Marche del Nord: le terre di Francesco di Giorgio Martini
È stato un architetto visionario rinascimentale, Francesco di Giorgio Martini, a ridisegnare le Marche del Nord, l’antico Ducato dei Montefeltro prima e dei della Rovere poi. Un territorio di confine tra Emilia Romagna e Marche, tra la provincia di Rimini e quella di Pesaro -Urbino, circondato da dolci pendii e affacciato sulle lunghe distese di sabbia della Riviera delle Colline. Tra rocche, castelli, fortezze militari ed eleganti manieri sono in tutto 136 le costruzioni commissionate nel ‘500, prevalentemente dai Montefeltro, all’artista e ingegnere di macchine belliche senese di Giorgio Martini di cui si possono sono ancora custoditi, negli scaffali delle maggiori biblioteche italiane, i trattati.
E per un’estate slow gli itinerari alla scoperta di questo territorio, su cui l’influenza di Giorgio Martini è ancora oggi visibile, possono essere una valida alternativa alle destinazioni più note della Riviera.
Si tratta di luoghi dove il tempo si è fermato, al di fuori dai grandi flussi turistici e al contempo facilmente raggiungibili (la stazione di Pesaro così come quella di Rimini sono servite dall’alta velocità e da lì non mancano transfer veloci o mezzi pubblici) per immergersi in un itinerario della bellezza tra mare, distese infinite di colline e antichi borghi dove andare a caccia di tartufi, lasciarsi tentare dalle eccellenze locali come il visner, il vino di visciole (ciliegie selvatiche), presidio slow food (prodotto tra l’altro dall’azienda agricola Gentilini) e concedersi i percorsi di degustazione organizzati dalle cantine locali come Villa Ligi di Pergola. Qui, a spasso per i filari o davanti a un bicchiere, si apprendono le origini del vernaccetta, il Pergola Doc, vino che deriva da un clone aleatico di origine antiche e le antiche leggende sul Bianchello del Metauro, un vino che sarebbe stato addirittura la causa della sconfitta di Asdrubale nella battaglia del Metauro del 207 A.C.
A unire le tappe di questo insolito percorso di riscoperta dell’entroterra delle Marche del Nord e delle terre dell’antico Ducato sono le opere del primo archistar a storia: Francesco di Giorgio Martini chiamato da Siena a Urbino dai Montefeltro per rafforzare militarmente il Ducato.
Ed è proprio a Urbino che si possono ammirare i primi interventi di Giorgio Martini, subentrato a Lucino Laurana, nei lavori di Palazzo Ducale.
L’opera del Maestro tra disegni, progetti, singoli interventi e ristrutturazioni di edifici preesistenti si ammira poi nei numerosi borghi medievali, riconosciuti tra i più belli d’Italia intitolati della Bandiera arancione attribuita dal Touring, che costellano le colline circostanti. Dalla Rocca di Monte Cerignone, a quella di Frontone che ricorda nella forma una nave dotata di prua, dal Palazzo Ducale di Mercatello sul Metauro a quello di Urbania fino, sconfinando nella provincia di Ancona, al Palazzo della Signora di Jesi. A una manciata di chilometri da Rimini si trovano poi la Rocca Fregoso a Sant’Agata Feltria, sospesa per tre lati su uno strapiombo, e la Rocca di San Leo abbarbicata su uno sperone roccioso a 639 metri di altezza dove nel XVIII secolo venne richiuso Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, alchimista, medico e mago.
I simboli alchemici, esoterici e filosofici caratterizzano anche la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro Auditore posta a guardia della Valle del Foglia e affacciata sul lago artificiale Mercatale. La fortezza, al contempo edificio residenziale e roccaforte (la prima studiata per resistere alla bombarda e alle armi da fuoco), fu costruita nel 1475 per volontà di Ottaviano degli Ubaldini, intellettuale, filosofo e con fama di alchimista, oltreché fratellastro e braccio destro di Federico da Montefeltro di cui quest’ anno si festeggiano i 600 anni dalla nascita. Una visita accompagnata dai volontari, come Silvano Tiberio, memoria storica del borgo che si vanta di custodire le reliquie di San Valentino, mette in luce i diversi simboli nascosti nella Rocca e gli enigmi ancora oggi da risolvere e li inserisce nel contesto storico rinascimentale particolarmente effervescente. Ma Sassocorvaro non è solo esoterismo. La fortezza pare abbia persino ispirato Frank Lloyd Wright nella realizzazione del Guggenheim di New York. Tra le mura di questo “scrigno”, che sembra riproducano la forma di una testuggine (a simbolo dell’eternità, della forza e della durevolezza), hanno trovato alloggio nel corso della Seconda Guerra Mondiale migliaia di capolavori dell’arte italiana, compresa “La tempesta” di Giorgione e “La città ideale” di Piero della Francesca, sopravvivendo così al conflitto bellico (alle razzie e anche alle battaglie come provano le mura della Rocca) grazie all’intuizione del sovrintendente alle Gallerie delle Marche, Pasquale Rotondi.
A Fossombrone, la romana Forumum Sempronii, e a Pergola, rimangono le vestigia di questi antichi manieri che lasciano immaginare la potenza e lo splendore del Ducato. A Cagli invece un torrione ellittico nasconde un sorprendente cunicolo sotterraneo di 360 gradini, il “soccorso coverto”, che collegava la cittadina alla piazza d’arme della fortezza sovrastante sul colle dei Cappuccini smantellata da Guidobaldo, figlio di Federico, nel 1502 pur di non cederla all’invasore, Cesare Borgia.
Nella vicina Mondavio, infine, il paese si è sviluppato attorno alla Rocca Roveresca costruita tra il 1482 e il 1492 su commissione di Giovanni della Rovere (unitosi in matrimonio con Giovanna, figlia di Federico da Montefeltro) e, non avendo mai subito attacchi, arrivata intatta ai nostri giorni. Nel fossato è stato allestito il parco di macchie da guerra di Francesco di Giorgio Martini con ricostruzioni in dimensioni reali di catapulte, Trabucchi, bombarde e macchine da assedio, mentre attraversando il piazzale ci si imbatte in un incantevole minuscolo teatro settecentesco, il Teatro Apollo, ancora oggi in uso. Più che di battaglie questi luoghi parlano di bellezza e piaceri rinascimentali come quelli che ogni anno, dal 13 al 15 agosto, sono rievocati con la Caccia al Cinghiale in cui si ricostruisce l’arrivo a Moldavio di Giovanni della Rovere per la presa di possesso del Vicariato avuto in dono da Papà Sisto V in occasione dee nozze con Giovanna. Banchetti, giochi, cortei e spettacoli pirotecnici danno vita, ogni anno, alla Rocca Le spiagge di Fano sono a poche decine di chilometri da questa oasi di pace dove rilassarsi, dopo le escursioni della giornata, ammirando il tramonto sulle colline circostanti dalla terrazza dell’Hotel Ristorante Palomba, prima di farsi consigliare il miglior percorso di degustazione della cucina del “Marchignolo” dalla chef Adele Cerisoli. Da non perdere “i tacconi allo sgagg”, pasta a base di farina fave con carciofi e guanciale, fa rivivere la tradizione del Nord delle Marche.
E per un’estate slow gli itinerari alla scoperta di questo territorio, su cui l’influenza di Giorgio Martini è ancora oggi visibile, possono essere una valida alternativa ale destinazioni più note della Riviera.
Si tratta di luoghi dove il tempo si è fermato, al di fuori dai grandi flussi turistici e al contempo facilmente raggiungibili (la stazione di Pesaro così come quella di Rimini sono servite dall’alta velocità e da lì non mancano transfer veloci o mezzi pubblici) per immergersi in un itinerario della bellezza tra mare, distese infinite di colline e antichi borghi dove andare a caccia di tartufi, lasciarsi tentare dalle eccellenze locali come il visner, il vino di visciole (ciliegie selvatiche), presidio slow food (prodotto tra l’altro dall’azienda agricola Gentilini) e concedersi i percorsi di degustazione organizzati dalle cantine locali come Villa Ligi di Pergola. Qui, a spasso per i filari o davanti a un bicchiere, si apprendono le origini del vernaccetta, il Pergola Doc, vino che deriva da un clone aleatico di origine antiche e le antiche leggende sul Bianchello del Metauro, un vino che sarebbe stato addirittura la causa della sconfitta di Asdrubale nella battaglia del Metauro del 207 a.C..
A unire le tappe di questo insolito percorso di riscoperta dell’entroterra delle Marche del Nord e delle terre dell’antico Ducato sono le opere del primo archistar a storia: Francesco di Giorgio Martini chiamato da Siena a Urbino dai Montefeltro per rafforzare militarmente il Ducato.
Ed è proprio a Urbino che si possono ammirare i primi interventi di Giorgio Martini è subentrato a Lucino Laurana nei lavori di Palazzo Ducale.
L’opera del Maestro tra disegni, progetti, singoli interventi e ristrutturazioni di edifici preesistenti si ammira poi nei numerosi borghi medievali, riconosciuti tra i più belli d’Italia intitolati della Bandiera arancione attribuita dal Touring, che costellano le.colline circostanti. Dalla Rocca di Monte Cerignone, a quella di Frontone che ricorda nella forma una nave dotata di prua, dal Palazzo Ducale di Mercatello sul Metauro a quello di Urbania fino, sconfinando nella provincia di Ancona, al Palazzo della Signora di Jesi. A una manciata di chilometri da Rimini si trovano poi la Rocca Fregoso a Sant’Agata Feltria, sospesa per tre lati su uno strapiombo, e la Rocca di San Leo abbarbicata su uno sperone roccioso a 639 metri di altezza dove nel XVIII secolo venne richiuso Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, alchimista, medico e mago.
I simboli alchemici, esoterici e filosofici caratterizzano anche la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro Auditore posta a guardia della Valle del Foglia e affacciata sul lago artificiale Mercatale. La fortezza, al contempo edificio residenziale e roccaforte (la prima studiata per resistere alla bombarda e alle armi da fuoco), fu costruita nel 1475 per volontà di Ottaviano degli Ubaldini, intellettuale, filosofo e con fama di alchimista, oltreché fratellastro e braccio destro di Federico da Montefeltro di cui quest’ anno si festeggiano i 600 anni dalla nascita. Una visita accompagnata dai volontari, come Silvano Tiberio, memoria storica del borgo che si vanta di custodire le reliquie di San Valentino, mette in luce i diversi simboli nascosti nella Rocca e gli enigmi ancora oggi da risolvere e li inserisce nel contesto storico rinascimentale particolarmente effervescente. Ma Sassocorvaro non è solo esoterismo. La fortezza pare abbia persino ispirato Frank Lloyd Wright nella realizzazione del Guggenheim di New York. Tra le mura di questo “scrigno”, che sembra riproducano la forma di una testuggine (a simbolo dell’eternità, della forza e della durevolezza), hanno trovato alloggio nel corso della Seconda Guerra Mondiale migliaia di capolavori dell’arte italiana, compresa “La tempesta” di Giorgione e “La città ideale” di Piero della Francesca, sopravvivendo così al conflitto bellico (alle razzie e anche alle battaglie come provano le mura della Rocca) grazie all’intuizione del sovrintendente alle Gallerie delle Marche, Pasquale Rotondi.
A Fossombrone, la romana Forumum Sempronii, e a Pergola, rimangono le vestigia di questi antichi manieri che lasciano immaginare la potenza e lo splendore del Ducato. A Cagli invece un torrione ellittico nasconde un sorprendente cunicolo sotterraneo di 360 gradini, il “soccorso coverto”, che collegava la cittadina alla piazza d’arme della fortezza sovrastante sul colle dei Cappuccini smantellata da Guidobaldo, figlio di Federico, nel 1502 pur di non cederla all’invasore, Cesare Borgia.
Nella vicina Mondavio, infine, il paese si è sviluppato attorno alla Rocca Roveresca costruita tra il 1482 e il 1492 su commissione di Giovanni della Rovere (unitosi in matrimonio con Giovanna, figlia di Federico da Montefeltro) e , non avendo mai subito attacchi, arrivata intatta ai nostri giorni. Nel fossato è stato allestito il parco di macchie da guerra di Francesco di Giorgio Martini con ricostruzioni in dimensioni reali di catapulte, Trabucchi, bombarde e macchine da assedio, mentre attraversando il piazzale ci si imbatte in un incantevole minuscolo teatro settecentesco, il Teatro Apollo, ancora oggi in uso. Più che di battaglie questi luoghi parlano di bellezza e piaceri rinascimentali come quelli che ogni anno, dal 13 al 15 agosto, sono rievocati con la Caccia al Cinghiale in cui si ricostruisce l’arrivo a Moldavio di Giovanni della Rovere per la presa di possesso del Vicariato avuto in dono da Papà Sisto V in occasione dee nozze con Giovanna. Banchetti, giochi, cortei e spettacoli pirotecnici danno vita, ogni anno, alla Rocca Le spiagge di Fano sono a poche decine di chilometri da questa oasi di pace dove rilassarsi, dopo le escursioni della giornata, ammirando il tramonto sulle colline circostanti dalla terrazza dell’Hotel Ristorante Palomba, prima di farsi consigliare il miglior percorso di degustazione della cucina del “Marchignolo” dalla chef Adele Cerisoli. Da non perdere “i tacconi allo sgagg”, pasta a base di farina fave con carciofi e guanciale, fa rivivere la tradizione del Nord delle Marche.