il presepe nella versione d’oltreoceano, dove la Natività e gli scenari che prendono spunto dall’origine religiosa vengono affiancati, senza limiti di fantasia, da riproduzioni di scene di vita quotidiana. Nella serra esterna il Flover Christmas Express attende gli ospiti tutti i fine settimana per portarli alla Casa di Babbo Natale e alla Fabbrica dei giocattoli.

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 DOVE, COME E A QUANTO

Il Villaggio di Natale Flover si trova a Bussolengo (Verona), in via Pastrengo 16. Apertura: il Villaggio è aperto dal 4 novembre 2017 al 7 gennaio 2018. Unici giorni di chiusura il 25 dicembre 2017 e il 1° gennaio 2018. Orari: dalle 9 alle 19.30, con orario continuato.

Biglietto d’ingresso: 2 euro solo nei giorni di sabato e domenica dal 4 novembre al 17 dicembre 2017 e 8 dicembre 2017.